Undicesimo appuntamentocon i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
L’argomento di questa puntata è l’Intelligenza Artificiale e le sue varie applicazioni: ne abbiamo parlato con Gianluca Maruzzella, CEO e Co-founder di Indigo.ai. Una piattaforma di intelligenza artificiale che utilizza chatbot e machine learning al fine di aiutare le aziende ad automatizzare la comunicazione con i propri clienti tramite la chat.
Non perderti i punti salienti dell’intervista:
Come l’AI ha supportato l’emergenza COVID-19: min 05,00
Le infinite applicazioni dell’Intelligenza Artificiale: min 11,00
Le discriminazioni sui chatbot: min 15,00
L’impatto degli assistenti vocali nel mondo bancario e assicurativo: min 17,20
Il futuro dell’AI in Italia e nel Mondo: min 24,40
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/articolo.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-07-16 15:50:552021-07-22 12:52:48Artificial Mindset: cosa è cambiato (e cambierà ancora) con l'Intelligenza Artificiale
Ninja Academy, storico punto di riferimento per gli innovatori del marketing, è in fase di profonda evoluzione e trasformazione. La Digital Business School di Ninja Marketing che ha già formato al digitale oltre 100.000 persone e più di 500 aziende, è alla ricerca di nuove risorse. Il nostro team giovane, appassionato e sempre un passo avanti, è in continua crescita!
Abbiamo aperto due posizioni per Junior Business Development & CRM Specialist che possano aiutarci a sviluppare nuove opportunità di business e veicolare sempre meglio i valori di Ninja in tutta Italia con entusiasmo ed energia. La risorsa sarà inserita in un contesto giovane, dinamico e fortemente innovativo, sarà coinvolta nelle attività di vendita dei prodotti formativi aziendali, di supporto al cliente ed assistenza telefonica.
Lo Junior Business Development & CRM Specialist è una figura di vendita interfunzionale che opera a stretto contatto con le unit B2B e B2C della nostra Digital Business School.
CRM & Outbound Sales
Nel ruolo di outbound sales, lavora come primo contatto con i lead generati dalle campagne marketing (sia consumer che business) per fissare appuntamenti consulenziali con i nostri Learning Expert. Si occupa inoltre di qualificare e contattare proattivamente (al telefono, via mail e attraverso i social media), aziende e professionisti che hanno bisogno di nuove competenze, modelli e strumenti per affrontare sempre meglio le sfide del digitale.
Le responsabilità e i compiti dello Junior Business Development & CRM Specialist:
Contatto diretto telefonico e via mail ai database di lead forniti dal team Marketing con lo scopo di promuovere l’offerta Ninja Academy e pianificare appuntamenti di consulenza e analisi del fabbisogno formativo;
Sviluppo di nuove opportunità di business per l’area Corporate Training;
Assistenza dedicata a clienti business e consumer in supporto al team CRM.
Cerchiamo una persona motivata, con una buona attitudine commerciale, appassionata per il settore digitale e che sia in possesso dei seguenti requisiti:
Forte motivazione ed energia;
Buona attitudine commerciale;
Esperienza professionale anche minima come business developer, sales outbound, customer support telefonico;
Ottima dialettica, capacità espressiva, spiccate doti relazionali;
Passione e interesse per il digital marketing, la tecnologia, la formazione, le risorse umane;
Capacità di autorganizzazione e di lavoro per obiettivi;
Attitudine al lavoro in team;
Eccellente conoscenza della lingua italiana, parlata e scritta;
Laurea o diploma.
Cosa ti offriamo:
Un ambiente stimolante sempre al cuore dell’innovazione digitale e proiettato al futuro
RAL commisurata alla tua esperienza e potenzialità
Lifelong learning: l’offerta formativa Ninja Academy sarà a tua completa disposizione
Opportunità di accrescere il tuo network di relazioni: entrerai da protagonista nella community Ninja
Possibilità di crescita continua al raggiungimento dei tuoi obiettivi
Tanto divertimento: in Ninja lavoriamo sodo ma amiamo celebrare i nostri successi!
Offriamo al team attività di team building ed esperienze indimenticabili: le nostre convention annuali si svolgono in luoghi incredibili e sono intensi momenti di sviluppo personale.
Disponibilità oraria: full time
Sede di lavoro: preferiamo valutare candidati su Salerno, ma consideriamo anche figure per la sede di Milano. Offriamo inoltre una politica flessibile di Smart Working.
Amiamo farci stupire da chi ha talento e da chi non si accontenta mai dei risultati che ottiene ma cerca sempre nuove opportunità di crescita personale e professionale: un vero guerriero Ninja non si sazia mai!
Tipologia Contrattuale: inquadramento e retribuzione saranno commisurati a competenze e potenzialità del candidato.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/1_Rox-4.jpg10801920Ninja Comunicahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Comunica2021-07-14 10:34:152021-07-23 16:31:19Ninja Marketing sta cercando due Junior Business Development & CRM Specialist: candidati subito!
L’impatto della Marketing Automation su ogni tipologia di business è evidente.
Il cambio di paradigma verso un approccio non più esclusivamente legato al B2B o al B2C, ma orientato allo Human2Human (H2H) e alla mole di dati che ogni giorno viene scambiata, ha fatto in modo che strategie di marketing automatizzato potessero aiutare ogni azienda a generare nuovi lead, segmentarli, qualificarli e fidelizzarli oltre che, ovviamente, orientarli verso l’acquisto.
Non è un caso che, secondo quanto riporta Instapage, il 91% degli utilizzatori di Marketing Automation la ritengano realmente importante per raggiungere il successo nelle loro attività di marketing.
Perché la Marketing Automation è così importante per il B2C?
Che si tratti di grandi attori del mercato o di piccole e medie imprese non fa differenza: le strategie di Marketing Automation possono essere applicate ad ogni livello.
A maggior ragione nel B2C, la personalizzazione dei processi verso il cliente finale, basato sui suoi interessi, sulle sue azioni e su tonnellate di dati a disposizione (rispettando sempre le regole della privacy), permette di poter comunicare in maniera più intima con il proprio cliente e, soprattutto, ad un livello superiore.
Questo livello di coinvolgimento, come vedremo in una delle best practice più conosciute, non si limita più alla sola personalizzazione del messaggio con nomi o campi customizzati, ma può spingersi fino ad una personalizzazione predittiva guidata addirittura dall’Intelligenza Artificiale (AI).
Concentriamoci su alcuni suggerimenti sull’utilizzo della Marketing Automation nel B2C con una doverosa precisazione.
Una delle frasi che chi si occupa di Marketing Automation ascolta più spesso, confrontandosi con imprenditori di PMI, è: “Eh, ma questo per noi è inarrivabile. Stiamo parlando di futuro, ora è roba solo per grandi aziende.”
Nulla di più sbagliato. Ecco perché in questo articolo, sfrutteremo gli esempi di brand famosi facilmente replicabili anche da aziende più piccole.
Pronti a scoprire alcuni esempi di best practice sulla Marketing Automation nel B2C? Partiamo.
1 – Dai il benvenuto ad un nuovo lead
Che si tratti dell’iscrizione ad un portale (come ad es. Airbnb), della registrazione ad un eCommerce, dell’attivazione di un’app o di una fidelity card, una prima comunicazione di benvenuto (o di ringraziamento) aumenta la percezione del brand e cementa la connessione con l’utente.
Perché usare email di benvenuto? Secondo una ricerca CampaignMonitor per due ragioni fondamentali:
il 74% dei consumatori si aspetta una email di benvenuto non appena effettua l’iscrizione;
i nuovi lead possiedono altissimi livelli di ingaggio durante le 48 ore successive all’iscrizione.
Rispetto alle comunicazioni di campagne standard, le email di benvenuto sono caratterizzate dai più alti open rate (91,4%) e da un numero 5 volte superiore di CTR (click-through rate).
È chiaro che concentrare informazioni e azioni chiave in questo tipo di comunicazione diventa strategicamente importante per porre le prime basi per una corretta customer journey dell’utente.
La Marketing Automation analizza tutti i dati a disposizione (ad esempio mettendo in campo matrici RFM – Recency Frequency Monetary – dinamiche) e valuta da quanto tempo un cliente non acquista, comunicando con lui in modo da proporgli nuove occasioni di engagement.
La stessa regola vale per tutti quei contatti che non interagiscono con il brand dopo i primi contatti. In questo caso è buona norma avviare campagne di re-engagement o di riattivazione in modo da mantenere sempre attivo e costante il rapporto con il brand.
3 – Iper-personalizza la tua proposta al cliente
In base agli interessi mostrati attraverso la visualizzazione delle pagine di un sito o di un e-commerce, l’interesse mostrato per una serie di video o, più in generale, alle abitudini di acquisto, è possibile “iper-personalizzare” l’offerta verso il cliente.
L’esempio più noto? Lo riconoscerai sicuramente in questa immagine.
Insieme a grandi player come Amazon, Starbucks, Spotify e altri, Netflix è l’esempio di un catalogo completamente personalizzato in base ai gusti del consumatore. Serie dopo serie, l’algoritmo studia le nostre preferenze per proporci contenuti sempre più adatti.
Che siano servizi di streaming di grandissime aziende o che si tratti di prodotti o servizi in vendita per la PMI, la sostanza non cambia.
Anche grazie all’apporto dell’AI, la Marketing Automation oggi è in grado di segmentare con un livello di dettaglio oltre ogni aspettativa, in base alle azioni del consumatore e di proporre al momento giusto l’offerta o il prodotto adeguato incrementando fino al 760% i ricavi.
4 – Festeggia gli avvenimenti importanti con i tuoi clienti
Immagina di svegliarti il giorno del tuo compleanno felice e pronto a rispondere alla marea di messaggi che stanno per arrivare, ma… passano le ore e sul tuo telefono nemmeno una notifica.
Come ti sentiresti?
Ora immagina che il tuo brand di abbigliamento preferito si ricordi della ricorrenza e non solo ti invii i suoi auguri, ma anche un’offerta sul capo che avevi adocchiato di recente. È un grande effetto “WOW”, vero? Sono certo che non vedresti l’ora di fiondarti nel punto vendita il prima possibile.
E perché non festeggiare l’anniversario del tuo primo acquisto?
Tenere a mente tutte le milestone è impossibile, ancor di più pensare di comunicare singolarmente con ogni cliente. Alla Marketing Automation, invece, non può sfuggire nulla, ma anzi aiuta ad incrementare le conversioni di vendita e, magari, ad identificare l’occasione giusta per proporre prodotti che non rientrano nelle abitudini di acquisto del cliente.
5 – Mantieni il tuo cliente costantemente aggiornato
La Marketing Automation può essere utilizzata per inviare importanti informazioni ai tuoi contatti sfruttando la multicanalità.
Che si tratti di ricordare un appuntamento dal dentista, di aggiornare il cliente sullo stato di una spedizione o sulla disponibilità del prodotto richiesto nel punto vendita preferito, della data di un evento o anche semplicemente della presa in carico di un’assistenza su un prodotto, la Marketing Automation aiuta a comunicare secondo il canale giusto (e preferito dal cliente) al momento esatto.
Ti va di fare un viaggio “tecnico” (e molto strategico) dietro le quinte con me?
Immagina di effettuare l’acquisto attraverso un chatbot su Facebook. Che sia o meno dotato di Intelligenza Artificiale, l’algoritmo ti guida verso la scelta del prodotto e, come un personal shopper virtuale, ti porta verso l’acquisto.
L’azienda riceve quindi la tua richiesta e prepara tutto per la spedizione segnalando, prima di affidare il tuo pacco al corriere, la presa in consegna della spedizione al tool.
Se hai preferito un’esperienza conversazionale la prima volta, perché utilizzare un altro modo per comunicarti che il prodotto ti verrà consegnato a giorni?
Ecco quindi che, grazie alla Marketing Automation, la segnalazione si trasforma in una comunicazione (un flusso del chatbot) sullo stesso canale semplicemente con un click da parte dell’operatore.
6 – Vendi di più
Hai mai effettuato un acquisto su Amazon? Ok, domanda retorica.
Senza scomodare il re degli eCommerce, qualsiasi portale di vendita online che si rispetti ha una caratteristica ben definita: il cross selling (“Aggiungi al carrello anche…”, “Potrebbe interessarti anche…”, “Chi ha acquistato il prodotto, ha aggiunto anche…” ti dicono qualcosa?).
L’arte di vendere prodotti complementari rispetto a quelli che si stanno acquistando permette di alzare il valore dello scontrino medio e quindi di raggiungere uno degli obiettivi principali di qualsiasi azienda B2C: vendere.
Inoltre, non si tratta solo di una caratteristica legata agli eCommerce. Il cross selling, grazie alla Marketing Automation, può essere proposto post acquisto con campagne dedicate.
Ma non è detto che per vendere di più si debba puntare solo sui prodotti complementari rispetto all’acquisto effettuato. Un’altra strategia è quella dell’upsell. In fondo, oltre l’80% delle vendite è generato dal 20% dei clienti. Attraverso la Marketing Automation è possibile estrarre maggior valore dai clienti proponendo acquisti successivi a più alto valore.
7 – Fai del tuo cliente il tuo miglior venditore
Arrivati a questo punto e dopo i primi 6 esempi fatti, è chiara l’espressione americana “Money is in the list”.
I clienti sono la più grande risorsa per un business, non solo perché generano le migliori entrate ad un costo inferiore (se si sfrutta correttamente e strategicamente la Marketing Automation), ma anche perché possono trasformarsi nella migliore forza vendita.
E sono due principi di Cialdini a guidare tutto questo: per la recensione il Principio della Riprova Sociale, per il referral quello della Reciprocità.
Quante volte hai scelto un ristorante guidato dalle recensioni dei clienti? In fondo, perché ti sei fidato di perfetti sconosciuti? La chiave è nell’esperienza che quelle persone hanno avuto prima di te e nel fatto che si siano trovate nella tua stessa situazione.
Richiedere una recensione dopo ogni acquisto di prodotto o servizio, dopo un’assistenza fornita o semplicemente per un post servizio aiuta a semplificare la scelta di ogni futuro cliente.
Stessa cosa vale per il referral. Premiare i propri clienti (ad esempio con uno sconto sul prodotto preferito o su quello che acquistano meno frequentemente) a fronte della presentazione di altri lead aiuta a generare nuovi contatti e nuove vendite praticamente a costo zero.
Secondo una ricerca Nielsen, le persone sono 4 volte più propense ad effettuare un acquisto che è stato raccomandato da un amico/conoscente. A questo si aggiunge che campagne di referral generano contatti con un valore lifetime più alto del 16% rispetto agli altri clienti.
E chi si può occupare di tutto questo in maniera automatica? Risposta ovvia, campagne di Marketing Automation appositamente studiate e progettate.
8 – Limited Time Offer
“Affrettati! Vale solo per questo mese…”
Quante volte lo hai letto? Eppure uno dei più grandi errori in questo caso è non ricordare a dovere dell’offerta a tempo limitato (LTO – Limited Time Offer).
Ecco che la Marketing Automation può correre in soccorso. Attraverso una campagna contenente remind all’offerta (che non si fermeranno fino alla conclusione o all’acquisto), il cliente riceve tutte le giuste informazioni che lo riscaldano e aumentano le possibilità di vendita.
9 – Attacca (in senso buono) quando il cliente oltrepassa le tue mura
Un titolo molto strano, non credi? Eppure è il principio alla base del geofencing, un modo di comunicare con il tuo cliente (precedentemente registrato al servizio) attraverso notifiche push o messaggi istantanei quando è nel raggio della tua attività.
Il sistema si basa su beacon e Wi-Fi (o hardware) di prossimità. Quando il cliente si trova nell’area virtuale definita, riceverà offerte di prossimità a lui dedicate in modo da generare o aumentare le conversioni.
10 – Sfrutta il potenziale della Marketing Automation
Ok, beccato! Ma dopo tutti questi esempi, avrai capito come l’utilizzo di strategie di marketing automatizzato possano essere utili per incrementare contatti e vendite in qualsiasi business B2C.
Di esempi se ne potrebbero fare ancora tanti (e molti li vedremo nel dettaglio nei prossimi articoli).
Ma quale best practice migliore da suggerire adesso se non… utilizzare la Marketing Automation?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/marketing-automation.jpg9221640Francesco Suscahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Susca2021-07-14 10:21:122021-07-14 10:21:1210 best practice per sfruttare la Marketing Automation dei grandi nelle PMI
Dall’avvento di internet negli anni novanta, le innovazioni più disruptive sono dipese dalla creazione di nuovi modelli di business. Proprio l’osservazione di questo fenomeno è al centro dell’attività di ricerca di Strategy Innovation, spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia, che dedicherà ai “Future Business Model” il prossimo appuntamento degli Strategy Innovation Workshop.
Con i saluti del Direttore del Dipartimento di Management, Anna Comacchio e la testimonianza di esperienze di successo come Conio, Habacus, Primo Space e Institute for the Future, Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, fondatore di Strategy Innovation, esplorerà i future business model: crowd economy che si basa sullo spirito di comunità e condivisione, free/data economy che offre l’accesso gratuito a un prodotto per raccogliere e quindi monetizzare dati sui clienti, smartness economy che rende intelligente ogni prodotto e processo grazie all’IA, closed-loop economies che si fonda sul riciclo e riuso dei «rifiuti», multiple world models che sfrutta la coesistenza del mondo reale e virtuale grazie alle tecnologie VR e AR, transformation economy che offre esperienze ripetute per cambiare lo stile di vita delle persone, decentralized autonomous organization che partendo dalla convergenza dell’IA con la Blockchain immagina la scomparsa dell’agire umano all’interno delle organizzazioni.
Interverranno: Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia e fondatore di Strategy Innovation, Anna Comacchio, Direttore del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, Paolo Cuniberti Founder & Ceo Habacus, Lorenzo LatoHead of Sales Conio, Raffaele Mauro, Partner Primo Space e Mattia Crespi, Research Affiliate Institute For The Future.
L’innovazione disruptive dei modelli di business technology push sarà, infatti, approfondita presentando i casi di Habacus, startup innovativa a sostegno della formazione accademica e professionale degli studenti e Conio, startup attiva nel mondo Digital Assets che attraverso la Blockchain sta trasformando il mondo della finanza. Queste realtà hanno sviluppato proposte di valore decisamente innovative sfruttando commercialmente le possibilità offerte, in particolare, dall’IA e dalla Blockchain.
Future business model
Oltre al technology push, l’innovazione disruptive del modelli di business può essere anche market-pull. Primo Space, fondo di venture capital focalizzato sullo space tech, offrirà l’occasione per approfondire i nuovi modelli di business che stanno emergendo all’interno della space economy. L’industria dello spazio sta vivendo una rivoluzione caratterizzata dalla nascita di nuove startup capaci di trasporre le soluzioni sviluppate nel settore e applicarle su altri, dal turismo, al lusso, alla logistica fino all’agricoltura.
L’innovazione disruptive dei modelli di business può essere, infine, anche design driven. Le communities digitali e fisiche stanno diventando il driver sempre più importante per creare nuove proposte di valore e mercati. L’Institute For The Future (IFTF), organizzazione no-profit di ricerca, formazione e consulenza nel settore dei future studies, ci aiuterà a comprendere le opportunità e le minacce di modelli di business di collaborazione basati sulle communities. Questi modelli sono caratterizzati da grandi vantaggi competitivi derivanti da maggiore fidelizzazione dei suoi membri e dalla capacità di acquisizione di nuovi clienti.
L’appuntamento è per il 15 luglio 2021 alle ore 17.30 con il webinar online, è necessario registrarsi.
Gli Strategy Innovation Workshop sono organizzati da Strategy Innovation, il Dipartimento di Management di Ca’ Foscari e Fondazione Università Ca’ Foscari con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco, KPMG Italia e Sharp.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/digital.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-07-13 15:59:382021-07-26 12:55:30Innovazione strategica: un appuntamento con il futuro
Negli ultimi anni, due settori interni alle aziende hanno iniziato a interfacciarsi sempre più spesso.
Chi si occupa di marketing viene sempre più spesso chiamato a interfacciarsi con chi crea il prodotto, in parte anche per via della nuova forma mentis che il growth hacking invita a seguire, cercando di abbattere i silos invisibili in cui stanno stipati i vari impiegati senza possibilità di comunicare tra loro.
La contaminazione delle idee e il continuo scambio di flussi tra reparti diversi è diventata una pratica affermata specialmente dopo i tantissimi case study in cui gli effetti positivi erano di gran lunga superiori rispetto al dispendio di tempo delle riunioni.
Quando si crea un nuovo prodotto (o servizio) l’azienda spesso non può conoscere in anticipo i risultati: venderà? Raggiungerà nuovi clienti? Avrà un ritorno sull’investimento?
Sono tutte domande che spaventano chiunque voglia mettere su un nuovo business, specialmente quando le risorse sono limitate. Per fare delle previsioni, il supporto degli esperti di marketing è essenziale perché i marketer sanno bene che la domanda fondamentale a cui rispondere è “questo nuovo prodotto soddisfa un bisogno?”
Il processo che descriveremo oggi si può mettere in atto non solo per progettare un nuovo prodotto, ma anche per ideare dei servizi o implementarne di nuovi a prodotti/servizi già in attività e rodati.
Infatti, per semplicità, parleremo sempre di “prodotto” anche se, scambiandolo con servizio o funzione, il sistema rimane valido. Ciò è riproducibile sia per nuovi business che per aziende con molti anni di servizio.
Cos’è la validazione di un prodotto e quali sono gli step
Come dicevamo poco più su, proviamo a rispondere alle domande che un imprenditore che rischia un capitale si pone, prima di lanciarsi in un nuovo progetto.
Il processo di validazione di un prodotto permette di avere delle risposte, anche se parziali, e specialmente di assumere consapevolezza se l’idea verrà apprezzata dal pubblico o meno.
Ciò permette di risparmiare molte risorse, evitando di creare un prodotto che alla fine potrebbe non piacere, di conseguenza non vendere. Questi piccoli step devono essere eseguiti con elasticità mentale e produttiva. Non dobbiamo innamorarci dell’idea ma essere pronti a cambiarla in corso d’opera, aggiustando il tiro quando nasce una nuova criticità.
Per semplicità divideremo il processo in quattro step:
la raccolta delle informazioni
realizzazione del prototipo
la fase di testing
il rilascio.
La raccolta delle informazioni: analisi dei dati quantitativi
Pensiamo di aver avuto un’idea geniale, ma quello che dobbiamo davvero comprendere è se il mercato ne abbia bisogno. Esiste già una richiesta? Da chi viene soddisfatta? Questa è una delle fasi più lunghe ma allo stesso tempo sottovalutate del processo di validazione.
Abbiamo quasi sempre una percezione indicativa delle risposte, ma dobbiamo ottenere numeri per capire se il nostro progetto sia utile o meno alle persone, e quindi comprendere se rientreremo nell’investimento. Inoltre, difficilmente saremo gli unici ad aver pensato a un servizio simile, quindi sarà necessario individuare i nostri competitor e capire osa ci differenzia da loro.
Andiamo con ordine: il nostro prodotto a chi si rivolge?
Stendiamo le nostre buyer persona (per scoprire come, leggi la guida dedicata), scriviamo nero su bianco quale bisogno risolve il nostro nuovo prodotto in base a ciò che conosciamo di queste persona.
Facciamo un esempio pratico: le mie buyer persona sono uomini e donne dai 25 ai 40 anni che non hanno tempo per cucinare ma vogliono tenersi in forma, il mio prodotto sono dei pasti pronti che siano sani e gustosi. Aver accoppiato il prodotto alla buyer persona non conclude la raccolta delle informazioni, anzi è solo l’inizio.
Ritornando al nostro esempio, i nostri amici che vogliono tenersi in forma, perché non hanno tempo? Siamo sicuri che il problema sia legato proprio al tempo di cucinare? Non diamo nulla per scontato, poniamoci più domande possibili e poi chiediamo a loro.
Attraverso un sondaggio riusciremo a prevedere quale potrebbe essere la nostra value proposition, ovvero quella caratteristica che ci distingue dai competitor, il motivo per il quale il pubblico dovrebbe scegliere noi e non loro.
Di ristoranti e bar che realizzano insalate da asporto ce ne sono tanti, ma dopo il sondaggio potremmo scoprire, ad esempio, che il problema è trovare materie prime di alta qualità e che diano sapore a piatti che tendenzialmente sembrano poco gustosi.
Ciò ci indica che ricette poco replicabili in casa e che siano costruite da chef attenti al tema potrebbero essere vincenti, rispetto alla classica insalata in mille forme.
I sondaggi inoltre sono ottimi per fare lead generation, possiamo quindi già da qui formare un database di potenziali clienti, profilandoli per esigenze in modo da associare il prodotto alle persone giuste. Costruire un sondaggio ad alto tasso di conversione è fondamentale per ottimizzare la spesa effettuata per portare gli utenti a rispondere ed avere dati quantitativi a sostegno delle nostre scelte.
Se il sondaggio non ci sembra abbastanza, possiamo anche optare per un quiz. Ciò è ideale per testare la conoscenza degli utenti per un dato argomento e capire in cosa noi dovremmo operare per potenziare le loro capacità. L’inserimento di un premio in cambio della partecipazione è un’ottima leva psicologica per gli utenti che vogliono essere stimolati per rispondere.
Realizzazione del prototipo
Dopo aver studiato i competitor e aver avuto più chiare le esigenze dei nostri potenziali clienti, si passa alla realizzazione essenziale del prodotto. Soffermiamoci sull’essenziale. Il prodotto non dovrà avere tutte le funzioni che abbiamo in mente, non dovrà essere perfetto ma dovrà possedere la funzione essenziale per rispondere al bisogno che abbiamo raccolto in fase di analisi.
In questa fase, il reparto marketing dovrà comunicare i risultati della ricerca al reparto che progetta e crea il prodotto e questi dovranno realizzare un prototipo del progetto.
Il prototipo ti permette di passare velocemente alla fase successiva, testare se i dati raccolti e le ipotesi fatte siano corrette e, nel caso andasse male, modificare ulteriormente il progetto prima dell’uscita ufficiale sul mercato.
La fase di testing: analisi dei dati qualitativi
La “prova del 9” avviene adesso, si mette a disposizione il prototipo di un numero limitato di utenti. In questa fase dobbiamo chiedere dei feedback per ricevere dati qualitativi, comprendere cosa va bene e cosa no per modellare il progetto finale.
Possiamo coinvolgere il database di chi ha partecipato al sondaggio iniziale, in una strategia di fidelizzazione a lungo termine.
Ciò che è importante è rendere consapevoli gli utenti che si tratta di un prototipo e che il loro contributo è davvero importante. Il reparto marketing potrà sfruttare questa relazione per campagne successive, richiedere recensioni il giorno del lancio ufficiale, creare pubblici simili e altre attività.
Quando si raccolgono i feedback, la squadra dovrà essere pronta a rimodulare il prodotto, in modo da realizzare il prodotto finale in linea con il target che ha partecipato.
Il rilascio
Queste fasi portano direttamente al lancio del prodotto sul mercato, con la consapevolezza che esiste una nicchia di utenti interessata. Il lavoro non è finito qui: siamo solo all’inizio. Ogni nuova funzione rimette in moto il processo di validazione che, questa volta, coinvolge una community che ci conosce e già utilizza il nostro prodotto.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/validare-un-prodotto.jpg9181645Antonella Passinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAntonella Passini2021-07-13 11:52:172021-07-14 10:21:33Dall'idea alla realizzazione: come validare un prodotto in 4 step
Coca-Cola, partner storico dell’evento dal 1974, annuncia il lancio di una bottiglia in edizione limitata per celebrare i vincitori di UEFA EURO 2020™ e festeggiare insieme ai tifosi italiani la vittoria del Campionato Europeo.
Per celebrare la vittoria, il brand ha realizzato una limited edition celebrativa di bottiglie Coca-Cola Original Taste da 450 ml, disponibile in alcuni punti vendita selezionati, fino a esaurimento scorte.
Limited edition
UEFA EURO 2020™ ha segnato il debutto delle nuove bottiglie Coca-Cola realizzate interamente in rPET e così anche la limited edition è con 100% plastica riciclata. Il design cattura l’euforia di un momento magico, richiamando la cascata di coriandoli che ha avvolto i tifosi alla fine del torneo mentre le telecamere riprendevano la gioia dei campioni sul campo di Wembley. L’etichetta presenta così i colori e il nome dell’Italia e raffigura l’iconica bottiglia Contour di Coca-Cola nell’illustrazione del trofeo.
Ha dichiarato Raluca Vlad, Direttore Marketing di Coca-Cola Italia:
In qualità di partner ufficiale di UEFA EURO 2020™, ci congratuliamo con i vincitori e vogliamo omaggiare e rinfrescare tutti i tifosi che hanno seguito con entusiasmo il torneo. Coca-Cola vuole continuare a ispirare i fan e a sostenere il loro amore per lo sport, invitando tutti a superare le distanze attraverso la condivisione delle proprie passioni, perché quando tifiamo insieme c’è ancora più gusto.
Le celebrazioni e la comunicazione della limited edition vivranno anche attraverso le attivazioni outdoor, digital, social e una pianificazione stampa. Una perfetta chiusura per la campagna UEFA EURO 2020™ di Coca-Cola, “Quando tifiamo insieme, c’è ancora più gusto”, un invito a superare le differenze partendo da quelle calcistiche e a condividere con gli altri la passione per lo sport.
Oltre Coca-Cola abbiamo raccolto una galleria degli altri brand che hanno celebrato i vincitori di #EURO2020!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/colacola.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-07-12 13:24:022021-07-26 12:54:46Coca-Cola celebra i vincitori di UEFA EURO 2020
Si fa presto a cadere nel tranello teso da alcune parole, troppo inflazionate, abusate, collocate qua e là in modo generalista o improprio.
“Design” è certamente una di queste. Si cerca poi magari di caratterizzarne l’identità perduta di questa parola accostandola a termini ed “etichette” di natura emozionale e/o funzionale, che però di fatto concorrono a indebolirne la valenza.
Eppure, Design è una parola che porta con sé una profondità e un respiro che meritano una riflessione. Nella sua etimologia, design deriva, come ricorda Klaus Krippendorff, dal latino de signare, “dare un significato alle cose”.
Una capacità che appartiene quindi all’uomo, universalmente inteso, ancor prima che alla figura professionale che siamo stati abituati a chiamare designer.
La scala di progressione del valore
Siamo in fondo tutti un po’ designer, perché oltre ad agire in un contesto nel quale siamo in grado di derivare un significato per noi stessi, a volte – e più spesso di quello che pensiamo – siamo in grado di veicolare un significato agli altri.
I designer, quelli di professione, sono in grado di farlo imprimendo tale significato in un medium. Sia esso un prodotto, o sempre più un servizio, magari una esperienza o perfino una trasformazione. Ci stiamo qui riferendo esplicitamente alla scala di progressione del valore (economico) così come è stata proposta, ormai qualche tempo fa ma sempre attuale, da Pine e Gilmore.
Scala di progressione del valore economico, in Pine & Gilmore, The experience economy, 1999.
De-sign vuol dire proprio essere in grado di dare un significato a un prodotto/servizio/esperienza/trasformazione. Un significato che non può essere colto ed interpretato in modo anacronistico dall’utente ma necessariamente deriva dal contesto nel quale tale medium è inserito.
Si tratta quindi di una relazione complessa che coinvolge destinatario-utente, medium (prodotto, servizio etc.) e designer sullo sfondo di un contesto che può intrecciare più dimensioni, sociali, culturali, tecnologiche e altre.
I principi del de-sign
Dopo una simile premessa, è evidente quanto una riflessione più approfondita sul tema e sui principi del de-sign sia assolutamente inscindibile dal discorso portato avanti in questa serie di articoli sull’impresa ‘significante’.
Il mondo del design italiano è stato il riferimento per molto tempo, nel mondo, di questa capacità di coniugare tutto questo con la cultura del prodotto e del fare manifatturiero.
Il prof. Roberto Verganti del Politecnico di Milano ha fotografato questa impronta identitaria coniando il termine “design driven innovation”, l’innovazione guidata dal design, in contrapposizione a quella spinta più dai bisogni del mercato (market driven) e a quella spinta dalla tecnologia (technology driven).
Anche in questo caso, il rischio culturale è stato quello di confinare questo contributo della ricerca manageriale alla casistica delle imprese più note del design di prodotto (Alessi, Kartell e le altre).
Abbiamo poi compreso che questo orientamento poteva invece essere esteso non solo al prodotto propriamente inteso ma all’intero modello di business fino a traguardare l’identità strategica aziendale.
Perché il significato rappresenta quell’elemento di coerenza grazie al quale poter leggere tutte le diverse componenti (fornitori, clienti, processi etc.) che l’impresa nel tempo struttura e organizza per portare la propria proposta di valore al mercato.
Risulta, inoltre, elemento di innovazione nel momento in cui l’impresa agisce in qualità di “designer” ed è in grado di veicolare sul mercato nuovi significati, attraverso i propri prodotti, servizi, esperienze o trasformazioni.
Framework della strategia del significato, in Battistella, Biotto, De Toni, From design driven innovation to meaning strategy. «Management Decision» 50, 2012.
Ha continuato a farlo magistralmente per anni Apple, anche se negli ultimi tempi sembra aver perso un po’ della spinta del suo significato strategico “Think different”.
Eppure, è riuscita ad agire a livello di esperienza utente, basti pensare ai suoi negozi “tempio” per la community dei propri fan di prodotto, prima azienda del ramo informatica a vincere la sfida del canale retail monomarca.
Ha contribuito di fatto, e non marginalmente, alla “trasformazione digitale” di una gran fetta di utenti, altrimenti non familiari con una tecnologia realmente poco accessibile e fruibile.
Lo sta facendo, a esempio in Italia, Loccioni, piccola-grande realtà B2B che ha ereditato la cultura olivettiana e ha declinato il significato di “sartoria tecnologica” in un modello di sviluppo sostenibile legato al territorio e ai suoi talenti che le consente di dialogare, da Angeli di Rosora nelle Marche, con i grandi gruppi industriali del mondo.
Il re-design applicato alla scala di progressione del valore
Anche in questo caso il de-sign ha riguardato la cura di tutti i livelli della scala di progressione del valore: prodotti a grande contenuto tecnologico ma con approccio “sartoriale”, servizi di trasferimento tecnologico, esperienze “aziendali” per clienti-fornitori e per gli attori, in primis giovani, del territorio, e trasformazioni, contribuendo all’ingresso nel mondo di lavoro di talenti espressione dell’heritage manifatturiero marchigiano e alla nascita di numerose startup e spin-off secondo una logica di ecosistema di business.
Il Design così inteso rappresenta oggi e continuerà a rappresentare per il futuro un potente motore “universale” di innovazione per le imprese.
In questo senso, più che parlare di design universale, vogliamo quindi porre l’accento sull’universalità del design quale mediatore e traduttore culturale tra impresa e mercato-cliente.
Pensiamo a Tesla, e al ruolo che il de-sign della sostenibilità ha avuto nel creare una proposta dirompente a un mercato retto da un settore industriale paradossalmente “conservatore”, specie quando si è trattato di recepire una profonda e intima ridefinizione della sua architettura tecnologica.
Pensiamo a Ryanair, e al suo declinare e veicolare al mercato e ai consumatori il significato di low-cost, ridefinendo alle fondamenta il concetto e livello di servizio e abilitando un nuovo, coerente, modello di business.
Pensiamo al Made in Italy che, quando riesce realmente a far proprio il significato di lifestyle italiano, esprime livelli di qualità e unicità che il mondo intero non può far altro che apprezzare.
Riteniamo quindi che le imprese debbano attrezzarsi e governare al meglio il costrutto teorico e pratico del de-sign come motore di (nuovi) significati. Si tratta di un costruire nel tempo un percorso, partecipato, aperto agli stimoli e ai contributi che possono giungere dall’esterno. Richiede competenze e sensibilità in parte nuove per le imprese. Queste devono infatti diventare interpreti culturali in grado di costruire e articolare nuove visioni e nuove proposte al mercato e da queste derivare coerenti modelli di business, soluzioni tecnologiche e operative.
D’altronde, il rischio che non devono correre è quello di risultare insignificanti. Il De-sign in fondo, nella sua essenza, vuole proprio evitare che ciò accada.
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Articolo realizzato in collaborazione con Gianluca Biotto
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/de-sign.jpg9211643Prof. Carlo Bagnolihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngProf. Carlo Bagnoli2021-07-09 16:00:592021-09-22 17:16:41Funzionale non basta: come un'impresa può fare propri i principi de-sign
Siamo giunti quasi alla fine dei racconti del Ninja Van Tour di Mirko Pallera. Da Torino si è spostato ad Ozzano Monferrato (Alessandria), per visitare una delle aziende protagoniste delle Unbreakable Stories.
Ad accoglierlo è Gian Luca Mortara, founder di Antos Cosmesi, (che in greco antico vuol dire “fiore”) un’azienda che produce cosmesi naturale da due generazioni. Prima ancora, era un’azienda apistica, ancora oggi esistente. Poi tutto è nato da una ragazza del paese che doveva laurearsi in Farmacia e chiese aiuto alla famiglia Mortara per creare dei cosmetici dai prodotti dell’alveare. Confessa Gian Luca:
Ci sembrava una richiesta del tipo “Voglio andare sulla Luna”. Oggi creare la cosmesi a casa è semplice, tramite tutorial su YouTube, ma all’epoca non si sapeva dove iniziare. Poi con i giusti aiuti, abbiamo creato la prima linea cosmetica che abbiamo iniziato a vendere insieme al miele. Esposta all’inizio più per curiosità all’interno dello store, poi effettivamente il progetto è piaciuto ai nostri clienti e quindi abbiamo subito creare un laboratorio, Antos.
Da questo, iniziano le prime vere e proprie vendite, locali e non, con la creazione della clientela. Da lì l’azienda ha iniziato a crescere, con non poche difficoltà: nel 2008 un incendio, a causa di un corto circuito, ha devastato il laboratorio, bruciando tutto e sono stati costretti a partire da 0. Per due anni ha vissuto e lavorato in alcuni container nel parcheggio antistante l’azienda, poiché anche la sua abitazione ha preso fuoco.
Antos Cosmesi: tutto naturale
Gian Luca apre le porte del laboratorio Antos e spiega come funziona il sensore ad ultrasuoni: un principio di cavitazione che tira fuori il principio attivo abbattendo l’utilizzo dei conservanti, e poi il procedimento di estrazione dell’estratto che dura circa un paio d’ore, e poi viene subito applicato al prodotto. Nel reparto spedizioni, invece, oltre 300 referenze dell’azienda si preparano per raggiungere le case di chi ordina online.
La loro produzione fornisce prodotti per il corpo, per il viso, per i capelli, per la cellulite, i solari e altri prodotti naturali.
La differenza tra i prodotti di Antos e quelli industriali, risiede non solo nei filtri solari, costantemente controllati dal comitato sicurezza cosmetica, ma sulla base del prodotto che fa la differenza. Se la base è ricca di oli preziosi, produce effetto booster, aiutando i filtri a non bruciare la pelle, quindi si rivela di alta qualità perché non solo non brucia la pelle ma aiuta ad idratarla.
Dal 2010 c’è il lancio dell’eCommerce:
La vendita online è stata una sfida. Da grande fruitore di Ninja Marketing mi sono sempre interessato a questo mondo in continua espansione, iniziato con diffidenza. La produzione avviene con una filiera corta, affinché i prodotti finali arrivino al consumatore con il carico massimo di principi attivi: per questo durano non oltre i 18 mesi.
Da quest’anno sono riusciti a creare una nuova linea di miele, con la propoli: una resina che le api impastano nell’alveare per andare a chiudere tutte le fessure; quando si va a cambiare l’alveare alle api, si tolgono tutti i pezzetti di propoli e poi si raffina per macerarlo. Per creare la propoli ad uso interno, invece, abbiamo creato un laboratorio a parte per la lavorazione di miele e integratori. Inoltre, c’è anche la produzione di una linea di profumi.
Insomma, la storia di Gian Luca rientra decisamente negli Unbreakable!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/Antos.jpg10801920Rossella Pisaturohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRossella Pisaturo2021-07-08 13:00:442021-11-11 18:23:25La storia di Antos Cosmesi, dalle api all'eCommerce di prodotti naturali
Il rebranding di Dacia: brand identity completamente rinnovata per la casa automobilistica, realizzata In-house
Nuovo logo, identità visiva e posizionamento per Criteo la piattaforma marketing multifunzione
Il nuovo Mozilla Firefox, moderno e pulito, apre la strada a tutto ciò di cui hai bisogno online
Nuova identità per Facebook realizzata da Creative X in collaborazione con Mother Design
Nuovo logo ed emblema per Dacia
Creato in Romania nel 1968, il marchio di automobili Dacia, dal 1999 parte del Gruppo Renault, si è fatto strada grazie a modelli di punta come Logan, Sandero e Duster.
Il rinnovamento del brand passa attraverso un nuovo logotipo e un nuovo emblema, segni distintivi di un marchio solido e assertivo.
Il logotipo, centrale per la nuova identità visiva, trasuda una sensazione di stabilità. La forma delle lettere è volutamente robusta.
La “D” e la “C” sono immagini speculari l’una dell’altra e riflettono la mentalità sobria e astuta del marchio. Le linee geometriche del logo danno una sensazione di movimento a tutte le lettere.
Semplici e facilmente comprensibili, questi due nuovi visual sono pieni di significato.
L’emblema rappresenta l’essenza del logo, riunendo la “D” e la “C”, come gli anelli di una catena, è possibile creare un legame forte e coeso. Un visual potente e significativo che sarà facilmente riconoscibile, anche da lontano.
La combinazione colori, costruita attorno al verde kaki, evoca la vicinanza del marchio alla natura, con un potente riferimento al terreno in cui i veicoli “entrano in gioco”.
L’intero design grafico è stato volutamente ridotto, per ricordare che Dacia è un marchio che si concentra sull’essenziale. Ogni singola parte si adatta alle altre creando nuove declinazioni per i contenuti digitali.
Gli elementi di design sono robusti e allo stesso tempo flessibili. Ad esempio, la “D” a forma di freccia nel logo porta lo sguardo verso il cuore essenziale del design e suggerisce la sensazione di movimento, come un marchio che guarda al futuro.
Criteo si rinnova e rivela la roadmap per il futuro dell’open Internet durante il proprio Investor Day. Fondata nel 2005, scelta da oltre 18 mila operatori marketing in tutto il mondo, la piattaforma Criteo offre la possibilità di mostrare la pubblicità giusta al momento giusto.
Nuovo logo, identità visiva e posizionamento con “The Future is Wide Open”:
“È il momento giusto per una nuova brand identity e per un grido di battaglia. Utilizziamo la potenza dei nostri dati e della nostra tecnologia per ristabilire la leadership di Criteo nel settore pubblicitario e per indicare con ottimismo il futuro dell’open internet, open per tutti”, ha dichiaratoMegan Clarken, Chief Executive Officer di Criteo.
I cambiamenti visivi sono stati sviluppati dal team di marketing di Criteo, in collaborazione con l’agenzia creativa e di innovazione THAT – Technology, Humans and Taste, che ha fornito consulenza sul posizionamento del marchio.
Il rebranding segna l’impegno di Criteo a supportare un Internet equo e aperto che consenta la scoperta, l’innovazione e la scelta. Mentre si prepara il terreno per un futuro della pubblicità senza cookie l’azienda delinea il futuro e allinea il suo marchio alla significativa trasformazione eseguita nell’ultimo anno.
I due punti, precedentemente collegati in alto e a destra, appaiono ora al centro del nuovo logo. I dots rappresentano i consumatori e i clienti di Criteo, fulcro della strategia di prodotto dell’azienda.
Questi elementi includono uno spazio aperto, invitano sia alla scoperta che all’apertura, combinando la forte eredità, visualizzata con un carattere maiuscolo e grassetto, con più moderne funzionalità.
Mozilla Firefox il nuovo redesign di Firefox
Mozilla Firefox, a inizio giugno, ha rivelato una revisione del suo design. Il nuovo look del browser non è solo più moderno, ma è stato ampiamente semplificato in modo che la navigazione quotidiana diventi un’esperienza più produttiva e senza interruzioni.
Lo scopo alla base della riprogettazione è quello di portare gli utenti a destinazione in maniera più rapida, con meno clic possibili.
Una delle caratteristiche principali del redesign è la barra degli strumenti di navigazione semplificata. Invece del solito disordine, Firefox ha optato per un aspetto più minimalista, concentrandosi sulla navigazione, sulla barra degli indirizzi e sulle impostazioni utilizzate di frequente dall’utente.
Ciò consentirà agli utenti di individuare facilmente le funzionalità più utilizzate e di accedere ai siti che visitano di solito.
Il browser web vanta anche menù di impostazioni e preferenze più puliti e snelli. Le etichette sono state rese più facili da leggere e comprendere, con la rimozione di tante icone non necessarie per ridurre al minimo la confusione.
Un altro punto cruciale è il design delle schede, che mira ad aiutare gli utenti a lavorare in modo più produttivo. Le nuove schede, capaci di adattarsi al proprio flusso di lavoro, fluttuano ordinatamente l’una accanto all’altra e sono dotate di indicatori visivi, come le icone che segnalano da quale scheda viene riprodotta la musica.
Facebook aggiorna gli elementi visivi della comunicazione della piattaforma attraverso una chiave più espressiva e fantasiosa rispetto al passato.
Curato da Creative X, l’agenzia creativa interna di Facebook, il restyling è realizzato in collaborazione con Mother Design London.
Il brief richiedeva un nuovo look & feel universale per il marchio, in grado di catturare l’essenza del prodotto e riflettere la visione secondo cui Facebook eleva il mondo attraverso community sicure e inclusive: le persone possano fare e ottenere di più sia insieme che da sole.
Il sistema del marchio, progettato per supportare l’intera gamma di touchpoint marketing (tra cui broadcast, OOH, digital, social ed eventi), intreccia colore, trattamento del logo, tipografia, movimento, interfaccia utente e immagini per costruire un linguaggio sia visivo sia giocoso, espressivo, dinamico e umano.
La visione è amplificata dalla campagna “more together” e dal concetto di “shared canvas” dove le persone sono al centro: rappresentano l’essenza stessa del prodotto e sono parti attive, energiche e vive dell’intera piattaforma.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/best-rebranding.jpg9241646Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2021-07-06 10:41:572021-07-26 11:39:28Rebranding di Giugno: le nuove identità di Dacia, Criteo, Firefox e Facebook
“L’App Store è progettato per essere un luogo sicuro e affidabile in cui gli utenti possono scoprire app create da sviluppatori di talento in tutto il mondo. Le app sull’App Store sono tenute a uno standard elevato per la privacy, la sicurezza e i contenuti perché niente è più importante che mantenere la fiducia degli utenti”.
Questo è quanto viene mostrato nella sezione “User Privacy and Data Use” (Privacy dell’utente e utilizzo dei dati) del portale dedicato agli sviluppatori di applicazioni per iOS. Per chi non lo sapesse, iOS è il sistema operativo dello smartphone che ha rivoluzionato la categoria dei telefoni mobili: l’Apple iPhone.
La rivoluzione dello smartphone
Oltre ad aver rivoluzionato il mondo dei telefoni (prima non esisteva quasi nemmeno la categoria smartphone), questo device, sin dalle prime versioni del proprio sistema operativo, ha introdotto l’AppStore dando la possibilità a sviluppatori terzi di poter creare una propria applicazione e poterla distribuire (gratis o a pagamento) tramite il proprio store digitale.
Ogni applicazione offre servizi all’utente che la utilizza e, spesso, usa i sensori del telefono per raccogliere dati (audio, coordinate GPS, foto, preferenze dell’utente, etc…).
Ogni giorno, utilizzando il nostro telefono, facciamo centinaia, migliaia (e forse anche di più) operazioni: monitorare una corsa, acquistare su diversi store, ascoltare canzoni, vedere video, cercare indicazioni stradali, scattare foto, svagarsi con qualche gioco o app, mandare messaggi, navigare sul web.
Ognuna di questa operazioni produce tantissimi dati che, se opportunamente combinati, possono valere oro.
Non per niente Clive Humby, data scientist e matematico inglese, nell’ormai lontano 2006 coniò lo slogan: “I dati sono il nuovo petrolio”.
Lo smartphone, essendo sin da subito diventato un oggetto indispensabile per ogni essere umano ed essendo sempre presente nelle tasche o nelle borse di chiunque, ha generato problemi di privacy legati all’utilizzo che ogni applicazione fa dei dati personali raccolti.
Alcune app hanno da sempre dichiarato l’utilizzo dei dati (evidenziando in maniera trasparente l’utilizzo a fini di marketing), altre lo hanno nascosto in maniera fraudolenta e, altre ancora, sono state vittime di furti mettendo, così, a rischio i dati dei propri utenti ogni volta.
L’azienda capitanata da Tim Cook deve aver capito quanto realmente conta la privacy dell’utente e che tutti i dati che ogni giorno produce con il proprio telefono sono molto importanti. Il vero proprietario di questi dati è l’utente stesso e, in quanto tale, deve essere lui stesso a poter scegliere, in maniera chiara, come e quando condividere i propri dati.
A scopi di marketing, la profilazione utente e la compravendita di dati hanno un grandissimo valore e molte applicazioni/siti web hanno generato tantissimi profitti “maneggiando” e vendendo proprio questi dati.
L’impero di Zuckerberg
Nel 2020, a soli 36 anni, Mark Zuckerberg è diventata la terza persona più ricca del mondo: questo è quanto attesta il “Billionaire Index”, la classifica stilata annualmente da Bloomberg, dove sono indicate le persone in funzione del loro patrimonio.
Al giorno d’oggi, l’impero di Zuckerberg, conosciuto come “Facebook INC.,” può vantare, oltre all’omonimo social network Facebook, il social network dedicato alle foto Instagram, acquisito il 9 aprile 2012 per circa 1 miliardo di dollari, e la nota applicazione di messaggistica Whatsapp messenger (comprato il 19 febbraio 2014 per ben 19 miliardi di dollari).
Facebook è completamente gratuito per gli utenti, così come anche gli altri servizi. Nonostante questo, Facebook INC. ha un fatturato di 70 Miliardi di dollari nel 2019 con un utile netto di 18,4 Miliardi di dollari. Come fanno servizi di questo tipo a generare profitti di tale portata?
L’attenzione alla privacy di Apple
Apple si è da sempre mostrata molto attenta alla privacy degli utilizzatori dei propri devices e ha, da sempre, cercato di introdurre cambiamenti nei propri software per impedire un elevato tracciamento da parte di aziende terze a discapito degli ignari utenti. Nel 2018 ha rilasciato una serie di aggiornamenti volti a migliorare il proprio browser (Safari), per impedire il tracciamento dei propri utenti mediante la navigazione web.
A partire dal rilascio di iOS14, Apple ha avviato una serie di cambiamenti all’interno dei suoi sistemi operativi e nell’AppStore, volti a restituire il controllo dei dati al legittimo proprietario. In occasione del WWDC 2020, la mela di Cupertino ha pre-annunciato una nuova funzionalità chiamata “App Tracking Transparency” (ATT), già operativa in uno dei successivi update di iOS14, volta a gestire il consenso dell’utente per il monitoraggio degli annunci: agli sviluppatori di app sarà richiesto di utilizzare questo framework se la loro app raccoglie dati sugli utenti e li condivide con terze parti per scopi di monitoraggio tra app e siti web.
La stessa Apple, in onore del Data Privacy Day dello scorso 28 gennaio, ha annunciato che la sua funzione App Tracking Transparency sarebbe arrivata su tutti i suoi dispositivi con il successivo aggiornamento Software iOS 14.5, come è poi effettivamente successo.
Nello stesso annuncio è stato pubblicato anche un nuovo documento denominato “A Day in the Life of Your Data”, che illustra come le aziende tengono traccia dei dati degli utenti su siti web e app, riportando alcuni esempi tratti dalla vita quotidiana.
Apple afferma che, in media, le app mobili includono sei “tracker” di società terze per “l’unico scopo di raccogliere informazioni e monitorare le persone e le loro informazioni personali”, alimentando un settore del valore di 227 miliardi di dollari all’anno.
A Day in the Life of Your Data
Questo documento mira a mostrare ciò che inserzionisti, broker di dati, società di social media e altre aziende possono apprendere su un padre e una figlia che trascorrono una piacevole giornata al parco: un padre e la figlia scattano un selfie al parco, modificano la foto con un’app di terze parti e la condividono sui social media.
Apple le descrive come una serie di azioni apparentemente innocenti, che hanno comunque portato alla raccolta e al monitoraggio dei dati su più app.
Ora che questa funzione è effettiva, ogni utente visualizza un popup appena apre una nuova app per la prima volta, che lo informa sull’intenzione dell’applicazione di tracciarlo.
Questa nuova funzionalità permette di limitare il tracciamento pubblicitario per gli annunci personalizzati, applicazione per applicazione, a seconda delle esigenze personali. Ci sono infatti due opzioni tra cui scegliere: “Chiedi all’app di non monitorare” o “Consenti”.
Sin da subito Facebook si è sentita minacciata da questi aggiornamenti e ha cercato in tutti i modi di tirare acqua al proprio mulino, temendo di veder svanire quello che per anni è stato il centro del proprio profitto: i dati dei propri utenti. Facebook contro Apple: “Tutte le aziende che guadagnano dalle pubblicità sono sotto assalto”.
Disponibile a partire da iOS 14.5
Con il rilascio di iOS 14.5, avvenuto il 26 Aprile scorso, gli utenti si sono trovati tra le mani la possibilità di scegliere liberamente se essere tracciati o meno e di sapere esattamente quale tipo di dato, e in che modo ogni app lo utilizzerà, pena la cancellazione dell’applicazione stessa dall’AppStore per violazione delle linee guida dello Store.
Al momento, sembra che quelli che hanno beneficiato dei vari dati senza tanti scrupoli abbiano accusato il colpo e stiano pensando alle contromosse per convincere le persone a condividere i loro dati, ma ci vorrà ben altro per cascarci nuovamente e volontariamente.
Insomma, pare che Apple abbia davvero preso a cuore la vicenda, concretizzando le parole del proprio fondatore, nonché predecessore di Tim Cook, Steve Jobs:
I believe people are smart and some people want to share more data than other people do.
Ask them. Ask them every time. Make them tell you to stop asking them if they get tired of your asking them. Let them know precisely what you’re going to do with their data.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/07/app-tracking-transparency.jpg9211642france193https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngfrance1932021-07-05 16:29:082021-07-06 10:42:18Come siamo arrivati ad aver bisogno dell'App Tracking Transparency
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