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  • Mangiare è un atto politico e dovremmo difenderci dalle mele di Cenerentola

    Vandana Shiva, simbolo delle Rivoluzione Verde indiana, e le battaglie dei cittadini di Trento ci invitano a scegliere cibo con meno pesticidi e a rivendicare una produzione ecosostenibile

    13 Giugno 2019

    In breve:

    • Vandana Shiva, Presidente di Navdanya International, ha recentemente ricordato l’importanza della biodiversità, attraversando il Trentino Alto Adige
    • Proprio in Trentino, associazioni di produttori bio e cittadini vogliono trasformare la regione entro cinque anni, nel primo esempio di territorio senza pesticidi
    • In genere dove ci sono limiti stingenti per i pesticidi oggi si alzano le soglie di tolleranza
    • L’EFSA (European Food Safety Autority) ha cominciato a studiare dal 2016 il cosiddetto “effetto cocktail” attraverso algoritmi che stimano statisticamente il rischio cumulativo di più pesticidi per la salute dell’uomo
    — Ogni giorno come consumatori scegliamo di acquistare qualcosa di cui il nostro corpo o la nostra mente hanno bisogno. Le scelte sono più o meno consapevoli, e più o meno guidate, ma chi fa Marketing questa cosa la sa bene. Sfogliando la rivista Terra Nuova, ho recentemente letto un articolo che mi risuona nell’anima con queste parole “Mangiare è un atto politico“. “Noi non siamo consumatori, siamo parte della rete alimentare. Possiamo scegliere. Mangiare è un atto politico”. Queste parole le pronuncia Vandana Shiva, Presidente di Navdanya International, una donna indiana dai principi gandhiani, simbolo delle Rivoluzione Verde indiana. Una donna di scienza che, tra le altre cose rivendica la biodiversità di centinaia di varietà colturali tradizionali e lotta contro le monoculture imposte spesso dalle multinazionali.

    Per un’agricoltura libera dai veleni

    Si potrebbe incorrere nell’errore di pensare che si muova nella scia ecologica che sta smuovendo oggi molti in Occidente, ma non è così. Vandana è del 1952 e questa lotta la sostiene da oltre 30 anni. Vandana Shiva ha fatto un tour in Italia in occasione del Navdanya International, che promuove un’agricoltura libera da veleni ed ha attraversato una delle regioni italiane più verdeggianti: il Trentino Alto Adige. Un immenso territorio attaccato dalle monoculture intensive industriali che quasi quotidianamente, soprattutto con mezzi aerei, viene bombardato da pesticidi, senza avere cura delle abitazioni presenti o dei meleti biologici. Questo è quello che denunciano i cittadini di Trento che il 19 maggio 2019 sono scesi in strada per chiedere la messa al bando di alcuni fitofarmaci dannosi per la salute di agricoltori e abitanti su tutto il territorio. Il primo obiettivo della manifestazione è la messa al bando entro un anno di glifosato, clorpirifos e neonicotinoidi. Un altro obiettivo è arrivare a dichiarare il Trentino Alto Adige, entro cinque anni, la prima regione senza pesticidi e convertire in un decennio l’agricoltura regionale in un sistema caratterizzato da filiera corta, produzione biologica e “sovranità alimentare”. LEGGI ANCHE: Ai bambini dovremmo insegnare a mordere la frutta (e a schifare la plastica)

    I dati e la situazione della nostra agricoltura

    Molte associazioni di produttori bio e cittadini cercano quindi di unirsi per fare fronte comune ad una situazione ambientale ormai insostenibile. Con circa 2.2 milioni di tonnellate prodotte e oltre un milione esportate (dati Eurostat), l’Italia è il quinto produttore al mondo di mele e Trento e Bolzano da sole producono il 60% delle mele nostrane. Nel documentario di Andrea Tommasini “Pesticidi, siamo alla frutta” la situazione della “terra delle mele” viene descritta nel dettaglio parlando di fitofarmaci nell’aria, fitofarmaci sui prodotti e fitofarmaci nelle acque (rapporto ISPRA 2018, sul contenuto di fitofarmaci nelle acque). Insomma, non c’è scampo. Produrre biologico in quel territorio è sempre più difficile. La famiglia Gluderer che coltiva mele biologiche dagli anni ’90, racconta al giornalista Manilo Masucci che è costretta a difendersi con grandi teloni in plastica per contrastare il fenomeno della deriva dei pesticidi che minaccia il raccolto e la loro salute. L’unica soluzione è scappare sempre più su in montagna, in terreni più difficili da lavorare. Ma gli organi pubblici cosa fanno per tutelare la sicurezza del prodotto alimentare, dei cittadini e dell’ambiente? La Provincia di Bolzano il 12 marzo 2019 ha autorizzato l’impiego di un consistente numero di pesticidi anche nelle aree di tutela delle acque potabili, nonostante l’allarme sollevato dall’ISPRA.

    I limiti del mix tox

    Ma questa cosa non è nuova. Dove ci sono limiti stingenti di pesticidi in prodotti e acque, anziché cambiare le politiche agricole a sostegno dell’ambiente e del consumatore, si alzano le soglie di tolleranza del principio attivo per legge. Quindi quello che il giorno prima non è conforme per legge, lo diventa il giorno dopo. Anche la rivista il Salvagente nel mese di gennaio 2019 ha toccato l’argomento, analizzando ben 22 campioni di mele comprate in supermercati, discount, negozi e bio. Le varietà delle mele erano diverse. I risultati dei test parlano chiaro: 14 pesticidi trovati sulle bucce delle mele. Nessun residuo supera il residuo di legge per il singolo principio attivo ma il dato è comunque preoccupante. Un mix tox, spesso presente negli alimenti, ma di cui pochi o nessuno conosce l’effetto cumulativo. I limiti di legge sono definiti per singolo principio attivo senza considerare la somma dei residui di pesticidi sullo stesso alimento. L’EFSA (European Food Safety Autority) ha cominciato a studiare dal 2016 il cosiddetto “effetto cocktail”, l’esposizione congiunta di diverse molecole, attraverso algoritmi messi a punto per stimare statisticamente il rischio cumulativo di più pesticidi per la salute dell’uomo. Gli studi si sono concentrati su gruppi di pesticidi comunemente ritrovati insieme su un prodotto, al fine di verificare a prescindere dai limiti di legge, l’effetto accumulo sulla tiroide e sul sistema nervoso. A giugno 2019 dovrebbero uscire i risultati delle ricerche. LEGGI ANCHE: Il biologico punta alle nostre emozioni: colpiti e affondati

    Si può produrre in modo diverso?

    Vandana, e non solo lei, sostiene sia possibile: “le alternative esistono e si basano sulla rigenerazione dei suoli tramite l’agroecologia, la salvaguardia delle biodiversità, la promozione della filiera corta e di sistemi alimentari a km 0”. Noi consumatori siamo nel panico, perché non possiamo arginare l’esposizione. O forse sì? Noi siamo convinti che ognuno di noi può invertire la tendenza dell’agricoltura con piccole grandi scelte quotidiane. Possiamo cambiare il mondo a ogni boccone, con gusto e determinazione, scegliendo prodotti agricoli tradizionali, varietà diverse, proteggendo i nostri semi e sostenendo l’economia locale. Resta da chiederci: siamo sicuri che la mela che stiamo mangiando non sia la mela di Cenerentola?