Tribale o Mediterraneo: Qual è il Marketing dei Pusher ?

Il Marketing dei Pusher: Tribale o Mediterraneo?

Io vivo da pochi mesi al centro di Milano e, precisamente, alle Colonne di San Lorenzo. Ogni sera, per ovviare allo stress del lavoro e di questa vita grama densa di problemi e sacrifici, sono solito scendere sotto casa a bere una birretta e fare due chiacchiere con il primo, o meglio, la prima che passa.

Come me e con me, ci sono ogni sera tantissimi ragazzi e ragazze che passano le loro serate seduti in piazza sotto il colonnato a chiacchierare, suonare, ballare, pomiciare, bere birra e fumare cannoni o spinelli, come preferite ( ..o trombe, torcie, frilluferi, vurpi, uaccià ed è meglio che mi fermo se no dovrei scrivere un altro post ! ). Continua a leggere

Sony: dibattiti e giudizi su una campagna che sa di razzismo

whitepspeuropeLa campagna di Sony per la PSP Bianca, ritenuta offensiva da molti, è stata rimossa dai cartelloni pubblicitari londinesi. Ultimamente Sony sembra stare pestando un po’ troppo sul pedale dello “shock factor” (in particolare sul mercato europeo), ma forse l’incidente di percorso in questione servirà a far ragionare i colletti bianchi del colosso giapponese in termini un po’ meno rischiosi.

Nata per promuovere la nuova PSP bianca, la campagna pubblicitaria è stata definita da molti una campagna razzista“. Tutto nasce dall’idea di esprimere il contrasto fra le due colorazioni della consolle portatile attraverso un uomo di colore e una donna bianca.

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Agli italiani piace WEB

Il Boom del Web anche in Italia

Quando la fruizione ed i contenuti dei cosiddetti media tradizionali non soddisfa più, accade che la rete conquista spazi sempre maggiori grazie ad una serie di fattori che ne facilitano l’utilizzo:

evoluzione tecnologica;

diminuzione graduale del digital divide;

semplificazione delle piattaforme di comunicazione sempre più user friendly;

• gli individui diventano più esigenti, attivi e proattivi nei confronti della gestione del proprio tempo libero.

L’inizio della estate italiana si caratterizza per un boom di presenze su internet di 20 milioni con oltre 14 ore di navigazione.

Ma che si farà mai di così attraente sul web, si chiederanno i curiosi?

La crescita rispetto all’anno scorso del 67% degli utenti che usano le Internet Application, decreta il successo dei software per la fruizione di contenuti audio/video, della condivisione di risorse – peer to peer – ed in particolare dei programmi di istant messenging e voice over ip , quest’ultimo con oltre 2 milioni di utenti, dato più che triplicato rispetto al 2005.

Signori e signore sul web le persone riescono a conversare in modo facile, libero ed economico.

La velocità standard di connessione degli abbonamenti base adsl e l’ormai comune applicazione della trasmissione streaming per i formati audio/video, ha decretato il successo anche dell’ascolto delle radio via web e l’interesse verso il fenomeno dell’IPTV che con coolstreaming.it aumenta al 95%. Sembra che la tanto acclamata convergenza stia diventano una realtà, attenzione però ad evitare brutti copia ed incolla dagli altri media che fanno storcere il naso a chi il internet lo vive e lo costruisce pensando web.

Gli eventi sportivi ed i mondiali hanno senza dubbio trainato la consultazione di siti e portali dedicati allo sport, +62% rispetto al 2005 con 5,6 milioni di utenti che hanno consultato informazioni ed ultime notizie per essere sempre aggiornati in tempo reale.

La ricerca di informazioni, input che ha dato forza e vigore allo sviluppo di internet, e l’evoluzione della fruizione dei media, nei formati, modalità di accesso, distribuzione e distruzione contenuti riposiziona l’individuo/consumatore al centro delle proprie scelte.

Il Boom del Web anche in Italia

Il Boom del Web anche in Italia

Il Boom del Web anche in Italia

Leo Burnett, ONG e il direct marketing non-convenzionale

Leo Burnett, ONG e il direct marketing non-convenzionale

La Women’s Aid Organisation de Malaysia, è un’organizzazione indipendente, non governativa e non religiosa, nata in Malesia, la cui mission è quella di garantire il rispetto e la protezione dei diritti delle donne vittime di violenza domestica; con le sue azioni, dunque, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi ad agire per eliminare tale realtà.

La campagna che qui riporto è stata realizzata dalla Leo Burnett e si tratta di un’ azione di
direct advertising.

Essa inoltre ha vinto il Leone d’Argento a Cannes 2006 nella sezione Direct.

In sostanza si tratta dell’invio nelle cassette postali di comuni cittadini di una petizione da firmare, contenente alcune proposte da presentare poi al governo, come ad esempio quella in cui si chiede il riconoscimento legale della violenza emotiva e verbale, come parte della violenza domestica.

E fin qui non c’è nulla di nuovo direte voi.

In realtà c’è molto di più. Quando il ricevente prende in mano la busta bianca, viene invitato a scrivere nell’apposito spazio, le parole più cattive e più dure che abbia mai detto a qualcuno.

E con effetto sorpresa, grazie ad un piccolo trucchetto fatto di carta carbone, che a noi certo non è nuovo, tale scritta viene impressa automaticamente sulla faccia di una povera donna raffigurata nella foto contenuta all’interno del plico.

Per cui la sorpresa che si ha nell’aprire poi la busta ve la faccio giudicare a voi!

Forse il primo gesto istintivo che ci verrebbe da compiere sarebbe quello di cancellare con una certa pressione della mano la scritta… e con nostro dispiacere constatare che il danno ormai è fatto.

Questo permettere di riflettere su due cose: la prima, che poi è quella di cui noi tutti siamo ben consapevoli è che a volte le parole possono essere più taglienti di qualsiasi coltello.
La seconda, che è invece quella di cui noi non ci rendiamo conto, è che in realtà anche noi se vogliamo possiamo colpire duro e fare molto male.

Il risultato allora è quello sperato: la firma della petizione!

Leo Burnett, ONG e il direct marketing non-convenzionale
Leo Burnett, ONG e il direct marketing non-convenzionale

Leo Burnett, ONG e il direct marketing non-convenzionale

The Jesters: Non-conventional marketing all’opera

The Jesters: Non-conventional marketing all’opera

Il Laboratorio di Merci Mediali , costituito presso l’Università degli Studi di Salerno in collaborazione con la cattedra di Disegno Industriale e col Dipartimento di Scienze della Comunicazione, sperimenta percorsi teorico pratici guidati da una fondamentale presa di coscienza: il nuovo consumatore che non pone come scopo finale del consumo la soddisfazione materiale di un bisogno, ma la realizzazione di scopi esistenziali.
Insomma una nuova realizzazione di se, come individuo nella comunità, orienta le scelte di consumo, non più determinate da aspetti materiali, bensì da scelte di valore del significato che il prodotto in se racchiude.

Mercato e Società determinano le “merci mediali” che si concretizzano in una immagine che racchiude in se il senso stesso del messaggio e del significato del prodotto.

Il laboratorio si è cimentato nella promozione e lancio di una band emergente, The Jesters, attraverso un canale mediatico alternativo.

Il mezzo privilegiato la rete ed i suoi canali: blog, chat, forum, canali di diffusione di viral video…

La strategia: promozione di messaggi e prodotti trovando interlocutori nelle tribù delle reti e dei piccoli gruppi, profonda conoscenza del territorio, studio dal basso della psicologia del target, dello spazio in cui si muove , dei codici che ne regolano il comportamento.

I ferri del mestiere utilizzati:

il viral marketing, in grado di generare vere e proprie epidemie mediali;

lo sneezer che afferma il potere degli opinion leaders;

il World-of-mouth attraverso cui le informazioni passano da persona a persona arrivando a generare l’effetto buzz ovvero una forma di passaparola intensa;

la guerrilla ed il mimetismo, dell’attacco improvviso con l’obiettivo di ottenere il massimo dei risultati con il minimo delle risorse.

Diario di Bordo:

1. costruzione di un Blog, dove creare un vero universo e verso cui attirare persone dagli interessi più disparati. Sul blog si è parlato di tutto e si sono avuti centinaia di contatti;

2. infiltrazione nelle chat della rete, inviando messaggi che riguardavano l’avvento di qualcosa di nuovo in un momento imprecisato e rimandando sempre al blog come punto di afflusso per saperne di più e per discuterne insieme;

3. scelta del lancio del video Sole con continui richiami al titolo nei messaggi di chat e blog;

4. appuntamento all’ 8 Maggio per vedere l’attesissimo video nella sezione video di Libero;

5. guerrilla all’università di Salerno con uno striscione raffigurante un rebus la cui soluzione era “Scarica il Sole”;

6. distribuzione di volantini raffiguranti le caratteristiche visive del packaging di un famoso detersivo, sempre dal nome Sole, in cui però è stato inserito il logo dei The Jesters;

7. merci mediali ha chiamato ripetutamente le più importanti radio nazionali per richiedere il pezzo dei Jesters, al fine di suscitare curiosità nei confronti del gruppo e della canzone in particolare;

8. invasione di volantini presso l’Università di Salerno recanti la scritta Il Sole tra 24 ore ed il giorno successivo Il Sole per 24 ore, richiamando il font di un famosissimo quotidiano nazionale;

9. invio di una valanga di sms alle reti satellitari musicali e non facendo visualizzare il contenuto dell’iniziativa de Il Sole in sovraimpressione durante tutta la durata dello show televisivo;

10. costruzione sul prato dell’Università di Salerno di un grande sole fatto di carta e stoffa dal diametro di 10 metri, che rinviava all’indirizzo internet dell’evento.

Il trofeo:
Il video Sole è stato visualizzato, al 13 Maggio, 84.440 sulla sezione video di Libero, balzando al quarto posto dei video più visti.
The Jesters hanno programmato per la prossima stagione nuove date dei concerti.

Missione compiuta.

The Jesters: Non-conventional marketing all’opera

The Jesters: Non-conventional marketing all’opera

The Jesters: Non-conventional marketing all’opera

Sawafi Search Engine: La Tempesta di Sabbia dell’Arabia online

Sawafi Search Engine - La tempesta di sabbia dell’Arabia online

Il progetto nasce nell’Aprile 2006 dalla joint venture Seekport Internet Technologies Arabia FZ-LLC che avrà sede a Dubai, e vede come protagonisti il già noto motore di ricerca tedesco Seekport e il MITSCO Group dell’Arabia Saudita.

Una ricerca condotta dal Dubai-based Internet researcher Madar ha evidenziato come nel 2005 ben il 65 % degli utenti Arabi non sapeva né poteva leggere le pagine web scritte in inglese. In parole povere ciò vuol dire che il mondo Arabo non ha praticamente accesso al 70 % dell’intera rete globale.

La questione si fa ancor più allarmante se si pensa che esistono solo 100 milioni di pagine web scritte in arabo ovvero l’insignificante cifra dello 0.2 % dell’intera rete globale.

Virtualmente inesistente, direi !

Questa ennesima forma di digital divide sembra rappresentare un vero e proprio circolo vizioso dal quale è difficile uscirne se non con un’innovazione tecnologica di questa portata, quale il primo search engine interamente in lingua araba.

Il circolo vizioso è alimentato dal fatto che attualmente in rete non esistono contenuti e pagine web rilevanti in lingua araba e questa situazione, a sua volta e viziosamente, è dettata dalla consapevolezza che è inutile creare delle pagine web in arabo nel momento in cui non esiste alcuna tecnologia di ricerca in grado di visitarle, indicizzarle, organizzarle e renderle visibili e fruibili agli arabic net-surfers.

Nel mondo Arabo, che conta una popolazione di 280 milioni di persone, il tasso di penetrazione della rete è veramente molto basso.

Allo stesso tempo, una ricerca condotta sempre dal Dubai-based Internet researcher Madar sostiene che il numero degli utenti internet crescerà dai 16 milioni registrati nel 2004 a 43 milioni previsti per il 2008.

L’evoluzione e la crescita della rete araba, così come della tecnologia e dei servizi ad essa collegati, saranno guidati e strettamente relazionati alla crescita e allo sviluppo degli investitori e degli investimenti pubblicitari.

Senza advertising e senza entrate derivanti dall’advertising sarebbe quasi impossibile pensare ad un’eventuale crescita, sia numerica che economica e finanziaria, della rete araba. Infatti, dai 10 milioni di dollari attualmente investiti nell’advertising online, le previsioni stimano che si arriverà a 150 milioni di dollari nel 2008.

Penso che questo sia un progetto di profonda innovazione tecnologica in un’ottica del tutto glocal oriented. Mi viene facile pensare a quali vantaggi tecnologici ( e quali svantaggi economici ) ne potranno trarre (..almeno spero ! ) i vari Google, MSN e Yahoo!, i quali, anche se già offrono la possibilità di fare ricerca in lingua araba, rimangono comunque ottimizzati per la lingua inglese.

Penso, inoltre, che questa iniziativa sia un ottimo esempio di Marketing Mediterraneo su più fronti:

Portare online il mondo arabo: far conoscere a tutto il globo una realtà da troppi osannata e forse mai capita;

Parlare un’altra lingua: questa sarà l’ennesima botta per la lingua inglese elevata fin ora ad official web language;

Portare online nuovi investitori: l’Arabia Saudita è piena di grossi investitori pronti a buttarsi in profittevoli iniziative;

Sviluppare nuove forme di advertising online: dato che l’adv trainerà molto questo crescente mercato, lo farà anche da un punto di vista creativo, portando alla ribalta nuove forme di creatività che parlano e sognano arabo;

Diffondere la cultura, i costumi, le credenze e i gusti del mondo arabo: in un’ottica squisitamente glocal che vede la contaminazione tra culture differenti l’unica vera strada per ridurre le distanze tra i popoli ed abbattare le frontiere economiche e socio-culturali;

Ridurre ed eliminare il digital divide culturale e linguistico: una delle tante forme di negato accesso alla rete è rappresentata proprio dalle differenze linguistiche e culturali delle minoranze digitali online;

Portare alla ribalta online i valori Mediterranei: mentre il marketing di stampo classico risponde essenzialmente a una richiesta di individualizzazione e personalizzazione da parte dei consumatori, l’approccio mediterraneo vede soprattutto individui sempre più isolati che cercano di ristabilire un legame sociale arcaico e comunitario.

Qualcosa si sta muovendo nel mondo Mediterraneo. Riappropriamoci dei nostri valori, delle nostre credenze, delle nostre culture, dei nostri linguaggi, dei nostri sogni e delle nostre visioni.

Siamo portatori sani della mediterraneità che vive, arde e freme dentro di noi. Non dimentichiamo mai il nostro modo di esprimerci, di concepire il mondo e l’esistenza e di interagire con loro. Se non abbiamo qualcosa di diverso, unico ed originale da proporre al mondo, non avremo neanche la possibilità di interagire con esso ed essere ascoltati.

Influenzare vuol dire essere influenzati: è questo il principio fondamentale dell’interazione.

Salam Alecum fratelli..

Luglio 2006 – Italia Oggi: Ai brand piace cavalcare la guerrilla

Ai brand piace cavalcare la guerrilla

Adesivi, gag, affissioni per incuriosire (e conquistare) i clienti.

Mega-affissioni e adesivi a marchio, finti eventi inscenati ad hoc, gadget distribuiti in luoghi di aggregazione spontanea. Uno sfondo, un paesaggio, un oggetto utilizzati in modo non-convenzionale.

Effetti speciali con un unico obiettivo: generare rumore, dal passaparola alla copertura mediatica.

Che vogliano stupire il target piuttosto che divertirlo, l’importante è lasciare il segno, per ricordare alle persone l’azienda che li ha creati.

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Fare guerrilla marketing con la shopping bag

Bagvertising - Centro di Autismo di Dubai

In questo anno 2006, uno dei fenomeni che sta catalizzando parecchia attenzione all’interno dei vari blog di marketing e pubblicità è quello che viene chiamato “ Bagvertising”, cioè la riscoperta/rivisitazione di un mezzo di comunicazione che per troppi anni è stato sottovalutato: la busta della spesa. O meglio dello shopping.

Utilizzando questa in maniera molto creativa e non convenzionale si riescono a produrre degli effetti ottici tali da generare maggior attenzione e coinvolgimento nel consumatore e le agenzie hanno cominciato a sbizzarrirsi per creare l’effetto più impattante possibile.

Come ad esempio, la bag realizzata per il Centro di Autismo di Dubai degli Emirati Arabi, il cui claim cita:
Tieni la mano ad un bambino autistco”.

La sensazione, l’impatto che si ottiene è molto reale, sembra proprio di aver preso per mano la bambina raffigurata, e tale trovata funziona proprio perché il messaggio che di fatto ci arriva è che a maggior ragione un bambino autistico ha bisogno di un contatto fisico, di un contatto con la realtà, di una guida che non lo faccia perdere.

Ma questo è solo uno dei tanti esempi.

Vi invito ad osservare con attenzione gli altri.

Bagvertising - Stop’n Grow

Bagvertising - YKM

Bagvertising - Panadol

Quando, appena un anno fa, Rupert Murdoch comprò per 580 milioni di dollari il portale MySpace, ci fu chi gli diede del ` ricco scemo` e del ` vecchietto`. Oggi quei critici dovranno ripensarci: MySpace ha appena superato, nella classifica dei siti più visitati degli Stati Uniti, sia Google che Yahoo! '>

Il tornado MySpace: I° sito al mondo

MySpace - Primo Sito al mondo

Il social networking è un fenomeno in auge ormai da tempo ma sempre più identificato come il nuovo Eldorado della new economy.

Affidandoci a Wikipedia possiamo trarre un concetto base del tipo «un social network è la mappa delle relazioni tra individui»: rifiutando a priori ogni ulteriore elaborazione della definizione, i dati sono già di per sé sufficienti per veder emergere ancora una volta la natura aggregativa del web, la sua funzione sociale, il suo rappresentare un mezzo nel quale la comunicazione si materializza in rapporto, unione, legame, trama sociale.
I primi nomi a tentare l’avventura sono i vari Friendster,LinkedIn e molti altri; poi ecco arrivare i motori di ricerca: Google si è gettata nel social netwoking sfruttando Orkut e poi Yahoo con Yahoo!360°.

Ma veniamo al fenomeno.

MySpace, social networking nato dalla scommessa di Rupert Murdoch sulla rete, ha superato anche l’ultimo ostacolo rappresentato da Yahoo e si presenta ora al mondo come il sito più visitato di tutti gli Stati Uniti. I numeri sono impressionanti se si pensa che il sito è riuscito ad attrarre ben il 4.46% dell’utenza statunitense, superando di un soffio il 4.42% di Yahoo Mail.

I dati che dimostrano la cavalcata di MySpace sono quelli di Hitwise, secondo cui la battaglia diretta nei motori di ricerca è vinta da Google: 3.89% contro 1.36% di Yahoo (che però a livello di portale raccoglie il 4.25%). MySpace Mail si ferma al 2.85% mentre l’accoppiata MSN Hotmail ed MSN sigla rispettivamente 2.39% e 1.92% (MSN Search 0.89%). eBay è all’1.59%.

Hitwise non restituisce i dati relativi al numero di utenti unici, parametro a cui provvede Yahoo: «negli Stati Uniti, Yahoo rivendica 129 milioni di visitatori unici per mesi, il 74% della popolazione online nel più grande mercato mondiale di Internet. Per contro, MySpace raggiunge solo il 30% del pubblico online, con 52 milioni di visitatori unici ».

La cavalcata di MySpace nel campo del social networking si fa ancora più sonora se il dato del network viene confrontato con la concorrenza: il più diretto inseguitore, Facebook, ha appena un decimo degli accessi registrati da MySpace con quest’ultimo in forte crescita verso la saturazione del settore. Tutto ciò nonostante MySpace sia, da tempo ormai, nell’occhio del ciclone a causa di alcuni problemi relativi alla sicurezza degli utenti minorenni.

Un primato che sancisce una “rimonta” che da quando il sito è passato nelle mani dell’editore australiano ha del vertiginoso: 4,46% di tutte le visite su web nella settimana che finisce con l’8 luglio, un numero di utenti
registrati che si avvicina ai 90 milioni, una serie di tentativi di imitazione che fanno di MySpace il modello vincente su internet.

Il segreto di questo miracolo si chiama ” social networking“. Dietro la formula arcana ci sono cose molto semplici: un insieme di strumenti internet – dalla pagina web alla mail, dalla chat alle liste di amici che si occupano di una stessa cosa ad esempio: le canzoni di Madonna) – finalizzati alla comunicazione tra le persone iscritte a MySpace e verso coloro che leggono il portale. Leggono poi non è termine adatto. MySpace ha pochissimi contenuti e nessuna redazione.

Il suo contenuto è l’insieme dei milioni di pagine degli utenti che coprono argomenti su ogni campo e che si compongono dei più svariati elementi: testi, foto, video, sms, canzoni registrate in modo artigianale. Le pagine utente del portale sono utilizzate da molte band musicali di giovani in erba per farsi pubblicità. Piccoli negozi e singoli artisti vendono dischi e libri propri.

MySpace è una grande piazza della città dal lunedì al sabato, dove ognuno mette in mostra ciò che ha. Murdoch sta ora “clonando” il sistema e le idee di MySpace sui siti dei suoi giornali e delle sue televisioni – lo stesso portale di Sky Italia riprende alcuni dei concetti base del portale di successo – ma per MySpace è previsto nelle prossime settimane il lancio europeo.

Da outsider di internet che era appena dodici mesi fa, ora Murdoch si ritrova ad essere corteggiato da Google e da Yahoo perché accetti alleanze strategiche e metta tutto quel ben di Dio di utenti a disposizione dei motori di ricerca e viceversa – i motori di ricerca integrati dentro il portale.

Non tutto è però idilliaco: finora gli specialisti della pubblicità si sono rifiutati di investire in modo massiccio sul portale perché – sostengono – l’organizzazione dei suoi contenuti è troppo frammentaria e quella folla di persone non garantisce una reale attenzione al messaggio pubblicitario. Forse, davanti a questo primato ci ripenseranno.

Un’ulteriore ricerca, mostra che per i giovani, con età compresa tra i 16 e i 24 anni, Google, come motore di ricerca, rimane il favorito per il 31% delle ragazze e per il 34% dai maschietti, mentre per quanto riguarda gli altri utilizzi di internet, a preferire maggiormente siti come Facebook o MySpace sono le ragazze, mentre i ragazzi continuano a prediligere ESPN, Google, Yahoo.

Comunque sia, la sensazione è che la nuova era del social networking costituisca un passaggio fondamentale nell’evoluzione della rete, un momento di maturazione nel quale le tentazioni dell’1-a-molti tipico delle tradizionali comunicazioni di massa lasciano definitivamente il centro del palcoscenico per affidarlo a quel molti-a-molti che veniva teorizzato come una auspicabile chimera dai primi “guru” dell’ipertesto globale.

In questo passaggio si concretizzano molti degli spunti che venivano ipotizzati in tempi non sospetti (l’insorgenza di una «intelligenza di rete», la creazione di un nuovo modello sociale, l’esistenza di un «homo virtualis», la possibilità dei micro-pagamenti) e soprattutto la convergenza mediale sembra aumentare il ritmo con cui la realtà verrà sempre più assorbita nel digitale.

Ma io mi domando: “ ma tutti gli studi sul Dna umano, che fine faranno nel momento in cui saremo fatti tutti di soli Pixel?

MySpace Primo Sito al mondo - Confronto con Google

MySpace - Primo Sito al mondo

“Creatives are bad!”- I creativi cattivi riscattano le pubblicità rifutate

Creatives Are Bad - i Creativi Cattivi riscattano le publicità rifiutate

`Troppo spinta”, “la gente non la capirà”, “mmm… non mi convince”, “poco originale” o addirittura “troppo originale”

Quante volte, troppe volte, i creativi hanno ascoltato queste frasi dai clienti e si son visti rifiutare i propri lavori. Pubblicità frutto di lunghi brainstorming, di un amorevole studio strategico, di intuito, della creatività più estrema, di passione, dedizione, pathos. Continua a leggere