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Narrative Device: abbiamo provato la scrittura automatica con AI

Conosci Luca, Matteo, Marco e Giovanni? Sicuro che questi nomi non ti dicono nulla? Sono proprio loro: i quattro evangelisti. Coloro ai quali fu affidato l’arduo compito di scrivere il primo vero storytelling di tutti i tempi: il Vangelo.

Ebbene sì, lo storytelling non è un’invenzione della contemporaneità. O almeno, lo è se consideriamo la parola invenzione nella sua accezione latina e, quindi, ‘invenire’ che tradotto significa ‘trovare’.

Pensaci bene: il marketing contemporaneo ha avuto la capacità di “invenire” e, quindi, di trovare in questi atavici esempi di narrazione, rarefatti afflati artistici che conducono alle moderne forme di storytelling.

I miti della tradizione ellenica, la Bibbia, i Vangeli e non solo. Le pitture rupestri, il Simposio di Platone, l’Epopea di Gilgameš, vergata su tavole di argilla in epoca sumerica, il Rāmāyaṇa, il Mahābhārata e i Purāṇa induisti sono tutti classici esempi di storytelling. E se gli evangelisti potessero assistere alle evoluzioni del racconto, Dio solo sa cosa potrebbero pensare.

E già, perché il felice connubio tra storytelling e intelligenza artificiale non ha tardato a compiersi. Il presagio di certi film hollywoodiani era chiaro, già in tempi non sospetti. 

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Parola all’Intelligenza Artificiale: nuovi modelli linguistici

Da tempi immemorabili, il racconto di storie è stato dominio esclusivo dell’uomo. Nessun’altra creatura vivente ha mai dato prova di particolare inclinazione all’elaborazione simbolica e di linguaggio alla base del racconto.

Ciò non deve indurci a credere che questa sia una prerogativa tutta umana. È opinione diffusa che l’intelligenza artificiale presto sarà in grado di compiere attività editoriali. In fondo è realtà abbastanza diffusa questa già oggi.

Gli apocalittici, invece, mostrano saldo scetticismo rispetto alla capacità degli algoritmi di dare compimento ad attività creative tra cui l’arte del racconto.  Semplici guastafeste? Probabile. Ma c’è chi è pronto a sparigliare le carte sul tavolo.

In un tweet abbastanza recente, il ricercatore Rodolfo Ocampo, ha annunciato urbi et orbi la sua ultima creatura: Narrative Device.

Narrative Device: software di AI per la scrittura

Si tratta di un progetto tanto interessante quanto semplice. Un’interfaccia minimal ma pur sempre efficace. L’utente ha la possibilità di inserire due parole e il match è fatto. Il risultato? Poche righe, nulla di più.

Magico preludio a un racconto il cui sviluppo spetta all’uomo. Come ci spiega Ocampo, infatti, alla base di tutto c’è la volontà di creare “spazi di collaborazione tra uomo e macchina”.

In un’interfaccia minimal, l’utente può inserire due parole. A partire da questi termini, un’Ia produce l’inizio di una storia. Solo le prime righe, nulla di più. Perché, come ci spiega il suo creatore Rodolfo Ocampo, “alla base di tutto c’è la volontà di creare spazi di collaborazione tra uomo e macchina”. Entriamo nel vivo della tecnologia: vediamo come funziona Narrative Device. 

La piattaforma prevede una preventiva dotazione di ben 5 token per attivare Narrative Device. AAA – Avviso ai naviganti: il sistema mette a disposizione 5 token free semplicemente inserendo la vostra mail.

Nella sezione dei ‘themes’ ho inserito due parole: storytelling e intelligenza artificiale. Giusto per rimanere in tema. 

In pochi nanosecondi il tool restituisce questo risultato:

Alt: posate la lente di ingrandimento. Vi indico di seguito l’output testuale:A young woman, Nora, is looking for a new story to tell. She has always been fascinated by the idea of storytelling, and has been trying to come up with her own story for years. One day, she meets a talking computer program named Sophie, who offers to help Nora create her story. Nora is hesitant at first, but Sophie is persistent, and Nora eventually agrees. Together, they create a story about a girl who is trying to find her way in the world. Nora is amazed at how well Sophie knows how to weave the story together, and she is excited to share it with her friends”.  Non male direi! E tutto senza sforzo. Un inno di giubilo a chi soffre della sindrome da pagina bianca.

Non sono soddisfatto e interrogo ulteriormente Narrative Device perché sono convinto che qualcosa ancora non funzioni. Questa volta come un buon alchimista ante litteram  provo a suggerire due parole: Narrative Device e Inspiration. 

Storytelling con pattern lessicali: software di AI per la scrittura

La piattaforma restituisce un racconto che potrebbe apparire in forma autocelebrativa. Guardate qui

Già dalle prime righe si ai più potrebbe sembrare che Narrative Device sia innervata di sicumera: Quando ero più giovane, sono sempre stata attratta dalle storie che utilizzavano un dispositivo narrativo. Che si trattasse di una storia che si svolgeva in sequenza, con un inizio, una parte centrale e una fine, o di una storia che ti lasciava con molti cliffhanger, le amavo tutte. E ancora oggi non posso fare a meno di ispirarmi a storie con una buona narrazione. 

Il dado non è ancora tratto cerchiamo di stanare l’inganno e proviamo a trovare punti deboli. Ammesso che ce ne siano. Metto su due altre parole: copy e seo. Non potevano di certo mancare all’appello. Che dite?

Perché copycat? Narrative Device ritiene i copy imitatori o dediti all’attività di copia e incolla? È proprio vero che il destino dei web writer è di rimanere incompresi. Ma questa è tutta un’altra storia.

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NFT: pro e contro di un trend che rischia di trasformarsi in bolla

In questa epoca dove tutto è con o senza etichette, dove nasce un trend al giorno e ne muore un altro con la stessa rapidità. Nella fase in cui la pandemia ci ha reso tutti più “digitali” e meno analogici, il Metaverso entra a capofitto nelle nostre vite, con il suo mondo virtualmente parallelo, insieme a tutti gli NFT con la loro rarità e applicabilità.

Christie’s, una delle case d’asta più tradizionali e storiche d’Europa si è resa protagonista delle due vendite NFT pionieristiche della storia con l’opera di Pebble. Si tratta della prima in assoluto venduta sul mercato nel marzo 2021, e con quella recentemente battuta all’asta per 69.300 dollari di Skygolpe. Dello stesso filone, Hyundai lancia in NFT un pacchetto di optional e gadget per i suoi acquirenti targettizzando un nuovo pubblico più giovane.

Tutti indizi che intendono affermare che gli NFT sono destinati a restare, così anche i più conservatori se ne devono fare una ragione. Ma è veramente così importante? Partiamo dalla definizione.

Gli NFT, acronimo di Non Fungible Token, sono a tutti gli effetti certificati digitali che attribuiscono ad un’opera, un’immagine o un personaggio di un videogioco, la proprietà da parte di un soggetto ben definito, proprietà che viene acquistata e scambiata usando criptovalute. Più il soggetto è raro, più il suo NFT avrà un valore economico rilevante.

Il paradigma diventa, quindi, legato al possesso di un bene e non al bene stesso.

NFT sì o no, il grande dilemma

Basta attivare Google Trend per capire che “NFT” è tra i trend mondiali, ma concentrato tra pochi Paesi: Cina, Hong Kong e Singapore compongono il podio in cui l’acronimo rappresenta uno dei maggiori trend di ricerca con circa 20.000 ricerche mensili per milione di abitanti.

In Europa, il trend registrato è disomogeneo, con Stati anti-NFT come il caso polacco o pro-NFT se si parla del Montenegro; picchi estremi che vedono tra loro ricerche più o meno frequenti a tema.

Questa diversità è, probabilmente, legata alla storia che hanno vissuto e incarnano i due continenti, il cosiddetto vecchio continente ancora molto legato alla visione analogica e materiale del possesso e dove anche la diffusione di tecnologia “avanzata” è ancora agli albori; in contrasto con un continente che ha fatto dell’innovazione tecnologica la sua forza nel mondo e, in cui, novità come queste non possono che arrivare per prime.

Ma ora analizziamo, come si fa nei migliori casi, i pro e i contro dei tanto chiacchierati NFT.

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Perché NFT sì

  • Sono democratici. In un mondo, come quello post pandemico, in cui i rapporti sociali sono ridotti al minimo, avere un ambiente, seppure digitale, in cui ogni possessore di NFT è uguale ad un altro, con lo stesso potere decisionale o di discussione è un vantaggio. Anzi rappresenta uno dei modi più concreti oggi di sentirsi parte di un gruppo o di una “community” che dir si voglia
  • Creano interazione. Per i brand che vogliono abbracciare il mondo NFT la possibilità di creare un rapporto esclusivo con i propri clienti, tramite release dedicate o pacchetti speciali, è sempre più rilevante. Si ha quindi la possibilità di fornire del valore aggiunto ai propri clienti
  • Rappresentano un nuovo tipo di investimento. Portando con sé il titolo di una proprietà, possono aumentare o diminuire il loro valore nel tempo o in relazione alla rarità di quello che rappresentano; quindi, oltre che una rendita, possono confluire nel capitale di una azienda
  • Definiscono in modo univoco ed inequivocabile un titolo di proprietà grazie alla loro registrazione in blockchain
  • Donano valore al creatore del contenuto: pago per avere una tua opera, sei un’artista concretamente valorizzato. Il concetto della fruizione gratuita o freemium va a decadere.

Ma ora, perché NFT no?

  • Non è vero che sono a numero limitato, nessuno ti impedisce, e ci sono piattaforme dedicate, di creare degli NFT nuovi da immettere sul mercato, con il problema del copyright per l’acquirente: certo tu “possiedi” l’opera che acquisti, ma il copyright dell’opera rimane in capo al suo creatore che potrebbe replicarla quando vuole
  • La blockchain non è ancora di comune utilizzo e, quindi, l’archiviazione dell’NFT non è completamente al sicuro: non è detto che l’algoritmo-magazzino del tuo certificato sia eterno. Il rischio che improvvisamente scompaia esiste.
  • Anti-Green. Minare e tenere in vita intere stringhe scritte in blockchain costa energia e capitali importanti per i minatori, con un conseguente impatto ambientale molto rilevante.
  • Tutto in poche mani. Il sistema di creazione di NFT e di blockchain oggi è per il 70% localizzato in Cina, senza una vera decentralizzazione del sistema il punto 1 dei vantaggi, la democraticità, potrebbe venire meno.

Gli NFT più chiacchierati e cercati sul web

Axie Infinity e Decentraland, in assoluto gli NFT più popolari con una diffusione, del primo, in 112 Paesi al mondo e il secondo quello il più ricercato in 43 Stati. Vediamo una carrellata di NFT popolari, così da avere un quadro completo.

Partiamo da:

  • Axie Infinity è il gioco più famoso online quando si parla di NFT e cryptovalute, AXS è tra le prime 50 crypto capitalizzate sul mercato ed è solo una delle due del gioco, quella utile a comprare Axie o terreni, l’altra, Smooth Love Potion, attesta più un “riconoscimento” di potere e si ottiene sconfiggendo l’avversario in battaglia.
    Durante il gioco, il giocatore, può guadagnare AXS sbloccando livelli o vincendo battaglie e li può sia riutilizzare nel gioco che convertirli in denaro corrente, secondo il modello Play-to-Earn.
    Cosa c’entrano, però, gli NFT? Ogni Axie è un NFT. Un Axie è una sorta di animaletto da combattimento le cui sembianze sono composte da combinazioni di algoritmi, combinazioni infinite che creano, così, NFT unici infiniti.
    AXS è stato distribuito a giugno 2020 e, oggi, la fornitura totale di AXS è pari a 270 milioni di AXS, di cui sono attualmente in circolazione 60 milioni di token, ma entro il 2026 saranno tutti sul mercato.
  • Decentraland, invece, è strettamente connessa al Metaverso e ha come protagonisti tanti piccoli avatar umani impegnati nella compravendita di terreni attraverso la sua crypto nativa MANA.
    Gli NFT di Decentraland sono i Land, ossia gli spazi che gli utenti possono acquistare e vendere nella piattaforma.
    Ci sono a disposizione circa 2 miliardi di MANA, di cui, oggi, solo la metà circa è in circolazione.

LEGGI ANCHE: Metaverso: cos’è e possibili applicazioni presenti e future

Passiamo poi a Bored Ape Yacht Club, la collezione composta da 10.000 NFT unici di immagini di scimmie con caratteristiche tutte diverse tra loro.
Il loro successo è stato così dirompente che oggi sono disponibili solo da reselling con un prezzo a partire da 380 dollari cadauno.

Chi possiede le Bored Ape, non solo ha in mano uno strumento di investimento, ma ha accesso a contenuti limited edition, come accessori o animali domestici per la sua scimmia, oltre che a una prelazione su nuove release di Bored Ape.
Il futuro riserva la nascita di un proprio Metaverso, con la raccolta di circa 460 milioni di dollari per la sua creazione.

Chiudiamo con OpenSea, che più che NFT in sé, è la piattaforma che permette ai content creator di creare il loro NFT.
Coniare, comprare, vendere e visualizzare NFT ecco a cosa serve OpenSea.
Dopo uno scandalo che l’ha vista protagonista nel 2021, nel 2022 si è assicurata finanziamenti per 300 milioni di dollari che hanno portato la sua valutazione a oltre 13 miliardi di dollari

Staking NFT, cos’è e a cosa serve

Staking NFT, di cosa si tratta? Per Staking NFT si intende la politica per il quale si sta bloccando la vendita e lo scambio di un NFT su una porzione di blockchain, NFT sbloccabile solo in seguito al pagamento di una sorta di ricompensa, anche più alta del valore stesso dell’NFT.

Lo Staking NFT, quindi, porta del reddito passivo al possessore del certificato, in quanto, come in tutti i migliori mercati, riducendo la disponibilità di un prodotto ne aumenta il valore e bloccando degli NFT, gli utenti possono ricevere delle ricompense in base a un rendimento percentuale annuo (APY) e al numero di NFT in Staking.

La pratica di Staking aumenta quindi le rendite andando a contrastare comunque i problemi ambientali di minare nuovi NFT.

Un altro modo di vedere lo Staking NFT è quello dell’asta o della scommessa, chi possiede crypto da investire le investe in tavoli in cui sono presenti NFT bloccati, la maggior offerta avrà, probabilmente, i diritto di proprietà. Le Crypto su ogni tavolo possono essere disinvestiti all’occorrenza e le piattaforme di staking danno ai diversi puntatori delle ricompense giornaliere.

Axie Infinity è una piattaforma che ha il suo canale di Staking con gli animaletti da collezione.

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Il gaming sulle smart tv rappresenta la nuova frontiera della pubblicità

Il gaming sulle smart tv rappresenta la nuova frontiera della pubblicità. A dirlo è un rapporto di Samsung dal titolo “Behind the screens: gaming trends report” che mostra chiaramente quanto stia crescendo il gaming delle CTV, i televisori connessi a Internet per la riproduzione di video e musica in streaming.

I gamer, definiti come i nuovi heavy streamer della tv intelligente, trascorrono davanti lo schermo il 45% in più di tempo rispetto a chi non gioca.

“Il valore crescente del gaming e il continuo engagement dell’audience post pandemia rivelano come il gioco sia diventata una vera e propria abitudine quotidiana degli utenti dei televisori Samsung. E la nostra posizione unica e privilegiata nel settore del gaming ci permette di comprenderne i fruitori sia dal punto di vista dell’hardware che da quello del comportamento”, ha commentato Alex Hole, vicepresidente di Samsung Ads Europe.

Dai numeri dell’azienda emergono dati positivi per gli investitori e per il mercato pubblicitario che si sta muovendo in tal senso. Per i brand è importante capire dove i consumatori fruiscono i contenuti, per entrare direttamente in contatto con loro.

Essere attenti all’evoluzione dei comportamenti degli utenti è l’elemento chiave per essere presenti, aumentare la copertura e non perdere terreno rispetto ai concorrenti.

L’aumento delle vendite delle CTV apre quindi nuovi possibili scenari. Vediamoli nel dettaglio analizzando qualche dato.

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La crescita delle CTV

I dati del rapporto Samsung Ads parlano chiaro: nel primo trimestre 2022 le smart tv utilizzate per giocare hanno mostrato un aumento del 12% annuo rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, registrando di fatto un passaggio da 4,8 milioni di utenti a 5,4 milioni.

In particolare, in Italia si registra un +10%, equivalente esattamente a 786.000 tv Samsung utilizzate per il gioco.

Un valore che sta crescendo anche in Europa. In particolare, nell’EU5 (Francia, UK, Germania, Spagna, Italia), le ore passate a giocare con una smart tv sono aumentate del 9%, passando da 530 milioni di ore nel primo trimestre 2021 a 576 milioni di ore nello stesso trimestre del 2022. Aumenta del 2% anche il tempo medio delle singole sessioni di gioco.

Gamer batte streamer

I numeri rendono il mercato dei gamer sempre più attraente: dal rapporto emerge che i giocatori trascorrono il 45% in più di tempo di fronte allo schermo rispetto ai non giocatori; per il 51% del loro tempo sono presenti in ambienti streaming, per il 32% in ambienti lineari, con fruizione di contenuti video in diretta con abbonamento via cavo/satellite/antenna, come la tv tradizionale.

I soggetti che giocano ai videogiochi su smart tv infatti raggiungono in media 195 ore di streaming a trimestre, rispetto ai non gamer, con 101 ore di fruizione lineare.

Nel nostro Paese, il 25% risulta essere un giocatore “heavy streamer”, cioè molto forte in considerazione del tempo dedicato all’attività, e viceversa il 44% degli heavy streamer italiani è un giocatore.

I gamer sono “sul pezzo”

Non solo heavy streamer, i gamer risultano essere anche heavy adopter, pronti ad adottare con repentinità nuove tecnologie.
Tra i giocatori con tv connesse Samsung risulta che la maggioranza utilizza ancora console di prima generazione (PS4, Switch, Xbox One), parliamo del 79% della totalità delle console nei territori EU5, ma il numero è destinato a cambiare in fretta. Le console di nuova generazione (PS5, Xbox Series X e S), lanciate nel novembre 2020, si stanno facendo largo con prepotenza nel mercato. In Italia, Samsung ha registrato una crescita del 150% nel primo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021.

Quest’ultimo non è un dato da sottovalutare, considerando che il gioco con le nuove console ha infatti portato ad un aumento del tempo trascorso davanti allo schermo: nei primi tre mesi di quest’anno, il tempo medio giornaliero di gioco con una smart tv Samsung è salito ad 1 ora e 36 minuti, rispetto ai 38 minuti dell’anno scorso.

L’atteggiamento dei consumatori di fronte ad un nuovo prodotto dipende dalle proprie inclinazioni. Generalmente gli innovatori, disposti ad assumersi il rischio, oscilla intorno al 2%, secondo il libro “Marketing, Il Management orientato al mercato”, Pastore, Mattiacci.

Il fenomeno, nelle caso delle console, è probabilmente dovuto alla curiosità per la novità, ma non solo:

“La superiorità del tempo trascorso dai gamer davanti alle nostre TV non può, però, essere attribuita solo al gaming. È più probabile che accedano ad una serie di opzioni Smart TV, dalla TV lineare alle piattaforme di streaming on-demand. Ed è così che per i gamer, le Smart TV diventano il fulcro della casa”, ha specificato il Vicepresidente Hole.

Il valore del gaming per la pubblicità

Il 34% delle ore di streaming sulle tv dei giocatori è rappresentato dalla fruizione di contenuti in ambienti AVOD (ad-supported video on demand), piattaforme di streaming a cui gli utenti accedono gratuitamente grazie al supporto della pubblicità. Il tempo che vi passano i giocatori registra il 41% in più rispetto ai non giocatori.

L’approccio degli utenti verso tali piattaforme appare positivo, dimostrando di accettare di buon grado i messaggi pubblicitari. YouTube è ancora la regina indiscussa del settore, ma altre piattaforme, come Samsung Tv Plus, Pluto e Rakuten, vedono aumentare l’apprezzamento nei loro confronti in Europa.

Nell’EU5, i giocatori hanno il 10% di probabilità in più di guardare Samsung Tv Plus (il servizio streaming di proprietà Samsung, supportato proprio dalla pubblicità). Per quanto riguarda la tipologia di contenuti, i preferiti sulla piattaforma dell’azienda, nel primo trimestre dell’anno in corso, sono stati l’intrattenimento, le news e l’istruzione.

Con la raccolta dei dati relativi al rapporto emesso il 19 luglio, provenienti da circa 30 milioni di Samsung Smart Tv, l’azienda ha presentato una visione olistica dei comportamenti dei telespettatori, senza dubbio di grande utilità per gli inserzionisti pubblicitari dell’Advanced Tv.

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Metaverse Standards Forum

Il Metaverse Standards Forum scrive le regole mondiali del Metaverso

Standardizzare il Metaverso, è questo l’obiettivo del Metaverse Standards Forum. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire da dove nasce l’esigenza di iniziare a mettere dei “paletti” condivisi per la nuova realtà virtuale esistente, chi si sta impiegando per trovare questo standard e quali sono i ricorsi storici per poter capire in quale parte del processo ci troviamo oggi per l’evoluzione del Metaverso.

Come il World Wide Web nel 1989

Facendo un paragone tra l’evoluzione attuale del Metaverso e quella che poteva essere una situazione simile del WWW nel 1989 possiamo affermare che ad un certo punto nasce l’esigenza di darsi delle regole, di standardizzare un processo affinché sia utile sia agli sviluppatori sia a chi dovrà “usufruire” di questi nuovi spazi virtuali.

Molto interessante, a questo proposito, le parole di Ganesh Raju, fondatore e CEO di Akshay.io che in un’intervista a Entrepreneur India ha affermato: “se ogni azienda inizia a creare una rete di computer, non c’è limite e quindi non ha valore. Ad un certo punto questo processo è stato standardizzato creando il famoso WWW. Tutti gli sviluppatori dell’epoca hanno unito le forze per costruirlo e credo che sia esattamente ciò che accadrà anche per il Metaverso“.

metaverse standard forum

Chi definirà gli standard del Metaverso?

Abbiamo parlato di Metaverse Standars Forum ma la domanda è, chi ne fa parte? Chi deciderà le procedure mondiali di questa nuova realtà parallela?

Ad oggi le aziende più importanti che hanno deciso di mettersi attorno a un tavolo per iniziare a discuterne sono, tra le altre, Microsoft, Epic Games, Adobe, Nvidia e Ikea. Il tutto è stato “organizzato” da Khronos Group, il consorzio di grandi aziende, come per esempio Amazon, Google, Samsung e Sony, che lavora alla creazione di alcuni standard di media dinamici su diverse piattaforme e dispositivi.

L’organizzazione no-profit Khronos Group e le oltre 150 aziende che ne fanno parte, gestiscono e sviluppano gli standard di molte tecnologie che utilizziamo oggi, come OpenGL, Vulkan e molti altri strumenti, inclusi i videogiochi.

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Un metodo aperto per individuare dei criteri comuni

Per poter definire una linea comune ci deve essere prima un accordo sul metodo da perseguire per “scrivere” delle regole che possano andar bene a tutti.

Un punto di incontro, anche figlio delle esperienze passate su tecnologie simili, pensiamo sia stato raggiunto. Infatti, molti degli attori coinvolti credono che rendere questo processo “aperto” sia la soluzione migliore per mettere in contatto le aziende che stanno investendo nel Metaverso ed unire le forze.

La costruzione di un Metaverso aperto e inclusivo su scala pervasiva richiederà una costellazione di standard di interoperabilità aperti creati da SDO come il Khronos Group, il World Wide Web Consortium, l’Open Geospatial Consortium, l’Open AR Cloud, la Spatial Web Foundation e molti altri.

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Il Metaverse Standards Forum mira a promuovere la cooperazione basata sul consenso tra diversi SDO e aziende per definire e allineare i requisiti e le priorità degli standard metaverse, accelerandone la disponibilità e riducendo la duplicazione degli sforzi in tutto il settore.

Metaverse Standards Forum

OneRare e Khronos confermano la direzione intrapresa (pur con qualche differenza)

A conferma della metodologia intrapresa per la definizione degli standard ci sono le dichiarazioni di due interpreti di spicco come Supreet Raju, cofondatore di OneRare e Neil Trevett, presidente di Khronos.

Supreet Raju afferma che “metaversi come Sandbox e Decentraland promuovono una cultura più aperta, in cui le persone hanno la possibilità di scegliere come costruire in questi spazi. In realtà non credo che la standardizzazione sia applicabile fino a quando un numero maggiore di metaversi non vi collaborerà.

A meno che non si tratti di un consiglio di metaversi già esistenti e di altri grandi attori, non la vedo come una vera e propria standardizzazione”. Dall’altra parte, invece, abbiamo Neil Trevett che, in virtù delle esperienze passate in altri settori, è piuttosto sicuro della sintesi che si verrà a creare per raggiunge l’obiettivo comune della standardizzazione dei parametri per il metaverso.

Trevett, infatti, ha affermato a Wired US che “uno standard di successo è così diffuso da far dimenticare che si tratti di uno standard”.

la gen z non compra da aziende che non rispettano i propri valori

La Gen Z compra solo da chi rispecchia i suoi valori. Ecco perché

Il pubblico digitale ha manifestato chiaramente di preferire ambienti positivi nel contesto dei media e questo è confermato anche dalle preferenze della Gen Z.

Negli ultimi anni, si è assistito ad un rapido e significativo cambiamento di rotta nella comunicazione aziendale: sempre più brand, mosse dalla crescente sensibilità del pubblico nei confronti di temi come la “positività” e l’“inclusività”, hanno scelto di promuovere campagne pubblicitarie finalizzate ad abbattere i vecchi stereotipi e valorizzare tutto ciò che fa parte dell’identità di una persona: colore della pelle, età, orientamento sessuale, identità di genere, tipologia di corpo, etnia, cultura, lingua, religione.

LEGGI ANCHE: 8 esempi di brand che raccontano l’inclusività

Ora più che mai, la percezione generale di argomenti come la creazione di spazi positivi online e il comportamento dei brand è radicalmente cambiata.

La positività, l’ispirazione e la personalizzazione risultano essere fattori determinanti nella scelta dei consumatori, dal momento che le persone vogliono sentirsi rappresentate nei contenuti in cui si imbattono online. Tutti i dati sulle abitudini di acquisto della Gen Z confermano l’attenzione al fenomeno.

gruppo di ragazzi della generazione Z(1)

Secondo il Report Digital – Global Digital Overview, più di 1 persona su 2 ha espresso la propria preoccupazione a proposito del fenomeno delle fake news (52%), sottolineando come il dialogo online debba essere sempre positivo e ispirazionale.

Inoltre, come sottolineato in un report condotto da Microsoft, i temi della positività e dell’inclusione diventano ancora più importanti per i target più giovani: il 70% dei Gen Z intervistati afferma di fidarsi di brand che rappresentano un pubblico più ampio nelle loro pubblicità, mentre il 49% ammette di aver smesso di acquistare prodotti da aziende non in linea con i propri valori.

Inclusione e positività: le abitudini di acquisto della Gen Z

Per esplorare il tema fondamentale dell’inclusività e positività online, per Ninja Marketing ci siamo rivolti a Christian Cochs, Head of Sales for Italy and Spain at Pinterest per parlare delle iniziative intraprese dalla piattaforma al fine di creare uno spazio positivo su Internet dove tutti i consumatori possono sentirsi adeguatamente rappresentati.

Che cosa significa marketing positivo per Pinterest?

Il pubblico sta diventando sempre meno omogeneo, in particolar modo in Occidente. Le persone vogliono vedersi rappresentate nei brand e nelle loro scelte di marketing. Noi di Pinterest diamo molta importanza all’inclusività. Creare un prodotto e un ambiente in grado di ispirare è più fondamentale che mai.

La nostra missione consiste nell’aiutare tutti a sentirsi a proprio agio su Pinterest, e per questo motivo, vogliamo che i Pinner di tutto il mondo scoprano idee su misura per loro, pertinenti e a loro affini. Il nostro obiettivo è utilizzare la tecnologia per il bene di tutti e far sì che sia facile per le persone, chiunque siano, trovare ispirazione su Pinterest.

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Quali sono le iniziative implementate dalla piattaforma per la Gen Z ma non solo?

Giugno è stato il mese del Pride e Pinterest continua a investire risorse per diventare sempre più una piattaforma di riferimento per l’inclusione e l’ispirazione.

Il Fondo per i Creator è già stato esteso ad altri due paesi, il Regno Unito e il Brasile, offrendo così l’opportunità ad un numero maggiore di Creator appartenenti alla comunità LGBTQIA+ di crescere, instaurare relazioni ed avere successo su Pinterest.

Per fare in modo che la creatività LGBTQIA+ non passi in secondo piano, limiteremo le barriere di accesso al Fondo per i Creator, in modo che possano raggiungere nuovi segmenti di pubblico su Pinterest. Al contempo, metteremo a disposizione delle risorse che permetteranno loro di dare libero sfogo alla creatività sulla piattaforma.

L’obiettivo del Fondo per i Creator è infatti stimolare il talento grazie a un supporto economico e formativo.

Quest’anno, Pinterest ha anche annunciato l’espansione della Ricerca per Tipo di Capello ad altri nove paesi, tra cui l’Italia. Si tratta di una tecnologia di ricerca per tipo di capello unica nel suo genere che permette ai Pinner di trovare tra i miliardi di idee relative ai capelli quelle più adatte a loro.

Grazie al rilevamento di oggetti basato sulla visione artificiale, gli utenti avranno la possibilità di affinare i risultati in base a sei tipi di capello: acconciatura protettiva, super ricci, ricci, mossi, lisci e rasati/calvi. Questo significa che quando si effettua una ricerca  come “acconciature” o “idee colore capelli”, è possibile personalizzarla selezionando uno dei sei tipi di capello.

Nella stessa ottica, lo scorso anno Pinterest ha deciso di espandere Skin Tone Ranges ad altri tredici paesi, compresa l’Italia. Skin Tone Range è una funzionalità esclusiva e permette agli utenti di affinare le proprie ricerche di bellezza in base a una gamma di tonalità di pelle.

Applicando un filtro, vengono aggiornati i risultati di ricerca, che mostreranno contenuti in linea con la tonalità selezionata.

Altre policy implementate da Pinterest nel corso degli anni per promuovere inclusività e positività sono:

  • Nel 2016, Pinterest ha vietato la pubblicità sui contenuti sensibili compresi i costumi tradizionali appropriati e inappropriati
  • Nel 2017 ha lanciato una policy relativa alla disinformazione in ambito sanitario che vieta contenuti anti-vaccinazione
  • Nel 2018 ha posto fine agli annunci politici
  • L’anno successivo ha introdotto la Ricerca Comprensiva per le persone che cercano supporto per la salute mentale e ha lanciato un’esperienza di ricerca autorevole per le ricerche relative ai vaccini
  • Nel 2020, Pinterest ha lanciato una policy per vietare la disinformazione relativa alle elezioni ed altri momenti di partecipazione civica
  • Lo scorso anno ha aggiornato la propria policy sugli annunci per la perdita di peso, vietando tutti gli annunci con linguaggio e immagini relativi alla perdita di peso
  • E infine, quest’anno ha espanso le proprie linee guida per la community e la pubblicità, vietando tutti gli annunci pubblicitari contenenti disinformazione climatica.

Gen Z

Quale impatto ha il marketing inclusivo sulla performance di una campagna di comunicazione o pubblicitaria?

Secondo una ricerca condotta da Pinterest basata sui dati globali della società di intelligence Morning Consult, 6 adulti su 10 sono più propensi a ricordare i brand con cui entrano in contatto quando sono in un mindset positivo e provano sentimenti favorevoli nei confronti dei brand con cui entrano in contatto in ambienti altrettanto positivi.

La ricerca di Pinterest evidenzia che nel mondo post-COVID, il contesto in cui i brand appaiono conta.

Infatti, risulta chiaro che la negatività non aiuta i brand. L’odio e le divisioni forse incoraggiano le persone a cliccare, ma non ad acquistare. La nostra ricerca più recente mostra che gli ambienti negativi fanno sì che le persone siano meno disposte a fidarsi e ad acquistare dai brand. In altre parole: gli spazi online negativi non fanno altro che far perdere denaro ai brand. Incorporare strategie di marketing inclusivo è quindi una mossa necessaria per qualsiasi business che vuole crescere e mantenere una posizione di rilievo nel settore.

TERNA SBARCA SU TIKTOK

Terna sbarca su TikTok con una campagna di talent attraction

Terna sbarca su TikTok con una campagna di “talent attraction” per il primo Master in Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica, organizzato dal gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale con le Università di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab, in partenza il 14 novembre.

Terna sbarca su TikTok: l’obiettivo

L’obiettivo è quello di parlare alla Generazione Z e attrarre talenti al servizio del complesso processo di transizione verso le energie rinnovabili, attraverso i centri di alta formazione del Tyrrehenian Lab. Per questo, il gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha deciso di approdare per la prima volta sul social media più frequentato dai ragazzi.

Proprio i giovani, con la loro sensibilità ambientale, con il desiderio di incidere sulla realtà, con l’orgoglio di essere “nerd”, come spesso accade agli studenti STEM (Science, Technologies, Engineering and Mathematics), sono i destinatari dei due temi della campagna, “Are you nerd?” e “Fuga di cervelli”.

I video sono stati realizzati da tiktoker particolarmente seguiti sui temi della sostenibilità e della formazione: Andrea Borello, alias “il politoker” (andreaborello_), Francesco Centemeri, studente in ingegneria (frartenzo) ed Elisa Negrisolo, neoingegnere e
influencer (elisavittoria).

terna sbarca su tiktok

Terna su TikTok: Are you nerd?…

Gli short video dal titolo “Are you nerd?” sono incentrati sull’orgoglio tecnologico e sulla crescente consapevolezza che la passione per le nuove tecnologie è diventata uno strumento imprescindibile per il successo.

Nella complessità del presente e con l’attuale sfida energetica, le competenze distintive di uno studente STEM sono, e saranno, fondamentali per la tutela del pianeta.

Nella generazione Z, quindi, ‘nerd’ non è più sinonimo di ‘solitario’ ma è parte attiva di una comunità di giovani innovatori con una spiccata vocazione per l’ambiente.

…e Fuga di cervelli

I video di “Fuga di cervelli” partono invece dal pregiudizio per cui un giovane italiano che voglia mettere a frutto le proprie competenze e trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative sia costretto ad andare all’estero perché in Italia non c’è una sufficiente consapevolezza sui temi ambientali e sulla necessità di impegnarsi nella transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il protagonista prepara le valige per partire, ma poi viene a conoscenza di un innovativo master grazie al quale può rafforzare le proprie competenze scientifiche, messo a disposizione da un’azienda che investe nel futuro del Paese, per di più a Cagliari, Palermo e Salerno.

Il talento è al cuore del Tyrrhenian Lab, il progetto per il quale Terna investirà complessivamente 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni: un centro di formazione di eccellenza, realizzato in stretta collaborazione con le Università di Cagliari, Salerno e Palermo e distribuito nelle città in cui approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna.

Terna selezionerà e formerà, tra l’autunno del 2022 e il 2025, più di 150 giovani di elevata professionalità, ai quali sarà erogato un master universitario di 12 mesi incentrato sullo sviluppo di competenze tecnologiche e strategiche funzionali alla trasformazione digitale e alla transizione energetica.

Gli studenti, una volta completati i 12 mesi di master, potranno essere poi assunti nelle sedi territoriali Terna delle tre città.

Terna è presente su tutti i principali canali social come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, nonché sulle principali piattaforme audio, come Spotify e Spreaker, con “Nora, il futuro dell’energia è il nostro mestiere”, il podcast in nove puntate che racconta proprio il progetto del Tyrrhenian Lab agli appassionati dei temi dell’energia.

 

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coca cola campagne estive

IKEA, Coca-Cola e McDonald’s: 5 campagne estive per lasciarti ispirare

Le campagne estive sono un modo utile ed efficace per i marchi per rendersi visibili alle persone, potenziali clienti e affezionati, e attirare l’attenzione del pubblico in modi nuovi ed entusiasmanti.

Per questo spesso sono caratterizzate da un approccio creativo che permette loro di diventare memorabili.

Eccone alcune tra le più interessanti degli ultimi anni, raccolte qui per trovare l’ispirazione anche quando il conto alla rovescia verso il digital detox è già iniziato.

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Campagne estive: Coca-Cola Open for Summer

Nel 2021, Coca-Cola ha incoraggiato il pubblico, attraverso l’uso della poesia, a dare il benvenuto agli amati passatempi estivi.

campagne estive

Le bottiglie di Coca-Cola e di Coca-Cola Zero Sugar presentavano brevi poesie che evocavano il senso di riunirsi per godersi l’estate. Questa campagna di marketing estiva è stata l’occasione per molte persone che avevano bisogno di alleggerirsi un po’, visto che l’anno precedente la possibilità di godersi l’estate insieme era stata resa impossibile a causa della Covid-19.

Le 24 poesie di Cola-Cola facevano riferimento ad attività come le gite in spiaggia con la famiglia, le grigliate in giardino e le gite al cinema.

Ricordavano alle persone di vivere la vita con i propri cari per l’estate e di creare ricordi insieme partecipando ad attività semplici, ma preziose.

In occasione del lancio della campagna, Melissa Schwartz, direttore di Coke & Meals, aveva dichiarato: “L’anno passato ha privato tutti delle opportunità di stare insieme ai propri cari, quindi questa iniziativa sembra quasi una ri-celebrazione dell’umanità. L’estate è un momento di gioia e di unione, e questo sentimento si è intensificato nel 2021 più che in qualsiasi altro anno a memoria recente“.

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Le librerie IKEA sulla spiaggia

Memorabile campagna estiva “Books on the Beach” di IKEA del 2010.

La campagna si basava sulla celebrazione di una delle loro librerie simbolo, BILLY, che quell’anno compiva 30 anni. IKEA allestì la propria libreria all’aperto sulla famosa spiaggia di Bondi, in Australia, attirando centinaia di persone.

La biblioteca sulla spiaggia offriva una gamma di libri tra cui scegliere; l’iniziativa prevedeva che si potesse scegliere un libro per sé e scambiarlo con uno già in possesso, facendo una donazione. Tutti i proventi sono stati devoluti alla Australian Literacy and Numeracy Foundation.

L’iniziativa non solo incoraggiava le persone a leggere e a scambiarsi le storie, ma poteva contare anche su una buona causa.

La campagna estiva di marketing ha avuto un enorme successo, anche perché le librerie BILLY di IKEA sono uno dei mobili moderni di maggior successo commerciale. Nel 2019 il Times ha riportato che sono state vendute più di 110 milioni di librerie Billy dal loro ingresso sul mercato e questa attività estiva ha incrementato notevolmente le vendite.

Walkers and Doritos: Only on holiday

campagna estiva doritos e walker

In questo caso parliamo di una collaborazione fra brand: la campagna di marketing estiva “Only On Holiday” è stata lanciata con il tour operator easyJet.

La campagna ci porta in viaggio in diverse destinazioni di vacanza in tutto il mondo, dove i vacanzieri sono incoraggiati a concedersi un po’ di svago mentre sono all’estero. Lo spot ricorda in modo giocoso il divertimento che può derivare dai viaggi.

Fernando Kahane, senior marketing director di Walkers, ha dichiarato: “Offrire ai britannici la possibilità di vincere un pacchetto vacanze ogni ora, per 90 giorni, è stata di gran lunga una delle nostre promozioni on-pack più grandi ed eccitanti di sempre“.

La campagna estiva è stata perfettamente in linea con i tempi, dato che il 2022 è in effetti il primo anno in cui i cittadini hanno potuto viaggiare liberamente all’estero. Lo spot celebra il ritorno delle vacanze. Ispirando le persone ad acquistare una confezione di Walkers e Doritos e a concedersi una vacanza tanto desiderata.

Campagne estive: una doccia Sprite human-size

Questa sì che è creatività.

Sprite ha davvero alzato l’asticella del livello delle campagne di marketing estive con l’idea di offrire ai frequentatori delle spiagge di Tel Aviv e Rio De Janeiro una doccia veloce nel distributore di bibite Sprite a grandezza umana.

sprite

Dopo aver fatto la doccia, alcuni ambassador di Sprite hanno anche regalato loro una bottiglia gratuita della bevanda. Come si può non avere fatto una buona impressione quando il brand ha soddisfatto tutte le esigenze dell’estate?

L’ombra di McDonald’s

campagne estive mcdonalds

Individuare un cantuccio all’ombra nel caldo del calore estivo può regalare sensazioni fantastiche. McDonald’s lo ha reso possibile creando cartelloni pubblicitari “unici” per le fermate degli autobus.

Tendine verticali che si chiudono quando i sensori di movimento rilevano la presenza di persone sotto la pensilina, mostrando un annuncio che presenta le offerte speciali dedicate all’estate. Ecco come si raggiunge il target in modo davvero originale (e utile)!

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Imagen di Google

Google presenta Imagen: software di AI che traduce i testi in immagini

Nuova frontiera di Mountain View: Google presenta Imagen. Il sistema di text-to-image che consente di ottenere output fotografici sorprendenti a partire da testi complessi. 

Ne siamo consapevoli: anche l’occhio vuole la sua parte e il colosso di Mountain View, questo, l’ha compreso da tempo. È in fase di sviluppo, infatti, un suggestivo progetto a firma Big G il cui nome è Imagen: si tratta di un sistema che interpreta e traduce un testo in immagine. 

Google presenta Imagen: tool di text-to-image

Il sistema, noto come text-to-image, sfrutta il machine learning e l’intelligenza artificiale: in pratica il generatore va a pescare da un poderoso database di foto creando una miscellanea sorprendente.

Alla base vi è una stretta correlazione tra il contenuto semantico dell’input testuale e la relativa rappresentazione fotografica. Questa pratica definita dai modelli di diffusione da testo a immagine, consente di combinare set di coppie tra contenuti: il sistema, passo a passo, avanza nella comprensione dell’input testuale aggiungendo contenuto ed equilibrando l’output generato.

Il Brain Team di Google offre sul sito ufficiale una panoramica mirabolante di cosa questo sistema sia in grado di generare. Il sistema è in fase di sviluppo e verrà migliorato col tempo grazie all’intervento umano che corregge e segnala eventuali imperfezioni.

Google presenta Imagen: déjà vu o nuova frontiera?

Se nel 2015 Google si avvalse di algoritmi e reti neurali per produrre immagini dal forte gusto onirico e psichedelico (Deep Dream) Big G con Imagen, pare, si stia preparando a un decisivo balzo in avanti. Qual era il meccanismo alla base di Deep Dream? 

Deep Dream: tra entropia e connettività funzionale

Il software – sempre a marchio Google – utilizza una rete neurale convoluzionale per trovare e potenziare schemi all’interno di immagini tramite una pareidolia algoritmica.

Detto in termini più semplici: il tool Deep Dream è in grado di creare effetti allucinogeni che assumono le sembianze di un sogno. Il software concepito dal Brain Team di Mountain View – il cui nome originario era ‘Inception’ tratto dall’omonimo film – venne sviluppato per l’ImageNet Large-Scale Visual Recognition Challenge (ILSVRC) nel 2014 e rilasciato a luglio del 2015.

Il tool è stato concepito per riconoscere volti e altri pattern all’interno di immagini e, dopo una serie di reiterazioni, si ottiene una forma di illusione detta pareidolitica che consiste in immagini psichedeliche e surreali. Forte vero?

Ancor di più se consideriamo i risultati di uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista scientifica Entropy volto a dimostrare, con prove neuroscientifiche, la similarità tra l’esperienza visiva di Deep Dream e quella derivante dall’assunzione di sostanze psichedeliche tra cui LSD e psilocibina.

Il segnale elettroencefalografico registrato durante la visione di un video modificato da Deep Dream mostrava un elevato livello di entropia e connettività funzionale tra le aree del cervello. Entrambi sono biomarkers dell’esperienza psichedelica

Midjourney e OpenAI: il ritardo di Google

Anche il gigante statunitense arriva in ritardo. Strano ma vero. Prima dello sviluppo proposto dal team di Google Brain due progetti similari furono già concepiti e dati in pasto al popolo del web. Si tratta di Midjourney e di Dall.E e Dall.E2 a marchio, questi ultimi, OperAI – compagnia statunitense fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman. 

Google Imagen a brain riding a rocketship

Imagen sotto i riflettori: quale futuro per le immagini?

Se state googlando alla ricerca di Imagen vi possiamo dire che il vostro momento non è ancora arrivato. Per dar sfogo alla vostra fervida fantasia dovrete attendere ancora qualche settimana. Il Brain Team lascia Imagen ancora in pit stop.

L’algoritmo deve essere addestrato soprattutto per evitare problemi in fase di generazione delle immagini per evitare che si creino rappresentazioni dannose per gli utenti.

a cute corgi lives in a hous made out of sushi Google Imagen

Se da un lato, infatti, le infinite potenzialità di Imagen possono spalancare porte su territori inesplorati, dall’altro potrebbero determinare effetti tellurici afferenti la sfera etica. Quando parliamo di etica le domande che escono dal vaso di Pandora sono molteplici: la creatività artificiale può superare quella umana? Chi valuterà la qualità dei prodotti artistici o pseudo tali? Chi è l’autore delle creazioni? Difficile rispondere.

Nel frattempo una cosa è certa: immagina, puoi.

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