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Cybersecurity: basta giocare in difesa, è il momento di correre in attacco

Se ti stai chiedendo perché un hacker dovrebbe interessarsi proprio alla tua vita, sei l’anello debole della catena.

Questo non deve, tuttavia, offenderti: siamo tutti anelli deboli della catena, quando si tratta di sicurezza informatica.

Il clima sul tema in questi giorni è rovente, dopo l’ennesimo scandalo che riguarda questa volta Facebook, con i dati di oltre 500 milioni di account che sono stati esposti (con nomi, luoghi, date di nascita, indirizzi email e, in alcuni casi anche di quelli telefonici).

Uno scandalo che ha coinvolto, solo in Italia, più di 35 milioni di account.

Invece di prendercela con le big del tech e lanciare invettive sulla rete o, peggio, sui social media, sarebbe opportuno fare un esame di coscienza.

Le nostre vulnerabilità: tecniche e psicologiche

Secondo il rapporto Clusit, nel 2020 gli attacchi informatici sono cresciuti del 12% a livello mondiale.

Sul podio dominano i malware (42%, tra cui spiccano i ransomware nel 29% dei casi); seguono i data breach nel 20% dei casi; e infine phishing e social engineering che pesano per il 15% sul totale.

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Gli hacker approfittano delle nostre vulnerabilità: da quelle tecniche, dovute alla velocità con la quale le aziende hanno dovuto adattarsi a fenomeni come lo smart working, fino agli effetti ancora più preoccupanti sulla psiche umana: quanti di noi hanno ricevuto email sul Coronavirus, da parte della presunta Organizzazione Mondiale della Sanità e sono stati tentati dal cliccare per avere maggiori info?

Il 10% degli attacchi portati a termine a partire da fine gennaio 2020 è stato a tema Covid-19.

D’altronde gli hacker sono scaltri e cavalcano i trend, le ansie e le paure del momento: secondo i dati di Google Navigazione sicura, i siti di phishing creati nel periodo marzo aprile 2020 sono stati circa 188mila mila nei momenti peggiori della Pandemia (parliamo solo di quelli rilevati).

Gli hacker hanno creato versione parallele di Zoom e approfittato dell’aumento vertiginoso dello streaming dei film, per rubarci dati e i soldi depositati in banca.

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Sono le aziende ad aver subito più danni, ma la buona notizia è che stanno imparando velocemente dai loro errori: «Sì sono aperte alle attività da remoto, realtà come banche centrali, grossi enti assicurativi, aziende in ambito energy e hanno capito l’importanza di potenziare le loro reti, per garantire la loro sicurezza e quella dei clienti. Si sono rivolte a consulenti per aumentare i meccanismi di controllo, sia delle loro infrastrutture, che lato client per garantire un accesso sicuro ai loro dipendenti in smart working, l’anello più debole della catena», spiega Gianvittorio Abate, Ceo di Innovery, azienda specializzata in cybersecurity, con sedi in Italia, Spagna e Messico e un fatturato di 46 milioni di euro nel 2020.

Gianvittorio Abate - Innovery

Scarsa attenzione alla privacy, tra gli errori comportamentali

Pensa a Ulisse e al Cavallo di Troia. Di cavalli di Troia ce ne sono tantissimi sulla rete, ma non potrebbero invaderci se non fossimo noi ad aprire le porte.

Se sono i nostri errori a dare il là ai criminali informatici, l’obiettivo delle aziende è di lavorare proprio sul comportamento degli utenti che usano male le credenziali di accesso e hanno una scarsa o nessuna attenzione al valore della privacy. E quello che è peggio, navigano nel modo sbagliato, senza pensare ai pericoli che li attendono.

«L’errore umano principale resta l’utilizzo sbagliato della posta elettronica e molte aziende sono ancora indietro proprio sul tema della consapevolezza. Eppure, se paragoni la sicurezza informatica a quella personale, sono poche le buone pratiche da eseguire. Quando parli con tuo figlio, gli dici che quando esce deve portare con sé le chiavi e che se le smarrisce deve dirtelo in modo che tu cambi la serratura», continua Abate.

Le aziende, tuttavia, stanno affrontando il problema, lavorando principalmente su due canali: l’incremento dei sistemi di protezione lato client (antivirus, meccanismi di vpn per creare canali protetti ecc.) e sul fronte dell’autenticazione, con procedure come il classico codice via sms, con le quali è possibile garantire meglio l’identità delle persone, aumentando i criteri di identificazione.

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Ma la miglior difesa è l’attacco

Il futuro della cybersecurity, tuttavia, non si gioca solo sul fronte decisivo della formazione dei dipendenti, in azienda, come in smart working. Ma anche nell’attacco, che resta la miglior difesa.

“Andare all’attacco”, nei termini della sicurezza informatica, non significa scatenare una guerra con gli hacker, ma lavorare sottotraccia per prevedere eventuali attacchi e quindi rendere inefficace ogni tentativo di “effrazione”.

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In altre parole, parliamo di un modo più proattivo di difendersi, che prende il nome di threat hunting.

Rispetto ad altre misure più tradizionali, come firewall, sistema di rilevamento delle intrusioni e affini, il threat hunting si spinge oltre e ha come missione quello di rilevare pericoli prima che questi possano causare un danno reale all’organizzazione, che si tratti di nemici esterni o interni, nel caso di un insider.

Il threat hunting, a differenza degli altri test che oggi vengono effettuati, che rilevano se qualcosa è entrato in una rete o ha provato a farlo, non presuppone l’esistenza di prove. Il threat hunter si occupa di “fiutare il pericolo”, avviando un’analisi comportamentale dell’intero ambiente e andando alla scoperta di segnali, anche se non c’è stata nessuna traccia di compromissione.

«Abbiamo un gruppo in azienda che abbiamo chiamato “offensive security” che si occupa di evidenziare le lacune delle infrastrutture dell’azienda e di indagare eventuali minacce del deep e nel dark web, per comprendere se qualcuno ha usato qualche vulnerabilità dell’azienda. Tuttavia, si tratta di procedure che sono molto costose oggi e sono ad appannaggio unicamente di grandi organizzazioni da miliardi di fatturato, ma il cui costo in futuro potrebbe diventare più accessibile per le medie e piccole organizzazioni», conclude Abate.

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Viaggio nei social media: perché l’arrivo di Clubhouse è stato inevitabile

In molti hanno scritto sulle opportunità di Clubhouse e sulle novità di questa piattaforma, ma in pochi sembrano essersi soffermati su un concetto altrettanto importante: perché l’uso e la diffusione dei messaggi audio non abbia seguito lo stesso percorso e lo stesso successo del testo delle immagini e dei video;  infine perché il formato audio, abbia impiegato così tanto tempo rispetto agli altri, per diffondersi in rete.

Cercheremo di approfondire questi interrogativi analizzando l’escalation dei messaggi audio, dell’improvviso successo di questa forma di comunicazione (sin ora relegata solo alle app di messaggistica istantanea, come ad esempio WhatsApp) e della piattaforma che in queste settimane ne ha fatto il proprio tratto distintivo: cioè Clubhouse.

La democratizzazione dei contenuti

Con all’avvento di Internet e poi dei social media, chiunque ha potuto scrivere e pubblicare i propri pensieri, offrendo la possibilità di leggerli da qualunque parte del mondo in qualsiasi momento della giornata. Questo è stato l’impatto più evidente che la rete ha avuto sui media tradizionali, appunto la democratizzazione. La democratizzazione è cominciata così e i blog ne hanno aperto la strada.

Per poter pubblicare un qualunque testo non occorreva più una macchina da stampa e tutti gli strumenti di una classica redazione, ma bastava (e basta ancora oggi) una tra le tantissime piattaforme per fare blogging.

Tutto ciò ha incoraggiato non solo la diffusione di testi, ma anche di altri contenuti come foto e immagini e, successivamente, dei video. Ma c’è di più. Presto le cose cambiarono nuovamente.

Negli anni, sono nate aziende che hanno reso tutti questi processi è ancora più semplici: YouTube per pubblicare i video, iTunes per i podcast, Flickr per la condivisione delle foto ed infine blogger per la realizzazione del blog.

Oggi, grazie a queste aziende, non è più essenziale possedere un sito web per la diffusione dei propri contenuti, una mail, una password e la scelta dei canali più appropriati, potrebbero bastare per fare di te “un editore”.

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L’aggregazione come conseguenza della democratizzazione

La democratizzazione dei contenuti e la possibilità offerta a chiunque di realizzare e diffondere testi, immagini e video ha portato ad una vera esplosione di contenuti. Da qui, il focus si è spostato sulle aziende in grado di aiutare gli utenti a trovare ciò a cui erano maggiormente interessati.

Per quanto riguarda l’indicizzazione delle pubblicazioni preesistenti nei blog e più in generale nei siti web il merito va a Google, che ha letteralmente trasformato il rapporto tra utente ed editore, rivoluzionando l’idea di visibilità ed introducendo altri importanti concetti oggi alla base dell’editoria digitale odierna.

Se Google è ed è stato il protagonista nell’indicizzazione dei contenuti testuali, Instagram lo è certamente per le foto: uno strumento che ha semplificato la condivisione di immagini, anche su altre piattaforme come Facebook e Twitter, trasformandosi nel tempo in un vero e proprio punto di riferimento.

Lo stesso è accaduto su YouTube, dove sin da subito i creatori sapevano che era lì che si trovavano i loro potenziali spettatori e il rapporto tra piattaforma e creatori era molto più radicale rispetto alle altre aziende o media.

Così, negli anni si è andato a definire il concetto di aggregazione: piattaforme che, per tipologie di contenuti, hanno aggregato editori, fotografi e videomaker.

La trasformazione: uno step inevitabile per la rete tutta

Dopo lo sviluppo della democratizzazione dei contenuti e l’aggregazione dei creatori,  una successiva trasformazione è stato un passaggio consequenziale ed evidentemente inevitabile.

Se l’articolo di un blog può rappresentare l’evoluzione di un articolo di un giornale, se una foto di Instagram quella di una foto professionale e il video di YouTube un discendente di un episodio di una qualunque serie televisiva, la trasformazione ha però introdotto in rete qualcosa di inedito, qualcosa che nell’era ‘pre-internet’ era impossibile da realizzare.

Di cosa stiamo parlando? Di un modo di fare del tutto nuovo. Un esempio su tutti è Twitter, che ha introdotto nella vita di milioni di utenti un nuovo modo di pensare. Centinaia di migliaia di pensieri di utenti, visionabili in tempo reale in un flusso interrotto.

Qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito, che solo la trasformazione di un media tradizionale in un media digitale ha reso possibile.

Un’innovazione, questa stabilita da Twitter, che ha danneggiato (o che ha ridimensionto almeno in parte) l’intera sfera del blogging. Una piattaforma più accessibile, più semplice da utilizzare e con uno streaming facilmente fruibile che realizza, conseguentemente, un circolo virtuoso: consumatori che spingono per la nascita di nuovi creatori, che a sua volta incentivano nuovi consumatori.

Questo genere di trasformazione ha pian piano coinvolto tutti i canali social oggi di maggiore successo decretando inevitabilmente dei passaggi significativi: dal blog a Twitter, dalla pubblicazione di foto in siti web a Instagram, da YouTube a TikTok sino ad iTunes (con il mondo dei podcast) e a Clubhouse. 

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Dalla trasformazione alla nascita di Clubhouse

Con le ripercussioni della trasformazione, l’apertura di Clubhouse è stata inevitabile. Incoraggiata da una sostanziale differenza con i podcast, nel favorire un flusso continuo di contenuti audio,  la trasformazione che ha generato quel passaggio ha promosso anche la nascita di questa nuova piattaforma, cioè di Clubhouse. Ma c’è di più.

Nelle stanze del nuovo social non solo è possibile diffondere dei contenuti, ma è anche possibile, alzando la mano, essere riconosciuti dall’editore, diventando contributori e creatori in pochi secondi. Un’evoluzione di quel circolo virtuoso descritto poche righe fa, che Clubhouse ha reso possibile grazie ad una caratteristica, sin ora solo parzialmente usata dai social fin ora esistenti e che ora invece diventa fondamentale: la modalità live audio.

La possibilità di trasmettere in diretta è un grande vantaggio per comunicare, ad esempio, eventi in tempo reale, per creare conversazioni su fenomeni e trend del momento, sullo sviluppo di progetti e altro. Le potenzialità sono davvero innumerevoli, senza però dimenticare che la qualità dei contenuti è ovviamente legata all’utenza e all’uso che ne verrà fatto.

Per questi motivi, il futuro di Clubhouse è legato allo sviluppo del suo algoritmo, tale che possa permettere agli ascoltatori di scoprire nuove ed interessanti conversazioni in base ai propri interessi.

Questa è un’altra caratteristica che manca nei podcast, dove è possibile scegliere ciò che si vuole ascoltare in una lista quasi infinita di contenuti, ma senza alcuna automatizzazione e lasciando che sia l’utente a decidere cosa vuole ascoltare. Potrebbe essere un vantaggio, ma in realtà non lo è. L’ampia scelta è spesso l’origine di un effetto paralizzante che nella maggior parte dei casi, non conduce ad alcuna scelta. Gli utenti vogliono scorrere il feed così su Instagram come su Twitter, così su TikTok e così sarà anche su Clubhouse.

Clubhouse e l’influenza del Covid19

A favorire anche la nascita e la diffusione di questa nuova piattaforma è stata anche la pandemia internazionale.

In un periodo nel quale socializzare era quasi impossibile (e lo è ancora, in molti paesi del mondo) Clubhouse ha offerto un luogo in cui potersi incontrare anche se solo virtualmente, e parlare di argomenti di interesse comuni. Dunque certamente il Covid 19 ha favorito la nascita di Clubhouse, oltrepassando i limiti imposti dalla crisi sanitaria sulla socializzazione, anche attraverso il meccanismo degli inviti.

Per poter entrare nella piattaforma è infatti necessario avere un invito o iscriversi in una lista d’attesa e sperare che qualche amico ti offra la possibilità di entrare. Tutto ciò incentiva l’importazione dei contatti all’interno della piattaforma per coinvolgere più rapidamente tutti gli amici; un meccanismo questo, che rivela la sfacciataggine nell’acquisizione dei contatti dell’applicazione, di cui siamo certi in seguito se ne parlerà molto.

Adv in Clubhouse

La possibilità di realizzare campagne all’interno della piattaforma è uno degli interrogativi che gli advertising di tutto il mondo si stanno ponendo in queste settimane.

Facebook continua a far evolvere i propri strumenti per la realizzazione di campagne sempre più curate ed efficaci. Una specializzazione ancora non raggiunta da nessuna piattaforma, una peculiarità che lo rende ancora attuale e competitivo, anche verso applicazioni emergenti come lo stesso Clubhouse.

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Core Web Vitals: la rivoluzione della SEOUX, unione tra SEO e UX

L’arrivo di Page Experience ufficializza finalmente l’unione tra SEO e UX, elevando la qualità dell’interfaccia utente a fattore primario di ranking.

L’amore era nell’aria già da tempo e Google ce lo aveva fatto capire chiaramente: tutti gli aggiornamenti algoritmici degli ultimi anni hanno dato sempre maggiore rilevanza alla UX, premiando in termini di posizionamento, i siti web percepiti come “sicuri e facili da navigare”.

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Come specificato dagli stessi sviluppatori di Google, l’esperienza utente è sicuramente importante ma il motore di ricerca è in grado di determinare il ranking partendo da metadati e informazioni rilevanti.

In altre parole, la UX non sarà mai più importante del contenuto, ma sicuramente, tra due pagine che “competono” su una stessa chiave di ricerca, Google darà più visibilità a quella con una qualità più alta del design e tempi di caricamento più rapidi.

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Page Experience: cosa cambia

Circa un anno fa, Google ha presentato le metriche Core Web Vitals come direttive fondamentali da seguire per ottenere risultati soddisfacenti a livello di posizionamento.

Questi vitali del web non sono altro che dei criteri, delle regole che il motore di ricerca applica per decidere quanto è alto il punteggio UX della pagina, considerando diversi elementi:

  • Largest Contentful Paint – LCP, che misura le prestazioni di caricamento delle pagine del sito;
  • First Input Delay – FID, si concentra sull’interattività e i tempi di risposta agli input;
  • Cumulative Layout Shift – CLS, determina invece la qualità della pagina in termini di stabilità visuale

Dunque, ciò che cambierà a partire da maggio 2021 è dichiarato da Google sui suoi canali ufficiali:

Oggi siamo lieti di annunciare che i segnali collegati all’esperienza relativa alle pagine nel ranking verranno implementati a maggio 2021. I nuovi segnali collegati all’esperienza relativa alle pagine combinano Segnali web essenziali con i nostri segnali di ricerca esistenti, tra cui ottimizzazione per i dispositivi mobilinavigazione sicurasicurezza HTTPS e linee guida relative agli annunci interstitial invasivi.

In concomitanza con l’aggiornamento dell’algoritmo, Google metterà a disposizione anche un’estensione che fornirà degli indicatori visivi del punteggio UX della pagina.

In altre parole, sarà possibile sapere quanto il tuo sito è veloce e sicuro ancora prima di navigarlo.

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Come i Core Web Vitals stabiliscono il punteggio SEO

Il compito dei Core Web Vitals è quello di attribuire un valore numerico che costituisce una valutazione dell’esperienza utente, basandosi sui tre elementi fondamentali.

Uno dei principali obiettivi dell’iniziativa Vitals Web, è quello di semplificare l’analisi e porre il focus sulle metriche più importanti.

Nonostante la qualità dell’esperienza utente abbia moltissime variabili, in relazione al contesto e altri aspetti peculiari del sito, con il sistema Core Web Vitals sono state identificate tre macro-categorie a cui ricondurle.

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Caricamento elemento principale della pagina 

Largest Contentful Paint o LCP è una metrica che si basa sulle prestazioni di caricamento del contenuto principale di una pagina web, al momento in cui l’utente clicca per aprirla.

Per garantire un’esperienza di navigazione ottimale, i tempi di caricamento non dovrebbero mai misurare i 3 secondi, secondo Adam Heitzman.

Quest’aspetto non è assolutamente trascurabile, perché se da un lato gli utenti non amano le lunghe attese e tendono ad abbandonare pagine troppo lente; dall’altro Google attribuirà ancora più rilevanza alla velocità delle pagine, penalizzando quelle con i tempi di loading più lunghi e, di conseguenza, una frequenza di rimbalzo più alta.

Quali sono le best practice per migliorare la page speed? Ottimizzare font, file PDF, immagini video, JavaScript e CSS seguendo le direttive di Google per migliorare l’efficienza dei contenuti.

LEGGI ANCHE: La regola dei 15 secondi: ecco perché gli utenti lasciano il tuo sito

Stabilità visiva della pagina

Cumulative Layout Shift o CLS è il segnale che indica se la stabilità visiva della pagina è buona. In altre parole, valuta l’impatto che l’eventuale presenza di elementi grafici potrebbe avere sull’esperienza utente.

La stabilità visiva, intesa come capacità della pagina di mostrarsi in modo chiaro e funzionale, è misurata in valori decimali, ritenuti ottimali se compresi tra 0 e 0,1.

In alcuni casi, la posizione di un contenuto può variare durante il caricamento della pagina, o può manifestarsi un malfunzionamento di contenuti e animazioni che compaiono durante lo scrolling di una pagina, disturbando la navigazione rendendola macchinosa e poco user friendly.

Prima interattività 

First Input Delay o FID è un indicatore che misura l’interattività del sito. In particolare misura la prestazione in termini di tempi di risposta al primo input.

Si tratta di un valore in millisecondi che si ottiene calcolando il tempo che intercorre tra la prima azione compiuta dall’utente sulla pagina e il tempo di risposta. Per una buona user experience, il ritardo della prima reazione di una pagina web non dovrebbe mai superare i 100 millisecondi.

Il FID si concentra solo sulla prima interazione, considerando, quindi, solo azioni come clic su link o pulsanti, mentre altre interazioni come scrolling o zoom, non rientrano nella stima espressa da questa metrica.

In altre parole, sarà la prima impressione dell’utente sulla reattività del sito, quindi fondamentale per determinare l’impressione della qualità in generale e dell’affidabilità della pagina. Un elemento chiave, ad esempio, per le landing pages.

Barilla lancia “A sign of love”, riposizionamento globale del brand firmato da Publicis italia

Barilla si riposiziona a livello globale con una nuova Global Brand Campaign firmata da Publicis Italia che torna a mettere al centro le emozioni e segna un nuovo percorso strategico della marca a livello mondiale. 

Come nelle storiche campagne del passato, il brand parla al cuore delle persone e lo fa dando un valore particolare a un piatto di pasta preparato per qualcuno. Non è solo un’attenzione, non è soltanto prendersi cura di chi abbiamo vicino, ma nel nuovo film Barilla, preparare un piatto di pasta diventa un modo per comunicare quello che spesso con le parole non riusciamo a dire. Frasi difficili da pronunciare come “Ti voglio bene”, “Mi sei mancato” oppure “Scusa, è colpa mia” possono essere dimostrate con un piatto di pasta.

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“A sign of love”

La nuova Global Brand Campaign, che sarà on air in 40 paesi, mette insieme storie dal sapore classico ma estremamente contemporaneo. Le relazioni messe in scena mostrano le famiglie attuali, ognuna con le proprie caratteristiche, difficoltà e diversità. Il nuovo payoff recita infatti “Barilla. A sign of love” e saranno proprio questi gesti che permetteranno ai protagonisti delle storie di ritrovarsi, comunicare e di sentirsi un po’ più vicini.

Il film è firmato da Saverio Costanzo, regista di cinema noto al grande pubblico per aver diretto la serie tv italo-americana “L’amica geniale” e per il film “La solitudine dei numeri primi”, per il quale ha ottenuto la nomination ai David di Donatello. Per esaltare l’impatto emotivo del film è stato deciso di differenziare la musica tra mercato italiano e il resto del mondo. In Italia il film sarà infatti on-air con le note di Vangelis, indimenticabile colonna sonora degli spot Barilla anni ‘80, mentre negli altri paesi la musica che accompagnerà il commercial sarà “La Vita è Bella”.

Gianluca Di Tondo, Global Chief Marketing Officer Barilla:

Questa nuova piattaforma di comunicazione segna un momento di svolta epocale per Barilla. La marca ha saputo ritrovare la classicità delle sue campagne più iconiche, ma adattandola perfettamente alle sfide del nostro tempo. Oggi tutti abbiamo bisogno di sentirci più umani, più vicini, e un gesto d’amore può fare tutta la differenza.

Barilla annuncia così la partnership strategica e creativa con Publicis Italia a livello globale per la progettazione, data strategy e produzione delle campagne di comunicazione nelle categorie pasta e sughi pronti.

Cristiana Boccassini, Chief Creative Officer Publicis Italia, dichiara

Per noi è un onore lavorare con Barilla, uno dei brand italiani più amati e conosciuti al mondo con una storia straordinaria che continua ad evolversi lasciando sempre il segno. Un love brand con cui riteniamo di avere un’affinità unica nei valori e nel percorso di crescita e che oggi più che mai siamo felice di accompagnare nell’affrontare una nuova sfida globale.

Il nuovo posizionamento strategico, che segna una svolta epocale per il brand a livello globale, prenderà vita in nuova piattaforma di comunicazione che coinvolgerà tutti i touchpoint (digitale, social, out-of-home, retail).

i digital tool della settimana

Openroom, Cuely e T-Minus: i digital tool della settimana

Una delle necessità più sentite, ormai diventata un’esigenza indispensabile per migliorare la produttività, è quella di aggiornarsi continuamente con up-skilling e reskilling, in modo da mantenere le proprie competenze a un livello sufficiente per essere competitivi all’interno di ogni azienda e del mercato del lavoro.

Uno dei digital tool proposti oggi è utile proprio a questo scopo, soprattutto se, come tanti altri, in questo periodo si lavora da casa e sembra che le giornate lavorative si siano terribilmente allungate. Per questo, altri strumenti digitali ci vengono in aiuto, così da impostare break programmati e soddisfacenti.

Naso all’insù, poi per svagarsi seguendo le missioni spaziali più emozionanti.

Sono questi i nostri digital tool della settimana.

LEGGI ANCHE: Genei, Purpley e Relaxx: i digital tool della settimana

Occhi al cielo

digital tool t minus

Sei appassionato di imprese spaziali e non ti perdi un solo lancio? Attendi con trepidazione l’atterraggio di un rover? T-Minus è una delle migliori e più ricche app di monitoraggio dei lanci spaziali e fornisce moltissime informazioni relative allo spazio, lanci, eventi, notizie, razzi, agenzie e altro ancora. Con l’app, puoi seguire le tue agenzie spaziali preferite come SpaceX, Rocket Lab, ULA e molte altre.

Non si finisce mai di imparare

digital tool openroom

Rimanere al passo coi tempi è fondamentale e aggiornarsi è ormai un’esigenza irrinunciabile. Studiare, però, può diventare terribilmente noioso, a meno di non scoprire nuovi sistemi per rendere l’operazione più interessante. Con Openroom potrai avviare sessioni di studio di gruppo con i tuoi contatti, amici e familiari, costruendo un’esperienza gradevole anche in un compito così impegnativo.

Un reminder per evitare le brutte sorprese

tool digitali

Ti è mai capitato di attivare una versione di prova, scordare di disiscriverti e trovarti a pagare un abbonamento che non volevi? End Trial evita che questo possa accadere di nuovo. Tiene automaticamente traccia di tutti i periodi di prova e ti ricorda di cancellarli prima che scadano.

Il segreto della produttività

routine

Ti stai chiedendo di cosa si tratta? Naturalmente è una perfetta Routine. Questa app combina task, note e calendario in un unico strumento per collegare le informazioni ed essere più rapidi ed efficaci.

Home working

digital tool cuely

Lavori più di 10 ore senza fare pause? Non sei solo. Se non trovi proprio un buon motivo per spostarti dalla scrivania, Cuely viene in tuo aiuto. Questo tool usa il design del comportamento e la psicologia positiva per rendere i break più divertenti, offrendoti validi spunti direttamente sul tuo desktop.

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Treccani Futura, il polo EdTech per il sistema educativo in Italia

Creare un ecosistema EdTech, un centro di eccellenza nel settore dell’educazione, con un approccio innovativo e sperimentale, per avere un impatto ancora più forte sul sistema educativo e formativo nel nostro Paese. È questa la mission di Treccani Futura, nata dall’acquisizione da parte di Treccani Scuola (società del gruppo dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani) di Impactscool, prima impresa italiana di ricerca, consulenza e formazione, fondata da Cristina Pozzi e da Andrea Dusi, dedicata al Futures Critical Thinking.

Un nuovo polo di tecnologia educativa rivolto a studenti, insegnanti, aziende, professionisti, manager e chiunque voglia reinventare le proprie competenze. Upskilling, reskilling, ma soprattutto un patrimonio di valori comuni da mettere a sistema per una metodologia di apprendimento, ma soprattutto per imparare a riconoscere e anticipare i “futuri”.

I saperi tradizionali del Gruppo Treccani, il cui portale Treccani.it raggiunge punte di oltre 1 milione di utenti unici al giorno, incrociano e si fondono con i nuovi scenari della cultura digitale e con i linguaggi della sostenibilità, con lo sguardo rivolto alla next generation, attraverso la piattaforma Treccani Scuola.

“Entriamo in punta di piedi nell’istituzione Treccani, sinonimo di cultura in Italia. La focalizzazione sui contenuti per Treccani Futura sarà fondamentale”,

spiega Andrea Dusi che insieme a Cristina Pozzi faranno parte del Cda, rispettivamente CEO e COO, mentre alla presidenza di Treccani Futura è stato designato Massimo Lapucci, Segretario Generale di Fondazione CRT.

“Il nostro percorso ci ha permesso di portare e diffondere anche in Italia lo studio dei futuri, sia nelle scuole sia nelle aziende – dichiara Cristina Pozzi, selezionata come Young Global Leader 2019-2024 dal World Economic Forum – Un lavoro sperimentale riconosciuto anche a livello internazionale, con una community di oltre 70 ambassador in tutto il Paese e che ha coinvolto Impactscool in programmi come la task force del Ministero dell’Istruzione istituita per l’emergenza Covid-19 o il protocollo d’intesa siglato con il MIUR fin dal 2017 per promuovere le attività in Italia”.

Lo sguardo rivolto alla Next Generation

Un’attività formativa che dalla fondazione di Impactscool, avvenuta 2017 come organizzazione no profit, ha raggiunto oltre 34.000 studenti e più di 1.000 docenti, oltre a programmi di studio, workshop e webinar, dedicati non solo a studenti, ma anche ad aziende e organizzazioni.

“Quando siamo entrati in contatto con il mondo Treccani, abbiamo compreso quanto le nostre visioni fossero allineate e come per noi fosse naturale la scelta di un percorso comune. Per noi è grande motivo di orgoglio. Impactscool porterà il suo patrimonio di competenze”, aggiunge Andrea Dusi, già Climate Leader nella fondazione di Al Gore “Climate Reality Project”.

Dar vita, quindi, ad un’offerta formativa trasversale nella diffusione del sapere, in risposta alla “domanda di contenuti di qualità nei processi di educativi”.

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didattica in atto Microsoft

Andrea, cosa significa per Impactscool rientrare nel Gruppo Treccani?

“Significa creare insieme un metodo di apprendimento del futuro. Nel nostro primo contatto ci è stato proposto di inserite nostri contenuti all’interno della piattaforma Treccani Scuola? Quando si comprende di essere accomunati da una condivisione di valori e da una visione simile di formazione a 360 gradi, è quasi inevitabile decidere di unire le forze. Alla base c’è un metodo, per avere un impatto ancora più forte sul sistema educativo e formativo nel nostro Paese. Questa è la nostra mission”.

Influenzato anche dalla pandemia, il settore educational si concentra sempre di più su upskilling e reskilling,verso la ripartenza. Come si inserirà il Polo EdTech di Treccani Futura?

“Comprendere ed anticipare le tendenze dei prossimi anni. Upskilling perché la formazione deve essere continua. Fondamentale il reskilling, perché avremo di fronte una grande crisi nei prossimi anni: migliaia di persone dovranno riqualificarsi, non solo per l’emergenza Covid, ma anche per l’automazione del lavoro, altro macro trend del sistema.  Riqualificarsi per un’azienda sarà determinante. Infine c’è il tema educativo della scuola, un organismo vivo molto complesso: vogliamo offrire il nostro supporto a partire dalle classi primarie. All’interno di Treccani Futura esiste già Treccani Scuola, piattaforma utilizzata già da docenti e studenti: cercheremo di arricchirla di contenuti, anche nell’aspetto software come supporto incrementale al libro di testo. Queste sono le direttrici, ovvero formazione scolastica a 360 gradi, upskilling e reskilling. È evidente che non sarà un unico progetto, ma diversi. Siamo già a pieno regime, poi dopo l’estate lanceremo alcune novità”.

“Incidere in modo positivo sul Paese”. Un obiettivo ambizioso.

“L’Istituto Enciclopedico Treccani ha 97 anni di storia, è nato nel 1925, una società privata che persegue un interesse pubblico, fondamentale per la creazione di una coscienza collettiva all’uscita dalla prima guerra mondiale, quando mancava una cultura di base nazionale. Sono ancora gli unici contenuti certificabili. È importante creare una diffusione. In Treccani Futura continueremo a perseguire lo stesso interesse pubblico. Treccani è un’istituzione in cui entriamo in punta di piedi. Comune denominatore con Impactscool, da sempre concentrata su tematiche innovative, scenari del futuro, tecnologie emergenti, blockchain, intelligenza artificiale, è riuscire a dare certezza a questi temi, allargandoli agli impatti etici”.

Quale sarà il valore aggiunto di Impactscool?

“Noi vogliamo portare ne mondo dell’educazione molta innovazione, i formati e le modalità di fruizione di contenuti certificati in Treccani.it, ancora oggi punto di riferimento per studenti e laureati, uno degli 11 siti più visti in italia. Puntare sulla qualità paga sempre”.

La scuola ha subito un’accelerazione digitale con la Dad a causa della pandemia, una didattica d’emergenza. In futuro, come si concilierà con le lezioni in presenza?

“Si è cercato di tappare i buchi. Il ruolo dei maestri, soprattutto nell’età dello sviluppo, è essenziale e la didattica a distanza non può sostituirlo. Con la abbiamo realizzato una maggiore informatizzazione dei ragazzi, dei docenti soprattutto, e anche dei genitori, da una semplice presentazione in power point.  Gli strumenti tecnologici non vanno mai a sostituire, ma ad integrare”.

“Futures Critical Thinking” è un elemento cardine della metodologia Impact. Quali saranno gli elementi fondanti di questo modo di pensare alternativo, divergente.

“È una delle materie chiave della conoscenza da imparare secondo l’Unesco, per navigare rispetto all’incertezza del 21esimo secolo. In Finlandia è insegnata dalla prima elementare. Significa imparare a leggere, ma anche a scrivere i futuri. Attraverso una serie di metodologie analitiche si riesce a navigare i futuri possibili. Ne esistono tanti e diversi. Andare, quindi, ad identificare il futuro preferibile rispetto a quello probabile, su cui poter incidere, come persona singola, società, sistema azienda o paese. Molto dei ministri e deputati della Finlandia provengono dall’Istituto per il Futuro. È una disciplina trasversale alle diverse materie, contiene elementi hard legati alla tecnologia da applicare a quelli soft, che apre a maggiore creatività. Sui ragazzi delle superiori e universitari abbiamo sperimentato che incide sulla speranza nel futuro. Se io so di essere padrone del mio futuro, in realtà, malgrado tutto, con le mie scelte e le decisioni, indirizzo la mia vita in una determinata direzione ed acquisisco una consapevolezza diversa. Questo può essere applicato anche alle aziende, di fatto la pianificazione a lungo periodo non si realizza più: un manager viene valutato su base annuale, quotato su base trimestrale. Quindi io posso incidere sul mio futuro e lo posso indirizzare”.

Le nuove tendenze delle Human Resources si concentrano sul concetto di “empowerment” delle persone e di sostenibilità. Lo stesso avviene anche nel settore dell’educazione?

“Voglio essere provocatorio. Non è importante la singola persona, sono essenziali le persone e il pianeta. Continuiamo a reiterare un errore. Al centro del paradigma c’è un nuovo umanesimo. Non può esserci innovazione senza sostenibilità. Non l’uomo singolo, ma la collettività collegata al mondo in cui vive”.

Quale sarà la prossima sfida del polo EdTech?

“Diventare un ecosistema significa dialogare con attori esistenti. Siamo aperti al dialogo con chiunque abbia voglia di fare iniziative e di coinvolgere Treccani Futura su iniziative edtech. Siamo soliti dividerci nel nostro Paese. È tempo di capire come avere un impatto insieme”.

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Twitter e il Ministero della Salute estendono la funzione di ricerca sul Covid-19

Mentre la comunità globale affronta insieme la pandemia di COVID-19, Twitter continua ad aiutare le persone a trovare informazioni accurate e tempestive in materia di COVID-19 e di vaccini.

Da oggi Twitter ha aggiornato il messaggio realizzato in collaborazione con il Ministero della Salute che appare quando gli utenti in Italia cercano informazioni in materia di COVID-19, includendo anche le informazioni sui vaccini. Ciò assicura che i cittadini trovino agevolmente informazioni corrette da fonti autorevoli quando cercano termini e hashtag legati a questi temi.

Vaccini

#COVID19 è stato l’hashtag più twittato a livello globale nel 2020 e, con la campagna vaccinale attualmente in corso, i cittadini continuano a cercare informazioni sui vaccini su Twitter. Il nuovo messaggio aggiornato permetterà loro di visitare due differenti pagine sul sito del Ministero della Salute in base alle loro esigenze: informazioni generali sul COVID-19 o informazioni sui vaccini anti-COVID-19.

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Ronan Costello, Senior Public Publicy Manager di Twitter in Europa, ha dichiarato:

Twitter può essere un’importante fonte di informazione per molte persone. Abbiamo lavorato con il Ministero della Salute sin dall’inizio della pandemia per assicurarci che i cittadini che utilizzano Twitter abbiano facilmente accesso ad informazioni di salute pubblica accurate e tempestive. Da oggi, abbiamo aggiornato ed ampliato il messaggio che appare in cima ai risultati di ricerca degli utenti per fornire non solo informazioni sul COVID-19, ma anche aggiornamenti in materia di vaccini.

Lanciato a febbraio 2020, il ‘search prompt‘ è un’estensione del messaggio di informazione realizzato proprio per aiutare le persone a trovare informazioni chiare, affidabili e tempestive in materia di COVID-19, vaccinazioni e sicurezza dei vaccini.

A dicembre Twitter ha esteso la sua policy contro la misinformazione in materia di COVID-19 per contrastare tutti i Tweet che propongono contenuti pericolosi, falsi o fuorvianti sui vaccini anti COVID-19, e recentemente questa iniziativa è stata ulteriormente rafforzata con l’inclusione di un sistema mirato che stabilisce quando è necessaria un’ulteriore azione di contrasto.

Questo sistema ha lo scopo di aiutare a sensibilizzare il pubblico sulle policy della piattaforma e contribuire a ridurre ulteriormente la diffusione di informazioni potenzialmente dannose e fuorvianti, in particolare per violazioni ripetute di gravità moderata e critica delle regole di Twitter.

Dall’introduzione della policy sulla disinformazione in materia di COVID-19, sono stati rimossi più di 22.400 Tweet.

Il Codice Pinterest e il Creator Fund: da influencer ad inspirator

Rendere internet un ambiente inclusivo, stimolante, teso alla condivisione di idee. Parola d’ordine è “essere di ispirazione” per Pinterest, che ha ospitato un’anteprima virtuale esclusiva  dedicata alla sua community internazionale di creators e alla stampa specializzata, tra cui anche Ninja Marketing, per annunciare le innovazioni e le strategie per la creazione di un ecosistema di creativi.

Un dialogo dinamico con i propri creators, durante il quale Pinterest ha annunciato il lancio del Creator Fund da 500 mila dollari, la nuova politica sui contenuti con linee guida inserite nel Creator Code, oltre a nuovi strumenti di moderazione, per garantire che la piattaforma continui a essere un “luogo inclusivo, positivo e stimolante”.

“Una piattaforma nuova e notevolmente migliorata che consente ai creators di creare e pubblicare contenuti stimolanti e di creare un pubblico in crescita (i pinners, ovvero gli utenti di Pinterest) tra i quasi mezzo miliardo di persone che utilizzano Pinterest ogni mese negli ultimi 11 anni – esordisce Evan Sharp, co-founder, Chief Design and Creative Officer di Pinterest – Abbiamo lavorato duramente per garantire che Pinterest sia il luogo in cui le persone vanno per trarre ispirazione, la nostra vera stella polare. Pinterest è diventato quasi l’ultimo angolo positivo di Internet, abbiamo investito un enorme sforzo per mantenere la negatività offline”.

Pinterest Creator Code

Il Codice Etico obbligatorio e il cambio di paradigma: da influencer ad inspirator

Per progettare la propria attività in piattaforma, sarà indispensabile aderire al Codice Pinterest Creator, un insieme obbligatorio di linee guida da firmare prima di poter pubblicare contenuti e Story Pin, dove toccando un pulsante che dice “Accetto” per affermazioni che includono “Sii gentile“, “Controlla i miei fatti“, “Sii consapevole dei trigger,  “Pratica inclusione” e “Non nuocere “.

“L’intenzione del Pinterest Code è aiutare i nostri creatori a comprendere meglio ciò che abbiamo imparato negli anni: parlare con voce positiva, inclusiva e stimolante che consentirà di costruire una presenza di successo, non solo per influenzare i nostri utenti, ma ispirarli. Le aziende tecnologiche così spesso si comportano in modi che appaiono inumani – spiega Evan Sharp – Pinterest è impegnato a costruire una società tecnologica Human centric, ovvero al centro l’essere umano, per costruire un business al servizio dei nostri utenti e dei nostri azionisti”.

Da tempo la company ha investito anche nel “range tone” con la creazione di strumenti che prevedessero le varie gamme di tonalità della pelle che consentono agli utenti di filtrare e personalizzare l’idea di bellezza.

“Siamo stati tra le prime piattaforme a vietare tutti gli annunci di disinformazione politica o sanitaria, l’incitamento all’odio, al bullismo o all’ autolesionismo, per questo il nuovo codice dei creatori è così importante”, evidenzia Evan Sharp.

Riflettori puntati anche sulla positività come indicatore e principio cardine nella costruzione di un personal branding e di un marchio business con Jonathan Van Ness, personalità televisiva Usa, autore, podcaster e attivista, che ha preso parte alla conferenza in streaming insieme ai creatori e ai vertici Pinterest.

“La nostra priorità è continuare a rendere Pinterest un luogo per i contenuti più ispirazionali, inclusivi e fruibili. Le persone si rivolgono alla nostra piattaforma per scoprire idee, prodotti e servizi da integrare come parte della loro vita quotidiana e i Creator ci aiutano a creare i contenuti che ispirano le persone. Vogliamo garantire che i contenuti su Pinterest siano inclusivi e vogliamo insegnare alle persone a supportare la community sulla piattaforma”, aggiunge Mathilde Jais, Head of Growth for Southern Europe.

Il Fondo per la formazione e il sostegno finanziario destinato ai creator

Per gruppi sottorappresentati nasce il Creator Fund, il sostegno finanziario e di formazione individuale per avere successo su Pinterest.

“Crediamo che chiunque possa ispirare, anche l’hobbista di tutti i giorni con idee ancora scoprire. Il nostro obiettivo è costruire un ecosistema di creativi che sia veramente incentrato sul premiare e celebrare le persone più stimolanti e le loro idee”, spiega Minnie Bredouw, Creative Director Pinterest.

Un programma ispirato alla cultura dell’inclusività, intesa come fattore chiave della competitività dell’azienda. L’impegno, quindi, a garantire che il 50% dei Creatori con cui Pinterest lavora provenga da gruppi sottorappresentati. Introdotto anche un nuovo modo per rivenditori, inserzionisti e creator di identificarsi, se provenienti da un gruppo sottorappresentato attraverso le vetrine shopping.

Nella prima tranche di finanziamento Pinterest ha collaborato con creators provenienti da diversi background, dal food, ai viaggi, alla fotografia, alla moda, con corsi di consulenza su strategia creativa e un budget dedicato per la creazione di contenuti.

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Promuovere un mindset teso all’inclusione e una suite di strumenti a disposizione utilizzando l’App

Stimolare, soprattutto, una mentalità inclusiva tesa alla creazione di una comunità online che supporti e incoraggi persone di ogni estrazione sociale e modelli compassione.

“Abbiamo costruito silenziosamente un’enorme piattaforma per i creator. In definitiva, vogliamo pinners che siano in grado di agire sulle idee, pronte ad agire cercando modi per migliorare la propria quotidianità e che vogliono interagire con i creatori che li ispireranno. Nel mondo frenetico di oggi, le persone hanno bisogno di un posto dove sognare, dove essere ottimiste, per condividere le loro passioni. Cosa abbiamo fatto per rispondere a questa sfida? Di recente abbiamo introdotto una nuova suite di strumenti per i creatori, che li aiuti a metterli in contatto con i pinners attraverso l’App”.

Nuove funzionalità come trying e il tagging che offrono ai creatori l’opportunità di taggare specifici prodotti in stock nei loro pin per favorire la monetizzazione, oltre ai pin delle storie, possibilità di commentare e moderare le conversazioni, all’interno di una piattaforma considerata versatile alle diverse esigenze di espressione, attraverso le differenti bacheche.

In anteprima video anche la nuova campagna per il Codice Creator, definito come “un passo verso uno spazio migliore”. Uno standard innovativo per spingere le persone alla gentilezza.

“Nessun’altra piattaforma di social media sostiene il benessere mentale come Pinterest – affermano i diversi creator presenti all’evento streaming – Quando una piattaforma è in grado di porre dei limiti, allora sai che sei nel posto giusto. Una comunità gentile incoraggia ad essere molto più espressivi per ispirare gli altri. È un privilegio così fantastico e il Codice è una ricetta per il creator di essere se stesso al 100%”.

“Il Codice è una necessità emersa a metà del 2020, un anno segnato da una pandemia e una politica tumultuose, accompagnate da un movimento cardine per i diritti civili – insiste Minnie Bredouw, Creative Director Pinterest – Questo panorama turbolento ha evidenziato la necessità di educazione nella creazione di contenuti. Il codice è una guida che vive all’interno del nostro prodotto inteso a costruire una comunità inclusivo e compassionevole. È inteso per essere proattivo e responsabilizzante piuttosto che reattivo e teso a rimproverare. Supponiamo che la conoscenza sia potere. In un mondo che si muove velocemente, il codice evidenzia le differenze tra espressione e antagonismo. Essere audaci, nell’innescare una conversazione senza essere divisivi”.

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Illycaffè si unisce alla Guida Michelin per supportare le Stelle Verdi

Illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, e Michelin hanno deciso di intraprendere un ulteriore passo avanti verso la tutela del Pianeta.

Le due aziende, che condividono valori molto simili, lavoreranno insieme per promuovere quei ristoranti che si impegnano per la sostenibilità – preservando le risorse, valorizzando la biodiversità, o riducendo lo spreco alimentare e il consumo di energie non rinnovabili. 

I ristoranti che hanno ricevuto la Stella Verde della Guida MICHELIN fanno parte di un ambizioso network di opinion leader impegnati nella scena gastronomica mondiale; leader di pensiero che contribuiscono sia ad aumentare la consapevolezza sulle sfide della cucina del futuro, sia ad ispirare i propri colleghi all’interno dell’industria gastronomica. Siamo lieti di associarci per la prima volta ad illycaffè, un’azienda particolarmente impegnata nella sostenibilità, con cui condividiamo forti valori. 

Dichiara Gwendal Poullennec, Direttore Internazionale di Guida MICHELIN.

Siamo estremamente onorati di poter annunciare il nostro supporto alle Stelle Verdi della Guida MICHELIN in Europa e negli Stati Uniti, un riconoscimento che premia i ristoranti che sono l’avanguardia di un approccio più sostenibile alla gastronomia. Una straordinaria opportunità per continuare a promuovere la cultura del nostro caffè nel mondo dell’alta ristorazione: molti dei nostri ambassador hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento e speriamo di continuare a sviluppare con i migliori chef internazionali, un percorso di qualità sostenibile sempre più virtuoso.

Afferma Massimiliano Pogliani, Amministratore Delegato di illycaffè.

Stelle Verdi MICHELIN

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Presentata per la prima volta a gennaio 2020 all’evento di lancio dell’edizione francese della Guida MICHELIN, la Stella Verde MICHELIN è il riconoscimento più recente di MICHELIN.

La Stella Verde MICHELIN rappresenta un nuovo punto di riferimento per clienti e professionisti: gli ispettori assegnano il riconoscimento ai ristoranti che più si impegnano ad avere un approccio sostenibile alla gastronomia.

Evidenziando le azioni virtuose e stabilendo dei veri e propri modelli di comportamento, la Guida MICHELIN ambisce a fornire agli chef e agli altri operatori del settore, un contesto in cui far aumentare la consapevolezza della problematica della sostenibilità fra il pubblico, le imprese e nell’intera industria gastronomica.

Illimity e Viafintech in partnership per il versamento contanti

Viafintech e Illimity Bank S.p.A. (“illimity” o la “Banca”) annunciano una partnership che consente ai clienti di illimitybank.com – la banca digitale diretta del Gruppo illimity – di utilizzare la funzione via cash all’interno della loro app di mobile banking.

Via cash

Il servizio, fornito da Viafintech, si trova nell’app della banca sotto la voce “Versamento Contanti” e permette ai clienti di depositare contanti in modo intelligente ed efficiente, mentre fanno la spesa. A partire da oggi, i clienti di illimitybank.com potranno effettuare versamenti anche al supermercato, utilizzando la nuova funzionalità e sfruttando una rete di oltre 1000 Punti Vendita in Italia.

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Il meccanismo è semplice e veloce: per ottenere l’accredito sul conto in modo automatico, il cliente genera un codice a barre direttamente nell’app, che viene poi scansionato alla cassa di un qualsiasi punto vendita, partner di Viafintech. Tra i rivenditori che offrono il servizio ci sono le filiali dei seguenti supermercati: Pam Panorama, Pam Local, Penny Market Italia e Carrefour Italia.

Per noi la collaborazione con Illimity è importante e dimostra come la partnership tra banche e fintech possa portare dei vantaggi, anche in un periodo difficile come questo. Il servizio viacash di viafintech, che permette di accedere in modo rapido a soluzioni specializzate, ne è un esempio. Siamo orgogliosi di lavorare con illimity, dotando la loro app di mobile banking con una funzionalità innovativa, grazie alla quale i clienti possono gestire il denaro in modo digitale, intelligente ed efficiente attraverso i nostri Supermercati partner.

Afferma Giorgio Pessina, Senior Banking Manager Italy di viafintech.