Un crollo radicale in borsa dopo l’annuncio, attraverso Twitter, in cui Elon Musk afferma che Tesla non accetterà più pagamenti in Bitcoin.
Uno shock per la criptovaluta, alla cui affermazione lo stesso Musk aveva contribuito con un forte endorsment negli scorsi mesi. Una retromarcia determinata dalle preoccupazioni relative all’ambiente per l’utilizzo di carboni fossili nella produzione di Bitcoin.
In base a quanto riportato da Cnbc, il valore del mercato delle criptovalute era pari a 2.430 miliardi di dollari al momento del tweet. Tre ore dopo era a 2.060 miliardi di dollari, ovvero 365 miliardi in meno.
“Siamo preoccupati per il rapido aumento dell’uso di combustibili fossili per l’estrazione e le transazioni di Bitcoin, in particolare di carbone, che ha le peggiori emissioni di qualsiasi combustibile”, scrive il CEO di Tesla Elon Musk, che chiarisce che non venderà però i Bitcoin in proprio possesso.
Il gruppo Tesla preferirà altre eventuali criptovalute che generano minore inquinamento.
“La criptovaluta è una buona idea a molti livelli e crediamo che abbia un futuro promettente, ma questo non può avere un costo per l’ambiente”, aggiunge Musk.
Il Chief Financial Officer di Tesla, Zach Kirkhorn, ha affermato che la società ha scelto di investire in Bitcoin quando era alla ricerca di un luogo in cui conservare denaro di cui non aveva immediatamente bisogno, come modo per preservare la liquidità e allo stesso tempo guadagnare un rendimento.
Ad inizio 2021 lo stesso Musk aveva annunciato la possibilità di accettare pagamenti in Bitcoin, scommettendo sulle criptovalute e acquistandone 1,5 miliardi nel primo trimestre. Il solo inserimento della parola “bitcoin” in un tweet di Musk, aveva provocato un’oscillazione al rialzo della valuta digitale.
Gli interrogativi sull’impronta ambientale del Bitcoin sono in gran parte legati al modo in cui viene creata la criptovaluta. Il processo di generazione prevede la risoluzione di calcoli estremamente complessi che richiedono reti di computer molto potenti collegati, ma indipendenti che elaborano transazioni in cambio di bitcoin appena coniati, e processori ad alte prestazioni (con sistemi di raffreddamento molto efficienti per evitare il surriscaldamento). Il ‘mining’ del Bitcoin, letteralmente l’estrazione della criptovaluta, nasce da competizione ad alta intensità energetica per risolvere un puzzle matematico casuale e vincere Bitcoin. Più computer sono in rete, più difficile sarà il puzzle, maggiore sarà l’energia necessaria per battere gli altri computer, con un consumo superiore di elettricità.
Quanto costa in termini energetici il mining del Bitcoin, ovvero al sua estrazione?
L’estrazione di bitcoin consuma circa 148 terawattora di energia all’anno, secondo le stime del Cambridge Centre for Alternative Finance. È più di quanto la Svezia usa in un anno. Tuttavia, il centro afferma anche che l’energia utilizzata da bitcoin è pari a circa 1 anno e mezzo di energia sprecata negli Stati Uniti solo dai dispositivi lasciati collegati alle prese.
E se la società sta esaminando altre criptovalute, che consumano meno energia, non è detto che in futuro non possa riprendere ad utilizzare la criptovaluta per le transazioni, ovviamente “non appena il mining passerà a un’energia più sostenibile”.
Migliaia i commenti e le condivisioni, sebbene alcuni sostenitori del bitcoin contestino l’elevato spreco di energia come evidenziato dai suoi critici e dal tweet di Musk.
La volatilità di Bitcoin ha limitato la sua adozione per i pagamenti, spingendo alcuni imprenditori a creare stablecoin: criptovalute ancorate ad asset come il dollaro USA. Il recente insediamento di una sonda nella stablecoin più popolare, tether, mostra però la necessità di trasparenza in un settore in crescita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/elon.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-13 19:55:392021-05-14 11:16:11Dietrofront Elon Musk, no Bitcoin e la criptovaluta crolla
“Abuso di posizione dominante”: è la sanzione prevista dall’Antitrust, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, per un importo di 102 milioni di euro, imposta alle società Alphabet Inc., Google LLC e Google Italy per violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Secondo l’Authority, il colosso big tech non avrebbe “consentito l’interoperabilità dell’app JuicePass di Enel X con Android Auto”.
JuicePass è una specifica funzionalità del sistema operativo Android Auto che permette di utilizzare le app quando l’utente è alla guida, nel rispetto dei requisiti di sicurezza e di riduzione della distrazione. L’applicazione consente, inoltre, un’ampia gamma di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici, che vanno dalla ricerca di una colonnina di ricarica alla gestione della sessione ricarica passando per la prenotazione di una colonnina; quest’ultima funzione garantisce l’effettiva disponibilità dell’infrastruttura una volta che l’utente l’abbia raggiunta.
Attraverso il sistema operativo Android e l’app store Google Play, secondo l’Antitrust che Google detiene una posizione dominante che le consente di controllare l’accesso degli sviluppatori di app agli utenti finali. In questo caso, danneggiando altre aziende per favorire la sua Google Maps (che prevede funzioni molto vicine a quelle di JuicePass, in particolare per la ricerca di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici e la navigazione, ma che in futuro potrebbe integrare altre funzionalità, come ad esempio la prenotazione e il pagamento).
La reazione di Google Italy alla sanzione dell’Authority
Non si è fatta attendere la replica dell’azienda di Mountain View, che si dischiara “rispettosamente in disaccordo con la decisione dell’AGCM”.
“Esamineremo la documentazione e valuteremo i prossimi passi”,
afferma il portavoce di Google commentando la multa”. E aggiunge: “La priorità di Android Auto è garantire che le app possano essere usate in modo sicuro durante la guida. Per questo abbiamo linee guida stringenti sulle tipologie di app supportate, sulla base degli standard regolamentari del settore e di test sulla distrazione al volante. Le applicazioni compatibili con Android Auto sono migliaia, e il nostro obiettivo è consentire ad ancora più sviluppatori di rendere le proprie app disponibili nel tempo. Per esempio, abbiamo introdotto modelli di riferimento per le app di navigazione, di ricarica per le auto elettriche e per il parcheggio, che sono aperti e a disposizione degli sviluppatori”.
Compromessa, secondo l’Antitrust, la possibilità di scelta per gli utenti
La discriminazione nei confronti dell’app di Enel X, che dura da circa 2 anni, per il Garante “potrebbe compromettere definitivamente la possibilità per Enel X Italia di costruire una solida base utenti”.
“Tre smartphone su 4 usano Android In Italia”,
si legge nella nota stampa dell’Antitrust. “Google è un operatore di assoluto rilievo, a livello globale, nel contesto della cosiddetta economia digitale, dal momento che possiede una forza finanziaria rilevantissima”.
Effetto di tale condotta discriminatoria non solo la sanzione, ma anche l’imposizione per Google di rendere disponibile su Android Auto l’app di Enel X così come di altri sviluppatori di app, strumenti per la programmazione di app interoperabili con Android Auto. L’Antitrust vigilerà, inoltre, sull’effettiva e corretta attuazione degli obblighi imposti. Sull’attuazione vigilerà un esperto indipendente, cui Google dovrà garantire massima collaborazione e condivisione di informazioni.
L’effetto negativo sullo sviluppo della mobilità elettrica
In gioco secondo l’Authotity lo sviluppo della mobilità elettrica in una fase cruciale del suo avvio, in particolare per quanto riguarda il potenziamento di una rete di infrastrutture per la ricarica delle auto adeguata alla fase di crescita e di evoluzione della domanda di servizi di ricarica. Da qui le possibili ricadute negative sulla diffusione dei veicoli elettrici, sull’utilizzo dell’energia “pulita” e sulla transizione verso una mobilità più sostenibile in ottica ambientale”.
Una duplice ricaduta negativa, quindi: la limitazione di scelta degli utenti e il freno all’utilizzo di energie alternative, ostacolo quindi al progresso tecnologico.
Sulla vicenda interviene anche il Codacons, sottolineando come “lo strapotere di Google danneggi non solo competitor e operatori, ma soprattutto i consumatori finali, alterando il mercato, controllando e limitando l’accesso di altri operatori e riducendo la concorrenza”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Barbara_1-1.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-05-13 14:25:172021-05-13 14:28:06Google, maxi multa da 100 milioni di euro dall'Antitrust
La parità di genere non è un tema astratto che riguarda la società in generale, ma qualcosa che tocca ogni casa: è proprio qui infatti che ancora oggi le donne si fanno carico del peso maggiore delle incombenze quotidiane.
Da sempre vicina alle famiglie, Indesit ha da tempo preso posizione su questo tema con la pluripremiata campagna #DoItTogether –vincitrice negli ultimi quattro anni di diversi awards, tra cui il premio Equal di ADCI– continuando a sostenere la necessità di una maggiore collaborazione in casa, senza distinzione di sesso.
In questo quarto anno di campagna, Indesit ha scelto di affrontare la tematica della gender equality attraverso gli occhi dei bambini. Nel nuovo video “I bambini ci imitano“, sono proprio i più piccoli infatti a essere protagonisti: imitando le principali occupazioni dei genitori in casa, svelano come in realtà il maggior carico delle faccende domestiche pesi sulle mamme.
Creato da WPP EMEA (Agenzia: Wunderman Thompson EMEA, Casa di Produzione: The Box), diretto da Maria Guidone e pianificato dal centro media The & Partnership, il nuovo episodio consolidai messaggi della campagna #DoItTogether, posizionando il brand Indesit come l’alleato affidabile per le famiglie, socialmente impegnato sui temi della parità di genere.
Novella Sardos Albertini, Head of Brands & Digital Communication di Whirlpool Italia, dichiara:
Lo stare insieme in famiglia è al centro dei valori di Indesit, che conosce le sfide che ognuno deve affrontare quotidianamente. Durante la pandemia, che ha reso la casa anche un luogo per il lavoro e la scuola, la pressione sui genitori è cresciuta ulteriormente. Per questo Indesit si impegna a semplificare la vita a casa: i nostri prodotti e la tecnologia Push&Go sono talmente facili da usare che qualsiasi persona può fare la sua parte, favorendo un’equa distribuzione dei compiti domestici e, di conseguenza, un ambiente familiare più felice.
Le innovative tecnologie Push&Go e Turn&Go, infatti,offrono un accesso rapido e semplice alle funzioni più utilizzate ogni giorno, attraverso un unico tasto.
#DoItTogether: una campagna integrata a 360°
Il video “I bambini ci imitano”, che sarà promosso sui canali social di Indesit – Instagram, Facebook e Youtube – è parte fondamentale della campagna integrata online che coprirà parte del 2021. La campagna prevede anche il programmatic display standard e il programmatic social display, oltre a una landing page sul sito di Indesit dedicato alla campagna.
Per sostenere lo storytelling, Indesit lavorerà con family influencer, tra cui la madrina Alessia Mancini, a partire dalla seconda metà maggio. Con l’attività “Children certified” al centro del racconto saranno nuovamente i bambini che, intervistati su ciò che vedono accadere in casa, con le loro parole mostreranno un quadro autentico della propria famiglia.
La quotidianità che viviamo io e la mia famiglia è scandita da tante attività, professionali, scolastiche e di gestione della casa e tutti cerchiamo di fare la nostra parte in pieno stile #DoItTogether.Per questo prendo parte con piacere alla campagna di Indesit perché, come mamma, credo che dare il giusto esempio valga più di mille parole.
AffermaAlessia Mancini, conduttrice e mamma di due bimbi, Madrina della Campagna #DoItTogether.
Indesit realizzerà inoltre a fine maggio una ricerca internazionale sui consumatori dedicata al tema della gender equality, con un focus particolare sull’impatto delle restrizioni anti-Covid nella gestione della vita familiare.
Parallelamente Indesit darà spazio sui suoi canali social anche ad alcuni contenuti dedicati ai più piccoli, come le Fairy Tales: fiabe classiche riviste in chiave #DoItTogether, ovvero con un finale che supera gli stereotipi.
In occasione della Festa del 1 maggio, la campagna #DoItTogether è stata anticipata sui social dal video intitolato“Unmute”, con cui il brand ha voluto dare voce a chi, lavorando in casa in smartworking, conduce in realtà due lavori, occupandosi contemporaneamente anche dei figli.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/1_rossella.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-13 11:23:472021-07-26 12:40:33La nuova campagna di Indesit ci chiede una maggiore collaborazione domestica
L’event industry è un settore che in Italia produce 65,5 miliardi di euro, con un impatto sul Pil di 36,2 miliardi di euro l’anno e che coinvolge 569mila addetti ai lavori. La pandemia lo ha colpito duramente e ne ha stravolto le regole del gioco, introducendo gli eventi digitali, con cambiamenti da cui probabilmente non torneremo più indietro. Ma non è necessariamente un male.
Gli eventi digitali
L’esigenza del distanziamento fisico ha infatti accelerato il processo di ricerca di nuove forme di interazione. E, se il principale difetto degli eventi digitali era il mancato coinvolgimento delle persone, oggi esistono tecnologie in grado di sopperire in qualche modo all’assenza di contatti reali e di fornire soluzioni avanzate di networking interattivo.
Ai vantaggi di tutto questo sarà difficile rinunciare anche post emergenza.
Il futuro sembra sempre più andare in direzione di eventi digitali oppure “ibridi”, che consentano di coinvolgere audience più ampie e allo stesso tempo di contenere tempi e costi organizzativi. Se prima il numero di medio di partecipanti a un evento era stimato a 500 persone, oggi è pari a 5mila.
Il Digital permette di confezionare eventi fatti “su misura” e di garantire esperienze immersive e uniche, anche grazie a soluzioni hardware e software come Realtà Aumentata e VR. Per questo, per il successo di un evento digitale, è centrale la scelta della piattaforma e delle tecnologie da utilizzare.
La Masterclass di mercoledì 19 Maggio alle ore 13, organizzata da Ninja Academy in collaborazione con The Rocks, l’Innovation Company che ha sviluppato la piattaforma Umans™, al servizio di fiere ed eventi digitali tra cui N-Conference Digital Edition, il Business Visionary Event targato Ninja e in collaborazione con i main partner TIM, AW LAB e Banca Sella,fornirà una panoramica sul mondo degli eventi digitali, sia dal punto di vista degli organizzatori che dei fornitori delle tecnologie utili alla loro riuscita. Si dimostrerà come un evento digitale possa rivelarsi, per le più svariate tipologie di business, una strategia di marketing efficace e sostenibile.
Esther Intile, Event & Account Manager Ninja, ospiterà Antonio Trepiccione, CEO The Rocks. Appassionato di tecnologia e laureato in Informatica, Antonio ha esordito come IT e Project manager per poi diventare imprenditore. Amante della vita in “trincea” fatta di sfide quotidiane e relazioni con il cliente, è dalla 2014 alla guida di The Rocks.
La Masterclass è online e gratuita, iscriviti adesso per prenotare il tuo posto in prima fila! Così, se proprio non ce la farai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/2_rossella.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-05-12 16:07:472021-11-15 15:51:37Come trasformare gli eventi digitali in un successo reale
Continua la serie di articoli di LegalBlink sulle tematiche legali del mondo eCommerce. Questa volta parliamo di eCommerce e fiscalità.
È importante conoscere i principali temi fiscali in materia di eCommerce? Assolutamente sì. Infatti, come vedremo, le questioni fiscali di un eCommerce possono influenzare il modello di un business.
Distinzione tra ecommerce B2B e B2C
Il primo tema da chiarire è la distinzione tra eCommerce che si rivolgono a clienti business o a clienti consumatori. Definiamo quindi:
B2B: la vendita di prodotti effettuata da un eCommerce ad un cliente business, dove per cliente business intendiamo un professionista che acquista prodotti nell’ambito dello svolgimento della sua attività imprenditoriale o professionale.
B2C: la vendita di prodotti effettuata da un eCommerce ad un cliente consumatore, intendendo per consumatore un soggetto che non conclude l’acquisto nell’ambito dello svolgimento della sua attività imprenditoriale o professionale.
Ai fini della distinzione, B2B e B2C non rileva quindi solamente la qualità del soggetto, ma determinante è se il cliente acquista o meno nell’esercizio della sua attività imprenditoriale.
Un fattore importante per distinguere gli acquisti B2B dagli acquisti B2C è l’inserimento, da parte del cliente, della Partita IVA al momento della conclusione dell’acquisto.
Infatti, un cliente che acquista con Partita IVA, si può presumere che stia esercitando la sua attività imprenditoriale e, di conseguenza, può essere considerato un professionista che acquista in ambito B2B.
Una delle domande che più spesso ci vengono poste in ambito di eCommerce e fiscalità riguarda la gestione e l’obbligo di emissione della fattura.
Prima di affrontare il tema fatturazione nell’eCommerce, è opportuna un’altra distinzione: quella tra eCommerce diretto ed eCommerce indiretto.
L’eCommerce è diretto quando l’operazione di acquisto effettuata dal cliente, B2B o B2C, avviene totalmente online, dal momento dell’invio dell’ordine all’eCommerce fino al momento in cui il cliente riceve quanto acquistato.
Per esempio, la vendita di video-corsi online rientra nella definizione di eCommerce diretto, se il corso viene trasferito all’acquirente online senza l’utilizzo di supporti durevoli materiali.
L’eCommerce è invece indiretto quando l’operazione di acquisto avviene online tramite il sito internet del venditore, o tramite un marketplace, e il prodotto viene materialmente consegnato al cliente.
L’acquisto di un capo di abbigliamento online vale come esempio per identificare l’attività di eCommerce indiretto.
Chiarita la differenza tra eCommerce diretto ed eCommerce indiretto, analizziamo gli obblighi di fatturazione per le due tipologie di eCommerce.
L’eCommerce diretto:
Nelle operazioni B2C è obbligato ad emettere la fattura se il cliente consumatore è stabilito al di fuori dell’Unione Europea;
nelle operazioni B2B è sempre obbligato ad emettere la fattura, sia che il cliente sia stabilito nell’Unione Europea sia che sia stabilito al di fuori del territorio Comunitario.
L’eCommerce indiretto:
Nelle operazioni B2C ha l’obbligo di emettere fattura se i prodotti venduti non sono destinati all’Italia, ma hanno come destinazione paesi dell’Unione Europea o al di fuori dell’UE;
nelle operazioni B2B è sempre tenuto all’emissione della fattura, a prescindere dal luogo di destinazione dei beni acquistati dal cliente.
L’eCommerce, diretto ed indiretto, che effettua una operazione B2C nel territorio nazionale, è invece obbligato all’emissione della fattura solamente se questa viene espressamente richiesta dal cliente prima della conclusione dell’acquisto.
Se il cliente B2C stabilito in Italia, o il cliente che riceverà la consegna dei beni nel territorio nazionale in caso di eCommerce indiretto, non richiede espressamente la fattura, questa non sarà emessa dall’ecommerce, che rimane comunque obbligato all’emissione di un documento fiscale in base al caso concreto.
È importante evidenziare che, anche nei casi in cui un eCommerce non sarebbe obbligato ad emettere la fattura, l’obbligo di emissione della stessa sorge se l’acquirente richiede espressamente la fattura prima della conclusione dell’acquisto.
Inoltre, sempre con riferimento all’eCommerce indiretto, la fattura deve essere emessa senza l’applicazione dell’IVA se la vendita è destinata a paesi non inclusi nell’UE. In questo caso, sarà necessario presentare alla dogana la necessaria documentazione per l’esportazione dei prodotti ed ottenere la relativa documentazione dalla dogana di destinazione.
Ancora con riferimento alla vendita extra-UE, eventuali IVA e dazi del paese di destinazione del bene sono a carico dell’acquirente nelle operazioni B2C, salvo diverso accordo.
Applicazione dell’IVA nell’ecommerce indiretto per vendite UE
Con riferimento all’eCommerce indiretto, che rappresenta la tipologia di eCommerce più diffusa, almeno fino al 1° luglio 2021 è in vigore la disciplina dettata dal D.P.R. n. 633 del 1972.
Le vendite effettuate nel territorio UE da un eCommerce stabilito in Italia sono soggette all’applicazione dell’IVA italiana se, nell’anno solare in corso e in quello precedente, il venditore non ha superato la soglia di fatturato di euro 100.000,00 stabilita dall’Italia o la minor soglia eventualmente stabilita dal Paese di destinazione dei prodotti, per le vendite effettuate da soggetti comunitari nello stesso Paese.
Al realizzarsi di una delle due condizioni di cui sopra, l’eCommerce italiano che ha superato la soglia di euro 100.000,00 o la minor soglia imposta dal Paese di destinazione, sarà tenuto a emettere la fattura con applicazione dell’IVA prevista dal Paese di destinazione dei prodotti e a registrarsi fiscalmente, tramite un rappresentante fiscale, nel Paese stesso.
Le novità in arrivo
Per il 1° luglio 2021, salvo ulteriori rinvii, è fissata la data per l’entrata in vigore delle nuove regole applicabili alla disciplina dell’IVA nell’eCommerce, dettata dalle Direttive UE n. 2455/2017 e n. 1995/2019, che saranno recepite anche dall’Italia e mirano alla semplificazione degli obblighi e degli adempimenti richiesti oggi agli eCommerce per le operazioni internazionali.
Le principali novità riguarderanno l’introduzione per l’eCommerce indiretto di una nuova soglia unica pari ad euro 10.000,00, valida per tutti i Paesi UE, al di sopra della quale l’imposizione avverrà nello Stato di destinazione dei beni con conseguente applicazione dell’IVA in vigore nel Paese di destinazione.
Contestualmente all’introduzione della nuova soglia comunitaria, si avrà l’abolizione delle attuali soglie previste oggi da ciascuno Stato Membro.
La funzione di semplificazione verrà inoltre assolta dalla possibilità di adesione al Regime MOSS anche per le attività di eCommerce indiretto, oltre che per l’eCommerce diretto.
L’estensione del Regime MOSS rimane comunque opzionale, l’eCommerce avrà quindi ancora la possibilità di operare, una volta superata la soglia comunitaria di euro 10.000,00, assolvendo gli obblighi di registrazione fiscale nel Paese di destinazione dei beni e tramite un rappresentante fiscale.
I vantaggi dell’adesione al MOSS consistono tra gli altri nella possibilità, per chi vi aderisce, di poter assolvere agli obblighi di dichiarazione e di versamento IVA nel Paese di registrazione al Regime MOSS, che salvo eccezioni coinciderà con lo Stato di residenza.
In questo modo, sarà possibile evitare gli adempimenti fiscali richiesti, tra cui la registrazione nel Paese di destinazione dei beni e la necessità di un rappresentante fiscale, assolvendo gli obblighi tramite il sistema previsto dal MOSS ed ottenendo così una notevole semplificazione nell’ambito degli adempimenti fiscali eCommerce.
Importanti novità riguarderanno anche i Marketplace e le vendite effettuate tramite essi, la Direttiva UE 112/2006 prevede infatti un maggiore coinvolgimento delle piattaforme che facilitano la cessione dei beni, vale a dire i markeplace stessi, nell’attività di riscossione IVA prevedendo ulteriori obblighi rispetto agli attuali.
Conclusioni
I principali aspetti fiscali sopra esposti che un eCommerce deve tenere in considerazione per effettuare vendite B2B e B2C, in ambito di eCommerce diretto ed indiretto, sono articolati ed in continua evoluzione.
Oltre ad una costante informazione, è importante consultare esperti del settore per sviluppare al meglio il business di un eCommerce a livello nazionale ed internazionale.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/aspetti-fiscali-ecommerce.jpg8111445Marco Sabanihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarco Sabani2021-05-11 14:45:062021-05-12 16:26:57Gli aspetti fiscali da conoscere per il tuo eCommerce
Quali sono le tecnologie esponenziali che stanno cambiando il lavoro, la società e le nostre relazioni? Quali i nuovi strumenti e modalità digitali che stanno impattando su settori come arte, cinema, sport? Come si trasforma un’idea in una startup? Quali le sfide della nuova età dell’oro dell’esplorazione spaziale? Quali comportamenti virtuosi e sostenibili possiamo attuare per affrontare l’emergenza climatica?
Dal 28 giugno arriva Future Campdi Treccani Futura, un’esclusiva Summer School che proietta nel futuro i ragazzi dai 14 ai 24 anni: un format digitale innovativo con momenti di interazione, gioco, socialità e confronto, con il contributo di imprenditori, docenti universitari, scienziati e professionisti per un percorso formativo inedito rispetto ai tradizionali programmi di studio. Obiettivo, offrire strumenti essenziali alle ragazze e ai ragazzi per renderli dei future maker, capaci di leggere e scrivere il futuro con spirito critico, in grado di capire un’epoca di grandi e repentini cambiamenti e di affrontare con consapevolezza il proprio percorso di vita professionale e personale.
I format previsti sono immersivi e interattivi, attraverso un innovativo mix tra lezione online live, lavori in gruppo tramite piattaforme e strumenti dedicati, test e momenti ludici e di condivisione. Ogni studente può scegliere un percorso personalizzato tra i seguenti moduli:
Le tecnologie emergenti come Intelligenza Artificiale, Stampa 3D e Blockchain; elementi di imprenditorialità e tecniche di marketing 5.0 per creare da zero una startup; proposte e riflessioni di sostenibilità per la costruzione di un mondo green; uno Space Camp focalizzato sulle nuove opportunità dell’esplorazione spaziale; le nuove professioni legate al web e ai social network; tecniche di foresight per costruire il futuro; il cinema 2.1, capace di sfruttare nuovi canali di fruizione e linguaggi; il nuovo concetto di arte e l’incontro con mondi tecnologici e digitali; gli eSports e le nuove modalità di socializzazione in ambienti virtuali.
Treccani Futura, neonato polo di tecnologia educativa, non poteva che partire da una prima proposta formativa rivolta alle nuove generazioni. I Future Camp sono nati proprio con l’intento di fornire ai giovani approcci e strumenti nuovi per renderli persone più consapevoli e quindi capaci di leggere il presente complesso che stiamo vivendo e di scrivere e costruire oggi la migliore società di domani, in un’ottica a medio-lungo termine, oggi più che mai necessaria.
Dichiara Andrea Dusi, ideatore dei Future Camp e CEO di Treccani Futura.
Accanto ad Andrea Dusi e a Cristina Pozzi, direttrice scientifica dei Future Camp e COO – Responsabile Contenuti di Treccani Futura, questi i docenti e i contributors già previsti: Piero Poccianti, Presidente dell’Associazione Italiana di Intelligenza artificiale; Massimo Chiriatti, Italia University Programs Leader e CTO Blockchain & Digital Currencies di IBM Italia; Enrico Pandian, fondatore di startup di successo come Supermercato24 e FrescoFrigo; Alice Casiraghi, Co-Founder & Design Strategist di Future Urban Living; Alessandro Vitale, imprenditore ed esperto di intelligenza artificiale e fondatore di Conversate; Emanuela Girardi, fondatrice dell’associazione POP Ai e membro della task force di esperti del MISE sull’IA; Francesco Inguscio, found e CEO di Nuvolab; Fulvio Fortezza, professore di marketing presso l’Università di Ferrara.
Al termine delle lezioni, è prevista l’assegnazione di un diploma che attesterà le conoscenze e le competenze acquisite nel corso di Future Camp. Ognuno dei corsi, distribuiti nell’arco di 3 settimane (28 giugno – 2 luglio, 5-9 luglio, 12-16 luglio), prevede un percorso di 20 ore, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13; sono inoltre previsti percorsi diversi a seconda della fascia di età. Le iscrizioni sono già aperte.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/Rox_company_1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-11 13:40:202021-07-26 12:37:55Treccani Futura porta i giovani nel futuro con la Summer School Digitale Future Camp
A otto anni dalla tragedia del Rana Plaza, che costò la vita a oltre mille persone, North Sails prende posizione contro lo sfruttamento dei lavoratori dell’industria tessile nei Paesi in via di sviluppo. Fedele alla filosofia “Go Beyond” del brand, North Sails ha scelto di allearsi con Livia Firth e il regista di The True Cost, Andrew Morgan supportando il docu-film A Living Wage, per denunciare le condizioni intollerabili in cui operano i lavoratori dell’abbigliamento e la necessità inderogabile di riconoscere loro diritti e un salario adeguato.
Docu-film di denuncia
A Living Wage è un viaggio drammatico, raccontato attraverso la voce dei diretti interessati e dei migliori avvocati, che stanno lavorando per sostenere la prima legge UE a favore del Living Wage, ossia il salario minimo che permetta ai lavoratori di condurre una vita dignitosa.
Questo documentario ci ha aperto gli occhi. Noi di North Sails Apparel l’abbiamo visto e credo che anche tutti gli attori nel settore dell’abbigliamento dovrebbero guardarlo. Alcuni dati sono davvero scioccanti … 6 $ al mese per 400 ore di lavoro ?!
ha commentato Marisa Selfa, CEO di North Sails Apparel.
I marchi di fast fashion per anni hanno mentito sulla situazione dei salari dei lavoratori dell’industria tessile nei Paesi in via di sviluppo. Ora sono obbligati a cambiare grazie a un gruppo di donne: da un lato, le lavoratrici della supply chain dell’’abbigliamento, che vivono quotidianamente una situazione di povertà, degrado e ingiustizia; dall’altro, professioniste in ambito legale. Il risultato sono un report e una strategia basati sul rispetto e sull’impegno reciproci. I marchi e i rivenditori che hanno sempre sostenuto che un salario dignitoso non sia possibile, dovranno renderne conto. Le promesse non mantenute saranno contestate sulla base del diritto e sul rispetto dei diritti umani. Ora vedo un giorno in cui otterremo giustizia per i lavoratori dell’abbigliamento.
ha sottolineato Livia Firth, founder di Eco-Age.
“Fashionscapes: A Living Wage” è supportato da North Sails e The Circle, l’ONG globale impegnata a creare un mondo più equo, aiutando le donne a raggiungere l’emancipazione economica e a porre fine alla violenza di genere, ed è disponibile sulla piattaforma Eco-Age Tv a partire da sabato 24 aprile 2021.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/2_rox.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-05-10 16:19:592021-07-26 12:35:26"Fashionscapes: A Living Wage", il docu-film di North Sails
È indubbio che il mondo del web e del mobile sia al momento dominato dai nomi di Google, Amazon, Facebook e Apple, le 4 multinazionali digitali comunemente identificate con GAFA, l’acronimo che unisce le loro iniziali.
Il 2021 sarà l’anno in cui cominceremo a vedere l’affermazione definitiva di qualche nuovo player o la crisi di uno di questi giganti del web?
Le statistiche relative al fatturato o al numero degli utenti di questi giganti della tecnologia continuano a dipingere per loro uno scenario ancora roseo, a tal punto che il CEO di JPMorgan, in una lettera agli azionisti, ha citato come principali concorrenti, oltre alle altre istituzioni del comparto Fintech, anche aziende come Amazon, Apple, Facebook, Google (e Walmart).
Riteniamo che un cambio completo dello scenario sia quindi ancora lontano, ma dobbiamo dare atto che è in corso una diversificazione dell’utilizzo dei canali digitali. Stanno emergendo infatti nuove piattaforme e nuovi modi di utilizzo dei servizi digitali destinati a sottrarre ai 4 giganti frazioni sempre più considerevoli del tempo trascorso dai navigatori online e della raccolta pubblicitaria.
Oltre all’esplosione di Clubhouse e del social audio, che ha caratterizzato i primi mesi del 2021, meritano una particolare attenzione Fortnite, Twitch, Snapchat e TikTok.
Cominciando ad analizzare questi nuovi fenomeni, prendiamo in esame Fortnite, un’app di gaming che sta radicalmente modificando il concetto dell’intrattenimento e del divertimento online.
I numeri di Epic Games, la casa di video giochi che sviluppa Fortnite, continuano a essere interessanti nonostante la battaglia legale con Apple: 350 milioni di utenti (dati ufficiali di Epic Games aggiornati a maggio 2020), una stima di oltre 400 milioni di fatturato e un utilizzo medio da parte dei suoi utenti da 6 a 10 ore a settimana.
Uno degli aspetti che caratterizza Fortnite è la capacità di fungere da catalizzatore per la costruzione di legami sociali tra i partecipanti al gioco. Un interessante studio di NRG rivela infatti che il suo pubblico attribuisce agli aspetti di connessione sociale una delle principali motivazioni alla scelta di questo gioco.
A differenza di altri giochi analoghi, in questa piattaforma gli aspetti di collaborazione e di creazione di una community sono incentivati e non scoraggiati, in quello che NRG chiama il “community – competition paradox”.
All’interno di Fortnite le caratteristiche di collaborazione, collegamento e appartenenza – tipiche delle community – convivono infatti accanto a quelle di individualità, confronto e ricerca dello status – tipiche delle competizioni.
In Fortnite abbiamo quindi una delle massime espressioni di social gaming, fenomeno che, certamente stimolato dall’impatto dei lockdown e delle restrizioni che hanno favorito le occasioni di interazione online con amici e parenti, è destinato a durare e ad incoraggiare la diffusione di giochi che facilitino le esperienze di condivisione.
Ma Fortnite non è solo social gaming. Alla base del funzionamento della piattaforma c’è Unreal Engine, un software che può anche essere utilizzato per la produzione di serie TV, film musicali, eventi come quello di Travis Scott – che potete vedere nel video seguente – o la promozione di film come Tenet di Cristopher Nolan.
Twitch
Anche Twitch, con le sue funzionalità integrate di chat e livestreaming, è una piattaforma utilizzata dai gamers ma sarebbe riduttivo restringerla unicamente a questo ambito.
Molti dei contenuti sono relativi ai giochi ma si possono trovare anche canali che trattano gli argomenti più disparati: dal fitness ai DJ set, dalle ricette di cucina alle semplici conversazioni.
Si tratta quindi di una piattaforma molto interessante, visto l’audience costituito prevalentemente da Millenials e Generazione Z, per tutte le aziende che vogliono entrare in contatto con le nuove generazioni, categorie di cui molto spesso è difficile individuare gusti e tendenze.
Un’altra app da tenere in considerazione è Snapchat. In Italia questa piattaforma viene spesso sottovalutata perché ha poco più di 2 milioni di utenti ma in realtà, già dal suo lancio, si è rivelata essere molto innovativa. Non dimentichiamo infatti che le Storie, ormai imitate e adottate da Facebook e da quasi tutti gli altri social, sono un formato inventato appunto da Snapchat.
Uno dei punti di forza di questa app sono le funzionalità di Realtà Aumentata quali filtri, lenti e smart glasses (occhiali dotati di obiettivo fotografico e in grado di registrare brevi segmenti video).
Di recente, Snap ha raggiunto un accordo con il museo della contea di Los Angeles (LACMA) per la creazione di 5 monumenti in Realtà Aumentata.
Il progetto denominato Monumental Perspectives, nasce con l’obiettivo di raccontare aneddoti e storie poco note associate ad alcuni luoghi di Los Angeles, arricchendo le installazioni con opere di digital art visibili attraverso una Snapchat camera.
Fig. 1: No Finish Line di Glenn Kaino (Fonte: Glenn Kaino e Snap Inc.)
Il progetto di Snapchat con il museo di Los Angeles è solo il più recente tra quelli che hanno visto l’azienda fondata nel 2011 da Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown impegnarsi nel settore artistico: le installazioni di Jeff Koons, Damien Hirst e City Painter sono tutte perfettamente in linea con la volontà di posizionare la piattaforma come strumento per creare e promuovere un movimento artistico basato sull’arte digitale.
Grazie a queste funzionalità innovative e alla recente crescita della tecnologia degli NFT, che faciliterà la diffusione della digital art, Snapchat ha certamente tutte le caratteristiche per diventare la piattaforma di riferimento nell’Augmented Reality.
Uno dei social network di cui si è parlato di più negli ultimi mesi è certamente TikTok.
L’app di proprietà della società cinese ByteDance sta avendo un trend di crescita veramente impressionante. Tra tutte le statistiche disponibili, è interessante osservare il grafico pubblicato dal Financial Times (v. Fig. 2) che riporta il tempo impiegato dai vari social network a raggiungere un miliardo di utenti: 3 anni per TikTok contro gli 8 anni di Instagram e Facebook.
Fig. 2: Utenti attivi su base mensile vs. anni dal lancio (Fonte: Financial Times).
Anche in Italia, i 6.3 milioni di utenti (secondo gli ultimi dati Audiweb-Nielsen) ne confermano la notevole diffusione presso un pubblico sufficientemente esteso.
Descrivere il fenomeno TikTok richiederebbe uno spazio più ampio e comunque vi sono numerosi altri articoli, anche su Ninja, che trattano questo argomento. Ci limitiamo qui ad evidenziare che aziende come Amazon, Fendi, Furla, Vodafone, Barilla, Rai Cinema, Yves Rocher, solo per citarne alcune, stanno investendo nella presenza e nella promozione del loro marchio su TikTok.
A conferma del fatto che questo social network si sia già ricavato uno spazio importante nel panorama dei social media, tutte le principali piattaforme concorrenti hanno aggiunto o stanno per rilasciare il supporto degli short video: Instagram Reels, YouTube Shorts, Snapchat Spotlight.
Nuovi modi di utilizzo
Concludiamo rilevando infine che si stanno affermando nuovi modi di utilizzare i canali social.
Accanto al già citati social gaming e community – competition paradox negli esports, stanno assumendo una crescente importanza alcuni fenomeni (e relativi player) che verrà la pena monitorare nei prossimi mesi perchè destinati ad un ruolo sempre più rilevante, come il livestream shopping, la diffusione della collaboration house fondate dagli influencer di TikTok, i tentativi di portare i social media anche sulla televisione di casa, la diffusione di concerti virtuali (Justin Bieber e The Weeknd su TikTok, Travis Scott su Fortnite).
Basterà per mettere in crisi il monopolio delle GAFA?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/GAFA.jpg8111450Roberto Grossihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRoberto Grossi2021-05-10 15:30:592021-05-10 16:22:40TikTok, Twitch e le altre piattaforme che possono mettere in crisi il monopolio del GAFA
Vi siete mai chiesti quanto tempo, in media, trascorriamo su Internet? Passiamo all’incirca 6 ore della nostra giornata a navigare nell’oceano del web. E perché lo facciamo? Principalmente per comunicare con gli altri, essere informati su cosa succede nel mondo, e spesso connessi anche per divertimento.
Internet è un universo di opportunità che ci permette non solo di tenerci in contatto con tutti, ma anche di approfondire le nostre conoscenze, solleticare le nostre curiosità o semplicemente svagarci dopo una lunga giornata, guardando film, serie TV o video divertenti. Quante cose sono cambiate negli ultimi decenni con la cosiddetta rivoluzione digitale? Un termine che abbiamo sentito tante volte, e che nell’ultimo anno ha assunto un nuovo valore.
Accelerazione digitale ai tempi del COVID-19
Più che di rivoluzione, parliamo di una fortissima accelerazione. A causa del COVID-19 le nostre abitudini sono cambiate. Se prima ordinare un panino con un click ci sembrava pura comodità, con la pandemia è diventata un’esigenza. Se acquistare vestiti sul web ci sembrava una buona idea per non incontrare una fila chilometrica alle casse dei negozi, adesso è diventato il modo più veloce e sicuro per fare shopping. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.
Anche tante realtà aziendali e scolastiche si sono dovute adeguare a gestire compiti e mansioni da remoto. La quotidianità di tutti è stata stravolta da avvenimenti così grandi che hanno costretto le persone a ritirarsi a vita privata, in un grande stato di standby. L’unico modo per continuare ad andare avanti? Restare online.
Ovviamente non è stato facile per tutti. Spesso diamo per scontato che accedere a Internet sia immediato per chiunque e in tutte le città italiane, quando molto spesso, soprattutto in molti borghi e piccoli Comuni, non si dispone di una rete performante. Avete mai sentito parlare di digital divide?
Digital divide: come abbatterlo?
Il digital divide è il divario che sussiste tra coloro che possono utilizzare senza troppe difficoltà le nuove tecnologie, accedendo a Internet, e quelli che non possono farlo. I motivi sono svariati, possono infatti essere tecnici, economici o sociali.
Quando parliamo di problematiche economiche e sociali ci stiamo riferendo a quella fascia della popolazione più svantaggiata che non può permettersi gli strumenti necessari. Con l’accelerazione digitale dell’ultimo anno, queste persone sono rimaste purtroppo indietro, avendo ripercussioni sul piano scolastico, culturale e lavorativo.
Se invece ci riferiamo agli aspetti puramente tecnici di assenza dell’infrastruttura, stiamo parlando di quelle zone del nostro Paese in cui l’accesso a Internet, in generale, e alle nuove tecnologie, come quelle in fibra ottica, in particolare, è completamente precluso, o quasi.
Può sembrarci strano, ma sono in molti ad avere difficoltà di questo tipo. Ci sono poi quelle attività che non dovrebbero mai farne a meno, perché Internet è una risorsa fondamentale e inclusiva, che riguarda tutte e tutti. Tra queste realtà purtroppo dobbiamo necessariamente annoverare le scuole.
Il digital divide è un problema serio che molte scuole hanno vissuto in prima linea. Abituati a trascorrere la mattinata in classe e gran parte del pomeriggio a studiare sui libri, tutti gli alunni si sono ritrovati nella propria stanzetta, i più fortunati, a passare ore davanti al PC dalla mattina alla sera, vivendo una scuola a distanza, lontano dai compagni di classe e dagli insegnanti.
Stessa sorte è toccata ai più piccoli, quelli della materna. Ma come spiegare a bambini e bambine che non possono più giocare o colorare insieme? E gli universitari, finalmente liberi dagli orari scolastici e ora perennemente al PC. Quanti si sono laureati in giacca e pigiama?
Un cambiamento enorme di certo non facilitato da connessioni ballerine, ma non solo per ragazzi e ragazze. Molti sono stati gli insegnanti che si sono ritrovati a confrontarsi con strumenti a cui non erano abituati ma hanno dovuto imparare in fretta.
Ma come si può superare il digital divide in ambito scolastico?
La rivoluzione di Open Fiber parte dalle scuole
Open Fiberè un operatore wholesale only che ha come mission quella di realizzare un’infrastruttura a banda ultra larga (BUL) in Italia. Il suo obiettivo è proprio quello di creare un futuro in cui la nuova tecnologia in fibra ottica potrà cambiare la vita di tutti, a partire dai piccoli borghi fino ad arrivare alle grandi città.
In un periodo delicato come questo, è necessario migliorare lo stile di vita delle persone, delle famiglie e anche delle imprese attraverso il superamento del tanto agognato digital divide.
La rivoluzione di Open Fiberpassa anche dalle scuole garantendo più servizi, velocità, accessibilità e affidabilità a molti istituti scolastici.
La svolta dell’Istituto Alighieri Kennedy di Torino
È il caso dell’Istituto Alighieri Kennedy di Torino che era già dotato di una connessione informatica fin dagli anni ’90, ma negli ultimi 5 anni aveva avviato i lavori per la connessione interamente in fibra ottica nella sede principale dell’Istituto. Il cambiamento è stato enorme e immediato.
La connessione ultraveloce in fibra ottica ha permesso di svolgere attività didattiche in molte classi simultaneamente senza avere problemi di disconnessione o lentezze di caricamento. Nel loro caso specifico, i ragazzi erano già abituati a lavorare online e in modo cooperativo anche prima della didattica a distanza, ma le attività erano legate essenzialmente a progetti e laboratori sia in presenza che da casa.
La chiusura delle scuole senza possibilità di frequenza ha trasformato drasticamente il modo di svolgere le attività progetto. Senza una connessione a Internet adeguata l’esperienza in DAD rischiava di essere poco fluida e non fruibile, ma grazie alla connessione interamente in fibra ottica non ci sono stati grossi intoppi. Gli stessi alunni dell’Istituto hanno notato e riconosciuto il cambiamento tra la connessione precedente e la rete FTTH. Ma questo non è di certo l’unico caso.
Come cambia l’Istituto Aleandri
L’Istituto Aleandri è una delle oltre 10.500 scuole raggiunte dalla fibra ottica FTTH di Open Fiber che, allo scoppio della pandemia, si è subito mobilitato per attivare forme di didattica alternative in grado di sopperire alle lezioni in presenza. Ma anche in questo caso l’inizio è stato traumatico. Di certo non è stato un lavoro semplice soprattutto coordinare i docenti più anziani che hanno avuto un’enorme difficoltà a mettersi a pari con i tempi. Ma non è stato facile nemmeno per i ragazzi, spesso spaesati e demotivati.
La connessione interamente in fibra ottica è stata fondamentale per svolgere in maniera ottimale tutte le lezioni. I problemi antecedenti al suo utilizzo erano soprattutto di sovraccarico della linea con videochiamate lente e difficoltà di caricare compiti in tempo reale. Con il suo utilizzo queste problematiche sono venute meno, ottimizzando i tempi.
L’Istituto Comprensivo di Palena-Torricella Peligna contro il digital divide
Abbiamo poi l’Istituto Comprensivo di Palena-Torricella Peligna che si compone di 17 plessi dislocati su 9 piccoli Comuni in un’area interna della provincia di Chieti. Anche qui la pandemia ha rappresentato una sfida per la scuola e al disagio dell’isolamento si è aggiunta la difficoltà della didattica a distanza, con i limiti della connessione. Ciò nonostante i docenti hanno messo in campo le proprie competenze e fondamentali sono stati le figure dell’animatore e del team digitale, oltre alla dotazione tecnologica già a disposizione.
La scuola ha infatti concesso in comodato d’uso agli studenti tutti i notebook disponibili, ma non è finita qui. Il plesso ha avviato dei lavori per una connessione informatica veloce e potente, un accesso alla rete rapido e senza interruzioni. È stata la sindaca di Lettopalena, la dott.ssa Carolina De Vitis, con la sua Amministrazione, a dotare gran parte dell’istituto della tanto attesa fibra ottica FTTH. La connessione interamente in fibra ottica permette di sfruttare le potenzialità della rete condivisa tra più postazioni contemporaneamente e di valorizzare la dotazione tecnologica e le competenze digitali acquisite negli anni. Inoltre i servizi rivolti agli studenti implementati grazie all’utilizzo della fibra ottica hanno permesso:
la creazione di reti tra le piccole scuole all’interno dell’Istituto;
la gestione delle pluriclassi;
il coinvolgimento attivo del territorio e dei genitori;
la collaborazione fra realtà scolastiche appartenenti a territori lontani;
l’implementazione di un’istruzione di qualità attraverso la realizzazione di laboratori didattici linguistici, informatici e di coding;
la comunicazione interna ed esterna.
La rete FTTH favorisce un apprendimento oltre l’aula innovando la scuola. In contesti come questi mettercela tutta per superare il digital divide è importante. Bisogna garantire un’offerta formativa di qualità agli studenti che rappresentano il domani di un territorio a rischio di spopolamento.
Gli istituti connessi nella città di Lecce
Marco Nuzzaci, assessore comunale ai lavori pubblici della città di Lecce ha richiesto l’intervento di Open Fiber per cablare in fibra ottica 12 scuole del territorio comunale e garantire la continuità delle attività scolastiche online. Un’operazione che avrebbe certamente richiesto tempo per l’iter autorizzativo e per gli scavi che però è stata realizzata in soli 5 giorni.
Il Comune ha mostrato la sua capacità di fare sistema snellendo la burocrazia e lavorando costantemente per poter garantire in tempi rapidi il diritto allo studio. Numerosi sono i feedback positivi che sono arrivati da parte degli istituti scolastici e degli studenti.
Il digitale può potenziare e integrare tutto questo e, in una fase difficile come quella che stiamo affrontando, aiutarci a superare l’emergenza senza dover fermare il mondo della scuola.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/1_rox-2.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-05-10 13:31:522021-07-26 13:04:24Si può ridurre il digital divide nelle scuole? La rivoluzione di Open Fiber
AAA Head of Digital cercasi! Guidare e dirigere un team digitale, avere una visione d’insieme dei canali web e dei canali di social media aziendali, accompagnati da una visione strategica dei prodotti e delle attività di marketing, non è compito da tutti. Per questo motivo un vero Head of Digital deve avere molte frecce nella sua faretra, per fare centro e raggiungere ogni obiettivo.
Il suo lavoro non si basa solo su numeri e dati, ma deve includere creatività, gestione delle risorse, relazioni con fornitori e stakeholder, per garantire che la presenza online dell’organizzazione di cui si occupa possa continuare a crescere in un periodo di particolari opportunità quando si parla di digitale.
E quali sono le armi migliori del nostro moderno centauro del web? Naturalmente le digital skill. Competenze trasversali che possono andare dall’eCommerce al digital branding, dal data analytics al customer experience design.
Head of Digital: chi (e cosa) cercano le aziende di oggi
Non c’è ombra di dubbio che la pandemia abbia dato un boost alla digitalizzazione, anche in aree geografiche come l’Italia in cui le aziende stentavano a intraprendere la via del digitale. Oggi abbiamo avuto la possibilità di conoscere all’improvviso il grande potenziale di Internet in ogni singolo business, ma mancano ancora figure professionali in grado di accompagnare le imprese verso la crescita legata alla digital transformation.
Presto, infatti, sarà necessario distinguersi dalla concorrenza per poter continuare a essere produttivi e a sviluppare il business online. E per farlo saranno necessari esperti e professionisti qualificati, primi fra tutti Head of Digital, vale a dire responsabili e manager del marketing digitale, capaci di progettare ma anche di realizzare e mettere in pratica tutte le strategie che consentono a un’azienda di crescere sul web.
Oggi le aziende, insomma, chiedono risultati, perché il valore principale del digital è proprio quello di essere sempre misurabile. Dal fatturato al target, dai lead alle impression, c’è sempre un KPI che è possibile prendere in considerazione per analizzare le performance e soprattutto per migliorarle. Ogni azienda, inoltre, ha degli obiettivi specifici da realizzare, in relazione alla sua dimensione, al mercato, alla clientela, ai competitor. E dunque solo partendo dall’interpretazione di questo bisogno è possibile progettare un percorso di crescita digitale.
Di pari passo con queste necessità e con queste opportunità devono andare le competenze dell’Head of Digital, da implementare continuamente per essere sempre aggiornati sulle novità di un mondo in costante cambiamento.
Skill digitali per lavori digitali
La Commissione europea ha da poco pubblicato la relazione finale dello studio “ICT for Work: Digital Skills in the Workplace” sull’impatto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sulla trasformazione dei lavori e delle competenze. L’evidenza mostra che le tecnologie digitali oggi sono usate in tutti i tipi di lavoro, anche in settori economici non tradizionalmente legati alla digitalizzazione, come l’agricoltura, la sanità, la formazione professionale e la costruzione.
Ma non basta. Nel primo trimestre del 2021 l’eCommerce globale è cresciuto del 58% su base annua contro il 17% del primo trimestre 2020. E l’Italia è riuscita perfino a fare di più, con una crescita del 78%, posizionandosi in questo modo al quarto posto tra i paesi con il maggior aumento percentuale dopo Canada, Olanda e Regno Unito, secondo quanto emerso dai dati dello Shopping Index di Salesforce. Indicando così la vera direzione della trasformazione digitale, che investe soprattutto la vendita online.
A guidare questa trasformazione ci sono gli Head of Digital. Per dirla semplicemente, sono i responsabili di tutti gli sforzi di innovazione e di marketing online di un’azienda, che proprio per questo motivo devono sapere come funziona ogni piattaforma online e ogni social, ma anche come tutti gli strumenti digitali si completano a vicenda.
Ecco quindi le competenze indispensabili per un Head of Digital che punti a guidare le aziende verso il successo online.
1. Pensiero strategico
È essenziale che chi si occupa di marketing digitale possa essere sempre un passo avanti. Il pensiero strategico consiste nel capire come pensano le altre persone, ovvero i potenziali clienti. Senza questa skill non sarebbe possibile capire perché le persone fanno o non fanno determinate scelte, comprano o non comprano un prodotto o servizio. E senza questa competenza, molti soldi rischiano di essere buttati in attività infruttuose.
Un Head of Digital è in grado di ripensare la catena del valore in ottica digitale, attraverso modelli di business e processi di digital governance, misurando la trasformazione con i digital analytics.
Senza un pensiero strategico, insomma, si rischiano di perdere opportunità commerciali chiave.
2. Analisi dei dati
Si parla sempre molto di big data ed è essenziale per i marketer e per i business online capire quali sono le informazioni a loro disposizione. Analizzando i dati sui clienti si possono ottenere intuizioni e aumentare i profitti.
Inoltre, i dati sono in grado di farci capire se le campagne di advertising hanno funzionato o se i processi interni vanno rivisti, per esempio.
Un Head of Digital è capace di prendere e migliorare le proprie decisioni con i data analytics, raggiungendo così gli obiettivi di business.
3. eCommerce management
Lo abbiamo già detto e lo abbiamo dimostrato con i dati relativi all’ultimo trimestre, dunque non ripeteremo ancora che in Italia l’eCommerce è stato uno dei settori con i più alti tassi di crescita nell’ultimo anno.
Conoscere strumenti, strategie, ma anche criticità ed esempi da cui prendere spunto, è essenziale in un ambito come quello delle vendite online, che ancora registra ampi margini di sviluppo tanto nel b2b quanto nel b2c.
Le skill di un professionista del digital business oggi dovrebbero prevedere lo studio di forme, modelli e case study per costruire un eCommerce di successo, ottimizzando le vendite online grazie all’omnicanalità.
4. Digital Branding
Come fare ad avere successo sul web? Innanzitutto costruendo un brand riconoscibile, affidabile e amato dalle persone. Per farlo, un Head of Digital deve essere capace di individuare tutti i touchpoint tecnologici necessari per disegnare l’anima digitale della marca e aumentare l’engagement puntando su empatia e rilevanza.
Insomma, una sorta di formula magica, che richiede competenze da vero stregone digitale!
5. Attenzione all’esperienza online delle persone
Progettando un business digitale non si può dimenticare di tenere ben presente che si tratta di un canale completamente diverso da quelli tradizionali, con regole precise per raggiungere in modo corretto i clienti.
La user journey, ossia il viaggio dell’utente online attraverso tutti i punti di contatto con il brand, va costruito e poi migliorato grazie al data driven design. Il modo migliore per imparare spesso è guardarsi intorno, trovando modelli di riferimento e traendo poi ispirazione dalle esperienze digitali più memorabili dei brand, ma sempre con grande attenzione alle reali necessità dell’azienda.
6. Vendere con la tecnologia
Facile a dirsi difficile a farsi, vero? Sì, ma è il nocciolo di tutta la questione per un Head of Digital ed è la sua competenza chiave.
Il vero professionista del business digitale conosce tool e canali, li padroneggia ed è in grado di adattarli alle esigenze del cliente digitale. Sa centrare tutti gli obiettivi, a volte anche pensando fuori dagli schemi, ma soprattutto ha ben chiaro in mente che il web e il marketing sono strumenti meravigliosi con regole precise e possibilità infinite, ma che alla fine lo scopo di ogni business è la vendita.
Da dove partire per diventare Head of Digital
Prepararsi per un lavoro nel mondo del marketing di domani sarà molto diverso da oggi. Mentre le basi del marketing possono essere le stesse, le competenze digitali e gli strumenti necessari per analizzare, creare e implementare il business continuano ad evolversi continuamente.
Il 74% dei dirigenti di marketing riconosce che le organizzazioni devono affrontare una carenza critica di talenti a causa della mancanza di competenze digitali. In altre parole, c’è un enorme divario tra ciò che un professionista dovrebbe sapere e ciò che effettivamente sa. Per far fronte a questo gap, quasi la metà dei dirigenti ha dichiarato che si concentrerà di più sul reclutamento; il 40% ha detto che si concentrerà ugualmente sul reclutamento e sulla riqualificazione della forza lavoro esistente.
Questo rappresenta un’enorme opportunità e padroneggiare queste competenze chiave significa prepararsi già ora per quel futuro.
Anche tu pensi che la Digital Transformation ci riserverà ancora enormi possibilità e vuoi iniziare a sviluppare le tue potenzialità e competenze in questo settore?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/05/head-of-digital.jpg8111444Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-05-10 09:52:332021-05-10 16:23:28Head of Digital: 6 competenze chiave da coltivare per stare al passo coi tempi
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