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Nike e Adidas nel Metaverso

Nike e Adidas: la sfida si è spostata nel Metaverso

Nel Metaverso c’è una vera e propria corsa a prendersi i propri spazi. A posizionarsi. Sembra un discorso fuori da ogni logica, visto che stiamo parlando di realtà e di spazi potenzialmente infiniti, ma questo è ciò che sta accadendo.

Succede per i terreni in vendita, per le case, per i videogames ed ora anche per due grandi brand: Nike e Adidas. La loro rivalità a livello mondiale dura ormai da decenni e ora si sta spostando nel metaverso.

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Quali sono state le mosse di Nike e Adidas

Il passo decisivo per entrambi i brand è stato fatto sul finire dello scorso anno, quando hanno dato un’accelerata definitiva alla loro entrata nel metaverso. In questo caso è molto interessante capire come lo abbiano fatto. Sono state due strade diverse.

Da una parte abbiamo Adidas che ha deciso di seguire un percorso più guidato dalla comunità e collaborativo con una serie di aziende affermate nello spazio Web 3. Dall’altra parte, Nike, inizialmente ha sposato la piattaforma Roblox e il Web2 per poi cambiare rotta strategica acquisendo la nota azienda di abbigliamento digitale, RTFKT.

Nike e Adidas nel Metaverso

La scelta di Nike

La prima mossa di Nike è stata quella del lancio di Nikeland.

Un mondo virtuale persistente estremamente impressionante con esperienze, mini giochi e abbigliamento.

La prima scelta fatta non è stata di certo rivoluzionaria ma piuttosto basata sulla sicurezza di un terreno già sondato con successo da altri marchi di abbigliamento come Vans e Gucci.

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Nello scorso dicembre, invece, Nike diventa il principale creatore di sneaker virtuali nel metaverso, nonché co-creatore della collezione NFT più scambiata su OpenSea (prima del lancio BAYC di Adidas). Questa seconda strada intrapresa è sicuramente più rischiosa ma mette Nike nella condizione di poter essere un’azienda all’avanguardia e di successo anche nel metaverso.

Bored Ape Yacth Club

Adidas e il suo percorso “virtuale”

Mentre Nike ha dovuto bruscamente virare per cercarsi un posto più d’elitè (ed esporsi comunque a più rischi ma anche a più profitti) Adidas perseguiva su una strada precisa, delineata. Il gigante dell’abbigliamento sportivo ha inizialmente acquistato Bored Ape Yacht Club (BAYC) NFT #8774 nel settembre 2021, qualcosa che qualsiasi individuo (di certo con un patrimonio netto elevato) potrebbe fare.

Migliorando ulteriormente le sue credenziali Web3, Adidas ha acquistato un terreno nel The Sandbox per costruire AdiVerse: pensalo come un rivale decentralizzato di Nikeland.

I suddetti NFT serviranno come token di accesso per il merchandising virtuale in AdiVerse, quindi i possessori possono equipaggiare i loro avatar Sandbox con un abbigliamento unico. Secondo quanto riportato da The Verge, la risposta è arrivata nella notte italiana tra il 17 e il 18 dicembre 2021, dato che Adidas ha ufficializzato tramite un tweet.

Perché nel metaverso

Il Metaverso è il luogo in cui chiunque può esprimere le proprie idee più originali ed il proprio sé più autentico, in qualunque forma possa assumere” – ha dichiarato il Senior Director of Digital Growth di Adidas, Tareq Nazlawy .

Adidas è nel metaverso e vogliamo capire quale sia la cosa più innovativa da fare in questo spazio e iniziare a coinvolgere la community. Abbiamo intrapreso la nuova era dell’originalità, abbiamo detto fin dall’inizio che se vogliamo essere il brand che rappresenta e aiuta nella diffusione dei valori della Z generation, allora dobbiamo muoverci alla stessa velocità e con lo stesso dinamismo. Questo spirito si fonde perfettamente con i principi di Adidas, dove abbracciamo il limite, apriamo la porta al nuovo e agiamo con ottimismo ribelle”.

(Qui la notizia direttamente sul sito ufficiale Adidas).

Nike e Adidas nel Metaverso
Nike e Adidas nel Metaverso: la sfida è iniziata

Insomma, la sfida nel metaverso è appena iniziata e c’è tutto un mondo ancora da esplorare. I numeri però ci sono già (ogni singolo NFT legato alla collezione Adidas è stato proposto a 0,2 ETH (Ethereum), che attualmente equivale a circa 692 euro) (approfondisci qui l’andamento NFT di Adidas).

Adesso non ci resta che attendere impazienti le prossime mosse. I grandi marchi dell’abbigliamento sportivo stanno investendo con fondi e con idee. Il finire del 2021 è stato pirotecnico e ha indicato la direzione. Ma siamo sicuri che in un mondo così in evoluzione, come lo è il metaverso, i cambi di strategia saranno all’ordine del giorno in questo 2022.

Non ci resta che stare sul pezzo.

Unicef - la sfida di fare Lead Generation e Growth Hacking per il non profit

Unicef: la sfida di fare Lead Generation e Growth Hacking per il non profit

Qual è oggi l’apporto del Digital al raggiungimento degli obiettivi di un’organizzazione non profit? Lo abbiamo chiesto a Simon Fedrigo, Head of Individual Giving Marketing e Raccolta Fondi del Comitato Italiano per l’Unicef – Fondazione Onlus.

Unicef Italia è stata una delle organizzazioni protagoniste dell’edizione 2021 della Digital Factory del Master Online in Digital Marketing di Ninja Academy. Il focus del brief, in particolare, è stato su Lead Generation & Growth Hacking. Vediamo insieme come queste attività concorrono alla doppia finalità del Comitato: raccogliere fondi per sostenere i programmi a difesa dei bambini e delle donne e promuovere quanto stabilito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia.

Simon Fedrigo Unicef

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Cosa rappresenta la lead generation per un’organizzazione non profit?

La lead generation nel profit è una delle tecniche fondamentali per avvicinare il prospect alla vendita dei prodotti.

Nella Raccolta Fondi per il non profit e in particolar modo in organizzazioni come la nostra che hanno a disposizione competenze per gestire una molteplicità di canali, una brand awareness rilevante e database consistenti, tradizionalmente si è lavorato di più ad un approccio one-step, tramite appelli diretti alla donazione.

Semplificando, la comunicazione da manuale è sempre stata la richiesta di un contributo per risolvere un problema urgente, veicolata in modo semplice e sintetico, mostrando la soluzione e un impatto misurabile.

Tuttavia, valutando l’efficienza, la logica del two-step è una strada sempre più percorribile grazie ai canali digitali. Petizioni, value exchange, quiz sono strumenti legati alla mission dell’organizzazione, tecniche che consentono di ottenere buoni cost per lead, consentendoci di avviare un percorso di comunicazione con i potenziali donatori che costruisca un percorso di approfondimento, in modo da coinvolgere gradualmente anche le persone più estranee alla causa, le più lontane da noi.

La lead generation ci aiuta a comunicare tematiche, avvicinando le persone alla mission senza chiedere subito una donazione, ma avviandole in un percorso di creazione di valore.

La lead generation è inoltre un potente strumento per raffinare le informazioni di marketing e sviluppare nuove strategie. Profilazione, selezione dei pubblici:  attraverso di essa possiamo raccogliere informazioni utili a definire meglio le caratteristiche delle nostre campagne, raccogliendo pubblico qualificato da convertire in donazioni e attirando e coltivando per il futuro le giovani generazioni che, soprattutto in Italia, oggi hanno una capacità economica inferiore.

unicef screenshot homepage

Source: unicef.it

In che modo si sostanzia il concetto di lead generation in UNICEF Italia, quali sono gli strumenti a cui fate ricorso?

Come già accennato, petizioni, value echange, quiz legati alla mission dell’organizzazione e alle sue iniziative sono tutti ottimi strumenti che consentono di ottenere buoni Cost per lead (CPL) e buoni costi di trasformazione finale dei donatori.

Le petizioni in particolare ci consentono di assolvere non solo alla funzione di raccolta fondi, raccogliendo contatti da convertire in donazioni, ma anche di esporre al pubblico tematiche di interesse sociale, nazionale e internazionale.

Oltre alle petizioni, mirate alla consegna all’istituzione di un certo numero di sottoscrizioni di sostegno ad una richiesta, la nostra esperienza di lead generation si basa su campagne con value exchange e quiz. I lead raccolti attraverso queste diverse tipologie di azioni mostrano differenti livelli di engagement verso il passo finale verso la donazione.

Nel caso dei quiz, ad esempio, abbiamo la forbice più grande tra efficienza nella generazione (alta) ed efficienza nella conversione (bassa, ma dipende), nel caso delle petizioni tendenzialmente avviene il contrario.

A livello di meccaniche utilizziamo molto le Facebook e Instagram Lead Ads, abbiamo anche testato i moduli di Google e LinkedIn. Altra meccanica di lead generation che usiamo molto è l’instant call back, form presente in genere su landing page di donazione con il quale il potenziale donatore, se non convinto dal voler effettuare una donazione online, può chiedere di essere ricontattato telefonicamente per avere informazioni su come aiutarci.

Possiamo gestire questi ricontatti praticamente in tempo reale. I lead che raccogliamo, opportunamente divisi per tipologia di iniziativa e generazione, sono fondamentali per il targeting delle nostre azioni di raccolta dirette con obiettivo di acquisizione dei donatori. E ci permettono di far crescere la nostra house list per il direct mail, canale fondamentale durante le emergenze umanitarie e che riusciamo ad attivare in modo estremamente rapido 7 giorni su 7. Facciamo tantissimo testing su questo canale da molti anni e i frutti cominciano a vedersi.

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Qualche esempio di campagna di lead generation riuscita?

Tra i casi di successo, una petizione che ha chiesto il rinnovo del Piano Nazionale contro la violenza sulle donne, lanciata in occasione dell’8 marzo scorso e prolungata anche oltre, con la raccolta di oltre 42 mila firme presentata al Ministro delle Pari Opportunità.

Tipico esempio di una campagna di advocacy e lead generation. Abbiamo sempre lanciato campagne per l’8 marzo, ma è la prima volta che abbiamo una esplosione di risultati di questo tipo. Da un punto di vista di marketing, questo tipo di iniziative ci aiutano a coinvolgere anche personalità del mondo dello spettacolo, il magico mondo degli influencer, oltre ai nostri tradizionali testimonial e ambasciatori vip (in questo caso ci hanno fornito un aiuto davvero prezioso Serena Rossi, i Pozzolis, Stefano De Martino e Alessia Marcuzzi).

Da parte nostra c’è interesse ad amplificare la reach: noi non investiamo in influencer marketing, coinvolgiamo persone in una causa ed è importantissimo amplificare la visibilità in termini di pro bono. Nell’ultimo anno abbiamo costruito un piano intorno agli influencer, collegandoli alle campagne e cercando di trovare le persone giuste per le cause giuste, che potessero rappresentarle efficacemente.

Stiamo trovando sempre più attenzione e interesse, perché riusciamo a coltivare queste relazioni, sia attraverso l’area Social che Corporate. 

Come si inserisce il Growth Hacking nella vostra strategia di marketing? E come si conciliano gli obiettivi di scaling con il codice etico di una organizzazione senza scopo di lucro?

Stiamo lavorando molto sull’approccio del Growth Hacking, non solo sul digital ma per quanto possibile su tutti i canali, è un approccio vincente. Da 4 anni a questa parte abbiamo progressivamente inserito nel team Digital marketing nuovo personale specializzato per gestire la strategia, il delivery e l’analisi dei dati delle campagne online, persone giovani, ma con già tanta esperienza e voglia di fare la differenza per come professionisti nell’ambito del no profit e per l’UNICEF.

Complessivamente abbiamo rifondato la strategia per i nostri principali prodotti di donazione: donazione regolare, donazione singola, lasciti e 5×1000, assumendo sempre più un approccio di campagna always on, avviando processi di miglioramento iterativo, testing continuo, di ottimizzazione del contenuto per i diversi pubblici. Abbiamo ancora molto da lavorare per affinare il processo e integrarlo perfettamente nel nostro planning.

Il Growth Hacking risponde come metodo non solo all’esigenza di avere risultati migliori, ma credo anche in modo specifico al principio che dobbiamo usare con estrema attenzione quella parte di fondi raccolti che possiamo reinvestire nei programmi di raccolta fondi. Ottenere efficienza ed efficacia nella raccolta fondi attraverso un giudizioso utilizzo degli investimenti e garantire uno scaling sostenibile. 

unicef campagna

Cosa significa comunicare i valori di una organizzazione internazionale come Unicef?

La struttura internazionale ha sempre fornito ai Comitati Nazionali linee guida per la comunicazione e sempre di più negli ultimi anni anche contenuti di campagna più strutturati, compresi gli specifici formati creativi.

Le linee guida sono molto precise e mirate alla costruzione di messaggi orientati a preservare la grande storia e il prestigio dell’Agenzia delle Nazioni Unite, una storia basata su credibilità, trasparenza ed efficacia: il tono di voce è positivo e determinato a creare con coraggio cambiamenti concreti per le realtà in cui opera, mirando a costruire un’immagine empatica dell’organizzazione.

L’UNICEF è un’agenzia delle Nazioni Unite e spesso al mondo ONU vengono associati connotati diametralmente opposti rispetto alla piccola organizzazione che sviluppa piccoli progetti a livello locale e che non ha una rete di partnership articolata.

Il nostro lavoro consiste nel conferire un carattere di forte umanità ad un’organizzazione che lavora a livello mondiale, che ha uno staff ampio e dislocato e che ha accumulato una grande esperienza basata sulla precisione dei processi che gestisce globalmente, come logistica, organizzazione finanziaria, delivery degli aiuti nelle situazioni più difficili, dai teatri di guerra alle emergenze umanitarie alle calamità naturali.

Noi dobbiamo tradurre questo lavoro estremamente complesso in messaggi efficaci, semplici e richieste precise, affinché possa essere comprensibile al maggior numero di persone possibile.

Com’è si inserisce l’approccio comunicativo di Unicef Italia nel solco dell’organizzazione internazionale?

Le linee guida internazionali ci lasciano una certa libertà di declinare i contenuti per meglio rispondere al nostro contesto specifico. La mission del Comitato Italiano è la raccolta fondi e la promozione dei diritti dell’infanzia e lo fa attraverso campagne internazionali ma anche campagne che esistono solo in Italia, come ad esempio la campagna per il 5×1000. Possiamo anche decidere se affidarci a contenuti creativi nazionali o a contenuti provenienti dall’head quarter se pensiamo possa funzionare meglio.

Non c’è in UNICEF dal punto di vista della raccolta fondi un approccio così fortemente top down come in altre realtà e questo è un bell’aspetto del nostro lavoro. Non siamo declinatori: possiamo essere creativi, definire la strategia. Svolgiamo periodicamente ricerche di mercato per comprendere i nostri pubblici di riferimento e declinare le nostre comunicazioni in base ai sistemi di valore e alle abitudini di consumo.

Ciò che è sempre più vero è che il nostro lavoro si concentra sul preservare il tono di voce dell’Unicef ma cercare di differenziare il modo di comunicare in base alle audience di riferimento. Rispetto al passato, siamo sempre più attenti, in particolare con il Digital, a offrire un’esperienza diversificata rispetto ai canali di raccolta fondi tradizionali, nel tentativo di attrarre anche audience più giovani rispetto ai Baby Boomer o la GenX, che sono il core della nostra base donatori.

Per ogni prodotto di donazione cerchiamo di usare uno stile adatto all’interlocutore, che sarà diverso se promuoviamo un regalo solidale per San Valentino o il programma sui lasciti testamentari. Altro stile ancora è quello durante le emergenze umanitarie, che è ancora più diretto e orientato a veicolare chiaramente il bisogno e l’urgenza. 

Qual è oggi l’incidenza del Digital nella strategia Unicef Italia? E quanto ha inciso la pandemia sulla modalità delle campagne?

Fino a pochi anni fa molte campagne di raccolta fondi esistevano soltanto mediante affissioni, stampa cartacea, un po’ di TV, direct mail e un piccolo investimento nell’online; oggi molte esistono prevalentemente o esclusivamente online.

Nel giro di pochi anni per noi l’apporto del Digital è passato da poco meno del 5% al 15% in termini di raccolta fondi, con punte 20% nel 2020.

Un anno particolare, perché abbiamo dovuto stoppare alcune campagne field, per noi molto importanti e prioritarie, per esempio il face to face, i dialogatori, che per noi sono uno strumento di raccolta fondi centrale che offre un’ottima profittabilità: nel 2020 ci sono stati due mesi in cui non abbiamo proprio potuto farlo.

Abbiamo fatto degli spostamenti di budget su TV e Digital con ottimi risultati.

Nel 2020 abbiamo più che raddoppiato il risultato del Digital rispetto al 2019 e abbiamo visto che le persone volevano continuare a donare anche in una situazione di emergenza e offrendo loro più stimoli in un canale adatto a farlo la risposta è stata forte.

Abbiamo fatto una campagna per la consegna dei materiali sanitari per la risposta al Covid-19 in Italia, che è andata molto bene, dimostrando al contempo che UNICEF non aiuta solo i paesi a basso e medio reddito, ma è attenta anche ove necessario alle emergenze anche in paesi più ricchi, che normalmente non hanno bisogno dell’intervento di un’organizzazione come la nostra.

Diciamo che il 2020 è stato un outlier nel marketing mix, ma allo stesso tempo ha velocizzato come per molti altri processi già in atto di sviluppo e incremento del canale Digital, che lo confermano al centro delle strategie di crescita per il futuro.

Il Digital oggi è un protagonista del nostro marketing mix e il canale con il più grande potenziale di crescita.

campagna unicef

Quanto conta la presenza sui Social Media nella riuscita delle campagne?

Il Social media marketing per noi è molto importante nell’ambito dei diversi canali a disposizione nel Digital marketing. Google, Facebook e Instagram fanno la parte dei leoni. Tutte le campagne pianificate hanno una componente Social paid, con rare eccezioni, come le emergenze umanitarie di medio livello e purtroppo spesso non grandissimo eco mediatico, dove in genere inviamo solo azioni di direct email ai nostri donatori e lead.

Nell’ambito social utilizziamo soprattutto Facebook e Instagram, ogni tanto anche Twitter e LinkedIn. Parliamo sempre di sponsorizzate, in quanto oggi l’organico come sappiamo ha poco impatto. Abbiamo campagne molto strutturate, che stanno facendo lavorare l’algoritmo da anni, quindi riusciamo ad avere nel tempo efficienze considerevoli.

Quello che è cambiato nel tempo è il fatto di saper dosare attese sui risultati immediati di una campagna con una logica di ottimizzazione nel lungo periodo, prendendo un prodotto di donazione, come ad esempio la donazione regolare o le informazioni sui lasciti testamentari, e far lavorare la campagna con refresh di contenuti e lavoro nel tempo sulle audience. Questo ci ha aiutato ad aumentare l’efficienza, potendo di conseguenza aumentare gradualmente gli investimenti.

Lavoriamo sui pubblici tradizionali: su custom audience, lookalike audiences (LAL) che possano essere alimentate da segmenti sempre più mirati e facciamo continuo scouting di nuove audience.

Ci sono audience collaudate che funzionano molto bene per il no profit, quelle legati ai temi sociali (solidarietà, volontariato, beneficenza, cause internazionali) e altre che usiamo solo per determinate campagne in base al collegamento tra interessi e tematiche specifiche promosse. C’è un lavoro continuo di raffinamento.

Come integrate gli strumenti online e offline?

Il Digital per noi corre a stretto contatto con altri canali, in particolare con la TV. La chiamiamo la “combo”: TV e Digital si rinforzano a vicenda, si pensi alle campagne di Direct Response Television (DRTV) o al nostro show televisivo “Prodigi”, in onda dal 2016 su Rai 1 nel mese di novembre.

Dal punto di vista marketing sono sfide che si giocano sul filo della progettazione minuziosa senza possibilità di errore: lo show televisivo in particolare dura solo circa tre ore e il Digital deve apportare tutto quello che può attraverso il second screen. Deve essere tutto perfetto, dalla journey e la gestione del traffico sul sito al fatto che le campagne di Search Ads abbiamo il budget giusto e portino nel luogo giusto per arrivare alla conversione della CTA televisiva.

Un altro canale molto collegato al Digital è il telemarketing, che serve da punto nodale di gestione di tutti i nostri processi di interazione programmata con i nostri sostenitori e di donor care, nonché da canale d’elezione per la conversione delle lead generate online.

Quali le principali sfide future di Unicef Italia nel Digital?

La sfida principale è quella tecnologica: garantire qualità e integrazione dei dati tra CRM e piattaforme di marketing automation in maniera più funzionale alle strategie digitali, la tracciabilità, le possibilità di analisi e di implementazione di modelli, la personalizzazione delle customer journey collegate alle diverse audience, l’efficientamento delle transazioni digitali e l’allargamento delle opzioni di donazione.

Recentemente abbiamo adottato, grazie ad un finanziamento internazionale, la Google Marketing Platform: una sfida molto interessante che ci consentirà ad esempio di gestire meglio le audience con Analytics 360 e rendere più agevoli i processi di testing con Optimize. 

Quali consigli dareste ai giovani che si avvicinano al Digital Marketing per il terzo settore per farne una professione?

La raccolta fondi è una professione molto particolare perché acquisisce le tecniche del marketing ma come elemento fondativo ha nel suo DNA le relazioni interpersonali. È una professione basata per vocazione sulla customer/donor centricity: mettere al centro i donatori è determinante per costruire la fiducia su progetti che spesso essi non possono vedere direttamente e non sono prodotti che hanno per il consumatore un valore diretto tangibile. Ma il contributo che possiamo dare a beneficio di tutti nei grandi temi, la cultura, l’ambiente, la sanità, nel migliorare le condizioni di vita delle persone più svantaggiate, nel nostro caso i bambini, è una motivazione professionale che per noi fundraiser non ha pari.

Il fundraiser contribuisce allo sviluppo di una nuova economia basata sulla circolazione della solidarietà e l’investimento per cause diverse dal profitto. Proprio per questo, l’efficienza è un dovere morale, reinvestire al meglio parte dei fondi raccolti in ogni operazione di marketing spinge ad un approccio data-driven con una passione che va oltre ogni descrizione.

L’efficienza sta al cuore del nostro lavoro e c’è tanto bisogno di nuovi professionisti del Digital Marketing per supportare la crescita del terzo settore in un momento in cui la competizione del mercato si fa sempre più accesa. Non è semplice oggi emergere, soprattutto nelle piccole organizzazioni, gli stipendi non sono al livello del settore profit, ma di contro c’è una ricchezza nell’accumulo di esperienze emozionanti.

Si arriva forse spesso in ambienti meno strutturati, ma questo comporta che c’è più possibilità di costruire le cose e dare vita ai propri progetti, per migliorare la propria organizzazione e il ruolo del Digital nel settore. Il terzo settore è una realtà molto viva e collaborativa e ciò rende questo lavoro pieno di stimoli e potenziale per la crescita professionale.

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digital tool della settimana

Ovy, Dino Game e Yat: i digital tool della settimana

Tra i digital tool di questa settimana troviamo strumenti per migliorare la propria strategia su LinkedIn, per velocizzare l’invio delle risposte alla tantissime email che riceviamo ogni giorno e per creare un nome utente unico per i servizi online grazie all’aiuto delle emoji.

Per la pausa pranzo e i momenti di relax in ufficio, una divertente alternativa alle parole crociate o allo scroll selvaggio del feed Instagram: un giochino online per divertirsi con il celebre dinosauro di Google sfidando i record di altri giocatori.

Ecco la nostra selezione di strumenti digitali per la vita in ufficio e in smart working.

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Trending Hashatag

digital tool - linkedin hashtag trend

Che piacciano o meno, restano uno strumento fondamentale per la distribuzione dei contenuti sui social. LinkedIn Hashtag Trend permette di creare una vera e propria strategia basata sugli interessi dei propri contatti e follower, attirando nuove persone sul profilo o sulla pagina aziendale.

Elenchi di indirizzi intelligenti

digital tool enrich your email list

Enrich My List recupera automaticamente profilo Twitter, numero di follower, biografie e posizioni lavorative dei tuoi contatti email per creare una rubrica davvero utile per il lavoro.

Email migliori in un click

Rispondere velocemente a tutte le email ricevute può diventare un vero lavoro. Ovy è un’estensione di Chrome per Gmail che aiuta a scrivere risposte complete, realistiche e sensibili al contesto, basate sull’intelligenza artificiale, semplicemente cliccando un pulsante. Ovy è multilingue ed è in grado di individuare in tempo reale l’idioma del messaggio generando una risposta nella medesima lingua.

Una nuova identità in rete

digital tool yat

Si chiama Yat e sta diventando virale per creare username universali espresse attraverso le emoji, da utilizzare su qualsiasi sito web e social online come nome utente digitale, URL o indirizzo di pagamento per il digital wallet. Da acquistare con un sistema simile a quello degli NFT.

Competizione giurassica tra colleghi

Digital tool Dino Game

Hai mai desiderato di poter giocare al gioco del dinosauro su Chrome ogni volta che vuoi? Beh, in realtà è possibile (basta digitare chrome://dino in Chrome), ma purtroppo funziona solo in Chrome. Con questo tool puoi giocarci da qualsiasi browser sfidando il mondo intero!

SEO trend 2022 copertina

SEO Trend 2022: 6 tendenze che non puoi non conoscere quest’anno

Chi si occupa di SEO lo sa bene: gli aggiornamenti che Google apporta al suo algoritmo possono cambiare i fattori di ranking e addirittura vanificare mesi di lavoro svolto per il posizionamento del proprio sito web. Ecco perché essere sempre aggiornati sui SEO Trend 2022 e tutte le novità introdotte in materia di ottimizzazione per i motori di ricerca, è qualcosa di cui ogni SEO specialist non può fare a meno.

Vediamo quali sono le novità che Google ha in serbo per noi nel 2022.

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Trend #1 – Addio BERT, benvenuto MUM

Nel 2019 Google annuncia ufficialmente il rilascio di BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers), un modello di linguaggio basato su Transformer, l’architettura neurale di Google.

Si tratta di una tecnologia basata su un sistema di machine learning, progettata per apprendere le relazioni contestuali tra le parole. In altre parole, i modelli BERT permettono all’algoritmo di Google di elaborare le parole in relazione a tutte le altre parole di una frase, considerando il contesto in cui la parola è inserita, piuttosto che prendendo in esame le parole nell’ordine in cui sono digitate.

L’introduzione di BERT ha rappresentato un nuovo approccio finalizzato soprattutto all’implementazione degli assistenti vocali: si tratta di un grande passo avanti per la comprensione del linguaggio naturale da parte dell’algoritmo di Google.

Ma BERT era solo l’inizio. Nel 2022 assisteremo ad un ulteriore passo in tal direzione, come annunciato dall’azienda di Montain View in occasione della conferenza Google I/O 2021, durante la quale è stato presentato un nuovo modello per l’interpretazione e l’assistenza ai propri utenti, chiamato Multitask United Model o MUM.

In parole povere, MUM è un modello di intelligenza artificiale in grado di comprendere le intenzioni dell’utente su un piano più profondo e semplificare tutte quelle ricerche complesse, che normalmente richiederebbero l’inserimento di più query di ricerca, prima che venga restituito un risultato pertinente.

Secondo Pandu Nayak, Google Fellow e vicepresidente:

I motori di ricerca di oggi non sono abbastanza sofisticati per rispondere come farebbe un esperto. Ma con una nuova tecnologia chiamata Multitask Unified Model, o MUM, ci stiamo avvicinando per aiutarti con questo tipo di esigenze complesse. Quindi in futuro avrai bisogno di meno ricerche per fare le cose. 

MUM non solo comprende il linguaggio, ma lo genera. È programmato in 75 lingue diverse, per svolgere più task contemporaneamente ed è in grado di sviluppare una comprensione più completa delle informazioni rispetto ai modelli precedenti. 

 

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Si tratta, inoltre, di un modello multimodale, ovvero in grado di elaborare informazioni attraverso testo e immagini; in futuro, le intenzioni di google sarebbero quelle di espandersi anche a modalità come audio e video.

Questo significa che in futuro potremmo fotografare un paio di scarpe a trekking e chidere a Google “ Posso usarle per fare un’escursione sul Monte Fuji?”

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Ad agosto del 2021, MUM era ancora in fase di test; a partire da quest’anno inizierà a funzionare sui motori di ricerca, influenzando i risultati, presumibilmente con un’enfasi ancora più marcata sui segnali di autorità (EAT) e un approccio al contenuto orientato alla risposta.

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Trend #2 – LaMDA: ora puoi parlare con Google

Negli ultimi anni, ha assunto sempre maggior rilevanza sul piano SEO, l’ottimizzazione per la ricerca vocale; ora Google compie un ulteriore passo in avanti con una nuova tecnologia orientata al dialogo con l’utente.

In occasione di Google I/O 2021, è stato presentato anche LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), che a differenza degli altri modelli linguistici basati su Trasformer, è orientato a cogliere delle sfumature che distinguono la conversazione aperta da altre forme di linguaggio.

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Se MUM è incentrato sull’interpretazione delle intenzioni delle persone dietro le query di ricerca, con LaMDA si vuole instaurare un dialogo con l’utente, restituendo un’esperienza quanto più vicina al linguaggio naturale.

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Oltre alla specificità e alla sensibilità delle risposte di LaMDA, uno degli aspetti su cui si stanno concentrando le attenzioni degli esperti di Google, riguarda la responsabilità sociale, ovvero tutto ciò che di “pericoloso” il sistema è in grado di apprendere.

Come dichiarato da Eli Collins e Zoubin Ghahramani di Google, 

Il linguaggio è uno dei più grandi strumenti dell’umanità, ma come tutti gli strumenti può essere utilizzato in modo improprio. I modelli addestrati sul linguaggio possono propagare tale uso improprio, ad esempio interiorizzando pregiudizi, rispecchiando discorsi di odio o replicando informazioni fuorvianti. E anche quando il linguaggio su cui è stato addestrato viene attentamente controllato, il modello stesso può comunque essere mal utilizzato. La nostra massima priorità, quando creiamo tecnologie come LaMDA, è lavorare per ridurre al minimo tali rischi.

Trend #3: – Shopping Graph: Google lancia nuove funzionalità dedicate all’e-commerce

Durante i periodi di lockdown, lo shopping online è stato l’unica opzione per i consumatori, al punto che alla fine del 2020 i risultati finanziari di Amazon e Shopify siano stati un successo oltre le aspettative.

Davanti a un cambiamento così radicale delle abitudini di acquisto online, anche Google sembra voler dedicare un effort maggiore per implementare il suo motore di ricerca dedicato allo shopping.

Di recente è stato annunciato il lancio di Google Shopping Graph, “un modello dinamico potenziato dall’intelligenza artificiale che comprende un insieme in continua evoluzione di prodotti, venditori, marchi, recensioni e, soprattutto, le informazioni sui prodotti e i dati di inventario che riceviamo direttamente da marchi e rivenditori, nonché come tali attributi relazionarsi tra loro.”

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Parallelamente, Google ha ampliato la sua partnership con Shopify, consentendo ai suoi 1,7 milioni di venditori di includere i loro prodotti nell’ecosistema di Google.

Lo scopo è quello di rendere più smart l’esperienza d’acquisto di milioni di utenti che ogni giorno fanno shopping su Google, attraverso i dati raccolti durante le sessioni, e aiutare le persone a trovare facilmente i prodotti che amano, che provengano dallo store online di un grande marchio o dall’e-commerce di un piccolo brand.

A tal proposito, Google ha introdotto nuove funzionalità, come ad esempio la tab Open Cart su Google Chrome, grazie alla quale ora è possibile visualizzare tutti i carrelli lasciati in sospeso in un’unica tab, ogni volta che viene aperta una nuova pagina nel browser.

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Gli utenti avranno anche la possibilità di collegare i propri programmi fedeltà di brand come Sephora al loro account Google, per vedere sempre le migliori opzioni di acquisto su Google​​.

 

 

Trend #4: – Passage Ranking: indicizzare un passaggio e non l’intera pagina

L’arrivo di Passage Ranking è stato annunciato alla fine del 2020 e rilasciato a febbraio 2021, un aggiornamento che permette al motore di ricerca di indicizzare un passaggio preciso del contenuto di una pagina web, anziché l’intera pagina.

Quando le ricerche sono molto specifiche, l’informazione che l’utente sta cercando potrebbe essere difficile da reperire, magari perché inserita all’interno di una pagina web dove l’argomento è trattato in modo più ampio.

Prabhakar Raghavan ha dichiarato: “Di recente abbiamo fatto un passo avanti nella classifica e ora siamo in grado di comprendere meglio la pertinenza di passaggi specifici. Comprendendo i passaggi oltre alla pertinenza della  pagina generale, possiamo trovare le informazioni ago in un pagliaio che stai cercando. Questa tecnologia migliorerà del 7% le query di ricerca in tutte le lingue man mano che verrà implementata a livello globale.”

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Secondo quanto affermato da Prabhakar Raghavan, l’indicizzazione dei passaggi all’interno del testo, una volta implementata in tutte le lingue, arriverà a influenzare circa il 7% delle query di ricerca su scala globale.

Al momento non abbiamo informazioni sufficienti per poter stabilire quali siano le tecniche migliori a livello SEO per l’indicizzazione dei passaggi, dal momento che si tratta di estratti di contenuto estremamente legati al contesto, dunque lontani dalla logica di indicizzazione delle keyword. Gli esperti di Google consigliano di concentrarsi sugli elementi “tradizionali”, vale a dire title e metatag.

Trend #5 – YouTube: ottimizzare i video creando momenti chiave

I contenuti video hanno assunto un ruolo di sempre maggior rilievo all’interno della content strategy, per l’acquisizione di traffico e lead.

Negli ultimi anni, precisamente da quando Google ha incluso i video di Youtube tra i risultati di ricerca restituiti in SERP, i video hanno assunto un’ulteriore rilevanza anche per la SEO.

In occasione di Google I/O, John Mueller di Google ha presentato due nuove tipologie di dati strutturati da utilizzare per far risaltare i video tra i risultati di ricerca Google e farli apparire nella sezione “Video consigliati”: si tratta di Clip Markup e Seek Markup.

CLIP MARKUP

Con la funzione di “marcatura della clip” è possibile indicare manualmente il timestamp per isolare dei momenti chiave all’interno del video e attribuire loro delle etichette.

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SEEK MARKUP

La funzione Seek Markup, non ancora attiva ma presto in arrivo, serve per comunicare a Google la struttura dell’URL in modo che possa automaticamente identificare i momenti chiave all’interno del video. 

Trend #6 – Core Web Vitals: SEO e UX continuano a viaggiare in tandem

Nonostante l’ottimizzazione dei contenuti per parole chiave e la strategia di backlink siano ancora componenti fondamentali di una SEO strategy che si rispetti, oramai non sono più i soli elementi che contano per il posizionamento, ma ci sono altri fattori altrettanto rilevanti.

Con arrivo di Page Experience, l’esperienza di navigazione dell’utente assume una grande importanza agli occhi del motore di ricerca, valutata da Google con delle metriche specifiche conosciute come Core Web Vitals.

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Secondo la definizione data dagli esperti di Google, si tratta di “un insieme di metriche reali basate sull’utente che quantificano gli aspetti chiave dell’esperienza utente. Misurano dimensioni dell’usabilità del Web, come il tempo di caricamento, l’interattività e la stabilità dei contenuti durante il caricamento (in modo da evitare di toccare accidentalmente determinati pulsanti quando vi passano sotto il dito: sappiamo quanto sia fastidioso).”

Gli indicatori dell’esperienza utente sono 3:

Largest Contentful Paint (LCP): valuta le prestazioni del sito in termini di tempi di caricamento delle pagine. Il valore ottimale non dovrebbe superare i 2,5 secondi dall’inizio del caricamento.

First Input Delay (FID): misura le prestazioni in termini di interattività, ovvero di tempi di risposta agli input dati dall’utente, come ad esempio il clic su un link o un pulsante. Il valore ottimale dovrebbe essere inferiore a 100 millisecondi

Cumulative Layout Shift (CLS): misura la stabilità visiva degli elementi della pagina durante il caricamento. Google consiglia un valore inferiore a 0,1.

seo trend 2022-core-web-vitals

I “vitali del web” vengono combinati da Google insieme ad altri fattori, tra cui l’ottimizzazione mobile-first del sito e l’utilizzo del protocollo HTTPS per la navigazione sicura, per determinare il punteggio del sito in termini di “usabilità” e, di conseguenza, il posizionamento.

L’attenzione di Google per l’esperienza utente sarà sempre più preponderante nel 2022 (nonché per gli anni a venire), dunque, per una corretta ottimizzazione del tuo sito web, sarà indispensabile soddisfare i criteri introdotti con i Core Web Vitals.

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ENEL DIGITALIZZAZIONE

Enel: “La nostra sfida? Abilitare un progresso sostenibile con il digitale”

Dalla liberalizzazione del mercato energetico alle tecnologie orientate alla sostenibilità, con Ivan LupelliChapter Unit Leader | Data Management Market Analysis & Segmentazione e Maria Vittoria DestefanisHead of Commercial Communications Planning, esploriamo le principali sfide del Gruppo Enel e la loro declinazione nel Digital Advertising.

Enel è stata partner dell’edizione 2021 della Digital Factory di Ninja Academy e, dopo il successo della collaborazione, la ritroveremo anche nella nuova Factory.

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Quali i principali canali e attività su cui si sviluppa il Digital Advertising di Enel?

(Risponde Maria Vittoria Destefanis)

Maria Vittoria Destefanis, Head of Commercial Communications Planning Enel

I canali attraverso i quali i clienti possono entrare in contatto con noi sono molteplici, sia offline che online. Poiché ogni occasione di contatto, dal punto di vista marketing, si traduce in un’occasione di vendita (ma anche in una occasione di fidelizzazione/caring e riduzione del churn), dobbiamo fare in modo di valorizzare al meglio ogni momento di contatto, assicurando al cliente la migliore experience, che deve essere il più possibile continua e fluida. E questo è ancora più vero per tutto ciò che è digitale, dove è veramente possibile sfruttare appieno le potenzialità del mezzo per gestire il cliente in modo trasversale, affiancandolo in tutti i suoi touch point, su tutti i device e in tutti i punti del funnel, dall’awareness alla conversion al post acquisition.

Pertanto il Digital Advertising in Enel ormai è pervasivo e ha l’obiettivo di affiancare il cliente, assecondando le sue esigenze a seconda del ciclo di vita nel quale si trova e delle ricerche che svolge. Questo offrendo informazioni relative al brand e offerte nella fase di awareness e consideration (video, formati impattanti, social, drive to store, etc); sfruttando il retargeting per massimizzare le performance nella fase di decisione dell’acquisto (banner display, search) e il cross selling/ upselling/ retention nel post acquisition (dem, sms).

Tutto questo si traduce poi in una ottimizzazione, non solo nella gestione della relazione con i clienti ma anche di budget: mostrare determinati contenuti a coloro che potenzialmente ed effettivamente sono più interessati agli stessi garantisce una minore dispersione di budget e una conseguente ottimizzazione dei costi, ritorno degli investimenti ma soprattutto una maggiore soddisfazione del cliente online che trova le risposte alle sue esigenze.

Come si inseriscono i dati e come vengono utilizzati nella vostra strategia di Advertising?

(Risponde Ivan Lupelli)

Ivan Lupelli, Chapter Unit Leader | Data Management Market Analysis & Segmentazione enel

Abbiamo cominciato a utilizzare i dati proprietari di Enel nel Digital Adv, i cosiddetti first-party data, a fine 2019, da quando abbiamo consolidato il nostro stack tecnologico con l’internalizzazione della Data Management Platform. Questa piattaforma ha rappresentato il vero e proprio abilitatore tecnologico per raggiungere il nostro obiettivo di avere una segmentazione digitale centralizzata e azionabile sui diversi canali (video social display e search) e supportare le attività di Digital Advertising e di personalizzazione della Customer Experience sul nostro portale eCommerce.

Questo anche per garantire coerenza tra quello che il cliente/prospect vede in termini di creatività e il messaggio lato paid media e lato owned media come sito e landing. Come primo passo, abbiamo reso disponibili in piattaforma i dati proprietari provenienti da varie fonti come CRM e Data-Lake, dati provenienti dai canali offline come i negozi fisici, chiamate customer care, preferenze di privacy sino ovviamente ai dati relativi ai comportamenti sulle nostre digital properties per creare una descrizione unica del cliente. Successivamente, abbiamo creato in DMP le varie audience usate nelle campagne digitali always-on di Enel Energia, che quotidianamente sottoponiamo a continui test & learn all’interno della Room Digital ADV & DMP.

Il dato di prima parte è stato fondamentale per raffinare le audience utilizzate per la conversion (segmentazione per remarketing su display/social e persino sulla SEA), ma anche per razionalizzare il prospecting ed evitare di “sparare i nostri messaggi nel mucchio” come si dice. Questo lavorando molto sulla ricerca sul web di audience qualitative ma senza over-segmentare: persone che cercano attivamente contratti di commodity luce/gas o fibra, informate, digitali & tech, ad alto valore potenziale e “fedeli” in prospettiva perché in sintonia con i nostri valori e con la nostra user experience. Il dato di prima parte ha ovviamente supportato le logiche di up-selling cross-selling sui nostri clienti più digitali, mitigando il rischio di esporli a messaggi non interessanti e vantaggiosi per loro.

Le piattaforme di Advertising sanno parecchio sui target, ma ne sanno molto meno di noi sui clienti del settore energia. In sostanza, il dato di prima parte ci ha permesso di ottimizzare media mix, budget spending e ovviamente performance come nessuna piattaforma o algoritmo avrebbe potuto fare in autonomia. Stiamo andando verso uno scenario post cookie di terza parte in cui il dato proprietario per i brand sarà ancor più centrale. Ci stiamo attrezzando sia dal punto di vista tecnologico che strategico all’interno della Room in modo che questa transizione sia una opportunità per fare ancora meglio rispetto a quanto fatto fino ad ora.

Enel si muove sul doppio binario B2C e B2B: quali i principali elementi di differenziazione del messaggio pubblicitario?

(Risponde Ivan Lupelli)

Per il segmento consumer il web è altamente competitivo, una vetrina utilizzata dai trader per spingere le loro offerte di punta con focus su prezzo aggressivo e proposition a sconto. All’interno di questo contesto la nostra strategia B2C sul web è quella di comunicare la facilità della convenienza dell’offerta del nostro prodotto flessibile spinto anche in campagna ATL: una proposition che parla di sconto differenziato in base al mercato di provenienza, con particolare attenzione ai clienti ancora serviti in Maggior Tutela. A questo affianchiamo poi i nostri prodotti innovativi, che sfruttano le potenzialità dei nuovi Smart Meters e si rivolgono alla clientela più esigente e smart, proponendo soluzioni altamente differenzianti: ad esempio con la possibilità di scegliere ogni giorno 3 ore di componente energia gratuita.

Sul web, per il segmento Business, vogliamo essere delle calamite che attraggono con contenuti personalizzati e sorprendenti gli imprenditori e le aziende con bisogni più digitali. Alle piccole e medie imprese comunichiamo in modo semplice e trasparente un abbonamento mensile che permette al cliente di pagare l’energia come la paga Enel. Sul business la parola d’ordine è essere “open” e quindi “aprire” nuove possibilità, nuove modalità per accedere all’energia. Abbiamo voluto veramente centrare realmente e non sulla carta il famoso obiettivo di “mostrare sul web il messaggio giusto al pubblico giusto al momento giusto“ aggiungendo anche “rispettando il cliente/prospect” e “raggiungere i nostri obiettivi di business”.  Questo è stato possibile lavorando su dati e piattaforme in maniera sinergica con le Tribe Consumer e Business del Marketing guidate da Alessio Pasqui e Luca Rainero.

Il green rappresenta oggi un focus centrale nella promozione del brand: quanto fa la differenza?

(Risponde Maria Vittoria Destefanis)

La sostenibilità, oggi, per le aziende, è sicuramente una conditio sine qua non fondamentale per restare nel mercato. La crisi sanitaria ha accelerato un processo di cambiamento già in atto, modificando ulteriormente l’attenzione e la sensibilità delle persone verso i temi ambientali e sociali. Oggi i consumatori sono sempre più disposti ad acquistare prodotti e servizi, anche a un prezzo leggermente più alto, da quelle aziende impegnate nella sostenibilità. Ma si aspettano che queste utilizzino processi a basso impatto ambientale e che lavorino con il sistema sociale complessivo per uno sviluppo sostenibile. Promuovere il green non è più un elemento differenziante della proposta commerciale di un brand come poteva essere qualche anno fa.

Oggi più che mai, la comunicazione legata alla sostenibilità, e non solo nel settore delle utilities, è un’area sovraffollata. Per essere efficaci e fare in modo che la sostenibilità possa essere comunicata in modo coerente e credibile occorre prima di tutto che questa sia radicata, abbracciata e adottata nei comportamenti aziendali. Ecco perché la sostenibilità è un fattore chiave non solo del nostro posizionamento commerciale ma, in senso più ampio, del nostro Purpose di gruppo: Open Power for a brighter future. We empower sustainable progress.

Il nostro piano è Purpose driven: guidato da uno scopo, che è quello di abilitare un progresso sostenibile. Tutto questo rafforza la percezione dei consumatori rispetto al brand. Non a caso, secondo il Ranking BrandZ di Kantar, che considera la sostenibilità come uno dei driver centrali per la valutazione, Enel si classifica al secondo posto tra i brand italiani di maggior valore e primo tra le utilities.

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Quali aspetti del mondo Energia sono più difficili da comunicare e riscontrano maggiori criticità nella ricezione?

(Risponde Maria Vittoria Destefanis)

Il settore nel quale operiamo è molto complesso e fortemente regolamentato. Ciò implica che le nostre comunicazioni non possano mai prescindere dal prevedere sempre anche una parte informativa ed educativa (oltre che adeguata e compliant con la normativa in vigore), questo anche per andare incontro ai nostri valori di vicinanza e trasparenza verso i clienti. Cosa che però spesso contrasta con il desiderata di avere messaggi corti e immediati che siano allo stesso tempo esplicativi e commercialmente accattivanti. La stessa distinzione tra operatori del mercato libero e del servizio di maggiore tutela non sempre è chiara ai consumatori, come anche le voci che compongono la fattura o determinati processi di acquisizione o di switch.Per questo motivo, abbiamo creato una serie di tool finalizzati proprio a rispondere alle domande più frequenti dei consumatori.

Oltre alla classica sezione delle FAQ nel nostro sito, abbiamo ideato “lo Spazio delle risposte”: uno spazio virtuale che risponde a tutte le domande più frequenti sul mondo dell’energia. Nasce attraverso un’analisi SEO dettagliata (più ricerche di mercato) riguardante tutte le tematiche più cercate sui motori di ricerca su: bolletta, mercato libero e servizio di maggior tutela, contratto, servizi Vas (a valore aggiunto) e offerte.

Anche sui nostri canali social abbiamo uno stream dedicato, “Help”, che comprende diverse rubriche e che funge da aiuto ai clienti su diverse tematiche: abbiamo ad esempio le energy word, una sorta di glossario dell’energia (cosa è il POD/PDR, cosa significa kWh, il PUN etc), le green word, a tema sostenibilità, etc. Quest’anno abbiamo un obiettivo in più: cominciare a veicolare il servizio di Enel non più come commodity ma come fattore abilitante alla transizione sostenibile, come guida del cambiamento.

L’estate scorsa avete lanciato una grande campagna online e offline sulla ripartenza con Saatchi e Saatchi. Che cambiamenti ha portato l’emergenza Covid nella vostra strategia di Advertising e che risposta avete avuto?

(Risponde Maria Vittoria Destefanis)

Da quando è iniziato il periodo dalla pandemia, abbiamo deciso da subito di non bloccare le nostre comunicazioni. Anzi, abbiamo affrontato le diverse fasi, del lockdown prima e della ripartenza poi, con comunicazioni mirate e in linea con il periodo che si stava vivendo. Nel periodo più difficile, abbiamo affrontato una fase di comunicazione in “emergenza”. Era stata istituita una task force, che ha lavorato per mettere in evidenza e comunicare tutte le iniziative concrete che come azienda avevamo messo a disposizione dei clienti. E in TV siamo andati on air ad aprile, durante il picco della crisi, con una campagna che aveva l’obiettivo principale di trasmettere la solidarietà e la vicinanza dell’azienda al paese.

Durante l’estate, abbiamo poi fronteggiato la fase di restart, spostando la comunicazione su temi di positività che i clienti manifestavano e ricercavano, con contenuti focalizzati sulla ripartenza, rilevanti e che proponevano vantaggi concreti. La campagna sulla ripartenza aveva dunque un duplice obiettivo: rendere concreto il supporto dell’azienda con un’offerta che potesse contribuire alla ripartenza del Paese (volutamente indirizzata sia al Consumer che allo Small Business), mettendo a disposizione tre mesi di componente energetica gratuita ed evidenziare come questo supporto avesse anche un valore sostenibile: a livello ambientale ma soprattutto sociale.

La campagna, pur lavorando in coerenza con il posizionamento dell’azienda, voleva raccontare di una nuova energia. Per questo motivo aveva un tono di voce tutto in positivo, senza fare riferimento alle difficoltà vissute. Ci si è focalizzati sul momento in cui tutti ricominciavano a fare quello che facevano sempre, raccontando i piccoli gesti cui eravamo abituati, sia dal punto di vista della “famiglia” che delle imprese. In generale l’emergenza Covid ha determinato una attenzione e un supporto crescente verso il territorio. Abbiamo circa 1.200 negozi su tutto il territorio nazionale e i nostri imprenditori sono quelli che più di tutti hanno sofferto delle restrizioni dettate dall’emergenza. Per questo motivo, nella strategia di Advertising (offline e online) di quest’anno, tutte le campagne che metteremo in piedi quest’anno avranno una declinazione locale.

Quali i principali obiettivi di Digital Advertising per il futuro prossimo e quali canali e attività intendete implementare?

(Risponde Ivan Lupelli)

Come obiettivi abbiamo dei target molto sfidanti in termini di adesioni e cpa sia sul segmento consumer che sul business. Per quanto riguarda canali e attività, il nostro mantra è mantenere un media mix efficiente e performante che ci permetta di raggiungere audience che “risuonino con il nostro brand”. Continueremo sicuramente a sperimentare in maniera continua con approccio few-in few-out riguardo a canali e piattaforme per le campagne always-on, ma non vogliamo neanche provare tutto per la paura di perdere opportunità o perché “ci dobbiamo essere” con il rischio di frammentare messaggi e budget senza impatto significativo sulle performance.

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Illimity bank copertina

Ecco B-ilty: nasce la banca di Illimity per le PMI

Illimity, il gruppo bancario ad alto tasso tecnologico fondato e guidato da Corrado Passera, ha presentato pochi giorni fa una nuova realtà ideata per un innovativo ecosistema di servizi finanziari dedicati alle PMI che hanno un fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro.

Stiamo parlando di B-ilty, una piattaforma bancaria di servizi finanziari e di credito, costruita sulla base dei suggerimenti di centinaia d’imprenditori e pensata proprio per agevolare la quotidianità di questi professionisti. Una piattaforma di ultima generazione, completamente digitale.

B-ilty

Che cos’è B-ilty

B-ilty è una banca che nasce con l’obiettivo di semplificare la vita agli imprenditori grazie a una piattaforma di ultima generazione che unisce competenze specialistiche e tecnologia all’avanguardia. Offre ai clienti tutti quei prodotti e i servizi di una banca completa, con l’immediatezza che solo una user experience evoluta può garantire.

Raccoglie in un unico ecosistema l’operatività bancaria, integrando gli strumenti per supportare la crescita dei clienti con soluzioni che si adeguano alle esigenze della singola azienda e dei singoli settori dell’economia di riferimento.

LEGGI ANCHE: 10 trend chiave che guideranno i piccoli business nel 2022

I servizi offerti da B-ilty: una banca su abbonamento

La particolarità di B-ilty è la sua speciale formula ad abbonamento per accedere alla piattaforma e a tutti i servizi bancari che sono disponibili in modo illimitato.

L’offerta comprende tutte le più diffuse transazioni bancarie, carte di credito e debito, credito a breve termine, factoring per finanziare il capitale circolante, credito a medio-lungo termine per finanziare gli investimenti, coperture assicurative per tutelare l’imprenditore e l’impresa e molti altri prodotti e servizi forniti direttamente dal Gruppo Illimity o da partner qualificati.

L’abbonamento costa 40 euro al mese con formula try and buy per i primi 3 mesi. In questo modo le PMI interessate potranno provare con calma tutti i servizi e, nel caso, procedere ad abbonarsi successivamente.

Un servizio digitale ma allo stesso tempo fatto da persone

B-ilty è una banca digitale di semplice utilizzo proprio per consentire all’imprenditore, al CFO, e al commercialista, di gestire le finanze dell’azienda quando vuole. Può farlo dal proprio ufficio, senza carta o bisogno di recarsi in filiale, ma soprattutto senza dipendere dagli orari altrui.

Questo però non significa che sia priva del lato umano, tutt’altro. Allo stesso tempo è fatta anche di persone. Ogni cliente avrà a disposizione un Relationship Manager. Ogni azienda infatti avrà uno o 2 responsabili dedicati, in modo da garantire sempre la disponibilità. Inoltre il call center di B-ilty è operativo 24/7.

Dinamicità continua e credito veloce

B-ilty fornisce sia credito a breve che a medio-lungo termine. Gli imprenditori vogliono risposte immediate e chiare, e ogni settore è diverso dall’altro. Ecco perché con un approccio fortemente basato sui dati e le competenze industriali della divisione Growth Credit di Illimity, B-ilty propone un’offerta di credito costruita su una valutazione delle diverse imprese e dei settori specifici in cui operano.

È infatti in grado di analizzare rapidamente decine d’indicatori che si adegueranno progressivamente alle caratteristiche di ogni singolo settore economico e saranno poi condivisi con gli stessi clienti.

Tutti i conti in un unico punto 

Grazie alle funzionalità della PSD2 sulla piattaforma B-ilty possono essere visualizzati il saldo e i movimenti di tutti i conti correnti posseduti di un’azienda anche presso altri intermediari. Inoltre, sempre dalla stessa piattaforma, si possono effettuare anche le operazioni su tutti gli altri conti.

Maggiore collaborazione tra le persone

B-ilty metterà a disposizione dei propri clienti tutte le informazioni che possiede sugli andamenti finanziari sia di ciascuna azienda che del settore di appartenenza. Sarà il capo dell’impresa a decidere quali informazioni condividere e con chi. La piattaforma semplifica la collaborazione sia all’interno dell’azienda sia con il proprio commercialista e altri professionisti esterni

Una realtà fatta apposta per le PMI

B-ilty è una vera e propria rivoluzione nel mondo dei servizi finanziari. È una realtà che nasce e vuole rimanere digitale, quindi di facile accesso e sempre disponibile per i propri clienti. Non importa che ora sia o che giorno della settimana, l’obiettivo di B-ilty è d’impegnarsi ad ascoltare le necessità e i desideri delle PMI, sempre.

Super bowl 2022

Gli Spot più belli visti durante il Super Bowl 2022

Quando tutti gli occhi sono puntati sul campionato di football americano più importante, i brand sono pronti ad investire cifre astronomiche pur di comparire con i loro spot durante il Super Bowl 2022.

Nella 56esima edizione della finale NFL, la sfida tra i Cincinnati Bengals e i Los Angeles Rams, ha tenuto attaccati allo schermo più di 100 milioni di spettatori. Un ghiotto bottino per le aziende che attendono altissime prospettive di visibilità e di vendite. Un prezzo caro da pagare però, letteralmente. Infatti, 30 secondi di passaggio sono costati circa 6,5 milioni di dollari, un milione in più rispetto al 2021.

Negli spot del Super Bowl 2022 sono comparse celebrità come Seth Rogan, Scarlett Johansson, Salma Hayek, Kevin Hart, Demi Moore, Snoop Dogg, Schwarzenegger e molti altri. Abbiamo sentito la l’assenza di grandi brand, come Coca-Cola ma sorriso ai nuovi Meta-addicted.

Pepsi  Halftime Show | The Call

Lo spettacolare e luminosissimo Halftime Show del SoFi Stadium è stato aperto da Pepsi con i big della scena Hip Hop: Snoop Dogg, Eminem, Mary J. Blige, Dr Dre e Kendrick Lamar.

Il video diretto dal regista F. Gary Gray vede il riunirsi dei rapper accompagnati dalle loro canzoni più conosciute L’incontro è sottolineato dalla pezzo California Love, del grande e rimpianto 2Pac insieme a Dr. Dre.

Amazon Alexa |Mind Reader

Alexa è talmente smart da anticipare e programmare la domotica di casa. Conosce le nostre abitudini tanto da sembrare che legga nella nostra mente. È una cosa fantastica! O forse no?

Frito Lay’s |Golden Memories

I due (famosi) amici ripercorrono diversi ricordi insieme. E le patatine sono di compagnia e sostegno, in ogni occasione.

BIC EZ Reach Lighter | Smoke Turkeys

“Non sapevo ti piacesse” dice Snoop Dogg ammiccando a Martha Steward avvolta da una nuvola di fumo. “Cosa, affumicare il tacchino?” risponde la conduttrice di rubriche di cucina. Tutto il dialogo a doppio senso si svolge attorno all’utilità dell’accendino a collo lungo che evita di bruciarsi le dita. Perfetto per candele, grill e molte altre cose, che per chi conosce il rapper sa a cosa alluda…

Doritos & Cheetos Flamin’Hot | Push It

Qual è il verso che facciamo quando assaggiamo qualcosa di terribilmente piccante? A quanto pare è lo stesso che fanno questi protagonisti dopo aver assaggiato queste Doritos piccanti. E si scatenano. Premio al cervo che fa il Moonwalk e all’orso che twerka.

Budweiser |A Clydesdale’s Journey 

Chi ricorda la storia di amicizia tra un cagnolino ed il cavallo del ranch? Era lo spot di Budweiser del Super Bowl 2014, Clydesdale-Puppy Love.  Ecco, per il Super Bowl 2022 i due amici sono cresciuti e continuano a vivere in simbiosi, mostrando forza, emozione e sensibilità.

BMW USA | Zeus & Hera

Zeus Schwarzy è letteralmente scarico di energia: questo mondo terreno lo ha prosciugato. Ci pensa sua moglie Era a fargli fare ritrovare la scintilla giusta.

Uber Eats | Uber Don’t Eats

Simpatico spot del Super Bowl 2022 in cui vediamo i clienti del food delivery addentare cose decisamente poco affini con il nostro palato. Ad esempio, Gwinnet Paltrow addenta la candela al suo (discutibile) gusto intimo, Non tutto ciò che viene consegnato da Uber si può mangiare: i protagonisti manifestano così il loro disappunto verso un food delivery a cui si sono sempre affidati. “L’avvelenamento” di Uber è solo una mossa efficace per far conoscere il suo nuovo servizio di delivery di beni di altro genere.

Meta Quest 2 | Old Friend New Fun

Anche se i luoghi fisici scomparissero, ci sarà sempre modo di interagire con i vecchi amici in un altro ambiente.

Quello ibrido del Metaverso. Così questa animatronic band degli anni ’80 si ritrova oggi su Horizon Worlds per nuovi, virtuali esperienze. Incontrarsi in un “mondo immersivo e incorporato che consenta esperienze sociali digitali migliori di qualsiasi cosa esista oggi”, parola di Zuckerberg.

LEGGI ANCHE: Milioni di dollari per la terra virtuale: guarda quanto valgono i terreni nel Metaverso

Kia EV6 | Robo Dog

Cosa c’è di più grande dell’amore di un cane per il suo padrone? Quello di un robot che insegue il sogno di libertà. Elettrica.

Miller Lite | Meta Lite Bar

Il brand di birra apre il suo primo bar nel Metaverso, nello spazio digitale di Decentraland. Il Meta Lite Bar è l’unico luogo dove durante la finale del Super Bowl 2022 è stato possibile vedere lo spot Miller Lite. I visitatori della meta-taverna, aperta fino al 13 febbraio, hanno potuto interagire con l’ambiente ed i giochi presenti. Giocare a freccette, scattare un meta-selfie, scegliere la musica dal jukebox e vincere premi in denaro, vero.

meta lite bar miller super bowl 2022 ninja marketing

LEGGI ANCHE:  Super Bowl 2021: gli spot più belli di quest’anno (secondo noi)

digital tool della settimana copertina

Tango, EmojiAi e Newsletter Glue: i digital tool della settimana

Te ne sarai già accorto, perché non si parla d’altro: gli NFT dominano i feed dei social network. Se ne parla nei podcast, sugli articoli dei magazine online e anche in ufficio tra colleghi.

C’è sempre il tipo “più avanti”, che è già dentro il mondo dei token non fungibili con tutti e due i piedi e la persona che li guarda con sospetto e non sa bene cosa siano. In tutti i casi, uno dei digital tool di questa settimana serve proprio a mettersi al riparo da siti fake sull’argomento ed evitare brutte sorprese.

Nella selezione degli strumenti di oggi, anche un tool per ripulire il pc da “ospiti indesiderati” (sotto forma di programmi spazzatura) e un’applicazione per realizzare guide e tutorial in tempo reale.

Ecco i digital tool selezionati dai Ninja per questa settimana.

LEGGI ANCHE: Mental Canvas, Time Bloc e Magic Copy: i digital Tool della settimana

In guardia dai falsi NFT

nft gurd digital tool della settimana

Come orientarsi in un mondo così nuovo e in cambiamento come quello della blockchain? L’estensione NFT Guard Chrome punta a proteggere gli utenti dalle raccolte fraudolente di NFT su OpenSea e dai siti fake che cercano di sottrarre dati e proprietà crypto.

A corto di emoji

digital tool della settimana emojy ai

Se ti capita sempre più spesso di bloccarti a chiederti quale emoji usare nei tuoi tweet o nei tuoi testi di marketing, devi provare EmojiAi.com. Un’app che sceglie le icone giuste al posto tuo grazie all’intelligenza artificiale.

Digital tool per le pulizie di primavera (o quasi!)

digital tool della settimana Chrome Cleanup tool

A chi non è mai capitato di trovare tool indesiderati o altri programmi spazzatura installati sul proprio PC? Chrome Cleanup Tool è un prezioso tool senza installazione per rimuovere alcuni programmi che installano fastidiosi elementi sul browser web Google Chrome.

Il tutorial a portata di mano

digital tool della settimana tango

Realizzare guide e tutorial può essere davvero impegnativo. Tango ti permette realizzare velocemente e in tempo reale playbook, guide ai prodotti e tutorial passo per passo con screenshot automatici.

Digital tool della settimana: newsletter senza paura

digital tool della settimana newsletter glue

Newsletter Glue è una piattaforma di pubblicazione di newsletter direttamente all’interno di WordPress.

Un modo rapido per pubblicare un contenuto indispensabile grazie a un tool adatto a editori, blogger e aziende.

spotify intervista ester gazzano

Spotify: “Così abbiamo cambiato il marketing musicale”

Dal 2008, Spotify ha rivoluzionato per sempre il modo di ascoltare la musica. La sua mission è quella di liberare il potenziale della creatività umana, dando a un milione di artisti creativi l’opportunità di vivere della loro arte e a miliardi di fan quella di divertirsi e di essere ispirati dai loro idoli.

Oggi è il servizio di abbonamento di streaming più popolare al mondo, con una comunità di oltre 381 milioni di utenti su 178 paesi complessivi. Ora l’obiettivo è diventare punto di riferimento per l’audio a 360°, dalla musica ai podcast.

Spotify è stata una delle organizzazioni partner dell’edizione 2021 della Digital Factory di Ninja Academy. Scopriamo insieme a Ester GazzanoHead of Consumer Marketing Southern & Eastern Europe, le nuove sfide e i segreti di una delle strategie di marketing più riuscite degli ultimi anni.

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Spotify Esther Gazzano

Oggi mirate ad ampliare la tradizionale associazione Spotify-musica all’universo dei podcast. Come cambia la strategia?

Il nostro obiettivo è quello di confermarci leader nella industry audio a 360°: crediamo che il futuro dell’audio sia senza limiti e i podcast rappresentano per noi una tipologia di contenuto su cui continuare a puntare, avendo rilevato una crescita dell’interesse tuttora in fortissima espansione. Basti pensare che oggi ospitiamo 2,6 milioni di titoli, +160% rispetto all’inizio del 2020.

Vogliamo offrire ai nostri utenti anche nel mondo podcast ciò che ci ha permesso di rivoluzionare l’industria musicale.

Mi riferisco ad esempio a pillars quali la discovery e la personalization, che offrono la possibilità agli utenti di vivere un’esperienza di scoperta sempre più allineata ai propri gusti e al proprio modo di fruire la piattaforma, ma anche all’ubiquity, ovvero la possibilità di fruizione su più device contemporaneamente, passando dall’uno all’altro senza soluzione di continuità.

Con la nostra strategia di marketing cerchiamo di offrire ai nostri listener veri e propri “mondi audio” a 360°.

Si pensi a Sanremo 2021: abbiamo puntato a offrire sulla nostra piattaforma l’esperienza di vivere l’edizione più social e digitale di sempre, creando un hub editoriale dedicato contenente 6 playlist diverse e un podcast, il primo original Spotify in Italia peraltro, “Tutto Sanremo ma dura meno” realizzato in collaborazione con i the Jackal. Il podcast è stato il più ascoltato in Italia per un mese e la playlist con le canzoni in gara la terza più ascoltata al mondo durante la settimana del festival.

Le vostre campagne prevedono una stretta integrazione di online e offline: quali gli strumenti e che incidenza ha il Digital?

Il Digital è da sempre la nostra leva principale. A seconda delle campagne, possiamo dire che pesa dal 50% al 100% degli investimenti. La user experience in-app è un elemento chiave.

La nostra campagna annuale Wrapped è appunto un esempio virtuoso di come un’experience in-app è in grado di generare advocacy da parte di una community molto forte come quella dei nostri utenti e degli artisti. Il resto della campagna media si aggiunge solo come un potente amplificatore.

Crediamo però molto anche nell’integrazione fra on e offline: è importante infatti far vivere il brand nel mondo reale; per questo, attivazioni online e out of home rientrano comunque nel nostro mix. A seconda poi del targeting e della campagna, ci piace anche fare incursioni nel panorama media più classico come in TV e Radio, e ci piace farlo a la Spotify, creando link molto forti con tutto quello che succede in app, sia lato Content che lato Experience dedicate ai nostri listener.

Ad esempio, abbiamo lanciato la nostra campagna TV legata a “Only you”. Abbiamo scelto un posizionamento estremamente qualitativo, durante le partite degli Europei sia su RAI che su Sky, con il primo spot lanciato proprio in occasione della prima partita della nazionale, l’11 giugno.

Lo spot mirava ad ampliare il nostro target di riferimento puntando sulle emozioni uniche che la musica è in grado di regalarci, soprattutto quando legata a momenti importanti della nostra vita. Lo spot ha avuto come colonna sonora “Un’estate italiana” per evidenziare quanto alcune canzoni siano in grado di accendere istantaneamente emozioni e ricordi, ma anche celebrare la nostra passione per il calcio. I nostri utenti hanno trovato in app una nuovissima Playlist, chiamata “Notti Magiche”, che ci aiuterà ad entrare in clima partita.

Parlando di spot TV, un altro caso che ci piace citare è lo spot che abbiamo creato per Sanremo 2021. In quel caso abbiamo optato per una soluzione molto unconventional: nessuno shooting, nessun attore, solo uno schermo nero, un font verde inconfondibile (il nostro) e un messaggio chiaro: “Dopo averlo guardato, inizia ad ascoltarlo”.

Tutti amiamo il Festival di Sanremo nella sua interezza, il costume, i presentatori, i fiori (“fiori, tanti fiori”), le foto (“foto foto foto”) ma se vogliamo davvero ascoltare le canzoni, lo possiamo fare su Spotify.

spotify graziebalconi

Come e quanto ha inciso la pandemia nelle vostre scelte di marketing e che risultati avete ottenuto?

La pandemia ci ha portato a  sospendere il grosso delle nostre iniziative marketing durante il primo lockdown. Dall’altra parte, abbiamo osservato un aumento importante di engagement sulla piattaforma proprio nel 2020 e siamo felici di pensare di aver tenuto compagnia ai nostri ascoltatori a casa durante un periodo così complesso per la nostra storia recente.

Il 2020 ha accelerato dei trend che erano già comunque in embrione: uno di questi è sicuramente quello della crescita dei podcast, con l’audio che si è rivelato essere una forma di conforto e sostegno nei momenti più duri del primo lockdown, con persone che si sono rifugiate su contenuti legati alla religione, alla spiritualità e al self improvement.

Interessante rilevare che, comunque, anche nel ritorno alla normalità non c’è stata alcuna perdita di interesse verso questo fenomeno: oggi il 25% dei nostri ascoltatori ascolta i podcast, parliamo di più di 89 milioni di persone, con ore dedicate all’ascolto che sono state più che raddoppiate nel solo 2020.

La nostra campagna di fine anno, Wrapped, che viene lanciata a dicembre, è stata interamente dedicata a ringraziare la nostra community, di artisti e fan. Fra le varie attività di Wrapped, abbiamo lanciato #graziebalconi, una campagna per la quale abbiamo scelto di recapitare a sorpresa degli striscioni di ringraziamento proprio sotto quei balconi e quelle finestre teatro di alcune delle performance più indimenticabili ed emozionanti del periodo del lockdown.

Lato consumer, invece, abbiamo aggiunto anche delle experience direttamente sull’app, con quiz in-app, badge legati al proprio stato di consumatore e playlist personalizzate sulla base degli ascolti dell’anno.

Tra i segreti di Spotify c’è la personalizzazione della fruizione: in che modo la Marketing Automation viene in suo supporto?

Per Spotify, “listening is everything”, e ci piace pensare quindi di saper ascoltare anche gusti ed esigenze dei nostri ascoltatori per poter proporre loro i contenuti più in linea con i loro interessi.

Principalmente i nostri sistemi di automation si occupano di questo e sono content based. Mirano quindi a offrire un prodotto il più personalizzato possibile a ogni utente, sia in termini di contenuto, ad esempio con le Playlist personalizzate, ma anche in termini di comunicazione, con messaggi rilevanti e personalizzati per ogni utente.

Il nostro CRM è in grado di allertare i fan di un determinato artista ogni volta che quell’artista pubblica qualcosa di nuovo sulla piattaforma e lo comunica nel modo più efficace per l’utente nello specifico, scegliendo tra push notification, messaggi in app o email ad esempio.

La campagna “Solo tu” celebra appunto l’unicità di ognuno degli utenti attraverso storie che evidenziano i gusti e gli interessi diversi della nostra community globale. Che si inizi la giornata ascoltando un episodio di “Essential” o che si passino le serate ascoltando “Demoni Urbani”, il modo in cui ascoltiamo riflette un po’ chi siamo, e alla fine non importa come e cosa ascoltano i nostri listener, importa che Spotify sia il posto in cui possano sentirsi a casa e trovare una risposta ai loro bisogni.

Noi guardiamo ai nostri utenti come a una community: come tale tutti i Social sono un territorio ideale per dialogare con loro e per connettere tra di loro gli artisti e i fan.

Ad oggi, quindi, spaziamo da Instagram a TikTok, passando per Twitch e Twitter, ma usiamo molto anche la nostra piattaforma stessa, ad esempio per generare awareness sui nostri utenti intorno a tutto quello che è il mondo podcast.

In generale ci piace molto innovare e, a livello nazionale, cerchiamo di avere un approccio hyperlocal: nelle nostre campagne global non esiste un copy da tradurre, ma solo framework, e la parte dell’emozionalità, insieme alla tipica ironia, caratterizza il messaggio italiano. In questo Spagna e Italia sono i paesi che più si assomigliano!

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nft marketing

NFT Marketing: casi di studio per la strategia del tuo brand

A sperimentare le potenzialità del NFT marketing sono stati già molti brand del settore moda, food e beverage: poco dopo la prima diffusione degli NFT, verso la fine del 2019, avevano coniato i loro NFT, deciso i loro obiettivi e sviluppato una strategia. 

Tra i primi ad accogliere e utilizzare questa innovativa forma di marketing, ci sono stati brand del calibro di Gucci, Adidas, Coca Cola Mc Donald’s, Ray-Ban o Mattel, solo per citarne alcuni.

Attraverso piani di NFT marketing questi brand hanno intrapreso iniziative importanti realizzate per scopi diversi, ma tutte accomunate dai grandi risultati raggiunti in termini di profitto e di branding, attestando così il valore che le strategie di NFT marketing sono in grado di apportare ai brand.

Gli NFT rappresentano una tendenza in continua crescita già dal 2021, come viene mostrato anche dal grafico di Google Trends sottostante. Quali sono i motivi principali alla base di questa crescita costante?

Volendo riassumere le motivazioni che potrebbero spiegare il successo degli NFT, possiamo elencare tre motivi principali:

    1. la tecnologia alla base degli NFT (blockchain);
    2. il supporto degli NFT ricevuto da alcuni dei marchi più grandi e innovativi del mondo;
    3. il legame degli NFT al bisogno inconscio comune negli esseri umani di appartenere e far parte di una comunità esprimendo la propria persona attraverso i propri beni, fisici o digitali.

NFT GOOGLE TREND

Cosa sono gli NFT

Gli NFT (o token non fungibili) sono certificati di proprietà rilasciati su opere digitali, dei veri e propri smart contract quindi, che si caratterizzano per la propria unicità e la cui creazione e i cui successivi passaggi di proprietà vengono gestiti e registrati tramite la tecnologia blockchain.

Ed è proprio la blockchain a fare da garanzia rispetto alla loro unicità, non replicabilità e autenticità.

Tali caratteristiche fanno dunque in modo che gli NFT si prestino in maniera ottimale a incapsulare contenuti come opere d’arti digitali, oggetti digitali collezionabili, brani musicali, insomma, praticamente qualunque asset digitale.

Chiarito il loro potenziale utilizzo grazie alla blockchain, possiamo occuparci di definire cosa si intende con l’espressione “token non fungibile” attribuita loro al fine di capire esattamente cosa sono gli NFT. Con  token non fungibile si vuole intendere che un oggetto è unico in quanto non può essere sostituito da qualcos’altro.

Per spiegare questo concetto è possibile portare ad esempio un’opera d’arte, che è unica nel suo genere e quindi non fungibile, poiché se fosse scambiata con un’altra opera d’arte, si avrebbe in mano qualcosa di completamente diverso anche se dello stesso valore.

Una banconota da un dollaro invece rappresenta un esempio opposto e può essere quindi ritenuta fungibile, poiché scambiandola con un’altra banconota sempre da un dollaro, si otterrà la stessa identica cosa, intercambiabile e dello stesso valore.

Questa caratteristica di non fungibilità rappresenta il più grande valore dei non-fungible token. Basti pensare a quanto sia difficile verificare l’autenticità di un oggetto nei beni di lusso. In questo caso, un NFT rappresenta una valida verifica che un acquisto sia davvero autentico, che si tratti di oggetto, bene o esperienza.

Possiamo quindi immaginare come nei prossimi anni tutto ciò che verrà acquistato sarà fornito con un gettone come ricevuta che darà modo di  verificare l’acquisto fatto come reale, registrato per sempre nella blockchain.

NFT e Metaverso

Il Metaverso rappresenta una novità nel modo di interfacciarsi al mondo e tale novità porta con sé una moltitudine di esperienze ora possibili che possono collegarsi a diversi settori quali ad esempio moda e gaming.

NFT e Metaverso sono collegati perché oggi ogni persona ha modo di creare un proprio avatar 3D e, ad esempio, procedere ad esempio all’acquisto di capi o accessori (ma anche di porzioni di territorio virtuale o accessi a community esclusive) tramite NFT.

Questa possibile esperienza si traduce in due differenti vantaggi per l’utente e per il brand rispettivamente riassumibili nei seguenti punti:

  • l’utente ha la possibilità di acquistare o provare “nella vita virtuale”  un capo o un prodotto, che potrebbe essere fuori dalle proprie possibilità economiche o di altro tipo nella vita reale;
  • l’azienda acquisisce invece la possibilità di aumentare i propri profitti attraverso la vendita di prodotti e vestiti virtuali ad un pubblico sempre più vasto.

Come esempio della commistione tra moda e gaming nel Metaverso possiamo fare riferimento alla collaborazione instaurata tra Balenciaga, brand di moda molto noto a livello internazionale ed Epic Games, sviluppatore di Fornite, uno dei big del gaming.

Grazie a questa collaborazione, gli utenti durante il gioco hanno avuto la possibilità di comperare all’interno dei negozi virtuali Balenciaga degli autentici look realizzati appositamente per Fortnite.

Unicità ed esclusività rappresentano dunque i punti cardine di questa collaborazione tra i big del gaming e della moda.

Gli scenari futuri del Metaverso prevedono diversi sviluppi di quest’ultimo, che punta ad ottenere un’interazione “materiale” attraverso:

  • i device;
  • la domotica;
  • il lavoro;
  • l’intrattenimento;
  • le interazioni con i social media;
  • le possibilità offerte dalla realtà aumentata.

Come gli NFT creano valore per i brand

Il valore che un piano di NFT Marketing può apportare al brand è valutabile sotto diversi punti di vista; per capire dunque come gli NFT creano valore per i brand è indicativo individuare le opportunità che questi offrono loro.

Gli NFT infatti sono in grado di:

  • permettere una connessione diretta con la propria fanbase;
  • consentire al brand  di non limitarsi all’offerta di prodotti o servizi solo fisici, ma spaziare anche nei prodotti virtuali;
  • permettere la vendita ad un pubblico sempre più vasto;
  • eliminare diversi problemi quali spedizione, difetti del prodotto, costi di stoccaggio e altri, che non riguardano i prodotti virtuali ma rappresentano una criticità solo per le attività commerciali;
  • consentire un aumento dei profitti;
  • offrire opportunità di branding.

Gli NFT nelle strategie di Marketing

Utilizzare gli NFT nelle strategie di marketing è fondamentale per approfittare del valore che questi sono in grado di offrire ai brand, ma per utilizzarli in maniera ottimale è bene tenere conto della correlazione con diverse discipline, attività e strumenti, tra cui:

  • Search Engine Optimization (SEO)
  • Influencer Marketing
  • Community Management
  • Invio Notifiche Push Web E Mobile
  • Email Marketing
  • Raccolta dei Feedback
  • Azioni di co-marketing
  • Campagne social

Search Engine Optimization (SEO) 

Impostare una SEO strategy è essenziale in questo contesto perché conoscere le parole chiave giuste per l’ottimizzazione dei motori di ricerca rappresenta un aiuto fondamentale affinché il pubblico di destinazione raggiunga rapidamente e facilmente i mercati NFT del brand.

Influencer Marketing

L’influencer Marketing è in forte crescita e rimane uno strumento indispensabile per raggiungere alcuni obiettivi. Resta particolarmente importante la scelta dell’influencer più adatto, che deve essere in linea con il proprio pubblico target, e che può diventare un ottimo punto di partenza per la propria strategia di NFT marketing.

Community Management

Creare una community online è necessario per fidelizzare i consumatori ed è l’azione basilare  per creare una connessione a lungo termine con il proprio pubblico.

Attraverso una community sarà infatti possibile per il marchio avviare un processo di educazione verso i propri clienti agli NFT e aggiornarli sulle tendenze del mercato.

Invio di notifiche push Web e mobile

Le notifiche push sono messaggi pop-up cliccabili che compaiono sui browser degli utenti e rappresentano una tecnica in grado di consentire alle aziende la trasmissione di messaggi, offerte o altre informazioni a chi si è  abbonato  alle notifiche push. Va da sé che possiamo considerarli anche un buon sistema per la promozione delle nostre strategie riguardo ai token non fungibili.

Email Marketing

L’email nell’NFT Marketing è un altro degli elementi molto utili da utilizzare in un piano strategico di successo, perché attraverso le email il brand ha l’opportunità di:

  • condividere informazioni sul rilascio di un nuovo prodotto;
  • ricevere feedback da parte loro sui nuovi prodotti;
  • individuare i momenti migliori per i lanci di prodotto.

Raccolta dei Feedback

Alla base del successo di qualsiasi progetto c’è l’ascolto dell’utenza. Sono i feedback grazie ai quali il brand ha modo di venire a conoscenza delle esigenze e dei desideri dei propri clienti e di quelli potenziali.

I feedback rappresentano quella comunicazione bidirezionale da instaurare con i propri clienti che è di fondamentale importanza per l’eventuale miglioramento della strategia intrapresa.

Azioni di co-marketing

Questa strategia di è un altro ottimo modo per commercializzare i propri servizi NFT. Fondersi con diversi settori in base al bisogno rappresenterà infatti un buon modo per ottenere maggiore visibilità e traffico.

Campagne social

Sono necessarie per inserire una strategia di PR nel mercato di prodotti e servizi. Le piattaforme social come Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn sono quindi da tenere in forte considerazione per le campagne, perché sono ottimi strumenti attraverso cui comprendere desideri ed aspettative del proprio pubblico di riferimento.

Brand e NFT

I progetti NFT vengono attualmente lanciati e supportati da alcuni dei marchi più grandi e innovativi del mondo che, attraverso gli NFT, stanno ottenendo numerosi successi in termini di apprezzamento ed incasso.

Chiunque infatti può coniare un NFT e renderlo disponibile per l’acquisto. Tra i brand molto noti che hanno coniato i propri NFT troviamo già:

  • Adidas
  • Budweiser
  • Taco Bell
  • Asics
  • Clinique
  • Mattel
  • McDonald’s 
  • Ray-Ban
  • Original Penguin
  • Gucci
  • Pepsi-Cola
  • Dolce & Gabbana

Adidas

Adidas, la nota multinazionale di abbigliamento, scarpe e accessori sportivi, ha avviato un progetto denominato “Into the Metaverse”, attraverso cui ha ottenuto un successo incredibile vendendo una collezione di 30.000 token digitali ad un prezzo di 0.2 Ether ciascuno (pari a circa 700 euro) per un incasso di 23,5 milioni di dollari.

Ma oltre all’incasso a destare attenzione è un altro risultato, ovvero le voci legate all’iniziativa che hanno di certo contribuito alla brand equity di Adidas.

In questo caso, quindi, grazie al NFT marketing il valore ottenuto dal brand è stato un rafforzamento del brand e un immediato profitto.

adidas nft

Coca-Cola

Coca-Cola, già nel luglio 2021 per celebrare la Giornata Internazionale dell’Amicizia, aveva lanciato un’asta con 4 NFT avvenuta sul marketplace per NFT, Opensea che ha ottenuto un incasso complessivo pari a 575.000 dollari in sole 72 ore.

L’incasso  è stato devoluto a Special Olympics, la più grande organizzazione mondiale per lo sport per persone con disabilità.

coca cola nft

Budweiser

Lo scorso anno Budweiser, la nota azienda americana di birra Anheuser-Busch ha lanciato una collezione di NFT, composta da 1.936 diverse illustrazioni artistiche ispirate all’iconica lattina della birra Budweiser con NFT venduti tra i 500 e i 1.000 dollari, realizzando per l’azienda un incasso pari a un milione.

Anche in questo caso è bene evidenziare come non sia solo il guadagno a dover saltare all’occhio, bensì l’efficacia e l’innovatività in riferimento al branding.

budweiser nft

Taco Bell

Già nel marzo 2021 Taco Bell aveva realizzato e venduto 25 NFT.

Pioniere nell’uso del nuovo strumento, il brand li ha venduti ad una cifra simbolica inferiore ai 2 dollari, ottenendo quindi un incasso non di rilievo ma confermando la riuscita del test.

Infatti, già dopo poche ore dall’acquisto degli NFT, questi venivano rivenduti raggiungendo in certi casi anche 20.000 dollari.

taco bell nft

Asics

Anche Asics già a luglio era uno dei primi brand ad utilizzare gli NFT per la vendita della collezione Sunrise Red di Asics che includeva sneakers digitali in edizione limitata. 

Questa iniziativa è stata descritta dal marchio sportivo come una “celebrazione dello sport e un primo passo nella costruzione di un futuro in cui i beni digitali ispirano l’attività fisica“.

I proventi dell’offerta NFT di Asics vengono reinvestiti nel loro programma Artist-in-Residence tra content creator digitali permettendo uno scambio culturale tra diversi paesi.

 asics nft

Clinique

Il famoso marchio di prodotti di bellezza a ottobre, ha presentato MetaOptimist, la sua prima serie in edizione limitata di NFT.

Clinique ha indetto un concorso per regalare tre NFT ai membri del suo programma Smart Rewards che condividono storie di ottimismo e speranza per il futuro sui social media con gli hashtag #MetaOptimist #Clinique #Concorso. 

I vincitori del concorso hanno anche ricevuto prodotti gratuiti in omaggio. 

 clinique nft

Mattel

Mattel, uno dei principali produttori di giocattoli al mondo, ha lanciato gli NFT nel suo marchio Hot Wheels, rilasciando a novembre 40 diversi design NFT Hot Wheels con un prezzo iniziale di 15 dollari ciascuno.

Mattel definisce i suoi NFT come un modo per coniugare arte e innovazione nel settore dei giocattoli, nonché una strada per essere sempre al passo coi tempi e rendere senza tempo le sue creazioni.

 mattel nft

McDonald’s

A novembre 2021 McDonald’s ha lanciato la sua prima promozione NFT in assoluto emettendo un numero limitato di NFT (soprannominati MCNFT) come parte di una collezione d’arte virtuale da collezione. 

Obiettivo di questa iniziativa è stato quello di  creare entusiasmo per il ritorno temporaneo del prodotto McRib nel menu del fast food. La strategia di marketing utilizzata dal marchio prevedeva che  la raccolta di 10 singoli McRib NFT fosse disponibile solo per coloro che avevano ritwittato l’invito del marchio.

Più di 21.000 persone hanno raccolto e condiviso l’invito.

 

mcdonald nft

Ray-Ban

Nell’ottobre del 2021 il marchio di occhiali è entrato nello spazio NFT con il suo primo e unico NFT, gli iconici occhiali da sole Aviator, creato dall’artista tedesco Oliver Latta e messo all’asta su OpenSea. Il ricavato delle vendite è andato all’Italian Art Trust. 

RayBan NFT

Original Penguin

Lo storico marchio americano di abbigliamento sportivo Original Penguin, a differenza degli altri brand che sono saliti sul treno in corsa degli NFT, si è distinto per una strategia che lo ha visto essere il primo brand di moda a commissionare a influencer la realizzazione di video di TikTok come risorsa NFT.

Original Penguin ha infatti collaborato con artisti influencer di TikTok nella creazione e consegna della sua prima asta NFT, che si è tenuta a novembre. 

I proventi dell’asta sono stati devoluti a Free Arts NYC, un’organizzazione no-profit che aiuta i giovani attraverso programmi di arte e tutoraggio. 

Original Penguin nft

Gucci

Il noto brand di moda italiano a giugno ha messo all’asta il suo primo NFT denominato “Aria”, un’opera ispirata dal fashion film Gucci Aria co-diretto da Alessandro Michele in un’asta online con un prezzo di partenza di 20.000 dollari.

Anche in questo caso il ricavato viene donato dal brand all’UNICEF USA al fine di sostenere l’iniziativa COVAX dell’organizzazione no-profit volta a garantire un equo accesso ai vaccini anti Covid-19.

GUCCI nft

Pepsi-Cola

Pepsi-Cola ha lanciato una collezione di 1.893 NFT unici, ispirati a oggetti iconici del mondo della musica, per rendere omaggio alla storia leggendaria del marchio nella musica. L’elemento principale tra palchi e accessori è il microfono.

Ogni NFT mostra infatti un microfono vintage con caratteristiche differenti.

pepsi nft

Nike

Nel 2019 il brand di abbigliamento sportivo aveva lanciato CryptoKicks, una linea di sneakers, dove ogni paio di scarpe è abbinato ad un NFT attraverso cui ne viene dimostrato il possesso e l’autenticità. 

Con questa strategia Nike è artefice di un primo esempio di tokenizzazione di un prodotto consumer.

Solo il primo questo, di altri che vedremo di certo in futuro. Nike ha infatti  annunciato l’acquisizione di RTFKT Studios, una startup innovativa nata per creare “oggetti da collezione di prossima generazione capaci di unire cultura e gioco“ e ha aperto un suo spazio virtuale in Roblox.

Nike nft

Dolce & Gabbana

Il noto brand di moda Dolce & Gabbana, nel settembre 2021, ha venduto all’asta una collezione digitale dal nome “Genesi” composta da nove creazioni di NFT ottenendo un profitto di  circa 5.7 milioni di dollari e aggiudicandosi il titolo di collezione più costosa nel settore digitale. 

Dolce&Gabbana nft

Questi sono solo alcuni dei brand che stanno già esplorando le potenzialità e le opportunità di business e branding collegate al NFT marketing, ma la lista di brand è destinata a crescere molto velocemente nel corso del 2022. 

Come utilizzare gli NFT nella tua strategia di marketing

Per capire come utilizzare gli NFT nella tua strategia di marketing è considerare una serie di casi d’uso esemplari che mostrano come alcuni dei marchi più noti, sia storicamente all’avanguardia sia considerati “più tradizionali” li abbiano utilizzati nel marketing attraverso lo sviluppo di strategie diverse e per ottenere scopi differenti.

Ed è proprio dall’analisi degli scopi perseguiti dai brand, prima di parlare della strategia adottata per ottenerli, che è necessario partire per capire bene l’uso che è possibile fare del NFT marketing e per trovare fonte di ispirazione per la propria strategia.

Alcuni degli obiettivi perseguiti da questi brand fino ad ora possono essere riassunti in:

  • generare nuovi flussi di entrate;
  • fidelizzare il marchio;
  • raccogliere fondi per una buona causa;
  • aumentare la propria immagine;
  • raccontare una storia;
  • raggiungere un nuovo pubblico;
  • utilizzare gli NFT come biglietteria per eventi dal vivo.

In base agli obiettivi più in linea con il proprio brand è quindi possibile costruire una strategia adatta agli scopi prefissati, fermo restando però che per sviluppare una strategia di NFT marketing di successo è essenziale prestare attenzione a tre elementi alla base dell’utilizzo ottimale degli NFT:

  • formazione;
  • accessibilità;
  • longevità.

Formazione

L’istruzione deve essere una componente essenziale di qualsiasi campagna. Il pubblico di destinazione deve avere un livello di familiarità e comfort con gli NFT per acquisire una risorsa. 

È quindi essenziale creare materiale utile a spiegare:

  • cos’è un NFT;
  • perché la risorsa che stai offrendo è un NFT;
  • come utilizzare gli NFT.

Infine, è bene delineare anche eventuali restrizioni o aspettative sulla condivisione o sulla eventuale promozione dell’attività NFT.

Accessibilità

L’accessibilità degli NFT è invece legata ad alcune decisioni quali:

  • determinare il numero di copie da coniare;
  • il tipo di mercato da utilizzare;
  • il tipo di portafoglio NFT da utilizzare o da consigliare agli acquirenti. 

Longevità

In riferimento alla longevità, pensare a lungo termine e valutare gli ecosistemi blockchain può essere invece una buona scelta per evitare un contratto frettoloso che può limitare significativamente le capacità di conio.

Infine, tra le considerazioni importanti da fare quando si definisce un programma NFT duraturo troviamo la mappatura:

  • dei diritti di proprietà;
  • delle royalty;
  • dell’ubicazione;
  • della durata dell’hosting.

Una campagna NFT di successo richiede una buona pianificazione. La fluidità del mercato NFT crea opportunità e sfide, ma entrambe sono gestibili seguendo le migliori pratiche.

Le principali piattaforme per gli NFT

Sono diverse le principali piattaforme per gli NFT utilizzate dai brand e dove è possibile creare aste online e vendere i diversi tipi di prodotti virtuali.

Alcuni di queste sono:

Coinbase

Coinbase NFT funziona principalmente come marketplace, ma anche come luogo per “promuovere le connessioni” fra creatori, investitori e professionisti, come dichiarato dalla società.

Caratteristiche di valore di questa piattaforma sono:

  • la quantità di scambi di volume;
  • la sua solida esperienza utente (UX);
  • il design dell’interfaccia utente (UI) semplificato e intuitivo.

OpenSea

OpenSea servendo più come aggregatore NFT che come galleria  è stata la piattaforma decentralizzata dominante per gli utenti che desiderano coniare, acquistare, vendere e scambiare token non fungibili (NFT). 

Crypto.com

Crypto.com è presente nell’ecosistema delle criptovalute dal 2016 ed è diventato uno degli Exchange crypto e delle piattaforme di pagamento crittografiche più popolari dove è possibile creare, visualizzare, acquistare e vendere nuovi NFT.

Binance NFT Marketplace

Binance NFT Marketplace è una piattaforma in cui gli utenti possono creare, acquistare e vendere NFT.

La possibilità di acquisto NFT offerta da Binance avviene in 2 modi: tramite asta o prezzo fisso.

Conclusioni

Oggi il marketing è uno dei fattori importanti per il successo di qualsiasi attività commerciale. Adeguare le proprie strategie in base ai cambiamenti e ai nuovi trend è quindi essenziale per una crescita a lungo termine.

In riferimento ai nuovi trend, gli NFT rappresentano certamente quello a cui prestare in questo momento maggiore attenzione vista la crescita costante registrata nell’ultimo anno.

A riprova di ciò ci sono anche i grandi brand di spicco del settore food e beverage o moda che stanno cavalcando l’onda ottenendo sempre grandi risultati. Di conseguenza considerare un piano di NFT Marketing per ogni azienda è certamente raccomandabile e non soltanto per i possibili profitti che è possibile ottenere, ma anche per un progetto di branding i cui risultati sono visibili a breve e lungo termine.

Riguardo invece alle strategie migliori da usare per  i marketer nell’ottica di un NFT Marketing ottimale, si ha l’opportunità di osservare iniziative e successi portati a termine da grandi brand da cui prendere spunto, ma la strada migliore è sempre sperimentare qualcosa di innovativo, proprio come innovativo è questo nuovo trend. 

Gli obiettivi finali alla base del NFT marketing dovranno comunque essere quelli di creare esperienze di marca uniche, aumentare la consapevolezza del marchio e incoraggiare l’interazione.