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Perché per la tua azienda è importante creare contenuti inclusivi (e come produrli)

Creare contenuti inclusivi è ormai una priorità per moltissime aziende che puntano a far presa su un pubblico più vasto attraverso una comunicazione realizzata ponendo maggiore attenzione verso tutti.

Cosa si intende per contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi possono essere definiti come una tipologia di contenuti che abbracciano la diversità, permettendo a tutti di identificarsi e favorendo la comprensione anche da parte delle persone con disabilità. La chiave di questa tipologia di contenuti è dunque l’accessibilità. 

Per spiegare al meglio il concetto di accessibilità in riferimento ai contenuti inclusivi, possiamo avvalerci della definizione data dalla Legge 4/2004, art.2, comma a secondo cui “per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari.”

Realizzare contenuti inclusivi si traduce quindi nell’elevare voci diverse riducendo i pregiudizi culturali. Questo significa che le aziende che adottano questo tipo di comunicazione si rendono partecipi di un cambiamento sociale positivo, guidato attraverso la produzione di contenuti attenti e rispettosi verso tutti.

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Perché creare contenuti inclusivi è una buona scelta per la tua azienda

Partendo dal presupposto che il content marketing ha come obiettivo quello di attrarre il pubblico per poi indurlo a intraprendere una determinata azione, appare chiaro come una comunicazione inclusiva capace di attrarre una maggior fetta di pubblico possa essere un valido approccio da utilizzare per qualsiasi tipologia di azienda.

Il motivo per cui un’azienda dovrebbe adottare una comunicazione inclusiva appare dunque ovvio e consiste nella conquista di nuove fette di mercato, scopo per il quale è ogni giorno maggiore il numero dei grandi brand che hanno scelto un marketing inclusivo cambiando i loro contenuti, la loro immagine e i loro prodotti per andare incontro ad un nuovo pubblico come quello della generazione Z. 

contenuti inclusivi 01

Una generazione questa, che insieme ai Millennial, dalle risposte ricavate in uno studio del 2017 condotto su un campione italiano, ha dimostrato di essere particolarmente sensibile rispetto alle pubblicità in cui sono presenti:

  • famiglie non tradizionali
  • persone di etnie o identità sessuali diverse dalla loro

Nella grafica di seguito è invece possibile vedere i fattori che impattano sulla decisione di acquisto o sostegno di un brand da parte di una diversa fetta di pubblico, quella appartenente ai millennial.

infografica contenuti inclusivi

Infografica ricavata da Nielsen

Le regole per creare contenuti inclusivi

Per creare contenuti inclusivi è bene seguire 5 punti fondamentali: 

  • evitare di usare un dizionario burocratico o tecnico non comprensibile a tutti
  • essere esplicativi senza dare per scontato che chi leggerà ha già tutte le informazioni per comprendere il contenuto del testo
  • quando si comunica attraverso il testo è bene usare un approccio alla persona (“Person-first”) che risulterà più inclusivo rispetto ad un approccio all’identità (“Identity-first”) basata solo su etichette (es: moglie, padre etc)
  • è bene parlare di genere e non di sesso 
  • va utilizzato un linguaggio specifico se si vuole comunicare con una tipologia di persone in particolare

Altre linee guida da seguire per realizzare contenuti inclusivi ci vengono suggeriti anche dalla guida allo stile della documentazione per sviluppatori di Google. Eccone alcune:

  • Evita un linguaggio di genere non necessario prestando attenzione all’uso dei pronomi e di tutte le possibili fonti di linguaggio di genere.
  • Evita un linguaggio inutilmente violento non usando un linguaggio figurativo che possa essere interpretato come violento
  • Scrivi esempi diversi e inclusivi usando nomi, generi, età e luoghi diversi negli esempi.
  • Scrivi su funzionalità e utenti in modo inclusivo evitando di fare riferimento alle persone in modo divisivo identificandole per categorie
  • Sostituisci i termini stabiliti, ovvero quelli ampiamente utilizzati con termini più inclusivi
  • Non utilizzare un nome o una parola chiave non inclusiva a meno che non sia nel carattere del codice
  • Evita pregiudizi e danni quando parli di disabilità e accessibilità. Non descrivere le persone senza disabilità come “normali” o “sane”, cerca i modi in cui le persone nelle comunità di cui scrivi preferiscono essere identificate, evita termini che riflettono o proiettano sentimenti e giudizi sulla disabilità di una persona, evita eufemismi o termini paternalistici 

Le caratteristiche dei contenuti inclusivi

I contenuti inclusivi si caratterizzano per essere:

  • empatici
  • significativi
  • descrittivi 
  • esplicativi
  • illustrativi
  • informativi
  • economici
  • diversi 
  • ordinati 
  • consapevoli del codice

Vediamo nel dettaglio in che modo produrre contenuti che abbiano queste caratteristiche.

I contenuti empatici

Produrre contenuti empatici si traduce nell’avere maggiore considerazione di tutti i possibili fruitori di quel contenuto, come le persone con disabilità motorie o cognitive e dell’impatto che questi contenuti possono avere su queste persone.

I contenuti significativi

Un contenuto può essere significativo ad esempio se viene inserito il titolo dell’oggetto nel collegamento ipertestuale presente nel testo. Questa accortezza permette infatti all’utente di comprendere l’argomento fuori contesto.

I contenuti descrittivi

I contenuti sono descrittivi quando vengono utilizzate descrizioni pertinenti inserite all’interno del testo alternativo, così da non escludere le persone non vedenti che non potrebbero altrimenti vedere immagini come le infografiche.

I contenuti esplicativi

Spiegare bene la call to action quando presente è fondamentale, ma altrettanto importante è non utilizzare i colori nell’invito a cliccare su un determinato punto nella pagina (ad es: fai clic sul pulsante verde per accedere) così da non escludere gli utenti dislessici che troverebbero un limite nella fruizione del testo. Preferire l’utilizzo di simboli o etichette è una scelta più inclusiva.

I contenuti economici

La riduzione dei tempi di caricamento e download è fondamentale per facilitare gli utenti con una connessione più lenta. Per farlo è sufficiente inserire immagini con una risoluzione inferiore e file meno pesanti.

I contenuti illustrativi

I contenuti illustrativi non devono essere immagini in movimento poiché rappresentano quel tipo di contenuto in grado di distrarre facilmente gli utenti con disabilità cognitiva, tuttavia immagini senza caratteristiche di movimento e pertinenti al contenuto sono un’ottima soluzione a  corredo dell’articolo per facilitare la comprensione del contenuto a utenti con tali disabilità, seppur sempre con l’aggiunta di un testo alternativo a corredo delle immagini.

I contenuti informativi

Attraverso titoli e sottotitoli all’interno del testo sarà possibile identificare più facilemente gli argomenti ed offrire così una presentazione del testo divisa in blocchi che permettono una lettura più semplice specialmente a persone anziane o con dislessia.

I contenuti diversi

Produrre contenuti diversi significa utilizzare un contrasto tra il primo piano e lo sfondo rispetto alle immagini e ai suoni, così da andare incontro alle persone non udenti o con altre disabilità quali dislessia o daltonismo.

I contenuti ordinati

Per realizzare contenuti ordinati è necessario visualizzare i contenuti della pagina del sito senza un foglio di stile ma utilizzando uno screen reader, ovvero lo stesso strumento che utilizzerà una persona non vedente. In questo modo sarà possibile verificare se questi utenti avranno un percorso di navigazione di senso compiuto.

creare contenuti inclusivi in azienda

I contenuti consapevoli del codice

Il software di lettura dello schermo per non vedenti e ipovedenti non effettua una lettura dello schermo bensì accede ad una codifica nota come linguaggio di markup ipertestuale, perciò la presenza di titoli descrittivi che aiutano gli utenti non vedenti nella fruizione del testo è fondamentale per permettergli di scegliere facilmente se il contenuto può essere o meno di loro interesse.

Per quanto riguarda la creazione di contenuti inclusivi per i video, anche Youtube, attraverso un’infografica ha raccolto una serie di domande da porsi come utile supporto per la produzione di contenuti inclusivi.

Di seguito è riportata la traduzione delle domande principali presenti nell’infografica di Youtube.

  • Contenuto: quali argomenti sono trattati e quali prospettive sono incluse?
  • Sullo schermo: cosa vedono le persone quando vengono a trovarmi?
  • Coinvolgimento: come posso coinvolgere e supportare altri creator?
  • Pubblico: come penso al pubblico quando creo contenuti?
  • Creatori di contenuti: chi fa parte del mio team?

Conclusioni

In conclusione una comunicazione inclusiva è un elemento fondamentale per qualunque tipo di azienda poiché grazie a contenuti inclusivi è possibile mirare ad acquisire una fetta di mercato sempre maggiore. 

Per raggiungere tale obiettivo un buon approccio iniziale una volta posta la giusta attenzione a tutti gli aspetti più “tecnici” della costruzione dei contenuti all’interno delle pagine, può essere quello di chiedersi: quali argomenti trattiamo come azienda, nella nostra comunicazione e quali punti di vista sono inclusi?

LinkedIn crea la sua ClubHouse: a breve le stanze audio

L’ascesa irrefrenabile dell’audio non si frena e travolge anche LinkedIn, che annuncia a breve il lancio del beta test di una funzione molto simile a ClubHouse, con lo sviluppo di stanze audio declinate per stimolare le connessioni professionali.

Ancora una volta l’audio, per il suo carattere più intimo, più vicino alle conversazioni reali tra persone, sembra dominare rispetto all’overload dell’immagine visiva, incentivato anche dal lockdown e dall’utilizzo amplificato e diversificato dei digital device.

Dopo l’esplosione del fenomeno Clubhouse e i primi esperimenti di recruiting, con giornate dedicate al job placement o ai career day su Clobhouse, LinkedIn decide di inserirsi nei nuovi trend, ampliando le potenzialità della propria piattaforma, così come altre big tech.

Tutti vogliono ClubHouse: il trend dell’audio travolge i social network

Si pensi agli Spaces di Twitter, una sorta di clonazione di Clubhouse in fase già di lancio, o a Telegram che ha potenziato le chat vocali, mentre Facebook, ByteDance, Spotify e Slack stanno lavorando allo sviluppo di room dedicate all’interazione vocale.

“Stiamo realizzando alcuni test preliminari per creare un’esperienza audio unica collegata all’identità professionale. E stiamo guardando a come possiamo portare l’audio in altre parti di LinkedIn, come eventi e gruppi, per dare ai nostri membri ancora più modi per connettersi alla loro comunità”, spiega la portavoce Linkedin, Suzi Owens a TechCrunch.

LinkedIn e l’audio come integrazione dell’identità professionale

Una rete basata sull’audio nata dall’esigenza degli utenti e dei creativi di Linkedin di disporre di più modi per comunicare sulla piattaforma. Non solo profilo social, ma un’integrazione con l’identità professionale, quindi, mentre gli argomenti di conversazione saranno incentrati su lavoro e carriera.

Creare networking tra i professionisti attraverso le parole, con stanze dedicate che superano il singolo testo, o l’immagine che contraddistingue alcuni social media, in un’estensione naturale in altre aree, come i gruppi.

LEGGI ANCHEIn che modo ClubHouse può conquistare Generazione Z e influencer

Il design dell’interfaccia grafica

Svelata anche l’interfaccia grafica utente e il design della funzione LinkedIn, molto somigliante a quella di Clubhouse, con un palco centrale con i moderatori raffigurati da icone tonde, mentre il pubblico sarà nella parte inferiore dello schermo. Si aggiungeranno, però, altri tipi di interazioni, l’icona degli emoji e il messaggio diretto agli utenti partecipanti e all’amministratore della stanza.

Ad ispirare le nuove funzionalità, per rendere l’esperienza utente più coinvolgente e interattiva, ha contribuito la forte crescita di LinkedIn nel 2020, come spiega Suzi Owens: “Circa 740 milioni di utenti hanno usato la piattaforma per scambiarsi conoscenze, portando il numero di connessioni a 4,8 miliardi. Oltre 21 milioni di persone hanno partecipato a eventi su LinkedIn con un aumento delle sessioni del 30%”.

 “Coloro che aderiranno alla nostra nuova funzione audio dovranno sentirsi assolutamente al sicuro ed essere produttivi”,

sottolinea Suzi Owens. “I nostri utenti vengono su LinkedIn per avere conversazioni rispettose e costruttive con persone reali e il nostro obiettivo è garantire che abbiano un ambiente sicuro per farlo.”

Una crescita, inoltre, di quasi il 50% nelle conversazioni su LinkedIn favorita dalla nuova modalità “Creator”, con storie, condivisioni video LinkedIn Live e post sulla piattaforma, oltre alla newsletter.

L’integrazione di modalità Audio e Creator: audio, storie, video live e newsletter per i professionisti

Unire audio e ‘Creator’ può portare a risultati positivi per l’app e per la professionalità degli utenti”, insiste l’azienda, soprattutto in prospettiva dell’evolversi futuro dello scenario del mondo del lavoro.

Un’analisi di LinkedIn evidenzia che, nel corso degli ultimi mesi, oltre il 60% dei suoi iscritti lavora da remoto, contro l’8% del pre Covid, convinti che oltre il 50% delle persone continuerà in modalità smartworking anche in futuro, senza rientrare negli uffici.

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“Together We Can”: il nuovo posizionamento di brand di Vodafone

Vodafone lancia il suo nuovo posizionamento di brand che mette al centro l’interazione tra la tecnologia e le persone per il progresso della società. Questo weekend Vodafone presenterà il suo nuovo claim – “Together We Can” – con un piano di comunicazione che si svilupperà lungo tutto l’anno, a testimonianza della profonda convinzione di Vodafone che l’unione fra tecnologia e società può costruire un futuro migliore.

Together We Can

Il nuovo posizionamento del brand di Vodafone è ispirato da un’indagine condotta sui consumatori che ha rimarcato quanto la tecnologia stia profondamente trasformando la vita delle persone: non ha più soltanto un impatto sugli individui ma gioca un ruolo significativo in tutta la società, facendo la differenza anche su temi come la sostenibilità e lo sviluppo sociale.

LEGGI ANCHE: Come trasformare un brand grazie all’audio e ai podcast: l’esempio di Kimbo

Per esempio, nel corso dell’ultimo anno la sostenibilità ha assunto un peso sempre più importante nelle scelte dei consumatori e nella loro fiducia nei brand: è un elemento chiave per circa otto persone su dieci. Nei prossimi mesi, il messaggio di Vodafone “Together We Can” sarà tradotto in azioni concrete grazie all’espansione delle reti ad alta velocità per una migliore connettività per le persone e le comunità, all’impiego delle tecnologie di comunicazione per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e sostenendo l’istruzione, la salute e il benessere, con l’obiettivo di creare una società più inclusiva e sostenibile.

La campagna Together We Can sarà lanciata in Italia il 4 aprile con La ragazza inarrestabile, uno spot televisivo che ha per protagonista una ragazza che pone domande sul mondo che la circonda e sul ruolo che la tecnologia può giocare nel curare le malattie, nel combattere il cambiamento climatico e nel contrastare il digital divide

La campagna si concentrerà sul ruolo di Vodafone nel contribuire a dare una risposta a queste domande grazie all’espansione del 5G, della Giga Network e della connettività nelle zone più remote del mondo, fino al contributo dell’app di Vodafone DreamLab nella battaglia contro il cancro e contro il Covid-19.

La rinnovata identità verrà sottolineata dallo speechmark, l’iconico logo di Vodafone, e dall’inconfondibile rosso. Il nuovo posizionamento sarà introdotto in 30 Paesi: oltre all’Italia, sono inclusi Germania, Spagna, Regno Unito, Romania, Grecia, Irlanda, Ungheria, Albania, Olanda (attraverso Vodafone-Ziggo), Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Australia, Sud Africa, Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Lesotho e Mozambico.

Anche i Paesi dove Vodafone è presente con accordi di partnership, inclusi Qatar e Nuova Zelanda, daranno il via al nuovo posizionamento. La creatività della campagna “Together We Can” è stata realizzata dall’agenzia New Commercial Arts con sede a Londra, e lo spot televisivo è stato diretto da Tom Green, autore di serie TV pluripremiate nel Regno Unito come Misfits Blackout. La pianificazione media è curata da Carat.

The Story Lab firma la campagna #BeUnited di Benetton su TikTok

United Colors of Benetton arriva su TikTok con la challenge #BeUnited, un inno all’inclusione, alla voglia di divertirsi e sentirsi parte di una collettività, cercando di abbattere le distanze sociali e culturali che caratterizzano questo particolare momento storico.

#BeUnited è l’hashtag da seguire per partecipare alla campagna ideata da The Story Lab, l’advertainment agency di dentsu italia, che ha lavorato al fianco del team di TikTok alla creazione di un soundtrack originale e allo sviluppo di un Brand Effect dedicato: un filtro interattivo e colorato che attraverso una serie di icone in movimento insegna i passi della coreografia.

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#BeUnited

Gli step da seguire sono suggeriti, ma la realizzazione è assolutamente libera: tutti sono invitati a partecipare con le loro “mosse” migliori. Il concept alla base del progetto è infatti l’inclusione: muoversi insieme, uniti dallo stesso ritmo, circondati dal colore e seguendo gli stessi passi. Tutti uguali e tutti diversi. 

Nata con l’obiettivo di raccontare la nuova collezione Spring Summer 2021 di Benetton, la campagna #BeUnited ha coinvolto nella sua fase di lancio 8 TikTok stars: Yusuf Pansieri, Martina Socrate, Muriel, Valentina Vernia, Alessandro Bedetti, Jingherly, Leonardo Barili e Tasnim Ali. Otto ragazzi e ragazze celebri per la loro unicità che per primi hanno interpretato #BeUnited in maniera personale, invitando i propri followers a unirsi alla danza.

Dopo appena tre giorni dal lancio della challenge su TikTok, la campagna ha già superato le 115 milioni di visualizzazioni sulla pagina dedicata.

La pianificazione è a cura di Simple Agency.

Capire gli eSports: mercato milionario e opportunità per i brand

Quinto appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Abbiamo parlato di diversi argomenti in questi cicli di Webinar PRO, spaziando tra Trend, Podcast, Blockchain e AR\VR. Questa volta luci puntate sul vasto mondo degli eSport, i videogiochi competitivi professionistici, e lo facciamo con un grande esperto della materia, da oltre 15 anni lavora nel campo del gaming: Pier Luigi Parnofiello, CEO e Founder di PG eSports.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Cosa sono gli eSports: min 06,30
  • Differenza tra sport e eSports: min 11,10
  • Le figure professionali del gaming: min 16,15
  • Differenza del mercato tra Europa e Italia: min 22,00
  • Crescita esponenziale nel 2020 a causa del COVID-19: min 32,30

Perché è importante insegnare ai propri figli il valore dei soldi

Dicono che i soldi non fanno la felicità, ma purtroppo anche quelli servono soprattutto in periodi difficili come questi che stiamo vivendo.

Fateci caso, quante volte la parola “soldi” diventa la protagonista principale di tante conversazioni? Magari stiamo chiacchierando con familiari o amici dei nostri sogni e progetti, ci soffermiamo sul nostro lavoro o su quello che vorremmo fare e poi si finisce a discutere di soldi e della loro importanza. Tutto questo sembra svilire qualsiasi discorso.

I soldi non sono mica tutto, ma è importante parlarne, nel modo giusto e senza esserne ossessionati, anche con i propri figli. 

Sembrerà una cosa azzardata, soprattutto affrontare l’argomento con i più piccoli, ma educare i propri bambini e ragazzi al valore dei soldi fin dalla più tenera età li aiuterà a essere futuri consumatori consapevoliMa vediamo come affrontare quest’ostico argomento nel migliore dei modi.

soldi figli

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Il valore dei soldi: come spiegarlo ai più piccoli

Evitare certe conversazioni rimandandole a data da destinarsi non protegge di certo i più piccoli, anzi. Parlare apertamente di soldi, del loro valore e spiegando che non sono l’unica cosa che conta nella vita, è importante. 

Ci sono persone che valutano gli altri in base al lavoro che svolgono e al volume del portafoglio perdendosi in congetture e pregiudizi, ecco perché una delle prime cose che dovremmo chiarire ai nostri figli è che il valore dei soldi non equivale al valore delle persone. Per alcuni potrebbe sembrare una cosa scontata, ma per altri non lo è per niente. 

Come facciamo a spiegare nel modo corretto il valore dei soldi ai bambini e ai ragazzi? Ecco 5 consigli da tenere a mente per affrontare l’argomento in modo consapevole e sereno.

5 consigli per spiegare il valore dei soldi ai propri figli

Parlare apertamente di soldi, senza tabù, del loro valore e soprattutto spiegare ai propri figli che monete e banconote non sono frutti che crescono su un albero, ma che bisogna guadagnarli svolgendo un lavoro che poi sarà retribuito. Ma tutto questo non deve restare pura teoria, è importante che siano loro a sperimentare il tutto in prima persona, ma come?

Affidar ai propri figli delle piccole faccende in casa

Se vogliamo insegnare il valore dei soldi ai più piccoli, dobbiamo far capire loro come è possibile guadagnarli. Una buona idea potrebbe essere quella di affidar a ragazzi e ragazze dei lavori da svolgere in casa. Sistemare il letto la mattina prima d’iniziare la giornata, portare a spasso il cane, tener ordinata e pulita la propria camera, ma anche aiutare i genitori in semplici faccende, come cucinare o sistemare il garage.

Alla fine della settimana, o del mese, premiarli con una paghetta, insegnando in questo modo che per essere premiati devono dimostrare il loro impegno ogni giorno. Un’altra idea potrebbe essere quella di premiarli anche per i buoni vuoti a scuola.

Imparare a risparmiare sin da piccoli

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello di spiegare ai propri figli la differenza tra desideri e necessità. Con la paghetta che riceveranno non dovranno soddisfare solo piccoli capricci, come è normale alla loro età, ma dovranno imparare a risparmiare, mettendo dei soldi da parte per raggiungere un gruzzoletto e poter spendere con parsimonia il resto. 

Sarà molto utile per loro capire che con quei soldi potranno acquistare qualcosa di utile e piacevole, come libri e fumetti, ma se vorranno qualcosa di più costoso dovranno imparare ad aspettare mettendo da parte i propri risparmi. Dobbiamo insegnar ai nostri figli a ragionare per obiettivi e non lasciarli acquistare in modo impulsivo spinti anche dalle mode del momento.

Tener traccia delle loro spese

Concedere denaro ai propri figli però non significa che non possiamo controllarli, ovviamente senza star col fiato sul collo, ma guidandoli e consigliandoli nella scelta delle proprie spese. 

Ci sono alcuni brand che hanno capito l’importanza di affrontare questo argomento e stanno cercando di supportare i genitori con la gestione dei conti dei propri figli attraverso servizi mirati e facili da usare. Tra questi c’è l’offerta di Enel X Pay, il conto online con carta Mastercard e IBAN italiano con cui effettuare pagamenti online e nei negozi fisici, scambiare denaro con gli amici e gestire in tempo reale le spese, tutto da un’unica App

Le funzionalità incluse da questo servizio sono tante, tra cui l’Opzione Family, il piano pensato per le famiglie e i più giovani. Questa consiste nella possibilità per i genitori di aprire e attivare il primo conto ai figli, in età compresa dagli 11 ai 17 anni, con carta Mastercard e App dedicati a loro. Con l’Opzione Family la gestione economica della famiglia diventa semplice e senza intoppi. È possibile visualizzare il saldo e le spese dei figli, accreditare loro la paghetta digitale, inviargli denaro in qualsiasi momento ed educarli al valore delle cose.

Non un semplice conto, ma l’occasione di mostrare loro il reale valore dei soldi e come gestirli.

Alfabetizzazione finanziaria: parlare di soldi senza filtri

Abbiamo detto che è importante parlare di soldi con i nostri figli, ma soprattutto è necessario parlarne senza filtri. I ragazzi e le ragazze devono da subito capire come si affrontano le spese, dagli acquisti di prima necessità, al pagamento delle bollette. È fondamentale includerli in tutte le decisioni che riguardano il nucleo familiare, mostrando loro concretamente come ci si approccia ai soldi. Per esempio, vogliamo organizzare una vacanza estiva? Parliamone con i nostri figli, condividendo anche i costi che comportano il viaggio e il pernottamento.

Imparando a gestire queste situazioni fin da bambini, in futuro non avranno tante difficoltà ad approcciarsi ai soldi e alla gestione delle spese perché saranno stati istruiti precedentemente.

Dare il buon esempio

Ultimo punto ma certamente non per importanza, dobbiamo dare sempre il buon esempio. Non possiamo pretendere che i nostri figli siano assennati risparmiatori se noi siamo i primi spendaccioni. Tutte le regole e le informazioni che tanto ci prodighiamo a ripetere devono essere rispettate in primis da noi.

Se vogliamo che la società che verrà sia migliore di quella attuale, ogni cosa deve essere insegnata in tenera età, ma non come una semplice e passiva abitudine, ma in modo consapevole.

podcast kimbo

Come trasformare un brand grazie all’audio e ai podcast: l’esempio di Kimbo

Nell’ultimo anno il podcast è cresciuto per un valore pari al 108%, con circa 1,8 milioni di titoli su Spotify nel 2020. Un andamento più che raddoppiato rispetto all’anno precedente, con un conseguente aumento anche sotto il profilo dei creator e produttori di contenuti. Contemporaneamente è cresciuto anche il numero di aziende che hanno cominciato a utilizzare podcast branded come strategia per rapportarsi al proprio pubblico, creando un rapporto più stretto.

Tra queste, anche Kimbo ha recentemente inaugurato un nuovo format editoriale destinato ai social, con lo scopo di accompagnare gli utenti in un viaggio fatto di  storie e di momenti speciali davanti un caffè.

Il progetto “Caffè Animati” punta su due elementi distintivi: lo storytelling e l’animazione, fondamentali per lo svolgimento della storia. La voce di Massimo Cotto, giornalista, speaker radiofonico di Virgin Radio e noto scrittore, trasporta gli utenti in un viaggio  che profuma di caffè, reso ancor più suggestivo da illustrazioni e musica originale del Maestro Tonino Tomeo, tra i più importanti compositori e chitarristi italiani di fingerstyle.

Un nuovo asset comunicativo per Kimbo, dunque, che lo catapulta direttamente nell’era del digitale e soprattutto dell’audio-first. La produzione continuativa di contenuti, infatti, veicolata sui profili social dell’azienda Instagram, Facebook, Twitter e Pinterest, è stata seguita anche dal lancio di un canale Spotify, dove i racconti di Massimo Cotto si possono ascoltare in versione audio.

La scelta del formato vocale è dettata dalla volontà di rendere questi racconti disponibili  su più piattaforme e di alimentare il loro cammino in questo mondo sempre più digitale, attirando anche un target più giovane. Tutto verrà poi caricato anche sulle app per Amazon Alexa e Google Home di Kimbo.

A completare il tutto, una call-to-action rivolta agli utenti che potranno realizzare contenuti che saranno di ispirazione per la produzione di nuovi “Caffè Animati”.

Dov’è il caffè in tutto questo? Rappresenta il contesto e l’ispirazione di racconti di vita quotidiana posti al centro dello schema narrativo. Una sorta di sottofondo e al tempo stesso di timer di queste storie leggere che rapiscono il cuore e che durano appunto il tempo di un caffè.

Per scoprire di più sul progetto ne abbiamo parlato con Dario Volpe, Global Head of Ecommerce & Digital di Kimbo.

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Da tradizionale a digitale: l’evoluzione di un brand

«Kimbo è un brand che ha sempre lavorato su canali tradizionali, forte storicamente sul retail grazie ai suoi 60 anni di storia, che si è affacciato con successo anche al settore Horeca, ma che ha tardato ad approcciarsi ai canali digitali negli ultimi anni», inizia a spiegarci Dario.

Nel 2019 l’azienda ha deciso di intraprendere un percorso di sviluppo sui canali digitali, sia eCommerce sia comunicazione e social media, con un progetto su tutti i touchpoint. Il target si è così allargato: oltre ai consumatori storici, abituati ad acquistare sui canali tradizionali – ma che ora potrebbero volersi rivolgere anche ai canali digitali -, la base dei consumatori si è ampliata, andando a lavorare direttamente su un target più giovane.

Per fare questo, oltre a rinnovare piattaforme e comunicazione, il brand ha cercato di lavorare su asset poco consueti per brand tradizionali, ma con un forte trend di crescita come il podcast. «Questo è servito ad allargare l’audience, lavorando in maniera innovativa, con un progetto in cui la voce narrante è il perno centrale di tutta la costruzione».

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Nuove sfide legate all’emergenza

Il 2020 è stato un anno sfidante, nel quale il brand – come molti altri in questo periodo – si è trovato a costruire un ecosistema digitale, sebbene le basi fossero già state poste prima della pandemia. «Ci siamo trovati in una situazione del tutto inaspettata – ci racconta Dario Volpe – e questo ha alzato ancora di più l’asticella. Se prima pensavamo di trovarci in una situazione in cui il digitale era un perno nella costruzione della relazione con i consumatori finali, sia dal punto di vista di comunicazione che di vendita, con l’emergenza abbiamo dovuto necessariamente continuare a seguire i progetti che avevamo già previsto. Questo ci ha portato su una strada nuova, però, cioè oltre i nostri limiti nel perseguire gli obiettivi digitali».

Il progetto di “Caffè Animati” è nato proprio in questo contesto, in corsa nel 2020, come occasione per capire anche il valore di un progetto che non è solo di digitalizzazione, ma è al servizio dell’azienda dal punto di vista della comunicazione e quindi multi-touchpoint e multi-canale.

Raccontare storie per entrare in contatto con le persone

La produzione di questi contenuti audio non è un punto di arrivo ma di partenza. Quello che Kimbo vuole raggiungere è il coinvolgimento degli utenti, che in una seconda fase saranno chiamati a interagire, contribuendo alla produzione di queste storie e del tessuto narrativo realizzato con la collaborazione di Massimo Cotto.

Nello sviluppare questo progetto il brand ha preso in considerazione i dati e i trend sui podcast, che nell’ultimo anno hanno conosciuto una crescita esponenziale. Un trend che però non è ancora sufficientemente valorizzato dai brand tradizionali, che stanno tardando ad avvicinarsi a questo canale. Non dimentichiamo, inoltre, la presenza sempre più massiva anche degli assistenti vocali a casa, che consentono di interagire in modo istantaneo e di avere il brand accanto nel proprio ambiente domestico, in qualsiasi momento.

«Il caffè, nel nostro caso, è presente, ma in maniera quasi educata. Fa da sfondo alle storie che vengono raccontate. Si tratta di uno degli elementi del racconto ma non ne è il principale. Anzi, diventa quasi un pretesto per raccontare delle storie che trasmettono valori più importanti. In 60 secondi i Caffè Animati riescono a sintetizzare degli stati d’animo e a creare delle emozioni importanti».

 

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La scelta dei 60 secondi è legata sicuramente all’esperienza del caffè, che tra tempo di preparazione e di consumo richiede proprio questo tempo per un espresso. Dall’altro lato i 60 secondi permettono di restare, ad esempio, all’interno del feed di Instagram, per cui il timing è stato scelto anche per la flessibilità rispetto ai vari touchpoint digitali.

Un progetto in divenire…

Dal punto di vista dei risultati Kimbo ha fatto un po’ una scommessa, perché si tratta di un ambito completamente innovativo per qualsiasi brand. Dunque il progetto è stato vissuto in ottica di test&learn, che sta dando già ottimi risultati in termini di ingaggio sui social e su Spotify.

Per lo stesso motivo non è ancora prevista una chiusura del progetto, che è ancora nella sua prima fase di sviluppo. Lo step successivo sarà l’implementazione del meccanismo di coinvolgimento delle persone attraverso un hub di contenuto. «Infine, i contenuti digitali potrebbero anche essere trasportati dal digitale al fisico, sia tramite eventi fisici (speriamo presto), sia tramite cartoline o packaging», ci racconta Dario.

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… e qualche sorpresa da scoprire

I racconti di Caffè Animati sono accompagnati da musiche e illustrazioni originali. I brani sono costruiti sulle parole del racconto e non viceversa, come spesso accade per le canzoni. Ma c’è di più, infatti il brano contiene degli easter eggs, legati soprattutto alla musica napoletana, con piccole citazioni. E questo elemento punta proprio sul coinvolgimento degli utenti, che sono chiamati a scoprire queste piccole sorprese.

Il podcast come strumento per valorizzare il brand

Circa il 19% degli utenti attivi mensili di Spotify ascolta i podcast, secondo i dati diffusi dalla piattaforma lo scorso agosto. L’azienda ha dichiarato di raggiungere 286 milioni di utenti attivi mensili, che si traduce in circa 54,3 milioni di ascoltatori di podcast.

Con l’arrivo della pandemia, anche il consumo di podcast è cambiato, il tempo di ascolto intorno ad attività come cucinare e fare le faccende domestiche è improvvisamente aumentato, tanto che Spotify ha dichiarato che “Ogni giorno ora sembra il fine settimana”.

Kimbo ha saputo cogliere in modo elegante e in linea con i valori del brand questo trend, senza spingere con una comunicazione social aggressiva, ma ideando un contenuto destinato a proseguire nel tempo, che sarà in grado presto di ingaggiare anche i fruitori delle diverse piattaforme. Un esempio di come sia possibile cogliere le tendenze digitali, modificare i propri asset e allargare l’audience, senza però stravolgere l’essenza della brand identity.

Google News Showcase: nuovi accordi di licenza con gli editori italiani

Google firma in Italia nuovi accordi di licenza con una serie di editori, sia di portata nazionale che di carattere locale, tra cui RCS Media Group, Sole 24Ore, Gruppo Monrif, Caltagirone Editore, il Fatto Quotidiano, Libero, Il Foglio, Il Giornale, Il Tempo, Ciaopeople, Edinet, Gruppo Corriere, Citynews e Varese web. 

Questi nuovi accordi, firmati su base individuale, rappresentano un importante passo avanti nella relazione di Google con gli editori italiani, remunerando gli editori aderenti per Google News Showcase.

Questi accordi per News Showcase tengono in considerazione i diritti previsti dall’Articolo 15 della Direttiva Europea sul Copyright in relazione agli usi specifici online delle pubblicazioni giornalistiche (tali diritti non si applicano ai collegamenti ipertestuali e all’utilizzo di estratti molto brevi). 

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Google News Showcase

Google News Showcase è un nuovo programma di licenze annunciato da Google nel 2020, che offrirà ai lettori l’accesso a contenuti più approfonditi a fronte di una remunerazione per gli editori firmatari degli accordi. News Showcase permetterà agli editori di rafforzare la propria relazione con i lettori, sviluppare nuovi modelli per la monetizzazione dei contenuti e trarre beneficio dall’aumento di traffico verso il proprio sito. News Showcase sarà disponibile in Italia nei prossimi mesi. 

News Showcase si inserisce in un quadro più ampio di iniziative che rappresentano l’impegno di lungo termine di Google verso il mondo del giornalismo. Oltre a programmi come la Google News Initiative e alla collaborazione in ambito pubblicitario con gli editori a livello globale, attraverso le sue piattaforme Google invia ogni mese ai siti degli editori 24 miliardi di clic, che permettono agli editori di aumentare i ricavi attraverso annunci e nuovi abbonamenti sui loro siti e app.

In Italia, dal 2015 Google ha investito 11 milioni di Euro in progetti italiani di giornalismo attraverso il Fondo per l’Innovazione della Digital News Initiative, mentre nel 2016 ha sottoscritto con FIEG un accordo triennale che ha portato l’azienda a investire oltre 16 milioni di Euro su una serie di settori strategici per l’editoria digitale. E nel 2020, con il diffondersi della pandemia di COVID-19, ha offerto supporto economico a oltre 300 redazioni italiane attraverso il suo Fondo globale di emergenza per il giornalismo locale. 

Siamo soddisfatti di aver raggiunto questo accordo che, regolando anche il tema dei diritti connessi, riconosce l’importanza dell’informazione di qualità e l’autorevolezza delle nostre testate. Un nuovo tassello nella partnership con Google che valorizza i quotidiani RCS e offre un ulteriore impulso alla crescita della nostra customer base, supportando con una sempre più ampia copertura informativa.

Urbano Cairo, Presidente e Amministratore Delegato di RCS Media Group.

Il programma Showcase apre una nuova stagione di relazione con Google, perché affronta il tema dei diritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, consente di promuovere il giornalismo di qualità delle nostre testate e di accelerare la trasformazione digitale dei processi editoriali e lo sviluppo dei ricavi da subscription.

Michela Colamussi, Director of Transition to Digital and Innovation Gruppo Monrif.

L’accordo con Google è un ulteriore riconoscimento del valore dell’informazione di qualità quale è quella de Il Sole 24 Ore. La remunerazione dell’informazione, inclusi i diritti connessi alla distribuzione dei contenuti digitali, è un fronte su cui il nostro gruppo editoriale è impegnato in prima linea con l’obiettivo di tutelare il nostro patrimonio di contenuti ad alto valore aggiunto. Questo accordo si inserisce in tale strategia ed è coerente con il processo di innovazione editoriale e tecnologica su cui Il Sole 24 Ore si è impegnato negli ultimi due anni. L’adesione alla GNI di Google e quella a News Showcase sono alcuni degli esempi.

Giuseppe Cerbone, Amministratore Delegato Il Sole 24 Ore.

Questi nuovi accordi rappresentano un importante passo avanti e confermano l’impegno di Google verso gli editori italiani. I nostri editori partner avranno accesso a nuove opportunità per valorizzare i propri contenuti e per aumentarne la profittabilità. Siamo felici di contribuire allo sviluppo dell’ecosistema digitale per il mondo degli editori e di rafforzare il nostro impegno verso il giornalismo di qualità.

Fabio Vaccarono, Vice President di Google e Managing Director di Google Italy.

Splio acquisisce la startup Goodfazer e potenzia il Referral Marketing

Splio è orgogliosa di annunciare l’acquisizione della startup francese Goodfazer, piattaforma SaaS per la gestione dei referral. L’innovativa soluzione permetterà ai brand di utilizzare la raccomandazione dei clienti e sfruttare la forza del passaparola per  l’acquisizione di nuovi contatti tramite l’uso strutturato ed intelligente dei canali digitali.

Splio è una piattaforma marketing di fidelizzazione che consente alle aziende di ingaggiare e fidelizzare la clientela su tutti i canali. Con questa acquisizione Splio rinforza la sua vision per cui l’engagement e la fidelizzazione rappresentano potenti leve di crescita per i marchi. Con oltre 500 clienti nel retail, eCommerce, transportation e food, Splio si conferma leader nel Martech ed esperto di trade, lavorando per fornire una piattaforma che unisca tutte le esigenze di attivazione marketing dei merchant.  

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Splio pone il cliente al centro della strategia di crescita dei brand

Il Referral Marketing è oggi al centro della trasformazione dei processi decisionali di acquisto. È una leva marketing che si basa sul forte principio della raccomandazione e della fiducia, ed è proprio questa la vision che Mireille Messine, CEO di Splio, rende accessibile grazie alla piattaforma Splio.

Scegliere il passaparola del cliente, significa optare per una leva di sviluppo organico, che capitalizzi la clientela acquisita e conquistata, e che la ponga al centro della strategia  di crescita dei brand. Il passaparola digitale ha già dimostrato il suo valore negli Stati Uniti e ha portato al successo marchi come Uber, Airbnb e Dropbox.

Mirelle continua:

L’obiettivo di questa  acquisizione è quello di estendere le sue potenzialità e il suo utilizzo a beneficio di una fascia di brand più ampia possibile. L’arrivo di Frédéric Faivre nel team e l’integrazione della piattaforma Goodfazer, è un’ottima notizia per Splio. Apre nuove prospettive ai marketer e nuove opportunità  per i nostri clienti.

Goodfazer: da un progetto imprenditoriale a Splio

Il potere del Referral Marketing si misura nella natura esponenziale del passaparola, che trasforma il cliente in un canale di influenza e vendita. Il cliente crea valore ed è più che mai un  canale di comunicazione da non sottovalutare. L’ha ben compreso Frédéric Faivre, fondatore di Goodfazer. Fondata nel 2018, Goodfazer consente ai brand di acquisire nuovi clienti grazie alla creazione di programmi di referral e campagne coinvolgenti. 

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La piattaforma Goodfazer è nata da un’iniziativa intraprenditoriale incubata da Becoming Group, mentre Frédéric Faivre, ancora direttore associato dell’agenzia Grenade, gestiva le operazioni di referral per Sosh e Orange. Questo progetto rientrava nello sviluppo di un’innovazione al servizio della vision della società, e ha permesso a Frédéric Faivre di sviluppare la piattaforma di referral di cui i merchant avevano bisogno.  

I clienti ingaggiati e fedeli vogliono ricoprire un ruolo attivo per i brand che amano. Stiamo assistendo a una trasformazione radicale nella scelta di acquisto dei consumatori, che è meno influenzata dalla pubblicità e maggiormente dalla raccomandazione e il passaparola tra amici e conoscenti. Restituire il comando ai consumatori, rendendo la raccomandazione accessibile a tutti i commercianti, grazie a una piattaforma innovativa e di  semplice utilizzo, questa è la nostra ambizione al fine di rendere la raccomandazione una customer experience ingaggiante e fidelizzante.

La raccomandazione ingaggia e fidelizza su tutti i canali

La raccomandazione in modalità SaaS ha già guadagnato sostenitori, tra cui Sandrine Privat Pedoussaut, direttore marketing di NAF NAF, che ha sviluppato un programma di referral multicanale con Goodfazer, per ingaggiare nuovi clienti e aumentare le vendite online e offline al di  fuori dei periodi commerciali di punta:

Abbiamo integrato facilmente la piattaforma Goodfazer nel nostro ecosistema phygital, eCommerce e nei punti vendita, e implementato rapidamente campagne di referral all’interno della rete NAF NAF con ottimi risultati. 

Alla fine della sua prima campagna, NAF NAF aveva aumentato il paniere medio di 1.5 per i nuovi clienti e di 2 per i clienti ambassador.

Joule4Ideas: il progetto di Eni per ripartire dalle idee sostenibili

Stiamo vivendo mesi complicati in cui è difficile programmare anche le cose più semplici e non perché non abbiamo tempo come “prima”. Prima, un periodo che ci sembra qualcosa di lontano, come se il prima risalisse a un secolo fa. Il problema in realtà è il dopo e non stiamo parlando di decenni, ma del prossimo futuro. Ci sembra qualcosa d’intangibile che non riusciamo a immaginare e che un po’ ci fa paura. Fare progetti, ipotizzare possibili scenari di vita, tutto ci appare quasi un azzardo, ma dobbiamo provarci, e non solo noi, ma anche le aziende.

Eni è una di quelle realtà che ha capito l’importanza di andare avanti e di puntare tutto sulla forza motrice più potente del mondo: la volontà di rinascita delle persone.

Startupper

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Ripartire con Eni e il progetto Joule

Il progetto di cui vogliamo parlavi è molto ambizioso e riguarda Joule, la scuola di Eni finalizzata a formare e a sostenere il percorso di crescita di chi vuole fare impresa in modo sostenibile.

La scuola è stata infatti creata per formare aspiranti startupper che vogliono dar vita a imprese sostenibili, ma non solo nel campo energetico. Il focus di Joule è sul cambiamento climatico, l’economia circolare e la decarbonizzazione.

Ma cosa indica precisamente il termine Joule?

Il nome è stato ispirato dall’unità di misura del lavoro e dell’energia e si fonda sull’integrazione tra esperienze imprenditoriali, competenze accademiche e il vissuto di chi aderisce al progetto. La base da cui vuole ripartire Joule sono le persone e le loro idee, ma in che modo?

I programmi d’apprendimento di Joule

Human Knowledge Program è il nome del programma d’apprendimento ideato da Joule che si divide in due possibili percorsi:

  • l’HK Blended, misto in aula e distance, partito già a metà ottobre;
  • l’HK Open, l’innovativo percorso full-distance accessibile a tutti.

Lo scopo del programma Open è quello di fornire strumenti e competenze necessarie per fare crescere una startup innovativa e sostenibile focalizzando l’attenzione sul percorso di transizione energetica e sul passaggio da un modello di sviluppo economico lineare a uno circolare. 

In cosa consiste il programma Open

Il programma Open consente a tutti i partecipanti di allenare le proprie capacità imprenditoriali raccogliendo consigli e ispirazione dai racconti di chi ha già intrapreso questa strada.

Avranno a disposizione Skills Coach, la web app per esercitare le proprie soft skills e una community in cui avere un confronto aperto con una rete d’imprenditori, esperti e appassionati. 

Il progetto è stato realizzato in modo innovativo, è un format che unisce lo studio online e le serie in web streaming. Open coinvolgerà i Joulee (così si chiamano gli aderenti al programma) in un viaggio di apprendimento attraverso una web serie interattiva, “The Rising Star Hotel”.

Formata da 12 episodi, è basata sulla storia di 2 giovani imprenditori Anna e Pietro. I Joulee dovranno prendere le decisioni cruciali al posto dei protagonisti così da provare nel concreto e simultaneamente le nozioni apprese. 

Joule4Ideas

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Ma non finisce qui, perché Joule permetterà alle aspiranti imprenditrici e agli aspiranti imprenditori che vogliono lanciarsi in quest’avventura, di mettersi subito in gioco con l’iniziativa Joule4Ideas.

Che cos’è Joule4Ideas

Joule4Ideas è un’iniziativa nata da Joule, la scuola di Eni per l’impresa e supportata dal PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano. L’idea è quella di raccogliere e portare avanti i progetti imprenditoriali più validi e che sapranno distinguersi all’interno del percorso Open.

I temi centrali di questi progetti saranno le soluzioni innovative nell’ambito della sostenibilità, dell’economia circolare e della decarbonizzazione.

Joule4Ideas

Coloro che vorranno accedere al Joule4Ideas dovranno aver accumulato 80 crediti del sistema Level Up della piattaforma Joule Open.

Il sistema Level Up traccerà il completamento da parte degli utenti su attività ed eventi formativi attivi sulla piattaforma, e attribuirà un numero di crediti in base alle attività formative svolte.

Come partecipare a Joule4Ideas

La partecipazione alla piattaforma è gratuita ed è accessibile a chiunque, basta registrarsi sul Portale Open di Joule. Le candidature saranno aperte fino al prossimo 01/04/2021.

I progetti verranno successivamente valutati da Eni Joule e PoliHub, e i migliori potranno accedere al Joule Selection Day che si terrà il 30/04/2021. Durante questa giornata, i partecipanti prenderanno parte a una selezione finale in cui verrà assegnato almeno un percorso d’incubazione Eni Joule erogato attraverso il Polihub. 

In un momento particolarmente complesso per il Paese, Eni ha scelto di supportare la nascita di nuove imprese sostenibili attraverso la modalità della formazione a distanza, con iscrizioni aperte a tutti e a tutte e che non conosce ostacoli nonostante la crisi pandemica.

Siete pronti a guardare avanti e dire sì al cambiamento?