Dopo il successo della collaborazione per il lancio del Ducato con cambio automatico nel 2019, Fiat Professional sceglie ancora Il Milanese Imbruttito, agenzia creativa e community con oltre 2.5 milioni di utenti, per il lancio di E-Ducato, la versione 100% elettrica del veicolo commerciale più venduto in Europa nel 2020. La collaborazione prevede lo sviluppo di una campagna social multicanale dal titolo “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che partirà a fine aprile e che sarà veicolata sulle pagine social delle due aziende.
Protagonista della campagna è il video “Green & Grano (Duro) – il nuovo business imbruttito” che vede coinvolti i personaggi più amati dalla community imbruttita: Il Milanese Imbruttito (interpretato dall’attore Germano Lanzoni), Il Giargiana (Valerio Airò) e il Nano (la giovane star Leonardo Uslengo). Il video sarà affiancato da 1 video pillola e 5 grafiche social, contenuti ideati e prodotti dal team creativo de Il Milanese Imbruttito.
Fiat Professional ha rinnovato la fiducia ne Il Milanese Imbruttito – community con cui condivide un tone of voice distintivo e ironico – per il lancio del suo primo e più iconico modello elettrico, ideale per le consegne dell’ultimo miglio e mission urbane. L’obiettivo del nostro brand, leader nel Mercato dei Veicoli Commerciali in Italia, è comunicare i valori green e i vantaggi del nuovo E-Ducato in maniera smart e coinvolgente, con un approccio di branded entertainment che Il Milanese Imbruttito è in grado di rappresentare al meglio.
Commenta Salvatore Cardile, Head of Marketing & Communication di Fiat Professional Italia.
Una collaborazione rinnovata, quella tra Fiat Professional e Il Milanese Imbruttito con l’obiettivo di mostrare come sia possibile coniugare agilità, sostenibilità e una buona dose di coolness quando si tratta di scegliere il veicolo per il proprio business, il tutto in stile imbruttito. Partendo da quì, il progetto prende vita con una nuova avventura imprenditoriale del famoso “Giargiana” che utilizzerà l’E-Ducato e ne mostrerà i punti di forza.
Siamo entusiasti e orgogliosi di collaborare ancora con il team Fiat Professional per la promozione di un prodotto così innovativo e in linea con i valori della community imbruttita, sempre più attenta ai temi della sostenibilità e confermato anche dalla nostra ultima indagine. È la dimostrazione che l’ironia e il sorriso possono essere la chiave per veicolare messaggi importanti e dare vita a campagne di comunicazione di successo.
Commenta Tommaso Pozza, AD e co-fondatore de Il Milanese Imbruttito.
Nata come pagina Facebook nel 2013, oggi Il Milanese Imbruttito è un’agenzia creativa che opera nel mercato del content marketing e che, oltre ai 3 fondatori, riunisce diverse professionalità del settore della comunicazione digitale per offrire un servizio a 360°.
Punto di riferimento nel panorama italiano del social entertainment, nel corso degli anni Il Milanese Imbruttito ha sviluppato, oltre a una propria linea di prodotti, progetti editoriali e video per diversi clienti e brand internazionali tra cui Disney, Amazon, Sky, Samsung, PayPal, Microsoft e Coca-Cola, trasformando i loro prodotti in contenuti emozionali per la community.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Il-Giargiana-e-il-Nano-di-fianco-al-nuovo-veicolo-E-ducato.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-28 13:28:182021-07-26 11:31:38Fiat Professional sceglie ancora il Milanese Imbruttito per la campagna dell'E-Ducato
Chiara Ferragni Collection, un brand italiano ma con un respiro internazionale, ha deciso di sperimentare il gaming come nuova forma di promozione innovativa e coinvolgente. Infatti, il settore dei videogiochi è in grandissima espansione, complice anche la pandemia, ed è una forma di svago che ormai ha conquistato persone di tutte le età. Nel mondo ci sono 2,7 miliardi di gamer (17 milioni in Italia, secondo l’ultimo report di IIDEA) e il mercato dei videogiochi, da solo, vale più di quello del cinema e della musica messi insieme.
Rescue Matilda!
Il progetto è stato sviluppato da Gamindo, startup specializzata nello sviluppo di videogiochi ad impatto sociale per brand, in collaborazione con il Pixel Artist Manolo “The_Oluk” Saviantoni e il Game Developer Samuele Sciacca, già noti al pubblico per la creazione del gioco Al Bano vs Dino.
Nel gioco Rescue Matilda, un platform game in pixel art, i ruoli finalmente si invertono: non è più il principe a salvare la principessa, ma è la principessa (in questo caso Chiara) pronta a superare ogni ostacolo per salvare Matilda. Dopo aver scelto l’outfit con cui giocare e un primo livello di ambientamento, dove si corre e si salta come nel più classico dei videogiochi, la difficoltà inizia ad aumentare e l’ultimo livello è raggiungibile solo per pochi.
I nemici, bocche giganti e cactus spinati quasi a ricordare gli hater invadenti, sono sempre di più, gli ostacoli sempre più ostici, e i tempi di reazione necessari sempre più brevi. A motivare gli utenti c’è poi la classifica, con i migliori giocatori di sempre e della settimana.
Per giocare non serve scaricare nessuna app, basta cliccare questo link.
Siete pronti per l’avventura? Che la sfida abbia inizio!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_chiaraFerragni.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-27 10:16:372021-07-26 11:36:56Siete pronti a salvare Matilda? È uscito il videogioco ufficiale di Chiara Ferragni
Sveglia, colazione e poi tutti pronti per la scuola e il lavoro: in una stanza i ragazzi, nell’altra i genitori, ognuno davanti al proprio pc per connettersi con il mondo. Sembrerebbe uno scenario da sit-com, invece è una normalissima mattina nell’era digitale. Tra DAD, smart working e il meritato svago della sera, abbiamo ormai perso il conto delle ore passate a navigare sul web ogni giorno.
Anzi, in verità c’è chi si è preso la briga di contarle per noi: almeno 6 in media, secondo gli esperti. Con la digitalizzazione sempre più diffusa che coinvolge ogni aspetto delle nostre vite – complici anche le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 che ci ha portato a usufruire dei mezzi con maggiore costanza – internet è ormai la risposta a ogni nostra necessità.
Approfittiamo per invitarti mercoledì alle ore 09 su Clubhouse, all’interno della Ninja Morning, per la room powered by Open Fiber!
Il digital divide: l’antagonista delle nostre storie digitali
C’è un aspetto della vita digitale che forse non è noto a tutti. Siamo ormai così abituati a connetterci al web con un semplice clic – meglio ancora con un tap sullo schermo dei nostri dispositivi mobile – che accedere a internet è, per la maggior parte di noi, un’azione quasi automatica. Eppure, anche nell’era della digitalizzazione ad ogni costo, esistono fasce di popolazione per le quali la possibilità di interagire col mondo via internet non è così scontata. Hai mai sentito parlare di digital divide? Se la risposta è no, puoi considerarti fortunato.
Uno dei player più attivi nella lotta a questo fenomeno di disuguaglianza digitale è proprio Open Fiber che, ad oggi, ha avviato la commercializzazione dei propri servizi in oltre 2000 Comuni italiani. Inclusi i piccoli Comuni delle Aree Bianche, le zone meno popolate che gli operatori spesso non si impegnano a raggiungere.
Per dirla in poche parole, il digital divide è il divario che sussiste tra coloro che possono accedere alle nuove tecnologie per mezzo di Internet e quelli che non possono farlo. Nella maggior parte dei casi, è dovuto alla carenza di infrastrutture: alcune zone del paese – come ad esempio le cosiddette Aree Bianche e Grigie – si trovano costrette a connettersi al web attraverso infrastrutture ormai obsolete. Queste connessioni instabili e poco performanti non sempre sono in grado di supportare il traffico dati necessario per sostenere una mattinata in DAD o uno scambio di materiale con i colleghi senza rallentamenti. Di conseguenza, il digital divide è il nemico più importante della nostra epoca in ambito di telecomunicazioni.
Tra email, messaggistica istantanea e videochiamate il lavoro non si ferma. Freelance, imprenditori e Pubbliche Amministrazioni sono tutti connessi su base quotidiana per portare avanti i propri compiti senza interruzioni. Le conseguenze della pandemia sull’economia e sul mercato del lavoro sarebbero state molto più importanti se gli eventi straordinari che stiamo vivendo si fossero verificati soltanto venti anni fa.
Ma la possibilità di lavorare grazie al web non è nulla se la connessione non è in grado di sostenere le attività necessarie a startup, aziende e liberi professionisti. Il lag – ritardo nella trasmissione delle informazioni – può rallentare notevolmente lo scambio di dati e materiale. Questo penalizza le performance e demotiva i lavoratori, che potrebbero trovare frustrante lavorare in condizioni del genere. Ecco perché la fibra ottica FTTH di Open Fiber, con la sua velocità di trasmissione dati che arriva fino a 1 Gbps, è la tecnologia ideale per garantire la crescita del business in Italia.
Vittorio Colao: l’importanza di mappare le Aree Grigie
La visione a lungo termine di un’Italia digitale è ben chiara anche a Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale. Il Ministro ha preso particolarmente a cuore il cablaggio delle cosiddette Aree Grigie, zone in cui esistono infrastrutture per la banda ultra larga oppure in cui è prevista la realizzazione entro tre anni, senza nessun mercato concorrenziale. Parlando delle Aree Grigie durante un’audizione presso la Commissione Trasporti della Camera, ha dichiarato:
“Faremo rapidamente la mappatura e le consultazioni. Non appena pronto, porteremo il Piano al Comitato interministeriale per la transizione digitale. Un processo complesso che prevede l’interlocuzione con il mercato e con le Istituzioni nazionali e comunitarie. Lo vogliamo velocizzare il più possibile”.
Il piano di azione prevede interventi sia sull’offerta che sulla domanda di servizi digitali. L’obiettivo principale è la copertura dell’intero territorio con tutte le tecnologie in grado di abilitare l’accesso alla banda ultra larga: non solo FTTH, ma anche FWA per raggiungere i territori più impervi.
Il Ministro punta a connettere tutte le istituzioni, incluse le scuole, gli ospedali, gli uffici pubblici e tutte le 18 isole minori entro pochi anni:
Stiamo lavorando con Agcom e Infratel per far convergere in un unico sistema tutte le mappature. Cercheremo di erogare i nostri contributi in maniera efficiente. Speriamo di fare presto e arrivare entro fine anno ad avere tutto allineato per poter partire con le gare. Cercheremo di fare aree molto più piccole perché permettono agli operatori di essere più precisi. Speriamo a inizio del 2022 di avere il processo terminato.
5 obiettivi in 5 anni, la sfida del Ministro Colao
Le ambizioni del Ministro sono a dir poco interessanti: nonostante l’Unione Europea abbia stabilito come data simbolo della transizione tecnologica il 2030, Colao vuole battere sul tempo gli altri Paesi e punta al 2026. Per i 5 anni futuri, infatti, ha individuato altrettanti obiettivi necessari per la transizione digitale:
Fare in modo che almeno il 70% della popolazione usi regolarmente l’identità digitale, contro la percentuale di utenti attuale che è meno della metà.
Rendere digitalmente abile almeno il 70% della popolazione.
Portare il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi cloud.
Erogare online almeno l’80% dei servizi pubblici.
Raggiungere il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra larga, grazie alla collaborazione con gli operatori di mercato e il MISE.
Una sfida che gli operatori impegnati in Italia nella lotta al digital divide, come ad esempio OpenFiber, non vedono l’ora di cogliere!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/2_company_rox.jpg10801920Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2021-04-26 16:25:272021-11-15 15:38:58Società digitale: la rete FTTH come driver di crescita
Sono stati annunciati ufficialmente i candidati per i Webby Awards, che ricorrono al 25° anniversario!
Da celebrità nominate come Sir David Attenborough, Dua Lipa e Rosalía, ad app stimolanti come Radio Headspace di Headspace ed EVE Online – Project Discovery, a serie di contenuti social di spicco come #UNHATEWOMEN di Philipp e Keuntje e #StyleFriday di Kolle Rebbe. I vincitori del prestigioso Webby rappresenteranno coloro che dimostreranno di creare il miglior lavoro su Internet, in tutto il mondo.
C’è la competizione per due dei premi più ambiti di Internet: il Webby Award, scelto dall’Academy, e il Webby People’s Voice Award, selezionato dal pubblico.
Le votazioni per i Webby People’s Voice Awards sono ora aperte fino a giovedì 6 maggio. Tutti i vincitori di Webby saranno celebrati durante uno spettacolo virtuale costellato di stelle condotto da Jameela Jamil martedì 18 maggio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_company_rox-2.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-26 14:33:142021-07-26 11:37:24Tornano i Webby People's Voice Awards, giunti alla 25° edizione
“La prima regola di ogni tecnologia usata nel business è che l’automazione applicata ad una operazione efficiente, amplificherà l’efficienza. La seconda è che quell’automazione applicata ad un’operazione inefficiente, amplificherà l’inefficienza”.
In questa frase di Bill Gates è racchiusa tutta la potenzialità che l’automazione, nel nostro caso, la Marketing Automation può esprimere per ogni business. E oggi più che mai, se si toccano processi efficienti per un’azienda, la Marketing Automation porta con sé un paniere di vantaggi estremamente tangibili.
E se è vero che, secondo l’analisi Hubspot del 2020, il 68% delle aziende mondiali utilizza l’automazione in qualche maniera, è molto importante che qualsiasi azienda che si approccia a questa branca del marketing abbia ben presente le potenzialità nel suo utilizzo, ovviamente (per parafrasare la citazione di Bill Gates) se questa nave viaggia sulla rotta giusta.
Il ciclo di Deming (o PDCA: Plan-Do-Check-Act) ci insegna che ad ogni azione appositamente pianificata e messa in atto, debba seguire una continua verifica dei risultati prodotti e, nel caso, l’apporto di azioni correttive.
Ecco che, dall’indagine nazionale dell’Osservatorio CRM condotta fra aprile e dicembre 2020, emerge come per il 64% delle aziende il vantaggio nell’utilizzo di strategie e sistemi di questo tipo risieda nel monitoraggio in tempo reale dei risultati.
A questo si aggiunge che per il 60% delle aziende, un ulteriore beneficio nell’applicazione di CRM e Marketing Automation sia la maggiore efficienza e automazione dei processi interni ed esterni.
fonte: Indagine Osservatorio CRM eCommerce, 2020
L’azienda, in questo modo, ha tutto sotto controllo e riesce, anche in tempi relativamente più brevi, a mettere in atto azioni correttive che le permettono di raffinare qualsiasi azione di tipo strategico.
Multicanalità
Sei più portato a leggere una mail oppure preferisci un messaggio istantaneo?
Per ogni azienda conoscere il touchpoint preferito del proprio lead/cliente assume un ruolo strategico fondamentale. Secondo la ricerca di Think with Google del 2019, il 75% degli utenti analizzati nel mercato americano, si aspetta di ricevere informazioni istantanee dalle aziende mentre usa il proprio device.
Inoltre, i consumatori sono 35 volte più predisposti ad aprire un messaggio istantaneo che un’email.
fonte: Think With Google, 2019
How the future of AI will Impact Business mette in luce come il 76% dei consumatori e degli acquirenti B2B gradiscono ricevere reminder automatici per appuntamenti o iniziative, anche attraverso processi che associno la Marketing e Business Automation all’Intelligenza Artificiale.
fonte: How the future of AI will Impact Business, 2020
Attenzione però. Questo non significa dar libero sfogo allo “spam”. Basta continuare a leggere per capire che, in alcuni casi, i vantaggi si trasformano in doveri: la comunicazione deve sempre essere tempestiva e giusta.
Conoscere i clienti
“Alt! chi siete? -Siamo due che… -Cosa fate? Cosa portate? -Niente, roba… -Sì ma quanti siete? -Due, siamo io e lui… -Un fiorino!! -Si paga? -Un fiorino!!”
Prima dell’avvento dell’Inbound Marketing e della Marketing Automation, le aziende intercettavano i clienti un po’ come il doganiere del film “Non ci resta che piangere” con Saverio (Roberto Benigni) e Mario (Massimo Troisi) sulla strada verso Palos. Zero criterio e a ogni “contatto” ricominciava tutto come se non fossero mai passati prima (“Chi siete? Cosa fate? Un fiorino!”).
Conoscere attentamente i propri clienti è il primo passo fondamentale per qualsiasi attività di Marketing, come emerso nel 2017 attraverso una ricerca Salesforce dal nome The AI Revolution (contenuta successivamente nell’articolo del 2019 How the Future of AI will Impact Business).
Il 55% dei consumatori uniti all’75% degli acquirenti B2B, si aspetta di ricevere offerte personalizzate da queste tecnologie, in base alle proprie abitudini di acquisto, ai propri gusti e alle proprie esigenze.
fonte: The AI Revolution, 2017
Appare ovvio che, analizzare continuamente ed in modo automatico queste caratteristiche permette non solo di recapitare l’offerta giusta al momento giusto per il cliente, ma anche di individuare cluster di clienti/utenti e predirne le caratteristiche e le abitudini di acquisto, sempre nel rispetto di tutte le normative e della privacy.
E dalla ricerca citata in precedenza, gli acquirenti se lo aspettavano già nel 2020.
Conosci la storia di come Target ha scoperto la gravidanza di una propria cliente, prima che lo facesse il padre della ragazza?
Il 16 febbraio 2012, Forbes ha pubblicato un articolo dal titolo How Target Figured Out a Teen Girl Was Pregnant Before Her Father Did (in rimando ad un altro articolo del New York Times – How companies learn your secrets) in cui racconta come Target, il famoso retail Americano, avesse individuato un pattern che si replicava per tutte quelle clienti che, nei primi mesi di gravidanza, cambiavano radicalmente le proprie abitudini d’acquisto.
Quello che apparve chiaro agli occhi di Andrew Pole, il data analyst di Target, era che le future mamme iniziavano, per esempio nel secondo trimestre di gravidanza, a comprare lozioni o, nelle prime 20 settimane, integratori di calcio.
L’azienda prese la palla al balzo e, per tutte le clienti che replicavano con buona approssimazione quel pattern, iniziò a mettere giù una serie di iniziative che sfociavano addirittura negli auguri per la nascita del bambino/della bambina nel giorno esatto (o giù di lì).
Un giorno, un papà arrabbiato si presenta con una cartolina legata a una di queste iniziative indirizzata alla propria figlia teenager, chiedendo ai responsabili come si fossero permessi di inviare una cosa del genere alla propria figlia minorenne.
Qualche giorno dopo, però, dovette cedere alla potenza dell’analisi dei dati: il pattern era effettivamente corretto e come tale aveva ben previsto la gravidanza della giovane donna.
Tutto questo, oltre 9 anni fa. Considerando che oggi l’individuazione di pattern di acquisto e comportamento inizia a diventare più facilmente analizzabile attraverso tool che sfruttano l’AI (affiancata da data analyst che aiutino il machine learning e strategist che sappiano quali azioni implementare), è chiaro quali possono essere le potenzialità di una Marketing Automation ben progettata.
Comprendere il target, clusterizzarlo in base al pattern e alle abitudini che mostra e, automaticamente, veicolare offerte personalizzate centrando perfettamente le esigenze del consumatore.
È ovvio che questo influenzi in maniera positiva i KPI aziendali, come emerge dalla ricerca Marketing Technology Trends di Ascend2. Il ROI sulle attività di marketing e il miglioramento della loro efficienza sono i principali fattori migliorativi che le aziende individuano nell’applicazione della Marketing Automation.
L’azione sarà efficace mantenendo come capo saldo il principio che ha aperto questo articolo: solo se le strategie e i processi aziendali sono efficaci ed efficienti, l’automazione potrà avere effetto positivo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/marketing-automation-copertina.jpg9221644Francesco Suscahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFrancesco Susca2021-04-26 10:30:072021-04-26 20:26:15Statistiche di Marketing Automation che ogni azienda dovrebbe conoscere
Un genio creativo visionario e ribelle, capace di stravolgere gli schemi e lo storytelling del marketing. È considerato dagli esperti “la rockstar” del settore, con un approccio definito “hackvertising” perché capace di hackerare la cultura popolare in generale.
L’ex marketer di Burger King, Fernando Machado, dopo la notizia trapelata di recente, la scorsa settimana è entrato ufficialmente in Activision Blizzard, gigante del gaming.
La decisione di Machado, ex CMO di Burger King di lasciare la sua posizione per entrare in Activision Blizzard, ha generato un fermento fortissimo nel settore.
Tutti i riflettori sono puntati su gaming ed eSports, nel tentativo di comprendere quali saranno gli impatti di questo passaggio in termini di business per l’industria dei videogiochi, in fortissima ascesa.
I profitti mondiali di Activision Blizzard sono aumentati del 25% nel 2020 a 8,1 miliardi di dollari, beneficiando delle chiusure del lockdown a causa della pandemia Covid-19.
Obiettivo del colosso del gaming è mantenere lo slancio e ottenere un vantaggio nel settore altamente competitivo degli eSports, anche dopo la fase di ripresa, post quarantena e lockdown.
“Sono stati sette anni straordinari. Sono estremamente orgoglioso dell’impatto del team sui marchi, in particolare Burger King, e del lavoro intorno alla sostenibilità, alla qualità del cibo, alla diversità e all’inclusione”:
queste le uniche parole dedicate alla stampa da Fernando Machado, Global Chief Marketing Officer di Restaurant Brands International (holding che detiene anche Burger King).
Nessuna intervista ufficiale è stata rilasciata da Machado, che sarà però tra i protagonisti e gli Unbreakable Speaker di N-Conference, il primo Business Visionary Show di Ninja, in programma il prossimo 27 e 28 maggio 2021.
La società, in una dichiarazione a “Ad Age”, ha affermato che “la sua vasta esperienza internazionale sosterrà la base di attori globali in espansione. Fernando è un appassionato sostenitore della diversità, dell’equità e dell’inclusione e continuerà a sostenere l’attività in Activision Blizzard “, aggiungendo che” Fernando ha un’abilità unica nel combinare creatività e risultati misurabili, che porterà nei franchise principali di Activision Blizzard “.
Fernando Machado
eSports, un trend in ascesa: Olympic Virtual Series, NFT, stime e acquisizioni
Un trend in forte crescita, quello degli eSports, che conquista posizioni di mercato, confermato anche dall’annuncio nelle ultime ore dell’inserimento dell’Olympic Virtual Series nell‘agenda 2025: primo punto di incontro tra eSports ed Olimpiadi, segnale di come il Comitato Olimpico Internazionale si stia muovendo all’interno nel mondo esportivo.
Le Olympic Virtual Series saranno il primo vero test per l’inserimento degli eSports nelle Olimpiadi: cinque eventi in sinergia con le federazioni internazionali, tra cui vela, ciclismo, baseball, automobilismo, canottaggio.
Diverse le novità che interessano e il fenomeno degli eSports, con comunità di giocatori in forte espansione, che comunicano attraverso chiamate vocali, videochiamate, messaggistica istantanea, media e file in chat private.
Si pensi a piattaforme di livestreaming come Twitch di proprietà di Amazon, con oltre un milione di utenti online a qualsiasi ora, più delle reti televisive statunitensi.
Recenti le trattative di Microsoft per acquistare Discord, un sistema di chat audio molto popolare tra i videogiocatori perché permette di comunicare – su computer o da mobile – mentre si gioca. Una valutazione al momento di 10 miliardi di dollari, per una società neanche valutata in borsa, caratterizzandosi come una delle acquisizioni più forti nel settore degli eSports nel 2021 se la trattative andasse a buon fine. In caso contrario sembrerebbero pronte alle trattive anche Amazon (proprietaria di Twitch) ed Epic Games (produttore di Fortnite).
Gli eSports diventano sempre più attrattivi anche con l’avvento degli NFT, i non fungible tokens che si fondano su tecnologia blockchain (la stessa delle criptovalute come Bitcoin o Ethereum) per certificare oggetti digitali e renderli unici, quindi vendibili e collezionabili.
C’è già chi immagina, in futuro, la messa all’asta digitale di momenti memorabili dei grandi campioni con la vendita di video, poster o badge, negli Stati Uniti invece la Lega di basket ha realizzato il NBA Top Shots, un sito attraverso cui ha venduto video collezionabili per un totale di oltre 200 milioni di dollari.
Quali saranno gli effetti dell’ingresso di Machado sul settore dei videogames?
L’ingresso di Machado nella multinazionale di videogames sembra, così, destinata a fare scuola in un settore in forte ascesa. Si stima che il pubblico globale di giochi in live streaming raggiungerà i 729 milioni entro la fine del 2021, un aumento del 10% rispetto all’anno precedente, mentre i ricavi globali degli eSport supereranno per la prima volta 1 miliardo di dollari nel 2021, secondo il tracker di settore Newzoo.
Nel Global Games Market Report di Newzoo, che classifica le società di giochi pubblici in base alle entrate globali, Activision Blizzard si trova attualmente al 7 ° posto, proprio sopra Nintendo ed Electronic Arts, ma sotto i principali negozi di app tecnologici come Apple e Google.
Come riuscirà Machado a conquistare e fidelizzare il pubblico dei gamer con l’emergere del gioco nella cultura pop tradizionale, forte degli oltre 160 riconoscimenti al Cannes Lion Festival per le sue campagne pubblicitarie, molte delle quali hanno fatto storia?
La creatività del marketing per reinventare la comunicazione del gaming
Come reinventare, soprattutto, la comunicazione del settore gaming per essere al passo con l’evoluzione del mercato del live streaming e spingere il business dei videogiochi?
Finora gli editori di giochi hanno commercializzato e promuovendo i singoli titoli rispetto ai marchi in modo piuttosto conservativo, molto più vicino al marketing cinematografico, in linea con le nuove uscite.
Non è la prima volta, in realtà, che Machado si è approcciato al settore del gaming, già in Burger King, quando ha trasformato un campo da basket nel videogioco NBA 2K21 in un menù in cui i giocatori potevano segnare per vincere cibo gratis.
Le campagne di marketing e il coraggio di sfidare le convenzioni
Nominato CMO dell’anno da “Ad Age” nel 2020, ha raccolto i massimi riconoscimenti, tra cui diversi Gran Premi di Cannes per le sue idee fuori dagli schemi come “Whopper Detour” di Burger King, una campagna incentrata sui dispositivi mobili che ha allontanato i consumatori da McDonald’s con la promessa di Whoppers da un centesimo e di “Home of the Whopper”, una campagna che ha prolungato la durata di uno spot di 15 secondi attivando i dispositivi Google Home dei consumatori. Più recentemente, c’è stato “Moldy Whopper“, che ha mostrato l’impegno della catena per ingredienti reali, mostrando un hamburger verde in fase di putrefazione con la muffa.
Divergenti i punti di vista dei varai analisti e settore, su quanto gli sforzi del marketing ripaghino, in realtà, in termini di business reale. La recente campagna di Burger King per la Giornata internazionale della donna, che conteneva il tweet che recitava “le donne appartengono alla cucina“, un tentativo spigoloso di promuovere il sostegno del marchio alle chef donne, è diventata una lezione su come non condurre una strategia sociale. Inoltre, nel 2020 il marchio ha perso la sua posizione numero 2 nella catena di hamburger degli Stati Uniti a favore di Wendy’s. Le vendite di Burger King a livello di sistema negli Stati Uniti sono diminuite del 5,4% a quasi 9,66 miliardi di dollari lo scorso anno. McDonald’s continua a dominare, con vendite a livello di sistema negli Stati Uniti che superano i 40 miliardi di dollari.
N-Conference : gli speaker 2021
Quale sarà la funzione di Machado in Activision Blizzard?
L’approccio di marketing incentrato sulla creatività di Machado sarà finalizzato, inoltre, alla costruzione dell’amore per il marchio, supervisionando nella nuova sede di Santa Monica in California il marketing per le tre divisioni dell’azienda: Activision, che gestisce titoli di videogiochi come “Call of Duty” e “World of Warcraft”; Blizzard, i cui titoli includono “Overwatch”; e King, basato su app, con il suo famoso “Candy Crush”.
Non è ancora chiaro quanto Machado sarà coinvolto nelle attività di eSport di Activision Blizzard, che includono campionati come Overwatch League e Call of Duty League e competizioni come Hearthstone Grandmasters e World of Warcraft Arena World Championships. Activision Blizzard gestisce anche l’organizzazione collegiale di eSport Tespa. Una portavoce di Activision Blizzard afferma che Machado “sosterrà il marketing di eSport”, ma non si è espansa nei dettagli.
L’attesa intanto è altissima. Riuscirà a replicare i successi realizzati in Burger King anche nel gaming? Intanto aspettiamo con ansia il suo incontro e la sua Lectio Magistralis Unbreakable ad N-Conference!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/2-Machado-x-burger-king.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-23 15:11:482021-04-26 07:36:43Fernando Machado alla conquista dei gamer e degli eSports
Pinterest e Shopify annunciamo l’espansione globale della loro partnership, attiva da oggi in 27 nuovi Paesi, tra cui l’Italia.
Il social commerce, nuova frontiera dell’eCommerce, diventa un’opportunità concreta per realizzare maggiore interattività con il cliente, anche sotto la spinta del lockdown, che ha rivoluzionato e ribaltato i modelli di business.
“Un’integrazione strategicatra le due corporate”,
dichiarano Adrien Boyer, Country Manager for Southern Europe di Pinterest e Paolo Picazio, Head of Market Development di Shopify, nell’intervista rilasciata in anteprima a Ninja Marketing.
La nuova partnership offrirà a 1,7 milioni di merchants Shopify in tutto il mondo un modo semplice per portare i propri prodotti su Pinterest e trasformarli in Pin di prodotto acquistabili sulla piattaforma.
Pinterest App iPhone
Il retargeting e il supporto multi-feed: le due novità della partnership
Due le nuove funzionalità annunciate: il retargeting dinamico, tramite l’interfaccia utente di Shopify, ovvero un targeting ad alto intento, che consentirà agli inserzionisti di interagire nuovamente con i Pinner che hanno già espresso interesse per i loro prodotti. Altra funzione sarà il supporto multi-feed per i cataloghi: gli utenti Shopify e qualsiasi rivenditore con un account aziendale Pinterest potranno aggiungere fino a 20 feed di prodotto al proprio account per raggiungere diversi mercati, ciascuno indicante dati locali specifici come valuta, lingua o disponibilità del prodotto.
Un’opportunità straordinaria per le piccole imprese italiane PMI, non solo per la spinta verso la digitalizzazione, ma anche per poter usufruire di un mercato in crescita, come quello dell’eCommerce: dai dati statici del report di Casaleggio Associati del 2020, emerge un aumento di utenti che ha raggiunto i 2,6milioni in Italia.
Lo switch culturale: i dati dell’eCommerce e la digitalizzazione delle PMI italiane
Un vero e proprio switch culturale, non solo nelle abitudini di acquisto dei consumatori, prima fortemente legati al negozio fisico, ma anche in prospettiva corporate, con molte aziende, inizialmente reticenti ed oggi invece disposte ad aprire uno store online. Il lockdown, infatti, ha provocato aumento del traffico Internet del 60%: in Italia il 72% delle persone ha trascorso più tempo sul proprio smartphone.
Pinterest si propone, così, di contribuire alla digitalizzazione delle PMI costruendo una destinazione per lo shopping con pari opportunità di crescita per tutte le aziende, a prescindere dalle dimensioni.
Il 97% delle ricerche su Pinterest, infatti, non mostra brand, ma consiste in 2-3 query di parole: gli oltre 450milioni di utenti mensili sono quindi alla ricerca di ispirazioni, di idee generali e non di marchi specifici. Un vantaggio per le piccole e medie imprese di poter ottenere maggiore visibilità, per farsi scoprire in uno scenario globale e interagire con nuovi clienti che pianificano le loro future decisioni di acquisti: l’83% dei Pinner settimanali ha effettuato un acquisto in base ai contenuti visti in piattaforma.
Pinterest Product Pins Italy
La crescita globale dell’imprenditorialità post lockdown
Gli insight interni di Shopify evidenziano che il numero totale di nuove creazioni di negozi in Italia online è cresciuto del 247% nel 2020 rispetto all’anno precedente, mentre il GMV (il volume di vendita) è aumentato del 174%, con nuove società attive completamente in remoto.
In ambito mondiale, solo negli Stati Uniti, tra giugno e settembre sono state fondate quasi 1,4 milioni di startup, con un aumento del 49% rispetto al secondo trimestre.
In base alle proiezioni, per più di 2 italiani su 3 (68%), superata l’emergenza, l’ammontare degli acquisti in beni di consumo rimarrà invariato rispetto ad oggi. Solo per il 21% subirà una flessione, mentre per una piccola minoranza (11%) aumenterà.
Obiettivo di Pinterest è essere un luogo di ispirazione e fornire un’esperienza di acquisto online simile a quella in negozio, in termini di navigazione nei corridoi, visualizzazione delle collezioni curate dai rivenditori e confronto dei prezzi. Una sorta di vetrina virtuale per gli inserzionisti sempre aperta.
Adrien Boyer Pinterest Headshot
Adrien, come nasce l’idea della sinergia tra le due corporate e come si svilupperà concretamente (in modalità operativa), la partnership tra Pinterest e Shopify. Come saranno collegate le due piattaforme?
“Pinterest e Shopify si impegnano molto nel supportare i commercianti di tutte le dimensioni a trovare successo nell’ecommerce. Fornendo loro un accesso rapido e facile alle funzionalità di acquisto di Pinterest, gli inserzionisti potranno connettersi con oltre 450 milioni di persone che si rivolgono a Pinterest in tutto il mondo ogni mese per essere ispirati in un ambiente positivo, nella fase iniziale del processo di acquisto, intenzionati a portarlo a termine – esordisce Adrien Boyer, Country Manager for Southern Europe di Pinterest – Attraverso le nostre API (application programming interface), l’integrazione tra Pinterest e Shopify è stata ideata per aiutare i marketer ad impostare la propria presenza e le attività di marketing su Pinterest in pochi semplici passaggi. Scaricando l’integrazione, si può impostare il tag di conversione, caricare il proprio catalogo prodotti e iniziare a fare pubblicità su Pinterest in pochi minuti, guidando la reperibilità e catalizzando gli sforzi di marketing”.
Pinterest si propone come una vetrina sempre aperta. Il negozio online sostituirà lo store fisico, o saranno sinergici tra loro nella dimensione reale e virtuale? Che spazio di visibilità avranno le piccole e medie imprese italiane e come saranno supportate?
“Pinterest e Shopify stanno promuovendo il social commerce. Stanno abbinando la mentalità unica del pubblico di Pinterest – che sulla piattaforma cerca il prossimo prodotto o servizio da provare – con gli oltre 1,7 milioni di inserzionisti Shopify in tutto il mondo che ora possono facilmente portare i propri prodotti su Pinterest per aumentare le vendite. Questa è una partnership strategica che avvantaggia sia gli acquirenti che le aziende, in particolare le PMI.
Pinterest si trova in una posizione unica perché non è un social media: è una piattaforma di scoperta visiva che le persone utilizzano per la propria pianificazione e ispirazione e non per connettersi con gli amici. Soprattutto più recentemente, si è contraddistinto come luogo in cui le persone hanno potuto sfuggire alle notizie, alla politica e alla negatività online. È un angolo positivo di Internet, dove le persone trovano l’ispirazione per creare la vita che desiderano. Con questa motivazione arriva l’intento commerciale e la percezione degli annunci come additivi, per aiutare nella pianificazione di una nuova casa, vestito o progetto”.
Paolo Picazio, Head of Market Development Shopify
“Essere fonte di ispirazione” e condividere idee creative. Come si può ispirare un consumatore online nel processo di acquisto?
“In questo momento storico in cui lo shopping nelle corsie di un negozio è cambiato radicalmente, vogliamo riportare quella stessa esperienza ai consumatori. Il nostro obiettivo è rendere lo shopping il più stimolante possibile, proprio come sfogliare le pagine di un catalogo o camminare in uno store fisico. Un’esperienza di acquisto online che rispecchi la vita reale. Pinterest può replicare proprio quest’esperienza per consumatori e rivenditori attraverso le collezioni curate e la scoperta visiva”.
La pandemia ha ribaltato lo scenario dei consumi. Quali sono le proiezioni (anche in termini economici) e le prospettive della nuova partnership?
“Il prezioso vantaggio per le piccole e medie imprese è che possono essere scoperte grazie alla pertinenza dei propri contenuti e alla qualità dei propri prodotti. Ad esempio, se un utente sta cercando idee per l’arredamento della casa, molto probabilmente non includerà il nome di un brand nel termine di ricerca – continua Adrien Boyer – Le PMI posso ottenere maggiore visibilità e attirare nuovo pubblico. Stessa possibilità per aziende di qualsiasi dimensione di essere scoperte e di interagire con nuovi clienti motivati, aperti a nuovi stimoli e che pianificano le proprie future decisioni di acquisto. Creare, quindi, credibilità per il proprio brand e i propri prodotti con strategie organiche e a pagamento. Poiché l’e-commerce sta diventando più sempre più importante e i consumatori spostano la propria spesa sull’online, i rivenditori dovrebbero ispirare i Pinner e creare un’esperienza di shopping che assomigli alla vita reale, trasmettendo normalità e gioia. I brand stanno esplorando come ispirare creando esperienze di acquisto digitali altamente visive”.
L’obiettivo di Shopify è rendere il commercio accessibile a tutti riducendo le barriere all’imprenditorialità – aggiunge anche Paolo Picazio, Responsabile per lo sviluppo del mercato italiano di Shopify – Grazie a questa partnership, infatti, tutti i merchant italiani potranno beneficiare delle opportunità che derivano dalla presenza su una vetrina importante come Pinterest, con milioni di utenti che usano l’App per fare acquisti. Si tratta quindi di un vantaggio competitivo importante, per questo ci aspettiamo che gli imprenditori abbraccino con favore questa novità in Italia e adeguino le proprie strategie di vendita a quelli che sono i maxi trend che stanno plasmando il commercio a livello globale, tra cui il social commerce appunto”.
Paolo l’Italia è tra i Paesi obiettivo. Quante sono le PMI presenti su Shopify? Come si evolve lo scenario di acquisto online?
“Ad oggi, sono oltre 1 milione e 700 mila le realtà imprenditoriali – dalle PMI alle grandi aziende – che nel mondo hanno scelto Shopify per gestire il proprio eCommerce. Un numero quasi raddoppiato nel 2020 (erano oltre 1 milione nel 2019). In questo contesto, l’Italia è uno dei Paesi nei quali il commercio digitale è cresciuto di più. E lo dimostrano i dati: nel nostro Paese, i nuovi store aperti su piattaforma Shopify sono aumentato del 247% rispetto al 2019 (ed era +400% soltanto nella prima metà dell’anno). Comprare online è ormai un’abitudine, ma le aspettative sull’esperienza di acquisto stanno cambiando e dunque i brand, piccoli o grandi che siano, devono adattare le proprie strategie alle nuove esigenze del proprio target. Come rivela il nostro report Future of Commerce 2021, i giovani – che sono oggi la vera forza trainante dell’e-commerce – sono sempre più propensi a scoprire e acquistare nuovi prodotti sui social media. E dunque è proprio su tali piattaforme che i brand dovranno farsi trovare se vorranno restare competitivi anche in futuro. Grazie a questa partnership, ci impegniamo ancora una volta ad aiutare i nostri merchant a cogliere le enormi opportunità che derivano dal social commerce e in questo caso da Pinterest nello specifico”.
Come è possibile sostenere l’utente nella fase di decisione rispetto ad un mercato online sempre più vasto e complesso. Abbiamo dati numerici in proposito?
“È importante che i brand guardino il mondo con gli occhi dei propri clienti, analizzando e valutando tutte le fasi del processo di acquisto. Per questo, Shopify sta lavorando per mettere a disposizione dei propri merchant tutti gli strumenti che consentano loro di sviluppare strategie basate sull’omnicanalità e dunque in grado di intercettare la domanda, raggiungere il proprio target su più canali e piattaforme, soddisfando le loro esigenze. Come negli anni abbiamo integrato la piattaforma Shopify con i più noti marketplace, stiamo stringendo ora partnership con i principali player del settore di cui – soltanto per citare i più recenti – ricordo TikTok e Pinterest da oggi. Nel 2020 le installazioni di app che permettono di vendere sui social da parte dei merchant Shopify sono cresciute del 76% a livello globale”.
Come funzionerà in sintesi l’App Pinterest per Shopify?
Fornirà un accesso agevole alle funzionalità di acquisto di Pinterest, tra cui la distribuzione di tag, l’acquisizione di cataloghi e l’interfaccia di acquisto di pubblicità, senza la necessità di modificare il codice o distribuire risorse sul proprio sito.
Gli inserzionisti potranno caricare un feed diverso per ogni mercato in cui vendono il prodotto, per ogni lingua all’interno di un singolo paese, ma anche per servire diverse strategie pubblicitarie come il retargeting. Mentre il supporto multi-feed per i cataloghi consentirà alle aziende di gestire e ridimensionare meglio i propri prodotti su Pinterest.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/pinterest_shopify.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-21 09:05:412021-04-22 00:05:38Partnership tra Pinterest e Shopify: le opportunità per le PMI d'Italia
Salesforce, azienda leader globale nel CRM, continua a crescere e l’Italia rimane uno dei paesi che fa segnare dei numeri significativi in tutti gli ambiti. Per questo, per meglio servire e consigliare i propri clienti impegnati in un forte processo di trasformazione e accelerazione digitale, ha deciso di darsi una nuova organizzazione.
Nuova organizzazione
La prima linea è caratterizzata da una Leadership al femminile con Vanessa Fortarezza che in qualità di Area VP Enterprise Business Unit segue tutti i clienti dei settori Financial Services, Telco, Energy e Utilities, Automotive, Manufacturing e Travel&Transportation, mentre Eva Maria Mengoli in quanto Area VP Commercial Business Unit segue le aziende di medie dimensioni fiore all’occhiello del tessuto imprenditoriale italiano in molti settori industriali. Alessandro Paglioli è il Senior Regional VP Retail, Pharma, Media e CPG. I tre manager riportano direttamente al nuovo Country Leader Mauro Solimene.
L’altra importante novità riguarda le vendite specializzate. Qui, Maurizio Capobianco in qualità di Area VP Cloud Sales coordina i team di Marketing Cloud guidato da Andrea Buffoni, Commerce Cloud da Gianluca De Cristofaro e Platform e Service Cloud sotto la direzione di Alberto Azerrad.
Nicola Lalla, VP Solution Engineering, estende la sua responsabilità all’area Mediterranean, Middle East & Africa, guidando tutto il team di Solution Engineers a supporto delle vendite.
Salesforce da quest’anno pone inoltre un’attenzione particolare alla Pubblica Amministrazione come segnale dell’urgente necessità di digitalizzare i processi per servire al meglio i cittadini. A riprova di questo impegno è stata affidata a Federico Della Casa la responsabilità di Senior Vice President Sud Europa, Settore Pubblico. In Italia il mercato è invece seguito da Augusto Davico quale Senior Regional VP.
A completare la struttura anche la divisione SMB per i servizi alle piccole e medie imprese con Giovanni Crispino che in quanto Senior Area VP segue Sud Europa, Medio Oriente, Israele e Africa. Marco Marcone Regional VP Alliances & Channel continua a guidare la gestione delle partnership e dei programmi che impattano la Salesforce Economy mentre Silvia Kyselova’, Direttore Marketing coordina le campagne di Awareness e lead generation in modalità integrata.
Mauro D’Addazio, Senior Regional VP ha la responsabilità di guidare i team di progetto del Customer Success Group area critica per il successo dei clienti e per i rinnovi contrattuali.
Resta centrale il ruolo di Paolo Bergamo, Senior Vice President Product Management che in quanto Executive Sponsor dalla California continua a essere un punto di riferimento per i clienti italiani e rappresenta il contatto con l’Headquarter di San Francisco.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/salesforce.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-20 15:12:392021-07-26 11:37:57Salesforce si riorganizza per sostenere al meglio la crescita dell’ecosistema italiano
Oggi, Heineken lancia una nuova campagna globale, “We’ll Meet Again”, che celebra la resilienza e la creatività delle persone nell’ultimo anno e il modo in cui hanno trovato modi creativi per reinventarsi e mantenere vivo lo spirito.
We’ll Meet Again
Disponibile su Youtube, We’ll Meet Again viene lanciata esattamente un anno dopo l’uscita della prima campagna #SocialiseResponsibly di Heineken, “Ode To Close”, la prima di una serie di creatività che hanno mostrato sostegno agli utenti durante la pandemia globale.
La creatività mostra il modo in cui le persone si sono reinventate nel quotidiano durante la chiusura, in qualcosa di inaspettato e divertente: dal vestirsi per fare colpo quando si porta fuori la spazzatura, fino a trasformare una passeggiata con il cane in una festa da ballo. We’ll Meet Again riconosce la forza dei consumatori, che hanno usato la loro creatività per mantenere alto l’umore dopo più di un anno di pandemia e limitazioni associate.
Il film è stato diretto dal pluripremiato regista François Rousselet e girato a Barcellona, in Spagna, secondo i rigidi protocolli COVID-19, rafforzando il bisogno di intraprendenza e ingegnosità che è al centro della campagna.
Bram Westenbrink, Heineken Global Senior Director ha dichiarato:
In Heineken il nostro obiettivo è raccontare storie che siano in sintonia con le persone di tutto il mondo. Quando abbiamo lanciato Ode To Close più di un anno fa, il mondo era bloccato e il nostro messaggio era incentrato sulla sicurezza dei nostri clienti: socializzare responsabilmente. Con We’ll Meet Again, la campagna attinge al sentimento collettivo del momento, mostrando esperienze di vita reale a cui quasi tutti possono relazionarsi, celebrando la resilienza e l’immaginazione con un chiaro messaggio di speranza per il futuro.
Bruno Bertelli, Global CCO, CEO di Publicis Italia, ha dichiarato:
Sebbene il blocco e la riapertura delle città siano stati diversi in ogni paese, ciò che ci ha uniti è il nostro desiderio comune di riconnetterci con le persone attraverso momenti sociali. Con We’ll Meet Again di Heineken, abbiamo realizzato una campagna che celebra l’umanità, sottolineando anche la resilienza, lo spirito positivo e mai arrendevole delle persone in tutto il mondo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_company_rox.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-20 12:49:352021-07-26 11:38:17La nuova campagna di Heineken celebra la nostra creatività durante le chiusure
È Google il vincitore assoluto “overall” del Diversity Brand Award 2021 insieme alla piattaforma “Virtual Lis” di Rai, prima per la sezione digital. Un riconoscimento importante per il gigante del big tech e per la concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, che testimonia l’impatto e la forte percezione del reale impegno sul fronte Diversity & Inclusion.
La top 20 dei brand italiani (21 in realtà, per un ex aequo) più inclusivi è stata presentata in modalità streaming durante la quarta edizione del Diversity Brand Summit, “Diversity Factor: born to build trust”, occasione anche per delineare il Diversity Brand Index 2021, progetto di ricerca volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla D&I, curato da Diversity e Focus MGMT.
Il ranking delle Top 20 in Italia: “Make it possible”
Ai vertici del ranking italiano rientrano anche Amazon, Carrefour, Coca-Cola, Durex, Esselunga, Freeda, Google, H&M, Ikea, Intesa Sanpaolo, L’Oréal, Leroy Merlin, Mattel, MySecretCase, Netflix, Pantene, Rai, Spotify, Starbucks, TIM, Vodafone.
“Make it possible” è il claim che accompagna l’edizione 2021 del Premio, promosso dalla no profit Diversity, fondata da Francesca Vecchioni, e dalla società di consulenza strategica Focus MGMT, realizzato con il patrocinio della Commissione Europea e del Comune di Milano.
Il diversity factor si contraddistingue, soprattutto, come un vero e potente driver di posizionamento per le aziende, anche in un anno complicato come il 2020 per la pandemia, con un impatto economico significativo: i brand percepiti come non inclusivi registrano un NPS (Net Promoter Score, indicatore del passaparola) negativo pari al -90,9% (con un’ulteriore riduzione di 4,9 punti percentuali rispetto all’anno precedente), a fronte di un +81,2% invece per i brand percepiti come inclusivi. Ciò si ripercuote sul differenziale della crescita dei ricavi: +23% a favore di quei brand che, nonostante la crisi COVID-19, sono riusciti a non interrompere il loro piano di sviluppo e il loro impegno sulla D&I. Dal report, tuttavia, emerge che soltanto 1 azienda su 5 in Italia si impegna realmente sul tema della diversità, sebbene una corporate inclusiva viene percepita come più moderna e conquista un maggior livello di fiducia dei clienti, amplia il proprio mercato e migliora le performance economiche, ma soprattutto attrae e coltiva talenti.
Top 20 italiane
La strategia “diversity oriented” di Google e Rai
Alla base della motivazione del primato di Google, l’aver lavorato in maniera diffusa sulla D&I, in particolare sul gender, sull’orientamento sessuale e affettivo e sulla disabilità. Per aver compreso il ruolo di brand consapevole e responsabile, lavorando su iniziative e attività disruptive, capaci di cambiare e migliorare la vita di ognuno, abbattendo barriere tangibili ed intangibili, oltre all’aver sviluppato una customer experience diversity oriented.
“È con estremo piacere che accolgo questo riconoscimento, che coglie a pieno il concetto di alleanza espresso ogni giorno dalla comunità dei Googler – dichiara Fabio Vaccarono, Vice President Managing Director Italy di Google – Dalle sue origini Google è impegnata a rendere la diversità, l’equità e l’inclusione parte di tutto ciò che facciamo: dal modo in cui costruiamo i nostri prodotti, al modo in cui interagiamo con le persone nel posto di lavoro. Nel realizzare questa visione, abbiamo sempre sentito un elevato livello di responsabilità verso la società e la comunità in cui operiamo: per questo abbiamo fatto nostro il compito di incoraggiare rispetto, equità, uguaglianza nella diversità e inclusione. Nella situazione di emergenza che stiamo attraversando, l’impegno ad aiutare tutte le comunità a proteggere questi valori e tutelare i diritti che hanno acquisito negli anni e, in alcuni casi, acquisirne di nuovi si è fatto ancora più forte”.
A decretare il successo come vincitore digital di Rai è la Virtual Lis, la piattaforma capace di erogare servizi e contenuti nella lingua italiana dei segni mediante un avatar virtuale, affermando un nuovo paradigma di inclusione.
“La vittoria nel Digital Diversity Brand Award è, per il servizio pubblico, motivo di particolare orgoglio. Arriva dopo che la Rai è stata inserita per il terzo anno consecutivo nella lista delle aziende più inclusive, per di più in un periodo drammaticamente segnato dalla pandemia – evidenzia Giovanni Parapini, Direttore Rai per il Sociale – Mentre vige ovunque la regola ferrea del distanziamento fisico, il servizio pubblico sa essere fattore di coesione: contribuisce cioè a rompere l’isolamento di quelle persone che del contatto con gli altri hanno un bisogno vitale. Lo fa stavolta con un progetto che mette insieme un forte valore sociale e una tecnologia d’avanguardia, come è tipico delle realizzazioni del Centro Ricerche, Innovazione tecnologica e Sperimentazione della Rai a Torino. Il Virtual LIS è rivolto alle persone sorde segnanti, con un Avatar che si esprime nella Lingua Italiana dei Segni: una piattaforma che si è ulteriormente arricchita con un’applicazione pensata per la didattica, che permette di imparare la LIS via web e generare nuovi contenuti. È un modo molto concreto attraverso il quale il servizio pubblico ribadisce che nessuno deve sentirsi escluso”.
Il report Diversity Brand Index. Fiducia come key factor
È sul concetto di fiducia che insiste il Diversity Brand Index, che diventa marchio di certificazione per i brand in termini di impegno in D&I.
Il report sottolinea, infatti, una crescita del + 23% nei ricavi per le aziende più inclusive rispetto a quelle non inclusive, anche in un anno condizionato dal Covid e dalla crisi sanitaria, economica e dal cambiamento del profilo di consumatrici e consumatori, meno arrabbiate/i, ma un po’ più individualiste/i rispetto alle tematiche della D&I, assumendo connotazioni “tribali”. Fondamentale, nella costruzione del rapporto di fiducia con il mercato, è la comunicazione efficace e costante verso il proprio target di riferimento.
Il Diversity Brand Index 2021, sviluppato sulla base di una ricerca condotta da gennaio a dicembre 2020 su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana, composto da 1.039 cittadine e cittadini, ha visto una riduzione dei brand citati come “maggiormente inclusivi” (388, contro i 482 dell’anno precedente, ossia il -19,5%), a causa soprattutto del distanziamento sociale (e quindi minori relazioni) del lockdown e dell’emergenza epidemiologica.
Il ridimensionamento nel 2020 del numero di aziende inclusive: da 482 a 300, -19%
Due le declinazioni di tale ridimensionamento: fisica e digitale. I brand che tradizionalmente hanno fondato la relazione con il proprio target sulla dimensione fisica, hanno sofferto l’inaccessibilità degli store e degli spazi commerciali. Nell’overload informativo legato alla pandemia, vari brand non hanno avuto la forza (e la volontà) di affermare il tema della D&I, focalizzandosi su contenuti ed attività più tattici e meno strategici.
Hanno perso terreno aziende legate ai consumer services (-12 punti percentuali) ai beni di largo consumo (-10 ). Il retail (-2 p.p.) si conferma comunque il settore più presente (20%) tra le 50 corporate considerate più inclusive. Premiate le aziende capaci di fare comunicazione su altri canali rispetto a quelli fisici (e-commerce, infotainment, social network), in particolare dell’information technology (+8), luxury goods (+10) e healthcare & wellbeing (+8).
Come cambiano i consumatori e le consumatrici
Il report conferma il trend della polarizzazione, con la scomparsa di alcune fasce intermedie in termini di orientamento all’inclusione (es. idealiste/i). Scompare, infatti, il segmento di arrabbiatissime/i e quello di arrabbiate/i passa dal 25,4% dell’anno scorso al 12,4%, con una composizione peculiare: il 63,57% di questo segmento è composto da uomini. Il 40% di giovani fra i 18 e i 35 anni, privati della propria vita sociale ed assistendo ad una focalizzazione mediatica sulla fascia degli “over”, ha sviluppato un atteggiamento non positivo nei confronti di alcune forme di diversità.
Prevalgono Individualismo ed egoismo: emergono “tribali”
Nell’anno del COVID-19 si registra una forte tendenza verso l’egoismo e l’individualismo, con l’arrivo della nuova categoria “tribali” (16,4%), composta da persone in passato distanti dall’inclusione che, durante la pandemia, hanno percepito come alcune forme di diversità fossero in realtà molto vicine: il loro coinvolgimento sui temi della D&I si declina infatti soprattutto all’interno del proprio nucleo familiare. Vi è poi un forte aumento dei consapevoli (15,7% dal 4,2% della precedente edizione), persone attente all’inclusione, ma non direttamente coinvolte.
In un Paese con un buon grado di conoscenza, familiarità e contatto sui temi della diversity ma ancora con una scarsa pratica, nell’interazione e nel coinvolgimento, la maggioranza delle persone (55,5%) è comunque altamente sensibile e attiva sulle tematiche della diversity, con il 34,5% di coinvolte/i e il 21% di impegnate/i.
L’88% di consumatrici e consumatori è maggiormente propenso verso i brand più inclusivi
Le pratiche inclusive sui temi di genere e identità di genere, etnia, orientamento sessuale e affettivo, età, status socio-economico, (dis)abilità e credo religioso (le 7 aree della diversity su cui si è concentrata la ricerca) impattano positivamente sulla reputazione del brand e sulla fiducia riposta nella marca, traducendosi in un indice di passaparola positivo e risultati economici migliori.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Diversity-1.jpg10801920Barbara Landihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngBarbara Landi2021-04-15 18:34:342021-04-16 11:59:39Google e Rai vincitori di inclusione. Il Diversity Brand Report 2021
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