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Ninja Awards di N-Conference: ecco le nomination per il Business Visionary Event

Manca ormai pochissimo a N-Conference, il primo grande evento Ninja dedicato al Business del futuro.

Grazie alla piattaforma Umans™, N-Conference vivrà in digitale e sarà possibile seguire gli interventi degli speaker, visitare i Virtual Stand dei Partner, fare Networking nella Lounge digitale, interagire con ospiti e partecipanti e personalizzare la propria esperienza di fruizione dell’evento.

Oltre 30 gli speaker tra esperti e professionisti del panorama economico digitale internazionale.

N-Conference, il Business Visionary Event di Ninja in programma il 27 e il 28 maggio 2021 in Digital Edition, in collaborazione con i main partner TIM, AW LAB e Banca Sella, premierà simbolicamente talenti, professionisti e aziende che hanno saputo trasmettere alla collettività la filosofia Ninja.
E sarà il pubblico a decretare i vincitori tra coloro che si sono contraddistinti nella Digital Industry per tecnologia, approccio e valori: durante N-Conference 2021 si potrà votare in diretta le aziende, le persone e i progetti più meritevoli per ciascuna categoria.

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Scopriamo insieme le nomination dei Ninja Awards.

ninja awards logo

Ninja Celebrity

ninja celebrity

Un riconoscimento dedicato al personaggio pubblico che è stato capace di utilizzare il marketing e la comunicazione per creare autorevolezza e riconoscibilità promuovendo idee e approcci innovativi.

  • The Jackal
  • Estetista Cinica
  • The Ferragnez
  • Matteo Flora

Ninja Talent

ninja talent

Un riconoscimento dedicato al professionista che si è distinto, soprattutto nella Community Ninja, attraverso il proprio talento e la propria passione, creando un impatto concreto con le attività svolte.

  • Domenico Romano
  • Felicia Mammone
  • Filippo Giotto
  • Alberto Maestri

Ninja Marketer

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Un riconoscimento dedicato al Marketing Manager e al suo team che in azienda è riuscito a creare un progetto o un’attività volta a generare valore per il brand attraverso un approccio e una comunicazione distintivi.

  • Carlo Colpo – Lavazza Brand Home Director
  • Paolo Lorenzoni – Country Director of Marketing – NETFLIX
  • Gianluca Di Tondo – Group Chief Marketing Officer di Barilla
  • Julia Schwoerer  – Vice President Marketing Mulino Bianco

Ninja HR

Un riconoscimento dedicato all’HR Manager e all’azienda che nella gestione delle risorse umane si sono distinti per attività di people management e per una cultura aziendale innovativa.

ninja hr

  • Vittorio Maria Carparelli – Amex
  • Gianfranco Chimirri – Unilever Foods Solutions
  • Amelia Parente – Roche
  • Clemente Perrone – Sirti

Ninja Company

Un riconoscimento dedicato all’azienda che è riuscita a distinguersi per innovazione, approccio e valori, diventando un punto di riferimento nel proprio settore.

ninja company

  • Weroad
  • Pastificio Rummo
  • Ammagamma

Ninja Culture

ninja culture

Un riconoscimento dedicato alla personalità e alle idee che sono diventate di ispirazione e che portano avanti l’evoluzione sociale e spirituale della società

  • Michelangelo Tagliaferri – Accademia di Comunicazione
  • Bernard Cova – Kedge Business School
  • Guido Stratta – Direttore People & Organisation Gruppo Enel

Ninja Leader

Un riconoscimento all’imprenditore che ha saputo creare una filosofia innovativa nella propria azienda valorizzando le risorse umane e un approccio innovativo al business.

ninja leader

  • Renzo Rosso – Presidente di OTB
  • Brunello Cucinelli – Fondatore di Brunello Cucinelli
  • Niccolò Branca – Presidente e Amministratore Delegato della Holding del Gruppo Branca International S.p.A
  • Norma Rossetti – General Manager MySecretCase

Ninja Media

Un riconoscimento alla realtà editoriale che è riuscita a creare una trasformazione concreta e positiva in ambito media e intrattenimento digitale.

ninja media

  • Will Media
  • Freeda
  • The Post Internazionale

Ninja Agency

Un riconoscimento all’agenzia più innovativa che è riuscita a integrare nel suo DNA la creatività con una forte componente tecnologica per supportare il business dei propri clienti.

ninja agency

  • Dude
  • Caffeina
  • Connexia

Ninja Benefit

Un riconoscimento all’organizzazione no profit (o alla società benefit) che è riuscita a creare un impatto significativo dedicandosi alla salvaguardia dell’ambiente o all’inclusione sociale.

  • Fondazione Mediolanum
  • Lifegate
  • Little Genius

Come votare i tuoi preferiti

Sono dieci le categorie per l’assegnazione dei premi: Ninja Marketer, Ninja Company, Ninja Celebrity, Ninja Benefit, Ninja HR, Ninja Media, Ninja Agency, Ninja Talent e Ninja Leader.

Le aziende, i talenti e le persone incluse nelle nomination per i Ninja Awards sono stai selezionati grazie alla community: sono infatti quelli che hanno ricevuto più segnalazioni e preferenze durante la fase di candidatura. Ora “si sfideranno virtualmente” durante l’evento per aggiudicarsi il titolo di “Unbreakable del business”.

La votazione avverrà in diretta durante l’evento: per partecipare, affrettati a prenotare il tuo posto cliccando qui.

Qualche dettaglio su N-Conference

L’evento ruoterà intorno a 3 vertical track:

    • Technology, per scoprire insieme le nuove opportunità dell’AI e del Machine Learning per il business, il Martech e l’Automazione dei processi di vendita e customer support e familiarizzare con parole chiave del futuro presente come Blockchain, Cryptocurrency, AR & VR, powered by TIM.
    • Culture, per esplorare come la tecnologia sta plasmando generazioni sempre più connesse e digitali, attente ai valori e alla sostenibilità e critiche verso le tradizionali regole del lavoro e modalità di consumo, powered by AW LAB.
    • Industry, per studiare le aziende e le industrie che guidano il cambiamento del mercato valorizzando il capitale umano, integrando le tecnologie e puntando a risolvere i problemi della società in modo innovativo, powered by Banca Sella.

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Al via la seconda edizione di Shop Small in Italia per il rilancio del commercio

American Express, leader globale nei servizi e nelle soluzioni di pagamento, dopo il successo della prima edizione, lancia per il secondo anno la Campagna Shop Small in Italia, un progetto con cui l’azienda rinnova il sostegno alle piccole attività commerciali con la missione di rilanciare il commercio e i consumi.

L’iniziativa di American Express vuole valorizzare i quartieri e il loro ruolo nel rilancio del dinamismo socio-economico, come confermato dall’indagine commissionata a Nielsen, secondo cui i driver della ripresa saranno proprio le nuove abitudini di consumo vissute nei quartieri e l’impegno dei negozianti nel rendere ancora più di qualità la propria offerta e la relazione con i clienti.

Campagna Shop Small

Nel contesto attuale caratterizzato da un forte desiderio di ripartenza e rilancio, sia tra i consumatori che nel commercio, alcuni driver si rivelano più rilevanti e strategici per sostenere il dinamismo e contribuire ad alimentare il livello di soddisfazione verso la qualità della propria vita. Uno scenario che è confermato dall’Indagine condotta da American Express con Nielsen Abitudini e tendenze di quartiere dal punto di vista di commercianti e consumatori”, secondo cui l’85% dei consumatori desidera condividere esperienze e vivere le proprie abitudini come frequentare il quartiere in libertà (81%), entrando nei locali, negozi e strutture (78%) e facendo i propri acquisti nei negozi vicino a casa (72%). 

Il budget dedicato agli acquisti nelle piccole attività pesa il 50% sulle spese settimanali, un dato che conferma l’investimento della spesa nei negozi di prossimità, incentivato dalla possibilità di usufruire di offerte speciali (85%), di acquistare prodotti locali (75%), dall’opportunità di supportare le piccole realtà e le comunità locali (rispettivamente 76% e 74%) e dall’integrazione di canali digitali ed e-commerce (59%).

La tendenza a vivere il quartiere si sta trasformando in un’abitudine consolidata e riconosciuta dal 64% dei consumatori, soprattutto da chi vive nelle zone centrali (73%) e dai Millennials più partecipativi al dinamismo (75%), e dall’87% che continuerà a fare acquisti di prossimità. I consumatori dichiarano infatti un incremento del 30% della frequentazione presso i piccoli esercenti rispetto ai dati registrati prima di marzo 2020, trainati da fattori quali lo smart working (42%), la comodità (41%) e l’alto livello di soddisfazione verso gli esercizi attivi nella propria zona.

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Un’altra tendenza consolidata nell’ultimo anno è il crescente utilizzo di pagamenti elettronici con un incremento del 60% dei pagamenti tramite POS, 58% della modalità contactless e 36% dello smartphone. Dall’indagine emerge che i pagamenti elettronici per importi tra i 10 e i 20 euro sono ormai utilizzati da quasi il 90% dei consumatori e che circa 1 consumatore su 3 li utilizza anche per importi inferiori ai 5 euro con maggiore frequenza.

I consumatori hanno inoltre scoperto nuovi benefici correlati alle carte di pagamento in grado di garantire vantaggi e valore attraverso promozioni (84%), in particolare per la generazione MZ (88%), seguite da programmi fedeltà (74%) e programmi di cashback (70%). In particolare, quest’ultimo ha avuto un impatto sulle scelte di consumo e acquisto per oltre il 60% della generazione MZ.

La fotografia dei consumatori trova conferma anche lato commercianti che si dichiarano entusiasti di tornare alla normalità e di dare il bentornato ai propri clienti, garantendo loro il massimo della sicurezza (68%). Il 24% dei commercianti dichiara che negli ultimi 12 mesi ha registrato un aumento dell’affluenza (valore che raggiunge il 37% nelle zone centrali). Questo trend positivo è legato alla relazione umana con il negoziante (69%), al rapporto di fiducia (58%), alla qualità dell’offerta (58%), motivazioni che continueranno a guidare questa tendenza.

In prospettiva, i negozianti si dimostrano ottimisti, il 23% è fiducioso nel recuperare nei prossimi mesi, il 55% è già riuscito a tornare ai livelli di fatturato del 2019 e per la chiusura 2021, il 57% prevede di tornare ai livelli dell’anno scorso e il 23% di aumentare il business.

Hanno avuto un impatto positivo sul fatturato le promozioni (47%), il cashback e i programmi fedeltà (66%), in particolare nei negozi di quartiere (57%), l’utilizzo dei Social Network (1 su 3) e di whatsapp (28%) per dialogare con i clienti, ma anche il digitale (39%) che ha permesso di riuscire a lavorare grazie a servizi di delivery attivati negli ultimi 12 mesi (27%) e canali di vendita online (37%). Chi ha saputo integrare al punto vendita fisico il canale online ha infatti registrato un fatturato invariato (49%) o cresciuto (25%).

pagamenti contactless coronavirus

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La situazione ha spinto infatti i piccoli negozianti verso una maggiore digitalizzazione e integrazione di strumenti di pagamento innovativi, come carte tramite POS (il 23% lo ha attivato nell’ultimo anno), contactless (28%) e smartphone (36%). 

In un contesto che si rivela pronto per ripartire sia sul fronte dei consumatori che degli esercizi commerciali, American Express Italia vuole essere in prima linea nell’abilitare questi trend attraverso azioni e programmi concreti in grado di incentivare, facilitare e guidare il cambiamento in atto. Ed è in questa direzione che si inserisce l’iniziativa Shop Small, che offre la possibilità ai Titolari di Carta di ottenere fino a 25€ di sconto in estratto conto (5€ di sconto per un massimo di 5 volte, spendendo almeno 20€ presso 5 diversi piccoli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa Shop Small dal 18 maggio 2021 fino al 18 luglio 2021). I negozi aderenti sono segnalati e valorizzati sulla Mappa Amex con il logo Shop Small consultabile su Amex Map 

American Express ha sempre avuto l’obiettivo di contribuire all’evoluzione e alla crescita degli esercizi commerciali e delle aziende italiane ed allo stesso tempo di aiutare i consumatori a soddisfare i loro bisogni e le loro passioni, restituendo loro valore. Un impegno che si è rafforzato nell’ultimo anno, in cui abbiamo supportato i commercianti che hanno dovuto affrontare momenti difficili ad evolvere il loro modello di business e dato ai nostri Titolari di Carta un aiuto nelle spese di tutti i giorni tramite iniziative di cashback, sconti e promozioni allineate alle loro necessità. E’ da qui che parte la nuova edizione di Shop Small e oggi ancora di più, nella fase della ripartenza, vogliamo essere vicini alle comunità locali, che mostrano un nuovo dinamismo e dove si sono consolidate le interazioni tra commercianti e abitanti locali.

Ha commentato Melissa Ferretti Peretti, Amministratore Delegato American Express Italia.

Abbiamo voglia di riprendere le nostre abitudini e le relazioni nel nostro quartiere, e allo stesso modo i negozianti sono entusiasti di riaccogliere i propri clienti e di qualificare al meglio la propria offerta per soddisfarne le aspettative. La nostra volontà è quella di contribuire a ispirare questi comportamenti e di valorizzare questo rinnovato slancio con le nostre iniziative, perché se le comunità locali, dove risiedono le eccellenze del Made in Italy, hanno successo, non può che derivarne un beneficio per tutta la società e per la nostra economia. 

L’impegno del Gruppo si traduce anche nel voler affiancare i consumatori nella scelta di dove effettuare i propri acquisti per poterli ispirare e incoraggiare a scoprire i quartieri, le realtà vicino a casa, i commercianti protagonisti del commercio di prossimità e i prodotti dell’eccellenza locale. Nelle prossime settimane American Express lancerà infatti un progetto volto a valorizzare il nuovo dinamismo delle comunità locali per far riscoprire soprattutto agli abitanti dei quartieri le meraviglie nascoste da un punto di vista artistico, storico, culturale, culinario e commerciale.

Design condiviso e centralità dell’utente: il Crowdtesting

Il digitale, si sa, vede sempre più montare un approccio “user-centric”. Un assioma che possiamo trovare in moltissime slide degli eventi di settore e nei tanti framework che vengono raccontati nei libri: la persona, con tutti i suoi bisogni e desideri, è il centro di gravità permanente su cui sviluppare qualsiasi progetto, a maggior ragione se questo dovrà vedere come veicolo principale il web, una sorta di antropocentrismo nell’epoca moderna!

Eppure, ancora oggi questa “centralità” non viene effettivamente garantita, o per meglio dire, considerata. 

Basti pensare a un valore: secondo una ricerca condotta da Zendesk, il 75% dei clienti è disposto ad acquistare di più da aziende che offrono un’esperienza clienti positiva, il cui giudizio,  aggiungiamo, dipende per ovvie ragioni dalla capacità della stessa azienda di rendere protagonisti gli stessi utenti offrendo loro soluzioni sempre più custom e modulabili.

Tale proposito però non sempre viene scaricato a terra nella realtà, anzi: il percepito dell’utenza è decisamente contrario. Addirittura, si calcola che il 35% dei consumatori sia d’accordo nel dire che le aziende non siano veramente user-centriche.

Una forbice significativa che non si spiega solo con una definizione (quella, appunto, di “centralità dell’utente”) che forse ha ancora contorni sfumati e facilmente interpretabili. D’altronde, quand’è che l’utente deve effettivamente “entrare in campo” in un’esperienza di marca, soprattutto in ambito digitale? 

C’è un confine? E quanto può influenzare la progettazione di tale esperienza?

C’è un fatto: ogni touchpoint digitale viene concepito senza uno scambio virtuoso fra chi materialmente lo realizza e chi lo utilizzerà. 

Con chi dovrebbe avvenire tale scambio? Ma con l’utente, ovviamente. Il fatto è che, almeno oggi, non è diffusa l’abitudine di farlo accadere.

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Questione di metodo: valorizzare gli utenti (anche) come tester

Prendiamo ad esempio un’app mobile: nella sua fase di sviluppo, sicuramente qualcosa potrebbe esser tralasciato, o non adeguatamente progettato. Perché?

Per il semplice fatto che a forza di lavorarci, ci si potrebbe convincere che (ad esempio) una call to action è adeguatamente posizionata, oppure che un flusso che dovrebbe condurre a una conversione sia ben progettato, quando in realtà questo non corrisponde al vero. Anche quando scappa un refuso che sfugge, a causa delle troppe ore di lavoro, o il bias di conferma.

Il tutto potrebbe avvenire perché, sempre in linea generale, uno sviluppatore o uno UX designer potrebbero non avere la stessa visione del mondo, proprio perchè queste figure non corrispondono all’utente finale.

Il rischio di formarsi delle convinzioni che distorcono la realtà, o di non avere dati oggettivi sui quali costruire la UX, frutto della troppa concentrazione su un’attività specifica, sta alla base di errori di valutazione sullo sviluppo di una User Experience di valore: e per l’app che abbiamo preso ad esempio, questo potrebbe significare una scarsa usabilità che la conduce, inevitabilmente, al lento abbandono da parte degli utenti.

Questo vale per ogni app, sito, tool digital, perché se la User Experience non è ben progettata, un’azienda perde fatturato: McKinsey ha dimostrato come servizi con un’alta qualità di User Experience conducano a un miglioramento delle performance rispetto a chi invece sceglie di non potenziarne lo studio, attraverso ad esempio investimenti mirati.

Sempre McKinsey ci dice poi che solo il 22% delle aziende è soddisfatta dei tassi di conversione generati dai propri touchpoint digitali: non è un caso che i bug rilevati nei propri software vengano definiti conversion killer.

Ecco allora che il puntare su modalità di test distribuite, che non si riducano ai team di lavoro ma si allargano agli utenti reali, può portare a una rilevazione non solo più precisa, ma anche in grado di garantire sul lungo periodo performance più efficienti.

Una metodologia che dalla centralità di un gruppo di lavoro vede nella distribuzione delle fasi di controllo il vero punto di forza: qualcosa che riesce a garantire anche un bel coinvolgimento degli utenti (che non è male) ma anche un approccio che conduce, inevitabilmente, al tanto agognato risultato di avere un risultato realmente user-centric.

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Design condiviso e Crowdtesting: le nuove strade per capire se una UX funziona

Un obiettivo ambizioso quello di coinvolgere gli utenti nel processo di sviluppo di un touchpoint digitale, certo si può ottimizzare la UX anche dopo la release. Chiaramente non è il processo ottimale sistemare a posteriori, ma è assolutamente fattibile. È innegabile però che questo sia possibile solo se la fase di design (che diventa a questo punto un processo condiviso) sia svolta potendo contare su un gruppo in grado di portare valore in termini di punti di vista, comportamenti, capacità analitiche: possiamo dire una community, che sappia essere variegata, numerosa, ricca di diversità.

Iniettare in gruppi di questo genere il proprio tool chiedendo di testarlo significa valorizzare l’esperienza del singolo e metterla a sistema per generare intelligenza collettiva, secondo una logica nativamente digitale.

L’utilizzo della community (o di una folla, da lì il termine “Crowdtesting”) di tester è una di quelle metodologie che a tendere potrebbe portare molte aziende a guadagnare in termini di tempo, risorse ed efficacia.

Di tempo e risorse perché coinvolgere una base utenti reali significa liberare ore/uomo nel proprio team: d’altronde, equivale a dare in outsourcing una componente considerevole di attività ripetitive. D’efficacia perché a uno sguardo fresco qualsiasi tipo di interazione può generare una reazione autentica, formando così un giudizio puntuale. Il grosso punto di forza è che sono utenti reali del prodotto, ad esempio i veri correntisti di una banca o chi ha una sim con un operatore e usa l’app. Questo permette di valutare l’esperienza dei veri utilizzatori finali!

L’approccio alla progettazione condivisa non è inedito: in Italia progetti di questo tipo sono gestiti da aziende come AppQuality, che supporta le aziende proprio a collaudare i propri touchpoint con una metodologia di UX research & testing e altamente competitiva.

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Bending Spoon ad esempio ha lavorato con quest’approccio per lo sviluppo dell’app 30 Day Fitness, disponibile per il mercato statunitense, ottenendo risultati importanti non solo dal punto di vista del risultato finale, ma anche del risparmio di risorse interne che non hanno subito un sovraccarico di attività per la fase di test.

Stessa cosa ha fatto De Longhi per testare il nuovo eCommerce di Braun Household, il marchio di piccoli elettrodomestici la cui release è stata anticipata da un’importante fase di valutazione, che ha individuato 133 potenziali problemi.

Casi che coinvolgono grandi marchi ma che conducono veramente a un risultato efficace in termini di usabilità, che collocano -come dicevamo in incipit- veramente al centro l’utente: non solo perché il risultato finale è definito sulle basi delle sensazioni di chi dovrà poi materialmente usare quel tool, ma anche perché in quel coinvolgimento si verifica la vera brand experience.

Rich Gardner VP, Global Strategic Partnerships presso Klaviyo ha dichiarato: ”Il coinvolgimento dei clienti non può riguardare sempre e solo le nuove vendite. Il modo migliore per coinvolgere i tuoi clienti è sviluppare un’esperienza online basata sull’empatia.”.

Un’azienda che sceglie di coinvolgere gli utenti per testare la propria dimensione digital costruisce un’esperienza allargata ricca di valore, anche emozionale: è da scelte come queste che si comincia a mettere, concretamente, l’utente al centro.

Un passaggio fondamentale, in un mondo sempre più digitalizzato anche nel modo di pensare.

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davide bertozzi - immagini vs parole, recensione

Immagini vs Parole, la recensione del primo libro di Davide Bertozzi

Immagini vs Parole è il primo libro scritto da Davide Bertozzi, arricchito dalla prefazione di Valentina Falcinelli e dagli approfondimenti di Elisabetta Alicino, Roberto Saponi e Gianluca Di Santo.

Copywriter, direttore creativo e formatore, Bertozzi ha curato la comunicazione per tantissimi brand e dato vita a messaggi pubblicitari di svariate tipologie. La sua creatività ha avuto modo di confrontarsi con il mondo dei motori a due ruote e progettare campagne per marchi del circuito MotoGp come, RedBull, Ducati, Estrella Galicia.

Immagini vs Parole si inserisce perfettamente in quel percorso di trasformazione digitale che oggi fa domandare alla maggior parte delle persone che si occupano di comunicazione In che direzione sta andando il linguaggio pubblicitario?.

Il pubblico tende di più verso le immagini? Non riusciamo a saziare la nostra irrefrenabile voglia di fotografie, video e intrattenimento da display? Oppure non possiamo proprio fare a meno di accostare a una certa visione, un accompagnamento testuale?

Le parole sono ancora il punto di partenza di un messaggio pubblicitario?

bertozzi libri

Source: Twitter

Il percorso comunicativo secondo Davide Bertozzi

Immagini e parole sono indubbiamente due armi fondamentali ed imprescindibili quando si parla di comunicare per vendere.

Ma oggi in quanti hanno compreso il loro uso equilibrato e strategico? Soprattutto un uso che porta il consumatore a prendere coscienza di ciò che legge o guarda e interagire con il messaggio?

Bertozzi prova a rispondere al quesito ancestrale tracciando un percorso logico molto semplice. Si parte dagli strumenti basilari che il professionista della comunicazione ha in suo possesso. Le parole e le immagini, appunto – da lì non si scappa.

Bertozzi prosegue esplorando tutte le possibili sfaccettature che il mondo delle parole e delle immagini propone quando ci si mette a giocare con loro. Esattamente come un bambino che, completamente immerso dal suo lavoro con i mattoncini Lego, esce fuori dagli schemi predefiniti del libretto di istruzioni, e da vita e qualcosa di innovativo.

Precisamente di nuovo e utile, come direbbero Henrie Poincaré e Annamaria Testa.

E sì perché anche Davide Bertozzi non si sottrae alla sua personale interpretazione di “creatività”. Che cos’è la creatività? E come si raggiunge attraverso l’uso di parole e immagini?

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Immagini vs Parole: che cos’è la creatività secondo Davide Bertozzi

La creatività è qualcosa di irrinunciabile per chi si trova a lavorare con immagini e parole.
Prima di tutto, in un messaggio pubblicitario, c’è qualcosa che viene ancor prima della creatività.

“Tutta la nostra maestria nello scrivere e progettare non serve a nulla se poi non ci sono reputazione, credibilità, etica, sicurezza, conoscenza. Se dietro un annuncio c’è qualcuno pronto a metterci la faccia e a spiegare perché fa quello che fa”.

In secondo luogo, la creatività è quel processo che riesce a portare l’anomalia comunicativa, all’interno di un certo binario di senso. La creatività è eccezione e difformità. Ma non buttate a casaccio.

La maestria del copywriter o del creativo, è quella di innescare un pensiero o un’emozione, attraverso un evento improvviso, una piccola scossa elettrica, che ci strappa un sorriso, ci riporta in luoghi e sensazioni a cui siamo affezionati, ci fa riflettere.

“Un testo dovrebbe essere scritto per le persone, non per esaltare il nostro ego”.

Ok ma quindi, per far funzionare un messaggio pubblicitario, qual è la strada da intraprendere? Immagini o parole? La metafora che scioglie definitivamente il dilemma colpisce nel segno.

Il rapporto tra visual e copy è identico a quello tra Batman e Robin: il primo è il protagonista indiscusso, il secondo è il suo aiutante.

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Un piccolo manuale pronto all’uso per una corretto messaggio pubblicitario

Immagini vs Parole è a tutti gli effetti un piccolo manuale pronto all’uso per chi si accinge a mettere le mani nella pasta della comunicazione pubblicitaria.

Un compendio in cui si esplora la materia dal punto di vista tecnico (la scelta della fotografia, del font del testo, il peso delle parole, il design tra mezzo stampa e social, lo storytelling) e intellettuale (vale a dire immergersi nel sacro momento del brainstorming, dove qualsiasi pensiero a ruota libera è concesso).

Fino a raggiungere gli estremi confini della combinazione tra immagini e parole: il word hacking. La dimostrazione che, a tutti gli effetti, possiamo trasformare le parole in immagini con semplici accorgimenti che animano quelle che per chiunque fino a poco prima erano semplici lettere.

ragazza legge un libro

Lungo il percorso tracciato da Bertozzi, sempre spiegato in maniera estremamente semplice, troviamo un unico leitmotiv ricorrente: tutte le tecniche di comunicazione d’impresa che è possibile apprendere, che ci siano state tramandate dalla storia del copywriting o che vengano studiate nell’era digitale, hanno un unico scopo finale:

“Il messaggio creativo è quello che funziona”.

Grammatica, gestione degli spazi visivi, equilibrio delle parole. Così come il tono di voce, i valori e l’identità del brand che parla. Tutto va bilanciato per trovare il corretto messaggio da veicolare alla nostra platea. Spoiler: non ci sono trucchetti. Il percorso creativo richiede spesso pazienza e stimolazione. Il lampo di genio è piuttosto una rarità.

Come sottolinea anche Gianluca Di Santo nell’approfondimento all’interno di Immagini vs Parole, se c’è qualcosa di tanto divertente quanto veritiero nel mondo della comunicazione creativa, è che nessuno potrà mai dire di un lavoro pubblicitario – che sia una campagna, un testo o un logo – che è l’unico veramente “perfetto”.

La verità è che il giudice finale è sempre il nostro pubblico: sarà lui a decretare se un messaggio, un’immagine o una parole, funziona o meno.

Dietro il rapido percorso delineato da Davide Bertozzi attraverso la  scrittura e progettazione di un messaggio pubblicitario, si cela un happy ending rassicurante. Non saremo mai costretti a dover scegliere tra immagini o parole. Solo testo o solo visual.

“La prossima volta che qualcuno ci dirà che le immagini valgono di più delle parole, sapremo cosa rispondere”.

SoftScience: 17 goal in 17 luoghi di Roma

SoftScience. 17 goal in 17 luoghi di Roma per la sua seconda edizione si svolgerà dal 17 al 23 maggio 2021, con  il patrocinio di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e la collaborazione dell’Università di Roma-Sapienza ( il Corso di formazione interdisciplinare in Scienze della sostenibilità), la Comunità Educante Diffusa del VII Municipio di Roma, Caritas, ItaliaSmartCommunity e tanti altri, per misurarsi con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Attraverso il format dei walkabout-esplorazioni partecipate radionomadi condotti da Carlo Infante si andranno ad interpretare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, incontrando i vari protagonisti che affrontano questa scommessa evolutiva sul campo, esplorando e conversando con loro nei centri di ricerca e in giro per la città, individuando percorsi urbani da tematizzare con precisa pertinenza.

I walkabout sono conversazioni erranti, caratterizzate dall’ausilio di smartphone e cuffie collegate ad una radioricevente (whisper radio), e permettono di ascoltare le voci dei partecipanti che oltre ad esplorare luoghi, scandagliano temi, attraversano eventi, esposizioni e situazioni, liberando un’energia congeniale, ludico-educativa e fondamentalmente partecipativa.

L’evoluzione di questo format è nello streaming web-radio georeferenziato per cui la risultante dei walkabout una volta svolti è una “mappa parlante” nel web con la pubblicazione dei geo-podcast. 17 walkabout “accenderanno l’attenzione” dei cittadini coinvolti nell’attraversamento esplorativo di alcuni luoghi dello spazio urbano, declinandoli secondo i temi connessi ai 17 obiettivi: povertà; cibo; salute; educazione; donne; acqua pubblica; energia pulita; lavoro; innovazione digitale; diseguaglianza; smart community; economia circolare; emergenza climatica; mare; biodiversità; legalità; partnership.

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SoftScience 2021

Alcune esplorazioni individueranno luoghi particolari nella città, esplicitando il principio fondante della SoftScience: la “scienza soffice” riguarda la capacità di declinare il pensiero-azione scientifico nella sollecitazione consapevole e coinvolgente della società che s’interroga sui nuovi modelli di sviluppo possibile. Non meno della natura fisica, anche il sistema sociale è caratterizzato da comportamenti che la scienza può, e deve, analizzare nell’intento di delineare previsioni per un futuro sostenibile. 

La realtà sociale di quest’ultimo secolo, in cui lo sviluppo scientifico e tecnologico (in particolar modo con il digitale) è diventato l’elemento cardine della trasformazione produttiva è quindi protagonista. La Società è sempre più un laboratorio in cui la Scienza, interagendo con cittadini-utenti consapevoli, deve riequilibrare tutti i processi nell’ottica dello Sviluppo Sostenibile, a partire da quel pensiero-azione che sottende la resilienza, concetto su cui oggi in troppi (che qualche anno fa ne ignoravano l’esistenza) si sperticano nel sottovalutare. 

Le Nazioni Unite hanno lanciato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che Urban Experience declinerà in una serie di esplorazioni senzienti nelle geografie romane. Coniugare storie e geografie è la nostra strategia culturale tesa ad esplicitare quanto tutto sia interconnesso, a partire dal fatto che trattare di teorie mentre si attraversano luoghi pertinenti ne amplifica il senso (sia delle teorie affrontate nelle conversazioni radiofoniche sia dei luoghi stessi, spesso ricchi di genius loci).

L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalla società civile alle istituzioni, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura e ciò comporta una migliore presenza di spirito che noi “addestriamo” con i nostri metodi di performing media storytelling.

Il processo di cambiamento del modello di sviluppo verrà elaborato attraverso il monitoraggio del  sistema  basato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. Ed è proprio rispetto a tali parametri che nell’arco dello sviluppo triennale di #SoftScience rileveremo gli step evolutivi dello Sviluppo Sostenibile attraverso un sistema di Intelligenza Artificiale che abbiamo definito Nuvola 3.0 con cui monitoreremo le parole chiave emerse dalle conversazioni radionomadi secondo le modalità del sentiment analysis.

Parleremo dei 17 Goal in 17 luoghi:  povertà con Caritas a Ponte Casilino e alla Diocesi di Roma; diseguaglianza con il Festival delle Periferie a Tor Bella Monaca; cibo nel Mercato rionale di Testaccio; salute con ASL2 a Cinecittà; educazione con la Comunità Educante del Municipio VII a Cinecittà; donne con Centro Antiviolenza a Villa Lazzaroni; acqua pubblica lungo il corso dell’Acquedotto Felice; legalità al Parco della Giustizia alla Romanina per la giornata della Legalità; partnership  con Festival delle Periferie; innovazione digitale con Comunità Educante Diffusa sulle mappature web del Municipio VII; lavoro con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza ; energia pulita con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza; smart community con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza ; emergenza climatica  con il Corso di Scienze della Sostenibilità alla Sapienza; economia circolare con la Comunità Educante Diffusa alla scuola primaria Garibaldi; mare lungo il Tevere, la via d’acqua che conduce al mare, con gli studenti del Master internazionale sulla Complessità Urbana di Sapienza-Università di Roma; biodiversità tra oliveti e macchia mediterranea in una cava dietro l’Appia Antica. Con il progetto di intelligenza artificiale Nuvola 3.0 sarà realizzata una sentiment analysis dei 17.

Il partner principale è l’Università di Roma-Sapienza (con il Corso di Formazione interfacoltà in Scienze della Sostenibilità), altri partner ed enti che supportano: Earth Day Italia, ItaliaSmArtCommunity, ASVIS, Caritas, Diocesi di Roma, ARCI, Fondazione Raffaele Fabretti, Comitato di Quartiere Tuscolano, Roma Bpa – Mamma Roma e i suoi Figli Migliori, Comunità Educante Diffusa del VII Municipio Roma Capitale. 

Il programma

Lunedì 17 maggio 

ore 11, Cava Fabretti (accesso da Istituto Tor Carbone, Via Tor Carbone 53) walkabout su goal biodiversità con apicoltori urbani

ore 17, IC Ceneda (plesso “Garibaldi” via Mondovì 16) walkabout su goal economia circolare con  Associazione “Anita”, Comunità Educante Diffusa e Hearth Platform 

Martedì 18 maggio 

ore 10, Sapienza-Università di Roma (Ingegneria, Via Eudossiana 18) walkabout su goal smart community

ore 11 walkabout su goal emergenza climatica

ore 12 walkabout su goal lavoro

ore 13 walkabout su goal energia pulita con Corso di Formazione interfacoltà in Scienze della Sostenibilità e Hearth Platform 

ore 16, Centro di salute mentale ASL2 (Piazza di Cinecittà 11) walkabout su goal salute con la Comunità Educante del Municipio VII

Mercoledì 19 maggio 

ore 17, Casa di Accoglienza “Santa Giacinta” (via Casilina Vecchia 19), walkabout su goal povertà con Caritas e Diocesi di Roma 

Giovedì 20 maggio

ore 11, Liceo Scientifico “Gullace” (Piazza dei Cavalieri del Lavoro, 18) walkabout su goal educazione con la Comunità Educante del Municipio VII

ore 15, Architettura-Sapienza Università di Roma (Piazza Borghese 9) walkabout su goal mare lungo il Tevere, la via d’acqua che conduce al mare, con gli studenti del Master internazionale sulla Complessità Urbana 

Venerdì 21 maggio

ore 11, Parco degli Acquedotti (Via Lemonia 221) walkabout su goal acqua pubblica con Comunità Educante del VII Municipio, RetakeRoma 

ore 16 Centro AntiViolenza (Villa Lazzaroni, Via Appia Nuova 522) walkabout su goal donne con la Comunità Educante e Hearth Platform 

ore 18 Centro giovanile Scholé (Villa Lazzaroni, Via Appia Nuova 522) walkabout su goal  innovazione digitale con Comunità Educante del Municipio VII. Presentazione di Nuvola 3.0 sulla sentiment analysis dei 17 goal di Agenda 2030.

Sabato 22 maggio 

ore 12, Mercato rionale di Testaccio (Via Aldo Manuzio 66b, box66) walkabout  su goal cibo tra i banchi del mercato con Collettivo Gastronomico Testaccio

ore 18, Dalla Stazione Metro di Torre Gaia al Teatro Tor Bella Monaca walkabout  su goal diseguaglianza nell’ambito del Festival delle Periferie 

ore 19 Teatro di Tor Bella Monaca (Via Bruno Cirino 5) talk su goal partnership nell’ambito “Mappening. Le mappe partecipate” per il Festival delle Periferie”

Domenica 23 maggio 

ore 17, ITC Lombardo Radice ( Piazza Ettore Viola 6)  verso il Parco della Giustizia  (entrata da Via del Ponte delle Sette Miglia 245) walkabout su goal legalità nell’ambito della Giornata della Legalità.

Innovazione strategica: uscire dalla crisi grazie al Digital Business Model

L’obiettivo non è giocare meglio degli altri, ma cambiare le regole del gioco. Cosa possiamo offrire di veramente innovativo, a chi e come? Sono queste le domande fondamentali che ogni imprenditore e manager oggi deve porsi come primo passo per portare la propria organizzazione fuori dalla crisi nella quale l’emergenza ha gettato l’economia globale o anche solo per far fare alla propria impresa il salto di qualità che la metterà al riparo da future difficoltà.

Ed è proprio a queste domande – e alle risposte – che sarà dedicato il prossimo Strategy Innovation Workshop sul tema Digital Business Model, rivolto in particolare a imprenditori e manager che guidano aziende attraverso le sfide del nostro tempo, ma anche a tutti coloro che a vario titolo si occupano di questi temi.

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A partire dal 1700 abbiamo assistito a una rivoluzione industriale ogni circa cinquant’anni. Da 20 anni a questa parte, i cicli economici durano decisamente molto meno. A titolo di esempio, se si guarda quali sono i paesi in ordine per dimensione dell’economia o se si guarda quali aziende compaiono negli indici di borsa venti anni fa ed oggi, ci accorgiamo che il cambiamento è stato radicale e questo cambiamento è in costante fase di accelerazione, grazie anche all’impatto che la trasformazione digitale ha sull’economia, consentendo di fare le stesse cose in maniera più efficiente. Ma la tecnologia abilita anche e soprattutto la creazione di nuovi modelli di business. Questa opportunità va colta e va colta in fretta.

Sottolinea Carlo Bagnoli, Ordinario di Innovazione Strategica presso il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, fondatore di Strategy Innovation e co-autore del volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale.

Digital Business Model

Il workshop, che prenderà le mosse dal volume Business Model 4.0. I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale (autori Carlo Bagnoli, Alessia Bravin, Maurizio Massaro, Alessandra Vignotto con contributi di Gianluca Biotto e Carmelo Mariano, Edizioni Ca’ Foscari, scaricabile qui) affronterà i temi cruciali attraverso l’analisi di casi studio reali e grazie al contributo di Stefano Rebattoni, Amministratore delegato di IBM Italia, Michele Parisatto, Managing Partner di KPMG Advisory Italia e Stefano  Brandinali, Chief Digital Officer e Group CIO di Prysmian Group.

L’appuntamento è per il 21 maggio 2021 alle ore 18 con il webinar online. Necessario registrarsi.

Gli Strategy Innovation Workshop sono organizzati da Strategy Innovation e Fondazione Università Ca’ Foscari con il sostegno di importanti partner italiani: Intesa Sanpaolo, Arper, Axians, Cisco, KPMG e Sharp.

Sei sicuro di essere in regola con la GDPR e la privacy in azienda?

Settimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Tema della puntata è il GDPR, General Data Protection Regulation: abbiamo affrontato la violazione della privacy, soprattutto nel settore informatico, dalla figura che si è delineata del DPO, ai cookie di terze parti su Google, e tanto altro. Ospite della puntata è Giovanni Maria Riccio, Docente, Avvocato e Partner E-lex.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Il vasto mondo del GDPR: cos’è?: min 1,55
  • I principali obblighi per le imprese: min 4,40
  • In che modo si utilizzano i data come risorse: min 14,10
  • Come proteggersi dai Data Breach: min 16,28
  • Google elimina i cookie di terze parti: min 19,25
  • L’UE ha vietato l’uso dell’AI: min 20,55
  • I minori sui social network: Instagram Kids: min 28,40
  • La nuova figura del DPO: min 34,15
  • Sanzioni per violazioni: min 38,30

La nuova campagna di Indesit ci chiede una maggiore collaborazione domestica

La parità di genere non è un tema astratto che riguarda la società in generale, ma qualcosa che tocca ogni casa: è proprio qui infatti che ancora oggi le donne si fanno carico del peso maggiore delle incombenze quotidiane.

Da sempre vicina alle famiglie, Indesit ha da tempo preso posizione su questo tema con la pluripremiata campagna #DoItTogether vincitrice negli ultimi quattro anni di diversi awards, tra cui il premio Equal di ADCI – continuando a sostenere la necessità di una maggiore collaborazione in casa, senza distinzione di sesso.

In questo quarto anno di campagna, Indesit ha scelto di affrontare la tematica della gender equality attraverso gli occhi dei bambini. Nel nuovo video “I bambini ci imitano, sono proprio i più piccoli infatti a essere protagonisti: imitando le principali occupazioni dei genitori in casa, svelano come in realtà il maggior carico delle faccende domestiche pesi sulle mamme. 

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Creato da WPP EMEA (Agenzia: Wunderman Thompson EMEA, Casa di Produzione: The Box), diretto da Maria Guidone e pianificato dal centro media The & Partnership, il nuovo episodio consolida i messaggi della campagna #DoItTogether, posizionando il brand Indesit come l’alleato affidabile per le famiglie, socialmente impegnato sui temi della parità di genere. 

Novella Sardos Albertini, Head of Brands & Digital Communication di Whirlpool Italia, dichiara:

Lo stare insieme in famiglia è al centro dei valori di Indesit, che conosce le sfide che ognuno deve affrontare quotidianamente. Durante la pandemia, che ha reso la casa anche un luogo per il lavoro e la scuola, la pressione sui genitori è cresciuta ulteriormente. Per questo Indesit si impegna a semplificare la vita a casa: i nostri prodotti e la tecnologia Push&Go sono talmente facili da usare che qualsiasi persona può fare la sua parte, favorendo un’equa distribuzione dei compiti domestici e, di conseguenza, un ambiente familiare più felice.

Le innovative tecnologie Push&Go e Turn&Go, infatti, offrono un accesso rapido e semplice alle funzioni più utilizzate ogni giorno, attraverso un unico tasto. 

#DoItTogether: una campagna integrata a 360°

Il video “I bambini ci imitano”, che sarà promosso sui canali social di Indesit – Instagram, Facebook e Youtube – è parte fondamentale della campagna integrata online che coprirà parte del 2021. La campagna prevede anche il programmatic display standard e il programmatic social display, oltre a una landing page sul sito di Indesit dedicato alla campagna.

Per sostenere lo storytelling, Indesit lavorerà con family influencer, tra cui la madrina Alessia Mancini, a partire dalla seconda metà maggio. Con l’attività “Children certified” al centro del racconto saranno nuovamente i bambini che, intervistati su ciò che vedono accadere in casa, con le loro parole mostreranno un quadro autentico della propria famiglia.

La quotidianità che viviamo io e la mia famiglia è scandita da tante attività, professionali, scolastiche e di gestione della casa e tutti cerchiamo di fare la nostra parte in pieno stile #DoItTogether. Per questo prendo parte con piacere alla campagna di Indesit perché, come mamma, credo che dare il giusto esempio valga più di mille parole.

Afferma Alessia Mancini, conduttrice e mamma di due bimbi, Madrina della Campagna #DoItTogether.

Indesit realizzerà inoltre a fine maggio una ricerca internazionale sui consumatori dedicata al tema della gender equality, con un focus particolare sull’impatto delle restrizioni anti-Covid nella gestione della vita familiare.

Parallelamente Indesit darà spazio sui suoi canali social anche ad alcuni contenuti dedicati ai più piccoli, come le Fairy Tales: fiabe classiche riviste in chiave #DoItTogether, ovvero con un finale che supera gli stereotipi.

In occasione della Festa del 1 maggio, la campagna #DoItTogether è stata anticipata sui social dal video intitolato “Unmute”, con cui il brand ha voluto dare voce a chi, lavorando in casa in smartworking, conduce in realtà due lavori, occupandosi contemporaneamente anche dei figli.

Yolo Economy e il coraggio di cambiare lavoro

Il coraggio di rischiare e di inseguire le proprie aspirazioni. Lasciare andare la sicurezza e la routine, per realizzare i propri sogni. Un cambiamento radicale di prospettiva che stravolge il paradigma del “lavoro tradizionalmente inteso”. L’accelerazione provocata dalla pandemia, rivoluziona i layout fisici e mentali dell’habitat lavorativo. Un’economia in rapida trasformazione, non solo dal punto di vista economico o digitale, ma anche nei nuovi rapporti di potere verticali che diventano sempre più fluidi e flessibili.

Smart working, lavoro agile, soft skill, isolamento e lockdown da Covid-19 incidono sul mondo delle professioni, determinando da un lato necessità di upskilling e reskilling, dall’altro disaffezione verso gli ambienti lavorativi.

La Yolo Economy e la filosofia della felicità del “si vive una volta sola”

Dal desiderio di evadere, di cambiare propri orizzonti si diffonde negli Stati Uniti un nuovo movimento di pensiero, la Yolo economy, acronimo della locuzione “You Only Live Once” che significa “si vive una volta sola”, che sembra affermarsi in maniera predominante tra la GenZ e i Millenial.

Resa celebre dal rapper Drake dieci anni, oggi la Yolo Economy è diventata la nuova filosofia di vita di chi, stanco del vecchio lavoro, preferisce rischiare e rimettersi in gioco per realizzare i propri sogni.

“Essere felici hic et nunc, qui ed ora”, quindi. Dopo un anno costretti al pc, tra call e smart working, riunioni continue, didattica a distanza, iperconnessi, con flussi orari sempre più evanescenti e meno definiti tra vita privata e lavorativa, e soprattutto ritmi sempre più stressanti, i giovani negli Usa sembrano preferire l’essere freelance alla certezza di un lavoro stabile in cui non si sentono realizzati.

La nuova tendenza indica la volontà da parte delle nuove generazioni di staccarsi dal lavoro come è tradizionalmente inteso per cambiare. Questo si traduce in migliaia di giovani che si stanno interrogando sul loro futuro, decidendo di rischiare tutto, abbandonando lavori stabili e comodi per avviare una nuova attività o trasformare una passione in una nuova attività a tempo pieno.

“Abbiamo avuto tutti un anno per valutare se la vita che stiamo vivendo è quella che vogliamo vivere – sottolinea Christina Wallace, docente senior presso la Harvard Business School – Soprattutto per i giovani a cui è stato detto di lavorare sodo, ripagare i prestiti e un giorno ti godrai la vita, molti di loro mettono in dubbio questa equazione. E se volessero essere felici in questo momento?”.

Capacità di osare e desiderio di evasione

Voglia di leggerezza, di osare, di stampe floreali e di colore, che domina anche nella collezioni del fashion retail, in cui è protagonista indiscusso è il giallo Pantone. Desiderio di evasione e di normalità diventano anche le key word per i direttori del marketing per comprendere un mercato in cui le abitudini di consumo sono fortemente cambiate, dirottandosi dagli store fisici a quelli digitali.

«La yolo economy sta reinventando la vita dei più giovani – scrive il New York Times – La pandemia ha avuto un impatto, anche emotivo, su tutti. Ha alimentato l’ansia per la perdita di persone care e di posti di lavoro. Tutto questo sta spingendo molti millennial a rivalutare le proprie priorità. Alcuni stanno abbandonando lavori stabili per avviare nuove attività. Il rischio sembra essere il nuovo mantra, dopo mesi segnati da uno stato di preoccupazione ed esaurimento, incoraggiati anche dai tassi di vaccinazione e da un mercato del lavoro in ripresa».

Se negli Usa, i giovani sono spinti ad intraprendere nuove attività, grazie ai risparmi accumulati durante il lockdown, grazie a stipendi superiori alla media italiana, cosa accadrà nel nostro Paese con 2 milioni di Neet, che non studiano e non cercano lavoro, e dell’alta percentuale di disoccupazione giovanile??

Come reagirà l’Italia alla Yolo Economy?

Neet, ma anche un tasso di disoccupazione giovanile al 31% e una ridotta quota di laureati occupati (56,5% contro la media Ue dell’81,6%). Infatti, se più del 40% della forza lavoro globale intende lasciare il proprio datore di lavoro attuale nel corso dell’anno e il 46% prevede di trasferirsi lavorando da remoto secondo il World Trend Index 2021 di Microsoft (realizzato su un campione di oltre 30mila intervistati in sinergia con LinkedIn) in Italia la percentuale scende al 33%.

Solo 1 italiano su 3 cambierebbe lavoro (digitale, e-commerce e sanità i settori che mostrano più appeal), mentre il 38% immagina un trasferimento di sede. Tra i giovanissimi, solo 1 su 2 (48%) starebbe valutando l’opzione di abbandonare il proprio lavoro quest’anno, contro il 54% della Gen Z in ambito globale.

Il 68% degli italiani si sentirebbe sovraccaricato, secondo Luba Manolova, direttrice di Microsoft 365 di Microsoft Italia, nell’analizzare il Work Trend Index su produttività e lavoro. L’idea, quindi, di sviluppare una cultura aziendale “ibrida”, impostata su modelli sostenibili, che protegga i più fragili in un contesto phygital, fondendo modalità digitale e fisica: “L’ibrido ci aspetta. Dobbiamo conciliare le esigenze. Questo richiede un ridisegno della cultura aziendale – spiega Luba Manolova – “Il 42% dei lavoratori si sente esausto e il 46% sotto stress: il risultato è che il 23% dichiara di essere in difficoltà, la percentuale più alta in Europa».

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Il futuro sarà una cultura ibrida, che fonda digitale e fisico

La propensione al rischio aumenta in USA, grazie ai conti correnti bancari consistenti per i risparmi di un anno: la paura cede il posto al coraggio per realizzare il proprio progetto di vita, magari più a contatto con la natura, fuori dai centri urbani, in contesti anche rurali, con un approccio alla vita differente dovuto anche all’anno di forte introspezione. La pandemia stravolge le priorità.

Differente, però, è il contesto italiano che, secondo i dati emersi dai dati Istat, ha perso circa un milione di posti di lavoro nell’anno della pandemia (aprile 2021).

Secondo il rapporto annuale sul mercato del lavoro, in collaborazione tra Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, nel 2020 la pandemia ha condizionato in maniera cruciale gli sviluppi dell’economia e della società.

Il report sul mercato del lavoro in Italia

L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato anche nel nostro Paese uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro. In particolare nel secondo trimestre 2020 si è assistito a un crollo dell’attività economica, seguito da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative, nel terzo trimestre e una nuova riduzione nel quarto dovuta alla recrudescenza della diffusione dei contagi.

Sempre più persone a casa senza lavoro, con un crollo equivalente a -3,9 miliardi di ore nei primi tre trimestri del 2020 (un calo del 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Il 19,4% lavora da casa (dato al secondo trimestre, erano il 4,6% nel 2019).

Gli occupati sono calati di 470mila unità, i disoccupati di 304mila unità e gli inattivi invece sono cresciuti del +621mila. Nel 2020 la forza lavoro ha subito, quindi, un calo vertiginoso, colpendo in particolare giovani, donne e dipendenti con contratto a tempo determinato.

Da cosa ripartire??

Digitalizzazione, lavoro agile e made in Italy saranno le chiavi per la ripartenza secondo il 47% dei Chief marketing officer interrogati da Deloitte, ripensando la comunicazione, trainati dai cambiamenti nelle modalità di acquisto, proiettati all’eCommerce e al social commerce, oltre ad imparare ad ascoltare le esigenze dell’audience con messaggi autentici e concreti.

Così, se lo smart working incide sulle relazioni lavorative provocando “disaffezione” e sviluppando nei dipendenti la consapevolezza di essere frustrati e insoddisfatti, facendo emergere nei giovani americani il desiderio di reinventarsi, aumentando la propensione al rischio d’impresa e scegliendo un lavoro da freelance, in Italia, con la perdita del lavoro in pandemia e con la necessità di resistere alla crisi, si guarda con attenzione al PNRR, il Piano Nazionale di Rilancio e Ripresa, con attenzione alla pianificazione dei fondi per lo sviluppo del Paese.

Il Job Hopping e la trasformazione dell’insoddisfazione in opportunità

All’orizzonte futuro si delinea, così, la possibilità del job hopping, ovvero “saltare da un lavoro all’altro”: è il nuovo trend che si diffonde tra i giovani con meno di 35 anni che, come si evince dal report dei consulenti del lavoro, sono la fascia più sensibile a trasformare in maniera radicale, ripensando le proprie priorità di vita e di carriera.

Per molti la pandemia è stata un anno per fermarsi e analizzare il proprio malessere, trovando il coraggio di trasformare l’insoddisfazione in opportunità, innescando il cambiamento.

eCommerce, delivery, dad, digital marketing, sostenibilità ed energie rinnovabili, benessere, mobilità elettrica, comunicazione digital e farmaceutica sono i settori in cui è possibile intravedere una ripresa delle assunzioni secondo Linkedin, in grado di offrire opportunità anche agli over 40.

Sanità, finanza, tecnologie dell’informazione, digitale e finanza sono le cinque aree strategiche verso cui si proietta la Yolo Economy. Sviluppatori software e web, cyber security, esperti chimici per la realizzazione di nuovi farmaci, capacità di pianificazione finanziaria delle campagne di comunicazione, logistica per sviluppare strategie di acquisto, gestione di tutte le fase dell’eCommerce, dallo store online a campagne pubblicitarie digitali.

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Come trasformare gli eventi digitali in un successo reale

L’event industry è un settore che in Italia produce 65,5 miliardi di euro, con un impatto sul Pil di 36,2 miliardi di euro l’anno e che coinvolge 569mila addetti ai lavori. La pandemia lo ha colpito duramente e ne ha stravolto le regole del gioco, introducendo gli eventi digitali, con cambiamenti da cui probabilmente non torneremo più indietro. Ma non è necessariamente un male.

Gli eventi digitali

L’esigenza del distanziamento fisico ha infatti accelerato il processo di ricerca di nuove forme di interazione. E, se il principale difetto degli eventi digitali era il mancato coinvolgimento delle persone, oggi esistono tecnologie in grado di sopperire in qualche modo all’assenza di contatti reali e di fornire soluzioni avanzate di networking interattivo.

Ai vantaggi di tutto questo sarà difficile rinunciare anche post emergenza.

Il futuro sembra sempre più andare in direzione di eventi digitali oppure “ibridi”, che consentano di coinvolgere audience più ampie e allo stesso tempo di contenere tempi e costi organizzativi. Se prima il numero di medio di partecipanti a un evento era stimato a 500 persone, oggi è pari a 5mila.

Il Digital permette di confezionare eventi fatti “su misura” e di garantire esperienze immersive e uniche, anche grazie a soluzioni hardware e software come Realtà Aumentata e VR. Per questo, per il successo di un evento digitale, è centrale la scelta della piattaforma e delle tecnologie da utilizzare. 

La Masterclass di mercoledì 19 Maggio alle ore 13, organizzata da Ninja Academy in collaborazione con The Rocks, l’Innovation Company che ha sviluppato la piattaforma Umans™, al servizio di fiere ed eventi digitali tra cui N-Conference Digital Edition, il Business Visionary Event targato Ninja e in collaborazione con i main partner TIM, AW LAB e Banca Sella, fornirà una panoramica sul mondo degli eventi digitali, sia dal punto di vista degli organizzatori che dei fornitori delle tecnologie utili alla loro riuscita. Si dimostrerà come un evento digitale possa rivelarsi, per le più svariate tipologie di business, una strategia di marketing efficace e sostenibile.  

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the rocks

Cosa imparerai durante la Free Masterclass

  • Come funziona un evento digitale
  • Alcuni numeri dell’industry
  • Le tecnologie per un evento immersivo
  • I principali attori dell’organizzazione
  • Esempi e case history

Esther Intile, Event & Account Manager Ninja, ospiterà Antonio Trepiccione, CEO The Rocks. Appassionato di tecnologia e laureato in Informatica, Antonio ha esordito come IT e Project manager per poi diventare imprenditore. Amante della vita in “trincea” fatta di sfide quotidiane e relazioni con il cliente, è dalla 2014 alla guida di The Rocks.

La Masterclass è online e gratuita, iscriviti adesso per prenotare il tuo posto in prima fila! Così, se proprio non ce la farai a seguirla in diretta, potrai recuperarla on demand, attraverso la tua area utente.

Ci vediamo mercoledì 19 Maggio alle 13.

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