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Comprendere (davvero) l’Open Innovation: i 4 progetti di Terna a Maker Faire

La differenza tra praticare l’Open Innovation e inseguirla solamente passa da un semplice atto di fiducia nell’innovazione. Da ricercare fuori dai confini dell’azienda e dentro laboratori o incubatori di idee.

Già prima della pandemia le aziende iniziavano a sperimentare un approccio ai processi di business basati sull’Open Innovation, un metodo rivoluzionario – dal punto di vista strategico e culturale – che permette alle imprese di creare un circolo virtuoso in sinergia con startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori e consulenti.

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Questo nuovo approccio porta con sé una revisione dei processi aziendali e dei profili lavorativi inseriti in una cultura interna improntata allo sviluppo innovativo di idee e soluzioni tecnologiche.

Si è parlato anche di questo alla IX edizione della Maker Faire Rome – The European Edition, il cui tema centrale è stato “Fast Forward – The Future in the Making”: portare il futuro nel presente grazie alla capacità di intercettare e raggiungere opportunità che semplificano la vita di tutti i giorni, in modo concreto.

Quale miglior palcoscenico per celebrare l’Open Innovation?

Mai come quest’anno il mondo ha bisogno di costruttori di futuro: new normal, trasformazione digitale, ripartenza, crescita sostenibile e crisi climatica sono le sfide che la pandemia ha posto sul tavolo da gioco senza troppe remore.

Ora è arrivato il momento di giocare sul serio. Sentiamo il bisogno di fare un passo in avanti verso un nuovo traguardo evolutivo.

Un po’ perché la realtà dei fatti ci ha costretto a divergere completamente da quelle che erano le nostre strade e le nostre priorità meno di due anni fa. Un po’ perché è ora di sviluppare sistemi tecnologici che permettano non solo di soddisfare i bisogni individuali, ma di progettare una vita compatibile tra comunità sociali e pianeta terra.

Nei giorni della fiera abbiamo assistito a una passerella esperienziale di progetti esaltanti a cui hanno contribuito grandi società insieme a piccoli team di ricerca, startup e studiosi. 

Progetti molto diversi tra loro ma uniti da un denominatore comune: fare dell’innovazione un pilastro di business.

È esattamente ciò che si propone di fare Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, tra i primi in Europa per chilometri di linee gestite.

Nel corso della manifestazione, Terna ha presentato quattro soluzioni (alcune già in fase di attuazione) dal profondo carattere innovativo che confermano la sua propensione alla collaborazione sinergica con partner specializzati.

Tecnologie digitali, Advanced Materials, Energy Tech e robotica rappresentano i quattro elementi chiave di quella che potrebbe sembrare una rivoluzione silenziosa.

Un cambiamento che passa per la digitalizzazione e che fissa il suo traguardo nel rendere la trasmissione dell’elettricità sempre più efficiente, affidabile e sostenibile.

Proprio grazie a tecnologie come realtà aumentata, droni, supporti per la mobilità elettrica e la digitalizzazione delle reti, Terna vuole dimostrare che la via per la transizione energetica si percorre attraverso l’Open Innovation.

Un cammino che fa perno sulla sostenibilità e si focalizza sul processo di decarbonizzazione e sullo sviluppo delle infrastrutture di rete per l’integrazione delle fonti rinnovabili. 

Prevedere gli eventi atmosferici con l’innovazione tecnologica

IoT4TheGrid è l’iniziativa che permette di raccogliere ed elaborare i dati per efficientare la manutenzione delle infrastrutture, gestire i flussi di trasmissione, limitare i potenziali disservizi della rete, incrementare la sicurezza degli impianti e fornire indicazioni utili per prevedere eventi atmosferici avversi. Un sistema di monitoraggio integrato a cui partecipano startup, PMI di settore ed enti locali.

Non è fantascienza: dall’Internet of Things si passa all’Industrial Internet of Things

Si tratta di connettere tra loro applicazioni e oggetti fisici con lo scopo di compiere determinate azioni, leggere ed elaborare dati preziosi per la sicurezza dell’uomo e delle infrastrutture, e condividerli con i principali stakeholder.

Sì, perché le infrastrutture elettriche saranno sempre più al centro di ecosistemi basati su big data, intelligenza artificiale e tecnologie. 

L’obiettivo finale è quello di rendere le reti ancora più efficienti. Ecco, quindi, che i classici tralicci del gestore della rete elettrica nazionale diventano strumenti digitali all’avanguardia e dotati di stazioni meteo, sensori di tiro, accelerometri, inclinometri applicati a cavi e funi.

La tecnologia sale in cattedra

Terna è stata una delle prime aziende ad integrare l’uso di droni e robot per la manutenzione degli asset elettrici della sua rete.

Visto il grande impatto positivo, hanno pensato come poter sfruttare ulteriormente l’innovazione tecnologica per studiare, sperimentare e formare le squadre operative delle unità impianti. 

Semplice (si fa per dire!). Grazie al supporto di un visore VR 3D, due controller progettati appositamente, cuffie e apparecchi sensoriali, i tecnici Terna possono simulare, in un ambiente protetto di realtà virtuale immersiva, una sessione operativa.

Senza esporsi a inutili rischi, il tecnico svolge un’esperienza completa di intervento sul traliccio a oltre 30 metri di altezza per la sostituzione di una catena di isolatori.

Formazione tradizionale e sul campo, con l’ausilio della tecnologia. È così che nuove leve operative e squadre di intervento acquisiscono tecniche e procedure di lavoro. Un sistema che permette di disporre di risorse preparate ed esperte che operano in tempi ristretti e con la massima fluidità di manovra.

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La colonnina che carica, si ricarica e distribuisce energia

I piani internazionali di ricerca e sviluppo affermano che entro il 2030 si prevedono circa 6 milioni di veicoli elettrici in circolazione nel solo territorio italiano. Senza dubbio un utilizzo “unidirezionale” della batteria elettrica per auto che appesantisce l’utilizzo della rete.

E-Mobility Lab è un laboratorio tecnologico dedicato allo studio dell’architettura “bidirezionale” intelligente dei veicoli elettrici. Si sta lavorando alla definizione di un sistema di colonnine che non solo consente la ricarica delle vetture elettriche, ma permette il prelievo dell’energia messa a disposizione dall’auto per la successiva immissione nella rete. 

In questo modo è possibile incrementare la flessibilità del sistema elettrico immettendo una “dose di potenza extra” nel circuito. L’idea innovativa alla base del cosiddetto V2G (Vehicle to Grid) è fare in modo che il veicolo non sia solo un “consumatore” di energia, ma una vera e propria “batteria su ruote”.

Stampa 3D per tagliare i tempi operativi

Terna ha illustrato agli ospiti della Maker Faire di Roma come sfruttare la stampa 3D per velocizzare i tempi di gestione e di intervento sul campo. L’esempio pratico è rappresentato da due “morse” prodotte con stampa tridimensionale.

La vera rivoluzione in questo senso è data dalla possibilità di creare pezzi unici, complessi e su misura, che possono essere replicati con l’obiettivo di ridurre drasticamente le tempistiche di costruzione, consegna e applicazione.

Il futuro viaggia sulla rete e non ce ne siamo accorti

Sviluppo tecnologico e innovazione non significano solo progettare razzi per il turismo spaziale. I grandi player tecnologici e le organizzazioni che operano nelle infrastrutture energetiche hanno già colto da tempo la sfida per la sostenibilità del pianeta.

Aprire le porte a nuove collaborazioni con think tank e gruppi di ricerca non può che rappresentare quella spinta propulsiva supplementare di cui l’innovazione industriale ha bisogno per portare l’uomo ad un definitivo cambio di passo.

L’attenzione all’ambiente, al territorio e alle comunità che lo abitano devono essere percepiti come driver strategici e pilastri insostituibili per qualsiasi business presente e futuro. Una visione che Terna concretizza nel suo Piano Industriale 2021-2025 “Driving Energy” da 8,9 miliardi di euro di investimenti finalizzati alla transizione energetica e a concreti progetti di innovazione di medio-lungo termine. Proprio nell’innovazione e nella digitalizzazione, l’azienda ha previsto investimenti per circa 900 milioni di euro.

Spopolano le bandierine rosse su Twitter, scopriamo cosa sta succedendo

Non ci sono più i cinguettii di una volta. Twitter, social network con servizio di microblogging, in questi giorni è corredato dall’emoji della bandierina rossa, apparsa in tanti tweet di celebrità e aziende. Un ossimoro, un inatteso tormentone social che sta conquistando proprio tutti, la moda delle red flag ci provoca, diverte e appassiona, spronandoci a mettere in risalto: “l’esatto contrario di ciò che ho detto”.

Perchè i tweet hanno le bandierine rosse?

Tutto inizia da questo post ufficiale di Twitter:

È difficile trovare la risposta a questo fenomeno, soprattutto quando non si ha una chiara spiegazione. Sembra, però, che proprio il profilo ufficiale di Twitter abbia iniziato a parlare delle bandiere rosse negli appuntamenti o delle cose che non si dovrebbero fare mentre si frequenta qualcuno.

Un contrasto dunque, una sorta di “state tutti alla larga”, una mania che ha spinto la casa madre a postare:“Non sono su Twitter”. Seguito poi da tanti profili con la battuta pronta dietro l’angolo. La bandierina rossa indica un pericolo o un avvertimento, indicato con tweet pungenti e contestualizzato con l’emoji.

I tweet con la bandiera triangolare sono aumentati del +455% e l’emoji è stata utilizzata circa 1,5 milioni in tutto il mondo.

I tweet red flag più divertenti

Netflix India ci mette in guardia, non c’è dubbio:”fate attenzione quando il protagonista nota una ragazza solo quando si toglie gli occhiali e si trasforma”.

Twitter Netflix

Il profilo dell’Europa League sottolinea:”L’inno dell’Europa League non è un capolavoro”.

Restando in tema calcistico, il Manchester United ci tiene a far sapere che: “Cristiano Ronaldo non è il GOAT (migliore di tutti i tempi)”

Twitter Manchester

Anche il profilo di Crocs scrive:”Non sono una persona da Crocs”.

E poi… chi non ha mai bevuto una Pepsi nella sua vita?

Non potevamo sottrarci al tormentone e abbiamo rincorso anche noi la moda red flag su Twitter:

Best Place to work Italy

Great Place to Work Italia: come si diventa la migliore azienda in cui lavorare

Per il ventesimo anno consecutivo, Great Place to Work Italia, ha premiato le aziende vincitrici della Classifica delle migliori aziende per le quali lavorare in Italia.

Sono state premiate 50 aziende tra le 128 organizzazioni che hanno preso parte all’indagine sull’analisi di clima organizzativo e che rappresentano l’eccellenza dei luoghi di lavoro in Italia.

53.610 collaboratori appartenenti a queste aziende hanno espresso la propria opinione sull’ambiente lavorativo e l’analisi dei dati risultanti ha permesso di stilare questa classifica.

great palce to work - profilo collaboratori

Le aziende sono state suddivise all’interno di 4 categorie organizzate in base alla loro dimensione (numero di dipendenti).

La classifica Great Place to Work è basata principalmente sulle opinioni dei dipendenti delle aziende interessate alla qualità del proprio ambiente di lavoro: il personale, compilando il questionario Trust Index sull’analisi di clima aziendale, hanno assegnato dunque alla propria organizzazione il titolo di Best Workplace.

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Il modello su cui si basa il questionario Trust Index mette in evidenza come un ambiente di lavoro eccellente sia caratterizzato da tre relazioni fondamentali:

  • una relazione di fiducia reciproca con il management aziendale,
  • il rapporto di orgoglio per il proprio lavoro e per l’organizzazione di cui si fa parte
  • e la qualità dei rapporti con i colleghi.

Le dimensioni indagate sono 5: Credibilità, Rispetto ed Equità, misurano la fiducia dei dipendenti nei loro manager, mentre le altre due, Orgoglio e Coesione, mirano a valutare il rapporto dei dipendenti con il loro lavoro e la loro azienda, le loro sensazioni riguardo ad essi, e il divertimento nel luogo di lavoro con gli altri colleghi.

Great Place to Work Italy: la parola alle aziende

Abbiamo contattato diverse aziende inserite nella lista dei migliori posti per lavorare nel 2021 in modo da comprendere, attraverso le loro parole, quali siano le strategie e le best practice in grado di creare un ambiente di lavoro sereno e coeso, basato sulla fiducia e il rispetto, così da guadagnarsi l’ambito titolo di Best Workplace.

Serena Rossi – HR DIRECTOR · Stryker

serena rossi stryker

“Stryker è una vera people oriented company, dove il capitale umano viene valorizzato in ogni suo aspetto.

Alimentiamo ogni giorno relazioni basate sulla fiducia trasmettendo i valori della diversità e dell’inclusione, autentici acceleratori di ogni investimento sulle nostre persone.

Essere tra i Best Workplaces è un motivo di orgoglio e di miglioramento continuo.”

Piermattia Menin – Managing Director Human Resources Italy · DHL EXPRESS 

Piermattia Menin - Manging Director Human Resources Italy · DHL EXPRESS 

“Dietro a questo importantissimo riconoscimento c’è tanto lavoro e grande dedizione alle persone che lavorano in DHL; lavoro che non si concentra nel periodo di “rilevazione e survey”, ma che dura tutto l’anno.

Tutto parte dalla nostra Mission e di conseguenza dai nostri valori e comportamenti che sono per noi la stella polare a cui indirizzare ogni nostra azione. Attraverso un’attenzione quasi maniacale ai comportamenti di ognuno di noi, attraverso un coinvolgimento quotidiano che attraversa tutta l’organizzazione all’AD all’ultimo dei collaboratori, siamo riusciti in questi anni a trasferire un mindset che oggi è diffuso a tutti.

Un esempio molto pratico è quello di mantenere aperto un canale comunicativo a due vie con le persone. Le persone, con il proprio responsabile e i propri colleghi, si confrontano e si danno feedback in maniera continuativa in ottica di miglioramento continuo del proprio ambiente di lavoro.

A seguito di questi feedback vengono creati Action Plan di Team, monitorati nel tempo e sui quali capo e collaboratori fanno regolarmente il punto della situazione affinché insieme si possa cambiare rotta nel caso mutassero le esigenze delle persone.

Possono essere cose scontate, ma non lo sono affatto”.

Gianluca Bilancioni – CFO / HR DIRECTOR · Teleperformance

Gianluca Bilancioni - CFO - HR DIRECTOR - Teleperformance

“Due anni fa abbiamo preso coscienza che le persone non fossero il reale centro di Teleperformance: lo erano sulla carta ma non nel cuore, nello spirito, nella passione della nostra azienda.

Abbiamo raso al suolo la Funzione HR e dalle sue ceneri sono spuntate non procedure e istruzioni operative ma incontri personali che iniziavano con “come posso aiutarti nel lavoro quotidiano?” e terminavano con “quali sono i tuoi sogni personali e professionali?”.

Un fuoco di passione ha incendiato Teleperformance e ogni cosa si è illuminata.

La luce ha inondato l’azienda e ricevere il Premio “Great Place to Work” per la prima volta nella storia di un Contact Center italiano è sembrato quasi scontato”.

Marco Russomando, Head of HR & Organization di illimity

Marco Russomando, Head of HR & Organization di illimity

“Fin dalla nascita di illimity, poniamo un’attenzione particolare alle persone, tanto da renderle uno dei pilastri di sostenibilità dell’azienda.

Ascoltiamo continuamente gli illimiters: abbiamo un sistema di welfare su misura, corsi di formazione trasversali ed abbiamo attivato il programma illimity w.o.w. (Way of Working) che ci permette di lavorare per metà del tempo in ufficio e per l’altra metà da un’altra parte, non necessariamente a casa.

Uno dei nostri focus è la ‘Diversity & Inclusion’, un concetto molto integrato nella cultura aziendale; nei nostri oltre 700 illimiters sono, infatti, presenti oltre 20 nazionalità e cerchiamo sempre di garantire la parità di genere ed il giusto equilibrio nelle competenze.

Perché la performance collettiva è il motore di tutto ed è un multiplo di quella individuale”.

Facebook investe nel talento europeo per contribuire a costruire il metaverso

Facebook è all’inizio di un percorso per contribuire a costruire la piattaforma informatica del futuro. Lavorando con altre realtà, sviluppano quello che viene comunemente definito il metaverso – una nuova generazione di esperienze virtuali interconnesse che utilizzano tecnologie come la realtà virtuale e aumentata.

Il metaverso si basa sull’idea che rafforzando la sensazione di “presenza virtuale”, l’interazione online può diventare molto più vicina all’esperienza che si ha con le interazioni di persona. Il metaverso ha il potenziale di aiutare a sbloccare l’accesso a nuove opportunità creative, sociali ed economiche. E saranno gli europei a plasmarlo fin dall’inizio.

Nessuna azienda sarà proprietaria del metaverso, né lo gestirà. Come nel caso di Internet, la sua caratteristica distintiva sarà di essere aperto e interoperabile. Per far nascere tutto questo sarà necessaria la collaborazione e la cooperazione tra aziende, sviluppatori, creator e politici. Per Facebook, richiederà anche continui investimenti nel prodotto e nei talenti tecnologici e questa crescita riguarderà tutta l’azienda. 

facebook logo con sfondo tipo matrix

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Per questo motivo oggi annunciamo un piano per creare 10.000 nuovi posti di lavoro altamente qualificati nell’Unione Europea (UE) nei prossimi cinque anni. Questo investimento è un voto di fiducia nella forza dell’industria tecnologica europea e nel potenziale del talento tecnologico europeo.

L’Europa è estremamente importante per Facebook. A partire dalle migliaia di dipendenti in presenti nell’Unione Europea, fino ai milioni di aziende che utilizzano le nostre app e i nostri strumenti ogni giorno, l’Europa è una parte importante del nostro successo, come lo è Facebook del successo delle aziende europee e dell’economia in generale.

Questo è un momento entusiasmante per la tecnologia europea. L’UE offre una serie di vantaggi che la rendono un luogo ideale per le aziende tecnologiche per investire – un mercato di consumo di grandi dimensioni, università eccellenti e, soprattutto, talenti di alto profilo. Le aziende europee sono all’avanguardia in diversi campi, che si tratti della biotecnologia tedesca che ha contribuito a sviluppare il primo vaccino MRNA o della coalizione di neo-banche europee che stanno facendo da apripista al futuro della finanza.

La Spagna sta assistendo a livelli record di investimenti in start-up che soddisfano qualsiasi bisogno, dalla consegna di generi alimentari online alla neuro-elettronica, mentre la Svezia è pronta a diventare, entro il 2023, la prima società al mondo senza contanti.

Tutto sul nuovo Design del sito di Facebook

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Da tempo crediamo che il talento europeo sia leader a livello mondiale, ed è per questo che abbiamo effettuato investimenti così consistenti nel corso degli anni – dal finanziamento di borse di studio per l’Università Tecnica di Monaco, all’apertura del nostro primo grande laboratorio europeo di ricerca sull’Intelligenza Artificiale con il programma di accelerazione FAIR in Francia, fino all’apertura della sede dei Facebook Reality Labs a Cork.

Oltre ai talenti tecnologici emergenti, l’UE ha anche un ruolo importante da svolgere nel definire le nuove regole di internet. I politici europei sono in prima linea nell’aiutare a includere valori europei, come la libertà di espressione, la privacy, la trasparenza e i diritti delle persone, nel funzionamento quotidiano di internet. Facebook condivide questi valori e nel corso degli anni abbiamo intrapreso azioni significative per sostenerli. Speriamo di vedere il completamento del Mercato Unico Digitale per sostenere ulteriormente gli attuali punti di forza dell’Europa, così come la stabilità sui flussi di dati internazionali che sono essenziali per una fiorente economia digitale.

Nell’iniziare il viaggio per trasformare il metaverso in una realtà, una delle più urgenti priorità per Facebook è quella di trovare ingegneri altamente specializzati. Non vediamo l’ora di lavorare con i Governi di tutta l’UE per trovare le persone giuste e i mercati giusti per portare avanti questo obiettivo, come parte di una prossima campagna di reclutamento che avverrà in tutta la regione. E mentre Facebook continua a crescere in Europa, speriamo di investire di più nel suo talento e continuare a innovare in Europa, per l’Europa e il mondo.

Report Programmatori e developer in Italia

REPORT: Le aziende cercano programmatori (ma il problema è ancora il compenso)

Negli ultimi due anni la pandemia e i lockdown hanno accelerato la trasformazione digitale, evidenziando la necessità da parte delle aziende di innovarsi e di inserire nel team figure tecniche in ambito sviluppo, aumentando di fatto la domanda per chi opera in questo settore.

A confermarlo sono gli stessi sviluppatori: il 41% dei freelance afferma infatti di aver registrato un incremento positivo del lavoro durante l’emergenza sanitaria. Secondo il 61% dei developer, il lavoro dello sviluppatore si evolverà nel tempo e, in ogni caso, sarà sempre più richiesto.

Bitboss report infografica

È la fotografia dell’ecosistema degli sviluppatori di software in Italia, sia dipendenti che freelance, scattata dalla seconda edizione di “The State of Development in Italy”, l’indagine realizzata da BitBoss, startup innovativa incubata in I3P (incubatore delle imprese innovative del Politecnico di Torino) che svolge il ruolo di software house in grado di aiutare startup e imprese tradizionali a sviluppare prodotti digitali. Il report completo può essere scaricato qui.

Il tutto grazie ad un team di sviluppatori provenienti da ogni parte d’Italia e ad una metodologia di lavoro studiata per garantire ai clienti efficacia, partecipazione e controllo totale durante l’intero ciclo di sviluppo.

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Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita del gap tra domanda e offerta di sviluppatori. È vero che il numero di developer è cresciuto fortemente, anche grazie all’ampliamento dell’offerta formativa in questo ambito, ma ancora di più è cresciuta la domanda delle aziende, sempre più alla ricerca di figure che possano accelerare il loro processo di innovazione”, sottolinea  Riccardo Barbotti, co-fondatore di BitBoss.

L’indagine mostra infatti un settore in salute e in grande fermento: solo il 10% degli sviluppatori dipendenti intervistati afferma di essere attivamente alla ricerca di lavoro e in 9 casi su 10 i developer italiani si dicono soddisfatti del proprio lavoro. Ma allo stesso tempo sono aperti a nuove opportunità (59%): questo denota una costante ricerca di condizioni lavorative sempre più favorevoli e stimolanti.

In questa situazione, le aziende devono competere per conquistare le risorse migliori: a vincere sono quelle che riescono a creare le condizioni di lavoro migliori (al di là del trattamento economico) che possano attrarre questi preziosi professionisti”, aggiunge Barbotti.

Per guidare le aziende e supportarle in un percorso di crescita e innovazione, BitBoss ha dunque messo in evidenza con la sua indagine quali siano le  richieste degli sviluppatori: le aziende che ricercano risorse di questo tipo dovrebbero in primis offrire un ambiente lavorativo interessante e stimolante per delle figure che sono sempre attente a cogliere nuove opportunità.

Cosa cercano i developer: flessibilità e trattamento economico

Andando a guardare ciò che i developer ritengono importante nella ricerca di un nuovo lavoro da dipendenti, l’indagine evidenzia al primo posto il trattamento economico, fattore imprescindibile per quasi l’80%.

report BITBOSS - tipologia di developer

Tuttavia, emergono altri punti interessanti: mentre per il 59% è importante avere a che fare con un ambiente dove si hanno prospettive di crescita e di leadership, la necessità di flessibilità sia dal punto di vista dell’orario che del luogo di lavoro è fondamentale per 7 su 10.

La ricerca di libertà e di flessibilità lavorativa è d’altra parte la motivazione più forte per gli sviluppatori che hanno scelto di intraprendere una carriera da freelance (57%) e il 35% non sarebbe disposto a rinunciare alla propria flessibilità in cambio di un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Tra l’altro, la maggioranza degli intervistati lavora con clienti Italiani su scala locale (46%) e nazionale (60%) e più del 20% dichiara di lavorare anche con clienti esteri. In particolare questi dati dimostrano come la distanza fisica che può intercorrere tra il freelance e i suoi clienti non rappresenti un ostacolo significativo.

Gli sviluppatori e il remote working: 1 su 3 preferisce una formula ibrida

Emerge quindi come la professione dello sviluppatore si sposi alla perfezione con il remote working: il 67,2% degli intervistati (sia dipendenti che freelance) afferma di lavorare sempre o molto spesso da remoto e il 93,5% ha lavorato almeno una volta a distanza.

Nel dettaglio, BitBoss mostra come circa l’86% dei freelance affermi di lavorare sempre o molto spesso da remoto, contro il 63% dei dipendenti. Inoltre il 25,5% dei developer dipendenti in piccole aziende (meno di dieci dipendenti) afferma di non aver mai lavorato da remoto o di averlo fatto raramente. Di contro, solamente il 15% dei developer che lavorano per grandi aziende (più di 20 dipendenti) ha dato queste risposte.

Del lavoro da remoto si dice soddisfatto il 62% dei developer (sia dipendenti che freelance), che spera che questo tipo di approccio si diffonda sempre di più. Tuttavia, un 30% degli intervistati ritiene che il full remote non sia del tutto funzionale e propone di adottare una formula ibrida tra lavoro da remoto e in presenza. Chi si dichiara contrario al remote working invece sottolinea come aspetto negativo dell’esperienza il distaccamento dal team di lavoro e lamenta principalmente la mancanza di un contatto diretto con i colleghi.

Il rapporto tra aziende e sviluppatori

La ricerca di BitBoss si è focalizzata su tre posizioni specifiche che i developer dipendenti ricoprono in azienda: sviluppatore (69%), tech lead (23%) e CTO (5%). Nella maggior parte dei casi, i developer affermano di voler continuare a svolgere un ruolo operativo, lavorando sul codice e migliorando sempre di più, ma non manca un 32% che ambisce ad assumere un ruolo più manageriale e di controllo diventando CTO o Tech Leader.

Una percentuale più ristretta ma rilevante (14%) sogna di diventare imprenditore, abbandonando quindi il lavoro da dipendente e mettendosi in gioco con progetti personali.

Tra gli sviluppatori dipendenti intervistati, il 54% lavora in grandi aziende che contano più di 50 dipendenti, mentre meno del 20% è impegnato in micro imprese. “Probabilmente queste realtà si trovano a essere meno competitive rispetto alle grandi aziende dal punto di vista dell’offerta nel mercato del lavoro e non riescono a dare agli sviluppatori quegli incentivi che per loro sono importanti: un salario competitivo e condizioni lavorative più appetibili.

Un’altra ipotesi potrebbe essere data dal fatto che le aziende più piccole preferiscono collaborare con freelance piuttosto che assumere personale interno”.

Trattamento economico: all’estero si guadagna meglio

Secondo l’indagine di BitBoss, il 49% dei developer dipendenti dichiara di guadagnare tra i 1500€ e i 2000€ netti al mese.

stipendio developer

Per quanto riguarda i freelance intervistati, la fascia più densa (34%) applica tariffe lorde giornaliere tra i 200€ e i 300€ lordi. Chi lavora con clienti esteri afferma inoltre che nell’85% dei casi  riesce a ottenere compensi migliori fuori dai confini italiani.

Una percentuale che pone l’accento su un gap retributivo già noto e che evidenzia una debolezza del nostro Paese rispetto ad altri”, sottolinea Riccardo Barbotti.Questa è la differenza più evidente che intercorre tra il mercato degli sviluppatori in Italia e alcuni Paesi nel resto del mondo: uno sviluppatore in Italia viene mediamente pagato meno rispetto a molti paesi occidentali avanzati e ciò non è necessariamente dovuto a una differenza di competenze tra i developer italiani e quelli stranieri. Circa l’80% delle aziende italiane è composto da micro imprese che, date le risorse limitate, potrebbero voler dare la precedenza a investimenti di altro tipo e allocare budget ridotti sull’innovazione e sul digitale. Inoltre non sempre viene percepito il reale valore in termini di ritorno dell’investimento in innovazione”.

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Tecnologie: gli ambiti e i linguaggi più amati dagli sviluppatori italiani

BitBoss ha inoltre indagato lo scenario legato ai tipi di applicazioni più sviluppate, ai framework e ai CMS più utilizzati.

Molti sviluppatori dichiarano di spaziare con le loro competenze in diversi ambiti: lo sviluppo web domina la classifica con un 76% di intervistati che dichiarano di sviluppare back-end e 70% front-end. Seguono app mobile (30%) e desktop (28%). Il 3% dichiara di sviluppare sia web che mobile mentre, prendendo a riferimento solo la percentuale di web developer, il 57% di loro dichiara di essere full-stack.

Chiudono la classifica le applicazioni legate al Machine learning, al gaming e ad altri tipi di programmazione come ad esempio quelli legati all’automazione industriale.

linguaggi più diffusi tra i developer

Per quanto riguarda i linguaggi, Javascript si conferma il più utilizzato in assoluto: il 73,5% dichiara di utilizzarlo regolarmente. Seguono HTML/CSS (61%), SQL (55%) e PHP (39%).

BitBoss: le aziende italiane hanno bisogno di innovare

Le aziende italiane stanno ancora imparando come innovare sotto questi punti di vista, per offrire agli sviluppatori la possibilità di utilizzare tecnologie all’avanguardia, lavorare in team con tool innovativi e con un approccio smart”, conclude Riccardo Barbotti, co-fondatore di BitBoss.

È necessario innovare la cultura dello sviluppo software in Italia: come BitBoss lo stiamo facendo in primis con il nostro metodo, ispirato ai trend internazionali ma adatto a tutte le realtà presenti sul  mercato italiano”.

BitBoss ha infatti sviluppato il suo metodo di lavoro ispirandosi in parte al modello Scrum della metodologia Agile e in parte al background professionale dei singoli soci, tutti provenienti dal mondo startup.

In BitBoss ogni progetto innovativo viene trattato come una vera e propria startup: “ogni azienda che vuole entrare nel mondo digitale per quanto sia strutturata, dal momento in cui entra nel mondo digitale, è a tutti gli effetti una startup”, sottolinea Barbotti.

Bit2win effettua la sua prima acquisizione con Datalytics

Bit2win acquisisce Datalytics con l’obiettivo di fondere le competenze tecnologiche e professionali e rappresentare la scelta top of mind nei mercati di riferimento, rispondendo così alle esigenze di un contesto in continua evoluzione tramite un servizio più completo.

Davide Feltoni Gurini (CEO Datalytics) e Andrea Galbiati (CEO Bit2win) sono d’accordo nell’affermare che l’acquisizione avrà un forte impatto nel piano strategico aziendale, consentendo alle due realtà di integrare e valorizzare la propria offerta.  

Datalytics è stata fondata da Davide Feltoni Gurini (CEO) e Marco Caruso (CTO) nel 2014 ed offre tecnologie interamente personalizzabili per attivare i consumatori e convertirli in clienti fedeli tramite campagne coinvolgenti declinate su canali digital e social.

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L’azienda vanta una suite proprietaria completa, con soluzioni che si integrano perfettamente all’interno del panorama Bit2win, completandone e ampliandone l’offerta.

Due nuovi prodotti

Bit2win Customer Engagement, infatti, consente alle aziende dei settori B2B e B2C di creare un’esperienza cliente coinvolgente tramite programmi di fidelizzazione e relazioni personalizzate. Grazie all’acquisizione delle competenze di Datalytics, la soluzione di Bit2win si arricchisce di due importanti prodotti:

ENGAGE: è il software che permette di costruire una Customer Experience personalizzata, che include la visualizzazione di contenuti User Generated su tutti i dispositivi o touch point a disposizione del brand, dal maxi-schermo all’impianto Out of Home. La piattaforma, certificata MISE, permette inoltre di gestire in piena autonomia social e digital contest in formati come “Quiz”, “Buy&Win”, “Play&Win”. 

WHATSAPP ENTERPRISE: è la soluzione che rivoluziona la Customer Experience in ambito Retail, offrendo ai consumatori un servizio veloce di personal shopping per l’acquisto di prodotti direttamente dal proprio smartphone. Whatsapp Enterprise permette inoltre ai retailers di utilizzare un unico numero verificato e impiegare operatori umani che gestiscano le richieste inbound, aumentando e migliorando il processo di vendita online. La soluzione rappresenta, inoltre, un nuovo canale di outbound marketing per l’invio di messaggi promozionali al consumatore.

L’acquisizione di Datalytics rappresenta un valore aggiunto per Bit2win grazie alle nuove soluzioni che andranno ad arricchire la nostra suite. Saremo ancora più competitivi, in settori in continua evoluzione, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze dei mercati e portare i business ad un livello più elevato. Consapevoli che oggi l’esperienza è un elemento imprescindibile per tutte le aziende che vogliono conquistare i loro clienti, abbiamo deciso di incrementare la nostra soluzione di Customer Engagement con prodotti rivoluzionari. Il futuro di Bit2Win è ora ed insieme possiamo concretizzare grandi idee.

Andrea Galbiati, CEO e Founder Bit2win.

Ritengo che l’acquisizione di Datalytics da parte di Bitw2in rappresenti un’opportunità importante e stimolante per entrambe le aziende. Datalytics da sempre persegue e crede in un modello di business che faccia della collaborazione, della modernizzazione e della voglia di offrire soluzioni sempre più innovative i suoi punti di forza e in Bit2win abbiamo trovato lo stesso entusiasmo. Nel contesto contemporaneo i consumatori sono sempre più esigenti, al termine del customer journey prediligono l’acquisto di vere e proprie esperienze e non solo di prodotti fisici. Credo allora che gli strumenti di Datalytics e le competenze di Bit2win insieme possano davvero portare il Customer Engagement su un altro livello, coinvolgendo e fidelizzando i consumatori come mai fino ad ora.

Davide Feltoni Gurini, CEO and Co-Founder Datalytics.

Febbre da Influencer: qual è il termometro giusto per il tuo brand (e come curarti)

Quindicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento scelto per questa puntata è l’Influencer Marketing: ne abbiamo discusso con Matteo Pogliani, Partner di Openbox & Founder dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing (ONIM), che ha la mission di fare cultura e dare insight concreti sull’Influencer Marketing nel mercato italiano. Autore dei libri “Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand” e “Professione Influencer”.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • L’evoluzione e la crescita esponenziale dell’Influencer Marketing: min 02,50
  • Report 2020 sull’Influencer Marketing: min 11,00
  • Relevance: una metodologia multi-kpi olistica: min 24,00
  • Analisi mensili sui social network: min 34,30

email marketing

9 consigli per scrivere l’oggetto perfetto per le tue email (ed evitare il cestino)

Nel 1998 usciva il film “You’ve Got Mail” con due giovanissimi Tom Hanks e Meg Ryan. Si trattava di un remake di “Scrivimi fermo posta” dove al posto delle lettere Tom e Meg utilizzavano le nuovissime email. Ora, nel 2022, sono circa 4 miliardi le persone che utilizzano le email, metà della popolazione mondiale.

Il film di Nora Ephron e i dati di Statista ci mostrano come l’email sia entrata nella nostra quotidianità. Uno strumento efficace anche per il marketing: dem, newsletter e transazionali, le mail vengono utilizzate nelle strategie digital e di comunicazione.

Secondo una ricerca di Mailup, nel 2020 sono state inviate dalla piattaforma ben 14 miliardi di email di cui il 68% newsletter, il 26% dem e il 3% transizionali. Il covid-19 e la relativa quarantena ha fatto impennare i tassi di apertura della mail (+11% aperture uniche rispetto al 2019). 

Ok, fin qui tutto bello… ma come si fa a realizzare una mail performante? Come si fa a non farsi ignorare dei lettori, così presi dal logorio della vita e dalle valanghe di spam? Per abbattere la muraglia cinese del “ti prego apri la mail!” ecco 9 semplici ed efficaci consigli da seguire per un’email marketing a prova di cestino.

1# Una mail personalizzata è una mail apprezzata

Personalizzare l’oggetto della mail è un’ottima strategia per rendere più umana e calda la comunicazione. Utilizzando le numerose piattaforme di email marketing disponibili (tra le più famose Mailchimp e Mailup, ad esempio) è possibile inserire dei tag di personalizzazione come il nome del destinatario.

Email Marketing personalizzare

Se non si utilizza un tool di Email Marketing è possibile pensare a delle personalizzazioni differenti come, ad esempio, il luogo geografico degli iscritti al database. Dipende tutto da come avete profilato i vostri contatti!

2# Precisi, concisi e dritti al punto per una Email Marketing vincente

Il primo errore di chi lavora nel digital e quello di non pensare agli utenti mobile. Da smartphone le mail si visualizzano in meno spazio, se si scrive un oggetto troppo lungo si rischia di non farlo leggere ai destinatari.

Importante, quindi, scrivere un oggetto il più corto possibile massimizzando l’efficacia. Andiamo dritti al punto, senza giri di parole, ed evitiamo parole “riempitive” o inutili al fine della conversione.

Uno studio svolto da Marketo ha dimostrato come la percentuale di apertura della mail si inversamente proporzionale al numero di parole usate nell’oggetto. Interessante invece la relazione tra il numero di parole e il click-through rate (CTR) che subisce delle variazioni in base al numero di parole utilizzate.

Email Marketing testo

Ovviamente questi dati non sono da prendere alla lettera, ci sono altre variabili da tenere in considerazione (e di cui parleremo in questo articolo), ma sono utili per spronarci a scrivere degli oggetti semplici, diretti e soprattutto brevi.

3# Non dimenticarti del Pre Header!

Dopo l’oggetto inizia una nuova area dedicata ad altro testo, si tratta del pre header. A volte si dimentica l’importanza di questo spazio ma, se sfruttato con intelligenza, può diventare un ottimo alleato della Email Marketing.

Per scrivere un buon pre header:

  • Non bisogna ripetere quello che c’è scritto nell’oggetto.
  • Si deve cercare di dare un’anteprima o un approfondimento sulla mail.
  • Se utile, si possono usare dei campi personalizzati.
  • Deve instillare curiosità in chi legge.
  • Deve essere semplice da leggere e comprensibile a tutti.

Email Marketing pre header

Nota: non vi preoccupate sul numero di caratteri da utilizzare, se il testo risulta troppo lungo viene automaticamente tagliato con l’aggiunta dei tre puntini. Si può sfruttare questa particolarità per aumentare la curiosità e invogliare alla lettura!

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4# Le mail con i numeri nell’oggetto performano meglio

Ok, starete pensando “Ma cosa c’entrano i numeri con le email?”. Domanda legittima, per spiegarvi il motivo utilizzerò le parole di Debra Jason:

“Il nostro cervello è attratto dai numeri perché organizzano automaticamente le informazioni in un ordine logico. Nel marketing e nella pubblicità, la tua headline è una pubblicità per il tuo contenuto. Una singola, piccola cifra dispari, come il 7, per esempio, è come una caramella per la tua mente organizzativa”

Questa regola vale anche per l’oggetto dell’email. Yesware ha analizzato circa 115 milioni di oggetti di email e ha confermato questa teoria: gli oggetti contenenti numeri avevano un tasso di apertura più alto rispetto alla media.

Email Marketing numeri oggetto

Facciamo un esempio, quale tra i due oggetti è più efficace?

  1. I migliori consigli per perdere peso
  2. Perdi 11 kg in 7 giorni

Il secondo oggetto è più efficace, non solo perché utilizza dei numeri ma anche perché da un’idea precisa di cosa stiamo offrendo: quanti chili perdere e in quanto tempo. In maniera chiara, precisa e con poco testo.

5# Usa le “power words” nella tua Email Marketing

Le “power words” sono delle parole che riesco a scatenare nella mente del lettore delle emozioni potenti, solitamente ataviche e non controllabili perché appartenenti al nostro subconscio.

Queste parole fanno leva su emozioni ancestrali come il senso di appartenenza ad un gruppo, il bisogno di sicurezza, etc. Ci sono molti studi a riguardo e davvero tantissimi libri che trattano l’argomento in maniera approfondita (ad esempio questo articolo di contentmarketinginstitute.com).

Perché non utilizzare queste parole per l’oggetto delle email? Possiamo utilizzarle per:

Generare curiosità

Il nostro cervello si attiva automaticamente quando messo di fronte a qualcosa di ignoto, non definito o non chiaro. Il nostro desiderio di mettere tutto in ordine ci obbliga a soffermarci su ciò che leggiamo per approfondire.

Parole come “dietro le quinte”, “inaspettato”, “privato” generano curiosità nel lettore, voglia di saperne di più e, quindi, di cliccare sulla nostra mail. Un esempio concreto, avrete sicuramente ricevuto mail da brand di moda che vi invitavano a delle “private sale” oppure a visitare il “dietro le quinte della sfilata”. 

Giocare con la vanità

Sentirsi belli, star bene, avere un aspetto salutare e attraente è uno stimolo tanto antico quanto forte nel genere umano. Colpire la vanità dei nostri lettori è un’ottima strategia, soprattutto se vendiamo prodotti di cosmetica, skin care, healthy, etc.

Alcune power words sono “brillante”, “sano” ma anche “elite”, “migliore”, “forte”. Parole che lavorano sul nostro senso di apparire al meglio, sia fisicamente che psicologicamente che socialmente

Ispirare fiducia

Tanto difficile da guadagnare quanto facile da perdere, la fiducia è molto importante per ogni brand. Solo un utente che si fida di noi acquisterà i nostri prodotti e ci consiglierà agli amici.

Anche aprire una email è un gesto di fiducia: devo fidarmi di te, capire che non mi stai imbrogliando e fare quel passo verso l’ignoto, aprire la mail e leggere cosa c’è dentro.

Parole come “esperti”, “garantito”, “ufficiale” e “sicuro” sono parole che esprimono fiducia e danno un senso di ufficialità a ciò che sto leggendo. Possiamo leggere degli esempi negli oggetti di email inviate da ospedali, centri estetici o associazioni.

Generare paura di perdere qualcosa

“Solo 99 pezzi disponibili, non lasciarti scappare l’offerta!” ecco un classico esempio di Email Marketing che sfrutta la FOMO (fear of missing out). La paura di restare senza, di non aver approfittato della promozione o di farsi scappare qualcosa di irripetibile è fortissima.

Possiamo usarla nell’oggetto con parole tipo “folle”, “irripetibile”, “solo per”, “errore”. Queste power words vengono principalmente utilizzate da brand che vendono online per spingere all’acquisto

Attenzione però: sono parole molto forti e la loro carica negativa stressa il lettore. Se usate troppo a lungo possono perdere di efficacia e far perdere la credibilità e fiducia. Un esempio? Le offerte di Poltrone e Sofà! 

6# Nessuno sa resistere agli sconti

Ovviamente la scontistica e le promo sono pensate proprio per invogliare all’acquisto, soprattutto quello compulsivo. Utilizzare le promo anche negli oggetti delle nostre mail è una scelta sempre vincente.

Possiamo poi mixare questo spunto con le power word e l’utilizzo dei numeri per rendere il nostro messaggio ancora più efficace! Un esempio “Solo per oggi -35% su tutti i prodotti” oppure “Private Sale: solo per te -15% sulla nuova collezione”.

Attenzione: non mentire ai tuoi clienti, mai! Come abbiamo detto prima, avere la loro fiducia è difficile ma è facilissimo perderla. Citando Ambra Angiolini “Se prometti poi mantieni” soprattutto se si parla di sconti.

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7# Email Marketing per la brand awareness? Why not!

Non pensare alla email come un solo strumento di conversione per invogliare all’acquisto o alla sottoscrizione di un servizio. Si possono utilizzare anche per comunicare al nostro database delle news interessanti.

C’è una nuova collaborazione? Il sito verrà rinnovato? Partirà una nuova campagna con una influencer milanese sposata con un cantante tatuato? Comunicalo nelle tue email! 

Puoi sfruttare le power words della curiosità per attirare l’attenzione e, perché no, legarci qualche promozione particolare riservata solo a chi legge la mail. Con le newsletter puoi costruire anche un rapporto più forte ed intimo con chi ti sta leggendo, non fermarti solo alla vendita!

8# Tutti ❤️ le emoji!

Le emoji hanno portato un tocco di colore nel mondo dei copy, anche negli oggetti delle email. Possono essere utilizzate come focus visivo oppure per comunicare qualcosa in più o anche per stimolare qualche emozione specifica.

Come abbiamo detto prima gli oggetti devono essere bravi e precisi, le emoji possono aiutarci comunicando con un’immagine concetti che avrebbero occupato spazio. 

oggetto email emoji

Ci soffermiamo sulle emoji perché chiediamo al nostro cervello di attivare una parte solitamente assopita durante la lettura: quella dell’interpretazione visiva. In un muro di testo compare qualcosa di diverso, cos’è? Fammi capire bene. 

9# NON URLARE!

Una volta un cliente mi disse “meglio scrivere tutto in maiuscolo, così è più facile da leggere ed è impattante”. Ecco, non proprio. Come per la tavola, il teatro e le relazioni sociali anche per il digital esiste un galateo ben preciso dove il maiuscolo viene usato per urlare qualcosa.

Scegliere di urlare in un oggetto non è proprio la scelta più saggia. Come abbiamo visto ci sono tantissimi modi per attirare l’attenzione dei nostri lettori, perché dover essere così aggressivi?

Attenzione anche all’abuso dei punti esclamativi: mai usarne più di uno di fianco all’altro e in una frase. “Ultima occasione!!” funziona anche con un punto esclamativo. “incredibile! Il 30% di sconto su tutto!” un entusiasmo travolgente, forse troppo, meglio evitare i due punti esclamativi per un decoroso “Incredibile: il 30% di sconto su tutto!”.

Ok colpire il lettore, attirarlo… ma ricordiamoci le buone maniere. Immaginiamo se qualcuno entrasse all’improvviso dentro casa e iniziasse ad urlare e sbraitare, non ci sentiremo sicuramente a nostro agio.

9+1 Testare, sbagliare e riprovare

Concludo l’elenco con l’ultimo consiglio che suona più come un messaggio motivazionale: non smettete mai di provare, sbagliare e riprovare. Un errore non è la fine del mondo ma l’inizio di nuove possibilità e strategie.

Non arrendetevi mai al “abbiamo fatto sempre così” ma sperimentate cose nuove, nuove formule e strategie. Per farlo imparate dagli altri, sviluppate il pensiero laterale e, perché no, prendete spunto da articoli come questo.

L’importante è non fermarsi mai, il digital è troppo dinamico e veloce per permettersi il lusso di fare sempre la stessa cosa. Forza quindi, è tempo di pensare ad un nuovo oggetto per le prossime mail! 

Report: com’è cambiato il marketing nel nuovo scenario globale

Il modo di lavorare non è più quello di qualche tempo fa: gli ultimi anni hanno completamente stravolto le nostre abitudini incoraggiandoci a rimanere in casa il più possibile.

All’inizio sembrava lo scenario di una distopia, ma adesso stiamo riadattando nuovamente la nostra quotidianità attendendo che la situazione torni, prima o poi, a stabilizzarsi.

In risposta, le aziende hanno cercato modi per continuare le loro operazioni da remoto grazie a Internet. Questi avvenimenti hanno accelerato notevolmente il processo di digitalizzazione in tutti gli ambiti, cambiando anche le strategie di marketing delle aziende. 

Il ruolo della tecnologia in un mondo che cambia

Prima della pandemia le aziende consideravano la tecnologia come un mezzo utile per interagire con i clienti, consentendo una certa flessibilità sul posto di lavoro; ma anche come un modo per introdurre l’automazione creando così processi più veloci. Tuttavia, la diffusione del coronavirus ha costretto le aziende a esaminare tutte le soluzioni digitali in modo che le organizzazioni potessero continuare a funzionare da remoto e anche a rapportarsi con i propri clienti.

Questa massiccia digitalizzazione ha assunto un ruolo chiave sia nei rapporti con i clienti che dietro le quinte di molte organizzazioni. L’impossibilità di riunirsi in gruppi ha richiesto a molte attività di trovare nuovi modi per consentire alle persone di comunicare, collaborare e completare progetti lavorando a distanza.  Anche i clienti però hanno espresso il loro interesse a ricevere servizi richiedendo operazioni remote o almeno a contatto limitato.

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Tutto ciò ha contribuito a una trasformazione digitale che ha avuto un impatto sulle aziende di tutti i settori. Ciò comporterà una ridefinizione delle strategie di marketing in questo post pandemia, con nuove sfide e obiettivi da raggiungere.

marketing post pandemia

Le nuove strategie di marketing post pandemia

L’impatto di questi cambiamenti sulle aziende aiuterà di certo a comprendere come le organizzazioni abbracceranno la trasformazione digitale e quali parti di questi cambiamenti saranno duraturi nel tempo. A questo punto viene da chiedersi quali saranno le strategie di marketing che le aziende e i marketer dovranno adottare nel post pandemia? Un periodo non facile, pieno d’incertezze e di grandi mutamenti in cui nuove priorità e sfide plasmeranno il futuro delle strategie di marketing delle aziende per i prossimi anni. 

State of Marketing di Salesforce: priorità e sfide per i marketer

La settima edizione del report State of Marketing di ​Salesforce racconta le priorità e i cambiamenti che modelleranno le nuove strategie di marketing delle aziende in questo periodo di post pandemia. Per la grande maggioranza dei professionisti del settore marketing, gli accadimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno cambiato quasi ogni aspetto dei propri progetti di business. Tutto questo però ha comportato delle novità anche d’impatto positivo.

Dal report emerge che il 77% dei marketer a livello globale ritiene che il proprio lavoro abbia maggiore valore rispetto a un anno fa. Il 66% invece prevede una crescita dei ricavi della propria azienda nei prossimi 12-18 mesi.

La centralità del cliente

L’annuale ​ricerca condotta a livello globale da ​Salesforce è stata effettuata su un campione di oltre 8.200 leader del settore marketing in 37 Paesi e 6 continenti, di cui 300 solo in Italia. Il report ha evidenziato una situazione incoraggiante sotto molti punti di vista confermando non solo, come ci si aspettava, il ruolo centrale della digitalizzazione e delle nuove tecnologie.

Ha messo in luce che il cliente resta il perno attorno a cui ruotano tutte le strategie di marketing di qualsiasi azienda, anche se il 77% dei marketer italiani concorda che le aspettative dei clienti siano oggi più difficili da soddisfare rispetto a un anno fa.

Migliorare le proprie competenze digitali per gestire i clienti

L’83% dei marketer sostiene che la capacità di soddisfare le aspettative dei clienti dipende dalle loro capacità digitali. I sistemi di gestione delle relazioni con i clienti (CRM) sono la tecnologia più diffusa per i marketer. Il CRM però è affiancato da una serie di altri strumenti e piattaforme che aiutano a organizzare e a leggere i dati, automatizzare i processi e misurare i risultati.

I clienti si aspettano sempre di più dalle aziende, e soddisfare le loro aspettative è parecchio complicato come abbiamo visto. Customer 360, la piattaforma CRM di Salesforce, offre però soluzioni complete e su misura per ogni fase del customer journey, dalla scoperta al post-vendita. Il servizio garantisce una migliore esperienza ai clienti, organizzata in un profilo unico a disposizione dei diversi team.

Il lavoro a distanza abbatte i confini tra i lavoratori

La collaborazione tra le diverse business units guida la crescita del mercato e ridisegna i rapporti tra i lavoratori. Nonostante molti marketer sono stati fisicamente separati, ciò non li ha fatti sentire del tutto disconnessi l’uno dall’altro. In effetti molti dicono di sentirsi più connessi ai loro manager, clienti, colleghi e partner. Adattarsi a un ambiente di lavoro in cui le persone erano tutte dislocate non è stato semplice. Con la pandemia e il boom del lavoro da remoto, il 78% dei dipartimenti marketing in Italia sta adottando nuove tecnologie di collaborazione per continuare a lavorare nel migliore dei modi anche a distanza.

I dati saranno sempre più la chiave di lettura per capire i clienti

Il marketing, soprattutto nel periodo post pandemia, ruoterà tutto intorno ai dati. La loro gestione sta diventando sempre più complessa man mano che le fonti si moltiplicano. I marketer italiani prevedono un aumento del 40% del numero di fonti di dati a cui fare riferimento entro il prossimo anno.

Raccogliere dati sui consumatori e analizzarli aiuta a comprendere cosa vogliono davvero i clienti da un’azienda. Ci permette di capire quali prodotti e i servizi specifici stanno cercando e persino come preferiscono interagire con il marchio. Quando un’azienda conosce i propri clienti può modificare il suo approccio e modulare le sue strategie marketing per soddisfare meglio le esigenze dei consumatori. 

Metriche e KPI continuano a evolversi

La pandemia ha contribuito ad accelerare la trasformazione digitale e ha creato un panorama che continuerà a incoraggiare l’innovazione e l’adozione tecnologica in futuro. Man mano che le aziende comprenderanno meglio le capacità di una tecnologia più avanzata, afferreranno al volo le opportunità che si trovano davanti, anche dopo la fine della pandemia. Ed ecco perché i professionisti del settore stanno rivedendo i parametri per valutare le proprie performance in maniera più puntuale e aggiornata. Il 78% delle organizzazioni di marketing in Italia ha modificato o ridefinito le metriche a causa della pandemia.

Cambiare mentalità, eliminare le barriere e mettere il cliente al centro

La sfida più grande delle aziende nell’epoca post pandemia è un totale cambio di mentalità per modellare le proprie strategie di marketing a vantaggio dei clienti sempre più esigenti e digitalizzati. E infatti la pandemia ha accelerato diversi cambiamenti che erano già in atto e ha reso ancora più evidente l’importanza della

  • centralità del cliente nelle strategie marketing di qualsiasi azienda;
  • il valore dell’esperienza dei dipendenti nelle organizzazioni;
  • il bisogno di reinventarsi in un mondo che sta diventando sempre più connesso.

Ecco perché applicare semplicemente le nuove tecnologie alle vecchie procedure non cambierà il modo in cui le aziende offriranno un’ottima esperienza ai consumatori. Ora più che mai i marchi hanno enormi opportunità per innovare e maturare la loro capacità di coinvolgere i clienti, rispondere alle loro esigenze e andare avanti in un mondo nuovo.