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Oprah Winfrey

La “Queen of All Media”: Oprah Winfrey in 15 citazioni

  • Oggi è la donna afroamericana più ricca al mondo, con un patrimonio di 2,7 milioni di dollari. Le sue origini, però, sono caratterizzate da un’infanzia costellata da problemi economici, difficili condizioni familiari, e abusi sessuali;
  • Oprah Winfrey è l’esempio vivente della tenacia, della determinazione, della voglia di raggiungere i propri sogni;
  • Diventata celebre per il suo ‘The Oprah Winfrey Show’, si è distinta con una carriera esemplare nel mondo dello spettacolo, ricevendo anche molti premi.

 

7 gennaio 2018: Oprah Winfrey riceve il Cecil B.De Mille Award, il Golden Globe alla carriera, diventando la prima donna afroamericana a vincere il premio. Nell’incipit del suo discorso cita Sidney Poitier, il primo afroamericano a ottenere l’Oscar come migliore attore, nel 1964. Racconta le emozioni fortissime, provate su un divano economico davanti alla televisione a Milwaukee, mentre aspettava che sua madre rincasasse esausta dopo il lavoro. 

Non avevo mai visto un uomo nero che venisse festeggiato in quel modo. […] Nel 1982, Sidney ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille proprio qui ai Golden Globes e so bene che che in questo momento ci sono delle ragazzine che mi stanno guardando mentre divento la prima donna nera che riceve lo stesso premio. 

Oprah Winfrey è diventata una fonte d’ispirazione per milioni di persone, grazie al suo carisma, alla sua personalità, alla sua empatia e alla sua capacità di entrare nei cuori di chiunque. La 75esima serata dei Golden Globe, in cui tutte le donne erano vestite di nero per protesta contro le molestie, è passata alla storia soprattutto per il discorso della celebre presentatrice TV. Poco meno di 10 minuti, che però erano bastati a definirla addirittura la “candidata ideale” per le elezioni presidenziali 2020. Con le sue parole si era rivolta specialmente alle donne, valorizzando la forza e il coraggio che ci vuole per dire la verità, in un mondo che a volte è pieno di ingiustizia e corruzione. Donne eccezionali che danno speranza, che hanno sopportato abusi e aggressioni, di cui la maggior parte delle volte non si conosce il nome.

Tematiche forti, difficili da affrontare, che però Oprah ha sempre avuto il coraggio di trattare nel corso della sua carriera. È grazie a lei se nella programmazione televisiva americana sono entrati argomenti come omossessualità, razzismo, discriminazioni. Ne ha parlato con personaggi di ogni tipo, aprendosi anche personalmente e raccontando della sua infanzia e dei suoi problemi familiari, degli abusi subiti, della sua lotta con la bilancia, o di altre difficoltà che ha dovuto affrontare.

Mesi dopo i Golden Globe 2018 ha smentito le voci che si erano create su una possibile candidatura alla casa bianca, dicendo di non avere il DNA per diventare presidente, e che una corsa alla stanza ovale “la ucciderebbe”. Impossibile non pensare, però, che una personalità come la sua potrebbe essere adatta anche a un ruolo del genere.

La storia

Oprah Winfrey nasce il 29 gennaio 1954, nel Mississippi. Dopo la definitiva separazione dei genitori, poco dopo la sua nascita, passa gran parte della sua infanzia e adolescenza in una piccola comunità di campagna, sballottata da una casa all’altra e allevata dalla nonna e dalla madre. È costretta a respirare la difficile aria di razzismo di quegli anni, in un contesto che lascia poche speranze al riscatto di una donna, oltretutto, afroamericana. Momenti difficili, quelli trascorsi da Oprah nei primi anni della sua vita: a soli 9 anni ha iniziato a subire molestie sessuali da parte di parenti e conoscenti di sua madre, e a 14 è addirittura rimasta incinta. Subisce perfino un aborto. Alla gravidanza indesiderata, però, segue una prima svolta. Si trasferisce da suo padre, a Nashville, in Tennessee. Più volte, nel corso della sua carriera, ha dichiarato che suo padre le ha letteralmente salvato la vita, precisando che in quel periodo aveva pensato anche al suicidio. 

Grazie alla rigorosa educazione paterna e all’amore trasmesso dalla compagna del padre, Oprah riesce a a conseguire i primi successi scolastici e anche a laurearsi in  “Speech and Performing Arts” nel 1971, alla Tennessee State University. Subito dopo, inizia a lavorare in trasmissioni radio e TV locali, a Nashville. 

Nel 1976 conduce People Are Talking, a Baltimore, nel Maryland. Lo show ebbe successo, e dopo 8 anni venne chiamata a guidare il morning show di Chicago A.M. Chicago, presso un’emittente locale. In poco più di un mese diventò lo show più seguito della città, trasformandosi due anni dopo nel The Oprah Winfrey Show che tutti conosciamo. Nel solo primo anno lo show produsse un guadagno di 125 milioni di dollari. Il programma venne comprato da ABC, che diede però il pieno controllo alla casa di produzione di Oprah, Harpo Productions. Nel suo programma, Oprah trattava tematiche singolari e fino a quel momento tabù per la televisione, entrando nelle case degli americani con la sua storia e le sue testimonianze.

Oprah Winfrey Show

Ma Oprah non è stata solo una conduttrice. Si può definire una vera e propria imprenditrice, una filantropa, e anche un’attivista politica. Ha partecipato, ad esempio, alla campagna del 2007 di Barack Obama. Si stima che la Winfrey abbia portato al nativo di Chicago più di un milione di voti. L’ex presidente americano e l’ex first lady Michelle Obama furono anche ospiti dello show di Oprah nel 2011, durante il mandato.

Ha recitato, inoltre, nel film Il colore viola, di Steven Spielberg, e in Beloved, pellicola tratta dal celebre libro di Toni Morrison.

Il leggendario The Oprah Winfrey Show si conclude nel 2011, a chiusura del contratto con ABC. Dopo il suo show la Winfrey ha dato vita al suo network, Oprah Winfrey Network, in collaborazione con Discovery Communications. È qui che ha preso forma la celebre intervista con il ciclista Lance Armstrong, 7 volte vincitore del Tour de France, sulla vicenda legata al doping che gli ha strappato i suoi titoli nel 2012, ad esempio. Oltre a questo, Oprah si dedica al suo magazine mensile, O: The Oprah Magazine, e alla partnership con Apple, siglata nel giugno 2018.

La celebre conduttrice, poi, è anche una grande attivista. La sua associazione umanitaria Angel’s Network ha raccolto milioni di dollari negli anni per innumerevoli iniziative benefiche, tra cui ad esempio la costruzione di scuole in Sud Africa e programmi di educazione per bambine, o gli aiuti e i soccorsi per le vittime dell’uragano Katrina. All’inizio della emergenza per il COVID-19, poi, ha donato 10 milioni di dollari per fronteggiare la pandemia, dimostrandosi ancora una volta un vero e proprio punto di riferimento.

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La Oprahfication. Oprah Winfrey come una fonte d’ispirazione

Il Collins Dictionary recita “il percepibile aumento di desiderio nelle persone ad aprirsi con le proprie emozioni o problemi personali […]” alla voce “Oprahfication”.

Per comprendere al 100% la grandezza di Oprah Winfrey basta sfogliare il dizionario. Oprahfication è un neologismo che fa riferimento alla capacità della celebre conduttrice di entrare in empatia con gli ospiti del suo The Oprah Winfrey Show, che entravano talmente in confidenza con lei da parlare dei loro segreti più profondi. Una capacità innata di Oprah che non deriva solo dalla sua storia, ma anche di un sapiente uso della sincerità. Ecco quindi che la Winfrey è considerabile una vera e propria icona, in grado di veicolare consigli in mondovisione su come affrontare le difficoltà e andare avanti.

Uno degli argomenti più affrontati dalla nativa del Mississippi, che le permetteva e le permette ancora di entrare in grande intimità con ospiti e spettatori è l’imperfezione fisica, in particolare i problemi legati al suo peso. Numerose volte ha perso chili, continuando però sempre a oscillare tra diversi pesi forma nel corso della sua carriera. Questo però l’ha avvicinata a moltissime altre donne (e uomini) che condividevano problemi simili ai suoi, trasmettendo il messaggio che chiunque può raggiungere i propri obiettivi con forza di volontà e determinazione.

1. Fare del proprio meglio adesso ti mette nella posizione migliore per il futuro.

2. Circondati solo di persone che ti porteranno più in alto.

3. Nella vita ottieni ciò che hai il coraggio di chiedere.

4. La più grande avventura che puoi intraprendere è vivere la vita dei tuoi sogni.

5. In qualsiasi esperienza, dipingi da solo la tua tela, pensiero dopo pensiero, scelta dopo scelta. 

Oprah Winfrey

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Le ferite, le sfide

6. Trasforma le tue ferite in saggezza.

7. Le sfide sono regali che ci costringono a cercare un nuovo centro di gravità. Non bisogna combatterle. Si deve trovare semplicemente un nuovo modo di resistere.

8. Fai ciò che pensi di non essere in grado di fare. Fallisci. Riprova. Fai di meglio la seconda volta. Le uniche persone che non cadono mai sono quelle che non rischiano mai.

9. Vai avanti. Cadi a terra. Il mondo sembra diverso a guardarlo dal pavimento.

10. Quando sottovaluti quello che fai, il mondo sottovaluterà chi sei.

Per diventare una delle donne più potenti al mondo, Oprah Winfrey non solo ha tratto insegnamenti dalle situazioni difficili che ha dovuto fronteggiare quando era solo una bambina, ha dovuto sapersi rialzare anche in altre occasioni. Curioso quello che accadde dopo sette mesi di conduzione di un telegiornale serale a Baltimore. Le venne tolto l’incarico con la motivazione che si lasciava coinvolgere eccessivamente nelle notizie che divulgava. Venne spostata su una trasmissione diurna, molto meno prestigiosa. Oprah ha raccontato di considerarlo il peggior fallimento della sua vita, ma anche un profondo momento di riflessione. La sua empatia (che poi risultò essere la sua caratteristica distintiva), infatti, poteva aiutarla in un altro ruolo. È da quella trasmissione diurna che nasce la vera Oprah, la Queen of All Media

Cosa ci insegna in questo caso? A volte ciò che ci può sembrare un ostacolo può essere un trampolino di lancio. Gli aspetti negativi di certi incarichi o attività possono rivelarsi positivi in altri contesti. È tutta una questione di prospettiva: come dice Oprah, il mondo dal pavimento sembra davvero diverso.

Oprah Winfrey Obama

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“Started from the bottom, now we’re here”

La frase della canzone di Drake non potrebbe non essere più adatta per una donna come Oprah Winfrey.

Secondo Forbes, la Winfrey è la donna afro americana più ricca al mondo, con un patrimonio che si aggira attorno ai 2,7 miliardi di dollari. La rivista Life l’ha definita come la donna più influente della sua generazione. Oltre al Golden Globe alla carriera ricevuto nel 2018, a Oprah è stata riconosciuta anche la più grande onorificenza civile americana, la Medaglia presidenziale della libertà. Il presidente Barack Obama gliel’ha consegnata nel novembre 2013, per il suo contributo alla nazione. Sono solo alcune delle riconoscenze che la celebre conduttrice ha ricevuto nel corso della sua straordinaria carriera, ma non si può dire che abbia avuto una vita facile.

Gli abusi sessuali durante l’infanzia e l’adolescenza, la gravidanza indesiderata dal terribile epilogo, la povertà e le precarie condizioni familiari, il contesto di razzismo in cui ha dovuto crescere, sono alcune delle difficili situazioni che hanno caratterizzato la vita di Oprah Winfrey: una donna che costituisce un esempio vivente di come dal basso si può guardare in alto e cominciare a risalire, arrivando a realizzare i propri sogni.

11. Siate grati per ciò che avete, finirete a possedere ancora di più. Se vi concentrate su ciò che non avete, non avrete mai abbastanza.

12. La chiave per realizzare un sogno è concentrarsi non sul successo ma sul valore delle cose – così, poi, anche i piccoli passi e le piccole vittorie lungo il proprio cammino assumeranno un grande significato.

13. Più si è grati e si celebra la propria vita, più ci saranno cose per cui essere felici.

14. La vera onestà è fare la cosa giusta, sapendo che nessuno saprà se l’hai fatta oppure no.

15. Il grande atto di coraggio che dobbiamo fare tutti è far venire fuori il coraggio dalla nostra storia e dal nostro passato, così da poter vivere i nostri sogni.

In Italia arriva Twitter Fleet, la nuova funzione con post che scompaiono dopo 24 ore

Twitter ha lanciato in Italia il test di Fleet, un nuovo modo per creare conversazioni prendendo spunto da pensieri passeggeri e momentanei – che sarà disponibile per tutti gli utenti della piattaforma.

Fleet è un nuovo formato per le conversazioni su Twitter che permette alle persone di condividere i propri pensieri con più disinvoltura e con più controllo.

I Fleet scompaiono nel giro di 24 ore e non c’è la possibilità di retwittarli, mettere Mi Piace o di rispondere pubblicamente.

twitter fleet

Le Stories in formato Twitter

Twitter è ciò che sta accadendo nel mondo e quello di cui le persone parlano in questo momento esatto. Ma per alcuni, iniziare una conversazione potrebbe essere più difficile perché i Tweet sono pubblici, permanenti e mostrano il numero di Retweet e Mi Piace.

Mo Aladham, Product Manager di Twitter, afferma: “Gli italiani sono propensi a interagire e seguire su Twitter i propri connazionali, creando sulla piattaforma una grande comunità e dando frutto a volte a conversazioni estremamente interessanti e coinvolgenti. Siamo perciò curiosi di scoprire come useranno i Fleet, perché nelle nostre ricerche preliminari abbiamo rilevato che le persone si sentono più invogliate a condividere i propri pensieri con questa funzione, proprio perché consente di farlo in maniera temporanea”.

Fin dall’inizio dei primi test di Fleet, Twitter ha riscontrato che man mano le persone si sono sentite più a loro agio nel condividere i propri pensieri e le persone che magari prima twittavano in maniera sporadica, adesso stanno invece avviando più conversazioni sia tramite i Tweet che i Fleet.
Quando una persona pubblica un Fleet, di solito condivide una serie di pensieri in modo rapido e nel corso dei primi test solo una piccola percentuale dei Fleet è stata segnalata.

Come funziona Fleet

  • Per creare un Fleet, basta semplicemente toccare la propria immagine profilo in cima al feed.
  • Come i Tweet, i Fleet sono contenuti testuali a cui si possono aggiungere anche foto, video o GIF.
  • Per rispondere a un Fleet, è necessario toccarlo per poi inviare un Direct Message o inviare una reazione con un’emoji per poi proseguire la conversazione in privato.
  • Le persone possono visualizzare i Fleet pubblicati dai profili che seguono in cima al loro feed o visitando direttamente il loro profilo.

La nuova funzione Fleet sarà disponibile per tutti in Italia nelle versioni aggiornate delle applicazioni per iOS e Android che verranno rilasciate nei prossimi giorni.

Verso il New retail normal: sono cambiati i comportamenti degli italiani

Dopo due mesi di lockdown, maggio e giugno segneranno per molte aziende del settore Retail una transizione verso la (nuova) normalità, rappresentata da riaperture dei negozi all’insegna di nuove modalità di acquisto ed esperienze rinnovate, in un contesto che si prospetta profondamente mutato rispetto al precedente.

Sono cambiati il livello di fiducia e i comportamenti degli italiani

  • In due settimane, la percentuale di persone che credono che solo nel 2021 troveremo una qualche forma di stabilità è passato dal 14% a 31%;
  • Il 50% degli italiani intende evitare luoghi affollati come possono essere i negozi;
  • Il 60% degli italiani adotterà misure di precauzione e sarà molto cauto prima di decidere di entrare in negozio.

Sono parimenti cambiati i comportamenti di acquisto delle persone: in tre settimane è stato registrato un incremento delle vendite online del 180% e nel mese di aprile il 75% degli acquirenti online è rappresentato da nuovi utenti, coloro che non avevano mai fatto un acquisto attraverso eCommerce.

In questo contesto profondamente modificato, molti retailer che per recuperare parte delle vendite perse sul canale fisico durante il lockdown hanno adottato velocemente nuovi canali di vendita con formule innovative (delivery, click & collect, click & drive, app per la gestione delle file) si preparano adesso alla riapertura con il problema di gestire la clientela nel rispetto delle nuove normative e, in generale, di capire come affiancare nuovamente il retail “classico” all’eCommerce e ai servizi online.

retail

Il ritorno alla “normalità” passerà attraverso due fasi distinte

Nel breve termine, il focus sarà sulla gestione delle riaperture.

In un primo momento il focus delle aziende sarà necessariamente sulla riapertura dei negozi, nel rispetto delle indicazioni del governo: le aziende dovranno iniziare a comunicare la ripartenza, i nuovi orari, eventuali vincoli di servizio (sanificazione, gestione delle code, disponibilità più o meno limitata di prodotti e servizi).

Ogni attività di comunicazione dovrà essere chiara, tempestiva e rilevante.

Così come nelle settimane di lockdown è stato importante per le marche far sentire la propria vicinanza e assumere un ruolo nei confronti dei consumatori, anche in questa fase i clienti si attendono che le aziende diano il loro contributo, attraverso comunicazioni che siano chiare e tempestive nell’annunciare la riapertura, ma anche rilevanti perché in grado di interpretare proattivamente il cambiamento.

La chiarezza e la tempestività si otterranno:

  • Rispondendo in modo puntuale alle richieste degli utenti nella comunicazione “Inbound” ? occorrerà presidiare le ricerche online su negozi, orari, eventuali variazioni o novità dei servizi offerti; verificare la correttezza delle schede di Google Local Business con l’indicazione della riapertura, con i relativi orari; sviluppare, o aggiornare, i contenuti all’interno dei siti e delle app; essere pronti a rispondere ai quesiti delle persone attraverso social e contact center in generale.
  • Stimolando la generazione di traffico in store, con la comunicazione “Outbound” ? occorrerà prediligere canali attivabili rapidamente, quali la radio, la digital display e la social adv per comunicare la riapertura; a livello di mezzi propri, utilizzare il CRM attraverso email, sms e push notification per fornire indicazioni chiare ai propri clienti.

In questa fase sarà importante impostare piani di comunicazione dinamici e flessibili che consentano la declinazione della comunicazione in logica di addressability su target diversi e in territori diversi.

Ad esempio è possibile impostare piani di comunicazione che, integrando mezzi off line come TV e radio con altri digitali come il mobile e la Digital Out Of Home (DOOH), consentono una attivazione rapida, flessibile, e geo-targettizzabile.

È possibile infatti andare live anche solo un giorno, in una specifica fascia oraria o area geografica, con tempi di messa on air ridotti al minimo e pagando soltanto i contatti realmente raggiunti, grazie alla possibilità di rilevare le OTS generate sui singoli impianti. Queste modalità di pianificazione consentono non solo di selezionare le posizioni più rilevanti, raggiungendo lo scopo di generare traffico verso i punti vendita di interesse, ma anche di avere accesso a dashboard di consultazione delle proprie campagne per monitorarne in tempo reale i risultati.

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Ma la comunicazione dovrà anche essere rilevante.
Infatti, se la rapidità nell’attivare un piano di comunicazione chiaro e tempestivo è sicuramente in grado di dare un vantaggio al first mover, tuttavia, all’ennesimo spot che racconti gli orari di apertura, ricordi l’uso della mascherina e il distanziamento in store, il rischio di generare insofferenza diventa concreto.

A livello pratico, le modalità di attivazione saranno le stesse descritte sopra, ma a livello di contenuto comunicare la presenza di app “salta file” o di booking dei servizi online, pagamenti contact less, un servizio clienti multicanale (magari attraverso app di messaggistica alla Whatsapp), la consegna a casa disponibile per nuove merceologie, e via dicendo, farà la differenza.

Nel medio termine, l’importanza della transizione a un modello realmente omnicanale e omniesperienziale

Torna con rinnovata urgenza il tema della convergenza virtuosa fra mondo fisico e digitale.

Le aziende hanno capito che il digitale necessita di uno sviluppo più urgente che mai e la riapertura dei negozi non deve distogliere l’attenzione delle aziende sugli aspetti evolutivi da completare o intraprendere nei prossimi mesi.

Wavemaker ha preparato una check list per valutare il livello di evoluzione di alcuni asset fondamentali.

“Basics”

  • Presidio delle ricerche attraverso adeguata presenza SEO e SEA, da analizzare attraverso i benchmark di cui disponiamo in agenzia.

  • Corretto sviluppo del sito, sia in logica di indicazioni di informazioni basiche su offerta e servizi, sia per quanto riguarda lo sviluppo di servizi omnicanale, magari demandata a piattaforme di terze parti per accelerare la presenza.

  • Introduzione e sviluppo delle pagine di Local Business, che sta diventando il primo contatto tra la ricerca dell’utente e la risposta online.

Attività da implementare

  • Lo sviluppo dell’eCommerce
    Per quei brand che possono vendere online, gestire una consegna a casa o comunque delegare parte delle attività tradizionali alle piattaforme digitali: per esempio gestire appuntamenti online propedeutici alla visita in negozio, concessionaria, filiale e agenzia, per condividere contenuti, raccogliere documentazione da parte degli utenti, ecc.
  • Attenzione all’esperienza e alla sicurezza di acquisto
    Prenotazione online per appuntamenti in store, app salta file, pagamenti digitali, gestione e monitoring degli ingressi, delivery / take away vs modelli di acquisto online
  • Un rinnovato supporto alla vendita
    Attenzione alle recensioni online, presenza di guide per l’acquisto proposte da esperti, possibilità di interagire con asset virtuali, assistenti virtuali.

Cosa ci attende?

“La verità è che nessuno può saperlo, e ogni previsione è basata su un’ampia serie di scenari possibili. Ma mai come prima siamo noi a poter definire il futuro che verrà. Una cosa è chiara per tutti: superata la fase emergenziale, il luogo fisico assumerà nuovi significati e nasceranno nuovi concept per riaffermare i legami tra persone e prodotti, ma soprattutto esperienze.

Viceversa, ci aspettiamo che tutto ciò che sarà legato a un acquisto ricorsivo e gestibile a distanza, o che non garantirà la sicurezza, sarà demandato completamente alla tecnologia che colmerà quel distanziamento sociale con cui abbiamo imparato a convivere ultimamente”, dichiara Marco Magnaghi, Chief Digital Officer Wavemaker.

turismo covid-19

Dalla Finlandia alla Giamaica, come comunicano le destinazioni in tempi di COVID-19

  • L’industria del turismo globale sta vivendo un periodo molto difficile a causa del COVID-19, stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi;
  • Le destinazioni in tutto il mondo adottano una strategia di Brand Protection, cercando di ingaggiare i viaggiatori in pausa forzata offrendo nuovi stimoli su territorio e cultura.

 

Tra frontiere serrate, divieti di viaggio e distanziamento sociale, il turismo internazionale sta vivendo una crisi senza precedenti. Basti pensare che le stime OCSE valutano un crollo del 45% dell’economia dei viaggi in questo 2020, tanto atipico quanto drammatico.

Se il turismo è fermo a causa dell’emergenza sanitaria, i viaggiatori esplorano contenuti social e piattaforme digitali sognando nuove rotte da percorrere quando tutto questo sarà finito. Per il momento, ritardano l’acquisto di viaggi e li annullano nel breve periodo, come riportato dal Global Web Index. 

In questo scenario, gli enti turistici ragionano su come adeguare le proprie strategie di marketing e comunicazione. L’obiettivo attuale non è promuovere offerte o strutture turistiche, ma mantenere una relazione costante e positiva con quei globetrotter in pausa forzata, puntando su messaggi di responsabilità, speranza, selfcare. 

Le destinazioni attorno al globo sono per lo più allineate: stanno tutte adottando una strategia di Brand Protection. Cercano di rafforzare il posizionamento della destinazione arrivando al cuore del turista, creando engagement e intrattenendolo con contenuti di valore ed esperienze digitali innovative. È il momento di offrire nuovi stimoli e punti di vista originali sul territorio e sulla sua cultura.

“Le persone vogliono tornare a viaggiare al più presto, ed è proprio questo il momento giusto per le destinazioni di comunicare i propri punti di forza, in modo da attrarre e coinvolgere tutti i turisti target”.

Ha commentato Armando Travaglini, docente Ninja Academy ed esperto di Digital Marketing turistico, su questa strategia.

Ho provato a viaggiare anche io tra la comunicazione digitale delle destinazioni: vediamo insieme come affrontano questo periodo gli enti turistici di alcuni paesi attorno al mondo.

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turismo covid-19

VisitFinland e le lezioni online di felicità

Iniziamo dal grande nord. La Finlandia (o Suomi, chiamiamola con il nome proprio) è la terra dei 188.000 laghi, delle aurore boreali e del sole di mezzanotte. Della sauna, del circolo polare artico e della popolazione percepita come la più felice al mondo dal Sustainable Development Solutions Network, il network dell’ONU che ogni anno mappare la felicità in 156 paesi analizzando parametri economici, sociali e culturali.

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Visit Finland, l’ente che si occupa della promozione turistica del paese, ha lanciato la campagna “Rent a Finn goes Virtual”, un percorso di cinque dirette programmate sulla pagina Facebook ufficiale. Durante gli appuntamenti social otto finlandesi, esperti ad esempio di sport e cucina, offrono consigli su come raggiungere la felicità adottando il Finnish Lifestyle: tra i temi trattati l’alimentazione sana, il fitness, le attività per il tempo libero, la ricerca del benessere interiore. Ma c’è di più: è possibile prenotare delle videocall individuali con gli otto esperti su Zoom o Skype, per approfondire gli argomenti trattati nelle live. 

Un’iniziativa che avvicina il turista ad una cultura e un lifestyle che vede nella tranquillità e nella cura di se stessi il fulcro principale. 

Il tour da remoto nelle remote Faroe Island

Restiamo sempre in terre e acque nordiche. Ci spostiamo nelle Isole Faroe, arcipelago subartico autonomo parte della Danimarca nel bel mezzo dell’Oceano Altantico del Nord, tra Islanda, Scozia e Norvegia.

Visit Faroe Island ha creato un’esperienza turistica interattiva: Remote Tourism. Si tratta di tour in diretta sia su Facebook che sul website dedicato. In ogni tour, i local, equipaggiati di videocamera, fanno scoprire i paesaggi incredibili, le città e i musei di queste incredibili lande subpolari scoperte dai Vichinghi. L’esplorazione del territorio diventa un videogioco in cui è possibile controllare attraverso il proprio smartphone, come fosse un joypad, i movimenti della guida locale in tempo reale, per scoprire le peculiarità di questo territorio selvaggio e incontaminato.

Il virtual tour si tiene una volta al giorno in diretta durante il periodo del lockdown. Durante il tour il social media team resta online per rispondere in tempo reale a domande e curiosità degli utenti.

Le isole Canarie

Spostiamoci un (bel) po’ più a sud nell’Altantico, verso isole decisamente più calde. Le Canarie puntano sulla responsabilità, sull’empatia e sul selfcare.

Portogallo: Can’t Skip Hope

Turismo de Portugal ha trasformato la campagna di destination awareness da “Can’t Skip Portugal” in #CantSkipHope, lanciando un messaggio di speranza a turisti internazionali, operatori turistici e ai Portoghesi stessi: è tempo di fermarsi, rifocalizzarsi e unire le forze per andare avanti. Il video emozionale, che racconta i migliori scorci del territorio, è stato prodotto dal team dell’ente (operativo in smart working) con immagini d’archivio, mentre il voiceover è stato registrato con uno smartphone.

“È tempo di capire e rispettare i nostri tempi. Rispettarci.
Più velocemente ci fermiamo, prima torneremo ad abbracciarci.
È tempo di sognare quei giorni fantastici che devono ancora arrivare.
E quando arriveranno, potremo dire di nuovo: VisitPortugal”

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Dubai: #TillWeMeetAgain

Anche Dubai Tourism punta su un video emozionale che mostra gli scorci futuristici dell’emirato invitando i turisti a rallentare, a stare a casa finché non sarà sicuro viaggiare di nuovo.

“For now, we have to take a breath, slow down and stand still. But when you return, we promise to make your stay truly extraordinary”.

 

Tra raggae e ska: la Giamaica fa viaggiare con la musica

Finiamo il nostro viaggio nel mar dei Caraibi dove tra spiagge borotalco e natura selvaggia, la musica è da sempre al cuore della cultura. Jamaica Tourist Board a gennaio 2020 ha lanciato la nuova campagna di brand positioning “Jamaica heartbeat of the world” per rafforzare il posizionamento dell’isola come destination brand tra le destinazioni mesoamericane. Su questa linea, lancia una playlist su Spotify di oltre 200 canzoni per 15 ore di musica: tra raggae, ska, rocksteady o dancehall, invitando l’utente a rilassarsi e viaggiare con la mente grazie alle sonorità tipiche del paese.

Every little thing is gonna be alright”, l’iconico verso di Bob Marley, forse il giamaicano più famoso al mondo, è il titolo della playlist ascoltabile a questo link.

Ma non è tutto: sulla IGTV di VisitGiamaica è possibile scoprire altri aspetti culturali dell’isola, seguendo ad esempio lezioni di cucina con chef locali, lezioni di Fitness con personal trainer o DJ Session.

facebook gaming

Gaming App e Go Live: la nuova competizione di Facebook con Twitch e YouTube

  • Finora Twitch e YouTube avevano goduto del dominio incontrastato nel regno delle piattaforme di streaming per le community di gaming;
  • Tra il dicembre 2018 e il dicembre 2019, le ore di gioco su Facebook sono aumentate del 210%;
  • A seguito del periodo di lockdown, Facebook ha anticipato il lancio di Facebook Gaming App da giugno ad aprile;
  • Zuckerberg conta di farsi strada nel settore del gaming, puntando sulla forte espansione del live streaming.

 

L’avvento della nuova app mobile Facebook dedicata alle comunità di gioco online, avvenuta il mese scorso, non è passato inosservato.

Secondo il New York Times, la mossa di Facebook sarebbe stata accelerata dall’esigenza di venire incontro alle mutate abitudini online degli utenti nel periodo del lockdown.

La crescita di Facebook Gaming e l’impennata dei contenuti streaming avrebbero spinto la società di Zuckerberg ad anticipare il lancio dell’app, inizialmente programmato per giugno.

Secondo quanto dichiarato dal manager di Facebook Gaming App, Fidji Simo: “Investire nel settore del gaming è diventata una priorità perché vediamo questo mondo come una forma di intrattenimento in grado di connettere le persone. Il gioco non è solo una forma di intrattenimento passivo, è interattivo. Ed è questa componente a stabilire un contatto autentico tra le persone”.

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La partita di Facebook nel mercato del Gaming

Per anni, Facebook aveva continuato a investire nel settore gaming, cercando di costruire la sua comunità di streaming, collaborando con diversi streamer e ospitando tornei di eSport.

Nonostante l’ampia base di utenti – oltre 2,5 miliardi di persone al meseFacebook Gaming era rimasto in forte ritardo rispetto a Twitch e YouTube (rispettivamente di proprietà di Amazon e Google) in termini di ore di gioco rilevate.

Detto questo, oggi Facebook Gaming cresce vertiginosamente.

Stando al rapporto della società StreamElements, il tasso di crescita delle ore di gioco registrate tra il dicembre 2018 e il dicembre 2019 è del 210%.

Inoltre, lo streaming di contenuti su Facebook ha visto un incremento del 6% degli streamer e un + 78% di spettatori medi in un’ora.

Per ottenere questi risultati, Facebook avrebbe seguito la strategia di Twitch e YouTube, collaborando esclusivamente con i migliori streamer, tra cui l’ex di Twitch Gonzalo “ZeRo” Barrios, Corinna Kopf di YouTube e l’ex campionessa UFC, Ronda Rousey.

È la tesi di Doron Nir, CEO di StreamElements, che afferma: Facebook Gaming ha fatto passi da gigante perché ha sfruttato la sua presenza globale e ha acquisito nomi strategici per rafforzare la propria quota di mercato. In un settore in cui è il contenuto a far da padrone, aggiungere Ronda Rousey, una celebrità molto conosciuta nella comunità del gaming, è senz’altro un colpo da maestro. Tuttavia, se il contenuto è il re, non è da sottovalutare il regno”.

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Go Live: pochi click e sei uno streamer

Per il momento, Twitch e YouTube continuano a dominare il settore.

Twitch detiene il 61% delle ore di gioco in streaming, rilevate nel dicembre 2019, mentre YouTube ha mantenuto il 28% del mercato. Il lancio di una nuova feature potrebbe tuttavia aiutare Facebook a farsi strada nel duopolio.

Questo, cercando semplificare agli utenti l’avvio dello streaming attraverso l’aggiunta del un pulsante GoLive. Per usare le parole di Vivek Sharma, vicepresidente di Facebook Gaming: “Bastano pochi clic e sei uno streamer”.

facebook gaming

Secondo il Times, la funzione consentirebbe agli utenti di caricare stream di altri giochi mobile sullo stesso dispositivo in pochi click: “Una volta che le persone sono in diretta, gli stream appariranno sulle loro pagine personali, rendendone più semplice la fruizione per amici e follower. Come YouTube e Twitch, Facebook offre possibilità di guadagno ad alcuni dei suoi streamer. Simile allo stato di affiliazione di Twitch e a quello di YouTube, il “Level Up” di Facebook è progettato per consentire ai creatori di contenuti di monetizzare”.

È il momento del live streaming

Ciò che emerge dalle nuove statistiche pubblicate ogni giorno è che il live streaming è in forte espansione.

Secondo quanto dichiarato dall’esperto di Twitch di Verge, Bijan Stephen, ” è il momento del live streaming, Facebook spera chiaramente di poter soddisfare la crescente domanda con un nuovissimo progetto che possa spopolare  tra gli utenti”.

realtà virtuale

Distanti ma uniti, grazie alla realtà virtuale

a cura di Thomas Ducato

 

  • In queste settimane di lockdown abbiamo capito che la socializzazione non si sovrappone necessariamente alla presenza fisica
  • La realtà virtuale aggiunge un nuovo elemento nella comunicazione a distanza: la spazialità
  • La condivisione di uno spazio, con la sua narrazione e una temporalità precisa, ci permette di sfruttare al massimo alcune capacità del nostro cervello

 

Distanziamento sociale. Queste due parole, pronunciate da tutti come un mantra nelle ultime settimane, stanno cambiando in modo profondo le nostre abitudini e il nostro modo di stare con gli altri, con possibili ripercussioni anche nel lungo periodo. Ma la socialità è alla base della nostra vita, dalla sfera lavorativa a quella professionale, e si è da subito fatto ricorso alle tecnologie per fronteggiare la situazione di emergenza: video lezioni, meeting digitali, aperitivi social e connessi.

In questi mesi di emergenza abbiamo continuato a comunicare, in alcuni casi forse anche più di prima, ma lo stare insieme è sempre stato filtrato dalla piattezza di uno schermo, dalla mancanza di contatto e dall’assenza di condivisione di uno spazio comune. Anche a questi limiti, però, c’è una risposta tecnologica: la realtà virtuale.

Troppo spesso associata solo al mondo dei videogiochi, questa tecnologia sta vivendo un vero e proprio boom e potrebbe beneficiare dell’emergenza portata dal nuovo Coronavirus per trovare nuovi ambiti di applicazione e affermarsi in diversi settori.

 

Un mercato ricco e in forte crescita: il digitale 2.0

Nata con i videogiochi e trainata dal loro ricco mercato, la realtà virtuale già prima dell’emergenza rappresentava un settore in forte espansione. I numeri, stimati dalla società di consulenza Pricewaterhouse Cooper nel report “Seeing is beliving” – vedere per credere, dicono che entro il 2030 la VR porterà 1.500 miliardi di dollari e 23,3 milioni di nuovi posti di lavoro all’economia mondiale. A beneficiarne saranno diverse industrie tra cui manifatturiero, sanità, energia, retail e formazione.

Ci stiamo dirigendo verso un futuro, dunque, in cui reale e virtuale si fondono, creando nuove possibilità come ci ha spiegato Simone Arcagni, professore all’università di Palermo, giornalista, consulente ed esperto di nuovi Media.

“La strada verso il futuro è immersiva. Ci sarà sempre di più un accesso misto tra reale e virtuale. – ha raccontato Arcagni – Più questi ambienti saranno naturali nell’esperienza e semplici negli accessi, più ci sarà una spinta da questo punto di vista”.Secondo Arcagni il futuro del digitale, quindi, sarà qui: “Il digitale 2.0 sarà quello immersivo, diciamo olografico. Immagine solida, con un ambiente interattivo e partecipato”.

A questo punto, però, una precisazione è d’obbligo ed è relativa alla distinzione tra digitale e virtuale. Il primo, attraverso il web, collega e connette spazi diversi, mentre il virtuale permette di entrare nello spazio di un altro o ne costruisce di nuovi, dove coesistere. È prima di tutto una simulazione della presenza, che ci consente di interagire non solo con le persone, ma anche con l’ambiente.

 

La lezione del Covid-19: distanti ma uniti

Il nuovo Coronavirus ci ha portato ad accelerare l’adozione di alcune innovazione e ha spinto verso l’impiego massiccio di strumenti tecnologici, anticipando dei cambiamenti che di fatto erano già in atto. È anche il caso della realtà virtuale, che ha trovato nell’emergenza una situazione ideale per esprimere tutto il suo potenziale. Ne abbiamo parlato con Valentino Megale, CEO di Softcare Studios, PhD in neurofarmacologia e impegnato nell’ambito della digital health e delle tecnologie immersive.

“C’è una cosa che abbiamo compreso in questo periodo: socializzare con altri non è qualcosa che si sovrappone per forza con la vicinanza fisica. – ci ha detto – Significa soprattutto comunicazione: possiamo essere lontani pur rimanendo vicini. È fondamentale stabilire canali di comunicazione di qualità per intrattenere relazioni che siano, a loro volta, di qualità. Da questo punto di vista la realtà virtuale spinge la comunicazione e le relazioni su nuovi livelli”.

La VR, infatti, è in grado di creare nuove dinamiche di fruizione, comunicazione e socializzazione, perché aggiunge un nuovo e fondamentale elemento rispetto agli altri media: la spazialità.

 

Condividere uno spazio per vivere un’esperienza

Il confinamento sociale vissuto da tutta Italia durante la quarantena è stato spesso paragonato a quello a cui sono costretti gli astronauti durante le loro missioni spaziali. Ma questa condizione è purtroppo nota anche ai pazienti lungodegenti con cui Valentino Megale e Softcare Studios lavorano da tempo.

“La percezione svolge un ruolo importante nel processo di cura e la duplice condizione di confinamento spaziale e isolamento sociale è un fattore rilevante. In questo contesto la realtà virtuale può dare moltissimo e non è un caso che siano stati in molti a scriverci in queste settimane, comprendendo finalmente a pieno il potenziale di questa tecnologia”.

Il fatto di poter progettare spazi e interazioni offre opportunità in tantissimi altri campi, dalla sfera personale a quella lavorativa. Questo anche alla luce di alcuni meccanismi che si attivano a livello cerebrale.

“Il cervello è come un muscolo, – ha proseguito Megale – solo che invece di volere variabilità di stimoli meccanici ha necessità di nuovi stimoli sensoriali. Se vogliamo semplificare all’estremo potremmo dire che la VR è una palestra per la mente. La piattezza dello schermo restituisce un’esperienza sensoriale che è lontana dalle dinamiche di percezione naturali del cervello. Potremmo quasi fare un parallelismo: il digitale, attraverso lo schermo, sollecita il cervello un po’ come i muscoli vengono sollecitati da un elettrostimolatore. Il virtuale, al contrario, è paragonabile al sollevamento pesi: associamo alla stimolazione muscolare tutta la complessità del movimento”.

La realtà virtuale, dunque, ci consente di vivere un’esperienza all’interno di un luogo, con una sua narrazione e temporalità. In questo modo siamo in grado di sfruttare maggiormente alcune abilità del nostro cervello: concentrazione, memoria, capacità di apprendimento, comunicazione, creatività. Tutti elementi fondamentali per studio e lavoro.

 

Lavorare in ambienti virtuali: oltre lo smart working

Una lezione che abbiamo appreso negli ultimi mesi è che lavoro da remoto non è sinonimo di lavoro intelligente, o meglio smart. Non è sufficiente utilizzare gli strumenti ma apportare nelle aziende un cambio di mentalità, che spesso si traduce in nuovi processi. Questo vale anche per la formazione, dove non basta replicare sul digitale le dinamiche del lavoro in aula.

La realtà virtuale, però, aggiunge un ulteriore elemento, facendoci vivere la presenza.

“Non tutti i lavori o processi – spiega Megale – sono ugualmente dipendenti dallo spazio: in una fabbrica non si può prescindere dalla presenza fisica. In altri casi lo spazio funge un ruolo di ottimizzazione: è qui che la realtà virtuale può aiutare a migliorare il lavoro da remoto”.

Ci sono attività e processi , infatti, per cui una presenza fisica (o simulata) può rappresentare un vantaggio notevole. “Mi riferisco in particolare a brainstorming e progettazione, dove la condivisione di uno spazio attiva una serie di dinamiche di interazione che sono importanti nello stimolare idee e soluzioni innovative”.

 

Come cambiano gli eventi?

Se i luoghi di lavoro, pur con nuove norme e dinamiche, stanno lentamente tornando a popolarsi, nel mondo degli eventi gli impatti del Covid-19 si sentiranno ancora per molto tempo: appuntamenti in cui, molto spesso, più che i contenuti, le presentazioni e le attività ad essere centrali sono i momenti di networking e relazione. Ma anche in questo senso la realtà virtuale offre una soluzione concreta, a cui in molti hanno fatto ricorso in queste settimane.

“È possibile creare degli ambienti, in cui fare incontrare le persone e farle interagire, accessibile sia attraverso visore sia con lo schermo. – ha detto Megale – Partecipare a meeting e presentazioni, ma anche mostrare oggetti e prodotti. Il tutto con costi contenuti grazie a piattaforme già impostate e facilmente personalizzabili”.

Una conferma arriva dal successo dell’evento Virtual Market 4, la più grande esposizione digitale del mondo che si è svolta dal 29 aprile al 10 maggio sulla piattaforma VR Chat. Nel lungo catalogo di espositori figurano anche nei colossi come Audi, Netflix, Panasonic e Sega, a testimonianza del fatto che questo tipo di iniziative iniziano ad attirare l’attenzione anche di grandi marchi. E non potrebbe essere altrimenti visto che l’edizione 2019 della rassegna aveva coinvolto 710,000 persone e che nel 2020 ne erano attese più di un milione.

 

Sfide etiche e normative: questa volta siamo in tempo

Le sfide tecnologiche non mancano (connessioni, server in grado di gestire molto traffico, visori performanti e leggeri, migliorare la risposta fisica del nostro corpo), ma gli aspetti normativi, culturali, etici e sociali sono urgenti e complessi.
L’elemento positivo è che forse, questa volta, ce ne siamo accorti in tempo. Grazie anche all’esperienza vissuta sulla nostra pelle con i social network, visti troppo a lungo come giochi e diventati a tutti gli effetti un fenomeno sociale, un business, un canale di maketing e vendita diretta, uno strumento politico.

La VR, da questo punto di vista, non deve essere presa sotto gamba: il fatto di vivere un’esperienza all’interno di ambienti sempre più naturali e definiti potrebbe amplificare maggiormente gli impatti delle emozioni negative e nascondere nuove insidie.
L’incontro virtuale tra una madre e la figlia defunta
, progetto che ha visto la luce in Corea del Sud qualche mese fa, offre solo un assaggio della complessità delle sfide che ci troviamo di fronte.

“Ci sarà una sfida normativa e intellettuale. – ha chiuso Simone Arcagni – Servirà una chiamata alle armi di antropologi, etnografi, geografi culturali, filosofi. Bisognerà andare a definire l’identità degli ambienti, ma anche la nostra identità all’interno di questi spazi. Un’identità molteplice che dovrà essere tutelata”.

Altri aspetti importanti da definire sono quelli relativi alla proprietà intellettuale e ai dati, non più solo informazioni personali ma anche comportamentali ed emotive.
Inoltre, andranno affrontati gli aspetti normativi e studiati, anche attraverso la ricerca scientifica, gli impatti sociali e psicologici, che potrebbero rivelarsi cruciali con l’arrivo di veri e propri social network su VR, come “Horizon” di Facebook.

Quali norme saranno applicate in questi mondi senza confini e bandiere? Saremo sempre in grado di cogliere il confine tra reale e virtuale? Cosa succede se il mondo virtuale ci piace più di quello in cui viviamo?

abitudini di acquisto

Come potrebbero cambiare le abitudini di acquisto in Italia (nel lungo periodo)

  • È possibile che questa emergenza da Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori;
  • Analizzando e osservando alcune ricerche, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori: acquisto maggiore di FMGC, avvicinamento ai canali digitali e ricerca di qualità ed empatia con i brand;
  • Gli strumenti digitali rappresentano una grande opportunità per le aziende che riusciranno ad accelerare tutti i processi di digital transformation.

 

La diffusione del Covid-19 in quasi tutte le nazioni del mondo, ha costretto le persone a cambiare le proprie abitudini di vita, dalle più semplici come andare a fare la spesa al supermercato fino all’utilizzo delle tecnologie digitali, sia per lavoro che per intrattenimento. In ogni caso si sta andando verso una semplificazione degli spostamenti fisici per le attività abituali di ogni giorno.

Negli ultimi tre mesi e in quasi ogni parte del mondo, gli store fisici appartenenti a brand di molti settori merceologici, hanno chiuso i propri battenti al pubblico ed hanno conseguentemente generato una maggiore distanza fra i loro prodotti e servizi, e i rispettivi clienti: l’effetto è stato amplificato nei casi in cui non è stato possibile attuare un’adeguata strategia di business e di marketing digitale.

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L’Italia post Covid-19

La percezione è che questa situazione di distanziamento sociale, senza precedenti, si stia avviando verso una soluzione (non immediata) e che, con le dovute precauzioni e nel pieno rispetto dei vari Dpcm, in materia di contenimento dell’epidemia, i clienti stiano tornando a frequentare le strade delle città italiane che fino a qualche giorno fa erano considerate off-limits.

Secondo molti pareri, gli effetti e le conseguenze di questa pandemia, che ha fortemente scosso il mondo intero, difficilmente svaniranno nel breve periodo o in un arco temporale riconducibile alle riaperture degli store fisici e alla ripresa della vita commerciale delle città: è possibile presupporre che questo Covid-19 cambierà, anche nel lungo periodo, determinate abitudini di acquisto dei consumatori sia italiani che di tutto il globo.

digital marketing covid-19
In Italia, come in altri paesi, è incerta la qualità dello stato d’animo dei consumatori che a breve potranno liberamente scegliere dove effettuare acquisti e come modulare le proprie priorità in termini di carrello e compere.

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Isolamento domestico e digital transformation

Sembrerebbe che il Coronavirus stia accelerando, in molti campi di applicazione, la digital transformation dei brand e dei servizi ad essi connessi, ridefinendo le necessità e i concetti di spesa degli utenti.

Durante i giorni che le persone hanno trascorso fra le mura domestiche, lontane dal mondo esterno, è stato osservato da alcune ricerche un aumento del numero di consumatori che hanno acquistato online e che si sono interfacciati con strumenti digitali. Questo trend potrebbe confermarsi anche nei prossimi mesi, rappresentando una valida alternativa al negozio fisico e configurandosi come una grande opportunità per le aziende che riusciranno a optare in velocità per soluzioni digitali e ad accelerare tutti i processi di digital transformation: gli italiani, per necessità, stanno acquisendo know-how.

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Tre possibili trend nel lungo periodo per le abitudini di acquisto

A tal proposito, analizzando e osservando alcuni dati, è possibile individuare almeno 3 trend, in cui potrebbero immedesimarsi i consumatori che stanno avvertendo una graduale modifica delle proprie abitudini e propensioni di acquisto.

1. Riempire la dispensa di beni di largo consumo

Analizzando i dati di ricerche Nielsen sul mercato italiano, emerge che dal 17 febbraio al 15 marzo 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, le vendite di FMGC in Italia sono aumentate del 12% offline e del 79,8% online (e ancora non si era raggiunto l’ulteriore picco di crescita di questo trend, che verrà successivamente illustrato).

Questo dato potrebbe far credere che, anche dopo la fase acuta della pandemia, quando l’emergenza da Covid-19 andrà verso il termine, le persone continueranno a riempire le proprie dispense di FMGC (Fast-moving consumer goods).

Gli FMGC sono i beni di largo consumo e secondo una definizione contemporanea corrispondono a prodotti alimentari, bevande, prodotti per l’igiene della casa e della persona, per citarne alcuni.

2. Utilizzo dell’eCommerce e strategia omnicanale

Sempre secondo Nielsen, questa volta dai dati della ricerca “Nielsen eCommerce tracking, andamento vendite a valore, totale Italia online Week 16 2020 vs. Week 16 2019” si vede che nella settimana da lunedì 13 a domenica 19 aprile, le vendite online di prodotti di largo consumo in Italia sono aumentate del +217,3% rispetto al medesimo periodo del 2019.

Dati del genere definiscono delle nuove opportunità nel mercato sia per i produttori che per i rivenditori di beni di largo consumo: puntare con forza su una strategia di eCommerce sostenuta da un altrettanto valida strategia di marketing omnicanale, potrebbe rappresentare un valore aggiunto nel secondo semestre del 2020.

Una strategia di marketing omnicanale potrebbe costituire una delle chiavi per interpretare le nuove abitudini di acquisto dei consumatori post Covid-19: essere presenti su più punti strategici, dai social alle app, passando per gli store fisici, farà sì che l’utente potrà avere un’esperienza d’acquisto più immediata, completa e trasparente. La customer journey tradizionale potrebbe subire una trasformazione.

abitudini di acquisto

3. Ricerca di qualità ed empatia nei brand

Forse le persone focalizzeranno le proprie attenzioni sui brand che amano e sui prodotti che realmente desiderano: da qui l’importanza di stabilire ancora di più una connessione con loro, tramite una strategia che porti all’empatia con il consumatore, senza snaturare la qualità dei messaggi corporate del brand utilizzati fino ad ora, aggiornandoli però con il sentiment di questo periodo.

Il prezzo resterà uno dei fattori determinanti nei processi d’acquisto dei consumatori, ma è comunque possibile che in molti si informeranno di più prima di procedere alla “conversion”, e valuteranno con maggiore interesse l’aspetto qualitativo. Probabilmente questo avverrà su canali digitali.

abitudini di acquisto

Solo il tempo sa quanto cambieranno le nostre abitudini di acquisto

Solo il tempo potrà dire quando sarà possibile riprendere tutte le vecchie abitudini di vita e di conseguenza d’acquisto.
Questa pandemia ha indiscutibilmente accelerato il processo di digital transformation sociale (oltre che di brand): le persone si sono prima approcciate e poi hanno imparato ad utilizzare strumenti digitali per tante attività come effettuare il pagamento di un’utenza domestica o inviare una somma di denaro in beneficenza via smartphone.

La proposta è di non trascurare, nella definizione delle prossime manovre di marketing, questo know-how digitale acquisito dal consumatore. Andando sempre più incontro alle necessità di tutti. Aiutando chi è rimasto indietro in questo processo di digitalizzazione.

facebook shops

Arriva Facebook Shops, per creare eCommerce direttamente sul social

  • In una diretta, Mark Zuckerberg ha annunciato il lancio di Facebook Shops e ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua;
  • La creazione di uno shop su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio.

 

Mentre eravamo ancora impegnati a creare i nostri Avatar, Mark Zuckerberg ha deciso di sganciare la vera bomba per Facebook e ha lanciato Shops.

La piattaforma sta attuando una nuova importante spinta verso l’eCommerce, dopo le funzioni Checkout e i tag Shopping per Instagram.

In una diretta oggi, l’amministratore delegato ha dichiarato che l’espansione dell’eCommerce sarà importante per iniziare a ricostruire l’economia mentre la pandemia continua. “Se non si riesce ad aprire fisicamente il negozio o il ristorante, si possono ancora prendere ordini online e spedirli alle persone”, ha detto. “Stiamo vedendo molte piccole imprese che non hanno mai avuto un’attività online, farlo per la prima volta”.

I just announced that we’re launching Facebook Shops today – the basic idea is that any small business can easily start…

Pubblicato da Mark Zuckerberg su Martedì 19 maggio 2020

La sfida e le opportunità dell’eCommerce durante la pandemia

Il lancio di Shops arriva in un momento di vero boom per l’eCommerce, a livello globale, legato al lockdown. Se la pandemia è stata devastante per le piccole imprese, un terzo delle quali ha riferito di aver smesso di operare in un sondaggio condotto da Facebook, un ulteriore 11% afferma che potrebbe fallire nei prossimi tre mesi se la situazione attuale dovesse continuare.

Le vendite online sono state invece un punto luminoso per le piccole imprese. Etsy, dove  a vendere sono i piccoli artigiani locali, ha raddoppiato il suo fatturato rispetto a tre anni fa e ora Facebook scommette che portare un maggior numero di imprese locali online le aiuterà a sopravvivere, creando al tempo stesso nuove grandi opportunità di business per l’azienda, come aveva già anticipato lo scorso anno Zuckerberg, parlando degli interessi della compagnia verso l’eCommerce.

Nelle intenzioni di Zuckerberg, Shops dovrebbe migliorare l’esperienza standard del commercio online, memorizzando le credenziali di pagamento degli utenti in un unico luogo, per poi utilizzarle su qualsiasi vetrina di Facebook o Instagram. Un potenziale enorme, considerando che attualmente ci sono più di 160 milioni di piccole imprese che utilizzano le app della società.

Come funziona Facebook Shops

Facebook Shops dovrebbe rendere semplice per le aziende la creazione di un negozio online a cui i clienti possono accedere sia su Facebook che su Instagram.

La creazione di un negozio su Facebook è gratuita. Le aziende possono scegliere i prodotti che vogliono inserire nel loro catalogo e poi personalizzare il look and feel del loro negozio con un’immagine di copertina e colori in linea con il brand. Questo significa che qualsiasi venditore, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal suo budget, può portare la sua attività online e connettersi con i clienti ovunque e in qualsiasi momento.

facebook shops

Le persone possono trovare i negozi Facebook Shops sulla pagina Facebook di un’azienda o sul profilo Instagram, oppure scoprirli attraverso storie o annunci. Da qui, è possibile sfogliare l’intera collezione, salvare i prodotti che ti interessano e fare un ordine – sia sul sito web dell’azienda che senza lasciare l’applicazione, se l’azienda ha attivato il checkout negli Stati Uniti.

Proprio come in un negozio fisico, per chiedere assistenza basterà inviare un messaggio all’azienda attraverso WhatsApp, Messenger o Instagram Direct per fare domande, ottenere supporto, monitorare le consegne e altro ancora. In futuro, sarà possibile anche visualizzare il negozio di un’azienda e fare acquisti direttamente in una chat su WhatsApp, Messenger o Instagram Direct, secondo quanto si legge sulla nota diffusa dall’azienda.

Distanziamento sociale, come non impazzire e aumentare la creatività

  • Il distanziamento sociale e la paura del contagio ci fanno sentire fragili, ma possiamo migliorare il nostro umore e le nostre giornate grazie alla creatività;
  • Un elenco di attività creative da fare tutti i giorni per non scoraggiarci e abbandonarci alla noia in modo positivo.

 

Raymond Carver una volta disse: “In definitiva, le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste, con la punteggiatura nei posti giusti in modo che possano dire quello che devono dire nel modo migliore”.

E aveva perfettamente ragione, perché quest’anno ce lo ricorderemo anche per l’uso di alcune parole e di come il loro significato abbia definito dei confini precisi nella nostra vita.

La definizione corretta di distanziamento sociale, due delle parole che nelle ultime settimane sentiamo e leggiamo praticamente ogni giorno, è questa: l’insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa. 

Una frase che spaventa un po’. L’obiettivo del distanziamento sociale è di diminuire la probabilità di contatto tra le persone. Lo sappiamo, in questi mesi è assolutamente necessario, ma ciò comporta qualcosa di innaturale perché gli esseri umani sono animali sociali.

Siamo evolutivamente collegati per la vicinanza reciproca, e non avere interazioni sociali può danneggiare il nostro benessere fisico e mentale.

Già da qualche giorno assistiamo a una piccola e graduale ripresa di alcune attività lavorative, ma anche sociali, come poter far visita ai propri congiunti, altra parola gettonatissima che entrerà a far parte di diritto nella top 10 di questo anno incredibile. Abbiamo assistito alle prime trasgressioni in questo fatidico passaggio dalla fase 1 alla fase 2 e ci sono ancora delle cose che non ci sono chiare, perché in fondo questa pandemia ci ha stravolto completamente, catapultandoci in un universo surreale, in cui non sappiamo ancora muoverci bene.

distanziamento sociale

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Sopravvivere al distanziamento sociale

Restare lucidi in momenti come questi non è facile, ci sono giornate in cui ci sembra di rivivere lo stesso giorno ogni giorno. Non sempre si può avere un atteggiamento positivo, e anche se ci dicono che andrà tutto bene, possiamo lasciarci andare ogni tanto, perché siamo umani e non dobbiamo dimenticarlo. Quello che probabilmente ci fa stare più male è la perdita di opportunità che stiamo vivendo, le esperienze che avremmo dovuto fare e il rammarico per ciò che abbiamo rimandato. Ci sentiamo bloccati da qualcosa d’invisibile che ci travolge.

Dobbiamo cambiare punto di vista. Dedicarci a qualcosa che avremmo voluto sempre fare ma che la vita frenetica di prima ci impediva di provare. Potremmo scoprire interessi e passioni di cui non conoscevamo l’esistenza. In quante cose insospettabili potremmo riversare il nostro tempo, noi che non eravamo abituati ad averlo e invece adesso ne abbiamo in abbondanza? Non sprechiamo gli attimi, perché se questo virus ci ha insegnato qualcosa è che tutto può cambiare, da un momento all’altro.

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Il distanziamento sociale non è una pratica nuova, e questa non è la prima volta che succede una cosa del genere.

Nel 1918, quando scoppiò l’influenza spagnola che avrebbe causato fino a 100 milioni di vittime in tutto il mondo, alcune città si adoperarono a implementare le procedure di distanziamento sociale. Chiusero scuole, campi da gioco, biblioteche, aule di tribunale e chiese. Bandirono le riunioni pubbliche di oltre 20 persone, i cosiddetti assembramenti. Il risultato? In queste città il tasso di mortalità per influenza era nettamente inferiore rispetto a quelle zone in cui furono ignorate le politiche di allontanamento sociale.

La morale, come allora, è sempre la stessa: restiamo a casa e, aggiungiamo, approfittiamo del tempo per fare ciò che avremmo sempre voluto fare.

Anche nella fase 2, infatti, è necessario mantenere la cautela e limitare i contatti per proteggere se stessi e gli altri.

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Come incrementare la creatività 

Il modo migliore per trascorre ore piacevoli è quello d’impegnarsi in qualcosa di produttivo, magari di nuovo. Questo è il periodo giusto per rispolverare un hobby che avevamo abbandonato anni fa.

Organizzare un collage di foto da inviare ai propri cari

Tutti scattiamo foto, lo facciamo per tener vivi i ricordi, le persone e i posti. Viaggiamo attraverso immagini immortalate per sempre, è qualcosa di nostalgico, dolce e può essere anche stimolante. Organizzare le foto ingiallite in vecchi album, sceglierne alcune da appendere in casa, trasformarle in cartoline per poi inviarle ai familiari e agli amici. Tutti abbiamo bisogno di una nota positiva in questo momento.

Creare la playlist perfetta

Creare playlist da ascoltare in diversi momenti della giornata durante la stesura di un progetto lavorativo, quando ci alleniamo, o mentre cuciniamo, può essere davvero utile, oltre che divertente. 

Alcune ricerche affermano che ci sono tre tipi di musica motivazionale: musica pre task per aiutarci ad entrare nel mood giusto prima di fare qualcosa. Musica da ascoltare durante l’attività per migliorare le prestazioni, e musica post attività che è quella che ci aiuta a calmarci, recuperare e riprenderci dopo un intenso compito. 

Pulizie di primavera

Non abbiamo più scuse, ora è il momento ideale per pulire ogni angolo della casa e liberarsi di tutte le inutili cianfrusaglie che abbiamo sempre fatto finta di non vedere. Gli scienziati del Neuroscience Institute dell’Università di Princeton hanno dimostrato che il disordine fa perdere la concentrazione. Uno studio condotto dalla rivista Current Psychology ha scoperto che chi ha troppa confusione in casa tende a procrastinare di più.

Il tempo c’è, non ci resta che armarci di buona volontà e di olio di gomito. Affrontiamo una stanza alla volta: partiamo dall’armadio, come veri e proprio discepoli di Marie Kondo, dedichiamoci al famigerato cambio di stagione fino a rivoluzionare il garage, la dispensa in cucina con tutte quelle spezie e confetture mai aperte.

E perché non passare al setaccio anche il proprio smartphone, il tablet e il portatile?

Sbarazziamoci di vecchi programmi e app che non usiamo, ripristiniamo il computer, ma prima non dimentichiamo di fare un backup.

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Stabilire e raggiungere i propri obiettivi

Scrivere su un quaderno i propri obiettivi aiuta a capire cosa abbiamo davvero a cuore.

Una ricerca condotta dalla Dominican University of California ha dimostrato che solo scrivere gli obiettivi aumenta le probabilità di raggiungerli del 42%. Ma se non conosciamo quali sono, ora abbiamo il tempo di scoprirli davvero.

Un suggerimento? Possiamo disegnare una ruota degli obiettivi e dividerla per aree. L’area del lavoro, dell’amicizia, delle passioni, e segnare da 1 a 5, il nostro grado di soddisfazione in quell’ambito. Questo ci farà capire quanto teniamo a qualcosa e dove possiamo impegnarci di più per migliorare quello che ancora non ci soddisfa.

Credits: Science of people

Munirsi di carta e penna

Siamo distanti con gli altri, ma niente ci vieta di riconnetterci con noi stessi e perché no, magari fare pace con le nostre fragilità. Avete mai provato a fare journaling?

Uno studio del 2017 dell’Academy of Management Journal ha seguito 63 professionisti, recentemente disoccupati, per otto mesi. Ad un gruppo è stato detto d’iniziare a scrivere un diario sulla propria quotidianità. All’altro gruppo di controllo no. I risultati sono sorprendenti. Il 52% di coloro che ha tenuto un diario ha trovato un lavoro a tempo pieno. I partecipanti che hanno scritto delle loro difficoltà nel trovare un nuovo lavoro sono stati in grado di elaborare meglio le loro emozioni. Ciò ha permesso loro di visualizzare le proprie motivazioni e assumere un atteggiamento più positivo. 

Tenete sempre un taccuino sul comodino. Prima di andare a letto, annotate le parti più importanti della giornata, cosa volete realizzare il giorno successivo, i vostri desideri e paure, tutto ciò che vi passa per la testa. Scrivere per noi stessi aiuta a conoscerci davvero.

Distanti ma vicini

Dobbiamo rispettare le distanze, ma possiamo essere vicini agli altri attraverso la tecnologia con videochiamate, messaggi, e telefonate. Uno studio ha scoperto che la mancanza di connessioni sociali ha riscontri peggiori dell’obesità, del fumo e della pressione alta. Non rinunciamo ad una chiacchierata, seppur virtuale, a chi sa sempre strapparci un sorriso.

A proposito di call

Con chi abbiamo bisogno di parlare? Che sia il nostro migliore amico, o nostra nonna, la parola d’ordine è una sola: videochiamali.

Possiamo chiamare in gruppo i nostri amici e uscire come una volta… più o meno. E se stare a telefono vi sembra riduttivo, perché non fare qualcosa tutti insieme via Skype? Guardare un film, leggere un libro, mangiare una pizza fatta in casa, o ordinarla da asporto.

Credits: Depositphotos #247773264

Fare volontariato online

Sapevate che è possibile fare volontariato stando seduti comodamente in poltrona?

Il volontariato fa bene alla mente, al corpo e allo spirito. L’International Journal of Epidemiology ha condotto uno studio su 308.733 coppie sposate di età superiore ai 25 anni. Le persone che hanno svolto volontariato, avevano un tasso di mortalità più basso rispetto alle altre, e ciò che è ancora più affascinante è che questi risultati sono indipendenti dalle condizioni di salute dei partecipanti.

Implementare le proprie skill

Approfittare del distanziamento sociale per imparare nuove cose e farlo bene. Restare più tempo a casa ci permette di essere più concentrati e di avere meno distrazioni in modo da poterci dedicare maggiormente su una cosa. Ormai è assodato che essere multitasking non è necessariamente un dono, anzi, fare più cose contemporaneamente disperde energie e tempo.

Guarda un documentario su qualcosa che non conosciamo

Un sondaggio del 2019 riporta che su 1.027 americani, il 70% degli intervistati ha condiviso con gli altri qualcosa che ha imparato da un documentario. Il 44% degli intervistati ha affermato che guardare documentari li ha ispirati per apportare un cambiamento nella propria vita. Su Netflix ce ne sono tantissimi, dal design alla musica.

Il richiamo dei libri

Anni a comprare libri su libri e adesso possiamo buttarci a capofitto in avventure su carta e inchiostro. Come il canto delle sirene che attira i marinai, i libri ci ammaliano con il fruscio delle loro pagine e ci invitano a letture intense. Ora possiamo terminare quel romanzo insormontabile, o avvicinarci ad un genere del tutto nuovo. I libri sono il nostro tappeto magico verso terre inesplorate.

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libri quarentena per i più piccoli

Seguire un corso gratuito

Questo è il momento migliore per apprendere nuove competenze con corsi gratuiti messi a disposizione da diverse piattaforme. Basta scegliere un argomento e via, che la lezione cominci.

Imparare una nuova lingua

Imparare una nuova lingua non è semplicissimo, ma è utile. Secondo OptiLingo le persone che conoscono da 250 a 500 parole hanno un livello linguistico base, da principiante. Chi ne conosce da 1.000 a 3.000 può portare avanti conversazioni quotidiane, mentre conoscere da 4.000 a 10.000 parole vi rende utenti di lingue avanzate. Le persone che conoscono più di 10.000 parole parlano fluentemente una lingua.

Ciò significa che se impariamo 18 parole al giorno saremo dei principianti, e se ne impariamo 30 allora potremmo iniziare ad avere delle vere e proprie conversazioni quotidiane. Andiamo per gradi, all’inizio ogni cosa nuova è complicata, ma non impossibile.

Shake your body

Restare chiusi in casa ci fa sentire soffocati. Avvertiamo i nostri passi sempre più pesanti, il nostro corpo schiacciato dal peso della noia e dell’ansia. Ci sentiamo irrequieti pensando ad una giornata lunga e monotona. Abbiamo bisogno di scuoterci un po’ e un buon workout può essere una soluzione giusta.

In un’analisi di 70 studi pubblicati su Psychological Bulletin, i ricercatori hanno scoperto che le persone che si esercitavano regolarmente miglioravano i loro livelli di affaticamento rispetto a quelli che non si allenavano. Fare allenamento almeno tre volte a settimana, ci rende più carichi e positivi. Possiamo imparare a ballare con dei tutorial su Youtube o scaricare delle app apposite per il controllo del peso corporeo. Meglio ancora abbonarsi a qualche corso online di Yoga, Tai Chi o meditazione. 

Rappresentare con uno sketchboard un discorso significativo

Avete mai sentito parlare di sketchboarding?

Lo sketchboard è un modo per visualizzare un concetto attraverso disegni o grafici. Spesso usando una lavagna o un blocco da disegno, i progettisti spiegano concetti complessi con semplici disegni.

Un’idea da cui trarre spunto? Prendete il vostro discorso TED preferito, o uno qualsiasi che vi ha particolarmente colpito, e provate a rappresentarlo graficamente.

Creare una vision board

La solitudine prolungata non è un’esperienza piacevole. Un buon modo per ritrovare un po’ di sano ottimismo e focalizzarsi su qualcosa di piacevole, come la creazione di una vision board, una vera e propria tavola delle visioni. Non è solo un collage di immagini e frasi motivazionali, ma uno strumento per realizzare desideri e progetti.

Una tavola piena di sogni, un collage composto da immagini, parole e frasi. Un riflesso di speranze e desideri. È progettata per ispirarci e motivarci. Una rappresentazione ideale di chi vogliamo essere e diventare, e mai come ora è importante averla tutti i giorni davanti agli occhi.

Come realizzarne una? Procuriamoci un cartoncino o un foglio, forbici, colla e varie foto, immagini e citazioni da riviste, giornali e libri. Non dimentichiamo penne, pennarelli, e matite.

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Visite guidate e virtuali

Sapevate che molti musei offrono visite virtuali?

Possiamo visitare lo Smithsonian Museum of Natural History e perderci tra le opere del Guggenheim Museum. Attraverso Google Arts & Culture, viaggeremo da Parigi a Nuova Delhi o goderci l’incantevole Casa Azul in Messico, la dimora dell’iconica Frida Kahlo.

Possiamo fare un salto a Disney World e provare le montagne russe virtuali senza paura e senza dover fare la fila.

Liberare il nostro artista interiore

Dalla pittura, agli sketch veloci, immergiamoci nella bellezza dell’arte per provare qualcosa di nuovo. Possiamo migliorare la nostra calligrafia, imparare a disegnare in stili differenti, creare origami o dedicarci alla poesia e riprendere le lezioni di chitarra che avevamo abbandonato da piccoli.

Sfoggiare un nuovo look

Passare tanto tempo in casa non ci vieta di sperimentare nuovi look. Il nostro taglio di capelli ci sembra banale? Proviamo ad accorciare la frangia o a ravvivare le nostre ciocche. Possiamo provare nuove routine per la nostra skin care. Avete mai provato la skin care coreana? Prevede circa 10 passaggi tra detergenti, esfolianti, tonici, essenze, maschere e crema contorno occhi.

Creatività in cucina

Il nostro sogno è quello di cucinare una pasta al forno coi fiocchi?

Adesso è il nostro momento. Il cibo è uno dei modi migliori per nutrire la propria anima creativa. Vogliamo provare a mangiare cibo vegano? Sul web ci sono tantissime ricette deliziose da sperimentare. Non abbiamo trovato il pane fresco per il pranzo? Possiamo farlo in casa, e magari aggiungere qualche contorno sfizioso inventato al momento.

Se la cucina non è il vostro forte, magari avete il pollice verde, non resta che provare.

Credits: Depositphotos #81647056

L’isolamento, il distanziamento sociale, e la pandemia, per quanto possono fare paura, ci hanno mostrato non solo la nostra fragilità, ma anche la nostra forza.

Ci siamo trasformati da eterni corridori, pedine in movimento da un punto all’altro a piccoli puntini immobili. Abbiamo rimandato i nostri piani o in realtà stiamo scoprendo solo ora, in questa paralisi, cosa vogliamo davvero?

Stiamo riscoprendo le piccole cose che la frenesia quotidiana ci ha fatto dimenticare, come bere un caffè senza dover correre all’ennesimo appuntamento di cui non ci importa nulla.

Prima di ripartire, usiamo saggiamente questo tempo. Dopo la più nera delle notti sorge sempre un sole fulgente.

eCommerce 2019 e coronavirus

eCommerce: +17% nel 2019, ma il Coronavirus stravolge il settore

Il Coronavirus colpisce e modifica anche il mercato dell’eCommerce. È quanto emerge dal report E-commerce in Italia 2020 – Vendere online ai tempi del Coronavirus” della Casaleggio Associati, presentato questo pomeriggio durante un evento in streaming agli operatori del settore e al grande pubblico.

Giunta alla XIV edizione la ricerca ha analizzato i dati relativi alle vendite online nel 2019 che registrano una crescita del fatturato del 17% per un totale di 48,5 miliardi di euro.

Un focus è stato dedicato all’andamento del mercato negli ultimi mesi durante i quali l’obbligo di rimanere a casa ha portato a modificare fortemente le abitudini di acquisto in tutto il mondo. Il 54% delle aziende eCommerce intervistate, però, ha visto calare il proprio fatturato a causa del Coronavirus, mentre solo il 21% lo ha incrementato. Chi ha perso fatturato lo ha dimezzato, in media -54% del fatturato.

eCommerce in Italia 2019

Cosa racconta l’ultimo report sul mercato italiano

Il report, realizzato mediante l’elaborazione di studi e ricerche di mercato, articoli di attualità ed esperienza sul campo di Casaleggio Associati, nonché attraverso una survey online e interviste di approfondimento con alcuni dei principali operatori del mercato, ci dice che agli italiani acquistare online piace. Il 76% dei consumatori acquista da mobile, il 98% ha acquistato almeno una volta sui marketplace e oltre 31,6 milioni di persone nel 2019 hanno acquistato online da siti esteri, in particolare da Cina, UK, Stati Uniti e Germania.

“Da 15 anni l’e-commerce in Italia cresce a doppia cifra – spiega Davide Casaleggio, Presidente della Casaleggio Associati – ma negli ultimi mesi è stato registrato un calo fortissimo di transazioni in settori fino ad oggi dominanti online quali il turismo, a favore di altri fino a questo momento considerati marginali come l’alimentare che ha avuto una crescita a tre cifre. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale che durerà nel tempo e che modificherà fortemente l’economia e l’organizzazione del business di molte aziende oltre che la società intera. Se fino ad oggi era normale ricevere una pizza a casa, da oggi in poi sarà normale ricevere anche un cacciavite”.

eCommerce in Italia 2019 casaleggio associati

I dati

Le aziende eCommerce italiane che vendono all’estero sono state il 61% (+5% dallo scorso anno), mentre il 39% vende solo in Italia. La carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso (28%), seguita dai digital wallet (23%), dal bonifico (19%), dal pagamento alla consegna (17%), pagamento via mobile (7%) e altri per il 6%.

Nel 2019 il Tempo libero è stato il settore più importante per l’eCommerce (rappresenta il 42,7% del fatturato totale), seguito dal Turismo (25,6%). Il primo cresce del 21% rispetto all’anno precedente, mentre il turismo che è un settore maturo in termini di eCommerce del 7%. I centri commerciali rappresentano il 15,5% con una crescita del 25%.

Gli altri settori rappresentano tutti dati più bassi del 5% dello share e raggiungono complessivamente il 16,2% del totale del fatturato. Le Assicurazioni, che crescono del 4% in fatturato, rappresentano il 4,6% dello share. Salute e bellezza cresce del 27%, seguendo il trend dello scorso anno ma rappresenta ancora solo lo 0,4% sul totale. Casa e arredamento cresce del 25% e arriva a rappresentare lo 0,9% del totale. Alimentare cresce del 19%, grazie sia al food delivery che al largo consumo, e rappresenta il 3,1% del totale. Elettronica di consumo cresce del 17% (3,3% del totale), Moda cresce del 16% (2,1% del totale), Editoria dell’11% (1,8% del totale) dove più di un libro su quattro oggi viene venduto online.

Ma con l’avvento del Coronavirus tutto è cambiato e l’alimentare, con il suo 3,1% del totale del fatturato dell’eCommerce in Italia diventato il settore merceologico con più transazioni.

In crescita il settore Salute e Bellezza, soprattutto grazie al pharma, e l’Editoria, grazie ai contenuti in streaming. L’elettronica non si ferma e vede crescere in particolare gli acquisti di laptop, notebook, stampanti, e piccoli elettrodomestici, ma con scontrini più bassi. Il settore Moda subisce un impatto negativo dovuto alla mancanza di necessità del prodotto che impatterà su tutto l’anno. Il tempo libero sta subendo l’influenza della limitazione delle opportunità di gioco fisiche. Gli ordini di giocattoli sono aumentati considerevolmente, così come di accessori per gli hobby casalinghi o gli ordini di sex toys. L’acquisto di articoli sportivi è limitato, mentre il comparto eventi subisce un impatto fortemente negativo a causa della sospensione degli stessi. Fanalino di coda il turismo.

eCommerce in Italia 2019_coronavirus

L’emergenza Coronavirus per l’eCommerce in Italia

“Ma se la gente in questi mesi sta incrementando gli acquisti online, dall’analisi condotta da Casaleggio Associati su 58 operatori rappresentativi di tutti i settori merceologici, emerge che la maggior parte delle aziende non vede un miglioramento dei propri affari – spiega Davide Casaleggio – E chi ha incrementato il proprio fatturato fa fatica a stare dietro agli ordini con un +96% di incremento medio in settori come l’intrattenimento online e la formazione, o i negozi online di alimentari che da soli hanno visto un +300%”.

Le aziende eCommerce italiane hanno dovuto riorganizzarsi per gestire il momento critico. In particolare gli ambiti valutati più sotto stress sono legati all’organizzazione con lo smart working (31%), la logistica (27%) e l’approvvigionamento di prodotto (21%). Ma il tema che sembra inquietare anche chi ha visto un aumento delle vendite è la questione finanziaria, sia per uno scoraggiamento generale degli investitori che per una generale maggiore rigidità nei pagamenti per paura di non incassare da parte delle altre aziende con cui collaborano.

“L’esperienza Covid spingerà a ripensare i canali di comunicazione a partire dal ruolo dei social fino all’integrazione con un modello fisico digitale dei punti vendita – spiega Luca Eleuteri, Socio fondatore della Casaleggio Associati – Ci dovrà essere una spinta verso l’utilizzo di canali proprietari che oggi ha un peso del 50% sui fatturati rispetto ai marketplace più blasonati che sottraggono margine ai brand. Un equilibrio da trovare per le Piccole e medie imprese e i commercianti tra investimenti per incrementare la visibilità del prodotto attraverso la presenza sui social e margine da cedere ai marketplace”.