Risparmiare tempo: questa è una delle parole d’ordine più importanti in ufficio, ma anche nel lavoro da remoto. Una migliore ottimizzazione delle risorse permette di arrivare a fine giornata con una buona dose di soddisfazione e sicuri di aver completato tutti i task quotidiani.
Per questo, alcune risorse risultano particolarmente preziose per lo scopo, senza dimenticare che, nella baraonda giornaliera del turbinio di email e messaggi, è bene tenere sotto controllo in nostro livello di stress, magari monitorandolo.
Nei digital tool della settimana c’è un suggerimento proprio per questo, oltre a strumenti per rinnovare la nostra immagine e ottimizzare i funnel.
Ogni giorno ci esprimiamo attraverso decine di emoji, ma la velocità del digitale ci fa dimenticare presto ciò che abbiamo provato. Con emolog puoi riassumere la tua giornata in una faccina e registrarla, per poi ripercorrere la tua settimana (o il tuo anno) e fare un bilancio.
Fai funzionare meglio la tua agenda
Quante volte prendendo i tuoi appuntamenti quotidiani rischi di spezzare troppo il tempo dedicato al lavoro e non riuscire a concentrarti davvero? Clockwise è un assistente intelligente che libera blocchi di tempo senza interruzioni, in modo che tu possa concentrarti su ciò che conta.
Scopri il funnel
Quali sono i percorsi più comuni che i clienti compiono sui tuoi canali prima di arrivare alla conversione? Customer Journeys ti aiuta a scoprirlo e a costruire funnel di vendita basati su come i clienti si muovono attraverso il tuo prodotto. Da provare in free trial.
Rinnovati in 3D
Con ICONS8 puoi creare una illustrazione 3D di te stesso divertente ed espressiva per personalizzare i tuoi profili. Le librerie contengono illustrazioni “a tema ufficio” molto dettagliate e disponibili in diverse pose.
La rivincita dei QR code
Gli ultimi mesi e la necessità del contactless ci hanno fatto riscoprire questi codici, ma obiettivamente si tratta di elementi non bellissimi esteticamente. Per renderli più armoniosi e coerenti con il contesto in cui li inseriamo c’è QR.io, per generare codici completamente personalizzati per colore, forma e logo.
___
Se hai trovato utili questi tool, attiva la prova gratuita di Ninja PRO Information. Riceverai ogni giorno le news sempre aggiornate (anche in versione audio), insight, analisi degli esperti e i nostri consigli sui migliori strumenti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/digital-tool-1.jpg9251647Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-04-17 16:30:192021-04-20 00:25:35ICONS8, emolog e Clockwise: i digital tool della settimana
Fiat offre soluzioni semplici per vivere al meglio ogni giorno, e oggi lo fa con la nuova tecnologia Hey Google disponibile sulla famiglia Fiat 500, rivolgendosi ad un target giovane, tecnologico, che ama il divertimento, lo stare insieme e lo stile cool di 500.
La pianificazione, a cura di Starcom, è iniziata in Italia dall’11 aprile sui principali canali TV generalisti, satellitari, digitali e sull’addressable dei principali broadcaster disponibili. Firma la sede torinese di Leo Burnett, hub strategico creativo e di coordinamento internazionale per i brand Stellantis, sotto la guida di Maurizio Spagnulo e la direzione creativa esecutiva di Francesco Martini.
Lo spot, diretto da Federico Mazzarisi, racconta con tono scanzonato un momento di vita fuori dagli schemi vissuto da tre amici: nella loro Fiat 500X Hey Google troveranno tutte le risposte di cui hanno bisogno. Ma cosa ne faranno? La risposta è nel finale sorprendente del film, che rispecchia il classico tone of voice del brand.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/500_1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-15 15:50:302021-04-15 15:52:26FIAT e Leo Burnett presentano 500 Family Hey Google per un target giovane e tecnologico
Dare vita ad una WPP più inclusiva che celebri diversità e differenze stimolando la creatività. È questo il percorso che segna la rotta di WPP in Italia, il Gruppo leader in ambito di marketing e comunicazione, che ha dato il via al WPP D&I Board, l’iniziativa che coinvolge protagonisti della industry della comunicazione – incluse le attività di CSV, come ad esempio la collaborazione con CoorDown -, della tecnologia, della cultura e dello spettacolo volto a riflettere su Diversità e Inclusione, fondamentali nella quotidianità della vita aziendale.
Diversity & Inclusion
In Italia, da ormai qualche anno, WPP ha intrapreso un percorso di valorizzazione delle attività relative alle tematiche di Diversity & Inclusion. Nel 2017 fu ideato il progetto Winspire, la prima iniziativa interna locale cross-agenzie che vuole supportare e promuovere i talenti e la leadership femminile. Da quest’anno la creative transformation company allargherà il suo raggio d’azione impegnandosi a promuovere una maggiore diversità all’interno dei suoi team che, a sua volta, porterà una maggiore creatività e innovazione nei loro progetti. Obiettivo prioritario sarà l’uguaglianza di genere, specialmente ai livelli più alti di una organizzazione.
Nasce così il WPP Diversity & InclusionBoard il cui obiettivo è riflettere e dare vita ad un nuovo linguaggio della diversità e dell’inclusione, basato sulla partecipazione, sulle testimonianze e sullo scambio di opinioni di tutti i partecipanti. Gli spunti emersi verranno raccolti in un white paper da veicolare al mercato entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di fornire linee guida riguardo alle tematiche di Diversity & Inclusion nel panorama italiano e aiutare i team a integrare best practice.
Dopo i saluti introduttivi da parte di Simona Maggini, Country Manager di WPP in Italia, e Roberto D’Incau, Founder & CEO Lang&Partners, al tavolo di lavoro sono intervenuti gli altri membri del WPP D&I Board: da figure apicali di aziende leader di mercato, ad artisti e alti rappresentanti delle istituzioni culturali, da personalità del mondo dell’editoria ad esponenti di importanti associazioni di volontariato.
In quanto Gruppo leader negli ambiti di marketing e comunicazione, riteniamo sia una nostra concreta responsabilità fare da guida nella riflessione e nel percorso di cambiamento del sistema italiano che porterà quanto prima a riconoscere team diversificati come patrimonio essenziale con cui promuovere maggiore creatività e idee a vantaggio delle diverse aziende che operano nel mercato.
Dichiara Simona Maggini, Country Manager WPP Italia:
Ritengo che la parola chiave sia Inclusione: ci stiamo impegnando con una serie di autorevoli partner per far sì che l’inclusione diventi la normalità e non ci fermeremo finché il risultato non sarà raggiunto. Per quanto riguardo il Gruppo, stiamo compiendoun deciso passo in tal senso con l’inaugurazione del Campus WPP, un luogo, appunto, altamente inclusivo e innovativo, dove lavoreranno oltre 2.000 persone, portando background differenti, idee e competenze distinte essenziali per la nostra creatività e il nostro successo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_company.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-15 11:48:582021-07-26 11:39:30Al via il primo appuntamento del WPP Italia Diversity & Inclusion Board
Le azioni di Coinbase Global Inc hanno avuto un debutto altalenante al Nasdaq, con la valutazione dello scambio della criptovaluta che ha oscillato da un massimo di 112 miliardi di dollari a un minimo di 83 miliardi di dollari.
Il debutto in borsa di Coinbase in direct listing, cioè fatto attraverso una quotazione diretta (in cui non vengono vendute azioni prima dell’apertura), segna un’altra pietra miliare nello sviluppo del bitcoin e di altri asset digitali.
Arriva nel mezzo di un‘impennata nel valore delle criptovalute che ha attirato una serie di aziende mainstream e veri colossi dell’industria, ma anche soggetti della finanza tradizionale, che sono saltate sul treno in corsa.
Le azioni di Coinbase hanno aperto a 381 dollari per azione, in aumento del 52,4% da un prezzo di riferimento di 250 dollari per azione fissato martedì.
Il titolo ha poi invertito la rotta attestandosi su 318 dollari, per poi chiudere a 328 dollari per azione, con una valutazione di 86 miliardi di dollari e una capitalizzazione di mercato di 63,3 miliardi di dollari.
Fondata nel 2012, l’azienda con sede a San Francisco vanta 56 milioni di utenti a livello globale e un patrimonio stimato di 223 miliardi di dollari sulla sua piattaforma.
Da 6 miliardi agli 86 della quotazione
Coinbase era stata stata valutata a poco meno di 6 miliardi di dollari appena a settembre, ma è aumentata in linea con i guadagni del bitcoin quest’anno.
Il debutto di Coinbase ha segnato il primo “incrocio ufficiale” tra la consueta strada della finanza tradizionale e il percorso alternativo delle criptovalute.
Come tale, il risultato della quotazione potrebbe trasformarsi in una approvazione delle criptovalute anche da parte degli investitori tradizionali. Infatti, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno già annunciato nuovi piani per offrire ai loro clienti l’accesso agli investimenti in criptovalute.
I sostenitori delle crypto naturalmente festeggiano, anche se i detrattori ovviamente pongono dubbi sulla durata del boom del fenomeno.
Non si può negare, però, che la quotazione di Coinbase sia uno dei più importanti segni dell’accettazione, se non approvazione, della finanza tradizionale alle monete elettroniche.
Tuttavia, gli scettici sostengono ancora con forza che le monete digitali sono state gonfiate da stimoli esterni, come la decisione di Elon Musk di permettere il pagamento delle Tesla in Bitcoin, tanto che, in effetti molti governi e regolatori in tutto il mondo stanno intensificando la supervisione sul fenomeno e mettendo in dubbio la sua utilità come moneta.
Per esempio, in un’intervista a Der Spiegel, Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ha chiamato Bitcoin “un bene speculativo senza alcun valore fondamentale riconoscibile”
La criptovaluta più grande e più conosciuta del mondo ha infatti raggiunto un record di oltre 63.000 dollari martedì e ha più che raddoppiato il suo valore quest’anno, mentre le banche e le aziende hanno cominciato a interessarsi all’asset emergente.
I risultati finanziari più recenti dell’azienda sottolineano come le entrate sono aumentate di pari passo con il rally dei volumi di scambio e del prezzo dei Bitcoin.
Quando il prezzo del Bitcoin scende, è inevitabile che anche le entrate di Coinbase e il prezzo delle azioni scendano.
L’incertezza normativa intorno alle criptovalute potrebbe non essere un fenomeno passeggero: una recente norma antiriciclaggio proposta dal governo degli Stati Uniti richiederebbe alle persone che conservano le criptovalute in un portafoglio digitale privato di sottoporsi a controlli di identità se fanno transazioni di 3.000 dollari o più.
Una mossa che potrebbe davvero danneggiare la diffusione delle criptovalute e inficiare lo scopo d’uso originale, che era quello di rendere i servizi finanziari accessibili a tutti.
Le criptovalute come il bitcoin sono vengono associate ad attività illecite a causa del fatto che le persone che effettuano transazioni spesso usano pseudonimi, ma l’attività illecita ha rappresentato solo lo 0,34% di tutto il volume delle transazioni crypto l’anno scorso, secondo la società di analisi blockchain Chainalysis, tra le altre cose,in calo da circa il 2% dell’anno precedente.
Gli Stati Uniti, però, non sono l’unico paese che sta considerando nuove regole severe sulle criptovalute. In India, per esempio, il governo sta considerando una legge che vieterebbe le criptovalute e penalizzerebbe chiunque le detenga o le scambi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/coinbase-1.jpg9261645Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2021-04-15 08:19:142021-04-16 11:54:02Coinbase debutta al Nasdaq con una quotazione di 86 miliardi di dollari
Il tema di come aiutare la ripartenza delle attività nella ristorazione è argomento pressante e quotidiano. Le difficoltà economiche del settore Ho.Re.Ca. sono pesanti e impongono agli operatori chiarezza di visione per prendere decisioni e impegnarsi in investimenti.
Diventa quindi fondamentale avere a disposizione analisi e dati su cui basare le scelte. Esattamente il tipo di contenuti che l’agenzia di branding CBA ha raccolto ed esaminato in “FOOD Z”, ampio e approfondito studio su abitudini, preferenze e motivazioni rispetto al consumo di cibo out-of-home della Generazione Z.
FOOD Z
Verificata sul campo attraverso più fasi e con metodologie diverse di contatto con il target (approfondimenti nella scheda), la ricerca anticipa e disegna il profilo di un’esperienza nuova e tailor-made che i canali di ristorazione amati dai giovani nati dopo il 1995 potrebbero offrire. Quella che è stata definita una “stay-in generation” è infatti in realtà un gruppo sociale in cui l’89% dei ragazzi pranza(va) o cena(va) fuori casa almeno una volta a settimana.
FOOD Z racconta di una generazione cresciuta in un mondo dove il digitale non è novità, ma quotidianità. Questa evidenza è il punto di origine di una proposta ibrida, on e offline, in cui la realtà analogica si mescola, si adatta e trova compensazione in quella virtuale e interattiva, così da generare una experience del cibo fuori casa mai vista prima.
Lo studio di CBA parte da 3 domande chiave – il rapporto con il cibo, i momenti di consumo fuori casa più rilevanti e i driver di scelta del luogo dove mangiare di questo target generazionale – e sviluppa, sulla base dei diversi insight raccolti nelle interviste e poi clusterizzati, tantissimi suggerimenti per il ristoratore su come intervenire nel customer journey del giovane cliente così da renderglielo memorabile.
Approccio strategico-creativo
Per esempio aggiungendo nel sito web del locale strumenti di servizio che permettono al giovane cliente al primo appuntamento sentimentale di progettare in anticipo tutti i dettagli di una serata sicuramente delicata e importante, scegliendo il grado di privacy del tavolo, l’ambiente, gli allestimenti, il menù. Tra questi servizi CBA include anche piccoli interventi di aiuto online come la scelta del grado di confidenza da parte del personale che può diventare facilitatore della serata, oppure una lista di particolarità del locale come spunto di conversazione, o il naming del tavolo come momento di gioco.
Il locale stesso potrà infine suggerire come chiudere la serata facilitando online il pagamento del conto e condividendo consigli su dove proseguire la serata. L’obiettivo è chiaro: creare un legame fortissimo con i consumatori che, sentendosi capiti, seguiti e aiutati, conserveranno un ricordo positivo del ristorante.
Queste idee sono un assaggio dell’approccio strategico-creativo adottato da CBA nell’individuare soluzioni che combinano le esigenze del target e la necessità del ristoratore di ripensare in modo efficiente la propria proposizione.
Scegliere un ristorante infatti dipende anche dalla motivazione per cui si esce, e da ogni motivazione discendono need specifici. Motivazioni ed esigenze che sono state raccolte e clusterizzate da CBA in una nuova unità di analisi, gli “scenarios”. Questi scenarios profilano alcuni dei principali momenti di consumo della GenZ: da Celebrations a Tinder Date, da Improvvisata al fast food ad Entertained Dinner, Cena con dolcetto, Co-studying. Ognuno di questi profili contiene informazioni chiave e stimoli che potranno, se adeguatamente sviluppati, trasformare radicalmente la brand experience ristorativa della GenZ.
Dopo questi mesi durissimi ci troviamo in un momento di passaggio fondamentale per il futuro del settore Ho.Re.Ca. Il fattore economico pesa molto, ma il rilancio deve obbligatoriamente passare anche da una diversa visione prospettica. È il momento di immaginare nuovi modi di offrire il servizio, consapevoli del fatto che non è il momento della casualità, ma quello delle scelte mirate e ponderate.
ha commentato Massimiliano Frangi, Chief Design Officer di CBA.
L’esperienza di CBA nella creazione di brand experience per la ristorazione è solida e sostenuta da case histories uniche e distintive come quella di Langosteria. Ci sentiamo pronti per progettare soluzioni di customer journey innovative e dare un contributo concreto al rilancio del settore.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Company-2.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-14 16:26:232021-07-26 11:39:53FOOD Z: la ristorazione secondo la Generazione Z
Bruno Bertelli è il Chief Creative Officer più premiato al mondo nel 2020. Lo svela la classifica del World Creative Rankings, stilata da The Drum, che quest’anno ha analizzato in totale 1.768 lavori creativi di 1.295 aziende realizzate da 964 agenzie e firmate da 387 Chief Creative Officer.
The drum world creative rankings 2021
Per la prima volta nella storia un italiano si posiziona in vetta alla prestigiosa classifica globale che celebra i migliori talenti creativi del mondo dell’advertising e della comunicazione. Un risultato che fa riflettere su come oggi in Italia sia possibile raggiungere altissimi livelli di eccellenza in settori dove solitamente sono altri Paesi ad avere la leadership.
Dal 2016 Bertelli è Global Chief Creative Officer di Publicis Worldwide, una delle agenzie creative più importanti al mondo e parte di Publicis Groupe, terzo gruppo di comunicazione globale. Grazie al suo lavoro con brand come Heineken, Diesel, Barilla e Mercedes, di cui è advisor global, ha saputo ispirare generazioni di talenti tanto da attrarre in Italia creativi di tutto il mondo.
Nella sua carriera Bertelli ha vinto 82 Leoni al Cannes Lion e alla fine del 2017 Adage, tra le più celebri testate di creatività, ha inserito Bertelli nella classifica Creativity 50, insieme a Rihanna, Yayoi Kusama, Melissa McCarty, Stephen Colbert e Edward Enninful. In passato hanno ricevuto tale riconoscimento personaggi italiani del calibro di Franca Sozzani, Maurizio Cattelan e Oliviero Toscani.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/Company-1.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-14 12:41:462021-07-26 11:40:59Bruno Bertelli è il Direttore creativo più premiato al mondo!
Se ti stai chiedendo perché un hacker dovrebbe interessarsi proprio alla tua vita, sei l’anello debole della catena.
Questo non deve, tuttavia, offenderti: siamo tutti anelli deboli della catena, quando si tratta di sicurezza informatica.
Il clima sul tema in questi giorni è rovente, dopo l’ennesimo scandalo che riguarda questa volta Facebook, con i dati di oltre 500 milioni di account che sono stati esposti (con nomi, luoghi, date di nascita, indirizzi email e, in alcuni casi anche di quelli telefonici).
Uno scandalo che ha coinvolto, solo in Italia, più di 35 milioni di account.
Invece di prendercela con le big del tech e lanciare invettive sulla rete o, peggio, sui social media, sarebbe opportuno fare un esame di coscienza.
Le nostre vulnerabilità: tecniche e psicologiche
Secondo il rapporto Clusit, nel 2020 gli attacchi informatici sono cresciuti del 12% a livello mondiale.
Sul podio dominano i malware (42%, tra cui spiccano i ransomware nel 29% dei casi); seguono i data breach nel 20% dei casi; e infine phishing e social engineering che pesano per il 15% sul totale.
Gli hacker approfittano delle nostre vulnerabilità: da quelle tecniche, dovute alla velocità con la quale le aziende hanno dovuto adattarsi a fenomeni come lo smart working, fino agli effetti ancora più preoccupanti sulla psiche umana: quanti di noi hanno ricevuto email sul Coronavirus, da parte della presunta Organizzazione Mondiale della Sanità e sono stati tentati dal cliccare per avere maggiori info?
Il 10% degli attacchi portati a termine a partire da fine gennaio 2020 è stato a tema Covid-19.
D’altronde gli hacker sono scaltri e cavalcano i trend, le ansie e le paure del momento: secondo i dati di Google Navigazione sicura, i siti di phishing creati nel periodo marzo aprile 2020 sono stati circa 188mila mila nei momenti peggiori della Pandemia (parliamo solo di quelli rilevati).
Gli hacker hanno creato versione parallele di Zoom e approfittato dell’aumento vertiginoso dello streaming dei film, per rubarci dati e i soldi depositati in banca.
Sono le aziende ad aver subito più danni, ma la buona notizia è che stanno imparando velocemente dai loro errori: «Sì sono aperte alle attività da remoto, realtà come banche centrali, grossi enti assicurativi, aziende in ambito energy e hanno capito l’importanza di potenziare le loro reti, per garantire la loro sicurezza e quella dei clienti. Si sono rivolte a consulenti per aumentare i meccanismi di controllo, sia delle loro infrastrutture, che lato client per garantire un accesso sicuro ai loro dipendenti in smart working, l’anello più debole della catena», spiega Gianvittorio Abate, Ceo di Innovery, azienda specializzata in cybersecurity, con sedi in Italia, Spagna e Messico e un fatturato di 46 milioni di euro nel 2020.
Scarsa attenzione alla privacy, tra gli errori comportamentali
Pensa a Ulisse e al Cavallo di Troia. Di cavalli di Troia ce ne sono tantissimi sulla rete, ma non potrebbero invaderci se non fossimo noi ad aprire le porte.
Se sono i nostri errori a dare il là ai criminali informatici, l’obiettivo delle aziende è di lavorare proprio sul comportamento degli utenti che usano male le credenziali di accesso e hanno una scarsa o nessuna attenzione al valore della privacy. E quello che è peggio, navigano nel modo sbagliato, senza pensare ai pericoli che li attendono.
«L’errore umano principale resta l’utilizzo sbagliato della posta elettronica e molte aziende sono ancora indietro proprio sul tema della consapevolezza. Eppure, se paragoni la sicurezza informatica a quella personale, sono poche le buone pratiche da eseguire. Quando parli con tuo figlio, gli dici che quando esce deve portare con sé le chiavi e che se le smarrisce deve dirtelo in modo che tu cambi la serratura», continua Abate.
Le aziende, tuttavia, stanno affrontando il problema, lavorando principalmente su due canali: l’incremento dei sistemi di protezione lato client (antivirus, meccanismi di vpn per creare canali protetti ecc.) e sul fronte dell’autenticazione, con procedure come il classico codice via sms, con le quali è possibile garantire meglio l’identità delle persone, aumentando i criteri di identificazione.
Ma la miglior difesa è l’attacco
Il futuro della cybersecurity, tuttavia, non si gioca solo sul fronte decisivo della formazione dei dipendenti, in azienda, come in smart working. Ma anche nell’attacco, che resta la miglior difesa.
“Andare all’attacco”, nei termini della sicurezza informatica, non significa scatenare una guerra con gli hacker, ma lavorare sottotraccia per prevedere eventuali attacchi e quindi rendere inefficace ogni tentativo di “effrazione”.
In altre parole, parliamo di un modo più proattivo di difendersi, che prende il nome di threat hunting.
Rispetto ad altre misure più tradizionali, come firewall, sistema di rilevamento delle intrusioni e affini, il threat hunting si spinge oltre e ha come missione quello di rilevare pericoli prima che questi possano causare un danno reale all’organizzazione, che si tratti di nemici esterni o interni, nel caso di un insider.
Il threat hunting, a differenza degli altri test che oggi vengono effettuati, che rilevano se qualcosa è entrato in una rete o ha provato a farlo, non presuppone l’esistenza di prove. Il threat hunter si occupa di “fiutare il pericolo”, avviando un’analisi comportamentale dell’intero ambiente e andando alla scoperta di segnali, anche se non c’è stata nessuna traccia di compromissione.
«Abbiamo un gruppo in azienda che abbiamo chiamato “offensive security” che si occupa di evidenziare le lacune delle infrastrutture dell’azienda e di indagare eventuali minacce del deep e nel dark web, per comprendere se qualcuno ha usato qualche vulnerabilità dell’azienda. Tuttavia, si tratta di procedure che sono molto costose oggi e sono ad appannaggio unicamente di grandi organizzazioni da miliardi di fatturato, ma il cui costo in futuro potrebbe diventare più accessibile per le medie e piccole organizzazioni», conclude Abate.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/cybersecurity-copertina.jpg9221646Giancarlo Donadiohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiancarlo Donadio2021-04-13 16:13:212021-04-14 16:39:26Cybersecurity: basta giocare in difesa, è il momento di correre in attacco
In molti hanno scritto sulle opportunità di Clubhouse e sulle novità di questa piattaforma, ma in pochi sembrano essersi soffermati su un concetto altrettanto importante: perché l’uso e la diffusione dei messaggi audio non abbia seguito lo stesso percorso e lo stesso successo del testo delle immagini e dei video; infine perché il formato audio, abbia impiegato così tanto tempo rispetto agli altri, per diffondersi in rete.
Cercheremo di approfondire questi interrogativi analizzando l’escalation dei messaggi audio, dell’improvviso successo di questa forma di comunicazione (sin ora relegata solo alle app di messaggistica istantanea, come ad esempio WhatsApp) e della piattaforma che in queste settimane ne ha fatto il proprio tratto distintivo: cioè Clubhouse.
La democratizzazione dei contenuti
Con all’avvento di Internet e poi dei social media, chiunque ha potuto scrivere e pubblicare i propri pensieri, offrendo la possibilità di leggerli da qualunque parte del mondo in qualsiasi momento della giornata. Questo è stato l’impatto più evidente che la rete ha avuto sui media tradizionali, appunto la democratizzazione. La democratizzazione è cominciata così e i blog ne hanno aperto la strada.
Per poter pubblicare un qualunque testo non occorreva più una macchina da stampa e tutti gli strumenti di una classica redazione, ma bastava (e basta ancora oggi) una tra le tantissime piattaforme per fare blogging.
Tutto ciò ha incoraggiato non solo la diffusione di testi, ma anche di altri contenuti come foto e immagini e, successivamente, dei video. Ma c’è di più. Presto le cose cambiarono nuovamente.
Negli anni, sono nate aziende che hanno reso tutti questi processi è ancora più semplici: YouTube per pubblicare i video, iTunes per i podcast, Flickr per la condivisione delle foto ed infine blogger per la realizzazione del blog.
Oggi, grazie a queste aziende, non è più essenziale possedere un sito web per la diffusione dei propri contenuti, una mail, una password e la scelta dei canali più appropriati, potrebbero bastare per fare di te “un editore”.
L’aggregazione come conseguenza della democratizzazione
La democratizzazione dei contenuti e la possibilità offerta a chiunque di realizzare e diffondere testi, immagini e video ha portato ad una vera esplosione di contenuti. Da qui, il focus si è spostato sulle aziende in grado di aiutare gli utenti a trovare ciò a cui erano maggiormente interessati.
Per quanto riguarda l’indicizzazione delle pubblicazioni preesistenti nei blog e più in generale nei siti web il merito va a Google, che ha letteralmente trasformato il rapporto tra utente ed editore, rivoluzionando l’idea di visibilità ed introducendo altri importanti concetti oggi alla base dell’editoria digitale odierna.
Se Google è ed è stato il protagonista nell’indicizzazione dei contenuti testuali, Instagram lo è certamente per le foto: uno strumento che ha semplificato la condivisione di immagini, anche su altre piattaforme come Facebook e Twitter, trasformandosi nel tempo in un vero e proprio punto di riferimento.
Lo stesso è accaduto su YouTube, dove sin da subito i creatori sapevano che era lì che si trovavano i loro potenziali spettatori e il rapporto tra piattaforma e creatori era molto più radicale rispetto alle altre aziende o media.
Così, negli anni si è andato a definire il concetto di aggregazione: piattaforme che, per tipologie di contenuti, hanno aggregato editori, fotografi e videomaker.
La trasformazione: uno step inevitabile per la rete tutta
Dopo lo sviluppo della democratizzazione dei contenuti e l’aggregazione dei creatori, una successiva trasformazione è stato un passaggio consequenziale ed evidentemente inevitabile.
Se l’articolo di un blog può rappresentare l’evoluzione di un articolo di un giornale, se una foto di Instagram quella di una foto professionale e il video di YouTube un discendente di un episodio di una qualunque serie televisiva, la trasformazione ha però introdotto in rete qualcosa di inedito, qualcosa che nell’era ‘pre-internet’ era impossibile da realizzare.
Di cosa stiamo parlando? Di un modo di fare del tutto nuovo. Un esempio su tutti è Twitter, che ha introdotto nella vita di milioni di utenti un nuovo modo di pensare. Centinaia di migliaia di pensieri di utenti, visionabili in tempo reale in un flusso interrotto.
Qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito, che solo la trasformazione di un media tradizionale in un media digitale ha reso possibile.
Un’innovazione, questa stabilita da Twitter, che ha danneggiato (o che ha ridimensionto almeno in parte) l’intera sfera del blogging. Una piattaforma più accessibile, più semplice da utilizzare e con uno streaming facilmente fruibile che realizza, conseguentemente, un circolo virtuoso: consumatori che spingono per la nascita di nuovi creatori, che a sua volta incentivano nuovi consumatori.
Questo genere di trasformazione ha pian piano coinvolto tutti i canali social oggi di maggiore successo decretando inevitabilmente dei passaggi significativi: dal blog a Twitter, dalla pubblicazione di foto in siti web a Instagram, da YouTube a TikTok sino ad iTunes (con il mondo dei podcast) e a Clubhouse.
Con le ripercussioni della trasformazione, l’apertura di Clubhouse è stata inevitabile. Incoraggiata da una sostanziale differenza con i podcast, nel favorire un flusso continuo di contenuti audio, la trasformazione che ha generato quel passaggio ha promosso anche la nascita di questa nuova piattaforma, cioè di Clubhouse. Ma c’è di più.
Nelle stanze del nuovo social non solo è possibile diffondere dei contenuti, ma è anche possibile, alzando la mano, essere riconosciuti dall’editore, diventando contributori e creatori in pochi secondi. Un’evoluzione di quel circolo virtuoso descritto poche righe fa, che Clubhouse ha reso possibile grazie ad una caratteristica, sin ora solo parzialmente usata dai social fin ora esistenti e che ora invece diventa fondamentale: la modalità live audio.
La possibilità di trasmettere in diretta è un grande vantaggio per comunicare, ad esempio, eventi in tempo reale, per creare conversazioni su fenomeni e trend del momento, sullo sviluppo di progetti e altro. Le potenzialità sono davvero innumerevoli, senza però dimenticare che la qualità dei contenuti è ovviamente legata all’utenza e all’uso che ne verrà fatto.
Per questi motivi, il futuro di Clubhouse è legato allo sviluppo del suo algoritmo, tale che possa permettere agli ascoltatori di scoprire nuove ed interessanti conversazioni in base ai propri interessi.
Questa è un’altra caratteristica che manca nei podcast, dove è possibile scegliere ciò che si vuole ascoltare in una lista quasi infinita di contenuti, ma senza alcuna automatizzazione e lasciando che sia l’utente a decidere cosa vuole ascoltare. Potrebbe essere un vantaggio, ma in realtà non lo è. L’ampia scelta è spesso l’origine di un effetto paralizzante che nella maggior parte dei casi, non conduce ad alcuna scelta. Gli utenti vogliono scorrere il feed così su Instagram come su Twitter, così su TikTok e così sarà anche su Clubhouse.
Clubhouse e l’influenza del Covid19
A favorire anche la nascita e la diffusione di questa nuova piattaforma è stata anche la pandemia internazionale.
In un periodo nel quale socializzare era quasi impossibile (e lo è ancora, in molti paesi del mondo) Clubhouse ha offerto un luogo in cui potersi incontrare anche se solo virtualmente, e parlare di argomenti di interesse comuni. Dunque certamente il Covid 19 ha favorito la nascita di Clubhouse, oltrepassando i limiti imposti dalla crisi sanitaria sulla socializzazione, anche attraverso il meccanismo degli inviti.
Per poter entrare nella piattaforma è infatti necessario avere un invito o iscriversi in una lista d’attesa e sperare che qualche amico ti offra la possibilità di entrare. Tutto ciò incentiva l’importazione dei contatti all’interno della piattaforma per coinvolgere più rapidamente tutti gli amici; un meccanismo questo, che rivela la sfacciataggine nell’acquisizione dei contatti dell’applicazione, di cui siamo certi in seguito se ne parlerà molto.
Adv in Clubhouse
La possibilità di realizzare campagne all’interno della piattaforma è uno degli interrogativi che gli advertising di tutto il mondo si stanno ponendo in queste settimane.
Facebook continua a far evolvere i propri strumenti per la realizzazione di campagne sempre più curate ed efficaci. Una specializzazione ancora non raggiunta da nessuna piattaforma, una peculiarità che lo rende ancora attuale e competitivo, anche verso applicazioni emergenti come lo stesso Clubhouse.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/larrivo-di-clubhouse.jpg9201642Luca Cannarozzohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Cannarozzo2021-04-13 10:46:512021-04-14 16:39:24Viaggio nei social media: perché l'arrivo di Clubhouse è stato inevitabile
Barilla si riposiziona a livello globale con una nuova Global Brand Campaign firmata da Publicis Italia che torna a mettere al centro le emozioni e segna un nuovo percorso strategico della marca a livello mondiale.
Come nelle storiche campagne del passato, il brand parla al cuore delle persone e lo fa dando un valore particolare a un piatto di pasta preparato per qualcuno. Non è solo un’attenzione, non è soltanto prendersi cura di chi abbiamo vicino, ma nel nuovo film Barilla, preparare un piatto di pasta diventa un modo per comunicare quello che spesso con le parole non riusciamo a dire. Frasi difficili da pronunciare come “Ti voglio bene”, “Mi sei mancato” oppure “Scusa, è colpa mia” possono essere dimostrate con un piatto di pasta.
La nuova Global Brand Campaign, che sarà on air in 40 paesi, mette insieme storie dal sapore classico ma estremamente contemporaneo. Le relazioni messe in scena mostrano le famiglie attuali, ognuna con le proprie caratteristiche, difficoltà e diversità. Il nuovo payoff recita infatti “Barilla. A sign of love” e saranno proprio questi gesti che permetteranno ai protagonisti delle storie di ritrovarsi, comunicare e di sentirsi un po’ più vicini.
Il film è firmato da Saverio Costanzo, regista di cinema noto al grande pubblico per aver diretto la serie tv italo-americana “L’amica geniale” e per il film “La solitudine dei numeri primi”, per il quale ha ottenuto la nomination ai David di Donatello. Per esaltare l’impatto emotivo del film è stato deciso di differenziare la musica tra mercato italiano e il resto del mondo. In Italia il film sarà infatti on-air con le note di Vangelis, indimenticabile colonna sonora degli spot Barilla anni ‘80, mentre negli altri paesi la musica che accompagnerà il commercial sarà “La Vita è Bella”.
Gianluca Di Tondo, Global Chief Marketing Officer Barilla:
Questa nuova piattaforma di comunicazione segna un momento di svolta epocale per Barilla. La marca ha saputo ritrovare la classicità delle sue campagne più iconiche, ma adattandola perfettamente alle sfide del nostro tempo. Oggi tutti abbiamo bisogno di sentirci più umani, più vicini, e un gesto d’amore può fare tutta la differenza.
Barilla annuncia così la partnership strategica e creativa con Publicis Italia a livello globale per la progettazione, data strategy e produzione delle campagne di comunicazione nelle categorie pasta e sughi pronti.
Cristiana Boccassini, Chief Creative Officer Publicis Italia, dichiara
Per noi è un onore lavorare con Barilla, uno dei brand italiani più amati e conosciuti al mondo con una storia straordinaria che continua ad evolversi lasciando sempre il segno. Un love brand con cui riteniamo di avere un’affinità unica nei valori e nel percorso di crescita e che oggi più che mai siamo felice di accompagnare nell’affrontare una nuova sfida globale.
Il nuovo posizionamento strategico, che segna una svolta epocale per il brand a livello globale, prenderà vita in nuova piattaforma di comunicazione che coinvolgerà tutti i touchpoint (digitale, social, out-of-home, retail).
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/1_12_aprile.jpg10801920Company Newshttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngCompany News2021-04-12 15:16:532021-07-26 11:43:56Barilla lancia “A sign of love”, riposizionamento globale del brand firmato da Publicis italia
Una delle necessità più sentite, ormai diventata un’esigenza indispensabile per migliorare la produttività, è quella di aggiornarsi continuamente con up-skilling e reskilling, in modo da mantenere le proprie competenze a un livello sufficiente per essere competitivi all’interno di ogni azienda e del mercato del lavoro.
Uno dei digital tool proposti oggi è utile proprio a questo scopo, soprattutto se, come tanti altri, in questo periodo si lavora da casa e sembra che le giornate lavorative si siano terribilmente allungate. Per questo, altri strumenti digitali ci vengono in aiuto, così da impostare break programmati e soddisfacenti.
Naso all’insù, poi per svagarsi seguendo le missioni spaziali più emozionanti.
Sono questi i nostri digital tool della settimana.
Sei appassionato di imprese spaziali e non ti perdi un solo lancio? Attendi con trepidazione l’atterraggio di un rover? T-Minus è una delle migliori e più ricche app di monitoraggio dei lanci spaziali e fornisce moltissime informazioni relative allo spazio, lanci, eventi, notizie, razzi, agenzie e altro ancora. Con l’app, puoi seguire le tue agenzie spaziali preferite come SpaceX, Rocket Lab, ULA e molte altre.
Non si finisce mai di imparare
Rimanere al passo coi tempi è fondamentale e aggiornarsi è ormai un’esigenza irrinunciabile. Studiare, però, può diventare terribilmente noioso, a meno di non scoprire nuovi sistemi per rendere l’operazione più interessante. Con Openroom potrai avviare sessioni di studio di gruppo con i tuoi contatti, amici e familiari, costruendo un’esperienza gradevole anche in un compito così impegnativo.
Un reminder per evitare le brutte sorprese
Ti è mai capitato di attivare una versione di prova, scordare di disiscriverti e trovarti a pagare un abbonamento che non volevi? End Trial evita che questo possa accadere di nuovo. Tiene automaticamente traccia di tutti i periodi di prova e ti ricorda di cancellarli prima che scadano.
Il segreto della produttività
Ti stai chiedendo di cosa si tratta? Naturalmente è una perfetta Routine. Questa app combina task, note e calendario in un unico strumento per collegare le informazioni ed essere più rapidi ed efficaci.
Home working
Lavori più di 10 ore senza fare pause? Non sei solo. Se non trovi proprio un buon motivo per spostarti dalla scrivania, Cuely viene in tuo aiuto. Questo tool usa il design del comportamento e la psicologia positiva per rendere i break più divertenti, offrendoti validi spunti direttamente sul tuo desktop.
___
Se hai trovato utili questi tool, attiva la prova gratuita di Ninja PRO Information. Riceverai ogni giorno le news sempre aggiornate (anche in versione audio), insight, analisi degli esperti e i nostri consigli sui migliori strumenti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2021/04/digital-tool.jpg9251641Redazionehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngRedazione2021-04-11 11:42:292021-04-13 16:16:34Openroom, Cuely e T-Minus: i digital tool della settimana
Vuoi fare Carriera nel Digital Business?
+100.000 professionisti e 500 grandi aziende hanno incrementato i loro Affari grazie a Ninja.
Non aspettare, entra subito e gratis nella Ninja Tribe per avere Daily Brief, Free Masterclass e l’accesso alla community di professionisti.