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9 consigli per scrivere l’oggetto perfetto per le tue email (ed evitare il cestino)

Nel 1998 usciva il film “You’ve Got Mail” con due giovanissimi Tom Hanks e Meg Ryan. Si trattava di un remake di “Scrivimi fermo posta” dove al posto delle lettere Tom e Meg utilizzavano le nuovissime email. Ora, nel 2022, sono circa 4 miliardi le persone che utilizzano le email, metà della popolazione mondiale.

Il film di Nora Ephron e i dati di Statista ci mostrano come l’email sia entrata nella nostra quotidianità. Uno strumento efficace anche per il marketing: dem, newsletter e transazionali, le mail vengono utilizzate nelle strategie digital e di comunicazione.

Secondo una ricerca di Mailup, nel 2020 sono state inviate dalla piattaforma ben 14 miliardi di email di cui il 68% newsletter, il 26% dem e il 3% transizionali. Il covid-19 e la relativa quarantena ha fatto impennare i tassi di apertura della mail (+11% aperture uniche rispetto al 2019). 

Ok, fin qui tutto bello… ma come si fa a realizzare una mail performante? Come si fa a non farsi ignorare dei lettori, così presi dal logorio della vita e dalle valanghe di spam? Per abbattere la muraglia cinese del “ti prego apri la mail!” ecco 9 semplici ed efficaci consigli da seguire per un’email marketing a prova di cestino.

1# Una mail personalizzata è una mail apprezzata

Personalizzare l’oggetto della mail è un’ottima strategia per rendere più umana e calda la comunicazione. Utilizzando le numerose piattaforme di email marketing disponibili (tra le più famose Mailchimp e Mailup, ad esempio) è possibile inserire dei tag di personalizzazione come il nome del destinatario.

Email Marketing personalizzare

Se non si utilizza un tool di Email Marketing è possibile pensare a delle personalizzazioni differenti come, ad esempio, il luogo geografico degli iscritti al database. Dipende tutto da come avete profilato i vostri contatti!

2# Precisi, concisi e dritti al punto per una Email Marketing vincente

Il primo errore di chi lavora nel digital e quello di non pensare agli utenti mobile. Da smartphone le mail si visualizzano in meno spazio, se si scrive un oggetto troppo lungo si rischia di non farlo leggere ai destinatari.

Importante, quindi, scrivere un oggetto il più corto possibile massimizzando l’efficacia. Andiamo dritti al punto, senza giri di parole, ed evitiamo parole “riempitive” o inutili al fine della conversione.

Uno studio svolto da Marketo ha dimostrato come la percentuale di apertura della mail si inversamente proporzionale al numero di parole usate nell’oggetto. Interessante invece la relazione tra il numero di parole e il click-through rate (CTR) che subisce delle variazioni in base al numero di parole utilizzate.

Email Marketing testo

Ovviamente questi dati non sono da prendere alla lettera, ci sono altre variabili da tenere in considerazione (e di cui parleremo in questo articolo), ma sono utili per spronarci a scrivere degli oggetti semplici, diretti e soprattutto brevi.

3# Non dimenticarti del Pre Header!

Dopo l’oggetto inizia una nuova area dedicata ad altro testo, si tratta del pre header. A volte si dimentica l’importanza di questo spazio ma, se sfruttato con intelligenza, può diventare un ottimo alleato della Email Marketing.

Per scrivere un buon pre header:

  • Non bisogna ripetere quello che c’è scritto nell’oggetto.
  • Si deve cercare di dare un’anteprima o un approfondimento sulla mail.
  • Se utile, si possono usare dei campi personalizzati.
  • Deve instillare curiosità in chi legge.
  • Deve essere semplice da leggere e comprensibile a tutti.

Email Marketing pre header

Nota: non vi preoccupate sul numero di caratteri da utilizzare, se il testo risulta troppo lungo viene automaticamente tagliato con l’aggiunta dei tre puntini. Si può sfruttare questa particolarità per aumentare la curiosità e invogliare alla lettura!

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4# Le mail con i numeri nell’oggetto performano meglio

Ok, starete pensando “Ma cosa c’entrano i numeri con le email?”. Domanda legittima, per spiegarvi il motivo utilizzerò le parole di Debra Jason:

“Il nostro cervello è attratto dai numeri perché organizzano automaticamente le informazioni in un ordine logico. Nel marketing e nella pubblicità, la tua headline è una pubblicità per il tuo contenuto. Una singola, piccola cifra dispari, come il 7, per esempio, è come una caramella per la tua mente organizzativa”

Questa regola vale anche per l’oggetto dell’email. Yesware ha analizzato circa 115 milioni di oggetti di email e ha confermato questa teoria: gli oggetti contenenti numeri avevano un tasso di apertura più alto rispetto alla media.

Email Marketing numeri oggetto

Facciamo un esempio, quale tra i due oggetti è più efficace?

  1. I migliori consigli per perdere peso
  2. Perdi 11 kg in 7 giorni

Il secondo oggetto è più efficace, non solo perché utilizza dei numeri ma anche perché da un’idea precisa di cosa stiamo offrendo: quanti chili perdere e in quanto tempo. In maniera chiara, precisa e con poco testo.

5# Usa le “power words” nella tua Email Marketing

Le “power words” sono delle parole che riesco a scatenare nella mente del lettore delle emozioni potenti, solitamente ataviche e non controllabili perché appartenenti al nostro subconscio.

Queste parole fanno leva su emozioni ancestrali come il senso di appartenenza ad un gruppo, il bisogno di sicurezza, etc. Ci sono molti studi a riguardo e davvero tantissimi libri che trattano l’argomento in maniera approfondita (ad esempio questo articolo di contentmarketinginstitute.com).

Perché non utilizzare queste parole per l’oggetto delle email? Possiamo utilizzarle per:

Generare curiosità

Il nostro cervello si attiva automaticamente quando messo di fronte a qualcosa di ignoto, non definito o non chiaro. Il nostro desiderio di mettere tutto in ordine ci obbliga a soffermarci su ciò che leggiamo per approfondire.

Parole come “dietro le quinte”, “inaspettato”, “privato” generano curiosità nel lettore, voglia di saperne di più e, quindi, di cliccare sulla nostra mail. Un esempio concreto, avrete sicuramente ricevuto mail da brand di moda che vi invitavano a delle “private sale” oppure a visitare il “dietro le quinte della sfilata”. 

Giocare con la vanità

Sentirsi belli, star bene, avere un aspetto salutare e attraente è uno stimolo tanto antico quanto forte nel genere umano. Colpire la vanità dei nostri lettori è un’ottima strategia, soprattutto se vendiamo prodotti di cosmetica, skin care, healthy, etc.

Alcune power words sono “brillante”, “sano” ma anche “elite”, “migliore”, “forte”. Parole che lavorano sul nostro senso di apparire al meglio, sia fisicamente che psicologicamente che socialmente

Ispirare fiducia

Tanto difficile da guadagnare quanto facile da perdere, la fiducia è molto importante per ogni brand. Solo un utente che si fida di noi acquisterà i nostri prodotti e ci consiglierà agli amici.

Anche aprire una email è un gesto di fiducia: devo fidarmi di te, capire che non mi stai imbrogliando e fare quel passo verso l’ignoto, aprire la mail e leggere cosa c’è dentro.

Parole come “esperti”, “garantito”, “ufficiale” e “sicuro” sono parole che esprimono fiducia e danno un senso di ufficialità a ciò che sto leggendo. Possiamo leggere degli esempi negli oggetti di email inviate da ospedali, centri estetici o associazioni.

Generare paura di perdere qualcosa

“Solo 99 pezzi disponibili, non lasciarti scappare l’offerta!” ecco un classico esempio di Email Marketing che sfrutta la FOMO (fear of missing out). La paura di restare senza, di non aver approfittato della promozione o di farsi scappare qualcosa di irripetibile è fortissima.

Possiamo usarla nell’oggetto con parole tipo “folle”, “irripetibile”, “solo per”, “errore”. Queste power words vengono principalmente utilizzate da brand che vendono online per spingere all’acquisto

Attenzione però: sono parole molto forti e la loro carica negativa stressa il lettore. Se usate troppo a lungo possono perdere di efficacia e far perdere la credibilità e fiducia. Un esempio? Le offerte di Poltrone e Sofà! 

6# Nessuno sa resistere agli sconti

Ovviamente la scontistica e le promo sono pensate proprio per invogliare all’acquisto, soprattutto quello compulsivo. Utilizzare le promo anche negli oggetti delle nostre mail è una scelta sempre vincente.

Possiamo poi mixare questo spunto con le power word e l’utilizzo dei numeri per rendere il nostro messaggio ancora più efficace! Un esempio “Solo per oggi -35% su tutti i prodotti” oppure “Private Sale: solo per te -15% sulla nuova collezione”.

Attenzione: non mentire ai tuoi clienti, mai! Come abbiamo detto prima, avere la loro fiducia è difficile ma è facilissimo perderla. Citando Ambra Angiolini “Se prometti poi mantieni” soprattutto se si parla di sconti.

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7# Email Marketing per la brand awareness? Why not!

Non pensare alla email come un solo strumento di conversione per invogliare all’acquisto o alla sottoscrizione di un servizio. Si possono utilizzare anche per comunicare al nostro database delle news interessanti.

C’è una nuova collaborazione? Il sito verrà rinnovato? Partirà una nuova campagna con una influencer milanese sposata con un cantante tatuato? Comunicalo nelle tue email! 

Puoi sfruttare le power words della curiosità per attirare l’attenzione e, perché no, legarci qualche promozione particolare riservata solo a chi legge la mail. Con le newsletter puoi costruire anche un rapporto più forte ed intimo con chi ti sta leggendo, non fermarti solo alla vendita!

8# Tutti ❤️ le emoji!

Le emoji hanno portato un tocco di colore nel mondo dei copy, anche negli oggetti delle email. Possono essere utilizzate come focus visivo oppure per comunicare qualcosa in più o anche per stimolare qualche emozione specifica.

Come abbiamo detto prima gli oggetti devono essere bravi e precisi, le emoji possono aiutarci comunicando con un’immagine concetti che avrebbero occupato spazio. 

oggetto email emoji

Ci soffermiamo sulle emoji perché chiediamo al nostro cervello di attivare una parte solitamente assopita durante la lettura: quella dell’interpretazione visiva. In un muro di testo compare qualcosa di diverso, cos’è? Fammi capire bene. 

9# NON URLARE!

Una volta un cliente mi disse “meglio scrivere tutto in maiuscolo, così è più facile da leggere ed è impattante”. Ecco, non proprio. Come per la tavola, il teatro e le relazioni sociali anche per il digital esiste un galateo ben preciso dove il maiuscolo viene usato per urlare qualcosa.

Scegliere di urlare in un oggetto non è proprio la scelta più saggia. Come abbiamo visto ci sono tantissimi modi per attirare l’attenzione dei nostri lettori, perché dover essere così aggressivi?

Attenzione anche all’abuso dei punti esclamativi: mai usarne più di uno di fianco all’altro e in una frase. “Ultima occasione!!” funziona anche con un punto esclamativo. “incredibile! Il 30% di sconto su tutto!” un entusiasmo travolgente, forse troppo, meglio evitare i due punti esclamativi per un decoroso “Incredibile: il 30% di sconto su tutto!”.

Ok colpire il lettore, attirarlo… ma ricordiamoci le buone maniere. Immaginiamo se qualcuno entrasse all’improvviso dentro casa e iniziasse ad urlare e sbraitare, non ci sentiremo sicuramente a nostro agio.

9+1 Testare, sbagliare e riprovare

Concludo l’elenco con l’ultimo consiglio che suona più come un messaggio motivazionale: non smettete mai di provare, sbagliare e riprovare. Un errore non è la fine del mondo ma l’inizio di nuove possibilità e strategie.

Non arrendetevi mai al “abbiamo fatto sempre così” ma sperimentate cose nuove, nuove formule e strategie. Per farlo imparate dagli altri, sviluppate il pensiero laterale e, perché no, prendete spunto da articoli come questo.

L’importante è non fermarsi mai, il digital è troppo dinamico e veloce per permettersi il lusso di fare sempre la stessa cosa. Forza quindi, è tempo di pensare ad un nuovo oggetto per le prossime mail! 

Report: com’è cambiato il marketing nel nuovo scenario globale

Il modo di lavorare non è più quello di qualche tempo fa: gli ultimi anni hanno completamente stravolto le nostre abitudini incoraggiandoci a rimanere in casa il più possibile.

All’inizio sembrava lo scenario di una distopia, ma adesso stiamo riadattando nuovamente la nostra quotidianità attendendo che la situazione torni, prima o poi, a stabilizzarsi.

In risposta, le aziende hanno cercato modi per continuare le loro operazioni da remoto grazie a Internet. Questi avvenimenti hanno accelerato notevolmente il processo di digitalizzazione in tutti gli ambiti, cambiando anche le strategie di marketing delle aziende. 

Il ruolo della tecnologia in un mondo che cambia

Prima della pandemia le aziende consideravano la tecnologia come un mezzo utile per interagire con i clienti, consentendo una certa flessibilità sul posto di lavoro; ma anche come un modo per introdurre l’automazione creando così processi più veloci. Tuttavia, la diffusione del coronavirus ha costretto le aziende a esaminare tutte le soluzioni digitali in modo che le organizzazioni potessero continuare a funzionare da remoto e anche a rapportarsi con i propri clienti.

Questa massiccia digitalizzazione ha assunto un ruolo chiave sia nei rapporti con i clienti che dietro le quinte di molte organizzazioni. L’impossibilità di riunirsi in gruppi ha richiesto a molte attività di trovare nuovi modi per consentire alle persone di comunicare, collaborare e completare progetti lavorando a distanza.  Anche i clienti però hanno espresso il loro interesse a ricevere servizi richiedendo operazioni remote o almeno a contatto limitato.

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Tutto ciò ha contribuito a una trasformazione digitale che ha avuto un impatto sulle aziende di tutti i settori. Ciò comporterà una ridefinizione delle strategie di marketing in questo post pandemia, con nuove sfide e obiettivi da raggiungere.

marketing post pandemia

Le nuove strategie di marketing post pandemia

L’impatto di questi cambiamenti sulle aziende aiuterà di certo a comprendere come le organizzazioni abbracceranno la trasformazione digitale e quali parti di questi cambiamenti saranno duraturi nel tempo. A questo punto viene da chiedersi quali saranno le strategie di marketing che le aziende e i marketer dovranno adottare nel post pandemia? Un periodo non facile, pieno d’incertezze e di grandi mutamenti in cui nuove priorità e sfide plasmeranno il futuro delle strategie di marketing delle aziende per i prossimi anni. 

State of Marketing di Salesforce: priorità e sfide per i marketer

La settima edizione del report State of Marketing di ​Salesforce racconta le priorità e i cambiamenti che modelleranno le nuove strategie di marketing delle aziende in questo periodo di post pandemia. Per la grande maggioranza dei professionisti del settore marketing, gli accadimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno cambiato quasi ogni aspetto dei propri progetti di business. Tutto questo però ha comportato delle novità anche d’impatto positivo.

Dal report emerge che il 77% dei marketer a livello globale ritiene che il proprio lavoro abbia maggiore valore rispetto a un anno fa. Il 66% invece prevede una crescita dei ricavi della propria azienda nei prossimi 12-18 mesi.

La centralità del cliente

L’annuale ​ricerca condotta a livello globale da ​Salesforce è stata effettuata su un campione di oltre 8.200 leader del settore marketing in 37 Paesi e 6 continenti, di cui 300 solo in Italia. Il report ha evidenziato una situazione incoraggiante sotto molti punti di vista confermando non solo, come ci si aspettava, il ruolo centrale della digitalizzazione e delle nuove tecnologie.

Ha messo in luce che il cliente resta il perno attorno a cui ruotano tutte le strategie di marketing di qualsiasi azienda, anche se il 77% dei marketer italiani concorda che le aspettative dei clienti siano oggi più difficili da soddisfare rispetto a un anno fa.

Migliorare le proprie competenze digitali per gestire i clienti

L’83% dei marketer sostiene che la capacità di soddisfare le aspettative dei clienti dipende dalle loro capacità digitali. I sistemi di gestione delle relazioni con i clienti (CRM) sono la tecnologia più diffusa per i marketer. Il CRM però è affiancato da una serie di altri strumenti e piattaforme che aiutano a organizzare e a leggere i dati, automatizzare i processi e misurare i risultati.

I clienti si aspettano sempre di più dalle aziende, e soddisfare le loro aspettative è parecchio complicato come abbiamo visto. Customer 360, la piattaforma CRM di Salesforce, offre però soluzioni complete e su misura per ogni fase del customer journey, dalla scoperta al post-vendita. Il servizio garantisce una migliore esperienza ai clienti, organizzata in un profilo unico a disposizione dei diversi team.

Il lavoro a distanza abbatte i confini tra i lavoratori

La collaborazione tra le diverse business units guida la crescita del mercato e ridisegna i rapporti tra i lavoratori. Nonostante molti marketer sono stati fisicamente separati, ciò non li ha fatti sentire del tutto disconnessi l’uno dall’altro. In effetti molti dicono di sentirsi più connessi ai loro manager, clienti, colleghi e partner. Adattarsi a un ambiente di lavoro in cui le persone erano tutte dislocate non è stato semplice. Con la pandemia e il boom del lavoro da remoto, il 78% dei dipartimenti marketing in Italia sta adottando nuove tecnologie di collaborazione per continuare a lavorare nel migliore dei modi anche a distanza.

I dati saranno sempre più la chiave di lettura per capire i clienti

Il marketing, soprattutto nel periodo post pandemia, ruoterà tutto intorno ai dati. La loro gestione sta diventando sempre più complessa man mano che le fonti si moltiplicano. I marketer italiani prevedono un aumento del 40% del numero di fonti di dati a cui fare riferimento entro il prossimo anno.

Raccogliere dati sui consumatori e analizzarli aiuta a comprendere cosa vogliono davvero i clienti da un’azienda. Ci permette di capire quali prodotti e i servizi specifici stanno cercando e persino come preferiscono interagire con il marchio. Quando un’azienda conosce i propri clienti può modificare il suo approccio e modulare le sue strategie marketing per soddisfare meglio le esigenze dei consumatori. 

Metriche e KPI continuano a evolversi

La pandemia ha contribuito ad accelerare la trasformazione digitale e ha creato un panorama che continuerà a incoraggiare l’innovazione e l’adozione tecnologica in futuro. Man mano che le aziende comprenderanno meglio le capacità di una tecnologia più avanzata, afferreranno al volo le opportunità che si trovano davanti, anche dopo la fine della pandemia. Ed ecco perché i professionisti del settore stanno rivedendo i parametri per valutare le proprie performance in maniera più puntuale e aggiornata. Il 78% delle organizzazioni di marketing in Italia ha modificato o ridefinito le metriche a causa della pandemia.

Cambiare mentalità, eliminare le barriere e mettere il cliente al centro

La sfida più grande delle aziende nell’epoca post pandemia è un totale cambio di mentalità per modellare le proprie strategie di marketing a vantaggio dei clienti sempre più esigenti e digitalizzati. E infatti la pandemia ha accelerato diversi cambiamenti che erano già in atto e ha reso ancora più evidente l’importanza della

  • centralità del cliente nelle strategie marketing di qualsiasi azienda;
  • il valore dell’esperienza dei dipendenti nelle organizzazioni;
  • il bisogno di reinventarsi in un mondo che sta diventando sempre più connesso.

Ecco perché applicare semplicemente le nuove tecnologie alle vecchie procedure non cambierà il modo in cui le aziende offriranno un’ottima esperienza ai consumatori. Ora più che mai i marchi hanno enormi opportunità per innovare e maturare la loro capacità di coinvolgere i clienti, rispondere alle loro esigenze e andare avanti in un mondo nuovo.

Anche Morgan e i The Jackal tra i nuovi podcast originali di Spotify

L’audio è sempre più al centro della vita dei consumatori, e Spotify continua a guidare la rivoluzione audio ponendosi l’obiettivo di realizzare il miglior servizio di streaming per creator e ascoltatori. I podcast sono sempre più protagonisti nel panorama dell’intrattenimento digitale in Italia e nel mondo, con i numeri che dimostrano un evidente interesse crescente da parte del pubblico. Scopriamo di più su queste tendenze attraverso i dati raccolti da Spotify.

I numeri global e italiani

Nell’ultimo anno la crescita è stata vertiginosa: tra il settembre 2020 e lo stesso mese del 2021 su Spotify sono stati aggiunti circa 1,5 milioni di nuovi podcast, con un aumento dell’85% rispetto all’anno precedente. Oggi i podcast disponibili sulla piattaforma sono oltre 3 milioni, e rispetto al 2018 il numero di show presenti su Spotify è aumentato di oltre il 2.500% – un dato che fotografa bene l’esplosione del fenomeno. Insieme all’offerta cresce anche la domanda: basti pensare che tra gennaio e il 21 settembre 2021, più di 84 milioni di persone nel mondo hanno ascoltato un podcast per la prima volta.

L’Italia è tra i paesi che hanno mostrato la più grande crescita nell’offerta di podcast: Spotify ha registrato un’espansione del catalogo in lingua italiana dell’89% nell’ultimo anno, con la produzione di nuovi titoli di ogni genere e dedicati ai temi più disparati. Gli altri mercati in cui lo storytelling audio cresce più rapidamente sono Taiwan, Colombia, Giappone, Spagna, Perù, India, Turchia, Filippine, Francia, Polonia, Argentina e Olanda. 

Beethoven Spotify storie

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I generi e i podcast più amati

Nel corso dell’ultimo anno, il genere di podcast più ascoltato a livello globale è stato Society & Culture, con show come Let’s Find out ASMR, Renegades: Born in the USA – il podcast di Barak Obama e Bruce Springsteen – e Stuff You Should Know che hanno avuto un enorme successo internazionale. Altro genere di grande appeal è il Comedy, trainato da titoli come The Joe Rogan Experience, Armchair Expert with Dax Shepard, and Call Her Daddy di Alexandra Cooper, amatissimo dalla Generazione Z e dai Millennial.

A seguire troviamo i generi Lifestyle & Health, Arts & Entertainment, Music ed Education.In Italia il consumo di podcast è sempre più trasversale e cross-generazionale. Tra gli over 40 spopolano le Lezioni e conferenze di storia di Alessandro Barbero, mentre lo show preferito dalla Gen Z e dai Millennial è Muschio Selvaggio di Fedez e Luis Sal. Il podcast di news più ascoltato è Morning di Francesco Costa, mentre Demoni Urbani si conferma il true crime più amato e Motivazione e Crescita Personale di EdoBraa è al primo posto nella categoria Lifestyle & Health.

I nuovi strumenti per i creator

Mentre la produzione e l’ascolto di podcast crescono, Spotify vuole offrire sempre più opportunità a tutti i creator – da quelli emergenti a quelli già affermati – per esplorare il potere dell’audio. Adesso, i podcaster in 160 mercati di tutto il mondo hanno l’opportunità di inserire Q&A o sondaggi negli episodi dei loro podcast a cui gli ascoltatori possono rispondere direttamente su Spotify.

Con l’introduzione di questi strumenti, disponibili tramite Anchor, Spotify è la prima piattaforma a permettere ai creator di coinvolgere in maniera così diretta e immediata i propri ascoltatori, rendendo la connessione con la propria audience più facile che mai. Inoltre, Spotify ha recentemente lanciato Il mio Daily, una playlist unica nel suo genere che combina i migliori podcast di news con la musica, per rimanere sempre aggiornati e avere allo stesso tempo la giusta carica per affrontare la giornata.

Quasi 1000 candidature a Sound Up!

Come abbiamo visto, i podcast disponibili sulla piattaforma si moltiplicano, ma solo il 22% di quelli presenti nella classifica top 100 italiana è condotto da donne. Per questo motivo Spotify ha deciso di dedicare la prima edizione italiana di Sound Up – il programma globale teso a supportare la produzione di show originali da parte di aspiranti podcaster che fanno parte di categorie sottorappresentate – a formare e supportare le podcaster. Le candidature ricevute alla chiusura delle application sono quasi 1000! Dopo averle esaminate, Spotify selezionerà le 10 partecipanti che saranno ammesse al programma virtuale che si svolgerà nel corso di 4 settimane a partire dal 15 novembre, durante il quale potranno imparare tutto il necessario per creare un podcast.

I nuovi podcast originali

Un numero sempre maggiore di content creator decide di esplorare il potere dell’audio, e oggi Spotify ha presentato alla stampa italiana quattro nuovi, imperdibili podcast originali che saranno disponibili sulla piattaforma nel corso dei prossimi giorni.

Commenta Eduardo Alonso, Head of Studios Southern & Eastern Europe di Spotify

Il mondo del podcasting sta vivendo un momento entusiasmante, e Spotify vuole far sì che sempre più creator possano sperimentare il potere dell’audio. I primi show originali lanciati in Italia da Spotify hanno avuto un grande successo, e siamo orgogliosi di presentare quattro nuovi titoli che, ne siamo certi, saranno presto tra i preferiti degli ascoltatori italiani.

BISCOTTIS, Storie dell’Internet – The Jackal

Dopo il successo del loro primo podcast, “Tutto Sanremo ma dura meno”, i The Jackal tornano con un nuovo show – prodotto da Spotify Studios e The Jackal in collaborazione con Show Reel Agency e Ciaopeople Studios – in cui raccontano com’è cambiato il web e come il web ha cambiato le nostre vite. Con il tono informale che li contraddistingue, lo stile della chiacchierata libera e l’intervento di numerosi ospiti, il collettivo comico  esplorerà alcune delle parole chiave e degli episodi più assurdi della storia di internet.

Siamo entusiasti di tornare con un nuovo podcast che ripercorre la storia-pop di internet attraverso momenti assurdi ed incredibili in cui il web ha cambiato la vita delle persone.

Commenta Ciro Priello. La prima puntata di Biscottis – Storie dell’Internet, che si sviluppa intorno alla domanda “è davvero facile fare soldi su internet?” arriva domani, 13 ottobre, solo su Spotify! Ascolta qui il trailer di Biscottis.

UltràDelicious – Maurizio Tentella

Calcio e cibo: vi vengono in mente due cose più sacre per gli italiani? Probabilmente no. UltraDelicious, prodotto da Spotify Studios e Dolmen Communications esplora il binomio tra questi due mondi attraverso un viaggio in 16 città italiane che mette al centro le storie di squadre epiche, dall’Inter di Ronaldo alla Fiorentina di Batistuta, passando per la Sampdoria di Vialli e Mancini.

La narrazione di vittorie e sconfitte memorabili guiderà gli ascoltatori alla scoperta di come tifo e buona cucina aiutino a preparare le prime e a digerire le seconde.

Ha detto Maurizio Tentella, entertainer, founder di Spacedelicious e conduttore del podcast. Il primo episodio sull’Inter 1997-98 sarà pubblicato su Spotify il 14 ottobre. Ascolta il trailer di UltràDelicious a questo link.

Tutte le volte che – Camihawke e Alice Venturi

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Due amiche, Camilla (Camihawke) e Alice (Alice Venturi), raccontano tutte le volte che hanno imparato qualcosa di nuovo. Dall’università all’andare a convivere, dal capire che lavoro fare, alle figuracce, fino all’oroscopo. Cosa ci insegnano queste esperienze? Partendo dalle loro storie di vita, le due content creator  discutono a ruota libera, prendendo ispirazione da studi scientifici, serie tv, quiz improbabili, aforismi orribili e gli immancabili segni zodiacali.

Con questo podcast raccontiamo i cambiamenti del diventare adulti, affrontati sempre con il giusto spirito di sopravvivenza e una buona dose di risate… che tra di noi non manca mai!

Commentano Camihawke e Alice Venturi. Le puntate del podcast, prodotto da Spotify Studios e Show Reel Agency, saranno pubblicate ogni lunedì a partire dal 18 ottobre. Nel primo episodio si parlerà di amicizia a 30 anni: esiste ancora? A questo link puoi ascoltare il trailer di Tutte le volte che.

Ikaros – Le Ali di Cera del Rock Morgan

Ikaros racconta le storie di quei geni della musica la cui esistenza si è consumata troppo presto; artisti che, compressi nelle loro sensibilità estreme, hanno lasciato un’eredità con cui, ancora oggi, facciamo i conti. Da Janis Joplin a Kurt Cobain, da Judy Garland a Jeff Buckley ed anche Amy Winehouse, Billie Holiday, Brian Jones, Elliott Smith. Miti sofferti e indimenticabili, raccontati da un narratore d’eccezione: Morgan, che offre voce e spirito alle emozioni e alle tensioni che hanno animato queste anime malandate e straordinarie.

Con Ikaros racconto quegli artisti che, bruciandosi, hanno salvato la musica. Per restare eterni.

Commenta Morgan. Lo show è prodotto da Spotify Studios e Gli Ascoltabili, in collaborazione con Operà Music. Il primo episodio su Amy Winehouse sarà disponibile in piattaforma il 21 ottobre. Il trailer è disponibile qui.

metaverso

Addio like e cuoricini: siete pronti a entrare nel Metaverso?

I film ed i libri da sempre hanno anticipato i tempi inventando realtà, terminologie e tecnologie che poi sarebbero divenute attuali nelle generazioni successive.

Questo è avvenuto anche con chi ha coniato per la prima volta il termine “Metaverso”. È stato Neal Stephenson nel libro di fantascienza cyberpunk dal titolo “Snow Crash”.

In questo caso si trattava di una sorta di realtà virtuale dove ogni persona era rappresentata dal proprio avatar che aveva la possibilità di vivere una vita parallela. Il libro è stato scritto nel 1992 e oggi, a 30 anni di distanza, il Metaverso è diventato attuale per aziende e persone.

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Cos’è il Metaverso oggi

Il Metaverso più avere varie sfaccettature. Può essere letto come la più grande rivoluzione del nostro secolo o come la rimodulazione della realtà aumentata (che è stato un mezzo flop come il cinema 3D). Semplificando possiamo dire che si tratta della creazione di uno spazio virtuale dove poter “vivere esperienze”.

Un “luogo virtuale” utile ad incontrare persone, a vivere momenti di vita quotidiana come esperienze di acquisto, di gioco, di shopping. Insomma, stiamo creando un’altra realtà dove poterci stare e, volendo, ricominciare tutto d’accapo.

Questa Realtà Virtuale sta avendo un grosso impatto a livello di singole persone (si pensi al gaming condiviso) ma lo step che sta avvenendo in questi mesi è a livello di business.

E se le grandissime aziende decidono di investire milioni di euro in questo nuovo spazio inesplorato vuol dire che siamo arrivati al punto di non ritorno. La realtà virtuale è pronta ad esplodere e a diventare “pop”.   

Metaverso Gucci

Come stanno approcciando le aziende

Sono molti i marchi che iniziano ad avvicinarsi e ad investire in maniera differente a questo nuovo mondo, visto come pionieristico e all’avanguardia. Tra gli esempi c’è sicuramente quello della collaborazione tra Gucci e Roblox. Il marchio di alta moda ha deciso di inserirsi nel Metaverso dei giochi portando alcuni suoi oggetti rari sulla piattaforma di giochi virtuale.

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Un altro grande marchio che si è “lanciato” in questa nuova avventura è stato Ford, per il lancio della nuova Mustang Mach-E .

In questo caso hanno puntato sulla realizzazione di una realtà aumentata che consentisse alle persone di vivere un’esperienza immersiva e totalizzante per poter “vedere dal di dentro” il nuovo veicolo elettrico.

Questa tipologia di esperienza ha permesso ai potenziali clienti di “vivere” l’auto in tutte le sue posizioni e declinazioni, come per esempio attivare lo stereo, aprire le portiere, il cofano o utilizzare i pulsanti sul cruscotto tecnologico.

Esemplificativa l’operazione di Ab InBv che ha deciso di investire su spazi pubblicitari di una corsa di cavalli virtuale in un autodromo virtuale. Insomma l’azienda che prima metteva a budget il Superbowl e Wimbledon ora investe nei giochi virtuali.

Il futuro dello sport, dei media e dell’intrattenimento è virtuale“, ha affermato Lindsey McInerney, Global Head of Technology & Innovation at Anheuser-Busch InBev. “Circa 2,5 miliardi di persone già partecipano all’economia virtuale. È qui che il mondo si sta muovendo e non c’è dubbio che i marchi avranno bisogno di trovare posti dove essere nel mondo virtuale parallelamente a dove si trovano nel mondo reale“.

Metaverso Facebook

Facebook investe 50 mln di dollari

Se i brand e i grandi marchi investono in pubblicità per stare sui svariati metaversi esistenti c’è Facebook che investe 50 milioni di dollari per crearsene uno tutto suo.

Questa notizia dà, per chi non avesse ancora la percezione, la grandezza della rivoluzione che stiamo per vivere. Creare uno spazio virtuale affinché le persone si possano incontrare e conoscere virtualmente nella maniera più reale possibile.

Basta like, foto, condivisioni su una bacheca dallo sfondo grigino e via alla possibilità di stringere mani, abbracciare persone ed accarezzarle. Il tutto virtualmente, ma in modo tremendamente reale.

In che contesto si inserisce il Metaverso

Essendo una realtà tecnologica embrionale è ancora molto difficile poterla definire in tutte le sue sfaccettature e potenzialità ma sicuramente possiamo immaginarla come una realtà aumentata.

Questa è ormai la direzione in cui si sta andando. “Un’evoluzione di internet” la definiscono molti esperti del settore.

Altri lo considerano semplicemente “lo step successivo al social network e alla connessione tra persone”. Con il Metaverso, solo pochi anni fa, sembrava veramente di parlare di un film di fantascienza che oggi sta diventando realtà.

Stiamo vivendo un cambiamento epocale come quello vissuto negli anni 2000 quando approcciavamo ai primi smartphone, si iniziava a parlare di App e di lì a poco avremmo visto nascere Facebook.  Ora ci troviamo proprio qui, all’inizio di un processo che ancora non sappiamo dove ci porterà ma che siamo sicuri sarà la nuova Realtà (Aumentata).

Bonus Pubblicità 2021: cosa c’è da sapere per investire in un piano media

I brand nel tempo hanno acquisito una comunicazione di livello superiore con il proprio pubblico.

Il flusso comunicativo non è più solo unidirezionale: l’introduzione dei social e di diverse tecnologie ha portato le aziende a interfacciarsi con utenti che sentono la necessità di interagire direttamente con i brand. Esprimere preferenze, abbracciare valori condivisi, compiere azioni in prima persona.

Per un’azienda, comunicare a livello digital è dunque fondamentale per poter raggiungere in modo più diretto il suo pubblico. Le campagne social ottengono facilmente risultati migliori rispetto a quelle tradizionali perché il pubblico è cambiato, è più dinamico e interattivo: parla con il brand, condivide contenuti, instaurando relazioni durature. Ecco perchè è importante l’introduzione del Bonus Pubblicità.

Bonus pubblicità: a cosa serve

Il Bonus Pubblicità è stato introdotto con il decreto numero 90 del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 Maggio 2018 ed è un’agevolazione pensata per supportare imprese e professionisti che investono nel campo dell’editoria tv, della radio e della stampa.

Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria ha fatto slittare al 31 ottobre 2021 la scadenza per la domanda di accesso al Bonus Pubblicità per ottenere il 50% del credito d’imposta sugli investimenti pubblicitari, sia su media cartacei che digitali.

Il bonus è rinnovato per tutte le aziende che vorranno investire da oggi fino al 31 dicembre nei media previsti dal Governo.

Quale miglior momento per investire con il Bonus Pubblicità?

Bonus Pubblicità

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Nuova finestra temporale per l’invio, grazie al requisito dell’incremento nell’investimento effettuato, pari almeno all’1% rispetto all’anno precedente.

Quindi, la detrazione è del 50% dell’importo investito, da usufruire attraverso stampa, quotidiani e magazine online ed emittenti tv e radiofoniche locali e nazionali analogiche o digitali. L’agevolazione è rivolta a imprese, lavoratori autonomi e enti non commerciali.

Chi è interessato al credito d’imposta del 50% dovrà inviare 2 domande distinte:

  • Nel periodo dal 1° al 31 ottobre 2021, è la “Comunicazione per l’accesso al credito d’imposta” , con la quale vengono indicati i dati degli investimenti già effettuati o che si intendono effettuare nel corso dell’anno;
  • Dal 1° al 31 gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento, è la “Dichiarazione sostitutiva relativa agli investimenti effettuati” , da utilizzare per l’appunto per indicare che gli investimenti inseriti nella Comunicazione sono stati effettivamente effettuati.

Ma questa non è l’unica novità introdotta: dopo le modifiche previste dalla Legge di Bilancio 2021, che aveva fissato nella misura del 50 per cento il credito d’imposta spettante per gli investimenti sulla stampa, l’articolo 67 comma 10 del decreto legge n. 76/2021 ha uniformato le regole di calcolo anche per gli investimenti su radio e TV.

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Perché investire in advertising?

Il mercato pubblicitario globale ha raggiunto un valore di 647 miliardi di dollari nel 2020 e la spesa per i media di advertising è in continuo aumento: crescerà infatti di 78 miliardi di dollari nel 2021 (+14%) e non si fermerà neppure nel 2022 (+7%).

In particolare, la pubblicità mirata per i dispositivi mobile ha registrato una crescita esponenziale nel corso degli ultimi anni, perché particolarmente efficace nella comunicazione a gruppi specifici di utenti.

Anche in Italia, le stime di crescita suggeriscono l’importanza di investire in advertising e raggiungere con facilità il pubblico, la cui spesa media è in aumento in tutti i settori, grazie alla ripresa globale del PIL.

Bonus Pubblicità

Un’opportunità per sviluppare un piano di comunicazione su Ninja.it

Ninja.it rientra tra le testate editoriali su cui è possibile investire con il Bonus Pubblicità.

Online dal 2004, Ninja.it non è solo il punto di riferimento italiano dell’innovazione nel marketing e nella comunicazione. Ninja è oggi un editore multimediale specializzato in Branded Content e Branded Journalism che punta a diventare la piattaforma italiana della “digital economy”.

Il sito Ninja.it viene visitato giornalmente da una vasta community di Influencer, Trend setter, Early adopter, in particolare Imprenditori, C-level, Manager di agenzie e aziende, Professionisti del marketing, PR, Giornalisti, Geek e appassionati di digital.

I nostri numeri

  • + 1 Milione di pagine viste al mese;
  • + 350.000 visitatori unici mensili;
  • +80 giornalisti, influencer e content creator che compongono la Redazione;
  • 2,6 milioni di audience lorda complessiva (sito e property social);
  • +176mila fan su Facebook, 104mila follower su LinkedIn, 45mila su Twitter e 42mila su Instagram;
  • +13 milioni di reach complessiva generata.

Henry Ford una volta disse che “Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo”.

Questa volta, risparmiare sulla pubblicità è davvero possibile, ottenendo però ottimi risultati.

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Commerce Media e First Party Data: un nuovo modo di scoprire il consumatore

Mappare il consumer journey è più che necessario, oggi, per capire che cosa vogliano veramente gli utenti, a maggior ragione se si lavora nell’ADV online.

A causa di molti cambiamenti nella legislazione sul dato (inteso come frammento d’informazione che posso/non posso trattenere a scopi promozionali), però, i professionisti del digital marketing vedono restringersi sempre di più gli spazi per estrarre informazioni di valore e erogare adversiting che sia realmente profilato. 

Diventa quindi centrale cambiare il processo di profilazione dei consumatori, con conseguente sviluppo di target sempre più definiti, andando oltre il semplice monitoraggio dei flusso di navigazione per entrare nel dettaglio dell’esperienza diretta dell’utente ed estrapolare così informazioni preziose e utili a definire a chi stiamo parlando, ciò che il nostro utente preferisce e ciò che non lo convince.

Un esempio concreto di situazione dove questo è possibile è l’acquisto online, un gesto che oggi compiono tantissimi e che è diventato, oltre che familiare, anche interessante per chi studia le modalità di raccolta del dato a scopo pubblicitario.

Il perché si sia arrivati a capire che anche i momenti d’acquisto sono preziosi per il tracciamento, dal punto di vista del marketer è abbastanza chiaro: con la pandemia causata dal SARS-CoV-2, l’eCommerce ha osservato un boom che ha rapidamente cambiato le abitudini dei consumatori.

acquisto su ecommerce

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Si parla, tanto per definire un ordine di grandezza, di un giro di denaro che quest’anno toccherà 5 trilioni di dollari: una cifra incredibile, che sarà possibile raggiungere grazie anche a moltissimi utenti che, obbligati in casa durante i vari lockdown, hanno cominciato per necessità a usare il web come canale per comprare beni e servizi.

Ed ecco allora che in una situazione dove l’eCommerce diventa sempre più importante, e il consumer journey si trasforma in un sistema omnicanale, espandendosi nelle dimensioni digitali e fisiche, è necessario adottare un approccio nuovo.

Quello in cui il “commercio” diventi un vettore attraverso cui osservare, mappare e definire il profilo degli utenti, ottenendo una traccia concreta utile a erogare il messaggio promozionale.

Criteo, azienda global al top per l’esperienza nel digital marketing nell’Open Internet, definisce questo nuovo approccio al digital marketing Commerce Media: il risultato dell’unione fra “dati e l’intelligence del commerce allo scopo di targettizzare i consumatori sull’intero shopping journey e di aiutare i marketer e i media owner a generare risultati commerciali (vendite, revenue, lead)”.

Per capire fino in fondo però come si è arrivato al Commerce Media, e perché, è necessario fare un passo indietro e scoprire un concetto indispensabile: quello di First Party Data.

Fra un nuovo Millenium Bug e soluzioni di valore

Quante volte avete sentito parlare di addressability e deprecazione dei third-party cookies? Molte, vero?

Non potrebbe essere altrimenti: sono proprio questi i “cambiamenti” che hanno portato allo sviluppo del Commerce Media.

Il progressivo abbandono dei third-party cookie, infatti, non si preannuncia indolore e ininfluente: senza questa componente, difficilmente i brand fino ad oggi avrebbero potuto profilare i consumatori con informazioni in linea con il profilo di ognuno.

Google ha proiettato alla fine del 2023 il definitivo abbandono dei “biscotti” del web, ma pur avendo un biennio è stato necessario cominciare a pensare come attivare alternative efficaci.

Perdendo la capacità di tracciare i comportamenti degli utenti, infatti, anche l’esperienza che si vorrà proporre sarà decisamente depotenziata a causa della perdita di personalizzazione dei contenuti inviati. Il consumer journey risulterà essere decisamente meno ottimizzato, con un’addressability più complicata e frammentata: questo impatterà sulla capacità di misurare il successo di ogni campagna, con conseguente diminuzione delle revenue. 

Una delle possibili soluzioni per superare lo scoglio è affidarsi ai First Party Data, che sono anche l’elemento fondamentale su cui si fonda il concetto di Commerce Media.

In poche parole, i First Party Data sono tutti quei dati che vengono ricevuti direttamente dagli utenti con cui un’azienda ha già interagito.

Attraverso il tagging degli ambienti digitali, questi vengono mappati da piattaforme dotate di intelligenza artificiale, le quali sono in grado di interpretare e produrre dati di prima parte impiegabili poi nella produzione di advertising scalabile sempre più targettizzata e personalizzata, utile così a sviluppare esperienze di qualità per i consumatori.

Una di queste è il First-Party Media Network, un sistema integrato di dati commerciali e AI sviluppato da Criteo, che nasce con lo scopo di supportare inserzioni ed editori nell’erogazione di pubblicità altamente profilata indipendente dai cookie e dalle terze parti: creato sul principio di integrazione fra domanda e offerta (di dati), il First Party Media Network “pesca” le informazioni grazie a un complesso sistema di machine Learning, che interpreta i tracciati che si generano grazie ai percorsi dell’utente.

Questo è possibile, sostanzialmente, grazie all’inserimento da parte di inserzionisti ed editori di tag (generalmente un pixel) all’interno dei propri siti, o integrandoli nei propri server. Il Network, collegando i cosiddetti identificatori proprietari (quali ID anonimi, email con gas, numeri di telefono, RampID, Unified ID 2.0) crea un profilo cliente dettagliato, il quale permette di generare un’adv decisamente più preciso. 

consumatore digitale italiano profili

Come si lavora secondo le regole del Commerce Media

Grazie ai First Party Data, quindi, si può mappare il consumer journey dal primo touchpoint alla conversione e capire intenzioni d’acquisto, anticipando così i comportamenti e sottoponendo all’attenzione advertising veramente rilevante per il consumatore, nel posto giusto e al momento giusto.

La garanzia di muoversi in direzione corretta, sapendo districarsi nella miriade di momenti di verità che una customer experience di valore può garantire, la può dare proprio un approccio come il Commerce Media, che conta su tre diversi fattori.

  • Unique Commerce Data: grazie alla First Party Media Network, Criteo ha accesso ad un grande pool di data, indispensabile per mappatura del shopper journey. Una risorsa che rimarrà a disposizione anche quando le terze parti scompariranno.
  • AI: l’intelligenza artificiale, che è indispensabile nel processo e analisi del dato. 
  • Supply:  una rete di Publisher diversificata e in grado di rispondere a ogni interesse, dove poter distribuire qualsiasi tipo di ADV (anche in questo, Criteo può dire la sua).

Osservando queste caratteristiche, si potrebbe pensare che il Commerce Media sia isolato al web, ma non è così: siamo in una dimensione multicanale, dove online e offline si fondono (un po’ come capita quando parliamo di phygital, usando un termine in voga da un po’) e possono generare in esperienze che cominciano sul web e terminano magari nel punto vendita. Per questo una buona gestione dei First Party Data può anche essere la chiave per orientare il consumatore.

Prendiamo ad esempio il rapporto fra digitale e retail: con il giusto invito, chiunque può attratto da un contenuto online a spostarsi in negozio per completare un’azione. Se quel contenuto è originato da una profilazione ottimale, è chiaro che avrà più probabilità di convertire.

Un meccanismo che è la stessa Criteo a definire “full-funnel”, in una mappatura di tutto il consumer journey che si origina dalla scoperta e termina solo all’acquisto (e a volte continua anche oltre).

Tutto questo avviene in regime di trasparenza totale (in continuità con la trasformazione che è stata avviata proprio con l’abbandono dei cookies di terze parti): il Commerce Media è anche operare secondo una logica di controllo del dato, dal suo prelievo al suo utilizzo, agendo su tutta la Rete in maniera da osservare ciò che effettivamente l’utente è disponibile a condividere.

Sempre per citare Criteo: una sorta di marketplace dell’Open Internet.

Ci attende un futuro “tracciabile” (se si è preparati al meglio)

È chiaro che il digital marketing di domani si sosterrà secondo paradigmi radicalmente diversi rispetto a quelli attuali: il Commerce Media è un concetto frutto di un’intuizione che probabilmente faciliterà i marketer e aprirà la strada a un nuova serie di esperienze, dove la centralità dell’utente sarà sempre più determinante per essere rilevanti. 

Lo switch a un mondo dove i First Party Data saranno l’unico strumento per riuscire a soddisfare questa necessità obbliga quindi aziende e agenzie a prepararsi al meglio, dotandosi degli strumenti giusti e delle piattaforme migliori per comprendere fino in fondo l’utente: solo così sarà possibile capire il futuro che ci attende, e reagire di conseguenza. 

Il rischio? Non riuscire a capire chi si ha di fronte. In quel caso il futuro non sarà più così roseo.

social media strategy

Sei invisibile sui social media? Segui questi consigli

I social media sono diventati uno strumento indispensabile per le aziende. Quasi tutte sono presenti sulle piattaforme, ma quante usano i social network al massimo del loro potenziale?

L’abbiamo detto molte volte: creare semplicemente un profilo e pubblicare contenuti a caso ogni tanto non è più sufficiente. In realtà, non lo è mai stato. Eppure, molte aziende non sembrano avere una strategia di Social Media Marketing documentata che le porti al successo.

Potrebbe non sembrare un grosso problema all’inizio, ma non avere un flusso di lavoro ben impostato spesso significa non raggiungere risultati apprezzabili.

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Come fare un Social Media Plan step by step

Sapere semplicemente come creare un piano editoriale per i social media non è sufficiente: l’obiettivo è che il plan sia abbastanza efficace da raggiungere gli obiettivi. Ecco alcuni step da seguire per una Social Media Strategy di successo:

#1. Stabilisci un punto di partenza

Capire a che punto sei dovrebbe essere la prima cosa da fare. Prima di elaborare un piano di social media adeguato, analizza i tuoi profili e quelli dei competitor.

#2. Individua il tuo target

Conoscere (e comprendere) il tuo pubblico è fondamentale per una strategia di successo.

#3. Stabilisci degli obiettivi

Obiettivi intelligenti e dettagliati ti permetteranno di creare campagne ben strutturate, misurare i tuoi progressi e ottimizzare la tua Social Media Strategy a lungo termine.

street girl target phone

#4. Scegli i giusti canali di comunicazione

Non esiste solo Facebook: quando scegli su quali piattaforme comunicare, considera attentamente i vantaggi di ognuna di esse. L’obiettivo finale è scegliere i social network più utilizzati dal tuo pubblico di riferimento e che, allo stesso tempo, si adattano all’immagine del tuo brand.

#5. Diversifica i contenuti per ogni piattaforma

Crea post unici per ogni social network in base alle caratteristiche del media. Una buona idea è quella di inserire nella tua strategia i contenuti generati dagli utenti (UGC).

#6. Affidati ai tool più validi

Avrai sicuramente bisogno di strumenti efficaci non solo per gestire i team che si occupano dei social media, ma anche per la gestione dei profili e delle pubblicazioni. Scegli con cura quelli più adatti.

#7. Organizza i contenuti

La creazione di un calendario è un ottimo modo per tenere traccia di tutti gli appuntamenti, gli eventi e le ricorrenze importanti. Ricorda che le campagne social basate su eventi specifici tendono ad attirare maggiormente l’attenzione.

ninja

#8. Massimizza la reach

Pubblicare il contenuto potrebbe non essere sufficiente per raggiungere la tua audience. Fortunatamente, è possibile massimizzare la portata del messaggio un questo modo:

  • Investi in campagne a pagamento
  • Usa strategie di retargeting
  • Collabora con gli influencer
  • Opta per campagne omnichannel.

#9. Analizza i risultati e ottimizza costantemente la strategia di Social Media Marketing

Capire cosa funziona e cosa no dovrebbe essere la priorità fin dal primo giorno. Tecnicamente, più sei in grado di tracciare i risultati ottenuti, meglio potrai agire per il futuro.

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Una Social Media Strategy vincente: qualche esempio

Gli step elencati non sono certo sufficienti a garantire il successo di una strategia per i social media, ma possono essere un ottimo punto di partenza, senza dimenticare che una Social Media Strategy va inserita in una più ampia strategia di marketing, di cui i social media rappresentano solo una parte, se pur essenziale.

Ecco alcuni esempi di brand che hanno pianificato le loro mosse con attenzione.

Mercedes Benz

Mercedes Benz raggiunge sempre ottimi risultati sui social media. Nel 2013, ha creato una delle migliori campagne di Instagram marketing mai viste: puntava a raggiungere il pubblico più giovane, così ha “assunto” cinque fotografi molto conosciuti su Instagram e li ha messi al volante di una nuova Mercedes CLA, chiedendo loro di postare contenuti sul social.

Chi ha ottenuto il maggior numero di like ha potuto tenere l’auto, quindi l’impegno è stato davvero al massimo!

Dove

Il brand ha spesso puntato sui contenuti emotivi per entrare in risonanza con il proprio pubblico.

La campagna Real Beauty Sketches aveva l’obiettivo di far sentire le donne bene con se stesse. L’azienda conosce bene il suo target di riferimento e crea contenuti che raccontano una storia nella quale le donne possano identificarsi.

Nutella

Ci hai mai fatto caso? Ogni contenuto di Nutella, trasmesso in tv o postato sui social media, ti fa venire l’acquolina in bocca. Molte persone fotografano il cibo prima di mangiarlo; Nutella fa lo stesso e la tecnica funziona: ti mostra la fetta di pane con la crema spalmabile pronta per essere consumata.

Inoltre, non perde mai l’occasione per “giocare e divertire” con il suo brand.

Airbnb

L’azienda utilizza la strategia di pubblicare i contenuti generati dagli utenti: invece di promuovere il suo servizio, il profilo appare come una sorta di diario di viaggio di visitatori e host e i post ottengono su Instagram un altissimo coinvolgimento.

insta airbnb

Nike

Nike ci regala una delle migliori strategie di social media. Il brand mantiene assoluta coerenza nella pubblicazione dei contenuti, mettendo in evidenza gli atleti con cui collabora e utilizzando un tone of voice motivazionale che funziona a meraviglia.

Anche se l’azienda ha profili separati per ogni linea di prodotto, queste caratteristiche rimangono comuni all’interno di una chiara Social Media Strategy generale.

 

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WPP Gioia e la ripartenza attraverso le testimonianze di artigiani e commercianti milanesi

WPP celebra la ripartenza delle attività in Italia con una campagna, la prima ideata dalle sue agenzie creative con sede nel nuovo WPP Campus di Milano, che incoraggia le persone a sostenere i piccoli commercianti, i negozi di quartiere e gli artigiani locali. 

 In un mercato in continua evoluzione e sempre più globale, le tante restrizioni e chiusure imposte dalla pandemia mondiale hanno messo in difficoltà chi gestisce le piccole realtà commerciali e artigianali di quartiere. WPP Gioia, campagna creativa pro bono, ha l’obiettivo di esaltare e celebrare la passione e l’abilità dei commercianti locali e il loro costante contributo alla comunità.

Ripartenza

WPP ha recentemente consolidato il suo impegno nel settore creativo italiano con l’apertura del WPP Campus di Milano, un hub innovativo all’interno di uno dei quartieri storici di Milano che, un tempo, ospitava la fabbrica della ex Richard Ginori. Il Campus, infatti, riunisce, in un’unica sede, la creatività e il talento di più di 2.000 dipendenti delle oltre 35 agenzie WPP. 

WPP Gioia ha visto lavorare insieme tutti i leader creativi, mostrando la sinergia che il WPP Campus di Milano è in grado di offrire. Ideata da Francesco Bozza, VP Chief Creative Officer Grey Italy, Lorenzo Crespi, Chief Creative Officer Wunderman Thompson Italy, Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative Officer Ogilvy Italy e Francesco Poletti, Chief Creative Officer VMLY&R Italy, e realizzata in partnership con IGPDecaux.

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La campagna ha avuto inizio il 22 settembre, in occasione dell’inaugurazione ufficiale del nuovo WPP Campus di Milano, e riempirà di “gioia”, fino al 22 ottobre, gli spazi della fermata della linea metropolitana M2 Gioia di Milano. Un luogo scelto proprio per far emergere l’obiettivo dell’iniziativa di celebrare la gioia che, non è solo il nome di una fermata, ma rappresenta anche un meraviglioso stato d’animo e un augurio per il futuro. 

Dalla stilista emergente al barbiere, dal ristoratore al cameriere passando per le commesse e i personal trainer, la campagna racconta le loro storie di vita reale, in modo personale e intimo, e le emozioni che hanno provato quando sono stati in grado di tornare a una nuova normalità mentre riaprivano le loro attività dopo mesi di difficoltà.

La scelta di unire per la prima volta le competenze creative delle agenzie italiane di WPP in una campagna pro bono che celebra l’ottimismo della riapertura della città di Milano, è un segnale del nostro impegno per aiutare la comunità imprenditoriale locale a crescere. Attraverso la campagna WPP Gioia abbiamo voluto raccontare le storie delle persone che, con passione e dedizione, lavorano in piccole attività di quartiere.

Commenta Simona Maggini WPP Country Manager in Italia.

La creatività può e deve essere uno dei motori della ripartenza, ed è anche per questo che abbiamo voluto che il nostro nuovo Campus di Milano fosse un vero e proprio hub per il talento creativo. Aiutare le imprese a raccontare storie, obiettivi e idee nel miglior modo possibile non significa solo ritornare a una nuova normalità ma vuole anche essere uno stimolo per le persone a immaginare un futuro migliore e a impegnarsi per realizzarlo.

eCommerce: 5 consigli per gestirlo al meglio

Dallo studio di Forrester Consulting commissionato da THRON, piattaforma di Digital Asset Management utilizzata dai principali brand globali – da Furla a Valentino, da Dainese a Whirlpoolemergono consigli utili per risparmiare budget, accelerare il time to market e proteggere la coerenza del brand.

Gestire un eCommerce è da sempre un lavoro dispendioso, con forte strategia progettuale: i dati registrano una richiesta del 10% del budget di marketing e un 40% dei brand europei incapace di analizzare correttamente i dati di fruizione dei propri utenti quando provengono da fonti diverse.

Per gestire al meglio il catalogo online è necessario centralizzare su un’unica piattaforma gli asset digitali e i relativi flussi di creazione, approvazione e distribuzione. Questo porterebbe a beneficiare 7 aziende su 10, facendo aumentare i clienti (68%) e la loro soddisfazione (71%).

Di seguito, i 5 step per organizzare in modo più efficiente le diverse fasi che portano alla pubblicazione dei contenuti di un eCommerce.

  1. Centralizzare i flussi di lavoro, shooting compresi

Gli shooting fotografici di prodotto sono uno dei momenti più delicati della costruzione di un catalogo. Accentrare e facilitare le attività di tutti i membri coinvolti favorisce una gestione più efficiente sin dalle prime fasi. Se il team di prodotto, fotografi e agenzie esterni lavorano sulla stessa piattaforma, già a partire dal brief di lavoro, si facilitano i flussi approvativi e si accelera lo step di pubblicazione, perché le informazioni sono già associate agli scatti.

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  1. Curare i performance content per migliorare l’esperienza d’acquisto

Secondo un recente studio di Jellyfish, descrizioni di prodotto, di categoria e guide all’acquisto – i cosiddetti Performance Content – hanno un ruolo cruciale nel completare la shopping experience e nel convertire visitatori in vendite. Il 78% delle aziende, ad esempio, perde regolarmente traffico organico a causa di descrizioni di prodotto poco accurate. Curare questo tipo di contenuti è fondamentale per aumentare in modo costante le performance del proprio eCommerce. Per creare un’esperienza utente realmente efficace, il catalogo va arricchito con immagini di qualità, video che mostrano le caratteristiche e le funzionalità degli articoli in vendita e descrizioni il più possibile approfondite e complete, per permettere agli utenti di valutare ogni dettaglio e soddisfare la loro curiosità. Poter contare su una piattaforma centralizzata per contenuti e informazioni di prodotto, tramite la quale gestire anche la pubblicazione del catalogo i sull’eCommerce, permette di valorizzare al meglio questo tipo di asset.

  1. Centralizzare la distribuzione del catalogo

La pubblicazione del catalogo è una fase delicata. Centralizzare la distribuzione degli asset sui canali finali significa pubblicarli ovunque, eCommerce incluso, senza la necessità di trasferire lavoro, contenuti o informazioni su altri sistemi. Questo si traduce in risparmio di tempo e budget e attenzione alla brand reputation, con informazioni su diverse piattaforme – comprese vetrine intelligenti, digital signage, app e siti del brand in diverse lingue – sempre coerenti e aggiornate.

  1. Mantenere aggiornato l’eCommerce, in automatico

L’eCommerce è una vera e propria vetrina virtuale e, come tale, in evoluzione. Al momento di pubblicare la nuova collezione, aggiungere nuove immagini, video o aggiornare le descrizioni delle pagine prodotto, sarà sufficiente gestire il tutto attraverso una piattaforma di Digital Asset Management per vederle aggiornate in automatico sull’eCommerce e tutti gli altri canali del brand. Spesso infatti questo tipo di piattaforme conta anche su integrazioni native con i principali sistemi eCommerce, che permettono di mantenere aggiornato il catalogo in automatico e in tempo reale

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  1. Creare un’esperienza utente personalizzata

Gestire in maniera integrata gli asset digitali permette di analizzare in maniera univoca i comportamenti dei propri utenti per conoscere i loro interessi e preferenze. Alcuni sistemi di Digital Asset Management offrono strumenti di Analytics nativi, che permettono di raccogliere insight avanzati sulle performance dei contenuti dell’eCommerce e raccogliere informazioni sugli interessi e le abitudini d’acquisto dei propri utenti. In questo modo, sarà molto più semplice misurare il ROI della propria content strategy e costruire esperienze d’acquisto veramente personalizzate ed efficaci.

FACEBOOK DOWN

Instagram, Facebook e WhatsApp non funzionano, blackout totale del Zuckerverse

Instagram, Facebook e WhatsApp non funzionano più.

I malfunzionamenti sono iniziati alle 17.30, fino a rendere inaccessibili le piattaforme di Facebook, WhatsApp e Instagram.

Il fenomeno ha coinvolto Paesi di tutto il mondo e ha costretto l’azienda alle scuse.

Trionfa invece Twitter, dove gli utenti di tutto il mondo si sono riversati in massa scatenando l’ironia da meme, tipica dei feed del social.

facebook down

Intanto, Twitter gongola e saluta tutti “i nuovi arrivati” orfani delle piattaforme di Mark Zuckerberg.

Sotto il tweet dell’account ufficiale dell’azienda fondata da Jack Dorsey, hanno risposto moltissimi grandi brand, dando un cinque virtuale all’unico vero social funzionante. Tra i tanti. anche, McDonald’s, Burger King, Reddit, Warner Bros, Alexa, OnlyFans, Tumblr, KFC e non sono mancati all’appello anche gli account proprio di WhatsApp e Instagram.

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Quasi centomila commenti al saluto di Twitter e più di mezzo milione di retweet, più un milione e mezzo di cuoricini a incoronare l’indiscusso re dei social.

Festeggia anche Telegram che, in ogni occasione in cui WhatsApp ha alzato bandiera bianca, ha guadagnato milioni di iscritti in tutto il mondo.

E a un certo punto, alle 21.30 circa, ora italiana, è saltato anche Twitter, forse per la congestione causata dall’afflusso enorme di utenti sulla piattaforma.

twitter down

Le misteriose ragioni del blocco

Secondo Reuters, Facebook risulta inaccessibile perché gli utenti non vengono indirizzati nel posto giusto dal Domain Name System.

Gli esperti della sicurezza che seguono la situazione hanno dichiarato che l’interruzione è stata probabilmente innescata da un errore di configurazione che ha lasciato le indicazioni per i server di Facebook non disponibili. Potrebbe quindi essere il risultato di un errore interno, anche se il sabotaggio da parte di un insider sarebbe teoricamente possibile.

Facebook intanto non ha fornito alcuna specifica sulla natura del problema o quanti utenti sarebbero stati colpiti dall’interruzione, ma l’ipotesi della cancellazione dai registri DNS è stata confermata anche da Brian Krebs, un esperto di sicurezza informatica.