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Finalmente Mark Zuckerberg ha parlato. A 5 giorni dal deflagrare dello scandalo Cambridge Analytica, il CEO ha affidato ad un post le sue riflessioni. Ha detto che sta lavorando per prevenire simili abusi della privacy degli utenti. "Abbiamo la responsabilità di proteggere i tuoi dati e, se non possiamo, non meritiamo di servirti - ha scritto - ho lavorato per capire esattamente cosa è successo e per assicurarmi che ciò non accada di nuovo. La buona notizia è che le azioni più importanti per impedire che questo accada di nuovo oggi le abbiamo già prese anni fa. Ma abbiamo anche commesso degli errori, c'è ancora molto da fare e dobbiamo farlo".
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Intanto sembrerebbe esserci Steve Bannon (lo stratega della campagna elettorale di Donald Trump e da questo silurato lo scorso agosto) a coordinare le prime operazioni di Cambridge Analytica per l'acquisto di dati, compresi i profili di Facebook, con l'obiettivo di creare profili dettagliati di milioni di elettori americani. A rivelarlo al Washington Post Chris Wylie, ex dipendente della società di raccolta dati le cui denunce sono all'origine del terremoto che sta investendo non solo Cambridge Analytica, accusata di furto di dati sensibili, ma anche il gigante dei social media.
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Nel frattempo Fox News ha riferito di una class action contro il social network, accusato da un gruppo di azionisti (che avevano acquistati quote della società prima che scoppiasse il caso) di "comunicazioni false e ingannevoli" relative alla gestione dei dati personali degli utenti. La causa è stata intentata davanti alla corte federale di San Francisco da azionisti che lamentano perdite dopo la bufera legata a Cambridge Analytica, che ha sospeso il CEO Alexander Nix, con effetto immediato, in attesa di un'indagine indipendente.
Abbiamo la responsabilità di proteggere i tuoi dati e, se non possiamo, non meritiamo di servirti. Ho lavorato per capire esattamente cosa è successo e per assicurarmi che ciò non accada di nuovo
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