Una stagione TV sempre più social: il bilancio delle tendenze visto dagli USA

Le serie televisive americane sono uno dei contenuti audiovisivi più cool e seguiti del momento in tutto il mondo. L’interesse che questi contenuti destano non si limita alle storie e ai personaggi narrati, ma è accresciuto dalla forte componente innovativa che questi prodotti propongono, soprattutto nel campo della promozione e dell’engagement con gli utenti.

In questo quadro, il web e le applicazioni a valore sociale si distinguono per risultati ed interesse. Diamo uno sguardo ad alcune tendenze ed esempi dalla stagione televisiva 2010-2011.

Sin dall’origine della televisione in Europa, gli Stati Uniti hanno sono stati una costante fonte di ispirazione creativa e tecnologica per i mercati audiovisivi del vecchio continente. Oggi, in un’era di profondi cambiamenti alla tecnologia televisiva e alle pratiche di consumo di contenuti mediali, gli Stati Uniti hanno ancora questo ruolo e sono visti da professionisti e fan come il luogo dove le novità appaiono, soprattutto quelle legate al web.

Una degli aspetti più interessanti di quest’anno è stato sicuramente il differenziarsi delle iniziative legate ai social media. Se in precedenza la maggioranza delle campagne marketing e delle applicazioni social erano finalizzate ad aumentare l’engagement degli utenti e la visibilità dei contenuti, oggi queste applicazioni si differenziano in natura e obiettivi. E’ il caso ad esempio dello streaming su social network che se da una parte aumenta l’engagement creando conversazioni intorno ad un contenuto, dall’altra si lega a modelli di business propri del VOD. Lanciata prima negli US da Warner Bros, questo tipo di iniziativa è presto sbarcata in Europa, in Francia.

Un’altra tendenza che si è rafforzata nel corso dell’anno è sicuramente quella legata ai check-in. Startup come GetGlue hanno potuto unirsi a importanti network come Showtime per offrire badge e premi ai fan più fedeli. Proprio come per il Social VOD, anche per questo tipo di applicazione non si fanno attendere le repliche come il servizio di check-in creato ad hoc da Orange, ancora una volta in Francia.

E mentre nuove applicazioni si diffondono le tradizionali campagne di marketing social sul web si complessificano ulteriormente, coinvolgendo sempre più piattaforme, dimensioni e partner. E’ il caso di Paper.li, la startup di content curation che si è unita a HBO per promuovere la serie Game of Thrones creando una pagina branded con contenuti editati e curati intorno all’universo della serie.

HBO ed in particolare Game of Thrones sono un buon esempio della complessità che le campagne virali e social raggiungono oggi. Proprio a Game of Thrones infatti è stata dedicata una sofisticata promozione creata dall’agenzia newyorkese Campfire (già autori della campagna di promozione viral di The Dark Knight et di True Blood). La campagna ha unito una componente digitale a una reale lanciando da una parte micrositi, campagne di promozione su stampa e cartelloni tradizionali a New York e Los Angeles, creando puzzle in linea e soprattutto alimentando costantemente le pagine Facebook e i flussi twitter delle emissioni.

Ed è forse questo l’aspetto più interessante che emerge da questa stagione televisiva: l’irrinunciabilità della dimensione sociale dell’audiovisivo, se non altro per quel che riguarda la sua promozione. Se da una parte infatti è molto raro che (in America) i programmi televisivi non siano accompagnati da un’attività più o meno sofisticata su Twitter e dall’animazione delle proprie pagine su Facebook, dall’altra è vero che questi social network stanno gradualmente rimpiazzando i siti dei canali e delle emissioni in quanto hub dei contenuti sul web e sono ormai indice di quanto i produttori e diffusori di contenuti considerino il social network una parte integrante del ciclo di vita e di promozione del prodotto audiovisivo.

E in Europa?…

Guida alle migliori pizzerie di Napoli e dintorni. Intervista a Monica Piscitelli

Nata una nuova app per i food lovers, una local app, in particolare per i pizza food lovers. Il Mondo delle app registra anche questa variante di fenomeno editoriale locale, se siete a Napoli e non riuscite a decidere in quale pizzeria entrare per assaggiare il cibo più inflazionato, conosciuto e riprodotto al mondo, nella città in cui è nato  Guida alle migliori pizzerie di Napoli e dintorni potrebbe risolvervi il problema. Quest’app punta a selezionare il meglio della vasta offerta presente nel capoluogo campano, essendo infatti solo 46 le pizzerie inserite, ma tuttavia è attenta al particolare ed è caratterizzata dal taglio tipico di un lavoro professionale.

A firmare lo sviluppo dell’app è stata la  giornalista Monica Piscitelli, in collaborazione con Luciano Pignataro, che ha messo a punto il progetto come protesi del suo personale mainstream, il foodblog Campaniachevai.blogspot.com in cui esprime tutta la sua passione per la gastronomia campana.

Strutturata in modo semplice, l’app presenta un design minimal che da una prima schermata di avvio introduce velocemente l’utente al menu principale da cui può indirizzarsi sulla scelta delle pizzerie,  più altre voci di tipo semplicemente funzionale.

Molto simpatica è la schermata che ci chiede “Dove vuoi andare?” con una pizza divisa in spicchi, ognuno dei quali rappresenta un diverso quartiere, dal centro storico, passando per Toledo e i quartieri spagnoli, fino a quelle Fuori Città. Le schede delle pizzerie sono una sorta di protesi del lavoro già svolto dalla Piscitielli sul suo seguitissimo blog.

Sono al momento solo 46 le pizzerie inserite in questa prima versione della app, da cui è possibile tra l’altro prenotare un tavolo direttamente online. Scorrendo le recensioni si possono conoscere i prezzi, l’offerta di vini e birre dei vari locali, e classifiche sulle migliori pizze per tipologia (margherite, calzoni ripieni, e pizze creative). Una voce significativa di ciò che vuol dire mangiare la pizza a Napoli riguarda la “valutazione dell’atmosfera” che si respira in questi posti. A volte vale quanto l’assaggio.

Abbiamo colto l’occasione, parlando della app, di intervistare la gentilissima Monica Piscitelli ponendole quattro veloci domande sulla sua app.

1. Ciao Monica. Ti va di iniziare fornendoci tre aggettivi per descrivere questa app che andrebbero bene anche per parlare di una pizza?

Stuzzicante, innovativa (la pizza lo è, potendo sfruttare milioni di combinazioni di ingredienti) e indispensabile (come vivere senza pizza?)

2. Cosa ha in più quest’app, rispetto ad altri grandi contenitori di locali (tripadvisor, aroundme, cibando) che offrono recensioni user-generated, sono sul mercato da più tempo e in forma gratuita?”

Semplicemente il fatto che è una Guida, la prima in assoluto alle Pizzerie di Napoli e della regione. Un lavoro sistematico di recensione e valutazione, del genere, non esiste neanche in cartaceo. E per di più vien fuori dalla penna di un’addetta al settore del food, in collaborazione con il blog di Luciano Pignataro che è leader in Italia.

3. L’app è online ormai da 20 giorni, un tempo ristretto ma comunque valido per poter riscontrare i primi commenti dal pubblico. Cosa si dice in giro?

Ha avuto molto riscontro. Mi riferisco anche alla stampa e alla attenzione sul web che ci stava a cuore. Il tam tam con il quale sta viaggiando in rete mi convince che è stata la scelta giusta proporre questo lavoro per i navigatori e per il mondo IOS ancor prima che per le librerie tradizionali.

4. Il 2011 è indiscutibilmente l’anno del Food. Quanto il settore Mobile, anch’esso in forte espansione, può aiutare quello del Food e viceversa?

Moltissimo. Da blogger e giornalista di settore osservo il gran fermento che c’è intorno all’argomento. Ma non è solo curiosità fine a sé stessa. La gente si informa e accumula dei piccoli saperi su prodotti, preparazioni e abbinamenti. Si immagini che ho organizzato con campaniachevai.it, il mio blog, in una sola settimana, pochi giorni fa, un “Festival” goliardico per appassionati di cucina, dedicato alle ricette con le zucchine e ci siamo trovati in cinquanta nel caiatino. Non solo i concorrenti erano agguerriti, ma i piatti splendidi e molto ben studiati.

Ecco il link da cui scaricare l’app sull’Apple Store:

I Venture Capital per il rilancio del territorio aquilano [INTERVISTA]

Effettivamente il rilancio economico di un territorio strategico come quello aquilano non può passare esclusivamente attraverso la ricostruzione delle abitazioni e delle infrastrutture. In quest’ottica, la 10 to 6 Competition, rappresenta un importante opportunità per dare slancio allo sviluppo economico locale, attraverso un concorso che mira a portare sul territorio aquilano high-tech entrepreneur provenienti da tutto il mondo.

L’organizzazione promotrice che registra un partenariato di tutto rispetto (da Fondamenta SGR a M31 passando per l’Università dell’Aquila e Vertis), ha deciso di mettere in palio un milione di euro da assegnare alle 10 migliori startups che presenteranno domanda nelle diverse call previste dal bando (la prossima scade il 30 settembre 2011).

I criteri, le condizioni per la premiazione e i benefits previsti  dalla competizione li potete consultare direttamente sul sito. Noi vi lasciamo con parte di una conversazione su Skype avuta con Nicola Redi, CTO di Fondamenta SGR, il quale oltre a raccontarci come nasce la 10 to 6 Competition ci espone la sua opinione in merito alla situazione delle startup e degli spinoff in Italia.

Buongiorno Nicola e benvenuto su Ninja Marketing! Vuoi raccontarci in che modo nasce un’operazione come quella di Ten to Six Competition e quali sono i vantaggi di avere un partenariato così ampio che alterna soggetti pubblici a soggetti privati?

Il partenariato nasce con un legame che Fondamenta, e nello specifico il fondo TT Ventures, ha con il territorio dell’Aquila in quanto la fondazione della Cassa di Risparmio dell’Aquila è uno dei sottoscrittori del fondo in questione. TT ventures è un fondo di venture capital che nasce da un’idea della fondazione Cariplo al fine di dotare il sistema delle fondazioni bancarie italiane di uno strumento di venture capital finalizzato alla valorizzazione della proprietà intellettuale che si genera dalla ricerca italiana. Quindi è uno dei primissimi episodi in cui le fondazioni bancarie fanno degli investimenti perché noi siamo un fondo d’investimento, non andiamo ad attingere i nostri capitali dalle erogazioni liberali delle fondazioni. In questo modo le fondazioni fanno sistema, escono dai loro territori e mettono a disposizione i loro capitali per sviluppare il tessuto economico nazionale a partire dalla ricerca scientifica.

Le fondazioni bancarie che sostengono l’azione di TT Ventures sono otto, l’ente capofila è la fondazione Cariplo e la fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila è stata una di questi otto coraggiosi che ha scommesso e ha messo a disposizione i propri capitali per un progetto che avesse un profilo nazionale. Questo è uno tra i motivi per i quali abbiamo deciso di investire sul territorio aquilano. Oltre al legame istituzionale che ci lega al territorio aquilano, l’operazione è sostenuta anche da una rete di amicizie, professionali e non, tra me e la Preside della Facoltà di Scienze MM.FF.NN dell’Università dell’Aquila dott.ssa Paola Inverardi, Marika Di Benedetto professoressa dell’Università dell’Aquila e Ruggero Frezza presidente ed Amministratore Delegato di M31. Tutti quanti ci siamo conosciuti in ambito scientifico e tutti quanti condividiamo l’idea che la ricostruzione di una città come quella dell’Aquila non possa passare solamente dalla ricostruzione degli edifici.

Ciò che regge la nostra operazione è la volontà di rendere l’Università dell’Aquila, e le sue eccellenze nell’ambito della ricerca scientifica, il motore dello sviluppo economico del territorio. Noi come Fondamenta, ed insieme a M31 e Vertis, abbiamo deciso di mettere a disposizione, oltre ai capitali che andranno a finanziare progetti ad alto potenziale di sviluppo tecnologico anche le nostre esperienze in materia di investimenti. L’obiettivo è appunto quello di attrarre progetti da inserire nel contesto universitario aquilano affinchè vengano sviluppati localmente. Il partenariato si basa quindi su una matrice che vede quattro enti privati a supporto dell’Università dell’Aquila la quale, a nostro avviso, ha ancora molto da dire in termini di capacità di ricerca e di infrastrutture le quali verranno messe a disposizione delle imprese che vinceranno la 10 to 6 Competition.

Quindi verrà messo a disposizione uno spazio fisico per le imprese che verranno incubate?

Si l’idea di partenza sarebbe quella anche se molto dipenderà dal tipo di progetti che vinceranno la competizione. Quindi non abbiamo definito ex-ante quelli che saranno gli spazi, perchè se arriva un’azienda ICT magari di sviluppatori di tecnologie web avranno bisogno di un certo tipo di spazi invece se vince qualcuno che si occupa di  microelettronica avrà bisogno di un certo tipo di infrastrutture e quindi di un altro tipo di spazio. Ad oggi quindi, abbiamo preferito non fissare le condizioni esatte anche se la presenza di M31 potrebbe fornire lo stimolo e le competenze tecniche per una eventuale riproposizione del loro modello sul territorio aquilano.

Diciamo che preferiamo lavorare opportunisticamente ovvero vedere la tipologia di progetti che arriveranno alla competizione, quali saranno i vincitori e su quello sviluppare anche le infrastrutture più adatte alle tecnologie che ci verranno proposte. Anche per questo motivo la partnership è fondamentale perché è composta da una una filiera completa a livello di expertise. Abbiamo l’esperienza dell’incubazione di M31, abbiamo l’esperienza nostra e di Vertis per quello che riguarda l’investimento e la gestione di imprese hi tech e abbiamo l’esperienza dell’Università dell’Aquila in termini di ricerca applicata e dei suoi legami  con le grandi imprese che ci sono nel territorio aquilano.

Abbiamo appena parlato del ruolo centrale che ha l’università all’interno del partenariato. Quello che vorremo sapere noi è se, in Italia, ci sono limiti alla diffusione della cultura dello spinoff e cosa è possibile fare per migliorare la diffusione?

I dati espressi nell’ultima ricerca Netval ci parlano di un’Italia con un elevato numero di spinoff. Tuttavia, considerato ciò che emerge dal rapporto, notiamo come la stragrande maggioranza degli spinoff si pongono sul mercato più come degli studi professionali che offrono servizi di ricerca conto terzi mentre sono pochissime le spinoff che si mettono nell’ottica di andare sul mercato con prodotti e servizi, crescere e diventare delle grandi aziende. Ed è chiaro che dal lato venture capital queste ultime rappresentano le più importanti ed in questo, a mio avviso, è necessario prendere una consapevolezza fondamentale. Ed è quella per cui se nella propria vita si è dei bravissimi ricercatori non necessariamente si è anche dei bravissimi imprenditori, non necessariamente si sà costruire un business model adeguato, non si sa raggiungere il mercato e non necessariamente si sa gestire un’azienda con tutte le complessità che ne conseguono.

Quindi ciò che noi vediamo dal lato venture capital sono anche tanti tentativi, molto interessanti, delle bellissime tecnologie, su cui però non c’è la consapevolezza di come queste possono essere vendute o diventare prodotti commerciali o come possono raggiungere il mercato che sia B2B o B2C. Quindi il primo consiglio che darei è che sarebbe molto interessante che chiunque ha in mente di fare uno spinoff di prodotto che ha un’esperienza prevalentemente di ricercatore prima ancora di fare la società si trovi qualcuno che abbia un’esperienza industriale che abbia gestito un’azienda nel settore dove lui andrà ad operare e insieme facciano partire quest’azienda. Quindi è importante che ci siano dei team il più possibile misti. A concludere direi sicuramente che c’è da lavorare molto sia sulle compagini che sulla capacità di mettere a fuoco dei piani industriali che siano credibili e che non siano solo figli del fatto che è una tecnologia innovativa e che automaticamente si debba vendere.

Cosa si sente di consigliare a coloro che parteciperanno all’evento?

A loro direi che è molto importante fare quel passaggio mentale per cui non basta avere una bella tecnologia per pensare di fare un’impresa e che è molto importante chiedersi perché e quanti potranno essere i clienti al mondo che ritengano opportuno utilizzare la loro tecnologia all’interno di un certo tipo di prodotti o servizi. Questo è un passaggio fondamentale da fare, difatti non bisogna considerare il concorso come un estensione di un bando di ricerca, ma come un’opportunità per la creazione di modelli di business consolidati che possano allo stesso tempo fare da stimolo al rilancio del territorio aquilano.

Come gli studenti utilizzano la Tecnologia e le Apps [INFOGRAFICA]

Le scuole oggi sono completamente diverse rispetto a 50 anni fa. Con Internet, gli studenti possono avere accesso a una grande quantità di informazioni, senza bisogno di sfogliare i libri (purtroppo…).

Anche il mobile contribuisce in questo cambiamento: il mobile-learning è, ad esempio, solo l’ultimo step di questa rivoluzione, dal momento che gli studenti, e in generale i giovani, sono spesso gli utilizzatori più esperti delle tecnologie digitali in generale e mobile in particolare. Non è un caso che l’App Store abbia da tempo una sezione dedicata alle education-apps e che l’iPad sia entrato nelle scuole americane come strumento per l’educazione.

OnlineEducation ha cercato di catturare nell’infografica che vi riportiamo qui sotto i dati di una ricerca sull’uso che gli studenti statunitensi fanno della tecnologia. Il 38% di loro non riesce a stare oltre 10 minuti senza accendere il proprio device. Noi Ninja scommettiamo che più di qualche genitore italiano può dire la stessa cosa di proprio figlio! Voi che ne pensate?

sGli Studenti Amano le Tecnologie

Da Oliviero Toscani a Go Forth di Levi's: riflessioni estive di un aspirante pubblicitario

Ero molto combattuto quando ho pensato di scrivere questo post, perchè si potrebbe facilmente rispondermi che non avendo mai lavorato in un’agenzia non conosco i meccanismi e certe cose non le posso capire. Farò invece leva proprio su questa mia “ignoranza” e mi permetterò di parlare da “osservatore esterno”, diciamo così, da uno che le campagne pubblicitarie ogni tanto si limita ad analizzarle e cercare di capirle meglio.

Sarà che la mente è ancora fresca di Ninja Camp, sarà che ho da poco visto tutte le stagioni di Mad Men in un paio di settimane, sarà che è agosto e il caldo mi ha dato alla testa, ma in questi giorni ho visto due campagne che mi hanno spinto alla riflessione, una in positivo ed una in negativo.

Go Forth di Levi’s: pubblicità che vuole anche lasciare qualcosa

La prima campagna di cui volevo parlare è di Levi’s, e si intitola Go Forth. Partita un paio di anni fa, ha subìto dei cambiamenti in corsa perchè all’inizio non era stata recepita molto positivamente. Eppure il suo intento era solo quello di applicare un po’ di etica 2.0 all’immagine aziendale, esaltando lo spirito ribelle e pionieristico che nel corso dei decenni era stato infuso nel brand.

In breve, il concept della campagna è che ognuno di noi dovrebbe fare del suo meglio per rendere il mondo un posto migliore, utilizzando tutti i mezzi che ha a disposizione. E cosa c’era di sbagliato? Secondo me nulla. Fatto sta che Levi’s continua su questa linea, e ci chiama tutti a raccolta. Qualcuno si è domandato se era davvero il caso di inserire tutto questo idealismo in una pubblicità solo per vendere dei jeans: io rispondo, che male c’è a voler comunicare qualcosa di più alto e dare un messaggio di valore, invece di mostrare banalmente il prodotto? Tra l’altro, per come la vedo io, gli ad sono anche ben fatti, il prodotto e il marchio sono messi quasi da parte, quello che emerge davvero è il messaggio.

Di seguito trovate lo spot più recente (sospeso purtroppo dopo gli avvenimenti recenti di Londra, poichè contiene delle scene che richiamano disordini urbani) ed un cartellone, che rappresentano perfettamente il tutto. Da parte mia, vorrei vedere più campagne del genere.

Toscani e le campagne “simili”: pubblicità fine a se stesso/a?

Adesso la campagna, o meglio le campagne perchè ce n’è più di una, che mi hanno suscitato un po’ di preoccupazione quando le ho viste sul blog dell’ADCI. Oliviero Toscani è un grande della fotografia, e questo non si discute, ma è anche un grande pubblicitario? Su questo avrei un po’ di dubbi, e non penso di dire un’eresia dal momento che sono gli stessi dubbi manifestati da qualcuno che sicuramente ne capisce più di me.

Ho detto poco sopra che mi piacciono le campagne dove si parla poco del prodotto e molto di un messaggio che si vuole collegare ad esso, ma a me sembra che Toscani faccia campagne più per il suo (personal) brand che per le aziende. Senza dubbio emerge tra gli altri pubblicitari, tant’è che molto spesso riesce a far associare il suo nome ai lavori più che quello del brand, di questo bisogna dargli credito. Ma a parte questo c’è poco di meritevole, vi faccio qualche esempio:

Almo Nature è una marca di cibo per cani e gatti.

Relish è azienda leader nell'abbigliamento donna

Questa campagna per Wrangler ha vinto diversi premi a Cannes qualche anno fa

Notate niente di strano? L’idea di base, il concept, è sempre lo stesso: anche noi uomini siamo in fin dei conti animali, e ok l’abbiamo capito, ma confesso che all’inizio facevo addirittura fatica a capire che erano campagne diverse! E allora vogliamo comunicare qualcosa, oppure le facciamo giusto perchè devono fare scalpore e dobbiamo far parlare di Toscani, per di più utilizzando lo stesso concetto per abbigliamento e cibo per animali? Fossi stato nei panni dell’azienda (che poi è anche cliente e sicuramente avrà pagato una bella cifra) credo che mi sarei anche irritato.

Da qui è venuta la mia riflessione, da persona che un giorno vorrebbe lavorarci in un’agenzia, sperando che qualche altro aspirante la condivida: si può ancora sperare di lavorare in un’agenzia e tirare fuori idee originali per comunicare davvero qualcosa, non fare semplicemente qualche ghirigoro per essere notati? O in futuro, vista anche la situazione economica non proprio rosea che si sta delineando, saremo tutti attaccati al far crescere le vendite e basta, al “fare rumore” ma con poca concretezza alla base? Ma soprattutto, c’è ancora qualcuno che, nel suo piccolo, vorrebbe cambiare il mondo?

Social Media Marketing su Twitter: 10 campagne che potresti esserti perso

Un messaggio sociale, una protesta civile, un segreto svelato, un evento storico, una campagna virale. Cosa possono contenere 140 caratteri? Di tutto. Ogni informazione può viaggiare ad una velocità senza pari, seguendo strade di diffusione mai percorse finora dagli eventi. Il futuro è in un Tweet, o magari in un Hashtag. Come un flusso di coscienza della nostra società, la Timeline si riempie di spunti, riflessioni, novità, iniziative, informazioni libere.

Il social network del futuro è già oggi ricco di leggende da raccontare, di pagine di storia sociale scritta, di marketing, di viralità, di esempi di libertà e di vita.

Di seguito ecco dieci recenti esempi di campagne che hanno visto Twitter come strumento di propulsione e mezzo di successo:

1. Adidas porta all’estremo il Casual Friday: domani tutti al lavoro in tuta!

2. Let’s (Twitter) Party! Arriva Firefox 4

3. Stockholm Gay Pride: la campagna “How Hetero” diventa social

4. La tua mamma twitta? La campagna di Twitter per la festa della mamma

5. Ferrorama: il cammino per Santiago de Compostela con un trenino live sui social media

6. Harry Potter e l’ultima magia sui social media

7. Usare Twitter per aumentare gli ascolti: il caso di The Voice su NBC

8. Personal Guerrilla Marketing su Twitter

9. The Italian Experience: l’emotional engagement di Lavazza

10. Transmission Gagavision: torna la serie di Lady Gaga, e su Twitter è già un caso

Email marketing: 3 strategie per la Customer Retention

Tutti sappiamo che incrementare la Customer Retention è obiettivo fondamentale nel mondo del marketing, anche dell’email marketing. Infatti, come ci è ben noto, acquisire un nuovo cliente costa sei volte in più rispetto a mantenerne uno già acquisito.

Cosa fare allora per mantenere i contatti con il consumatore senza essere invadenti, ma facendolo sentire considerato?

La mail è sicuramente una delle soluzioni più semplici ed immediate che un’azienda può adottare senza ingenti costi da sostenere.

Possiamo annoverare tre tipi di mail strategiche per l’aumento della Customer Retention:

1) L’Utile Reminder – ci sono siti fornitori di prodotti che si acquistano ciclicamente che offrono ai loro utenti la possibilità di impostare degli avvisi temporali sull’esaurimento dei vari prodotti acquistati. Una mail avvisa il consumatore ricordandogli che quel prodotto si sta “teoricamente” esaurendo e lo invita all’acquisto, magari regalando dei coupon-sconto.
La cosa fondamentale in questo tipo di comunicazione è non mettere pressione negativa nell’utente, ma agire come semplice e utile reminder a cui fare riferimento per la gestione della propria spesa.

2) Il Grazie Sincero – non è una novità ringraziare il cliente per aver scelto il nostro specifico brand e non sono una novità nemmeno le mail che arrivano puntualmente dopo il primo acquisto. Il trucco sta nel personalizzare le comunicazioni, rendendole più dirette e cercando di interagire con l’utente facendo riferimento alle sue esperienze col brand e con i canali di comunicazione più utilizzati. Compleanno, anniversario del consumatore, date specifiche e ringraziamenti inattesi e sorprendenti sono idee chiave.

3) Il Rimando ai Social Media – uno dei punti vincenti dei grandi brand al giorno d’oggi è creare intorno alla propria immagine una tribù di consumatori legati dagli stessi valori, e per fare questo vi è un massiccio ricorso ai social media. Un uso sinergico e coordinato di strumenti, può fare in modo che il cliente riceva mail personalizzate che riconducano direttamente ad un social network attraverso il brand. Fred Wilson, direttore di Union Square Ventures, riflette sul photo tagging di Facebook: “Ho sempre pensato che sia stata la funzionalità e l’utilità principale di Facebook. Ma al photo tagging si aggiunge un altro elemento ed è proprio l’email che ti arriva per avvisarti che qualcuno ti ha taggato: è quell’email a riportarti inevitabilmente su Facebook”. Mentre si valuta il proprio sito web, occorre pensare a come integrare funzionalità sociali i cui aggiornamenti via mail possono mantenere l’audience interessata e coinvolta.

ANT: Questo è il momento [VIDEO]

Alcuni temi ci toccano più degli altri, ed è per questo che abbiamo deciso di parlarvi di ANT(Associazione Nazionale Tumori) e la sua nuova campagna virale. ANT è un’associazione non profit che opera su tutto il territorio nazionale e offre assistenza gratuita ai malati di tumore, un gesto nobilissimo che ha richiesto una sponsorizzazione adeguata.

Scopo della campagna è quello di sensibilizzare e informare sul tema del volontariato. Grazie alla partecipazione di tanti giovani studenti e non la campagna è stata un successone.

La campagna si compone di due iniziative: il video “QUESTO È IL MOMENTO” ed il Flash Mob “ABBRACCI PER ANT” realizzato il 28 maggio in piazza San Francesco e in Piazza Maggiore a Bologna, per invoglia tutti ad abbracciare la causa di ANT e contribuire al loro operato perché tutti possono fare molto con un piccolo gesto.

Francesca Ligas, regista e ideatrice del progetto, ci spiega meglio la campagna che lei e Ragazze Virali Channel hanno curato per ANT

“Sotto il cielo della eccentrica e movimentata Bologna, i giovani studiano, cantano, si baciano, s’innamorano, si odiano, fanno i biscotti e pubblicano tutto sul web… ogni istante fanno miliardi di cose! Nello stesso istante, la Fondazione ANT (Associazione Nazionale Tumori) nata nel territorio bolognese e ormai presente in tutta Italia, offre un impareggiabile servizio di assistenza gratuita ai sofferenti di tumore.

Nel video i giovani cittadini bolognesi scendono nelle piazze e nelle strade e si abbracciano… abbracciano i loro amici e gli sconosciuti… abbracciano una causa nobilissima, regalando un po’ del loro tempo ad ANT!

Questo è il messaggio che ho voluto trasmettere ai giovani della mia età. E’ nato in modo casuale, durante una chiacchierata tra amici, per poi diventare oggetto di una tesi di laurea sui viral video e il marketing non convenzionale.

Il video è stato girato a costo zero, con la partecipazione di Mirco Cogotti -un impareggiabile line producer-, Alessandro Salentino – fotografia e riprese- e Valeria Melis –ideatrice del flash mob abbracci, organizzato in collaborazione con Flash Mob Bologna (Eventi di Massa), in cui i partecipanti si sono scambiati abbracci in piazza per due minuti; hanno inoltre collaborato tanti, tantissimi giovani offrendo il loro aiuto e prestando il loro volto.

E’ stata un’impresa piuttosto audace ma appassionante e divertente. Spero che appassioni e diverta tutti voi. Buona visione. “

Google Panda arriva in Italia [BREAKING NEWS]

Da qualche ora, come annunciato nel blog ufficiale, è arrivato in Italia Google Panda: l’aggiornamento dell’algoritmo per siti di alta qualità che fino ad oggi valeva solo per le ricerche fatte in lingua inglese.

Dal blog ufficiale italiano scrivono: “Gli studi che abbiamo effettuato ci hanno dimostrato che questo cambiamento ha migliorato la qualità dei nostri risultati di ricerca e pertanto la reazione degli utenti è stata decisamente positiva.

Per la maggior parte dei Paesi, solo una piccola percentuale (6%-9%) di ricerche effettuate sarà interessata da questo aggiornamento, di molto inferiore al 12% rilevato quando Panda é stato introdotto per ricerche in lingua inglese. L’aggiornamento riguarderà tutte le lingue ad eccezione del Cinese, Giapponese e Coreano, per le quali stiamo ancora testando possibili miglioramenti.

Per fornire indicazioni ai siti interessati da quest’ultimo aggiornamento algoritmico, abbiamo pubblicato un post su come Google valuta i siti di alta qualità. Il nostro forum per i Webmaster è a disposizione di tutti coloro che desiderano approfondire questo tema e ricevere suggerimenti a riguardo. Continueremo a lavorare per offrire ai nostri utenti i migliori servizi, attraverso risultati di ricerca pertinenti e di alta qualità“.

Vedremo cosa succederà!