BMW si è spinta oltre: lo spot impresso direttamente sulla retina

Non è esattamente un’azienda sconosciuta, ma la BMW ha pensato bene di farsi notare ancora di più marcando un nuovo confine dell’advertising, nuovo anche per il guerrilla probabilmente. In un cinema tedesco, infatti, è stato realizzato uno spot sperimentale durante la proiezione di un film:

dietro lo schermo era stato sistemato un enorme flash fotografico (un Profoto Pro-7B, se vi interessa), davanti al quale era posizionato un cartellone con le lettere del logo BMW ritagliate. Nel corso dello spot in questione, la sala è stata invasa dalla luce accecante del flash e subito dopo il testimonial Ruben Xaus, pilota della scuderia, ha chiesto agli spettatori di chiudere gli occhi. Con loro enorme sorpresa, quando li hanno riaperti la scritta BMW compariva ancora davanti ai loro occhi per un po’ di secondi, sotto forma di alone luminoso impresso sulla retina.

Come vedrete dal video molti erano entusiasti all’uscita, sancendo così l’ottimo risultato dell’esperimento, anche se… voglio dire, l’innovatività dell’azione non si discute, però in effetti a qualcuno (me compreso) potrebbe sembrare un po’ esagerato o troppo invasivo. Pensate ad esempio se questa tecnica venisse utilizzata per lo spam, o peggio ancora per i cartelloni stradali…

via Wired

Cosa è cambiato nelle strategie di marketing dei Cinepanettoni

A Natale siamo tutti più buoni. Tutti, tranne i produttori cinematografici!

Il periodo natalizio segna un momento cruciale per la cinematografia: le pellicole proiettate nelle ultime tre settimane di Dicembre e nella prima di Gennaio raccolgono oltre l’80% dei ricavi totali dell’intero settore.

Negli ultimi vent’anni il mercato nazionale è stato dominato dai cinepanettoni che, nonostante il basso contenuto artistico, hanno avuto il pregio di energizzare l’industria filmica italiana, consentendole di raggiungere il livello di incassi delle major statunitensi. Quest’anno, tuttavia, a fare la parte da leone è stata Medusa Film, braccio produttivo/distributivo dell’holding Fininvest – Mediaset, che sembra essere riuscita nel tentativo di spodestare il monopolio natalizio di De Laurentis & Co.

La strategia di Medusa sembra spostare il baricentro della competizione stagionale, spalmando un’ampia e differenziata offerta su un lungo arco temporale, precedente e successivo alle festività. A Novembre, A Natale mi sposo ha tentato di fare terra bruciata attorno Filmauro, anticipando l’uscita del cinepanettone con un prodotto simile sotto ogni punto di vista, cinematografico e commerciale (tra l’altro firmato dall’ex compagno di De Sica).

La strategia sembra aver pagato: infatti, Natale in Sud Africa, pellicola di punta della Filmauro, ha generato incassi generosi, ma inferiori rispetto le pellicole degli scorsi anni, accusando un netto calo di pubblico. Nel mese di Dicembre, Medusa pone in diretta concorrenza La Banda dei Babbi Natale, partito in sordina ma in rimonta sul finire dell’anno: nello scorso week-end le due pellicole si sono attestate entrambe sui 16,7 mln di euro.

Infine, il 5 Gennaio è stato distribuito in oltre 800 copie Che bella giornata. La strategia per il secondo film di Checco Zalone ha mirato, dunque, a togliere respiro alle pellicole presenti in sala da più tempo, limitando così la presenza dei concorrenti nelle sale di minori dimensioni e con un numero limitato di schermi. All’esordio nelle sale, Che bella giornata si attesta sui 2,62 milioni di euro. Un incasso record che lo proietta al terzo posto nella classifica dei migliori debutti del mercato nazionale, dietro Spiderman 3 e Harry Potter 6; e dopo cinque giorni di programmazione la pellicola ha già superato i 13,5mln. La strategia di Medusa sembra aver superato la prova del box office.

Medusa, dunque, ha cautamente continuato a percorrere i binari della commedia, ma ha anche affrontato aggressivamente i principali competitor nel periodo cinematografico più ricco: prima, durante e dopo le festività ha implementato un insieme di azioni mirate ad affermare costantemente la propria presenza lungo tutto l’arco di tempo utile.

E la Rai? L’altra major nazionale ha saggiamente deciso di non puntare troppo sul mercato natalizio, eccessivamente affollato, portando in sala diversi prodotti minori e trainati da un’unica pellicola di spicco: The Tourist. Il film con Johnny Depp e Angelina Jolie ha comunque ottenuto discreti incassi e si è dimostrato singolarmente vitale, sulla scia delle recenti nomination ai Golden Globe. Rai Cinema, dunque, ha assimilato una diversa impostazione strategica, tentando di evitare la bagarre di fine anno e convincendo il pubblico a seguire i propri prodotti in altri momenti della stagione: Maschi contro Femmine, uscito nelle sale il 27 Ottobre, si è affermato al sesto posto nel ranking dei film più visti del 2010, con oltre 13mln di euro.

L’era del cinepanettone, così come l’abbiamo conosciuta sinora, sarà davvero giunta al termine?

Basta contare le pecore, è ora di cliccarle!
I banner colorati che da qualche tempo girano anche su Ninja Marketing sono la chiave d’accesso al premio che celebra le eccellenze del web, perché vi portano diritti al sito dei Webby Awards.

Se pensavate che il tempo per partecipare alla quindicesima edizione dei Webby Awards fosse scaduto, bhè rallegratevi: non è così. Il termine per la consegna dei lavori è stato posticipato al 28 gennaio. Per iscrivere i vostri lavori ai Webby Awards basta accedere al sito.

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Creativi digitali italiani! Avete ancora tempo per iscrivervi ai Webby Awards

Basta contare le pecore, è ora di cliccarle!
I banner colorati che da qualche tempo girano anche su Ninja Marketing sono la chiave d’accesso al premio che celebra le eccellenze del web, perché vi portano diritti al sito dei Webby Awards.

Se pensavate che il tempo per partecipare alla quindicesima edizione del Webby Awards fosse scaduto, bhè rallegratevi: non è così.

Il termine per la consegna dei lavori è stato posticipato al 28 gennaio.
Ancora una volta la voce della Rete ha avuto la meglio e gli organizzatori dei Webby Awards hanno deciso di concedere qualche settimana in più a tutti i creativi, client directors, managing partner, responsabili pr che non vorranno mancare all’appuntamento. Del resto chi potrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione di partecipare a quello che il New York Times ha definito “Il più alto riconoscimento della Rete”?

Coraggio allora, candidatevi!
Le categorie a cui iscrivere i lavori sono numerose, ce ne sono per tutti i gusti: dai siti, alle campagne di advertising interattivo, ai video online, ai siti per mobile. Novità di quest’anno, invece, sono le sezioni  Honoris for media ( Miglior uso di media online e Miglior uso di social media) e Green Web Sites, riconoscimento per i siti dedicati all’ambiente e a tecnologie, innovazioni, strumenti e cause per la sua conservazione.

Per iscrivere i vostri lavori al Webby Awards basta accedere al sito.

L’annuncio delle nomination è previsto per Aprile, quando verranno svelate le candidature all’ambito premio e partiranno le votazioni fino all’annuncio dei vincitori in maggio, mentre la serata di Gala si terrà, come ormai di consueto, in giugno a New York.
Sempre alto il livello della giuria dello IADAS (che presenta la manifestazione), composta da nomi del calibro di David Bowie, Richard Branson, Rei Inamoto e Matt Groening. I giurati italiani saranno ancora una volta i Maestri Ninja Alex Giordano e Mirko Pallera, oltre a Layla Pavone di Isobar.

Oltre che sul nostro blog, vi invitiamo a seguire i Webby Awards anche sul canale Youtube ufficiale (uno dei più visitati della rete e pieno di video delle edizioni precedenti) e su Twitter, dove abbiamo aperto un account italiano!

Ora non vi resta che correre, perché vincere un Webby Awards può davvero cambiare la vita, sicuri di non volerci provare?

Gli open data sono una grande risorsa per le startup [UNITED STARTUP!]

Gli open data sono una grande risorsa per le startupOggi abbiamo con noi Lorenzo Benussi, del Top-Ix di Torino, con il quale parleremo di un tema molto importante secondo me, ovvero gli open data. Scopriremo in particolare quali opportunità creano per le startup, alcuni esempi di applicazione reale e qualcosa come al solito sulla situazione italiana. Questo articolo sarà pieno di link utili, spero ne facciate buon uso! Ma iniziamo subito con la prima domanda!

Gli open data, questi sconosciuti

(Ciao Lorenzo puoi spiegare in breve cosa vuol dire open data)
Per open data si considerano tutti quei dati, quelle informazioni che potrebbero essere rese disponibili su internet. Potrebbero perché molti di questi dati, ad esempio, sono dati pubblici, cioè dati creati dagli organismi pubblici nell’espletamento delle loro funzioni. Pensiamo all’anagrafe che registra dove vivono tutti i cittadini italiani, si tratta di grandissimi produttori di dati sulle persone. E così per i mezzi di trasporto, piuttosto che le fonti di energia. Esistono dei grandi giacimenti di dati pubblici, finanziati sostanzialmente con soldi pubblici, che possono essere messi a disposizione attraverso Internet. Prima dell’avvento di Internet ciò era complesso, si dove andare in un ufficio e compilare dei moduli, oggi invece è possibile accedere ad essi direttamente attraverso la Rete. Questo crea dei cambiamenti anche nel rapporto tra cittadini, società civile e Stato. In particolare negli Stati Uniti e in Inghilterra esistono delle vere e proprie politiche per l’open data atte a per favorire la trasparenza, che in Italia è un tema particolarmente importante, ma anche la partecipazione dei cittadini alle scelte e la collaborazione tra Stato e Società Civile. Tutto questo grazie a Internet, la grossa rivoluzione è la Rete, il Network.

(Gli open data sono sicuramente una risorsa per le startup. Quali sono le possibilità concrete che essi offrono? E quali tipi di dati effettivamente si possono trovare?)
Innanzitutto bisogna dire che il movimento open data, in particolare come lo intendiamo qui in Top-Ix e in generale nella Regione Piemonte, anche con il Politecnico di Torino e il CSI Piemonte, porta avanti l’idea che questi giacimenti di dati siano dei giacimenti di valore perché questi dati in realtà hanno un valore. Pensiamo in particolare ai trasporti, un caso semplice sono le mappe degli autovelox o gli orari degli autobus sulla mappa di Google. Questi sono tutti dati “pubblici” che possono creare una nuova generazione di applicazioni. Non pensiamo tanto all’informatica oldstyle, ma piuttosto ai servizi legati alla gestione dei dati.

Quali dati? Dove trovarli? Come utilizzarli?

(Dove si possono trovare questi dati?)
Le due principali fonti open data
Fortunamente in Italia ci sono varie iniziative che stanno cominciando a liberare questi dati. Una è Spaghetti OpenData e l’altra è CKAN, che sostanzialmente sono dei grandi cataloghi di dati che i volontari raccolgono dalla rete e mettono a disposizione delle persone, in particolare gli indicizzano e indicano come questi sono accessibili perché poi un grosso tema è appunto il come sono accessibili questi dati.

Logo dati.piemonte.it
Un altro esempio l’abbiamo creato in Piemonte (http://dati.piemonte.it), il primo caso in cui una Regione pubblica sistematicamente in formato machine readable, varie tipologie di dati. Ha cominciato con alcune tipologie di dati, ma il processo continuerà si spera. Per esempio la Regione ha pubblicato i dati sulla ricettività turistica ed è già nata un’applicazione che si chiama “Where To Sleep In Turin” che indica sostanzialmente tutti gli alberghi, i b&B, gli agriturismi, etc.. in Torino e Provincia.

(In parte hai già anticipato la prossima domanda. Puoi farmi qualche esempio di startup che ha utlizzato gli open data per il proprio business in Italia?)
Innanzitutto vorrei chiarire una cosa, gli open data sono una piattaforma su cui creare valore. Un po’ come succede nel modello open source. Non è che io faccio direttamente soldi sulla vendita del software open source. Quando mi chiedono i business model su open data mi piace sempre citare Google. Pensiamo a Google Map e al perché la gente lo utilizza. Loro sono stati i primi ad aver utilizzato dati aperti che hanno trovato in giro per la Rete, in parte come dati pubblici e in parte grazie alle singole persone e alle organizzazioni. E’ chiaro che poi loro offrono su quei dati un servizio di advertising. Il punto è che il loro business model è basato sulla capacità di gestire questo flusso di dati.

Due esempi di business model su open data

Logo Open PolisSe invece pensiamo a casi più’ specifici, mi piace citare il progetto Open Polis. Loro sostanzialmente svolgono un’attività di monitoraggio delle attività parlamentari utilizzando proprio dati pubblici relativi ai singoli parlamentari (dove va, cosa vota, in che commissioni è impegnato etc.). Questo per garantire innanzitutto una maggiore trasparenza pubblicando questi dati affinchè la società civile possa controllarli e rifletterci su. D’altra parte però fanno un’attività di consulenza, magari rivolta ai partiti stessi sulla propria attività parlamentare. Su questo loro riescono a estrarre valore, a farne un servizio e a venderlo sul mercato perché è ovvio che nel momento in cui tu sei in grado di capitalizzare tutte queste informazioni, hai anche la capacità di fare consulenza.

Logo VisupUn altro caso, sempre italiano, di startup è quello di Visup, i quali si occupano di data visualization. Per questo motivo loro trovano negli open data una materia di grande interesse. La data visualization va spiegata e può essere utilizzata in vari modi. Per esempio con una bella visualizzazione sulle spese dello stato italiano ti faresti un po’ di pubblicità e successivamente potresti creare servizi più’ personalizzati a pagamento.

E in Italia quali ostacoli ci sono?

(Quali sono secondo te i limiti e gli ostacoli dell’Italia perchè si faccia un utilizzo massiccio degli open data?)
Principalmente due ordini di problemi: culturale e tecnico-procedurale, ovvero la mancanza di una filosofia di gestione dei dati. Il problema culturale è ovviamente legato alla trasparenza e al concetto che l’accesso e l’utilizzo dei dati dovrebbe essere un diritto, come succede già in Inghilterra e negli Stati Uniti. Di conseguenza i dati non sono della singola agenzia, ma sono di tutti e se possono essere utilizzati da tutti rappresentano un giacimento di valore. Dal punto di vista culturale bisognerebbe dire che i dati debbano essere messi a disposizione in modalità row, cioè grezzi e non elaborati (altrimenti ci sarebbero dei costi aggiuntivi per l’elaborazione) ed è solo questo che si chiede alla Pubblica Amministrazione.

Immagine open data di Suzanne Long
L’altra questione è se effettivamente lo Stato debba fare esso stesso i servizi oppure se sia compito dei privati. E’ chiaro che il modello open data prevede una forte componente privata che utilizza questi dati e lo Stato che semplicemente deve metterli a dispozione nel modo migliore possibile, ma non deve fare sopra questi dati dei servizi.

Il ruolo e le funzioni del Top-Ix

(Cosa fa Top-IX in questo settore e quali sono i piani per il futuro?)
Logo Top-IXTop-Ix lavora su tre fronti.
** In primis partecipando al tavolo di lavoro sugli open data in Piemonte, a cui partecipa la Regione Piemonte, il CSI Piemonte, il Centro Nexa del Politecnico di Torino e Top-Ix. In questo tavolo siamo particolarmente attivi perché siamo stati tra i primi a individuare l’importanza di questo modello. Per questo motivo cerchiamo di fare un po’ di evangelizzazione su questi temi, che devo dire trova un terreno molto fertile. Sono convinto che sia più’ semplice di quanto sembri, soprattutto in molte regioni in Italia che comunque hanno una tradizione su questi temi e quindi anche una grande attenzione. Di conseguenza Top-Ix collabora in quel tavolo per cercare di portare avanti al meglio il progetto in Piemonte.

** Inoltre Top-Ix svolge altre due attività, legate comunque agli open data, e che riguardano il supporto alle start up attraverso il Development Program. Abbiamo più’ di 150 giovani aziende che utilizzano l’infrastruttura di Top-Ix per far nascere il proprio business. Top-Ix infine gestisce il nodo internet del Nord Ovest, cioè fa l’Internet Exchange, ovvero un punto di scambio neutrale di traffico internet che è proprio la base della piattaforma aperta, cercando qui di avere un modello che fa dell’apertura la sua caratteristica competitiva.

Ancora pochi giorni per iscriversi al corso Ninja Academy in Social Media e Mobile Marketing

Siete troppo occupati a capire quanti chili avete preso in queste vacanze?

Attenti al calendario però, perché mancano ancora pochi  giorni al prossimo corso della Ninja Academy in Social Media & Mobile Marketing a Milano il 21-22 gennaio 2011.

I posti a disposizione erano 30 per ogni giornata e a questo punto in una decina di giorni i più veloci saranno anche i più fortunati 😎

Se non avete ancora capito cosa accadrà in quei due giorni, ve lo riassumo io, che non ho le orecchie da somaro 😉

Insieme vedremo come i Social Media principali (Facebook, Twitter, Foursquare, Linkedin, ecc.) si stanno integrando nel mondo mobile e come quest’ultimo abbia cambiato le possibilità di business a livello di Advertising e Distribuzione di Applicazioni. Carpiremo il potenziale dell’augmented reality e della geolocalizzazione che permettono di visualizzare informazioni nel vostro campo visivo, imparando che gli oggetti possono dialogare con la rete e che è possibile cambiare la routine quotidiana in business.

Tutto il programma dettagliato è QUI e le iscrizioni online sono invece QUI!

Avete tempo fino al 14 gennaio sia per partecipare al Ninja Candy e vincere un ingresso gratuito che per iscrivervi con lo sconto dell’early booking!

Il team di Maestra Franzina è sempre a disposizione per ulteriori info e dubbi. Potete scrivere a francesca [@] ninjamarketing.it o a ilaria  [@] ninjamarketing.it o chiamare il 346 4278490

Ricette 2.0 dai food bloggers alla vostra tavola: intervista a Riccardo Mares

Cari Ninja,
come saprete ci piacciono le interviste e ci piace dare voce ai progetti migliori attraverso i loro creatori.
Sapete anche che a Zatokih è caro il tema della cucina, soprattutto quando si sposa con il mondo dei social (ricordate l’intervista a Michele Ruini sulla SpagoGuida?).

Oggi, quindi, voglio parlarvi di un progetto editoriale che nasce dalla blogosfera gastronomica: si tratta di Ricette 2.0.
Ce lo presenta direttamente Riccardo Mares aka Merlinox, che ha curato l’intera iniziativa.
A lui dunque la forchetta…ehm la parola!

1) Il progetto del libro nasce in collaborazione con i food bloggers: come sta cambiando il loro ruolo negli ultimi anni?

Non li seguo da tantissimo, ma solo da quando è nato Ricette 2.0 (marzo 2009).
Avvicinarsi al loro mondo, convinti di conoscerli perchè si conosce la blogosfera tradizionale è sbagliato.
Tra loro c’è una sorta di “casta” aggregante che li distingue dalle altre realtà nel web.
Arrivare con arroganza nel loro “gustoso” mondo significa trovarsi bastoni tra le ruote e non è mai una cosa bella per un progetto in partenza. Molti di loro non sono certo programmatori e molti non hanno nemmeno le capacità per modificarsi il template. Questo – secondo me – è un rafforzativo di quanto loro si impegnino per riversare le loro capacità culinarie in un media innovativo.
Molti di loro hanno delle microreti sociali internamente al blog, usando i servizi che – in modo particolare blogspot – vengono messi a disposiozione dalle principali piattaforme di blogging. Molti hanno il proprio profilo su Facebook, ma Twitter è ancora quasi uno sconosciuto.
L’evoluzione però c’è: tanti blogger stanno crescendo. Stanno imparando a capire come funziona la comunicazione nel web e soprattutto il valore aggiunto della promozione sulle reti sociali.
Il futuro di Ricette 2.0 ci piacerebbe fosse anche questo: portare i nostri prodi autori verso un cammino dove loro ci donano la genuinità del loro prodotto, noi cerchiamo di mostrare come divulgarla al meglio.
Il libro è un primo passo di questo processo: questa volta però abbiamo usato un vecchio media, per andare a raccogliere anche coloro che col web ancora non hanno dimestichezza.

2) Si tratta dunque di un progetto user generated: quanto è importante la collaborazione online secondo te?

Assolutamente fondamentale. Inizialmente Ricette 2.0 ha zoppicato proprio per un problema di collaborazione online, o almeno per non averla compresa. I food blogger si distinguono per una particolare gelosia nei confronti dei loro articoli. Ma sai che un anno fa si sono riuniti in un movimento per lo stop al plagio? Fantastici.
Come dicevo prima adesso bisogna solo riuscire a portare alla loro tavola quegli strumenti che consentirebbero loro di ottimizzare e promuovere in modo migliore i contenuti.

3) Ogni copia del libro è personalizzabile sia per le aziende sia per i singoli acquirenti, ma soprattutto è legata ad un progetto benefico, confermando il contributo che il Web può dare a certe iniziative. Ce ne parli meglio?

Diciamo che abbiamo proposto, per un numero cospicuo di copie ordinate, la possibilità di personalizzare la copertina. Il nostro obiettivo erano soprattutto i regali natalizi. Purtroppo siamo arrivati  un po’ “lunghi” a causa di alcuni problemi di chiusura del redatto e di stampa. Recupereremo in futuro, che dici?
Per quanto riguarda il nostro partner, abbiamo dall’inizio sentito la necessità di fare qualcosa che fosse un po’ più di un progetto di business. L’intenzione era di creare una sorta di libro sociale: se ci pensi la partnership con la Fondazione Banco Alimentare Onlus e il progetto di copertina ne fanno un progetto veramente low cost. Peccato che il libro sia tutt’altro che lowcost: questa prima edizione si presenta in carta di qualità, copertina patinata e rilegatura a filo.

4) Anche l’impianto promozionale del libro è Web based: quanto credi che il passaparola sia una buona arma?

La realtà dell’editoria in Italia è drammatica. Qualcuno ci ha dato dei folli perchè ci siamo messi nell’editoria, specie averlo fatto da soli. Ti vorrei rispondere con la risposta che Mattia, uno dei soci dell’editore YYKK, ha dato ad un amico che ci chiese un parere:
Ciao C. G., mi fa piacere conoscere persone che credono nei progetti editoriali perché noi abbiamo iniziato la nostra avventuare giusto 1 anno fa in un momento in cui a detta di tutti la carta è in crisi, questo è vero ma vale per i grandissimi editori con migliaia di titoli, penso che ci sia sempre una nicchia di mercato per piccoli editori con 10-20 libri in catalogo o magari per chi, come te, può diventare editore di se stesso con anche un solo titolo come la propria opera.
Il passaparola è un arma fortissima. Non ti nego che stiamo facendo tanta fatica a promuovere il libro: le riviste di settore (con o senza “e” davanti) non ci filano nel modo più assoluto. Centinaia di comunicati stampa inviati, senza risposte.
Le risposte migliori sono state quelle di alcuni “personaggi” del mondo web, ai quali abbiamo inviato il libro come regalo. Alcuni ci hanno veramente regalato belle parole e si sono autoprodigati nella promozione.
Infine una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di guardare coloro ai quali abbiamo dato il libro a mano: lo toccavano, lo sfogliavano, lo annusavano. Emozionante. L’obiettivo adesso è riuscire a stimolare il pubblico ad avere voglia di provare le stesse emozioni.
Ancora oggi se chiedi “Conosci Dai blog alla tua tavola” in molti ti rispondono “No, cos’è”. Ecco: la strada è ancora molto molto lunga. Però già in molti ci chiedono la nuova versione.

Che ne dite ninja, diamo una mano a questa gustosa iniziativa? 😉

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Il governo americano, Twitter e @WikiLeaks: cosa ne sarà della privacy dei follower?

Secondo il New York Times, la U.S. District Court per il Distretto Orientale della Virginia ha consegnato un mandato* a Twitter per avere informazioni su account registrati o associati con Wikileaks, rop_g, ioerror, birgittaj, Julian Assange, Bradley Manning, Rop Gonggrijp, Brigitta Jonsdottir per il periodo dall’1 novembre 2009 ad oggi.
Bradley Manning è un analista dell’intelligence dell’esercito americano, sospettato di aver divulgato oltre 260.000 cables diplomatici.
Rop Gonggrijp è un hacker olandese, che scherza sul fatto che il suo nome sia stato scritto male nel mandato.
Ioerror, al secolo Jacob Applebaum è un programmatore americano.
Brigitta Jonsdottir è una parlamentare islandese. Il ministro degli esteri islandese ha definito la richiesta inaccettabile (leggi l’articolo).
Le informazioni richieste comprendono: messaggi privati, email, indirizzi di residenza e qualunque informazione di contatto; dati di connessione, durata del servizio e tipi di servizio utilizzati, numeri di telefoni e qualunque mezzo o fonte di pagamento, inclusi carte di credito e numeri di conto corrente.

Dal mandato risulta chiaro che il governo americano potrà accedere anche alle informazioni dei follower di Wikileaks, da quanto si deduce nella sezione 2.B.
A questo proposito @Wikileaks mette in guardia i propri follower, avvisandoli che anche loro sono obiettivo della subpoena:

WARNING all 637,000 @wikileaks followers are a target of US gov subpoena against Twitter, under section 2. B http://is.gd/koZIA

Ricordando che è troppo tardi per smettere di seguirlo:

Too late to unfollow; trick used is to demand the lists, dates and IPs of all who received our twitter messages.

Sottolinea che Jacob Applebaum, Brigitta Jonsdottir e Rop Gongrijp hanno avuto la possibilità di replicare. Ma gli altri follower? Class action in vista?

RT @dictvm: Jake, Birgitta and Rop have been given the option to object. What about the followers? Class action suit?

Questa è divertente. Tra I follower di Wikileaks, c’è anche l’UNICEF. Il governo americano presenterà una subpoena anche alle Nazioni Unite? Si chiede @dictvm, uno dei sostenitori di Wikileaks.

RT @uncultured: This should get interesting: @UNICEF follows @wikileaks, can the US government subpoena the United Nations? #Wikileaks #UN

Twitter non ha commentato riguardo l’accaduto, affermando soltanto che, laddove sia possibile, la propria policy è quella di notificare gli utenti sulle richieste di informazioni da parte del governo.
Si sospetta che anche Facebook e Google abbiano ricevuto una subpoena ma i due colossi non hanno confermato le voci.

*in inglese subpoena.

Dalla Lapponia alla Gunpania: Babbo Natale a Napoli ricicla la monnezza [GUERRILLA]

E se il panciuto signore di Rovaniemi (Lapponia), dal vestito rosso Coca-Cola, mito dei bimbi di tutto il mondo, invece di distribuire sacchi di regali in giro per il mondo, raccogliesse sacchi di rifiuti e li facesse scomparire?

E se tutto ciò accadesse nella città simbolo della spazzatura, nella Napoli assediata dalla munnezza, nel centro storico più bello e “rifiutato” del mondo?

Natale in Gunpania – anche Napoli ha il suo cinepanettone

L’assessore all’igiene urbana del Comune di Napoli durante il weekend natalizio ha rivolto un appello ai napoletani, pregandoli di trattenere cartoni e sacchetti di immondizia nelle proprie case, affinchè le strade non venissero ulteriormente inondate dai rifiuti.

Come scrivono sul blog di Gunpania, a Napoli non si tratta più di nascondere la polvere sotto il tappeto, ma voluminosi imballaggi di immondizia nelle proprie abitazioni, magari sotto l’albero del Santo Natale, nella speranza che il vecchio sornione dal vestito rosso li sostituisca con profumati regali impacchettati.

Un incanto, un sogno, una suggestione meravigliosa ma anche una provocazione pungente, una performance live scuoti-coscienze, un ribaltamento dell’immagine consumista per eccellenza di Babbo Natale, ora spazzino per un giorno, che non porta, ma porta via.

E’ questa l’idea guerrilla del collettivo Gunpania (di cui abbiamo parlato anche qui), un collettivo di giovani artisti e creativi che combatte i disastri di Napoli e della Campania con la comunicazione, con l’unconventional. Il nome del collettivo è proprio quello che viene in mente, la supremazia della pistola, gun appunto, nella terra felix.

Quello dei Collettivi è un fenomeno nuovo di comunicazione sociale, irriverente, a volte irritante, ma forse l’unica via che resta nel torpore di una città indolenzita dal male, dove tutto è concesso, anche la munnezza che ricopre il centro storico.

Allora, pensate al simbolo dell’opulento consumismo buonista, Santa Claus che, in parte, se è vestito così è dovuto alla multinazionale per eccellenza Coca Cola, che di consumi pure se ne intende, che stavolta i consumi li sottrae, spazza via i rifiuti. In fondo è un esperto di know how distributivo, di sacchi e di strade, è veloce, ha un sacco di aiutanti e di elfi al seguito.

Una bella provocazione in sé e un filone comunicazionale importante per combattere l’indolenza governativa: non solo comitati civici ma comunicazione non convenzionale, a volte contro-istituzionale per far sentire la voce dei cittadini, le pistole culturali del popolo stanco di false promesse e di dubbie strategie.

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Have a Breakism, Kit Kat in mostra in una Galleria d'Arte [AMBIENT]

Il celebre claim di Kit Kat “Have a Break” fa un’intrusione impeccabile alla mostra “Abstract USA” che si sta svolgendo a partire dal settembre 2010 fino a Febbraio 2011 all’interno del Rijksmuseum Twenthe, una galleria d’arte nei Paesi Bassi.

via

Pay with a Tweet è il brillante tool ideato dal team creativo 'Innovative Thunder', alias Leif Abraham and Christian Behrendt e sviluppato da John Tubert e Alexander Milde per permettere ai marketer e a qualunque creatore di contenuti di generare buzz per se stessi, il proprio brand, prodotto o servizio. Scoprite come funziona.

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Pay with a Tweet, il sistema di pagamento social

Pay with a Tweet è il brillante tool ideato dal team creativo ‘Innovative Thunder‘, alias Leif Abraham and Christian Behrendt e sviluppato da John Tubert e Alexander Milde per permettere ai marketer e a qualunque creatore di contenuti di generare buzz per se stessi, il proprio brand, prodotto o servizio.

Se c’è una cosa che chiara è che la parola di un amico conta di più di quella di un’impresa, il che è ancora più vero nell’epoca dei social media.

Funziona così: un’azienda o chiunque sia interessato a “vendere per un tweet” compila questo modulo e riceve gratuitamente il proprio button ‘Pay with a Tweet’ e un URL in modo tale da gestire direttamente la “transazione”.

Nonostante il nome Pay with a Tweet, è possibile utilizzare il tool anche per Facebook, chiedendo di essere pagati con un post in bacheca.

Troppo bello per essere vero? Ecco alcuni esempi di chi già utilizza Pay with a Tweet:

La band francese electro-pop The teenagers vende per un tweet il singolo Made of;
Gli stessi creatori di Pay with a Tweet vendono il proprio libro Oh my God what happenened and what should I do? per un tweet;

L’agenzia digitale Syzygy vende il whitepaper Social Commerce per un tweet;
Keyhole Books vende tutti i suoi libri per un tweet;
L’albergo tedesco Domspitzen vende una birra in cambio di un tweet.

Sono solo alcuni dei modi in cui è possibile utilizzare Pay with a Tweet. Piccole e grandi imprese, bar, ristoranti e alberghi, artisti in erba o sul viale del tramonto, promuovetevi con un semplice button!

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