The Influencers 2011: da Barcellona la cronaca del Festival

Anche quest’anno la vostra inviata da Barcellona non si è persa The Influencers, il festival di arte non convezionale, guerriglia della comunicazione e intrattenimento radicale.

Il festival è iniziato ufficialmente giovedì scorso ma è stato preceduto mercoledì sera da un evento misterioso organizzato da Jeff Stark: la cena segreta. Purtroppo nessuno di quelli in sala è stato sorteggiato per prenderne parte. In cosa consisteva? Ve lo spiegherò tra un po’.

Prima giornata

Cat Mazza: lavorare a maglia per cambiare il mondo

Alle 18.00 Knit-Graffiti e Cat Mazza hanno dato vita ad un workshop in cui insegnavano a tessere con le mani delle corde per poi scrivere delle parole.

Alle 19.30 Cat Mazza ha presentato alcuni dei suoi progetti, volti a sensibilizzare le piccole comunità americane sul problema dello sfruttamento dei lavoratori nelle fabbriche del terzo mondo.

Attraverso il progetto MicroRevolt, hanno creato un software, il Knitpro 2.0 con il quale trasformare un’immagine digitale in un “pattern” per realizzare un prodotto tessile. Non vi è chiaro? Date un’occhiata qui.

Al progetto Nike Blanket Petition, durato dal 2003 al 2008, hanno preso parte piccole comunità locali americane che si sono dedicate a realizzare dei quadrati fatti a maglia per ricreare il logo Nike e formare una grande coperta di 15 piedi che sarebbe poi stata esposta in un museo turco, vicino ad una fabbrica Nike. Il consigliere delegato, Mike Parker, fu invitato all’inaugurazione ma non si presentò mai.

Cat Mazza ha lavorato anche nell’ambito dell’attivismo anti-bellico, aiutando le mogli e le fidanzate dei soldati americani in guerra in Afghanistan a realizzare dei passamontagna da inviare ai membri del Senato. Sebbene ogni membro del Senato per legge, da quello che spiega l’artista, aveva l’obbligo di rispondere alle lettere, soltanto il 10% di loro l’ha fatto.

Janez Jansa: appropriarsi del nome per svuotarlo del suo significato

L’ultima parte della prima giornata è stata caratterizzata dalla presentazione dell’italo-sloveno Davide Grassi, che ha illustrato il progetto Janez Jansa, nome dell’ex Primo Ministro sloveno.

Tre artisti sloveni, tra cui anche Grassi, hanno cambiato legalmente il proprio nome (pare che in Slovenia sia molto semplice) in Janez Jansa, partendo dall’idea che lo stesso Primo Ministro l’avesse cambiato. Il suo vero nome infatti è Ivan.

La reazione della stampa non si è fatta attendere. Un giornalista, Ivo Sarador (che sarebbe in realtà il nome del Primo Ministro ceco) ha scritto un articolo intitolato: “Janez Jansa è un idiota?”

L’articolo parlava dei tre artisti non del Primo Ministro, in quanto, come fa notare Grassi, è facile prendersela con gli artisti che non si possono permettere dei bravi avvocati piuttosto che con il Premier, eppure il politico non ne è stato particolarmente contento.

I tre artisti hanno poi realizzato l’esposizione “Name ready made” in cui hanno illustrato il proprio lavoro. Uno dei passaporti è stato venduto all’asta da Sotheby’s in Austria.

La presentazione di Grassi è terminata con la richiesta di urlare tutti insieme in sloveno per 10 volte: “Io sono Janez Jansa”.

Naturalmente, visto che Grassi è italiano, non ho resistito e ho chiesto se aveva pensato di fare la stessa cosa in Italia con il nostro Primo Ministro. L’artista ci ha allora spiegato che in Italia è molto più complicato cambiare nome ma che sì, ci ha pensato e in effetti potrebbe cambiarselo in Slovenia il nome in Silvio Berlusconi…

Seconda giornata

Chris Atkins: la manipolazione delle notizie

Abbiamo iniziato con la proiezione del film di Chris Atkins, “Suckers” che sinceramente ho trovato un po’ deludente. Film a parte, ho trovato molto interessante l’esperimento sulla manipolazione di un video caricato su Youtube e su Facebook, che ha fatto risvegliare le coscienze animaliste sull’assurdità della caccia alla volpe.

Guardiamo il video:

Gli eventi non convenzionali di Jeff Stark

Star della giornata è stato Jeff Stark, che da oltre 10 anni si occupa di organizzare eventi non convenzionali a New York, con lo scopo di riappropriarsi del territorio sfruttando i cosidetti luoghi pubblici e gli spazi inutilizzati. Per ricevere informazioni sugli eventi è possibile iscriversi alla newsletter del sito www.nonsensenyc.com.

Uno dei primi eventi “nonsense” organizzati da Stark è questo:

Tra gli eventi organizzati da Jeff Stark ci sono le secret dinner. E’ stato fatto un tentativo anche a
Barcellona alle Tres Cimineras ma sono stati cacciati dalla guardia di sicurezza e alla fine l’hanno fatta sulla spiaggia.

Ecco una foto di una cena segreta per due a New York:

Terza giornata

La macchina per suicidarti su Facebook di Gordan Savicic

Non è altro che un software per cancellarsi da Facebook. Consisteva (perché è stato recentemente bloccato da Facebook) nel cancellare tutte le connessioni dell’utente con gli amici e i post in bacheca. La cosa ha fatto molto scalpore ed è stata resa nota da diversi media. Non si trattava di una cancellazione definitiva. Il gesto era perlopiù simbolico.

Alla fine qualcuno ha chiesto all’artista se avesse ancora un account Facebook. E la risposta è stata sì. Touché.

Wafaa Bilal, l’uomo con un fotocamera conficcata nella nuca

Sebbene l’artista iracheno sia molto famoso per il “3rd i project” nel quale si è fatto impiantare una fotocamera in testa, simbolo di riflessione di quel presente a cui non prestiamo attenzione perché perennemente concentrati sul futuro, ho trovato molto interessanti anche gli altri progetti.

L’artista che vive negli Stati Uniti è stato molto colpito dalla guerra in Iraq visto che alcuni suoi familiari vivevano lì. Ha quindi realizzato diverse opere per sensibilizzare la gente sulle vittime, invisibili, irachene, tra cui ci sono stati anche suo padre e suo fratello. Ricordiamo il progetto “Virtual Jihadi”, un videogioco il cui protagonista doveva uccidere americani con la faccia di Bush e il “Paintball project” in cui si è fatto sparare con un fucile a proiettili di vernice per 30 giorni da coloro che lo seguivano sulla rete.

Bilal, che non ha più la fotocamera in testa e che afferma di aver chiuso con la body-art, ha senz’altro dimostrato un certo coraggio nel farsi “martire” per sensibilizzare la gente sulle problematiche che gli stanno più a cuore.

Anche quest’anno il festival è stato caratterizzato da diversi spunti interessanti di riflessione, che a mio avviso possono essere riassunti nel tentativo di utilizzare l’arte e gli eventi come forme di protesta pacifica e inoffensiva per risvegliare le coscienze. Non vediamo l’ora di scoprire cosa avranno in serbo per noi il prossimo anno!

Orange Lecteurs: social reading ed ebook secondo un operatore telecom

Anche gli operatori telecom cercano un posizionamento nel campo delle piattaforme di lettura online. Lecteurs.com, ancora in versione beta, non si distingue certo per la sua originalità, ma resta un importante indicatore di quanto un nuovo orizzonte come quello della lettura sociale sia di interesse sia per piccole startup che per attori molto più grossi.

Lecteurs.com propone delle funzionalità molto simili a quelle di altri siti, primo fra tutti Goodreads, altro social network dedicato alla lettura. Recensioni, consigli, raccomandazione 2.0 permettono ai lettori di far dare spazio alla loro passione per il libro creando valore tramite le loro conversazioni.

Ma è nella sezione ebooks che succedono le cose più interessanti, perché Orange ha scelto di dare accesso a una libreria digitale arricchendola con la componente sociale. Su Lecteurs sono accessibili gratuitamente più di 150 volumi, che possono essere annotati, giudicati e recensiti. Niente di sofisticato come le funzionalità di condivisione offerte da Kobo, che resta il servizio più completo, ne è possibile sottolineare, operazione al cuore del concept di Bookliners.

Pochi altri attori, come Amazon e Kobo, si posizionano in quanto distributori di libri digitali e al contempo aggiungono una dimensione sociale ai contenuti che commercializzano. Per Orange quindi resta il tentativo di occupare questa posizione nel mercato francese, forte della sua leadership telecom.

Unica vera trovata è la possibilità di ritrovare un libro con una scansione del suo codice a barre, una funzionalità simpatica e utile messa in forte evidenza nell’interfaccia dell’applicazione iPhone associata al social network versione web.



9 Custodie Pazze per iPhone: Dalla Cover di Will e Kate a …

Nell’attesa di maneggiare con gusto la metallica cover di iPhone 5 (rumors permettendo), stiliamo una classifica top ten delle custodie iPhone più originali presenti sul mercato.

 

E vissero felici e contenti!

Molto presto assisterete in TV (il 29 Aprile 2011) all’imminente “matrimonio del secolo”, quello tra il principe d’Inghilterra William e Kate Middleton. Per l’occasione ecco una serie di custodie celebrative, denominate “Royal Wedding”. Disponibili per iPhone 3G e 4.

Una “punta dell’iceberg” sul gigantesco merchandising d’oltremanica che gira attorno alla casa reale inglese.

 

Gamers inside

Se non volete rinunciare a lasciare a casa l’amata console Sony, allora questo simpatico gadget fa proprio al caso vostro! La custodia Playstation 3 presenta un morbido tessuto in feltro (con una fodera interna di color grigio), dettagli cuciti a mano e una chiusura in velcro. Adatto per iPhone 3G, 3GS e 4.

N.B. Il joypad-portachiavi non è incluso!  🙂

Comodità estrema

Scrivere velocemente è molto importante, soprattutto quando siamo in giro. Con la custodia TK-421 potete finalmente farlo! La tastiera flip (a scomparsa ) è integrata tramite bluetooth. Compatibile con iPhone 3GS e 4.

 

Mai più scarichi!

Un bravo Ninja è sempre in movimento, quindi la durata della sua batteria è fondamentale! Per i vostri iPhone, il Mili Power Spring 4 è una costodia-cover ultrasottile con batteria d’emergenza integrata che vi farà davvero comodo.

Accessorio segnalato in anteprima qui.

 

Uno “Smartphone Robocop”

L’armatura ritorna di moda. Ryan Glasgow presenta una massiccia custodia metallica per i nostri iPhone, disponibile sia in acciaio inox che in alluminio.

 

Per veri sportivi!

Andare in palestra e fare jogging richiede un melafonino scattante che vi stia sempre vicino! Con Phone Sport 4 riuscirete nell’ardua impresa.

Consigliandovi a tal proposito le migliori apps sportive del momento, leggete il nostro precedente post.

 

“Anti-Urto in movimento”

Custodia nera in silicone dal design evidentemente sportivo. Questo “piccolo pneumatico” vi aiuterà ad assorbire tranquillamente urti e impatti vari. Il modello si chiama Vroom, adatto a iPhone 3G e 3GS.

 

L’apribottiglie

Quante volte vi sarà capitato di non sapere come aprire la birra, usando chiavi e quant’altro!

Per maggiori dettagli ne avevamo parlato qui.

 

Lusso & Swarovski

Senza compromessi la Swarovski Crystal iPhone 4 /3Gs Faceplate si dimostra essere una custodia costosa ed elegante, la più chic di quelle che oggi abbiamo avuto il piacere di segnalarvi. E se volete sentirvi delle vere celebrità, fa davvero al caso vostro! Disponibile sia per iPhone 4, 3G e 3GS.

E voi quale di queste “pazze” custodie utilizzerete? 😉

Lürzer's Archive 2011: tutte le Campagne Stampa della Settimana

Poche parole, ma di effetto, per presentarsi: We are the most acclaimed creative resource for advertising professionals worldwide. Questa la presentazione della rivista Lürzer’s Archive il cui caporedattore è Michael Weinzettl. Vediamo una selezione di pubblicità prese dalla sezione Print Ad of the Week.

Che ve ne pare? Qual è la vostra preferita?

Facebook, Zynga, LinkedIn, Twitter e Groupon: il network del denaro nella Silicon Valley [INFOGRAFICA]

Facebook, Zynga, LinkedIn, Twitter e Groupon: il network del denaro nella Silicon Valley [INFOGRAFICA]Una decina di giorni fa è stata pubblicata sul sito del New York Times un’infografica davvero interessante che visualizza in modo chiaro la rete di relazioni che si è creata nel tempo tra investitori e aziende. In particolare il grafico si concentra su quattro web company della Silicon Valley che hanno rivoluzionato la Rete negli ultimi anni, ovvero Facebook, Zynga, LinkedIn, Twitter e Groupon. Sono tre gli elementi su cui basa il grafico:

– chi ha fatto investimenti in una di queste società e la tipologia di investitore (business angel, venture capital, banche);
– il ruolo ricoperto da ogni singola persona appartenente a questo network (allo stato attuale e nel passato);
– l’appartenenza al board di queste società o di altre segnalate nel grafico.

Alcune osservazioni di carattere generale

Non ci vuole un esperto di network analysis per notare subito alcuni aspetti:

Facebook è la società su cui è stato investito di più negli ultimi anni. Praticamente tutti i grandi fondi o i più famosi investitori privati si sono conquistati un pezzo della società. A quanto pare a Zuckerberg è rimasto solo il 23% delle quote della società;
– Esistono dei venture capital, come la Andreessen Horowitz (una società da 950 millioni di dollari. Andreeseen è stato il creatore di Mosaic, il prima browser utilizzato sul web e co-fondatore di Netscape) che hanno investito su tutte e quattro le web company super star;
– Le persone che ricoprono un ruolo importante all’interno di questa società (CEO, COO, etc..) hanno tutti un passato da imprenditori di successo oppure hanno lavorato in grandi corporation americane (non solo del settore web).
Seguire i vari passaggi di consegna tra le varie società è peggio che seguire una telenovela. Sembra come se ad un certo punto per queste persone diventi un gioco passare da una web company all’altra, forse alla ricerca di nuove sfide da affrontare. Sarebbe interessante capire le motivazioni di questi passaggi. A questo proposito l’investitore Jeff Clavier afferma:

la Silicon Valley non si basa solo sullo sviluppo e l’investimento nel settore dei social networks, ma è un’efficiente rete di relazioni in cui ogni individuo può essere attivato o portato di fronte ad un nuovo affare semplicemente con una poche email o telefonate. Ciò può essere considerato affascinante, o irritante per chi guarda la cosa dall’esterno (liberamente tradotto da “The Money Network” by Evelyn M. Rusli)

Dal grafico risulta chiaro che si tratti di una rete abbastanza chiusa in sè stessa. Le società che riescono a inserirsi (per merito ovviamente) all’interno della rete non sembrano avere alcun problema a ricevere nuovi round di investimento. Nonostante risulti facile capire le motivazioni di questa corsa all’investimento, sembra come se alcune società vadano più di “moda” di altre. Gli uomini della Silicon Valley agiscono in alcuni casi come delle bussole che indirizzano l’innovazione verso un trend piuttosto che verso un altro. Per chi non l’avesse ancora letto suggerisco di leggere l’articolo uscito in questa sezione la scorsa settimana per capire come agiscono i business angel e come incontrarli su Angel List
– In alcuni casi, come nel caso della famosissima Square, si tratta di società nate dopo un percorso di successo in un’altra di web company (in questo caso Twitter).

Un esempio: analizziamo le relazioni riguardanti Facebook

Dividiamo l’analisi in due parti: investimenti e ruoli all’interno della società:

CLICCA SULL’IMMAGINE PER SCARICARE L’INFOGRAFICA

Scarica Infografica The Money Network

Alcuni investitori:
Sizhao Yang, co-creatore di Farmville (Zynga) e fondatore di MyMiniLife (anch’essa acquisita da Zynga). Oltre che su Facebook ha investito anche su startup di cui si sta parlando molto ultimamente come Group.Me e Hipmunk. Anche Mark Pincus, co-fondatore di Zynga, ha investito insieme a Peter Thiel su Facebook in un “round A” da 5 milioni di dollari;
Ron Conway di SV ANGEL, il quale è stato uno dei primi investitori su Facebook, Twitter e Zynga;
Li Ka Shing, uno degli uomini più ricchi di Honk Kong che prima dell’avvento di Facebook si era esclusivamente dedicato a progetti legati all’ambiente;
Elevation Partners, il fondo privato di Bono degli U2 e di Roger McNamee, che hanno investito anche su Yelp (l’equivalente di Qype negli Stati Uniti);
Peter Thiel, co-fondatore e CEO di PayPal, il quale ha investito sia su Facebook che su LinkedIn.
Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn e famoso business angel della Silicon Valley, il quale ha investito sulle più grandi web company che tutti noi abbiamo utilizzato almeno una volta (Flickr, Digg, Tagged) e Zynga.

Alcuni che persone che lavorano o hanno lavorato in Facebook:
– Partiamo dall’attuale COO (Chief Operating Officer) Sheril Sandberg, moglie del fondatore di Survey Monkey, e con una carriera alle spalle da far venire i brividi. Alcuni nomi: Walt Disney, Google, Staff del Tesoro del Governo degli Stati Uniti. E’ considerata la 16esima donna più potente del mondo secondo Fortune e attualmente è anche nel board di Starbucks;
Math Cohler, Vice President del Product Management in Facebook, precedentemente ha ricoperto il ruolo di Vice General Manager all’interno di LinkedIn;
Dustin Moskovitz, il quale è stato uno dei primi founder di Facebook e possiede al momento il 6% della società, aveva lavorato per un periodo anche in Google;
Dave Morin, creatore del FB Connect, il quale ora sta portando avanti insieme a Shawn Fanning (Napster ve lo ricordate??) una nuova startup che si chiama Path. Anche Sean Parker, co-founder di Napster ha fatto parte del team di sviluppo di Facebook ne è stato l’ex presidente.

Vi lascio con qualche domanda: cosa succederebbe se fosse così anche in Italia? O è già così? Come girano i soldi nel nostro paese?

Sarebbe bello se nei commenti esprimeste il vostro parere su quest’argomento, magari riusciamo a far uscire un’infografica simile anche per il nostro bel paese.

Guerrilla Marketing: le 10 campagne che potresti esserti perso.

Contenuti non convenzionali, circuiti altrettanto unconventional, low budget, co-branding, co-marketing, energia ed immaginazione. Queste sono solo alcune delle caratteristiche del guerrilla marketing, nato (almeno per definizione) nel 1984 nell’omonimo libro di Jay Conrad Levinson per identificare azioni di marketing non convenzionale ed esploso con la proliferazione dei new media e degli innumerevoli nuovi canali da questi offerti.

In vista del corso di specializzazione di Ninja Academy in Non-conventional e  Viral Marketing” che si terrà a Milano il 6-7 maggio, abbiamo pensato di rispolverare alcuni concetti del libro Marketing Non Convenzionale di Bernard Cova, Alex Giordano, Mirko Pallera (Il Sole 24 Ore, pagg. 278, euro 29 – prezzo Amazon.it 18,85 euro). Oggi torneremo sul concetto di GUERRILLA:

Guerrilla Marketing è il complesso di tecniche di comunicazione non-convenzionali che mira a ottenere il massimo della visibilità con il minimo degli investimenti. Punto chiave di un’attività di guerrilla è l’effetto sorpresa. Un’attività di guerrilla marketing può avere una propagazione virale grazie a immagini o video strategicamente diffusi in rete.

Di seguito dieci esempi di guerrilla marketing, ordinati più per differenziazione che per classifica per ricordare dieci campagne ormai case study.

Guerrilla Marketing della Gazzetta dello Sport nel prepartita di Milan-Bari a San Siro

Guerrilla per la fiction Romanzo Criminale. L’esaltazione della malavita val bene una puntata vista?

L’alibi perfetto? Ci pensa My 4Square Alibi

Grasso è meglio! Ecco la nuova campagna di guerrilla contro la fame nel mondo.

Compra un Voto di un parlamentare: il nuovo strumento di democrazia diretta!

Fiorello, Mike e il guerrilla marketing televisivo.

Sony ‘bath foam campaign’ – Miami come la Venere nascente dalla spuma

McDonald’s e la sua campagna di guerrilla: Fiammiferi a forma di patatine e porta vivande oversize!

Con lo spot tv di UHU va in onda un Ambush Marketing televisivo!

Fenomeno Guerrilla Restaurant, la nuova linfa del “mordi e fuggi” 2.0

La donazione degli organi attraverso gli occhi di un bambino [VIDEO]

Il problema di fondo è proprio quello: gli occhi non sono certo la stessa cosa di un libro. La campagna di sensibilizzazione per la donazione degli organi dello Sri Lanka ci lascia perplessi come lo è l’uomo sulla panchina.

In un mondo che ha sempre più bisogno di solidarietà una campagna del genere nel bene e nel male non può che indurci alla riflessione, e difficilmente lascia i nostri pensieri .Un video che vi lasciamo per questo fine settimana grazie alla segnalazione di Burchia Elmar .

Lusso 2.0 di Jarvis Macchi – la recensione di Ninja Marketing


Come possono i brand di lusso posizionarsi nell’era del digitale? Distinguersi è fondamentale, ma il punto nodale è rimanere in bilico tra i due estremi: esclusività, tipica dei brand di alta gamma e accessibilità, caratteristica specifica della moda attuale. Non è sufficiente quindi creare un sito e dire: “siamo presenti anche sul web”, questo è stato l’errore di molti celebri brand, bisogna comunicare con gli utenti/clienti. Il libro Lusso 2.0 di Jarvis Macchi, uscito per i tipi della Lupetti (in vendita su Amazon, CLICCA QUI), analizza le nuove dinamiche alla base del rapporto tra moda e web 2.0 con uno sguardo particolare all’uso dei new media e dei social network.

Fino a poco tempo fa i brand si limitavano a riutilizzare campagne dedicate ai media tradizionali anche per quelli digitali, senza considerare che ogni mezzo di comunicazione ha le sue peculiarità. Bisogna fornire contenuti al consumer che è diventato user, e passare dalla communication alla conversation. Ma perché è così importante essere presenti su Internet? Perché i nuovi consumatori, anche quelli wealthy, si informano prima di fare un acquisto che sia in maniera tradizionale recandosi nel punto vendita, o affidandosi all’e-commerce.

La crisi ha dato uno scossone al settore e molti brand hanno cominciato a capire l’importanza delle community e delle nuove tecnologie applicate alla rete: video, animazioni e augmented reality per contenuti più emozionali ma comunque ricchi di informazioni. E-commerce, iPhone e iPad App, fashion bloggers, Facebook, Twitter, sfilate in streaming, digital influencers e tutto ciò che ha modificato l’esperienza di acquisto e le relazioni nel settore moda è spiegato nel libro di Jarvis Macchi, giornalista e fondatore di Luxrevolution e di Intelligent Luxury.

Usare Facebook per vendere? I risultati della campagna Terranova [ESCLUSIVA]

Circa un mese fa vi abbiamo parlato di “+ Piace, – Costa“, la campagna per il lancio dell’e-commerce di Terranova, i cui concept e direzione artistica sono stati curati da Ninja LAB, in collaborazione con il marketing Terranova e la diffusione web da Viralbeat, centro media relazionale specializzato nell’alimentare e misurare il passaparola online.

Probabilmente conoscerete già il meccanismo della campagna, ma facciamo un ripassino per i ninja più distratti. 😉

+ Piace, – Costa

Sulla fan page di Terranova su Facebook, ogni giorno è stato condiviso uno dei prodotti della collezione.

Per ogni “mi piace” dato dei fan alla foto dell’outfit nella pagina Facebook di Terranova, il prezzo dell’articolo sarebbe stato ribassato di 5 centesimi, fino ad arrivare anche a poter costare ZERO…Insomma Più Piace, Meno Costa!

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Una volta scaduto il tempo per cliccare su “mi piace”, l’articolo poteva essere acquistato direttamente sullo store online del brand al prezzo ribassato.

Non cambiare le regole del gioco

Durante la campagna Terranova ha deciso di cambiare le regole del gioco e sulla fan page Terranova e alcuni fan della marca non l’hanno presa bene. L’azienda infatti ha deciso infatti di proporre l’acquisto dell’intero look (a prezzo ribassato), e non più del singolo capo.

Insomma come potete vedere dagli screenshot qui sotto, riportati anche su socialmediamarketing.it, alcuni utenti si sono lamentati di questo cambio di programma non previsto, e non comunicato con il giusto anticipo ai clienti, andando a creare non pochi grattacapi ai social media manager e alle agenzie che si stavano godendo l’incredibile avvio della campagna, che fin dai primi giorni si era diffusa con estrema rapidità in rete, scatenando l’entusiamo delle fan e delle fashion blogger.

Tuttavia, se da un lato qualcuno ha criticato le decisioni del brand, dall’altro molti clienti hanno apprezzato il fatto di poter acquistare un intero look e non solo un capo a prezzi prossimi allo zero. Di fatto le polemiche (discretamente gestite dall’azienda che con risorse interne si occupa della gestione dei proifili social), si sono presto placate.  L’azienda non ha quindi ritenuto di dover tornare sui propri passi, effettuando un nuovo cambiamento che avrebbe probabilmente accontentato qualcuno e scontentato altri.

Attenzione alle dialettiche aziendali interne

A nostro parere tuttavia la dialettica fra la funzione commerciale e quella marketing, seppur finalizzata a ottimizzare gli aspetti di vendita, non dovrebbe mai sottovalutare che un cambamento improvviso delle regole del gioco può sollevare le proteste dei potenziali acquirenti.

Un modo per evitare questi repentini e pericolosi cambi di direzione potrebbe essere la sottoscrizione da parte dell’azienda di un preventivo decalogo del “social media marketing” in modo da tutelare il social media team (e l’agenzia) e fargli dormire sonni piu’ tranquilli!

I risultati della campagna Terranova

Ma ora vediamo i risultati di questa tormentone virale che ha anche mandato in tilt il nuovo e-commerce Terranova! L’attività è durata 18 giorni, portando con se dei risultati davvero inaspettati! Ninjetti e Ninjette, si parla di ben 42 Post su blog pubblicati, 1756 commenti e 44.269 visualizzazioni al video.

Curiosi di conoscere i risultati sulla pagina fan su Facebook? Voilà vi accontento subito! 20.000 like, 8.000 commenti, il tutto per un totale di oltre 10.000 nuovi fan, con un incremento di circa 500 nuovi fan (italiani) al giorno!

Ma non è tutto! pensate infatti che nei momenti di picco sono stati raggiunti i 120 ordini all’ora! Insomma “+ Piace, – Costa”, al di là dell’increspatura delle polemiche dovute al cambiamento della dinamica promozionale è stato un successo.

Insomma ci sentiamo di dire che l’obiettivo di lanciare l’ecommerce Terranova è stato raggiunto, buzz ai massimi livelli e ordini come se piovesse. La dimostrazione che un buon concept creativo, unito ad una buona veicolazione della campagna e una consapevole gestione delle dinamiche sociali (anche in situazione di potenziale crisi) possono portare risultati davvero rilevanti anche per le vendite.

The Desperados Experience: la birra che da vita ai party! [VIRAL]

Centinaia di ragazzi che ballano a ritmo di musica, risate, baci e tanta birra che fa partire la festa.
Ad un tratto però tutto si ferma, il soffitto e le mura incominciano a tremare, gli sguardi si spostano increduli sul varco che si sta aprendo in una parete.

Un ragazzo si avvicina con cautela alla breccia, dà un’occhiata e ,senza pensarci due volte, incomincia ad abbattere il muro.
La casa crolla quasi completamente per dar vita ad un party ancora più scatenato e sensazionale con fiumi di giovani e di birra.

Sembra uno scenario surreale, ma non lo è.
Si tratta delle nuova esperienza virtuale che potete vivere nel canale youtube di Desperados, l’azienda produttrice di bionde alla Tequila.

Un’ avventura in prima persona che vi permette di interagire con il resto del party e far esplodere la festa.

Questo il link per entrare, anche senza prevendita 😉