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Il corso di specializzazione è un'ottima occasione per capire quali strategie digitali implementare per dialogare con i cittadini, avvicinare i pubblici e vincere le elezioni.
Per avvicinarvi al meglio all'evento e introdurvi nel mondo della politica 2.0, vediamo cosa ci insegnano i grandi maestri americani della politica ai tempi dei social network. Abbiamo già avuto modo di apprezzare i consigli di Sam Graham-Felsen, blogger di Obama. Continuiamo in questa direzione grazie ad un recente studio condotto dal Pew Research Center che ha analizzato le modalità di utilizzo dei social media da parte degli elettori nelle ultime elezioni US, a Novembre 2010.
L'analisi, condotta su un campione di 2257 maggiorenni (età>18), ha riportato alcuni dati molto interessanti. Il 21% degli adulti americani che navigano in rete ha utilizzato siti di social networking per seguire le elezioni. Le principali attività digitali sono state scoprire il candidato votato dall'amico/a (11% del totale degli adulti net-literate), reperire informazioni sulla campagna o il candidato (9%), condividere contenuti di carattere politico (8%), registrarsi come amico, follower, etc. di un candidato o un gruppo coinvolto nelle elezioni (7%) o prendere parte attivamente, avviando un gruppo di discussione (1%).
Come può sembrare naturale, sono soprattutto i giovani che guidano questo attivismo online, anche grazie alla maggiore familiarità con le piattaforme di social networking. La disparità inter-generazionale in questo caso non è però così marcata, a differenza della credenza diffusa.
Inoltre, non sono state riscontrate grosse distinzioni percentuali tra simpatizzanti repubblicani e democratici nell'utilizzo dei social network, a differenza delle elezioni 2008. In quel caso, i sostenitori di Obama ("emblema" e "padre" della politica 2.0) utilizzavano molto più la rete rispetto a quelli di McCain.
Per quanto riguarda Twitter, considerato nello studio a parte, il sito di microblogging è stato utilizzato dall'8% degli utenti che utilizzano internet. Tra questi, le attività più comuni sono state reperire informazioni sulla campagna o sul candidato (16%), controllare i risultati elettorali (12%), seguire un candidato o un gruppo (11%) e condividere contenuti di tipo politico (9%).
Ecco, in sintesi, ecco le principali differenze tra gli utilizzi appena elencati delle due tipologie di piattaforme.
Passando da un'analisi per lo più descrittiva ad una di tipo motivazionale, lo studio ha analizzato inoltre le ragioni che hanno spinto gli individui ad utilizzare frequentemente i social media durante le elezioni USA 2010.
La ragione principale (per il 36% dei rispondenti) è sembrata essere la percezione da parte dei soggetti di essere connessi personalmente con il candidato/gruppo preferito. Seguono la possibilità di potere in tal modo conoscere informazioni e news in tempo reale (22%) e la percezione che le notizie veicolate attraverso i social media siano più attendibili e veritiere rispetto ai media tradizionali (21%).
In generale sembra dunque la volontà di partecipare attivamente, da protagonisti alla costruzione del senso della campagna politica del proprio partito la ragione alla base del nuovo modo di vivere la politica, sempre più verso il 2.0.
Naturalmente, come abbiamo già sottolineato, la validità e l'applicabilità dei risultati di analisi americane per la popolazione italiana non è per nulla scontata e meriterebbe un approfondimento. Tre quarti degli adulti statunitensi utilizza internet, e tra questi il 61% usa social network come Facebook, MySpace e l'8% piattaforme di microblogging come Twitter. Numeri difficilmente replicabili in Italia, anche se qualcosa comincia a muoversi (ricordate il caso Vendola?). Chissà, magari sarete proprio voi ad approfondire il caso nostrano, grazie alle competenze ed agli strumenti acquisiti partecipando al nuovo corso di specializzazione Ninja in politica 2.0!
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