Forse il termine entrerà nell'uso comune o forse no, ma sicuramente la formula sopravviverà. Parliamo del Facecast, evoluzione del broadcast.
L'evoluzione è fisiologica: il mondo si evolve, noi ci evolviamo e conseguentemente cambia l'uso che facciamo delle cose, che a loro volta si evolvono per soddisfare le nostre necessità. È un circolo virtuoso che si fa sempre più veloce. E il mondo dell'informazione, con i suoi mezzi, ne è egualmente coinvolto.
Il broadcast di notizie, storicamente, è cambiato per stare al passo coi tempi e con le tecnologie. Tutto è nato con il bollettino serale trasmesso via radio, la TV ha poi fornito un nuovo supporto grazie al quale si è iniziato a ricevere le notizie anche con gli occhi. La fame di aggiornamenti ha poi portato ad una nuova edizione dei TG oltre alla canonica serale, quella dell'ora di pranzo. E poi la TV di flusso e le notizie trasmesse 24 ore non-stop.
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Oggi il mondo gira sempre più in fretta e i tempi della fruizione, soprattutto di notizie, sono cambiati. Ecco spiegata l'esplosione dell'informazione via Twitter, 140 caratteri e centinaia di edizioni giornaliere, senza la necessità di stare attenti al mezzobusto che parla per mezz'ora davanti ad una telecamera.
Ecco perché - forse - siamo all'alba di una nuova era per i notiziari in cui la TV, ancora una volta nel 21esimo secolo, perde il suo ruolo di protagonista. Sì, perché al suo posto arrivano i social, e in questo caso uno in particolare che conta la bellezza di 1,3 miliardi di potenziali spettatori. La piattaforma, l'avrete capito, è Facebook e ciò di cui parliamo è "Facecast: The One Thing", il primo notiziario in onda esclusivamente su Facebook, trasmesso con un format specificamente studiato da ABC, il celebre canale TV americano, per il social network e i suoi utenti.
"The One Thing" è costituito da un breve video quotidiano pubblicato sulla pagina ufficiale del TG di punta ABC World News Tonight in cui vengono proposte agli utenti le notizie di maggior interesse della giornata in un tempo inferiore ai due minuti. Il Facecast è diretto dal giovane anchorman David Muir, anche volto del notiziario televisivo.
D'altronde quale modo migliore per dare visibilità e fiducia ad un nuovo prodotto? Come ben sappiamo, negli Stati Uniti l'anchorman è considerato una sorta di guru, quello che ci mette la faccia e che è sinonimo di attendibilità, oltre ad essere una persona che contribuisce fortemente a plasmare l'opinione pubblica (da una parte o dall'altra) col suo carisma. Ce lo confermano, tra gli altri, Bruce Nolan (Jim Carrey) che in "Una Settimana da Dio" non punta ad altro che a questa posizione, Will McAvoy (Jeff Daniels), nella serie-tv "The Newsroom" creata da Aaron Sorkin e Ron Burgundy (Will Farrell), protagonista della commedia "Anchorman".
L'arrivo di questo nuovo format è provvidenziale anche per Facebook, che da qualche tempo cerca di dare nuova vita a due aspetti secondari della propria piattaforma:
- i video, per contrastare YouTube e attirare l'utenza giovane che negli Stati Uniti tende a diminuire
- Facebook come fonte d'informazione. Non dimentichiamo infatti l'app Paper, anche se tutt'ora non è disponibile al di fuori degli Stati Uniti
Probabilmente stiamo assistendo ad un forte cambiamento nell'informazione in generale. Forse molti si accorgeranno che Facebook è un altro canale in cui dare voce all'informazione, un po' come hanno fatto i blog con il giornalismo. Ritornerà il problema dell'attendibilità dell'informazione diffusa, di cui le testate - e i TG in questo caso - si fanno garanti. Ma in questo caso possiamo stare tranquilli, il volto di questo nuovo format è un giornalista.
Per il resto, scopriremo insieme se il Facecast soppianterà il broadcast come lo conosciamo oggi.