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Perché il Brand Purpose non è un semplice badge da appuntarsi

Il Brand Purpose è la ragione per cui un brand esiste oltre che per il semplice scopo di fare soldi.

L’umanizzazione dei rapporti fra brand e consumatori sempre più consapevoli ha segnato un passaggio di stato nel modo di concepire il ruolo delle aziende. E il “perché” queste agiscono nel mercato.

Perché parliamo di Brand Purpose

Sempre più persone percepiscono il Brand Purpose come un fattore decisivo quando si tratta di acquistare un prodotto o servizio.

L’Earned Brand Study 2017 condotto da Edelman ha rilevato che il 50% delle persone in tutto il mondo afferma di farsi guidare dai valori del brand per le proprie scelte di consumo.

Il 67% afferma di acquistare i prodotti o i servizi di un brand perché è d’accordo con la sua posizione in merito a un argomento specifico.

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Perché è importante per noi

Se le aziende di tutto il mondo continuano a lottare per differenziarsi in settori sempre più sovraffollati, un brand orientato al purpose riesce a guadagnarsi la fiducia dei propri clienti.

Un forte Brand Purpose consolida il posizionamento di un’azienda nel mercato e ne condiziona il suo successo economico.

I tempi in cui le organizzazioni puntavano su fattori come prodotto, servizi e visibilità per collocarsi nel mercato, sono finiti. Sebbene continui ad essere importante, la Unique Selling Proposition non è più il l’ago della bilancia che fa breccia sulle scelte delle persone.

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Cosa c’è da sapere

Investire per creare una forte connessione diretta con il pubblico e dare loro uno scopo fondamentale per cui entrare in connessione con il brand è imprescindibile.

I valori insiti nel brand definiscono l’anima dell’organizzazione. Ciò genera coinvolgimento emotivo sul pubblico di riferimento grazie alla condivisione di convinzioni, tematiche rilevanti, soluzioni e risposte ad argomenti etici.

Il Brand Purpose convince le persone a fidarsi e relazionarsi con l’azienda e garantisce che i fan perdonino le sue debolezze, trasformandosi in veri e propri Ambassador.

Ninja Upshot

Il Brand Purpose non è semplicemente un badge di cui le aziende possono fregiarsi per avere un aspetto migliore agli occhi delle persone.

Deve piuttosto essere una naturale e autentica manifestazione dei principi fondamentali dell’organizzazione che coincide con quanto il pubblico di destinazione ricerca in un marchio.

In definitiva, dovrebbe dimostrare un desiderio genuino di impegno sociale connesso ai sui valori principali.

L'importanza del linguaggio inclusivo

Il marketing inclusivo come valore aggiunto per il business

Marketing inclusivo e comunicazione che toccano tutte le sfere dell’unicità di ciascun individuo, sono i trend sociali che stanno modificando le strategie di business delle organizzazioni. Effetto dell’onda comprensiva e accogliente che si è sviluppata negli ultimi anni che sta modificando i messaggi pubblicitari dei brand. A luglio 2020 Microsoft ha pubblicato lo studio “The Psychology of Inclusion and the Effects in Advertising: Gen Z” svelando due realtà fondamentali:

  1. Il 70% dei giovani intervistati ha dichiarato di fidarsi maggiormente di brand che rappresentano la diversità nella loro comunicazione
  2.  Il 49% ha affermato di aver smesso di comprare i prodotti dei marchi che non rispettano i valori in cui credono

Il Marketing inclusivo parte dall’identificazione dei bisogni

“Rappresentare l’unicità”, è quello che oggi viene definito Marketing Inclusivo, quell’approccio che, come spiega MJ DePalma, responsabile del marketing multiculturale e inclusivo per Microsoft Advertising: “Evidenzia o risolve un aspetto della diversità dove si verifica l’esclusione“. Ma le differenze devono includere!

Per unicità non si intendono solo fattori come l’orientamento sessuale, il genere e l’etnia, ma ogni singola sfumatura individuale: dalla lingua al reddito, dagli hobby all’età, dalle passioni fino all’aspetto fisico.

Come esperti di marketing, amiamo mettere il nostro pubblico in piccole scatole soddisfacenti, indirizzando i nostri messaggi a quel cliente ideale che soddisfa una manciata di dati demografici predeterminati.

Incorporare strategie di marketing inclusive significa uscire da queste scatole e capire che le persone hanno identità multiple.

Il Marketing Inclusivo persone con background diversi o storie a cui tutti possono relazionarsi.

Il marketing inclusivo tocca le sfere dell’età, della religione, dell’etnia e non esclude nulla. Fonte: Thunder Tech

Il pubblico sta diventando sempre meno omogeneo, soprattutto nelle nazioni occidentali. Le persone vogliono vedersi rappresentate rispetto alla Brand Purpose, e dal marketing che viene fatto, e ci sono due ragioni principali per cui è necessario incorporare strategie di marketing inclusive per qualsiasi azienda che cerca di crescere e mantenere un punto d’appoggio all’interno del proprio settore.

LEGGI ANCHE: Marketing Inclusivo: come abbracciare le diversità attraverso l’advertising

Marketing inclusivo, quando i brand sposano l’unicità

Quando celebriamo le persone nel mondo reale, vincono tutti. Nel 2020, l’US Census Bureau ha rilevato oltre il 42% degli americani come non bianchi, rispetto al 36% nel 2010 e il Pew Research Center stima ha stimato che gli Stati Uniti non avranno un gruppo razziale maggioritario entro l’anno 2055.

In effetti, è nella natura umana cercare modelli e personaggi con cui possiamo relazionarci e con cui entrare in empatia. Un segmento di PBS Newshour del 2019 ha parlato a 100 studenti delle scuole medie e superiori della rappresentazione nei media e ha scoperto che gli studenti delle minoranze hanno segnalato un colpo alla loro salute mentale e una lotta per modellare la propria identità quando non si vedevano rappresentati nella cultura pop. Il cinquantotto percento dei telespettatori crede che i media svolgano un ruolo nel far rispettare gli stereotipi e noi come marketer abbiamo l’opportunità e l’obbligo etico di sostenere una rappresentazione sana della realtà.

IKEA: un caso virtuoso

Per Ikea un ambiente di lavoro davvero inclusivo stimola la creatività e migliora i risultati del business.

La campagna inclusiva lanciata da IKEA. Fonte: Pinterest

Un esempio virtuoso di marketing inclusivo è IKEA: un brand che ha costruito la propria immagine sull’impegno sociale e la lotta per i diritti.

Già nel 2011, 5 anni prima che la legge sulla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso fosse approvata, e in anticipo rispetto a ogni trend, IKEA lanciò la campagna “Siamo aperti a tutte le famiglie in occasione dell’inaugurazione di un nuovo negozio a Catania.

Il Marketing inclusivo fa bene agli affari

Secondo Google, il 69% dei consumatori neri ha maggiori probabilità di acquistare da un marchio che riconosce e parla della loro etnia. Lo stesso articolo rivela che il 71% dei consumatori LGBTQ+ ha maggiori probabilità di interagire con un marchio che li rappresenta autenticamente e parla del loro orientamento sessuale, (ad esempio AKA un marchio che non sventola solo la bandiera arcobaleno dal 1° al 30 giugno).

Il Marketing inclusivo parte dai piccoli gesti

L’attenzione alle peculiarità non sta nel rimarcare le differenze etniche creando esclusione. Fonte: Thunder Tech

Le persone chiedono il riconoscimento delle diversità da parte dei media dei quali sono fruitori. Nel 2021, l’UCLA ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla diversità che analizza i media dell’anno precedente. Il rapporto ha rilevato che i film in cui meno dell’11% del cast era rappresentativo di gruppi minoritari erano quelli con la performance più bassa al botteghino nel 2020. Al contrario, le vendite dei biglietti erano più alte quando oltre il 20% del cast era costituito anche da minoranze.

LEGGI ANCHE: Da dove cominciare per portare le diversità (e il talento) nel mondo del lavoro

Come rendere il tuo marketing inclusivo nel 2022

Qualsiasi azienda, qualsiasi dimensione e in qualsiasi settore può implementare strategie di marketing inclusive. Bisogna incorporare i principi chiave nella campagne, negli elenchi di lavoro oppure nei progetti web.

1. L’accessibilità è fondamentale

L’accessibilità digitale è la pratica per garantire che tutte le persone possano utilizzare un prodotto digitale, come un sito Web, indipendentemente dalle capacità e performance individuali rispetto alla vista, all’udito, al livello cognitivo, di lettura e di coordinazione motoria.

Ci sono 285 milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di disabilità visive e questa comunità dovrebbe essere in grado di accedere ad un sito web come gli altri. Allo stesso modo, oltre 430 milioni di persone soffrono di problemi di udito e desiderano godersi i contenuti video per cui si è lavorato duramente.

L’accessibilità digitale include, ma non si limita a:

  • Usare il testo alternativo sulle immagini per descriverle a parole
  • Selezione di colori di facile lettura per le risorse creative, in particolare per gli utenti ipovedenti
  • Didascalie nei video 
  • Posizionamento delle etichette all’esterno del campo modulo
  • Scelta di immagini ad alto contrasto

2. La rappresentanza conta

Questo è rivolto a tutti i team creativi là fuori, in particolare quelli che utilizzano immagini e video di stock. Marketing inclusivo significa lavorare per garantire che le risorse finali siano diverse e pienamente rappresentative di tutto il pubblico, anche quando richiede maggiore lavoro.

La maggior parte dei siti di foto d’archivio, ampiamente utilizzati dai team creativi, presentano principalmente modelli bianchi e normodotati e hanno opzioni limitate di tutte le altre razze, dimensioni e abilità. La scrittrice Nisha Mody ha scritto un eccellente commento su questo argomento, che puoi leggere per intero qui.

I designer dovrebbero fare uno sforzo per includere BIPOC, donne, corpi di diverse dimensioni e persone con disabilità nelle risorse creative. Le immagini che abbiamo diffuso nel mondo definiscono ciò che è normale per il cervello umano vedere e la diversità dovrebbe essere la norma.

3. Espandi le tue vacanze

I team dei social media amano balzare sui contenuti relativi alle vacanze, ma tendono ad avere difficoltà ad andare oltre le festività statunitensi ed eurocentriche come il 4 luglio, il Ringraziamento e il Natale.

C’è da considerare che nel 2020, il 92% degli americani ha celebrato il Natale, il 5% ha celebrato Hanukkah e il 3% ha celebrato Kwanzaa. Un totale del 5% ha celebrato più di una di queste festività. Il 3% dell’America può sembrare minuscolo, ma si tratta comunque di una fetta consistente, circa 4,8 milioni di persone.

L'analisi dei dati è fondamentale per il Marketing inclusivo

Includere vuol dire analizzare i dati, perché nulla è marginale. Fonte: Thunder Tech

Al di fuori dei mesi invernali, sarebbe proficuo chiedere al team Social Media, di celebrare in modo rispettoso e appropriato festività come Juneteenth, Chinese New Year ed Eid al-Fitr.

4. Non dare per scontato il proprio pubblico

Identificare e parlare correttamente con il pubblico di riferimento, piuttosto che presumere da chi sia composto e comprendere cosa le singole persone vogliono sentire. I pregiudizi subdoli possono indurci ad appoggiarci a nozioni preconcette di genere, razza e altri identificatori.

Il modo migliore per evitare ipotesi è condurre il lavoro interno individuale. L’Harvard Implicit Association Test (IAT), scopre i pregiudizi inconsci esistenti all’interno del candidato. L’uso di strumenti come questo rende i pregiudizi impliciti più trasparenti. Conoscere questi pregiudizi è il primo passo per superarli e impedire che si riversino nel lavoro.

Infine, diventa cruciale basare le Buyer Personas e i profili dei clienti solo su fatti e realtà.

5. Evitare gli stereotipi nella pubblicità

Gli stereotipi sono ancora diffusi nel mondo del marketing, soprattutto quando le organizzazioni presumono di conoscere il proprio pubblico. Ad esempio, nel 2021 una copia del New York Times mette in luce gli autori del libro “Brandsplaining: Perché il marketing è (ancora) sessista e come risolverlo”, affermando che:

Nel 2019, il Geena Davis Institute on Gender in Media ha scoperto che le pubblicità per i premi al prestigioso festival pubblicitario di Cannes Lions raffiguravano personaggi maschili che lavoravano quasi il doppio dei personaggi femminili. I personaggi maschili erano anche più numerosi dei personaggi femminili di due a uno e avevano il doppio del tempo sullo schermo e sul tempo di parola. Un altro studio condotto da Ebiquity, una società di consulenza mediatica, ha rilevato che, degli annunci trasmessi nel 2016, solo il 4% mostrava donne in posizioni di leadership”.

“Sì, il marketing è ancora sessista” (The New York Times)

Dunque possiamo affermare che gli stereotipi hanno un fondamento che poi ritroviamo nella realtà. Ma gli stereotipi non sono la realtà. Il modo migliore per evitare gli stereotipi nel marketing è fare ricerche, scandagliare dati e controllare sempre il lavoro.

6. Usare un linguaggio accessibile a tutte le persone

L'importanza del linguaggio inclusivo

L’inclusione parte dal linguaggio

Tutti i messaggi (aziendali e di marketing) dovrebbero utilizzare un linguaggio inclusivo, che mira a evitare qualsiasi implicazione sessista, razzista od offensiva nelle comunicazioni.

L’American Psychological Association ha una guida completa del linguaggio inclusivo che è possibile usare come riferimento, sono 3 i parametri da osservare:

  • Un linguaggio neutrale rispetto al genere (“persona addetta alla posta” invece di “postino”)
  • Lingua prima persona (“persona senza casa” invece di “senzatetto”)
  • Termini relativi all’identità (“persona anziana” invece di “anziano”, “utente sulla sedia a rotelle” invece di “in sedia a rotelle”)

7. Misurare l’impatto

Dopo aver implementato le strategie di Marketing inclusive e aver iniziato a lanciare campagne con l’inclusività al primo posto, risulta fondamentale misurare l’impatto piuttosto che l’intenzione.

Si dovrebbe comunque fare un debriefing internamente per discutere di come ciascuna campagna ha raggiunto gli obiettivi e di come è possibile migliorare per la prossima volta. Solo il pubblico al quale ci rivolgiamo può dare un feedback corretto sull’impatto. Anche le migliori intenzioni possono sfociare in modi sbagliati.

8. Essere intenzionali e trasparenti

Per creare unicità ed equità nel posto di lavoro, bisogna essere intenzionali e trasparenti attraverso la definizione degli obiettivi. Gli obiettivi di diversità, equità e inclusione (DEI) variano a seconda dell’azienda, ma i traguardi comuni includono:
  • Quote di leadership (es. il 50% del team esecutivo deve essere composto da donne)
  • Quote di candidati (es. 50% degli intervistati devono essere minoranze)
  • Creazione di un consiglio interno per la diversità
  • Ospitare regolarmente seminari DEI per i dipendenti

Intenzionalità significa anche parlare apertamente di come rendere le campagne e le strategie più inclusive. Ogni campagna dovrebbe essere valutata da un obiettivo di marketing inclusivo prima del lancio, per garantire che le strategie DEI siano state adeguatamente integrate.

Spetta ai marketer e ideatori della campagna, adempire alle task ed evadere le pratiche.

Come Marketer controlliamo ciò che il nostro pubblico vede e consuma, quindi l’inclusività deve essere la norma ed essa parte dall’analisi dei dati. Non a caso oggi si parla molto di Precision Marketing.

La coerenza e le azioni deliberate, grandi e piccole che siano, rappresentano l’unico strumento per azionare un cambiamento duraturo e positivo nel settore.

TERNA SBARCA SU TIKTOK

Terna sbarca su TikTok con una campagna di talent attraction

Terna sbarca su TikTok con una campagna di “talent attraction” per il primo Master in Digitalizzazione del sistema elettrico per la transizione energetica, organizzato dal gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale con le Università di Cagliari, Palermo e Salerno, nell’ambito del progetto Tyrrhenian Lab, in partenza il 14 novembre.

Terna sbarca su TikTok: l’obiettivo

L’obiettivo è quello di parlare alla Generazione Z e attrarre talenti al servizio del complesso processo di transizione verso le energie rinnovabili, attraverso i centri di alta formazione del Tyrrehenian Lab. Per questo, il gruppo guidato da Stefano Donnarumma ha deciso di approdare per la prima volta sul social media più frequentato dai ragazzi.

Proprio i giovani, con la loro sensibilità ambientale, con il desiderio di incidere sulla realtà, con l’orgoglio di essere “nerd”, come spesso accade agli studenti STEM (Science, Technologies, Engineering and Mathematics), sono i destinatari dei due temi della campagna, “Are you nerd?” e “Fuga di cervelli”.

I video sono stati realizzati da tiktoker particolarmente seguiti sui temi della sostenibilità e della formazione: Andrea Borello, alias “il politoker” (andreaborello_), Francesco Centemeri, studente in ingegneria (frartenzo) ed Elisa Negrisolo, neoingegnere e
influencer (elisavittoria).

terna sbarca su tiktok

Terna su TikTok: Are you nerd?…

Gli short video dal titolo “Are you nerd?” sono incentrati sull’orgoglio tecnologico e sulla crescente consapevolezza che la passione per le nuove tecnologie è diventata uno strumento imprescindibile per il successo.

Nella complessità del presente e con l’attuale sfida energetica, le competenze distintive di uno studente STEM sono, e saranno, fondamentali per la tutela del pianeta.

Nella generazione Z, quindi, ‘nerd’ non è più sinonimo di ‘solitario’ ma è parte attiva di una comunità di giovani innovatori con una spiccata vocazione per l’ambiente.

…e Fuga di cervelli

I video di “Fuga di cervelli” partono invece dal pregiudizio per cui un giovane italiano che voglia mettere a frutto le proprie competenze e trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative sia costretto ad andare all’estero perché in Italia non c’è una sufficiente consapevolezza sui temi ambientali e sulla necessità di impegnarsi nella transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Il protagonista prepara le valige per partire, ma poi viene a conoscenza di un innovativo master grazie al quale può rafforzare le proprie competenze scientifiche, messo a disposizione da un’azienda che investe nel futuro del Paese, per di più a Cagliari, Palermo e Salerno.

Il talento è al cuore del Tyrrhenian Lab, il progetto per il quale Terna investirà complessivamente 100 milioni di euro nei prossimi cinque anni: un centro di formazione di eccellenza, realizzato in stretta collaborazione con le Università di Cagliari, Salerno e Palermo e distribuito nelle città in cui approderanno i cavi del Tyrrhenian Link, l’elettrodotto sottomarino che unirà la Campania, la Sicilia e la Sardegna.

Terna selezionerà e formerà, tra l’autunno del 2022 e il 2025, più di 150 giovani di elevata professionalità, ai quali sarà erogato un master universitario di 12 mesi incentrato sullo sviluppo di competenze tecnologiche e strategiche funzionali alla trasformazione digitale e alla transizione energetica.

Gli studenti, una volta completati i 12 mesi di master, potranno essere poi assunti nelle sedi territoriali Terna delle tre città.

Terna è presente su tutti i principali canali social come Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, LinkedIn, nonché sulle principali piattaforme audio, come Spotify e Spreaker, con “Nora, il futuro dell’energia è il nostro mestiere”, il podcast in nove puntate che racconta proprio il progetto del Tyrrhenian Lab agli appassionati dei temi dell’energia.

 

Leggi gli altri contenuti su Terna:

Transizione Energetica e Digital Transformation: Terna investe 1,2 miliardi per la decarbonizzazione

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coca cola campagne estive

IKEA, Coca-Cola e McDonald’s: 5 campagne estive per lasciarti ispirare

Le campagne estive sono un modo utile ed efficace per i marchi per rendersi visibili alle persone, potenziali clienti e affezionati, e attirare l’attenzione del pubblico in modi nuovi ed entusiasmanti.

Per questo spesso sono caratterizzate da un approccio creativo che permette loro di diventare memorabili.

Eccone alcune tra le più interessanti degli ultimi anni, raccolte qui per trovare l’ispirazione anche quando il conto alla rovescia verso il digital detox è già iniziato.

LEGGI ANCHE: Dole lancia una campagna per riscattare la mela proibita con un appello al Papa

Campagne estive: Coca-Cola Open for Summer

Nel 2021, Coca-Cola ha incoraggiato il pubblico, attraverso l’uso della poesia, a dare il benvenuto agli amati passatempi estivi.

campagne estive

Le bottiglie di Coca-Cola e di Coca-Cola Zero Sugar presentavano brevi poesie che evocavano il senso di riunirsi per godersi l’estate. Questa campagna di marketing estiva è stata l’occasione per molte persone che avevano bisogno di alleggerirsi un po’, visto che l’anno precedente la possibilità di godersi l’estate insieme era stata resa impossibile a causa della Covid-19.

Le 24 poesie di Cola-Cola facevano riferimento ad attività come le gite in spiaggia con la famiglia, le grigliate in giardino e le gite al cinema.

Ricordavano alle persone di vivere la vita con i propri cari per l’estate e di creare ricordi insieme partecipando ad attività semplici, ma preziose.

In occasione del lancio della campagna, Melissa Schwartz, direttore di Coke & Meals, aveva dichiarato: “L’anno passato ha privato tutti delle opportunità di stare insieme ai propri cari, quindi questa iniziativa sembra quasi una ri-celebrazione dell’umanità. L’estate è un momento di gioia e di unione, e questo sentimento si è intensificato nel 2021 più che in qualsiasi altro anno a memoria recente“.

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Le librerie IKEA sulla spiaggia

Memorabile campagna estiva “Books on the Beach” di IKEA del 2010.

La campagna si basava sulla celebrazione di una delle loro librerie simbolo, BILLY, che quell’anno compiva 30 anni. IKEA allestì la propria libreria all’aperto sulla famosa spiaggia di Bondi, in Australia, attirando centinaia di persone.

La biblioteca sulla spiaggia offriva una gamma di libri tra cui scegliere; l’iniziativa prevedeva che si potesse scegliere un libro per sé e scambiarlo con uno già in possesso, facendo una donazione. Tutti i proventi sono stati devoluti alla Australian Literacy and Numeracy Foundation.

L’iniziativa non solo incoraggiava le persone a leggere e a scambiarsi le storie, ma poteva contare anche su una buona causa.

La campagna estiva di marketing ha avuto un enorme successo, anche perché le librerie BILLY di IKEA sono uno dei mobili moderni di maggior successo commerciale. Nel 2019 il Times ha riportato che sono state vendute più di 110 milioni di librerie Billy dal loro ingresso sul mercato e questa attività estiva ha incrementato notevolmente le vendite.

Walkers and Doritos: Only on holiday

campagna estiva doritos e walker

In questo caso parliamo di una collaborazione fra brand: la campagna di marketing estiva “Only On Holiday” è stata lanciata con il tour operator easyJet.

La campagna ci porta in viaggio in diverse destinazioni di vacanza in tutto il mondo, dove i vacanzieri sono incoraggiati a concedersi un po’ di svago mentre sono all’estero. Lo spot ricorda in modo giocoso il divertimento che può derivare dai viaggi.

Fernando Kahane, senior marketing director di Walkers, ha dichiarato: “Offrire ai britannici la possibilità di vincere un pacchetto vacanze ogni ora, per 90 giorni, è stata di gran lunga una delle nostre promozioni on-pack più grandi ed eccitanti di sempre“.

La campagna estiva è stata perfettamente in linea con i tempi, dato che il 2022 è in effetti il primo anno in cui i cittadini hanno potuto viaggiare liberamente all’estero. Lo spot celebra il ritorno delle vacanze. Ispirando le persone ad acquistare una confezione di Walkers e Doritos e a concedersi una vacanza tanto desiderata.

Campagne estive: una doccia Sprite human-size

Questa sì che è creatività.

Sprite ha davvero alzato l’asticella del livello delle campagne di marketing estive con l’idea di offrire ai frequentatori delle spiagge di Tel Aviv e Rio De Janeiro una doccia veloce nel distributore di bibite Sprite a grandezza umana.

sprite

Dopo aver fatto la doccia, alcuni ambassador di Sprite hanno anche regalato loro una bottiglia gratuita della bevanda. Come si può non avere fatto una buona impressione quando il brand ha soddisfatto tutte le esigenze dell’estate?

L’ombra di McDonald’s

campagne estive mcdonalds

Individuare un cantuccio all’ombra nel caldo del calore estivo può regalare sensazioni fantastiche. McDonald’s lo ha reso possibile creando cartelloni pubblicitari “unici” per le fermate degli autobus.

Tendine verticali che si chiudono quando i sensori di movimento rilevano la presenza di persone sotto la pensilina, mostrando un annuncio che presenta le offerte speciali dedicate all’estate. Ecco come si raggiunge il target in modo davvero originale (e utile)!

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Al Giffoni si parla di mobilità elettrica e sostenibilità con Stellantis

Lasciare alle future generazioni un mondo più pulito  grazie alla strategia di elettrificazione che faciliterà il passaggio progressivo alla mobilità elettrica. Questo il focus sulla sostenibilità della Impact di Stellantis e-Mobility e Ds Automobiles all’interno della rassegna Giffoni Next Generation di Giffoni Innovation Hub.

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Gli speaker di Stellantis, Gabriele Catacchio, Head of Global e-Mobility Communication, e Simona Magnarelli Lifestyle, Digital & Premium Brands Pr Manager Ds Automobiles, hanno coinvolto gli under 30 in un vero e proprio viaggio verso la sostenibilità.

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La strategia per la mobilità elettrica è sensibilizzare i più giovani

La partnership con Stellantis e la sua presenza al Giffoni Film Festival confermano l’interesse e l’impegno dell’ecosistema Giffoni sulle tematiche legate alla transizione ambientale e alla sostenibilità.

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Allo stesso tempo riconoscono all’e-Mobility Business Unit del Gruppo Stellantis il ruolo da protagonista in fatto di elettrificazione e di strategie pensate per dare un forte contributo al raggiungimento della Carbon Neutrality nel 2038. Tutto grazie alla promozione della mobilità elettrica tra i giovani che, durante la Impact, non sono stati semplici auditori, ma coprotagonisti di un dibattito incentrato sulle nuove frontiere di una mobilità più sostenibile.

A chiudere il cerchio è DS Automobiles, nota per la capacità di utilizzare le tecnologie più sofisticate e avere, in soli cinque anni, presentato una gamma interamente elettrificata.

Ancora troppo poche le auto elettriche in Italia

La sfida per l’elettrificazione e la mobilità elettrica è in corso: dal 2019, le vendite globali di auto elettriche sono praticamente raddoppiate di anno in anno. Tutto questo anche grazie alla presenza di eco-incentivi che, ora ripristinati in Italia, porteranno a un ulteriore incremento per il 2022.

Ma non è ancora abbastanza.  Basti pensare che in Italia la percentuale di auto elettriche rispetto al totale delle auto vendute non ha superato il 3,6% nel 2022.

Una sfida da vincere, dunque, il cui risultato finale dipenderà dalla capacità di sensibilizzare le nuove generazioni spingendole a ‘sposare’ per prime la mobilità sostenibile come stile di vita.

Il brand activism al capolinea: nel futuro più dialogo e meno polarizzazione

Qualcosa sta cambiando nel grande racconto dei media mainstream occidentali, un cambiamento di cui dovranno tenere conto i grandi e piccoli brand impegnati nell’attivismo di marca.

Negli ultimi anni, nel mondo dell’impegno sociale, è sempre più frequente vedere aziende che si fanno portatrici di valori, anche molto divisivi, spesso privilegiando l’idea di perdere clienti piuttosto che inaugurare un approccio più dialogante.

Questa strategia è figlia di una società polarizzata in cui si sono venute a creare delle vere e proprie “echo chamber”, all’interno delle quali il dialogo è possibile solo verso il gruppo di riferimento ma è inibito verso l’esterno.

Il brand purpose, che in molti marchi riprende di volta in volta le tendenze sociali più in voga, ha esasperato questa polarizzazione, contribuendo – di fatto – al degrado del discorso pubblico e delle interazioni in rete.

Cosa intendiamo quando parliamo di polarizzazione? Si tratta di quella tendenza a comunicare i temi in agenda, aggregare persone (online e offline) e produrre contenuti dedicati alla fruizione di un target molto profilato, il quale, a sua volta, è spesso impermeabile a messaggi provenienti da fonti alternative.

I social media, ça va sans dire, hanno estremizzato questo fenomeno, contribuendo così ad una vera e propria “tribalizzazione” della società: i brand che vorrebbero unire in nome di presunti valori universalmente condivisi, finiscono per dividere ancora di più la società in “tribù” che tra loro alzano un muro di incomunicabilità.

I “valori universali e condivisi” sempre più spesso sembrano condivisi soltanto dal CEO del brand o dal proprio reparto marketing il cui target di clienti/consumatori sembra sempre più aspirazionale e sempre meno uno specchio nella società.

I cittadini (clienti e consumatori) seguiranno a loro volta nelle idee chi ha più seguito: influencer, star, attivisti della cosiddetta “politica Netflix”, diventano tutti portavoce di un pensiero presente nell’opinione pubblica e rilanciato dai brand.

Si tratta dell’”Effetto San Matteo”, dal Vangelo di Matteo («Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha»): nella scienza delle reti è la tendenza a connettersi con le persone che, a loro volta, hanno reti più ampie.

Su internet (e spesso anche nella vita) siamo attratti da chi ha già molte connection. Chi ha molto seguito è probabile che abbia anche molto “potere” divulgativo, da qui al tentativo di imporre la propria personale (e parziale) visione su ogni tema in agenda, il passo è breve.

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La polarizzazione del discorso pubblico

Le reti polarizzate rappresentano una nuova comfort zone: aiutati dagli algoritmi dei social media, che ci mostrano principalmente quello che è in linea con i nostri interessi, siamo sempre più abituati a osservare la nostra parte di mondo ignorando tutto il resto.

Prendendo in prestito il titolo del libro di Guia Soncini, viviamo nell'”era della suscettibilità”, dove tutto sembra offenderci e turbarci. Questa iper-sensibilità si sviluppa e arriva alle estreme conseguenze proprio in virtù della polarizzazione delle reti: se si abbandona il confronto e ci si avvale solo di contenuti in linea con la nostra visione delle cose, la repentina comparsa di una voce contraria non potrà che provocarci sentimenti di irritazione e rabbia.

Nelle reti polarizzare le intersezioni tra bolle sono sempre più rare e lo è altrettanto il dialogo e la condivisione tra chi la pensa – legittimamente – in maniera differente.

L’output di un algoritmo che ambisce a diventare il framing con cui ciascuno di noi guarda la realtà, non può che avere l’ambizione di indicarci il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la verità e il fake in una sorta di operazione manichea dove non sono ammesse sfumature.

La semplicità di questo pensiero trova una sponda decisiva nella narrativa dominante in Occidente: le cause sociali sostenute dalla politica, dalla parte di opinione pubblica più “rumorosa” e dai brand spesso forniscono rassicuranti conferme a chi vive nelle echo chambers più convenzionali e dominanti.

Perché il brand activism esacerba il dibattito

Nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, quando non condividiamo l’idea di un’altra persona con cui ci troviamo a parlare a cena, di solito, proviamo a trovare dei punti d’incontro, prima, ad esempio, di dover venire alle mani.

Imparare la flessibilità, calarci nel pensiero altrui, aprirci ad altre idee: esercizi utili e necessari non solo per ogni professionista della comunicazione ma anche per chiunque ambisca a tessere reti sociali di un qualche successo. Edward de Bono, lo studioso ideatore del concetto di “pensiero laterale” mostrava, attraverso la celebre teoria dei sei cappelli, come “indossando” un cappello di colore diverso ci si calasse in un pensiero diverso, quasi come novelli attori del metodo Stanislavskij.

Molti degli attuali brand sembrano aver perduto l’empatia a vantaggio di una sola e monocolore uniforme (cappello). Una strategia commerciale piuttosto discutibile.

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brand activism
Illustrazione di Silvia Camerani, graphic designer @ Venice Bay – Communication and Web Studio

La fiducia nei governi e nei media è al minimo storico

Perché l’attivismo di marca è un tema così importante? Secondo l’indagine Gallup/Knight Foundation negli USA solo il 27% degli americani si fida complessivamente delle news che vengono fornite loro dai media mainstream nazionali. Va meglio per la stampa locale. Tra i repubblicani (che ad oggi rappresentano circa un elettore su due) la fiducia è quasi azzerata (5%).
Contro la “disinformazione” il 27 aprile del 2022 il Governo USA dà il via al “Disinformation Governance Board”. L’iniziativa avrà vita breve: la costruzione del dicastero viene fermata dopo la tempesta di polemiche suscitata da quello che è stato definito il “Ministero della Verità” di orwelliana memoria.

Il trend italiano non è diverso: nel 2022 la fiducia nell’informazione è al minimo storico del 35%. In un contesto dove l’autorevolezza dei media sembra insomma essere al minimo storico.

I consumatori sembrano confidare più nei brand rispetto che nei governi nazionali, nei media o nelle istituzioni religiose.

 

brand activism

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Il ritorno della concretezza

La guerra in Ucraina, gli anni di pandemia, la crisi energetica, il rincaro delle materie prime e l’inflazione hanno rappresentato e rappresentano dei veri e propri terremoti nelle società occidentali e non solo. Questo brusco risveglio impone di concentrare nuovamente l’attenzione su temi concreti.

La issue dell’economia negli USA è tornata prepotentemente al primo posto, il 70% degli americani considera l’inflazione il problema più importante da affrontare al momento.

Abbiamo raggiunto Emiliano Romano, presidente di Lexis Ricerche, uno dei principali istituti di ricerca italiani, che conferma la tendenza in atto: «Le aziende riducono il loro attivismo selezionando e perseguendo solo le strategie che sanno sostenere e che sono coerenti con la propria vision, tenendo a mente che prima di fare la differenza in campo sociale, ambientale o etico devono fare la differenza per il cliente, generando soddisfazione e loyalty. Il consumatore vuole anche un vantaggio, un benefit personale che in qualche modo ‘premi’ la sua adesione a una mission. Abbiamo svolto recentemente diverse indagini a tema sostenibilità e notato che senza un tornaconto personale l’attenzione all’ambiente non è un tema così appealing come si potrebbe immaginare. Faccio un esempio: le confezioni sostenibili sono certamente apprezzate a livello teorico, ma non si è disposti a rinunciare alla funzionalità e all’estetica del pacchetto! È un compromesso a cui non si vuole scendere».

«Quindi, come visto in altri settori si conferma l’interesse per i temi concreti, basti pensare ad esempio che la prima motivazione per essere attenti al food waste è la possibilità di risparmiare, e quasi il 40% dei consumatori sarebbe incentivato a riciclare di più se ricevesse dei soldi. Risparmio ed economia personale sono tornate on top, poi certo ci sono anche tutte le motivazioni sociali e ambientali, ma il principio fine a se stesso è sempre più per una nicchia».

Come esistono nicchie di persone disposte a comprare per ideologia, esistono altrettante nicchie di persone che le medesime ideologie non le condividono. Ha fatto recentemente notizia la dichiarazione di Horacio Pagani, fondatore e proprietario della celebre Pagani Automobili, che ha confessato particolare scetticismo sul ban della vendita di auto a motore endotermico in Europa dal 2035.

Nonostante gli sforzi dell’azienda di creare un team di ricerca per lo sviluppo di supercar elettriche, nessun cliente si sarebbe mostrato interessato al prodotto. «Non credo che una Pagani elettrica possa dare un contributo al pianeta. Voi pensate che una ventina di navi cargo inquinano come 50 milioni di vetture…».

nave container

Brand Activism: il dialogo e il confronto può tornare di moda

Elon Musk, nel mese del “pride” 2022 ha pubblicato su Twitter una vignetta in cui prende si prende gioco di quei brand che, per 30 giorni, mostrano di essere inclusivi e vicini al mondo LGBT colorando di arcobaleno i propri loghi.

L’uomo più ricco del mondo che vuole portare l’umanità su Marte, sembra rigettare la narrazione dominante del politicamente corretto smascherando, di tweet in tweet, ipocrisie di brand, media e istituzioni. Vicino alla maggioranza degli americani che, come abbiamo visto, non si fida dei media, Mr Tesla mostra in un meme come la tribalizzazione del discorso pubblico abbia portato a sua volta ad una polarizzazione acerbata delle posizioni.

Chi, come lui, si definiva liberal moderato adesso si ritrova nel campo dei conservatori. Brand, media, politici, star e attivisti hanno talmente estremizzato il dibattito, da far risultare “di destra” anche un moderato di sinistra.

Paul Graham, rispondendo a Musk, mostra un grafico in cui questa polarizzazione “agli estremi” risulta particolarmente evidente.

Musk riesce a rendere “cool” ogni tema che tocca, mostrando come certa narrativa attuale sia già vecchia. L’annuncio del calo degli abbonati di Netflix, seguito dal tonfo in borsa, sembra non premiare le scelte della società di puntare su contenuti che non sarebbero in grado di accontentare i gusti di un’audience più ampia e meno stereotipata.

Cosa succede nel frattempo nella Silicon Valley?

L’ottimo Alessandro Tapparini analizza QUI il calo demografico che sta interessando l’alta California e il trasferimento di molte imprese in cerca di una nuova casa in altri Stati. «In America si usa dire che quando in un posto le cose non funzionano, la gente “vota con i piedi”: è andandosene che i residenti pronunciano la loro condanna da giuria popolare. Nel 2021 la Silicon Valley ha perso ben 40.000 residenti. In termini assoluti la sua popolazione complessiva è diminuita anziché aumentare, ed è la prima volta che accade da 12 anni a questa parte».

La lista di migrazioni è lunga: da HPE (HP) a Tesla, da Intel a AirBnB per non parlare di Palantir, Oracle, Dropbox e molte altre che stanno annunciando traslochi.

Rendere “cool” la libertà di opinione

L’idea di cosa è “cool” e cosa non lo è non riguarda solo il settore della moda ma ogni campo dell’opinione pubblica. Cosa è di moda pensare e cosa non lo è? È possibile fare “tornare di tendenza” un sano confronto tra opinioni che non sia acerbato dalle logiche della polarizzazione?

Musk potrebbe rappresentare il cavallo di troia per inaugurare una nuova stagione di free speech nella società, a partire dai social fino ai media mainstream. Una maggiore libertà di opinione e un crescente confronto potrebbe tradursi in maggior fiducia delle persone nel mondo dell’informazione e, in ultima analisi, anche nelle istituzioni.

Chi saranno i primi a intercettare questa tendenza? Con una certa ragionevolezza possiamo prevedere chi saranno gli ultimi: i brand multinazionali.

I grandi player del mercato seguiranno le tendenze sociali come hanno sempre fatto nel corso della storia, rilanciando, di volta in volta, i temi più funzionali al proprio target (più auspicato che reale). L’abbandono progressivo di certe posizione estremiste, che chiudono la porta in faccia a moltissimi persone, sarà il primo segnale di questa inversione di tendenza.

Un maggiore dialogo con i cittadini/consumatori che tenga conto e rispetti la diversità e la complessità delle opinioni sarà il nuovo punto d’arrivo a cui le marche dovranno tendere per essere accettate, e per avere successo, in una società occidentale sempre più frammentata e complessa.

Salesforce report - customer engagement

Customer engagement: i 4 trend del 2022

La relazione dei consumatori con i brand oggi è cambiata, così come le aspettative che le aziende si trovano a soddisfare. In questo nuovo contesto fiducia, interazione, fedeltà del marchio e personalizzazione, secondo i dati raccolti da Saleforce, rappresentano le chiavi per migliorare il customer engagement.

Per essere aggiornati sulle tendenze relative ai consumatori ed in qualche modo legate alle aziende, per gli amministratori così come per chi si occupa di marketing, è fondamentale oggi più che mai poter avere una panoramica su dati e statistiche di valore in grado di mostrare la situazione generale in Italia rispetto alle preferenze dei consumatori. Questi dati di valore rappresentano infatti un valido supporto per chi è nella posizione di dover intraprendere delle scelte strategiche all’interno di un’impresa.

Poter fare scelte strategiche sempre più consapevoli rappresenta un grande vantaggio competitivo, oggi più che mai, in un momento storico dove i consumatori sono sempre più esigenti. Per questo motivo i dati stanno acquisendo sempre più importanza strategica perché attraverso queste risorse è possibile ottenere le informazioni per ottimizzare ogni strategia aziendale in atto.

L’acquisizione di informazioni può spesso passare dagli stessi dati interni alle aziende, che oggi con l’ausilio delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale possono essere sempre più sfruttati per essere trasformati in informazioni di valore. In altri casi però, i dati a supporto delle aziende non derivano dai dati legati alle stesse, ma dai dati dei consumatori che in generale sono in grado di mostrare tendenze e preferenze per il mercato B2B e B2C.

In entrambi i casi infatti, conoscere l’andamento del mercato inerente alle tendenze dei consumatori è un fattore essenziale da includere nella propria strategia di business.

In questi casi ci sono diverse fonti autorevoli da cui estrarre i dati più utili al caso specifico. Realtà come Salesforce sono un esempio di come poter acquisire facilmente tutte le informazioni aggiornate che possono essere di maggiore interesse rispetto alle tendenze del customer engagement. Salesforce infatti, permette di acquisire informazioni relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C attraverso la quinta edizione dello State of the Connected Customer, dove mostra informazioni molto utili per colmare il gap fra le aspettative dei consumatori e le proposte dei brand, attraverso interviste fatte a oltre 13.000 consumatori e 4.000 buyer B2B.

Tra le informazioni evidenziate da Salesforce relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C possiamo vedere come:

  • L’88% dei consumatori si aspetta che ogni azienda comunichi chiaramente i valori secondo cui opera, solo uno su due ritiene che ciò accada;
  • L’83% dei consumatori si aspetta un’interazione immediata quando contatta un’azienda;
  • Il 53% denuncia interazioni ancora estremamente frammentate.

customer engagement

Le 4 tendenze 2022 del customer engagement

Le tendenze principali evidenziate da Saleforce possono essere racchiuse in quattro elementi principali:

  • La fiducia
  • Le interazioni
  • La fedeltà del marchio
  • La personalizzazione

La fiducia: la chiave per conquistare il cuore dei consumatori

A incidere sempre di più nelle  relazioni tra consumatori e aziende troviamo la fiducia che i consumatori devono necessariamente avere nei confronti del brand.  Nello State of the Connected Customer vediamo come l’87% degli intervistati in Italia sostiene infatti  che il valore della fiducia abbia acquisito ancora maggiore importanza rispetto al passato, specialmente in tempi di cambiamento, come quelli che stiamo vivendo in questo momento.

Ma come fanno i consumatori a valutare la fiducia nei confronti del brand?

salesforce report trust - customer engagement

Metro per valutare la fiducia dei consumatori nei confronti del brand può essere la qualità delle loro interazioni con l’azienda. L’esperienza è in questo caso un fattore molto importante che i consumatori valutano per decidere il grado di fiducia che possono avere nei confronti di un’azienda. Una buona esperienza aumenterà il grado di fiducia che l’azienda può ottenere dai consumatori. Per capire quanto l’esperienza offerta ai clienti sia un elemento decisamente  importante basta fare riferimento ai dati, secondo cui in Italia l’89% dei consumatori afferma che l’esperienza fornita da un’azienda è importante tanto quanto i suoi prodotti o servizi (il dato global si attesta all’86%), una percentuale che arriva addirittura al 92% per la fascia generazionale dei Millennial.

Interazioni tra brand e consumatori: più importanti e più varie rispetto al passato

Il coinvolgimento dei clienti oggi è decisamente digital-first, poiché il mondo digitale è parte integrante del mondo reale e nessuna azienda può pensare di poter essere competitiva sul mercato senza sposare questa dimensione e quindi assumere una strategia di pensiero digital-first. Per questo motivo, i brand sono continuamente sotto pressione per riuscire nell’obiettivo di creare un’integrazione tra i dati delle interazioni online e quelle delle interazioni  offline in un’unica esperienza personalizzata.

salesforce interaction witch customer report

L’esigenza di raggiungere questo obiettivo è diventata ancora più pressante oggi rispetto al periodo pre-covid ed importante stando ai dati dello State of the Connected Customer: il 59% degli italiani ha dichiarato che a partire dal 2020 ha fatto acquisti in modi nuovi (rispetto al 68% dei consumatori a livello globale).

Molti comportamenti inizialmente adottati come soluzioni rapide alle restrizioni imposte dalla quarantena sono infatti ora abitudini destinate a durare, con cui le aziende devono fare i conti. Nel dettaglio, nei prossimi tre anni:

  • Il 59% degli italiani si aspetta di aumentare il ricorso ai metodi di pagamento contactless;
  • Il 52% degli italiani si aspetta di incrementare gli acquisti tramite social media, una percentuale ancora maggiore per Millennial (56%) e GenZ (61%).

La fedeltà del marchio

Con il passare del tempo il cambiamento dei comportamenti dei consumatori così come i loro desideri e le loro priorità è diventato sempre più evidente e quella fedeltà già conquistata dai brand non è più da percepire come stabile nel tempo ma può sempre modificarsi con il variare delle condizioni generali.

Riguardo alla fedeltà del marchio i dati infatti parlano chiaro e mostrano come:

  • L’83% dei consumatori italiani ha cambiato brand per i propri acquisti almeno una volta nell’ultimo anno (71% a livello global;
  • Solo il 43% dei consumatori italiani dichiara di fidarsi delle aziende da cui acquista.

Questi dati mostrano bene come la fedeltà del marchio possa sempre vacillare, se non coltivata in maniera corretta e costante nel tempo intraprendendo azioni mirate allo scopo di mantenere fiducia e fidelizzazione nei consumatori.

La domanda di personalizzazione: un trend in continua crescita

La personalizzazione rappresenta una tendenza in continua crescita negli ultimi anni tra i consumatori e i  nuovi punti di contatto digitali rappresentano nuove opportunità per le aziende per creare esperienze personalizzate. Stando ai dati possiamo vedere come la gran parte dei consumatori (il 73%) presume che le aziende comprendano le loro esigenze individuali, soprattutto data la grande mole di informazioni personalizzate raccolte dalle interazioni avute.

L’intelligenza artificiale in questo caso rappresenta uno strumento funzionale allo scopo di non deludere le aspettative dei consumatori. Affinché questo strumento sia sfruttabile però, i dati sono fondamentali perché solo sfruttandoli è possibile usare le soluzioni AI come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. L’acquisizione dei dati necessari per andare incontro alla domanda crescente di personalizzazione dei servizi da parte dei consumatori inoltre, non trova limitazioni neanche tra gli stessi consumatori, che stando ai dati raccolti per l’84% (dei consumatori italiani) dichiara di trovarsi a proprio agio con le aziende che utilizzano le informazioni personali rilevanti in modo trasparente e vantaggioso.

 

terna - economia circolare

Evoluzione delle modalità lavorative, digitalizzazione della rete elettrica ed economia circolare: le 3 nuove sfide dell’innovazione in Terna

Economia circolare e transizione ecologica sono argomenti di dibattito trasversale che fanno parte del nostro vivere quotidiano.

Richiedono azioni concrete di cambiamento per perseguire la creazione di valore per il pianeta e il genere umano.

Stati, governi, organizzazioni e il settore privato hanno capito che rimandare un serio ragionamento sulla sostenibilità ambientale e la decarbonizzazione, non è più possibile.

Incrociamo le agende

La transizione ecologica è una tematica sempre più dominante non solo nei piani europei dell’Agenda 2030.

Oggi anche il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo italiano dedica grande attenzione all’agricoltura sostenibile, la transizione energetica, la mobilità sostenibile e l’efficientamento energetico.

Ma cosa significa davvero economia circolare? E quali sono le azioni che possono essere implementate per la sua realizzazione?

L’interrogativo è ancora più valido in situazioni di instabilità geopolitica come quella che stiamo vivendo. Un quadro dello scacchiere internazionale che fino a oggi è stato regolato da dinamiche di controllo sulle risorse energetiche.

Ma per il quale si prospettano cambiamenti epocali, considerando l’emergere dell’esigenza di fonti rinnovabili e maggiore attenzione verso la Rivoluzione Verde.

Perciò si tratta di ridisegnare l’agire umano affinché si riducano le esternalità negative generate dal mercato – che, come estrema conseguenza, comportano lo scoppio di conflitti internazionali – e si utilizzino le risorse esistenti solo nella quantità necessaria allo sviluppo globale.

economia circolare - Terna

L’azione deve partire da tutti

Solo per fare un esempio, le città svolgono un ruolo chiave nella transizione verso un’economia circolare.

Secondo il World Urbanization Prospects 2018 dell’ONU, entro il 2050 i due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città.

Oggi le città sono motori di crescita economica e centri di cultura, innovazione e apprendimento. Consumano oltre il 75% delle risorse naturali, producono oltre il 50% dei rifiuti globali ed emettono il 60-80% dei gas serra globali.

Le grandi capitali mondiali sono un esempio concreto degli effetti indotti della nostra attuale economia basata sul processo take-make-waste.

Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?

Quali sono le azioni da mettere sul tavolo per promuovere un’economia circolare?

Come detto, l’azione deve riguardare tutti i livelli sociali e tutti i cluster demografici, dal pubblico al privato. Ad esempio, si tratta di rimuovere quelle barriere normative – nazionali e internazionali – che bloccano l’adozione effettiva di un’economia circolare.

Chiarire e adeguare la regolamentazione relativa alle nuove iniziative di economia circolare. Promuovere modelli di business proattivi e innovativi, standardizzando l’uso dei “green deal”.

Si potrebbe promuovere l’innovazione e l’evoluzione di una fornitura energetica circolare, dando vita a un mercato condiviso delle materie prime riciclabili e riciclate.

Senza dubbio, si dovrebbe sostenere la formazione per le aree di competenza e le professioni legate alla transizione ecologica.

Incoraggiare la creazione di hub e acceleratori specializzati nelle tecnologie dell’economia circolare, fornire finanziamenti per i progetti socialmente e tecnologicamente strutturati e innovativi dal punto di vista della sostenibilità energetica.

economia circolare - Terna - immagine inquinamento

Quali sarebbero i vantaggi di tutto questo?

I vantaggi di una transizione ecologica sarebbero percepiti sotto tre diversi livelli:

  • A livello globale, l’economia circolare consentirebbe di svincolare il classico modello di crescita dal mero valore economico. Prendendo in considerazione anche il consumo di materie prime e risorse energetiche. Quindi, creerebbe esternalità meno impattanti e benefici ambientali maggiori.
  • A livello locale, la diversificazione della produzione energetica offrirebbe nuove opportunità di lavoro e vantaggio della bilancia commerciale dei paesi.
  • Per quanto riguarda gli attori economici, una transizione ecologica porterebbe benefici alle imprese oltre che ai consumatori.

In primo luogo, garantirebbe un accesso regolarizzato alle risorse. Proteggerebbe la volatilità dei prezzi e creerebbe nuove opportunità di mercato.

Infine, permetterebbe di passare da un consumo basato esclusivamente sul possesso, ad uno fondato sulla condivisione e sull’uso.

LEGGI ANCHE: 3 innovativi progetti di Corporate Entrepreneurship per ispirare le aziende italiane

Innovazione, Digital Transformation ed Economia Circolare

La Digital Transformation può dare impulso alla trasformazione verso un’economia circolare più sostenibile.

Può aiutare nell’ottimizzazione del circuito energetico fornendo informazioni accurate sulla disponibilità, l’ubicazione e le condizioni delle fonti.

La digitalizzazione permette di progettare processi più efficienti nelle aziende. Aiuta a ridurre al minimo gli sprechi, promuove una maggiore durata dei prodotti e riduce al minimo i costi di trasporto e distribuzione nella rete.

La digitalizzazione e l’innovazione rappresentano degli importanti alleati nella sfida al consolidamento di modelli di business sostenibili rivolti alla transizione ecologica.

Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, da tempo si è impegnata a identificare le sfide legate all’adozione di nuovi modelli di business.

Dalla raccolta e gestione dei dati, ai progetti di collaborazione tra le persone che lavorano in azienda fino all’empowerment delle skill e delle competenze.

La virtualizzazione di prodotti e processi, la collaborazione tra stakeholder e player del mercato, l’utilizzo del digitale come strumento di sviluppo: sono tutti fattori evidenziati come importanti per il raggiungimento di un’economia circolare sostenibile.

E Terna si impegna a trasformare queste opportunità in strategie e modelli di business concreti fondati sugli obiettivi nazionali e internazionali della transizione ecologica.

Imprenditorialità Aziendale ed Economia Circolare: la risposta di Terna alla Rivoluzione Verde

Dopo il successo dello scorso anno, il Gruppo Terna ha deciso di replicare quanto di positivo è stato fatto con Terna Ideas, lanciando la seconda edizione del progetto di innovazione rivolto alla popolazione aziendale.

economia circolare terna

Un programma di corporate entrepreneurship ideato per promuovere l’Open Innovation e ricercare soluzioni tecnologiche anche nel campo dell’economia circolare.

Un programma che, allo stesso tempo, rafforza la consapevolezza delle persone che diventano veri e propri registi e abilitatori della transizione energetica.

LEGGI ANCHE: Comprendere (davvero) l’Open Innovation: i 4 progetti di Terna a Maker Faire

Il focus della nuova edizione di Terna Ideas

L’edizione 2022 di Terna Ideas si concentrerà su tre sfide specifiche:

  1. l’evoluzione dell’offerta formativa e delle modalità di lavoro;
  2. l’incremento dell’efficienza nella gestione della rete elettrica attraverso strumenti digitali e la valorizzazione dei dati;
  3. soluzioni che consolidino l’impegno aziendale in azioni di economia circolare.

Un approccio coerente con la visione del Gruppo, fondata su pilastri come l’innovazione, tecnologica e culturale, e la digitalizzazione. Proprio a questo ambito (innovazione e digitalizzazione), infatti, Terna dedicherà 1,2 miliardi di euro di investimenti, sui circa 10 miliardi complessivi previsti nell’aggiornamento del Piano Industriale 2021-2025 ‘Driving Energy’.

La prima edizione di Terna Ideas ha coinvolto tutti i lavoratori di Terna, con la partecipazione di 400 persone all’interno dell’azienda. Ciò ha dato origine a 143 idee di innovazione tecnologica e l’avvio di un percorso di sviluppo progettuale, che ha visto premiare tre iniziative finaliste.

Il percorso Terna Ideas ha anche ricevuto un importante riconoscimento per la sua propensione all’innovazione nell’ultima edizione dello SMAU, ricevendo il “Premio Innovazione Smau 2021”.

Perché Terna Ideas è molto più di una strategia di ricerca e sviluppo?

È con la capacità di generare idee in risposta a problemi reali che tutti noi possiamo contribuire a raggiungere gli obiettivi nazionali e internazionali della transizione ecologica e dell’economia circolare“. Le parole di Giuseppe Del Villano, Direttore Corporate Affairs di Terna, non potevano descrivere meglio la mission del progetto.

Iniziative come quelle promosse dal Gruppo Terna, oltre che offrire alle persone la possibilità di proporre azioni concrete, consentono di rafforzare la cultura d’impresa e sviluppare una mentalità di business che guarda con attenzione alla transizione ecologica e all’economia circolare.

Da sottolineare che una delle principali novità della nuova edizione di Terna Ideas è la sostenibilità, che acquista maggiore centralità diventando uno dei criteri chiave e trasversale sia nella proposizione che nella valutazione delle idee.

social commerce

Come il Social Commerce guiderà la ripresa dei consumi degli italiani

I brand stanno iniziando a confrontarsi con la possibilità di completare il processo di acquisto senza dover mai uscire dai social network: i cambi di paradigma stanno avvenendo con il fenomeno del Social Commerce. 

Le piattaforme d’acquisto sono destinate a diventare ambienti rivolti allo shopping: il futuro dei social è destinato a quest’integrazione.

Lo scenario sull’evoluzione dell’eCommerce realizzato dalla unit Business Intelligence & Insight di GroupM Italy misura l’interesse dei consumatori per un modello che promette di rivoluzionare il panorama dello shopping con conseguenze che vanno ben oltre i confini dei Social Network.

Social Commerce (1)

LEGGI ANCHE: 10 Tendenze eCommerce da seguire nel 2022

Il Social Commerce si è affermato in Cina con il 14% dell’eCommerce, in crescita negli Stati Uniti, il modello italiano non è ancora attivo ma lo diverrà prossimamente.

Il rilascio nel vecchio continente delle nuove funzionalità di acquisto integrato, è stato già testato altrove e ha tutte le basi per essere destinato a rappresentare una nuova frontiera eCommerce evolutiva capace di rivoluzionare il modo in cui gli italiani si approcciano a prodotti e servizi.

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“I social network sono, oggi, una fonte di ispirazione fondamentale per la scoperta, valutazione e scelta di un prodotto, ma possono essere anche un generatore di occasioni perse. I contenuti più caldi e coinvolgenti, specie quelli proposti da creator e influencer, sanno essere molto efficaci sia nel generare interesse che conversion; tuttavia, la necessità di acquisire ulteriori informazioni e di concludere l’acquisto al di fuori del social, innesca journey spesso complessi e non sempre soddisfacenti“, spiega Alessia Valneri, Research Director di GroupM Italy.

Lo scenario “Never Ending Commerce. Il Social Commerce nella ripresa dei consumi degli italiani”, realizzato dal team di Development & Insight che si occupa di sviluppo di soluzioni integrate, nuovi prodotti e di analisi e ricerche, e che fa capo ad Alessia Valneri, Research Director della unit Business Intelligence & Insight guidata da Federica Setti, Chief Research Officer di GroupM Italy, parte dall’analisi del contesto attuale, in vista di uno sguardo sul modello di domani.

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Il modello del Social Commerce, basato sulla piena integrazione delle funzionalità di acquisto all’interno di una piattaforma, promette di comprimere il funnel mantenendo il consumatore all’interno della sua “social experience” così da ridurre rischi e resistenze. 

I consumatori sembrano, quindi, essere pronti per un cambio di paradigma che promette di migliorare l’efficacia e l’efficienza del social marketing. 

Evoluzione naturale dei social network, in un contesto di crescente convergenza tra le piattaforme e di media blending, il modello del Social Commerce promette infatti di valorizzare i punti di forza attuali dei social rendendo però il funnel ancora più compatto e la shopping experience fluida, coinvolgente e coerente.

 

Il Social Commerce come evoluzione “naturale” del Social Network

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Non mancano dubbi e perplessità circa il modello ancora non pienamente sperimentato. Queste obiezioni scaturiscono dall’abitudine e preferenza dei consumatori per altri canali di acquisto, oramai divenuti abitudinari.

Il paradigma del Social Commerce promette comunque di cambiare lo shopping e i social network: l’integrazione della funzionalità di eCommerce nelle piattaforme potrà infatti spingersi al di là dei social, arrivando presto a investire in ambiti quali lo streaming e le App di messaggistica. 

I dati della ricerca, condotta proprio da GroupM Italy a supporto di questo scenario (basata su 2.000 interviste a un campione rappresentativo della popolazione online con più di 18 anni), circa un utente di social network su 2 è infatti già interessato alla possibilità di concludere l’acquisto direttamente al suo interno.

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