Il Ninja Wrap Up nasce per mettere insieme la potenza informativa e di Intelligence Ninja con la profondità dell’Alta Formazione. Si parte infatti da un condensato delle principali notizie Digital del mese – tra quelle selezionate ogni giorno dalla Redazione dalle più autorevoli fonti internazionali – per poi commentarle con i migliori esperti del settore e renderle applicabili concretamente.
Se ti impegni costantemente per restare al passo con le novità che impattano sulla tua professione, ma vorresti andare oltre il livello superficiale della notizia e affidarti a chi ne sa qualcosa per esperienza diretta, il Ninja Wrap Up è l’appuntamento mensile di cui ha bisogno per unire tutti i punti e imparare ad applicare nelle tue attività quotidiane nuovi trend e funzionalità, tool e best practice del Digital.
Si parte con una puntata dedicata all’Intelligenza Artificiale applicata al Marketing e alle sue ripercussioni, vere o presunte, sulle principali professioni digitali.
Parleremo dell’impatto sulla SEO, sul Visual Content, sul Copywriting e, in generale, sulla comunicazione dei brand, che non tornerà mai più come prima.
Martedì 31 gennaio e mercoledì 1 febbraio dalle 12:30 alle 14:30, per cominciare l’anno alla grande, ti spiegheremo come l’AI sta cambiando il modo di fare marketing e quali sono le sue principali applicazioni e e partiremo dallo sfatare un tabù: perché l’AI non ci ruberà il lavoro e cosa dobbiamo fare per renderla una nostra alleata.
Cosa ti porti a casa da questi appuntamenti
Le notizie più importanti che hai perso durante il mese
I case study di marketing digitale che hanno conquistato la scena
I commenti dei migliori esperti e professionisti sui trend topic
I consigli pratici per ottimizzare le tue strategie integrando le novità più performanti
Il programma e gli ospiti del primo Ninja Wrap Up
Ecco cosa troverai nel Ninja Wrap Up #1:
Marketing OF AI, WITH AI, TO AI: tre declinazioni del branding digitale
con Giuseppe Mayer, Managing Partner Antifragile
Come l’AI più aiutarti a scalare la SERP
con Gaetano Romeo, CMO Innovation People
Tutto quello che devi sapere prima di usare i testi di Chat GPT
con Matteo Flora, docente universitario, imprenditore, divulgatore
Cosa ci dice il pancake Barilla sul futuro della comunicazione dei brand
con Alessio Garbin, Data & Digital Marketing Coordinator Barilla Region Italy e Manuela Sissa, Head of Campaigns Kettydo+
Perché l’AI non è nemica dei Copywriter
con Camilla Poretti, Pre Sales Manager & Max Di Blasi, Product Manager Contents
Come partecipare al Ninja Wrap Up
Partecipare è semplicissimo: basta registrarsi a questo link per essere tra i primi ad approfondire e sperimentare le più recenti novità del mondo digital.
Se non vuoi arrivare impreparato all’evento puoi approfondire l’argomento con alcuni articoli pubblicati dalla nostra Redazione:
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/wrap-up-ninja-1.jpg625953Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-01-25 10:00:432023-01-24 17:42:11Al via i Ninja Wrap Up: scopriamo con gli esperti perché l'AI non ci ruberà il lavoro
Depositphotos ha pubblicato le sue previsioni annuali nel report “Creative Trends 2023: Ready to Escape?”.
La piattaforma internazionale di contenuti, con una libreria di oltre 250 milioni di foto, video, file vettoriali e tracce audio, ha annunciato le sue tendenze creative per il 2023.
Insieme ad esperti di tutto il mondo, sono stati esaminati stili, temi e idee che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa. L’obiettivo consiste nel fornire informazioni e consigli su come i brand e i creator debbano interagire con il loro pubblico durante il corso dell’anno.
I consumatori di oggi bramano di vivere nuove esperienze. Non vedono l’ora di interagire con marchi che forniscono uno sguardo alternativo alla routine e ispirano gli altri ad andare oltre.
Utilizzando approcci creativi, tecnologie XR e tecniche di produzione più complesse, i content creator avranno l’opportunità di conquistare vari segmenti di pubblico e invitarli a immergersi in mondi creativi, sia dimenticati che nuovi di zecca.
Depositphotos ha realizzato i 7 Creative Trends per ispirare le persone e stimolare la loro immaginazione.
1. Anime Thrill
Il brivido dell’anime. La tendenza nostalgica Y2K (il ritorno degli anni 2000) e la rapida crescita dei servizi di streaming hanno riacceso l’entusiasmo universale nei confronti degli anime, che molti si sono divertiti a guardare in gioventù.
Personaggi interessanti con superpoteri, trame avvincenti ed effetti visivi colorati hanno reso l’animazione giapponese una fantastica fuga dalla realtà odierna.
Per essere sulla stessa lunghezza d’onda con il loro pubblico, marchi di fama mondiale come Adidas e Acura hanno iniziato a integrare l’estetica degli anime nelle loro campagne di marketing.
Oltre all’ispirazione per il design, gli anime possono aiutare i creator ad accrescere le loro capacità creative nel 2023.
Imparare a inventare personaggi iperbolici, pensare a elementi simbolici da includere nelle trame, eseguire servizi fotografici di anime o sperimentare costumi, disegnati o stilizzati. Sono tantissime le possibilità offerte dall’estetica dell’anime che quest’anno raggiungerà l’apice e sarà in grado di arricchire progetti dinamici e artistici per attirare l’attenzione.
2. Back to the Wild
Un ritorno allo stato brado. Quanti di noi sono stati consumati dalla voglia di viaggiare negli ultimi due anni? Con le restrizioni finalmente revocate nella maggior parte dei paesi, i viaggi stanno tornando di moda in maniera impressionante. Il pubblico è pronto a scoprire, interagire e testare nuovi prodotti o servizi.
Tuttavia, per attirare la loro attenzione, i brand dovranno considerare che le prospettive globali stanno cambiando. Tutto questo chiaramente si riflette nei colori gorpcore (lo stile che si ispira all’escursionismo e all’abbigliamento da arrampicata ma pensato per la città), nell’entusiasmo generale per la vita all’aria aperta e nella decisione di Yvon Chouinard di regalare Patagonia per combattere la crisi climatica.
Nel 2023, i viaggi saranno incentrati maggiormente su experience responsabili e consapevoli, al contrario di viaggi ben pianificati e basati sul comfort.
Via libera a iniziative più eco-compatibili e di rewilding, ad un uso più ampio di tecniche visive che presentano colori ispirati alla natura, così come l’estetica dell’escursionismo e del campeggio. Il tutto sarà rafforzato da messaggi che ci ispirano ad agire oggi.
3. A Wonderful Age
Un’età meravigliosa. Con la pandemia che evidenzia le aree deboli a livello globale, il prossimo decennio è destinato a cambiare il modo in cui pensiamo, approcciamo e agiamo. Un tema prioritario sarà l’invecchiamento della popolazione, dato che 1 persona su 6 nel mondo avrà 60 anni o più entro il 2030.
Per affrontarlo, le imprese stanno già ampliando il proprio target di riferimento. Allo stesso tempo, le tendenze dei social media ruotano sempre più spesso attorno a celebrità, opinion leader e creatori di contenuti più senior, superando le generazioni più giovani.
Per agire le aziende dovranno aggiungere alle loro comunicazioni immagini e video age-friendly. Tuttavia, le immagini dovrebbero andare oltre i concetti goffi di anziani allegri che sorridono in camera o giocano con i nipoti.
Le immagini autentiche mostreranno varie attività in cui i boomer o i primi della Gen X organizzano feste, escono con gli amici, si divertono e iniziano nuove carriere. Solo così i brand e i creator potranno essere fedeli alle generazioni più anziane.
4. Ethereal World
Mondo etereo. L’anno 2022 è stato saturo di eventi mondiali significativi che hanno incoraggiato molti a guardare le cose da prospettive diverse. Alcuni hanno riposto tutti gli sforzi nella comprensione per affrontare la realtà, mentre altri sono diventati estremamente fiduciosi su ciò che il prossimo futuro potrebbe riservare.
Questo spettro di esperienze e una visione ancora offuscata del domani si riflettono ora nella fotografia, nella cinematografia e in altri rami dell’arte visiva.
Traendo ispirazione dal realismo magico del XX secolo, i creatori di contenuti si rivolgeranno a effetti sfocati, ombre profonde e composizioni avvincenti nelle loro opere.
L’editing creativo e la post-elaborazione sperimentale saranno sempre più presenti nella fotografia e nei video per aiutare gli spettatori a perdersi nell’estetica onirica e nella domanda: “Ciò che sto vedendo è reale?”
5. Eye on Sustainability
Occhi puntati sulla sostenibilità. Sebbene il design sostenibile sia diventato un termine familiare per molti, il cambiamento climatico rimane la più grande sfida da affrontare oggi.
Per fare la differenza, i brand e i creator introducono idee green e a impatto zero in ogni processo. Spesso traggono ispirazione dalla natura e collaborano con ingegneri o scienziati per trovare soluzioni più efficaci e accattivanti.
Quest’anno, l’estetica del design sostenibile giocherà un ruolo più importante che mai.
Colori monocromatici profondi, caratteri classici o condensati e trame minimaliste aiuteranno a creare design inclusivi, ma anche a ottimizzare le risorse, migliorare il ritorno sugli investimenti e proteggere il futuro dei marchi e del mondo.
6. Wellness Upgrade
Tra gli altri Creative Trends emerge l’impellenza di ripensare al benessere. Ultimamente la sfera del benessere ha subito un’incredibile trasformazione, con centinaia di brand che hanno introdotto progetti digitali incentrati sulla cura di sé, sul relax e sulla tranquillità.
La rapida crescita del metaverso nel 2022 ha influenzato la direzione in cui si stanno dirigendo i progetti di benessere. Le pratiche consapevoli e incentrate sulla salute stanno ora migrando dalle case a vari ambienti, inclusi musei, resort e strade.
Per connettersi meglio con il pubblico nel 2023, le aziende includeranno esperienze di benessere basate su AR e VR nelle loro attività di marketing.
L’uso di grafica animata dinamica, astratta e 3D con effetti sonori e profumi tematici faciliterà la separazione dal mondo fisico, oltre ad accelerare i risultati positivi sia per i consumatori che per i brand.
7. A Blast of Joy
Un’esplosione di gioia. Gli ultimi anni ci hanno insegnato che un buon sonno, un’assunzione regolare di cibo e lo sport sono le migliori attività di benessere.
Ma non appena sono diventati più presenti nella routine quotidiana, le persone hanno iniziato a chiedersi, cos’altro può innescare la dopamina?
Sono comparsi così i movimenti ‘Romanticize your life’ e ‘Dopamine dressing’, aprendo la strada a nuovi Creative Trends che decolleranno nei prossimi mesi.
L’estetica massimalista, eclettica e talvolta troppo appariscente avanzerà in punta di piedi con immagini minimaliste e pulite. I creatori di contenuti stilizzeranno generosamente e in modo colorato i loro servizi fotografici, con ambientazioni e look delle modelle che diventano ancora più energici, per portare gioia e affascinare con dettagli luccicanti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/7-creative-trends-2023-depositphotos-2.jpg323800Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2023-01-24 12:37:342023-01-25 16:56:147 Creative Trends che influenzeranno la comunicazione visiva e creativa nel 2023
Il New York Times ha recentemente riportato la notizia secondo la quale i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, starebbero discutendo la potenziale contromossa al successo di ChatGPT, con l’intenzione di lanciare oltre 20 prodotti di intelligenza artificiale quest’anno, tra cui una demo del proprio chatbot integrato nel motore di ricerca.
Già a dicembre era circolata la voce che i dirigenti di Google temevano che, nonostante gli ingenti investimenti nella tecnologia AI, una diffusione troppo rapida avrebbe potuto danneggiare la reputazione dell’azienda. Il panorama sembra però cambiato velocemente: l’azienda si concentrerà sull’Intelligenza Artificiale considerandola una priorità.
Anche se non è stata indicata una data ufficiale di presentazione dei nuovi prodotti AI based, tra cui l’attesissimo chatbot integrato in Search, la situazione sarebbe seria al punto di coinvolgere i fondatori dell’azienda, Page e Brin, dopo che i due hanno lasciato formalmente i propri ruoli operativi nel 2019. E l’invito sarebbe arrivato proprio dall’amministratore delegato di Google/Alphabet Sundar Pichai.
Il chatbot AI di Google e le differenze con ChatGPT
Lo strumento per la ricerca tramite chatbot punterà sull’esattezza dei risultati di ricerca, con l’obiettivo di “far sì che i fatti siano corretti, garantire la sicurezza e sbarazzarsi della disinformazione“.
Un passo in avanti rispetto ai numerosi test che hanno dimostrato l’inattendibilità delle risposte di ChatGPT in diverse occasioni.
Google sta infatti lavorando a un processo di revisione per verificare se questa nuova tecnologia sia in grado di operare in modo corretto ed etico.
Non solo testo tra i prodotti AI di Google
I prodotti previsti nel lancio del 2023 non si limitano alla sfera di elaborazione testuale dell’intelligenza artificiale: il gruppo di dirigenti coordinato da Jeff Dean, che dirige il dipartimento di ricerca e IA, prevede di presentare anche un generatore di immagini e una serie di strumenti specificamente studiati per le aziende, chiamata MakerSuite.
Inoltre, sono in fase di test applicazioni di Intelligenza Artificiale per la scrittura di codice (PaLM-Coder 2) e per la creazione di app per smartphone (Colab + Android Studio).
Google accelera sull’Intelligenza Artificiale
Negli ultimi anni, Google si è mossa con cautela quando si è trattato di rilasciare nuovi prodotti di intelligenza artificiale. L’azienda si è trovata al centro di un dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale dopo aver licenziato due importanti ricercatori del settore, Timnit Gebru e Margaret Mitchell. I due avevano espresso critiche ai modelli linguistici dell’intelligenza artificiale, rilevando problemi come la loro propensione ad amplificare i pregiudizi nei dati di addestramento e a presentare informazioni false come fatti.
Sebbene la ricerca sull’IA di Google sia ritenuta altrettanto avanzata di quella di altre importanti aziende tecnologiche, ha testato il software solo con barriere particolarmente restrittive.
Ad esempio, l’applicazione AI Test Kitchen, offre accesso a strumenti di generazione di immagini e testi simili a DALL-E e ChatGPT di OpenAI. Tuttavia, Google limita fortemente le richieste che gli utenti possono fare a questi sistemi. L’azienda ha già mostrato alcuni dei suoi prodotti di intelligenza artificiale per la chat, tra cui una dimostrazione non pubblica nel 2021 di un sistema simile a ChatGPT.
Con il lancio di ChatGPT di OpenAI, però, e gli allarmismi sull’imminente scomparsa di Google, sembra che l’azienda stia rivedendo le proprie tattiche. In passato, Google ha dichiarato di aver evitato di lanciare alcuni prodotti di intelligenza artificiale a causa del potenziale “danno alla reputazione”.
Ora, sembra che la reputazione che vuole evitare sia quella di essere in ritardo sui tempi.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/google-chatgpt.jpg6401143Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-01-24 11:47:072023-01-26 10:45:17Google risponde a ChatGPT: 20 nuovi prodotti di AI nel 2023
Torna il nostro appuntamento fisso con le notizie della settimana.
Intelligenza artificiale, realtà virtuale e metaverso, non si parla d’altro! Il 2023 si preannuncia come un anno di rivoluzioni tecnologiche, alcune già sotto i nostri occhi e dita, altre più a portata di visori e dispositivi tech.
Le grandi del tech non stanno a guardare, Microsoft sta dando vita a tutta una serie di operazioni per applicare la tecnologia alle sue properties, ma altre organizzazioni stanno sfruttando le potenzialità dell’AI per sviluppare processi creativi (come ha fatto Martini, dai un’occhiata qui).
E se ancora attendiamo un annunciatissimo Metaverso (che pare sarà la nuova Eldorado), la realtà aumentata sembra invece più prossima, con molte applicazioni in campo health.
Tuttavia, lo stupore di sollevare lo sguardo e rimanere sbalorditi davanti alle installazioni di Yayoi Kusama per Louis Vuitton, è qualcosa che nessuna tecnologia può ancora replicare. Per adesso.
Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.
Inutile, quindi, vietarne l’uso per i compiti tra gli studenti, ma necessario individuarne le opportunità di applicazione come ambiente didattico.
Realtà virtuale per combattere l’ansia
I ricercatori dell’Università di Cambridge, con l’aiuto della società di videogiochi Ninja Theory, hanno testato un gioco VR per insegnare alle persone una strategia per affrontare l’ansia quotidiana.
Con tanto di tecniche di respirazione e monitoraggio della frequenza cardiaca, l’esperimento si propone come ausilio complementare alla psicanalisi e alle terapie cognitivo comportamentali.
Come smascherare un bot
Tra le notizie della settimana l’Intelligenza Artificiale ha un ruolo importante. Mentre cresce l’hype intorno all’intelligenza artificiale applicata ai contenuti, nascono anche nuovi strumenti per “frenare” questa avanzata. GPTZeroè un’app in grado di scansionare il testo per decifrare se è stato scritto da un essere umano o da un programma di intelligenza artificiale come ChatGPT.
Un tool che si propone come garanzia di trasparenza nei confronti degli utenti.
L’IA generativa al centro del World Economic Forum di Davos
Non solo sui social ma anche nell’importante meeting internazionale, ChatGPT e le altre intelligenze artificiali in grado di creare testi, video o immagini da un semplice comando sono state un tema caldo.
Se da un lato il CEO di Microsoft ha riconosciuto che i progressi dell’AI generativa potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ha anche affermato che potrebbero aiutare a risolvere alcuni importanti problemi.
Di parere diverso Yan LeCun, capo di Meta AI, secondo il quale, per il momento, i sistemi di dati sono divertenti ma non realmente utili.
Il metaverso è un’opportunità a tanti zeri
A dirlo sono i risultati che Accenture ha rilasciato durante il Salone dell’elettronica di consumo (CES) a Las Vegas. Secondo la ricerca, più della metà (55%) dei circa 9.000 consumatori intervistati vede il metaverso come un’opportunità di business per creare e monetizzare contenuti.
Un totale di 1 trilione di dollari di entrate potrebbe provenire dalle esperienze e dal commercio del metaverso entro la fine del 2025.
Presto includerà l’accesso a ChatGPT, l’intelligenza artificiale conversazionale recentemente diventata virale. Si tratta del primo passo di un’estensione dell’AI a tutti i prodotti Microsoft, già annunciata dal CEO Satya Nadella.
… e presenta l’AI che replica la voce umana
Il colosso di Redmond ha presentato un nuovo modello AI di sintesi vocale in grado di copiare le voci di altre persone e perfino riprodurre il loro tono e il loro stato emotivo. Servono solo tre secondi di registrazione per “tarare” la voce, poi è possibile riprodurre qualsiasi messaggio semplicemente digitandolo. Il modello è stato istruito con oltre 60.000 ore di discorsi e parole, ma solo in inglese.
Louis Vuitton e Yayoi Kusama tornano a lavorare insieme
Gli iconici pois, alter ego dell’artista, si uniscono ai motivi iconici del brand per creare una collezione unica che celebra il potere dell’arte, dell’audacia e della maestria artigianale.
Il progetto è diventato subito un fenomeno mondiale, offrendo uno spettacolo indimenticabile da vivere nelle città principali in cui il brand è presente, ma anche in mondi immersivi creati appositamente.
Notizie della settimana: la campagna visual di Martini basata sull’AI
Si intitola Unbottling Martini e include una serie di immagini generate attraverso il software di intelligenza artificiale Midjourney.
Il brand ha pubblicato nove immagini, ognuna basata su un differente testo descrittivo (prompt), per sviluppare un'”interpretazione unica” dei cocktail Martini.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/notizie-della-settimana-copertina.jpg450900Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-01-23 12:14:592023-01-24 11:47:34Louis Vuitton, Microsoft e ChatGPT: le notizie della settimana
Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.
L’argomento di questa puntata è dedicato alla Digital Intelligence, scopriremo perché è importante fare digital intelligence, come individuare i competitor da monitorare e come utilizzare i migliori tool di monitoraggio.
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A parlarne con noi Marco Magnaghi, Chief Digital Officer Wavemaker Italy.
Non perderti i punti salienti dell’intervista:
Cos’è e a cosa serve fare Digital Intelligence
Come individuare i competitor da monitorare
Quali strumenti di Monitoring utilizzare
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/1920x1080-antearticoli-OCo-9-min.jpg10801920Marian Pascariuhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMarian Pascariu2023-01-20 15:54:442023-01-20 15:54:44Digital Intelligence Ninja: monitora strategie e investimenti dei tuoi competitor come un PRO
Nell’ambito delle sue attività di promozione, Martini ha pubblicato 9 spettacolari foto inedite. Ogni immagine è stata realizzata sulla piattaforma AI Midjourney per creare una rappresentazione visiva di nove cocktail con Martini.
“Unbottling Martini” la campagna visiva fatta con l’AI
Per creare un’interpretazione unica dei prodotti Martini, alla piattaforma AI sono stati forniti gli ingredienti chiave delle bevande. Questo ha permesso al brand di proprietà della famiglia Bacardi la creazione di immagini che illustrano i sapori principali dei vari cocktail.
Le foto rappresentano una gamma di bevande a base Martini, tra cui un Negroni Sbagliato e un Martini Vibrante & Tonic analcolico.
La campagna inaugura una nuova era per il marchio che con quest’operazione vuole educare i clienti sul profilo aromatico di Martini: “Con questa nuova suite di foto avanzate digitalmente, guardiamo al futuro, sfruttando la tecnologia all’avanguardia per introdurre i consumatori nel mondo di Martini rivelando cosa c’è in ogni bottiglia” ha dichiarato Avril Nunez, responsabile dello sviluppo creativo globale di Martini.
I brand iniziano ad interessarsi alla creatività artificiale
Si tratta di uno dei primi esperimenti al mondo compiuto da un marchio di liquori. La campagna generata dall’intelligenza artificiale consolida lo status di Martini come leader culturale nello spazio pubblicitario delle bevande.
Martini non è il primo ad aver utilizzato l’intelligenza artificiale per creare immagini di campagna. Già Nestlé e Heinz hanno iniziato a sviluppare questo tipo di creatività per il marketing.
Nestlé ha usato l’intelligenza artificiale per espandere il dipinto “The Milkmaid” di Vermeer
Per celebrare l’arrivo del 2023, qualche settimana fa, i profili Instagram e Facebook di Mulino Bianco sono stati arricchiti da una deliziosa sorpresa: una pubblicità con immagini generate dall’intelligenza artificiale con delicati pancake immersi in luoghi mozzafiato. Sfondi iconici e abbaglianti di un futuro neanche così troppo lontano.
Nonostante la rivoluzione generata dall’avvento della creazione di immagini da parte di software come Midjourney o Dall-E, il metodo di progettazione di questi visual rimane oggetto di dibattito.
Questi programmi per la creazione di immagini hanno accesso a un’infinità di dati e di artwork, alcuni dei quali sono stati creati da artisti, che hanno precedentemente pubblicato le loro opere sul web. Mentre le battaglie sul copyright si scaldano, il futuro di queste divergenze rimane incerto; solo il tempo ci dirà cosa ci aspetta.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/martini-ai-campaign-6.jpg457483Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2023-01-20 15:32:482023-01-23 12:15:29Martini lancia una campagna generata con l’AI
Content is The King? È un assioma cui tutti aderiamo senza troppo indugio. Ed è proprio il Content Marketing la parola chiave del marketing digitale per il 2023. Le ragioni sono molteplici e ovvie.
Il content marketing è una strategia scalabile e a lungo termine, consente di convertire contatti e ottenere importanti livelli di ROI, possiede enormi potenzialità educative e didattiche. Insomma è una risorsa importantissima per ogni organizzazione che si rispetti.
Pertanto valutare i dati derivanti dalla strategia di content marketing è vitale per dirigenti o leader nel settore dei contenuti per gestire al meglio budget e risorse per ottenere risultati vincenti.
Quali sono i dati statistici da valutare per il content marketing 2023? Scopriamolo insieme.
Content Marketing 2023: focus sui percorsi di carriera dei content marketer
Una recente ricerca condotta dal Content Marketing Institute ha indagato alcuni aspetti significativi della carriera dei content marketer.
La survey, dal titolo Content Marketers Share Salaries, Career Paths, and More in 2023, ha cercato di mettere in luce alcuni focus sui percorsi professionali di chi si occupa di contenuti di marketing attraverso domande esplorative tra cui “Cosa significa lavorare nel content marketing? È una carriera gratificante? È ben retribuito? Qual è la traiettoria di carriera? L’obiettivo è quello di aiutare i content marketer a comprendere le loro opportunità e posizioni nonché di aiutare le aziende a sviluppare ruoli significativi e le risorse e le opportunità per mantenerli.
La rilevazione, come si legge dal report, ha verificato che sono in molti i content marketer pronti a fare il “grande salto” appena se ne presenta l’opportunità.
Il 54% dei content marketer, infatti, ritiene di dover essere pagato di più. L’indagine, infatti, ha rivelato che i marketer statunitensi (non appartenenti alla categoria dei lavoratori autonomi) percepiscono un reddito medio di poco superiore agli 82.000 dollari.
La forbice della disparità tra uomini e donne è abbastanza ampia: se un uomo guadagna circa 99 mila dollari, le donne si attestano a poco meno di 80 mila.
Ma si sa: quando si parla di carriera non si fa riferimento solo all’aspetto squisitamente economico ma anche, e soprattutto, alle posizioni apicali cui è possibile anelare. Solo il 31% delle donne ricopre ruoli direttivi o di vertice rispetto al 48% degli uomini e tra questi solo il 23 % dichiara di aver fatto progressioni di carriera nel proprio contesto aziendale.
La situazione dei content marketer in Italia
Questi dati non confortano soprattutto se si scende nel dettaglio della survey.
Il 57% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato che saranno protagonisti di ‘Grandi dimissioni’ e che, presumibilmente, prevedono di trovare un nuovo impiego nel corso del 2023. Percentuale che risente anche dei livelli di stress cui sono sottoposti i content marketer: sfavorite le donne rispetto agli uomini.
Situazione analoga è quella nostrana. Sebbene la ricerca attiva di figure profilate e specializzate nel content marketing sia cresciuta notevolmente i livelli salariali non superano i 35 mila euro.
Secondo un’indagine di Job Pricing su 36 settori analizzati, le Digital Companies si posizionano al quinto posto per livello retributivo medio in Italia, con quadri e impiegati con RAL significativamente più alte rispetto alle medie dei settori tradizionali. Questo perché il digitale già da tempo si configura come un mercato molto competitivo, dove quadri e impiegati si spostano velocemente tra un’organizzazione e l’altra.
Il digitale ha fame di competenze che possano portare a innovazioni di business. E la leva della retribuzione è quella che spinge le persone a spostarsi.
Un altro articolo, sempre su Content Marketing Institute, dal titolo Content Marketers: Here’s How To Ask for (and Get) the Salary You Want, invita i content marketer ad analizzare il mercato e a guardarsi intorno qualora sorga il sospetto di un salario poco adeguato alla propria posizione lavorativa.
Il trucco è capire quanto guadagnano altre persone che ricoprono la stessa posizione lavorativa. Uno strumento particolarmente utile indicato nell’approfondimento è ‘Creative Circle‘: la community di talent nel settore del marketing mostra la retribuzione media in base al titolo di lavoro e alla località.
La piattaforma, poi, consente di controllare le fasce salariali indicate per le offerte di lavoro attive nel settore del content marketing. Nell’analisi, l’editor di Content Marketing Institute Ann Gyn, traccia un percorso chiaro per quanti desiderano trovare maggiore gratificazione nel proprio contesto lavorativo.
Il suggerimento è di preparare argomentazioni volte a far aumentare la propria base salariale. In fondo è utile far percepire alla propria azienda quanto il proprio lavoro sia utile, quanto i colleghi valutano positivamente il proprio operato.
Come gestire al meglio i team di content marketing
I manager dei team di marketing avranno sicuramente molto a cui pensare. Innanzitutto progettare eventuali progressioni di carriera per content marketer, qualora non siano previste.
Collaborare con il reparto risorse umane è sicuramente un primo passo. Robert Rose, fondatore di CMI, nel suo Don’t Let Content Marketing Be a Dead-End Career, suggerisce uno schema esemplificativo dei ruoli e dei relativi avanzamenti di carriera.
Il rischio, infatti, è di non tener conto di una professione preziosa per le aziende e di alimentare un turnover elevato, come dimostrato di recente da una ricerca condotta da SHRM (Society for Human Resources Management).
Tendenze di content marketing per il 2023
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione riguarda la ricerca annuale B2b che, quest’anno, ha evidenziato alcune aree in cui i content marketer potrebbero avere bisogno di ulteriore supporto da parte delle proprie organizzazioni.
Se il 71% dei marketer B2B afferma che il content è fondamentale per la propria organizzazione aziendale, soltanto il 40% sostiene di avere una strategia di content documentata e allineata agli obiettivi aziendali.
Dato confermato dal fatto che tra i marketer che affermano che la propria azienda vive importanti successi grazie al content marketing, circa il 29% degli intervistati, soltanto il 64% sostiene di aver programmato la propria strategia. Dato impietoso che dimostra una cosa molto semplice.
Ogni anno, infatti, si tirano le somme rispetto alle strategie poste in campo e il caso vuole che proprio strategie documentate e reportistiche raffinate, che mettano in luce soprattutto il ROI ottenuto, siano quelle vincenti e capaci di catalizzare meglio risorse aziendali per pianificare, creare, distribuire e misurare contenuti.
La ricerca B2B ha mostrato che anche nelle linee strategiche esistono molteplici punti di vista e divergenze. A farla da padrone sono eventi in presenza (seguiti poi dagli eventi virtuali), social media e community building, articoli e post brevi e video. Proprio i video, infatti, sono la tendenza del marketing B2B nel 2023: il 78% degli intervistati hanno deciso di puntare maggiormente su questi contenuti nell’anno in corso con un trend del +0.9% rispetto all’anno precedente.
Video marketing 2023: coinvolgere, emozionare, raccontare
L’importanza dei video nel marketing è in continua crescita in ogni segmento di mercato.
Una recente ricerca del CMI ha dimostrato, infatti che il 73% degli esperti di marketing è convinto che i video siano diventati centrali nella loro pianificazione editoriale negli ultimi 12 mesi. Tra questi, circa il 69% si affida alla produzione di video in-house.
Al netto della durata di un contenuto video e dei relativi risultati in termini di ROI ed engagement tutti i content marketer sono concordi con l’introduzione dei video nei propri piani editoriali investendo maggiori budget rispetto al 2022.
Il motivo è semplice: i video producono maggiore engagement. I buyer persona individuati sono sempre più sollecitati attraverso i trigger emozionali che discendono da un contenuto video, specialmente se il video in questione attiva dinamiche di racconto. La strategia di tendenza, infatti, è di produrre video che puntino allo storytelling dell’organizzazione.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/11/8-errori-sui-social-media-da-evitare-1.jpg518800Luca Arlottohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngLuca Arlotto2023-01-20 10:01:232023-01-20 10:08:27Content Marketing: strategie e tendenze per il 2023
Sviluppato da OpenAI, è stato addestrato a partire dai modelli Instruct GPT ed è in grado di generare testi di varia lunghezza e complessità in base alle richieste dell’utilizzatore. L’applicazione può essere utilizzata attualmente per diversi scopi: instaurare un modello di conversazione, scrivere email e messaggi commerciali, redigere descrizioni di prodotti, creare contenuti per i social e compilare script di codice con una certa affidabilità.
La diffusione di massa ha già mandato nel panico molti insegnanti. Gli studenti lo usano per fare i compiti, spacciando per propri saggi e i contenuti generati dall’IA.
Gli insegnanti e gli amministratori scolastici si affannano a scoprire chi lo strumento per imbrogliare, e sono preoccupati per il caos che ChatGPT potrebbe creare.
C’è chi si è spinto a dichiarare che l’Intelligenza Artificiale ha reso del tutto inutili i compiti a casa.
Il timore immediato e pratico è quello che gli studenti possano imbrogliare spacciando per propri i contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale, insieme al rischio che il bot possa fornire risposte sbagliate o fuorvianti.
L’altro lato della medaglia è che gli insegnanti stessi potrebbero usare ChatGPT per correggere compiti, equazioni ed elaborati in una frazione minima del tempo che sarebbe stato necessario per farlo, incorrendo nelle stesse problematiche.
Alcune scuole hanno affrontato la situazione con un giro di vite. Le scuole pubbliche di New York, per esempio, hanno recentemente bloccato l’accesso a ChatGPT sui computer e sulle reti scolastiche, citando “preoccupazioni per l’impatto negativo sull’apprendimento degli studenti e per la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti”.
Anche le scuole di altre città americane, tra cui Seattle, hanno limitato l’accesso.
È facile capire perché gli educatori si sentano minacciati: ChatGPT è uno strumento straordinariamente capace approdato senza alcun preavviso e ha prestazioni ragionevolmente buone in un’ampia varietà di compiti e materie accademiche.
Ovviamente esistono sono domande legittime sull’etica della scrittura generata dall’IA e il problema principale è che le risposte fornite da ChatGPT potrebbero non essere accurate o addirittura fuorvianti. Ma è evidente che una piccola rivoluzione nel mondo della scuola è già iniziata.
Nonostante i dubbi e le perplessità, ChatGPT potrebbe essere impiegato come un ausilio all’insegnamento (non in sostituzione, quindi), stimolando la creatività degli studenti e offrendo un tutoraggio personalizzato in grado di prepararli meglio a lavorare con le Intelligenze Artificiali da adulti. Ecco perché il fenomeno non andrebbe osteggiato.
ChatGPT a scuola: il ban non funzionerà
Il primo motivo per non vietare ChatGPT nelle scuole è che, onestamente, non funzionerà.
La scuola può bloccare l’accesso sui dispositivi di sua proprietà, ma gli studenti hanno a disposizione smartphone e computer e possono accedervi in qualunque altro modo fuori dall’orario delle lezioni.
Per esempio, ho chiesto proprio allo strumento in che modo si possano eludere queste limitazioni. Questo è quello che mi ha detto.
Per superare un blocco ai servizi serve conoscere la causa del blocco. Se il blocco è stato imposto dal tuo provider di servizi Internet o da un’altra autorità, potresti voler contattarli per chiedere informazioni su come sbloccare l’accesso. Se il blocco è stato causato da un problema tecnico, potresti voler provare a riavviare il tuo dispositivo o a contattare il supporto tecnico per ulteriore assistenza. In alcuni casi, è possibile utilizzare una VPN (Virtual Private Network) per aggirare il blocco e accedere ai servizi desiderati.
La soluzione, quindi, la offre proprio l’intelligenza artificiale.
Alcuni insegnanti ripongono grandi speranze in strumenti come GPTZero, un programma costruito da uno studente di Princeton che sostiene di essere in grado di rilevare la scrittura generata dall’IA. Ma questi strumenti non sono accurati al 100% ed è relativamente facile ingannarli cambiando qualche parola o usando un altro programma di I.A. per parafrasare alcuni passaggi.
Una possibile soluzione è che i chatbot dell’IA vengano programmati per “filigranare” i loro risultati in qualche modo, così che gli insegnanti possano individuare più facilmente il testo generato dall’IA. Ma anche questa è una difesa inconsistente. Al momento, ChatGPT è l’unico chatbot gratuito e facile da usare adottato dalla massa, ma siamo certi che a breve l’offerta aumenterà, diversificandosi.
Anche se fosse tecnicamente possibile bloccare ChatGPT, gli insegnanti dovrebbero impiegare moltissimo tempo alla ricerca dei contenuti teoricamente generati dall’Intelligenza Artificiale, rischiando poi di bollare come “artefatto” un elaborato invece del tutto originale. Ne vale davvero la pena?
Invece di iniziare una guerra senza fine con un esercito di chatbot, un primo valido approccio potrebbe essere quello di considerare ChatGPT alla stregua delle calcolatrici, permettendone l’utilizzo in alcune situazioni e vietandolo in altre e dando per scontato che, appena ne avranno l’opportunità, gli studenti lo utilizzeranno.
A conclusione dell’anno scolastico, si dovranno invece considerare strategie a medio e lungo termine.
ChatGPT può essere il migliore amico degli insegnanti
Il secondo motivo per non bandire ChatGPT a scuola è che, con il giusto approccio, può essere uno strumento didattico efficace.
Ad esempio, può essere utilizzato per creare delle linee guida per la composizione di elaborati testuali, che poi gli studenti dovranno seguire.
Da un lato, questa metodologia permetterebbe di spostare il focus sulla capacità di produrre un output sulla base di un riferimento; dall’altro, insegnerà ai giovani come relazionarsi con queste nuove tecnologie e trarne il massimo beneficio.
Ma la creazione di schemi è solo uno dei molti modi in cui ChatGPT potrebbe essere utilizzato in classe. Potrebbe invece essere utilizzato per scrivere piani di apprendimento personalizzati per ogni studente, sulla base delle attitudini individuali. Oppure, potrebbe generare idee per attività da sviluppare in classe.
La strategia dovrebbe essere quella di utilizzarlo come punto di partenza per migliorare le attività di base o per fornire un sistema di tutoraggio fuori dagli orari scolastici.
Conclusioni
La tecnologia su cui si basa ChatGPT non scomparirà magicamente: è arrivata ed è qui per restare.
Anzi, è probabile che le performance di questi algoritmi crescano in modo esponenziale, allargano i propri confini fino a inglobare molte più attività di quelle di cui si possono occupare attualmente.
Gli educatori che si oppongono a questi strumenti non sono affatto irrazionali: la tecnologia utilizzata è dirompente e richiede un adeguamento di diversi processi legati all’insegnamento.
Gli studenti di oggi si diplomeranno in un mondo pieno di programmi di intelligenza artificiale generativi. Dovranno conoscere questi strumenti, i loro punti di forza e di debolezza e le loro caratteristiche per poterli utilizzare nel mondo del lavoro.
Per essere buoni cittadini, avranno bisogno di un’esperienza pratica per capire come funziona questo tipo di I.A., quali tipi di bias ha alla base e e come non vada usato in modo improprio.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/usare-chatgpt-a-scuola.jpg646964Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2023-01-19 10:54:142023-01-20 10:01:47ChatGPT a scuola: perché non dovremmo vietarlo e come possiamo usarlo per insegnare
Fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato.
Ne abbiamo parlato insieme a Francesca Vecchioni e abbiamo fatto il punto della situazione in Italia rispetto alle tematiche di diversità e inclusione che, fin troppe volte, vengono sottovalutate o trattate guardando solo ai benefici economici.
Scrittrice, formatrice, attivista, esperta di linguaggi inclusivi, hate speech, unconscious bias e diritti civili, Francesca Vecchioni è Presidente di Diversity, fondazione no profit impegnata contro ogni forma di discriminazione e nella promozione del valore della diversità e della cultura dell’inclusione nel mondo dei media, delle aziende e nella società civile.
L’intervista a Francesca Vecchioni
Sicuramente è uno dei volti più autorevoli in Italia rispetto alle tematiche legate alla diversity & inclusion, tanto da aver ideato i Diversity Media Awards, progetto di ricerca ed evento mediatico dedicato alla rappresentazione della diversità nei media nazionali di informazione e intrattenimento, e il Diversity Brand Summit, che identifica i brand considerati più inclusivi e ne misura il valore economico generato sulla base di una ricerca annuale consumer based (Diversity Brand Index).
I numeri del marketing inclusivo
“Molto spesso si pensa che il marketing inclusivo sia solo il linguaggio e la comunicazione, poi ci si dimentica che per essere autentici e consistenti ed essere considerati “no washing” in realtà il valore che passa da un brand non passa solo attraverso le parole e la comunicazione che usa o le immagini in advertising, ma anche rispetto a quello che si sa, si pensa o si conosce di com’è anche internamente il brand. Per esempio quanto sia in grado, in qualche modo, di valorizzare e restituire l’inclusione verso le comunità. Quindi, essere inclusivi dipende molto da tanti fattori perché c’è una maturità anche nella valutazione dell’inclusione del brand” esordisce Francesca durante la nostra intervista.
Proprio Diversity, insieme a Focus MGMT, si occupa ogni anno di un progetto di ricerca volto a misurare la capacità delle aziende di sviluppare con efficacia una cultura orientata alla diversity & inclusion, il Diversity Brand Index.
“Una cosa è certa, anche dai dati che emergono dal nostro report annuale, il posizionamento, cioè il coraggio del brand di posizionarsi su tematiche di inclusione è premiato da parte delle persone ed ha un ritorno positivo e non ha un ritorno negativo come ci si potrebbe immaginare. Il ritorno negativo ce l’ha quando il brand lo fa in maniera non autentica. Il Net Promote Score, cioè l’indice di passaparola positivo su internet che è direttamente collegato con i profitti dell’azienda, ha un valore positivo enorme riferito alle tematiche dell’inclusione, cioè se un brand sa parlare in maniera inclusiva. L’autenticità, in tal senso, è fondamentale perché esiste anche un modo di parlare, di essere inclusivi, di far percepire il marketing che si sta utilizzando, un modo che può essere percepito come autentico e una modalità che, invece, può essere percepita come strumentale. Questo fa molto la differenza, perché siamo in una fase storica in cui le persone hanno sempre più consapevolezza e comprensione dei valori che li circondano”.
I dati del Diversity Brand Index 2022 parlano chiaro.
I marchi percepiti come inclusivi registrano un Net Promoter Score in ulteriore crescita (+5,3p.p.) rispetto all’anno precedente, attestandosi a +86,5%; per gli altri, l’NPS rimane invece molto basso, sebbene in attenuazione rispetto al 2021 (-77,2% vs -90,9%). Si conferma inoltre il differenziale della crescita dei ricavi tra i due gruppi di aziende, con un +23% a favore di quelle percepite come maggiormente inclusive.
Di fatto, fare scelte che volte al mondo dell’inclusione non porta solo a benefici in termini di brand positioning ma anche in termini di profitto.
Come fare marketing inclusivo senza commettere errori
A questo punto la domanda viene naturale: perché le aziende sono così reticenti a fare delle operazioni di marketing inclusivo?
“Penso che ci siano diverse ragioni. Partiamo dalla più banale: la non conoscenza e non competenza e quindi la paura di fare errori. Questa è una cosa a cui si può ovviare tranquillamente rivolgendosi a chi lo sa fare”.
Un bellissimo esempio, in tal senso, è l’advertising mondiale di Diesel, “Francesca”, realizzato da Publicis Italia con la consulenza di Diversity. Il corto, diretto da Francois Rousselet e interpretato dalla modella e attivista Harlow Monroe, riprende la transizione di Francesca nel tempo fino al momento in cui giunge alla sua vera identità. Il video si conclude con la realizzazione del suo sogno: entrare in convento e diventare suora.
“Per farlo hanno chiesto sin dall’inizio il nostro intervento proprio per evitare di fare qualcosa di sbagliato, anche perché il tema metteva insieme identità di genere e religione. In quel caso, oltre ad aver seguito tutta la parte di casting, della gestione dello storyboard, ci siamo occupate anche di come la protagonista utilizza i farmaci. Ci sono tutta una serie di aspetti da seguire. Naturalmente il fatto che la protagonista sia una persona trans è essenziale. Quando fai comunicazione, è fondamentale avere sempre le persone che rappresenti sedute al tavolo. Una campagna così non può essere sul prodotto, deve essere sul brand e, soprattutto, valorizzare un tema attraverso il brand, ma nello stesso tempo deve parlare di quel tema con le comunità. E poi alla fine ci siamo occupati della restituzione, facendo un’analisi delle migliori associazioni al mondo a cui fare una donazione e abbiamo selezionato per loro un’associazione che si occupa di accessibilità al lavoro per le persone trans”.
Quello che è chiaro è che per lanciare un messaggio inclusivo le aziende devono avere coraggio, essere autentiche e mantenere una coerenza tra l’interno e l’esterno.
“Il coraggio serve. Se decidi di lavorare su certi temi devi sederti con le persone con cui si parla perché altrimenti non sai parlare nella maniera corretta, hai bisogno di avere chiaro il registro narrativo perché se devi parlare in maniera inclusiva non puoi usare un registro paternalistico o pietistico, ma devi saperlo fare. Cosa che, invece, nella comunicazione purtroppo stereotipizzata classica è frequente. Se vuoi raggiungere e parlare di alcune persone che in qualche modo si sentono già marginalizzate non le raggiungerai mai se ne parlerai in maniera pietistica. Il paternalismo è uno degli errori più eclatanti dei linguaggi del marketing che vorrebbe essere inclusivo ma che di fatto non lo è” ha commentato Francesca.
Ma come possono i brand essere davvero inclusivi? “L’inclusione non deve essere un atteggiamento paternalistico, deve essere piuttosto creare un ambiente in cui dare valore alla diversità. Questo significa non farlo dall’alto perché ho il potere di farlo, ma al contrario significa farlo insieme e scendere dal piedistallo in cui sono, nel momento in cui mi accorgo che questo mondo è disegnato in maniera scorretta. È per questo che nell’advertising, nelle aziende, nel marketing deve esserci un’accessibilità più ampia al lavoro, perché devono esserci le persone che pensano, che disegnano, che creano contenuti facenti parte di tutte le categorie della diversity. Invece noi continuiamo a far parte di un mondo che non mette tutti sulla stessa linea di partenza, c’è sempre qualcuno che parte con dei metri di svantaggio o di vantaggio. Il problema è che chi disegna il mondo ha dei metri di vantaggio, costringendo le persone che partono indietro a dover recuperare, ma naturalmente non è così semplice”.
Rappresentare la diversità come tema principale nella nostra società
Eppure il tema dell’inclusione è sempre più cruciale nella nostra società attuale, tanto cheda quest’anno a maggio si celebra il mese europeo della diversità in tutta l’UE. Con questa iniziativa la Commissione Europea incoraggia tutte le aziende a promuovere le politiche in materia di diversità e inclusione, coinvolgendo il personale in occasione di workshop o sui social, utilizzando ad esempio l’hashtag #EUDiversityMonth.
Ma perché rappresentare la diversità è così importante? Francesca Vecchioni spiega: “Ci sono ovviamente vari aspetti. Partiamo da quello più importante: la società è tutta diversa e quindi se non riesci a rappresentarla non stai parlando con tutte le persone. Se la persona non riesce ad identificarsi con la tua rappresentazione, non stai parlando con lei. Questo è essenziale nel marketing: se qualcuno non si sente protagonista del dialogo che stai attivando, ti ascolterà di meno.
Ma questo primo punto è insufficiente perché la verità è che quando parli in maniera inclusiva non parli solo alle persone che stai coinvolgendo ma parli anche a tutte quelle persone che hanno a cuore quelle tematiche, anche se non sono parte di quelle comunità. Quindi i numeri che raggiungi sono ancora più ampi perché l’inclusione è un meccanismo di empatia fortissimo e le persone che raggiungi, riesci a raggiungerle con una forza e con un legame che è molto più forte di tanti altri legami perché è un legame di valore, perché ha a che fare con i valori profondi che ci portano verso le altre persone, che ce le fanno difendere, che ce le fanno tutelare.
Poi c’è un aspetto che è legato all’immagine di un brand che non è solo i prodotti e i servizi che vuole vendere, ma è anche quanto vuole attirare valore su di sé anche per altre ragioni. Se il tuo brand sarà in grado di mostrare la propria inclusione e di farla anche al proprio interno significa che crea ancora più innovazione perché attirerai anche nuovo personale che avrà voglia di lavorare dentro un’organizzazione così e avrà un parco di talenti diversificato nell’ambito della diversità capace appunto di creare innovazione.
Questo cerchio si chiude ricordandosi che più un’azienda è in grado di inglobare la diversità nella propria organizzazione più sarà in grado di scrivere e parlare verso l’esterno, di creare prodotti, servizi e comunicazione perché disegni già un ambiente che rispecchia meglio la società. Tutto questo ha un valore di benessere che ha un impatto sulla società e come brand attivi un valore di responsabilità verso il resto della società perché stai modificando un immaginario collettivo e quando lo fai in positivo stai abbattendo dei limiti e quindi crei valore. Questa cosa crea un benessere che ricade anche sull’economia naturalmente. Tutte le società che riducono le diseguaglianze sono società che aumentano il proprio benessere economico”.
A che punto è la situazione in Italia?
Nonostante i brand che investono nella diversity & inclusion siano aumentati del +23%, in Italia siamo ancora lontani sul piano dell’inclusività.
“Ci sono tanti indici a livello internazionale per misurare le diseguaglianze e molti indicatori ci danno sempre indietro. L’Italia è indietro a partire dalla consapevolezza. Però siamo anche in grado di svegliarci perché siamo noi che facciamo la cultura di un Paese e l’advertising e il marketing fa parte di questo. Un’azienda deve essere consapevole dell’impatto che ha sull’immaginario collettivo. E sono felice che si possa rendere conto di quanto anche economicamente possa fare la differenza perché questo può spingerla a muoversi. L’aspetto economico, chiaramente, deve combaciare con l’aspetto culturale di coerenza, altrimenti è un rischio e basta”.
Diversity, un punto di riferimento per la cultura dell’inclusione
Fondata nel 2013 da Francesca Vecchioni e Gabriella Crafa, “l’idea di Diversity è nata su un terrazzo di una notte d’estate in compagnia di amici. Eravamo io e Gabriella che siamo le due socie fondatrici e stavamo pensando in quel momento alle tematiche LGBTQIA+, ma da subito Diversity è nata su tutte le aree perché era impossibile concepirla solo su un’area. Stavamo ragionando sulla necessità di influenzare positivamente chi lavora nel mondo dei media per cercare di dare una rappresentazione che impattasse sull’immaginario collettivo e abbattesse gli stereotipi e i pregiudizi, ribaltando il pensiero negativo legato alla diversità in un pensiero positivo. Eravamo convinte che questo fosse più potente di tante altre battaglie.
Come Diversity noi lavoriamo in tanti ambiti legati all’inclusione, sia sui media che sulle aziende. Ed è un lavoro che non finisce mai perché il linguaggio, la comunicazione sono in continuo movimento e noi lavoriamo mettendo insieme più soggetti e quindi anche noi continuiamo ad imparare. Lavoriamo con la ricerca, con le università, con gli osservatori per reperire i dati, lavoriamo con le comunità e con le associazioni, lavoriamo con chi fa comunicazione, con chi si occupa di idiomi e di linguaggio”.
Certo, fare campagne di marketing inclusivo è complesso. Richiede preparazione, studio, dialogo con le persone chiamate in causa, consapevolezza e coraggio. Ma quando decidi di farlo bene il riscontro che hai non è potente solo dal punto di vista dell’immagine del brand ma anche del fatturato.
“Una campagna molto bella è “ThisAbles” di IKEA che ha realizzato add-on per i loro mobili. Hanno creato i file per fare la stampa digitale di questi oggetti da aggiungere ai loro mobili per renderli fruibili per tutte le disabilità motorie o difficoltà legate alla salute mentale. IKEA ha mostrato i dati e quei prodotti avevano aumentato le loro vendite del 30%. Questo non è solo marketing inclusivo, è design inclusivo. E il concetto è che al tavolo hai portato le persone con disabilità altrimenti non saresti riuscito a farlo”.
Il punto chiave di tutto sono le persone. Non puoi fare a meno di parlare di loro dopo averle ascoltate, dopo aver capito le loro istanze e dopo averle portate a credere nei tuoi valori. Valori che prevedono etica, rispetto, inclusione e benessere.
Francesca Vecchioni, che di recente ha pubblicato con Luca Trapanese il libro per bambine e bambini “Le avventure del SottoSotto – una città segreta sotto la 3° C”, ha saputo sintetizzare tutto questo in poche parole: «Nel marketing l’impatto sull’immaginario collettivo è enorme, quindi la responsabilità nel saper usare questo strumento eccezionale è fondamentale».
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/10/Venezia-2021-FrancescaVecchioni_Presidente-Diversity_ph.jpg533800Silvia Tassonehttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngSilvia Tassone2023-01-18 10:53:162023-05-15 11:35:39Inclusione significa dare valore alla diversità, l'intervista a Francesca Vecchioni
Vivere in quella che oggi viene definita come digital society vuol dire soprattutto mantenersi in equilibrio tra l’online e l’offline e abituarsi al fatto che entrambi gli spazi siano l’uno complementare dell’altro. I nativi digitali, soprattutto i membri della Z Generation che proprio avvalendosi delle nuove tecnologie hanno dovuto adattarsi ad un mondo post-pandemico in piena trasformazione, vivono da sempre immersi nel mare magnum di contenuti che vengono prodotti e veicolati soprattutto sulle varie piattaforme digitali e i social media. Ma saper intercettare anche fasce generazionali che hanno dovuto imparare ad utilizzare gli strumenti digitali rappresenta la vera sfida del content marketing.
Un bravo scrittore di contenuti sa rendere un’idea una storia avvincente e gli esperti di marketing sanno come creare contenuti che conducano il pubblico ad agire. Ma il lavoro del marketer di contenuti deve saper coniugare entrambe le cose e, seguendo la scia dello storytelling, creare storie che siano anche dei contenuti propedeutici all’azione.
Ma quali sono i passi fondamentali che renderanno i tuoi contenuti vincenti?
Content marketing: stabilisci il tuo personale modello di creazione di contenuti
Prima di stabilire quale sia la strada migliore da seguire, analizza il tuo brand e poniti alcune domande: qual è la natura della tua azienda? Quante risorse e quanto budget hai a disposizione? Come lavorano i tuoi diretti concorrenti?
Ecco, quindi, alcune delle strade che puoi perseguire in base alle caratteristiche del tuo brand.
Se la tua azienda attribuisce un’alta priorità alla creazione di contenuti originali o intende essere presente, con contenuti diversificati, su diverse piattaforme, allora una squadra di scrittori che lavora a tempo pieno sui tuoi contenuti è ciò che fa al caso tuo.
Sfrutta le tue risorse interne esperte in materia
Se la content creation per il tuo brand richiede specifiche competenze tecniche, puoi coinvolgere le risorse interne alla tua azienda e attingere alle informazioni della direzione esecutiva, del personale di vendita, dei product manager e di altri dipendenti.
Outsourcing
Le piccole imprese, le startup, le organizzazioni non profit e tutte quelle aziende che non sono ancora pronte ad investire grosse risorse sulla creazione di contenuti potrebbero prendere in considerazione lavorare con scrittori freelance o con agenzie di contenuti creativi.
Collaborazioni esterne
Aziende con una community forte e attiva potrebbero coinvolgere personalità esterne per la scrittura di articoli da pubblicare sui blog o i siti web del brand. Se si tratta di un’azienda B2B, puoi rivolgerti ai leader di pensiero del settore, se invece si tratta di un’azienda B2C, puoi consentire ai tuoi follower di inviare contenuti generati dagli utenti stessi.
Scopri gli strumenti di scrittura AI
La recente tecnologia GPT di OpenAI ci fa capire quanto la creazione di contenuti da parte dell’intelligenza artificiale sia solida e conveniente.
Certo, è necessario che gli esperti di settori compiano un controllo qualità sui contenuti e che seguano l’intero processo di creazione, ma l’intelligenza artificiale potrebbe farti risparmiare molto tempo se utilizzata per creare le bozze che poi verranno perfezionate ed editate dal team di scrittori.
Allinea i contenuti con i tuoi obiettivi strategici
Ora che hai deciso quale strada percorrere per creare i tuoi contenuti, è necessario che essi siano in linea con gli obiettivi strategici che il tuo brand intende perseguire. Per farlo, procedi con calma, seguendo alcune fasi fondamentali.
Scegli il formato e il tipo di contenuto
Articoli brevi, video, case study ed eventi virtuali si sa, sono i formati più gettonati. E come potrebbe essere altrimenti? Immediatezza, velocità ed esempi a cui ispirarsi rappresentano il mix vincente per il marketing online. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni.
Infatti, anche se questi formati sono i più popolari, non è detto che siano adatti al tuo marchio. Anzi, percorrere una strada meno popolare potrebbe aiutarti a distinguerti dalla concorrenza.
Ecco alcune opzioni tra cui potrai scegliere: blog e siti web, video e contenuti visivi, case study, eventi virtuali, live o ibridi, email e newsletter, podcast e altri contenuti audio, mezzi sociali, contenuti interattivi.
Content Strategy: rendi il tuo approccio unico
L’errore più comune quando ci si approccia al processo di content creation è quello di voler coprire più ambiti contemporaneamente, anche molto diversi l’uno dall’altro. Può essere fondamentale per il tuo brand riuscire a rintracciare la tua nicchia di pubblico e creare contenuti specifici da rivolgere proprio a quest’ultima.
Insomma, dar vita ad una nicchia di contenuti, o meglio cercare l’inclinazione giusta per raccontare la tua storia ai tuoi clienti e potenziali tali.
Crea storie avvincenti che il tuo pubblico adorerà
Determinare gli argomenti, generare idee, mantenere un’elevata creatività e qualità non sono le uniche considerazioni da tener presente prima di creare una solida base di contenuti per il tuo brand. La storia che racconterai al tuo pubblico deve essere unica, perché unico è il tuo brand: prezioso, ricco di sfaccettature, ma anche dalla forte identità.
Tutto questo, abbinato ad una buona strategia di marketing, porterà il tuo pubblico ad agire per supportare la tua azienda.
Identifica argomenti e contenuti utili
Ascolta e osserva il tuo pubblico attraverso gli strumenti messi a disposizione da Google e da altri software. Identifica le aree tematiche principali su cui il tuo pubblico di destinazione cerca attivamente informazioni. Elimina gli argomenti che non riflettono l’identità del tuo marchio.
In questo modo, i tuoi contenuti saranno utili e centrati, ma non ti allontanerai dalla vera natura del tuo brand.
Content Creation: dai priorità alle idee e genera articoli creativi
Il brainstorming può aiutare a dar vita ad idee creative e, talvolta, vincenti. Ma è necessario comprendere che non tutte le idee, anche se in teoria sembrano fantastiche, possono essere realizzate facilmente e non è detto che siano davvero adatte al tuo brand.
All’interno del flusso creativo generato dal tuo team è necessario, dunque, saper portare ordine e selezionare in maniera precisa le idee che possono essere realizzate e quelle che, a volte a malincuore, vanno accantonate.
Trasforma le tue idee in storie risonanti
Infine, sarà necessario scrivere una storia avvincente e risonante a partire proprio da quelle idee. Non è semplice dare vita a storie che riescano davvero a muovere il tuo pubblico. Avvalerti di un buon team di scrittori (vedi paragrafo 1) è un ottimo punto di partenza. Successivamente, utilizza al massimo i tuoi poteri di persuasione per spedire la tua storia nel mondo e ottenere i risultati che ti sei prefissato all’inizio del processo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2023/01/content-creation.jpg637966Martina Masullohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMartina Masullo2023-01-17 12:00:592023-01-18 10:53:56Content Creation: cosa devi sapere per stupire il tuo pubblico
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