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digital tool della settimana

EngageWith, The Breakfast e Premast: i digital tool della settimana

Preparare presentazioni professionali è un ottimo passo per trasformare il temuto lunedì mattina in una piacevole esperienza in ufficio. Servirà a rendere la comunicazione con i colleghi più semplice e diretta.

Naturalmente, poter contare su una squadra affiatata è già una buona base su cui contare. Sai che esistono strumenti digitali anche per questo, cioè per dimostrare apprezzamento ai tuoi colleghi?

Nella selezione di oggi, anche un tool per tornare a incontrare persone, non per scopi sentimentali né per motivi professionali: semplicemente per farci colazione insieme.

Ecco la nostra selezione di utili applicazioni per questa settimana.

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Amore a prima slide

premast tool

Creare progetti e presentazione professionali senza bisogno di ricorrere a un grafico può essere complicato o sembrare addirittura impossibile a volte. Premast presenta una serie di modelli sia per PowerPoint che per Google Slides e ha anche alcune opzioni gratuite.

Team Building

digital tools of the week

Un team più forte, più sano e più felice si costruisce partendo dalla collaborazione e dalla stima. Con EngageWith puoi mostrare il tuoi apprezzamento verso i compagni di team direttamente sui tuoi canali all’interno di Slack e Microsoft Teams. Celebra le vittorie grandi o piccole, impostando ricompense personalizzabili.

Dieta informativa

read digital tool

Siamo sommersi di notizie e informazioni sui social, ma ci sembra di leggere sempre le stesse cose. Read Something Great raccoglie link ad articoli evergreen su internet e te li serve 5 alla volta. Premendo il pulsante “Change My Reads” ne avrai subito nel piatto altri 5.

Sottotitoli automatici

editr

Sai quante persone guardano i tuoi video in modalità “mute”? Sono tantissime e potresti catturare subito la loro attenzione. Se non sai come fare, Editr è la soluzione per te. Aggiunge automaticamente sottotitoli quasi perfetti ai tuoi video, in oltre 70 lingue.

Caffè e cornetto

the brakfast digital tool

The Breakfast non è né un’app di incontri né un’app di networking. È un’app “di persone”. Incontrare di persona e parlare con qualcuno che ancora non si conosce. A colazione.

“Mind your Business”, il nuovo format di Fandango Club Creators

“Essere fonte di ispirazione”. Storie di successo che possono descrivere un futuro sostenibile, per indagare le nuove tendenze digitali e l’evoluzione dei mercati. Come è possibile immaginare nuovi modelli per reinventare il mondo del retail post pandemia?

È la vision da cui si sviluppa “Mind your Business”, il format prodotto da Fandango Club Creators in collaborazione con l’innovation company The Rocks, in partenza il prossimo 24 giugno: un digital show dedicato alle storie d’ispirazione di manager, imprenditori, startupper che, partendo dal basso, si sono imposti nel proprio settore.

Empowerment femminile, entrepreneurship, startup, retail, coaching e self-growing, innovazione e artigianalità, sostenibilità, digital transformation, purpose marketing saranno alcuni dei temi, centrali nell’attuale ecosistema del business, che saranno affrontati dai protagonisti dello show virtuale: tra questi Mirko Pallera, Ceo e founder di Ninja Marketing; Giuseppe Stigliano, AD di Wunderman Thompson; Tunde Pecsvari, fondatrice di Macha; Denise Bonapace, founder dell’omonima azienda di moda; Pietro Nicastro, fondatore Löwengrube; Elisabetta De Sio, del progetto SNIP (Stronzi Nati In Periferia).

“Esiste la ricetta perfetta per creare il manager di successo o il business di successo? La risposta è assolutamente no. Ognuno di noi può trovare il suo spazio, all’interno di questo mondo, per esprimere la sua unicità. Forse è la grande novità che emerge dalla contemporaneità”,

sottolinea Domenico Romano, AD di Fandango Club Creators, Chief Executive Officer at Fandango Club S.p.A.

Dal digitale al fisico, perché il format delineerà un percorso di avvicinamento al Salone Franchising Milano/Ret@il Innovation Forum, in cartellone ad ottobre in presenza.

Mind your Business: perché è così importante indagare e concentrarsi sul concetto di ispirazione, del visionary, anche tra le tendenze social e digital?

“Perché in questo momento storico tutti hanno tantissime domande e nessuno ha le risposte, e le poche risposte che si hanno sono anche sbagliate. L’unica certezza è ciò che sta accadendo realmente, ovvero uno spostamento generale dei pure player digital sul mercato del retail, si pensi a Zalando o Amazon che aprono store fisici, e una crisi dei vecchi brick and mortar (attività legate all’economia reale). Cosa accade quindi? Che sembra molto più semplice per un pure player diventare uno store brick and mortar dal punto di vista sostanziale, che il contrario”.

Quale è il nuovo scenario che si impone nel mondo del retail?

“Tantissime aziende hanno difficoltà nell’utilizzo dell’omnicanalità, nell’implementazione del contatto diretto con il consumatore finale, da un punto di vista infrastrutturale. In un mondo che ci sono più domande che risposte, l’unica cosa da fare è aprire le orecchie ed ascoltare”.

Per questo l’idea di dar vista agli inspirational talk?

“Dai profili dei manager che abbiamo selezionato per lo show, sono emersi ritratti diversi, non dal punto di vista delle idee, ma dal punto di vista umano. Non esiste la ricetta per il business di successo o il manager yuppie anni ’80, con la scrivania gigante di mogano, che si comporta in maniera rude con i suoi dipendenti per imporre la sua autorità e non la sua autorevolezza. Si delinea una gestione gentile del management”.

 

Cosa intendi per “gestione gentile del management”?

“Ogni persona ha le sue caratteristiche e se confrontiamo i vari protagonisti del format, sono tutti professionisti di successo nello stesso mondo, nello stesso periodo, con gestioni manageriali completamente diverse. Forse l’unica cosa che accomuna tutti è l’energia, la voglia di esprimerla in maniera differente, anche in prospettiva emotiva divergente. Abbiamo profili completamente antitetici, ma tutti con gli occhi che brillano mentre raccontano la loro storia”.

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Abbiamo bisogno di storie, di racconti di esperienze, quindi?

“Ne abbiamo assolutamente bisogno. Credo che il mito del manager creato in laboratorio, con tre quarti di cinismo, quattro centilitri di egocentrismo, narcismo e 50 litri di fame, sia completamente falso. Ogni persona si esprime in una maniera unica e si circonda, forse per una sorta di attrazione dal punto di vista magnetico o energetico, di persone che lo aiutano a realizzare il suo business”.

Ritorniamo al titolo del format e alla sua doppia lettura. Mindfulness ed economia, spinta motivazionale: due approcci filosofici che si contaminano, a contrastare con la traduzione letterale

“Mind o make your business è anche una locuzione che sta per “fatti i fatti tuoi”. Cosa significa? Che scaviamo all’interno delle persone, non del loro business. Sono le persone a guidarlo. Il mondo ha bisogno di un approccio umano, soprattutto in un periodo di grandi cambiamenti. Perché tutto quello che è tecnicismo, in un periodo in cui si sovvertono le regole e cambia il paradigma, è assolutamente velleitario. Puntare alla testa, cercare di scavare all’interno del cuore e cercare di capire come reagiscono, con le loro mani, all’interno delle loro aziende. Persone semplici che ce l’hanno fatta ed ognuna differente. Non ci si può sentire a disagio in questo mondo, anzi è l’occasione per tutti: di ascoltare e cercare di fare il proprio meglio in un mondo che ha più futuro che passato”.

Un format digitale ideato per proiettarsi all’evento fisico

“Noi siamo molto curiosi. Il retail è stato uno settori più impattati dalla pandemia in termini di business. La chiusura del cashflow fa saltare il modello di revenue. Quindi il nostro desiderio è attivare un percorso che possa raccontare esperienze fino all’incontro dal vivo. Il Salone sarà inserito nel Retail Innovation Forum, un inspirational talk. Ci saranno due aree, in fiera a Milano: una parte sarà dedicata al “one stage show” e racconta di futuro, di trend, di quello che potrebbero essere modelli applicabili, con diversi punti di vista. L’accompagnamento digitale contribuisce a creare un engagement con la community, una sorta di best of dell’evento fisico, dove sarà possibile approfondire le tematiche interiorizzate. È l’aspetto umano che ci interessa, il confronto con i protagonisti.

L’altra area sarà sotto il cappello Salone Franchising Milano: quindi ci soffermeremo sulle potenzialità del futuro, creando connessioni con chi questo futuro lo sta cavalcando. Il visionary show diventa concrete show. Il digitale si proietta in incontro e in progetti reali. In uno spazio re-start, con l’opportunità di disegnarli questi progetti”.

Domenico Romano, AD Fandango Club Creators

Un passaggio interessante: dal visionary al concrete, quindi?

“Ascolto, incontro con i protagonisti delle storie, poi visione di cos’è attualmente il mondo del retail per ridisegnare, infine, un nuovo modello verso il futuro”.

Qual è la filosofia che spinge Fandango Club Creators?

“È un sogno che si sta concretizzando e prendendo vita. Fandango Club esiste da tantissimi anni, quest’anno è diventato un incubatore di nuove realtà, di branch. Io sono a capo di Fandango Club Creator. La pandemia ha provocato un approccio frenetico al digital. Il mondo dei canali digitali si è iper prolificato. Non è sparita la voglia di ascoltare storie, anzi il mercato è cresciuto. Ci siamo accorti che di un vuoto di mercato, di un collegamento tra i canali video generalisti ai creatori di storie, compresa la nostra expertice di disegnare esperienze, dal digitale verso il fisico. Ascolto, partecipazione e condivisione. Da Omero ad oggi, l’unica costante è la voglia di raccontare ed ascoltare storie. Chi ha buone storie ha più futuro che passato.

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L’Oréal Italia e la commissione Unesco premiano sei giovani ricercatrici scientifiche

L’Oréal Italia ha annunciato oggi le sei vincitrici dell’edizione italiana del Premio L’Oréal-UNESCO “Per le Donne e la Scienza” alla presenza della Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. 

Anche in questa edizione, sono state assegnate sei borse di studio del valore di 20.000 euro ciascuna ad altrettante ricercatrici under 35, sulla base dell’eccellenza riconosciuta ai loro progetti nei campi delle scienze della vita e della materia. Il bando di questa edizione ha raccolto 320 candidature da tutta Italia

Le sei ricercatrici premiate e i loro progetti di ricerca

La giuria, composta da un panel di illustri professori universitari ed esperti scientifici italiani e  presieduta dalla Professoressa Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di  Fisica Nucleare, dopo un’attenta valutazione ha selezionato le sei ricercatrici più meritevoli per i loro progetti nel campo delle STEM.  

Livia Archibugi 

Progetto – Tumore del pancreas: a caccia di meccanismi molecolari che predicano la risposta alla chemioterapia 

Istituto ospitante: ospedale San Raffaele (Milano), Centro di Ricerca Clinica e Traslazionale sul Pancreas, Unità di Endoscopia Biliopancreatica ed Ecoendoscopia 

Elisa Pellegrini  

Progetto – Moria dei canneti e cambiamento climatico: dov’è il collegamento?

Istituto ospitante: dipartimento Agro-Alimentare, Ambientale e Animale dell’Università di Udine: Laboratorio di Biochimica del suolo 

Letizia De Chiara 

Progetto – Cellule poliploidi renali: un nuovo strumento per la prevenzione della malattia renale cronica 

Istituto Ospitante: Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche-Università degli Studi di Firenze 

Ornella Juliana Piccinni  

Progetto – Via con l’onda: rilevamento di oggetti estremi come resti di eventi di onde gravitazionali  nei dati degli interferometri LIGO-Virgo-KAGRA 

Istituto Ospitante: Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) 

Natalia Bruno 

Progetto – AQTRESS – Atomic Quantum Technologies for Reliable Engineering of Solid State devices  Tecnologie quantistiche atomiche per la progettazione di dispositivi a stato solido

Istituto Ospitante: Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-INO) con sede al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino, Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non lineare (LENS) e Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli studi di Firenze. 

Lorena Baranda Pellejero 

Progetto – Sintesi di molecole funzionali mediata da biomarcatori clinicamente rilevanti attraverso  l’uso di sistemi basati su DNA sintetico 

Istituto Ospitante: Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie, Laboratorio di  Biosensori e Nanomacchine 

L’Oréal e UNESCO si impegnano da 23 anni con il progetto “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico. Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera ben 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel: tra loro Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.  

Francois-Xavier Fenart, Presidente e Amministratore delegato di L’Oréal Italia, commenta: 

Quest’anno abbiamo tutti avuto una chiara consapevolezza di quanto sia necessaria la ricerca  scientifica. È la scienza infatti che ci ha fornito la risposta per affrontare una pandemia globale che  aveva congelato le nostre vite. È per questo che quest’anno siamo particolarmente orgogliosi di  premiare queste sei giovani ricercatrici, perché possano portare avanti i loro progetti di ricerca in  Italia e perché diventino dei role model, degli esempi da seguire e da emulare, per le loro colleghe  e per tutte le giovani donne e ragazze.

Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dichiara:

Katalin Karikó, conosciuta anche come KK, è la biochimica e ricercatrice ungherese che ha dedicato la sua carriera alla messa a punto dell’innovativa terapia genica basata sull’mRNA,  impiegata per il primo vaccino anti COVID-19. È un’ambasciatrice d’eccezione del nostro motto “Il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne” oltre che un esempio brillante, per le giovani ricercatrici premiate oggi e nelle precedenti edizioni, e per tutte le donne, di quanto  sia importante il loro contributo per il nostro futuro. 

L’evento di premiazione e l’open talk tenutosi oggi per condividere e approfondire dati, esperienze e proposte sull’uguaglianza di genere nella ricerca scientifica ha ospitato gli interventi di François Xavier Fenart, Presidente e AD di L’Oréal Italia, di Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la  Famiglia, di Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, che ha inviato un video  messaggio, di Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO, della  Professoressa Lucia Votano, di Francesca Santoro, Head of the Tissue Electronics Lab IIT, di Linda  Raimondo, studentessa di Fisica all’Università di Torino e divulgatrice scientifica in TV e sui social e di Enrico Bucci, Adjunct Professor, Sbarro Institute-Temple University Department of Biology,  Philadelphia. L’evento è stato moderato dalla giornalista RAI Alma Grandin.

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Lo scenario

Secondo l’ufficio statistico dell’UNESCO, complessivamente le donne rappresentano ancora una  minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello  mondiale. Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il soffitto di  cristallo appare ancora piuttosto spesso. Tra il 1901 e il 2020, ad esempio, meno del 4% dei premi  Nobel – solo 23 – è stato assegnato a donne, considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la  Fisiologia o la Medicina.  

Sono diversi i fattori che ostacolano una donna nell’intraprendere una carriera in ambito scientifico,  dall’autostima e valutazione di sé stessi, ai gusti personali, alla conoscenza e consapevolezza delle  opzioni disponibili a livello accademico. 

A questi fattori si vanno ad aggiungere gli stereotipi di genere con una continua rappresentazione di innovatori al maschile. Senza tralasciare che il contributo delle donne nella scienza non riguarda solo il progresso scientifico e sociale, ma anche quello economico: secondo i dati dell’European Institute for Gender Equality (EIGE), colmare la disuguaglianza di genere in ambito STEM in Europa entro il 2050 determinerebbe un incremento del Pil pro capite tra il 2,2% e il 3,3%.

Novità Instagram: arrivano le inserzioni di Reels

Dopo il successo dei test effettuati in alcuni paesi, oggi annunciamo le Inserzioni di Reels a livello globale. Reels è il luogo migliore per farsi notare dalle persone che non ti conoscono e rappresenta un palcoscenico sempre più popolare dove poter scoprire brand e creator.

Le Inserzioni di Reels aiuteranno le aziende a raggiungere un pubblico più vasto, consentendo alle persone di scoprire nuovi e interessanti contenuti creati da brand e da creator.

Inserzioni di Reels

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Le inserzioni appariranno nelle sezioni più popolari dei contenuti reel come la tab Reels, le Storie, tra i reel in Esplora e nel Feed. Come le inserzioni nelle Storie, anche le inserzioni di Reels saranno a schermo intero e verticali, e appariranno a intervalli tra i singoli reel, con una durata fino a 30 secondi. Le persone potranno commentare, mettere “mi piace”, visualizzare, salvare e anche condividere tutte le inserzioni di Reels.

Reels è un ottimo modo per scoprire nuovi contenuti su Instagram, ecco perchè le inserzioni vanno in questa direzione. Per i brand, questo significa avere a disposizione una nuova modalità creativa per interagire con il proprio pubblico.

Afferma Justin Osofsky, Chief Operating Officer di Instagram.

Proprio come per qualsiasi altra inserzione su Instagram, forniremo alle persone la possibilità di controllare anche quelle che compaiono come Reels dando, ad esempio, la possibilità di saltare, nascondere o segnalare un’inserzione non gradita.

Per maggiori informazioni su come creare un’inserzione di Reels, visita il Centro Assistenza di Instagram.

Che cos’è il CRM e perché ogni azienda dovrebbe averlo

Esiste uno strumento in grado di gestire in modo semplice e smart i contatti, la gestione delle vendite e la produttività della nostra azienda? Certo che sì. Stiamo parlando del CRM, uno strumento indispensabile per ogni azienda che cambierà completamente il nostro modo di fare business.

“Come raccogli, gestisci e utilizzi le informazioni determinerà la tua vittoria o la tua sconfitta.” 

Le parole che avete appena letto sono quelle di Bill Gates e racchiudono un messaggio importante che ogni azienda dovrebbe seguire alla lettera e fa proprio. Conoscere le informazioni necessarie dei propri clienti e potenziali, analizzare e renderle accessibili al proprio team, serve non solo ad acquisire ma anche a fidelizzare i clienti con lo scopo di dar vita a relazioni produttive e durature.

Chi trova un CRM trova un tesoro

Avete mai sentito parlare del CRM? Probabilmente sì, ma non tutti sono a conoscenza degli innumerevoli vantaggi che può apportare alla propria attività. Il CRM è molto di più che un semplice strumento utile alla gestione delle relazioni con i clienti. Offre tutta una serie di vantaggi che vanno oltre la semplice compilazione dell’elenco dei contatti. 

Permette di costruire un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti proprio perché possiamo tenere facilmente traccia di tutte le interazioni e gli scambi, offrendo loro un servizio più personalizzato unito a un’esperienza impeccabile. Da un punto di vista pratico è prezioso poiché raccoglie in un’unica piattaforma centrale le informazioni sui clienti potenziali e quelli già acquisiti. Trasforma inoltre la produttività e l’efficienza di ogni azienda incrementando le vendite e migliorando la precisione delle previsioni. 

Siete curiosi di scoprire come funziona un CRM nei minimi dettagli? 

La piattaforma CRM di Salesforce offre alle aziende una visione unica e condivisa di ciascun cliente, per offrire un’esperienza personalizzata e di valore a ogni interazione, dal marketing al servizio clienti, passando per l’e-commerce e la vendita.

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5 motivi per cui non possiamo fare a meno del CRM

crm azienda

Il CRM offre alle aziende una visione a 360° dei clienti, consentendo di creare relazioni migliori attraverso un coinvolgimento più personalizzato e incisivo. Scopriamo insieme 5 aspetti in cui questo strumento può davvero fare la differenza.

1. Ottimizzazione dei flussi di vendite

Grazie al CRM il team addetto alle vendite di un’azienda ha la possibilità di salvare i dati sui potenziali clienti per accedervi a ogni interazione durante il processo di acquisto, aggirando quindi i consueti ostacoli come la mancanza d’informazioni adeguate su un potenziale cliente prima di essere contattato o la difficoltà d’inoltrare i lead direttamente al venditore responsabile.

In questo modo si favoriscono i team di vendita, marketing e assistenza clienti in termini di monitoraggio, progressi della pipeline e cronologia dei clienti

2. Accelerazione dei tempi di vendita

Grazie a questo tipo di tecnologia, l’utilizzo di dispositivi mobile tra i team di vendita favorisce e accelera la comunicazione, mentre l’offerta di un canale di comunicazione unico snellisce gli scambi evitando comunicazioni superflue e attività ripetitive. 

I team di vendita possono controllare i dati, aggiornarli immediatamente dopo una riunione o lavorare da qualsiasi luogo. Le stesse informazioni sono disponibili per chiunque ne abbia bisogno, dal team di vendita agli addetti all’assistenza clienti.

3. Processi più smart in azienda grazie al CRM

Sfruttando il potenziale dell’intelligenza artificiale, che offre previsioni più precise attraverso l’analisi dei dati, le aziende riescono ad avere una visione a totale dei loro clienti e delle loro preferenze. Questa nuova modalità d’interazione si traduce in un rapporto più solido e in una maggiore soddisfazione dei clienti.

4. Efficienza nella raccolta dati dei clienti

Attraverso una raccolta dei dati automatizzata, che di conseguenza sarà molto più rapida di una manuale, il CRM permette agli addetti alle vendite e tutti gli altri dipendenti dell’azienda, di avere una visione chiara e completa dei clienti in quanto dispongono di tutte le informazioni necessarie.

5. L’importanza della mobilità

I team di vendita hanno a disposizione una tecnologia mobile davvero funzionale e già integrata nel sistema, aspetto fondamentale se si considera la mobilità tipica degli addetti alle vendite. Il CRM basato sul cloud offre implementazione immediata, scalabilità conveniente e accesso da qualsiasi dispositivo.

Come facciamo a capire se la nostra azienda necessità di un sistema CRM?

Quando investire in una soluzione CRM per la propria azienda

Il CRM aiuta ad avere una visione chiara e completa delle relazioni della propria azienda con i clienti, con gli utenti del customer service, con i colleghi o i fornitori. Inoltre supporta le aziende a rimanere in contatto con essi, a semplificare i processi e a incrementare i guadagni.

Se avete ancora qualche dubbio, ecco i campanelli d’allarme che vi suggeriscono che è ora di cambiare strategia e di passare a un sistema CRM per la vostra azienda. 

Mancanza di un’unica fonte d’informazioni

Tutte le informazioni su ordini e clienti sono sparse tra note e fogli di calcolo e questo implica l’assenza di una visione globale delle relazioni con i clienti.

Mancanza di visibilità

Non abbiamo un quadro completo delle interazioni tra personale di vendita e clienti. Ciò si traduce in una grossa difficoltà a supportare al meglio i team e a responsabilizzarli. 

Difficoltà nell’operazione di reporting

I report vengono compilati manualmente e questa attività lunga ed estenuante a lungo andare può compromettere il monitoraggio creando confusione e frustrazione.

Assenza di una soluzione mobile

Senza una soluzione studiata per la mobilità dei team di vendita, il rischio è che si creino cortocircuiti nella comunicazione. Il risultato sarà pessimo per i vostri affari.

Possibile perdita di dati

I team di vendita sul campo non sempre riescono a inserire tutti i dati in un unico posto centrale, con conseguente perdita d’informazioni importanti e anche di opportunità di crescita.

Mancanza di personalizzazione del rapporto con i clienti

In ogni fase del processo di acquisto, tutti i clienti e potenziali clienti ricevono le stesse informazioni e offerte, il che è indice di un chiaro problema di prioritarizzazione che può generare mancate opportunità di vendita. 

C’è una soluzione?

Tutte queste difficoltà possono essere risolte facilmente affidandosi una valida soluzione CRM, che in prima istanza ci garantirà una migliore comunicazione con i clienti. Se sfruttata appieno consentirà alla nostra azienda di crescere e diventare più efficiente e competitiva.

Il CRM è un investimento per il futuro di ogni azienda

Se volete fra crescere la vostra azienda e distinguervi dalle altre, dovete assolutamente creare una strategia per il domani. Per le aziende più lungimiranti il CRM sarà indispensabile

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Podcast marketing: come una startup sta rivoluzionando il settore

Cosa rende un’azienda veramente Unbreakable?

Avere una visione forte di lungo periodo, trovare un obiettivo, scegliere il proprio destino.

Ce lo spiega Francesco Tassi, founder di Vois, realtà attiva nel mondo del branded podcast e autore del podcast “Io Credo”, raggiunto a Modena dal CEO Ninja Mirko Pallera durante il percorso di N-Conference sul Ninja Van.

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Il motto di Francesco è: having strong views, loosely held. Visioni forti, con mano morbida.

Avere una visione forte di lungo periodo sapendo che il come arrivarci potrebbe cambiare durante il percorso e avere la prontezza di capire quanto tempo ancora insisterci e quando lasciar perdere. Il podcast si sta rilevando un trend interessante per il futuro. In Vois, durante il periodo del primo lockdown, Francesco e il suo staff di remote working, si sono trovati in difficoltà, alla ricerca di nuovi stimoli creativi.

L’Italia non era pronta al podcast

La mission di Vois è produrre podcast a 360°: branded podcast, original podcast, podcast advertising. Nel 2017 Francesco Tassi, lavora in America come ingegnere, e lì inizia ad avvicinarsi e appassionarsi al mondo dell’audio:

Mi sono letteralmente innamorato, ho conosciuto questo mondo nuovo, diverso e affascinante. In America il podcast era in voga da un po’, così ho deciso di trasferirne l’uso in Italia. Ho lasciato tutto, sono tornato a casa e ho iniziato subito due percorsi di accelerazione.

Ma qualcosa non ha funzionato, era troppo presto, l’Italia non era pronta all’uso del podcast.

Nel 2019 ha prodotto un’applicazione, che non ha riscosso troppo successo, le numeriche non si sono rilevate interessanti per gli investitori. Si sceglieva il podcast in base agli interessi, era una sorta di radio personalizzata che mescolava podcast e musica, selezionando dall’ ID Apple e da Spotify la musica preferita, per poi realizzare un’unica playlist che riproducesse podcast e musica preferita.

Vois si basa molto sul manifesto dancing hip hop, Francesco è un ballerino di break dance e si porta dietro un bagaglio culturale di vita molto particolare, il manifesto è: Love Unity and Having Fun, e riporta molto al concetto di community, con un pizzico di divertimento.

Nel 2019 iniziamo a rilasciare molti prodotti, tra cui anche skill per Alexa, ma di nuovo tutti i sogni si infrangono. Successivamente vinciamo un bando di Torino e chiudiamo una collaborazione con l’azienda BMW per l’applicazione. Quindi creiamo l’app a Monaco, ma ci siamo resi conto che mancavano i contenuti, quindi ci buttiamo alla ricerca di investitori per il progetto. Ci siamo messi sotto, e insieme ad Andrea, è rinato Vois. Il nome precedente era Fortune, poi abbiamo fatto rebranding, abbiamo cambiato logo e abbiamo iniziato ad essere una start up degna di nota.

Sindrome del cubo

È importante inseguire le proprie passioni, ma non ci si deve fermare lì, bisogna avere il coraggio di rincorrerle. Il vero momento non è quando butti tutto, ma quando ci si lavora sù.

Ci sono molte idee per la creazione di start up, ma molti hanno paura di validare l’idea, il prodotto deve essere venduto. Questa è la sindrome del cubo: inseguire un sogno dalle 9 alle 17, e poi chiudere.

Vois ha creato l’influencer marketing sui podcast, aiutano i brand a fare pubblicità e gestiscono un network di milioni di impression al mese di creator di podcaster.

Siamo abituati a credere che esista il tuo lavoro, la tua passione e la tua chiamata, in realtà viviamo in un mondo multi potenziale e tante persone si riconoscono in questa fase. Fai una cosa, ti diverte tantissimo ma dopo un po’ ti stanca, sempre meno tempo dedichiamo a qualcosa che ci appassiona.

Il segreto di Francesco

È sufficiente trovare 3 cose che ci piacciono, ed essere il 25% tra i più bravi delle 3 cose: mescolando si rientra nelle proprie passioni e si avrà una buona chance di arrivarci fino in fondo.

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Greenroom, la nuova social app di Spotify che sfida Clubhouse

Si chiama Greenroom ed è la nuova social app audio lanciata da Spotify. Disponibile in versione mobile per tutti i dispositivi iOS ed Android in 135 Paesi del mondo, è la risposta a Clubhouse, ma si contraddistingue per la possibilità di interagire attraverso una chat di messaggistica dal vivo incorporata, che l’host può attivare o disattivare ogni volta che lo desidera, e di trasformare le conversazioni in podcast. La competizione tra le big tech per il primato del social audio diventa sempre più serrata, a colpi di innovazioni, con la possibilità per i nuovi competitor in campo di disporre, però, di una platea di pubblico già consolidata, come nel caso di Spotify, leader nello streaming audio, con un ecosistema che supera i 350milioni di utenti nel mondo.

Per “parlare di musica, sport e cultura dal vivo”, sottolinea l’azienda. La nuova app permette, infatti, di creare stanze, di ascoltare o parlare dal vivo, di aprire forum e dibattiti.

“Sii tu il creator”: l’invito di Spotify

Stanze dal vivo uniche. Su Greenroom troverai conversazioni con i migliori artisti, atleti e persone informate”, garantisce Spotify, ma anche “creare Live Rooms e iniziare conversazioni su qualsiasi argomento, selezionando un gruppo”.

Oltre a consentire agli utenti di Spotify di tutto il mondo di partecipare o ospitare sale audio dal vivo e tradurle in podcast, Spotify annuncia anche un Fondo per i creator che contribuirà ad alimentare la nuova app con più contenuti in futuro.

Lo scorso marzo, Spotify aveva annunciato l’acquisizione di Locker Room”, un’app in cui gli appassionati di sport potevano incontrarsi, per accelerare il suo ingresso nel mercato dell’audio dal vivo. Infatti Spotify Greenroom si sviluppa dal codice esistente di Locker Room, in un evidente restyling, sebbene l’interfaccia utente sia molto simile a quella delle attuali social audio esistenti (Clubhouse, Twitter Spaces, Facebook e LinkedIn), ma con font, iconografia e tavolozza colori identificativi di Spotify. Ogni profilo avrà la possibilità di inserire, inoltre, link di rimando a Twitter e YouTube.

I creator della stanza con relativi altoparlanti sono visualizzati nella parte superiore con icone di profilo arrotondate, mentre la platea di ascoltatori in basso con icone più piccole. Anche le funzionalità sono le stesse, con la possibilità di mutarsi, con il controllo moderazione e l’opzione di portare sul palco l’audience. Le room potranno ospitare fino a 1.000 persone, numero che Spotify pensa di allargare in seguito. La funzione di chat di testo dal vivo può essere attivata o disattivata dall’host ogni volta che lo desidera. Al momento, però, è disponibile solo in lingua inglese.

Per garantire una certa attendibilità ai profili, nascono le Gems, ovvero delle “gemme” (simili a diamanti), una sorta di applauso virtuale, una funzionalità ereditata “dallo spogliatoio” di Looker Room. Il numero di gemme guadagnate da un relatore viene visualizzato accanto all’immagine del profilo durante una sessione, ma al momento non è previsto un valore monetario associato.

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Privacy e Codice Etico: le session Greenroom registrate da Spotify

Se la privacy è stata una delle principali difficoltà sperimentata da app come Clubhouse, nella Greenroom le sessioni audio dal vivo saranno registrate dallo stesso Spotify. La società afferma, infatti, che “la registrazione ha scopo di moderazione”: una sfida, quindi, per le piattaforme audio live. Se un utente segnala qualcosa in una sala audio Greenroom, Spotify può tornare a esaminare la questione, per determinare quale tipo di azioni intraprendere, magari chiudendo room audio che violano il suo Codice di condotta. La moderazione dei contenuti, gestita dal suo team dedicato esistente, è tesa, quindi, ad evitare abusi o distorsioni come misoginia e razzismo, come è accaduto invece su Clubhouse, costretta a chiudere delle room per antisemitismo e incitamento all’odio.

Spotify Creator Fund

“Greenroom è l’evoluzione naturale delle prospettive che Spotify ha già precedentemente fissato per il proprio impegno nel mondo dei podcast”, spiega l’azienda che ha anche annunciato lo Spotify Creator Fund, che aiuterà i creatori di audio negli Stati Uniti a generare entrate per il loro lavoro. La società, tuttavia, ha rifiutato di condividere qualsiasi dettaglio su questo fronte, come la dimensione del fondo, i tempi per le distribuzioni, i criteri di selezione o altri fattori. La finalità degli incentivi servirà ad incoraggiare nella creazione di contenuti originali ed imporsi come player di riferimento per il settore del podcasting.

Spotify Greenroom sarà inoltre  commercializzata per gli artisti attraverso i suoi canali Spotify for Artists, per stimolare sull’app contenuti incentrati sulla musica. Secondo indiscrezioni, le testate giornalistiche affiliate potranno avere un badge da visualizzare sull’avatar del profilo come brand identity.

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Come creare il proprio profilo su Greenroom

Per utilizzare l’app, gli utenti di Spotify accederanno con le informazioni del loro account Spotify attuale. Verranno quindi guidati attraverso un’esperienza di “on boarding” progettata per collegarli ai loro interessi.

Il processo di ricerca di programmi audio da ascoltare si basa principalmente sugli utenti che si uniscono ai gruppi all’interno dell’app. Spotify, però, chiarisce che il piano (a lungo termine) è che Greenroom sfrutti la tecnologia di personalizzazione di Spotify per connettere meglio gli utenti ai contenuti che vorrebbero ascoltare (anche grazie alla aapacità interna di targetizzazione della propria audience per mood di ascolto). Ad esempio, potrebbe inviare notifiche agli utenti se un podcaster già seguito su Spotify è in diretta su Greenroom.

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come arrivare ai gamers attraverso i social media

Come raggiungere i gamers attraverso i Social Media

  • L’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015;
  • il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese;
  • il 35% dei followers degli eSport segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media.

L’industria del gaming online si è consolidata nell’ultimo anno e mezzo, principalmente come conseguenza della pandemia di Covid-19, e secondo le previsioni di mercato dovrebbe superare i 200 miliardi di dollari di entrate nel 2023.

In generale si analizza il gaming online dal punto di vista del mercato, dei Brand e dei giochi disponibili, ma si rivolge poca attenzione ai profili dei singoli giocatori. 

Per riuscire ad intercettare questo target sui Social Media è necessaria una visione a 360 gradi della vita dei giocatori sia online che offline, per capire in profondità cosa caratterizza il giocatore moderno.

Prima di tutto, bisogna sapere che il target “gamers” comprende un ecosistema di diversi sottogruppi e identità. Ci sono persone che giocano per motivi differenti e su dispositivi diversi, oppure che consumano contenuti di gioco – per esempio guardando le dirette su Twitch. Infine ci sono gli eSport, che appartengono a un mondo differente.

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Cerchiamo quindi di capire chi sono e cosa cercano i gamers in questo articolo basato sul report “The Gaming Playbook” pubblicato da Global Web Index, che raccoglie i dati tratti dalla ricerca effettuata su 19.488 giocatori di età compresa tra 16 e 64 anni, condotta in 15 mercati (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Filippine, Spagna, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti).

Da questa ricerca possiamo estrarre 5 insight principali che aiutano a sviluppare una strategia Social efficace per raggiungere i gamers online.

#1 Il target gamers è più vasto di quello che si possa immaginare

Anche se può sembrare che la pandemia di Covid-19 abbia creato una legione di nuovi giocatori, il mondo dei gamers è sempre stato più grande di quello che i Brand si immaginavano.

Il pubblico dei videogiochi infatti è sempre stato consistente – anche se è rimasto sommerso per anni. I dati mostrano che l’86% degli utenti Internet gioca su qualsiasi tipo di dispositivo e questa cifra non è cambiata quasi mai dal 2015. 

Quello che è successo realmente è che il lockdown e la mancanza di altri modi di passare il tempo hanno evidenziato quante sono effettivamente le persone che giocano online.

In particolare, è interessante vedere quanto sia centrale l’aspetto sociale per i giocatori nel 2021 – dato il distanziamento forzato nella vita reale. La maggior parte dei gamers tra i 16 e i 24 anni gioca per socializzare con gli amici (35%) al contrario della fascia 25-34 anni che gioca per il gusto della sfida (30%).

Un dato collegato è anche quello relativo ai tipi di giochi preferiti dagli utenti. Risulta infatti che dal 2018 quelli di simulazione (+24%) abbiano registrato la crescita maggiore, seguiti da rompicapo e strategia (+15%).

Questi tre tipi di giochi diversi hanno alcune caratteristiche in comune, che possiamo identificare con i termini immersione, competizione e cognizione.

Quando parliamo di immersione ci riferiamo modalità di gioco dove i partecipanti simulano la vita in un mondo virtuale persistente, come se fosse un luogo realmente abitato – due tra gli esempi più famosi sono Fortnite e Animal Crossing.

La competizione si riferisce ovviamente a generi basati sul multiplayer competitivo, in particolare il battle royale. Risulta infatti molto difficile ignorare l’impatto che ha avuto – per esempio – Fortnite, che ha permesso a centinaia, se non migliaia di persone, di giocare insieme contemporaneamente.

Per ultimo parliamo di cognizione, un termine che si collega maggiormente ai giochi caratterizzati da meccanismi di risoluzione dei problemi e di ricompense, che offrono un’esperienza completa e complessa che va più in là di una semplice giocata occasionale.

Ovviamente ci sono ancora molti giocatori occasionali, ma possiamo vedere come i giocatori stiano cercando esperienze più stimolanti mentalmente, probabilmente causate dalla necessità di riempire il tempo libero durante il lockdown dovuto alla pandemia.

#2 I gamers possiedono in media due o più console diverse

Se in passato era probabile che un gamer avesse solo una console – per esempio la PlayStation o l’Xbox – negli ultimi anni l’adozione di più console da parte di un singolo giocatore sta diventando sempre più comune, in quanto i consumatori non vogliono essere limitati nei confronti dell’offerta. 

Inoltre, è interessante osservare come i gamers con figli hanno il 24% di probabilità in più di possedere 2 o più console, dimostrando come diversi marchi hanno potere di acquisto su differenti target nella stessa famiglia. 

Per esempio, nonostante Playstation sia il leader in questo segmento, vediamo come il dispositivo Nintendo Switch si è impadronito dello slot della “seconda console” in un anno da record.

Ma anche se le vendite di videogiochi fisici giocano ancora un ruolo importante, c’è stato un calo del 13% tra i giocatori di console tra il primo e il quarto trimestre del 2020 – il che significa che il gaming online è ora il mezzo dominante, con il 22% dei giocatori che ha acquistato un gioco tramite servizio digitale nell’ultimo mese.

Quindi è importante menzionare i servizi di abbonamento che permettono il multiplayer online e offrono ai giocatori news, giochi gratuiti o sconti esclusivi, che attraggono principalmente giocatori frequenti con maggiore capacità di spesa.

Infine, esistono anche servizi di cloud gaming – come ad esempio Xbox Game Pass o PSNow – che forniscono accesso a librerie di giochi meno recenti e aggiornate.

#3 Il videogioco è solo la punta dell’iceberg: quello che conta sono gli acquisti in-app e i componenti aggiuntivi

Le microtransazioni, i DLC (DownLoadable Content) e i componenti aggiuntivi sono diventati importanti fonti di guadagno negli ultimi anni, fino a superare il videogioco stesso.

Molti giochi free-to-play infatti – come Fortnite e League of Legends – hanno guadagnato soldi a palate con gli acquisti in-app di nuovi costumi per i personaggi o upgrade di livello. Activision-Blizzard ha guadagnato $1,2 miliardi di entrate tra luglio e settembre 2020 provenienti esclusivamente da microtransazioni in-game.

La maggior parte dei giocatori nei mercati analizzati afferma di spendere una media di $10 al mese in acquisti in-game. Coloro che spendono di più (arrivando a spendere anche $50 al mese) risultano essere millennial uomini con un reddito alto.

Dall’altro lato le giocatrici donna acquistano più micro-transazioni rispetto ad altri componenti aggiuntivi, probabilmente a causa del loro interesse per i marchi che offrono prodotti personalizzati. 

Se guardiamo invece all’età dei gamers, vediamo come le generazioni più giovani (GenZ) siano molto più propense ad acquistare DLC e abbonamenti stagionali rispetto ai Millennials.

Parlando di console, i giocatori di Xbox e Nintendo Switch hanno maggiori probabilità di acquistare componenti aggiuntivi rispetto ai giocatori di PlayStation. 

Possiamo quindi dedurre che capire chi acquista cosa e perché è fondamentale per riuscire a raggiungere il target corretto in modo diretto.

#4 I Social Media sono la fonte di informazione principale dei gamers

Come succede per qualsiasi altro consumatore, anche ai gamers piace condividere e discutere delle loro esperienze tra loro, soprattutto attraverso i propri canali social. 

Ed è per questo che i giocatori con una presenza attiva sui Social Media possono rivelarsi importanti leve di comunicazione per un Brand. Esiste infatti un vasto ecosistema di comunità online di gamers occasionali o professionali che scambiano pareri e recensioni sui social, ed è fondamentale riuscire ad intercettarli.

In queste comunità si osservano principalmente tre tipi di gamers:

  • Passivi: giocatori le cui opinioni sono ricavate da esperienze di conoscenti stretti o create a partire da contenuti condivisi dai Brand, oppure dalle recensioni degli Streamers online, ma che raramente vengono condivise online con altri utenti;
  • Critici: giocatori che hanno blog tematici, scrivono recensioni online, partecipano alle comunità online o pubblicano spesso sui Social Media. Un pubblico che può risultare influente per plasmare le opinioni degli altri consumatori;
  • Streamer: giocatori che trasmettono in streaming le loro giocate o caricando video su piattaforme di condivisione video; sono paragonabili ai critici, ma in genere più informati ed esperti sul tema.

Vale la pena notare come gli amici – online o offline – rimangono fortemente influenti sulle decisioni e il comportamento dei gamers. Sapere che qualcosa viene consigliato da un amico, che probabilmente ha gli stessi interessi e gusti in tema di videogiochi – sarà sempre importante. 

Inoltre, se da un lato i siti di intrattenimento e le riviste di giochi non vengano particolarmente consultati dal pubblico passivo, vediamo come influiscano notevolmente sugli streamer, plasmando le loro opinioni e di conseguenza i contenuti che probabilmente arriveranno indirettamente al pubblico passivo tramite i Social Media.

#5 Gli eSport catalizzano gli investimenti pubblicitari dei grandi Brand

Nel corso degli anni, gli eSport – ovvero i giochi competitivi professionali – hanno seguito una evoluzione a sé stante, fino a consolidarsi come una delle forme di gaming più famose, ma soprattutto redditizie per i Brand. 

Si prevede infatti che i ricavi pubblicitari provenienti solo dagli eSport sfioreranno i $1,8 miliardi entro il 2023 e gli spettatori totali raggiungeranno i 646 milioni entro lo stesso anno. Inoltre, visto che la pandemia ha ridotto gli eventi sportivi dal vivo, anche gli eSport hanno contribuito a colmare il vuoto sociale e di intrattenimento lasciato alle spalle.

Con rispetto al pubblico generale dei gamers, i giocatori di eSport si differenziano sotto diversi aspetti, in particolare per quanto riguarda il loro atteggiamento nei confronti delle sponsorizzazioni.

In generale, possiamo vedere come Generazione Z e Millennials siano le fasce di età maggiormente interessate agli eSport. Ma anche tra i giocatori più anziani della Generazione X troviamo un 38% di seguaci degli eSport.

Per quanto riguarda il sesso, anche se per anni gli eSport sono stati percepiti come uno spazio dominato dagli uomini, osserviamo un 42% di donne giocatrici rispetto alla controparte maschile maschili al 58%.

Emerge inoltre che oltre la metà dei gamers amano i giochi con forti personaggi femminili e il 35% segue un giocatore specifico o una squadra di eSport sui Social Media. Questo dato suggerisce che una strategia efficace per i Brand potrebbe essere quella di utilizzare squadre e giocatori di eSport come Influencer nelle loro campagne. 

Infine, questo gruppo di giocatori è fortemente concentrato sulla comunità ed è disposto a spendere in prodotti premium, mostrando una maggiore ricettività nei confronti degli annunci.

La ricerca mostra come i follower degli eSport apprezzano molto lo status sociale, il coinvolgimento e l’esclusività, infatti hanno il 33% di probabilità in più rispetto al giocatore medio di volere che i brand gestiscano community e forum tematici.

Sono anche molto più propensi a promuovere il loro Brand preferito quando migliora il loro stato online oppure se hanno accesso a contenuti o servizi esclusivi grazie ad esso.

Per concludere, parafrasando le parole di Nina Mackie – Direttore Global Agency Partnerships di Admix – possiamo affermare che oggigiorno il targeting dei gamers è cruciale per gli inserzionisti.

Il settore del gaming online pesa per 2,5 miliardi dollari dei 2,7 miliardi del mercato globale dei videogiochi e incorpora quasi tutti i dati demografici immaginabili. Per i Brand che cercano di incorporare la pubblicità in-play nei loro piani di marketing, è indispensabile una strategia basata sugli insight per raggiungere il pubblico obiettivo.

Ninja pro information

Audio & subscription: le 400 puntate di Ninja PRO Information

Quando nel 2019 è nata Ninja PRO Information, l’idea era quella di fornire ai lettori di Ninja un’esperienza ancora più completa di informazione sui temi del Tech, del Digital e del Marketing, con una selezione quotidiana di notizie, ma anche con Insight e Analisi degli esperti.

Accanto ai testi è subito arrivato anche l’audio, con la versione speakerata ogni giorno della Morning PRO e con i Webinar PRO, un trend intercettato dal CEO di Ninja Mirko Pallera, che è poi esploso anche nel settore social media, con dati e previsioni incredibili.

Oggi siamo ancora più sicuri di aver intrapreso un viaggio importante e centrato sui lettori e la community Ninja, che si è arricchito sempre di più di contenuti utili e interessanti e di contributi autorevoli.

Per questo vogliamo celebrare insieme a tutti voi la puntata 400 di Ninja PRO Information. Un bel traguardo, ma anche un punto di partenza per offrirvi contenuti sempre più ricchi e coinvolgenti.

Dedichiamo questa occasione ai tanti abbonati di Ninja PRO, ma anche a chi ancora non conosce la subscription Ninja e vuole iniziare a testarla ora. A chi ama seguirci su Apple Podcast, Google Podcast, Spotify, Spreaker e gli altri servizi di podcasting, con la nostra versione audio free quotidiana. E ancora, a chi proprio non può cominciare la giornata se prima non ha ascoltato le Ninja News con la skill di Alexa dedicata.

Ninja PRO News: le puntate memorabili

400 puntate sono lunghe da ripercorrere, ma ci sono alcuni episodi tratti dalla nostra Ninja News nella versione free che non possiamo non citare.

La prima puntata

Speakerata da Mirko Pallera, la prima puntata raccontava un’iniziativa di VISA dedicata all’imprenditoria femminile. Ma parlavamo anche di Uber e delle sue auto a guida autonoma, un settore poi parzialmente abbandonato dalla compagnia, che proprio alla fine dello scorso anno ha ceduto la sua divisione self driving.

Elettrico e food delivery, tra gli altri trend seguiti già a partire dalla puntata n. 1.

3 febbraio 2020

Lo scorso anno, a inizio pandemia, le notizie dal mondo di Ninja News ci hanno permesso di comprendere subito che qualcosa di sconvolgente stava per avvenire. Gli uffici delle Big Tech in Cina cominciavano a chiudere e la voce di Alessio Galea iniziava a raccontarci uno scenario di cronaca destinato a investire salute, business, consumi, e più in assoluto la vita delle persone. Abbiamo assistito con le nostre newsletter quotidiane all’esplosione globale dell’eCommerce, ma anche al lancio di nuovi servizi di streaming come Disney+ e ancora a quello che nel marketing è stato inizialmente definito come New Normal.

E abbiamo parlato tanto anche di remote e smart working, con approfondimenti e guide su Ninja PRO.

29 maggio 2020

“Il terremoto Trump” si intitolava la puntata che ha dato inizio a un nuovo capitolo nella storia dei social media, ponendo interrogativi importanti sul ruolo delle aziende nella moderazione dei contenuti e degli utenti. Devono essere considerate a tutti gli effetti media responsabili dei contenuti che su di esse vengono pubblicati o devono essere considerate solo come piattaforme? Insomma abbiamo cercato di seguire e vederci chiaro su una vicenda che è culminata con il ban di Trump dai social, ma anche con quello di alcune piattaforme come Parler dai server su cui erano collocate.

Il fenomeno NFT

Abbiamo iniziato a parlare di crypto e blockchain da subito nella Ninja PRO Information, ma quest’anno in particolare abbiamo seguito l’esplosione del fenomeno NFT (una bolla, secondo qualcuno), che ha coinvolto addirittura una parrocchia italiana, il cui sacerdote ha deciso di trasformare il patrimonio artistico della chiesa in token non fungibili, con lo scopo di tutelarlo.

mike winkelmann beeple collage NFT

Clubhouse e l’opinione di Fernando Machado

Nell’ultimo anno, infine, abbiamo assistito all’ascesa di un nuovo social audio, Clubhouse, che ha aperto la strada a decine di sperimentazioni copia su tutte le maggiori piattaforme, da Twitter a Facebook. Abbiamo atteso con ansia l’apertura anche agli utenti Android e ora ne seguiamo i numeri per capire la strada che prenderà l’audio nel prossimo futuro. A commentare ai nostri microfoni il nuovo modello di social, un ospite di eccezione: Fernando Machado, all’epoca CMO di Burger King, oggi passato ad Activision Blizzard.

Per seguirne gli sviluppi più da vicino abbiamo anche aperto un Club Ninja su Clubhouse e ogni mattina alle ore 9 commentiamo insieme alla redazione le notizie della Morning di Ninja PRO Information.

clubhouse

5 buoni motivi per non perderti mai più una puntata e diventare PRO

Insomma, come vedi ogni giorno attraverso le notizie selezionate per Ninja PRO Information raccontiamo l’evoluzione del settore Tech, Digital e Marketing, ma in sintesi analizziamo tutto quello che sta accadendo nel mondo con la lente di ingrandimento del business e del digitale tipica di Ninja.

Ecco perché crediamo davvero che Ninja PRO sia un’occasione imperdibile per dare i super poteri alla tua informazione quotidiana.

1. Ogni giorno le news riassunte per te

Se l’audio è il trend del momento non è un caso: ascoltare significa avere le mani libere da ogni ingombro per poter fare contemporaneamente altro. Le notizie della Morning PRO arrivano nella tua casella di posta ogni mattina  alle 5, corredate del formato audio con l’inconfondibile voce del nostro Alessio Galea. In circa 3 minuti ascolterai il meglio delle news del giorno.

2. Il plus del podcast Ninja News

Testo, immagini e audio. Tre ingredienti indispensabili oggi per avere tutto, ma proprio tutto quello che ti serve per essere informato. Il podcast quotidiano, infatti, ti permetterà di arricchire l’esperienza di ciò che puoi leggere nella tua mail, grazie a musica, suoni e imperdibili quote audio direttamente dai protagonisti delle news.

3. Gli insight di Ninja PRO Information

Ma Ninja PRO Information non è solo Morning! Oltre alle notizie infatti, potrai accedere a una sezione del sito, Ninja PRO, interamente dedicata a te, con articoli di approfondimento ricchi di informazioni, dati e analisi utili per il tuo lavoro.

4. Le raccolte di fonti

Tra i contenuti a disposizione nella Ninja PRO, anche un repository con la raccolta di tutti i più interessanti report dell’anno su Social Media, Business, Marketing, Digital, e tanto altro.

5. I tool utili per il tuo lavoro e gli eventi della settimana

Ogni giorno, oltre alle notizie più importanti, riceverai direttamente nella nostra newsletter anche i tool consigliati da Ninja per te, e ogni lunedì i tre eventi imperdibili della settimana.

Se vuoi essere sempre al passo e non perderti mai una notizia dal mondo del Tech, del Digital e del Marketing, scegli Ninja.

Ti auguriamo una felice puntata 400 insieme a Ninja PRO Information!

Come cambierà la ristorazione con il digital? I trend della riapertura

Come sarà il “Be Back”, il ritorno al ristorante dopo le chiusure provocate dalla pandemia? Se l’aspirazione è il recupero di una presunta “normalità”, come reagirà tutto il settore horeca, travolto dall’accelerazione digitale? Nuove abitudini di consumo e comportamenti di acquisto si impongono, con una crescita esponenziale dell’eCommerce e strumentazioni tecnologiche tra sistemi contactless per i pagamenti digitali, sviluppo del delivery e menù in formato QRcode sembrano destinati a contraddistinguersi come un must ormai irrinunciabile anche per il consumatore e per il futuro della ristorazione. O ancora la possibilità di prenotare un tavolo in maniera smart, attraverso un’app digital

Ad indagare i nuovi trend di consumo e a tracciare il primo bilancio ad una settimana dalla riapertura anche degli spazi interni dopo le chiusure determinate dalla pandemia, è intervenuta TheFork, la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti.

Raddoppiano le prenotazioni online nella prima settimana di apertura dei ristoranti inside. Tutti pazzi per la pizza

Il tratto più eclatante, che emerge dal report della prima settimana dall’1 al 6 giugno, è l’aumento delle prenotazioni del 108% rispetto alla prima settimana di riaperture.

Se durante la fase pandemica il 95% dei clienti ha affermato di voler tornare a mangiare fuori appena possibile, le regioni che registrano una crescita maggiore nelle prenotazioni sono la Sicilia (+18%), con a seguire il Veneto (+12%) e la Liguria (+10%), e performance positive di Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Toscana.

A dominare la top 3 delle tipologie di food preferito è la pizza, che si conferma un evergreen, primeggiando sulle cucine mediterranea e di mare, tra tradizione, attenzione agli impasti con farine a base di kamut, integrale, 5 cereali. Abbinamenti estremi, per un cliente che ricerca esperienze esclusive e prodotti di qualità e di nicchia, prediligendo materia prima d’eccellenza, spesso prediligendo l’origine o la tipologia specifica.

“I ristoranti hanno reagito al lockdown dimostrando una grande capacità di adattamento e di resilienza, rispetto a regole e misure di contenimento Covid in continuo mutamento, adeguando le sale e i servizi con un ritmo fin troppo accelerato, a partire dalla trasformazione digitale”, racconta a Ninja Elena Collini, Brand Manager di TheFork per l’Italia, evidenziando anche la nuova campagna a tema sociale realizzata in collaborazione con la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi, associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione e di intrattenimento) e APCI per invitare i clienti a sostenere i ristoranti con un appella all’essere responsabili.

Elena, la digitalizzazione quanto sarà determinante per il rilancio della ristorazione in Italia? Quali sono gli scenari futuri per il settore dopo il grave arresto economico prodotto dalla pandemia?

“Sarà cruciale, anche rispetto a quanto emerge dall’ultimo rapporto della FIPE, dalle ultime indagini condotte. Nella fase di chiusura, il delivery è stato determinante, non in termini di fatturato – sebbene per alcune tipologie di ristoranti sia stato un introito significativo –  ma è stata un’occasione per tenere vivo il rapporto con la clientela, coltivare il legame, verso la riapertura. La digitalizzazione è stata un passaggio importante, iniziata negli anni precedenti, ma consolidatasi durante l’emergenza ed oggi trainante per il settore. Ci sono state forti perdite, ci vorrà tempo per recuperarle, ma l’adozione di alcune tecnologie ha aiutato ad affrontare le sfide del futuro”.

I digital device cambieranno la ristorazione del futuro?

“Cosa resterà di questa fase? Di sicuro la prenotazione online: è impensabile oggiandare al ristorante senza prenotare, rispetto alla numero ridotto di posti a sedere. Anzi è un grande alleato nella fidelizzazione dei clienti. I pagamenti digitali contactless che abbiamo introdotto sono un’altra frontiera importante, per ridurre il rischio di contatti. Il momento del conto è quella parte in cui l’interazione umana non è indispensabile. A ciò si aggiunge il menù digitale consultabile attraverso un QRcode. Sono tutti fronti importanti, prima quasi inimmaginabili”.

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I report di TheFork mostrano scenari dinamici. Come si muove il consumatore? Si avverte il desiderio di un ritorno alla “normalità”?

“Stiamo monitorando settimana dopo settimana, se non day by day, rispetto alle prenotazioni online. Ci sono regioni che stanno performando meglio di altre, anche se il trend di crescita è presente in tutto il Paese. La Liguria è una di queste, la Sicilia, il Veneto più degli altrui, ma anche la Puglia sta correndo. Si percepisce voglia di uscire, di andare al ristorante, con l’apertura degli spazi interni oltre che esterni c’è la possibilità di poter accogliere più clienti, anche con il graduale allentamento del coprifuoco si potranno operare maggiori rotazioni di tavoli. Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, ma ci indirizziamo verso un trend positivo”.

Quali sono i risvolti del Covid sul comportamento di consumo del cliente?

“I consumatori durante il lockdown si sono adeguati alle restrizioni. Il desiderio di normalità è un tema molto sentito ed evidente. Con l’allentamento delle misure di contenimento riprendono alcune abitudini pre-covid: infatti, se i coperti medi continuano ad attestarsi a 2 persone, aumentano in percentuale le prenotazioni di gruppo da 5 a salire. Lo scontrino cala leggermente e si torna anche a prenotare con meno anticipo: 7 ore prima contro le 20 dell’ultima settimana di maggio. Si predilige la cucina di tradizione, magari rivisitata. Resta alto l’interesse per esperienze fuori casa uniche e di qualità: il rating medio dei ristoranti prenotati dal primo giugno si attesta tra l’8.5 e il 9.3, aumentano le prenotazioni per i ristoranti “Insider” premiati da guide e utenti, che hanno rappresentato il 26% del totale contro il 24% della settimana precedente”.

Elena Collini, Brand Manager di TheFork.it per l’Italia

Il consumatore che si è adeguato al digitale non tornerà indietro, quindi, rispetto all’uso di tecnologie innovative?

“È presto per dirlo. Con l’allentamento delle misure, occorrerà trovare una linea di equilibrio tra passato e presente. Abbiamo rinunciato talmente tanto a vivere la nostra vita sociale, che adesso c’è fame di esperienze di elevata qualità e di ristoranti insider. Digitalizzazione senza rinunciare all’esperienza viva della socializzazione. Molte acquisizioni e abitudini di consumo persisteranno, sia sul fronte BtoC che BtoB”.

TheFork come ha vissuto questo periodo di trasformazione?

“Dal punto di vista business, abbiamo deciso di sfruttare questo tempo per accelerare lo sviluppo di nuovi prodotti, come TheFork Pay, il nostro sistema di pagamento contactless, cuore delle nostre attività, in questi ultimi mesi, che ci ha permesso di lanciare le gift card utilizzabili in 9mila ristoranti, in Italia, Francia e Spagna. Siamo concentrati su nuove tecnologie a servizio della ristorazione per il Be Back. Abbiamo sentito il dovere di supportare i ristoranti in questa fase difficile, soprattutto le medio piccole, che hanno rasentato il fallimento perché ci sono state tante chiusure, rendendo disponibile la nostra comunicazione per il delivery e l’asporto”.

Perché l’urgenza di dar vita a una campagna con Fipe e Apci per sensibilizzare al ritorno al ristorante?

“La capienza dei ristoranti è limitata, siamo chiamati ad atteggiamenti responsabili, non solo nel rispetto delle norme di sicurezza, ma anche per evitare i “no show”, le prenotazioni alle quali non ci si presenta. Da sempre un problema della ristorazione, perché hanno un risvolto economico: in un contesto di capacità limitata, perdere un tavolo è perdita di denaro. È difficile colmare questo deficit con i “walk in”, con chi è di passaggio. È importante richiamare alla responsabilità”.

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