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Milano Wine Week 2021: l’impatto sui social media svelato da Mimesi

La Milano Wine Week si è svolta dal 2 al 10 Ottobre, una settimana ricca di eventi legati al vino che hanno coinvolto l’intera città, con enoteche e locali dei diversi quartieri del capoluogo lombardo che si sono prestate ad ospitare gli eventi più amati dai cultori del buon bere. 

Quest’anno la Milano Wine Week è tornata per le strade e un elemento caratterizzante è stato quello dell’adozione di tecnologie innovative. Grazie all’app W, disponibile gratuitamente su Android e iOS, i visitatori hanno potuto elaborare un itinerario dei distretti e dei locali dove degustare i propri vini preferiti.

Come ogni evento che si rispetti, l’evento è stato commentato dagli utenti del web sui social media. Il mondo del vino è ormai approdato sul web, è assodato che si tratta di un prodotto adatto a essere venduto online, soprattutto all’estero.

Milano Wine Week 2021: l’analisi di Mimesi

E questo processo è stato accelerato dalle ripercussioni dettate dalla pandemia di covid-19. In questo contesto, gli influencer sono diventati uno strumento importante per le aziende vinicole, che consente non solo di fare branding, ma anche di comunicare notizie sull’azienda, sul territorio e raccontare la storia della cantina, di un’etichetta.  

Per scoprire l’eco ottenuta dalla Milano Wine Week sui social media e identificare i wine influencer più attivi ci affidiamo all’analisi svolta da Mimesi, che ha monitorato l’evento per l’intera durata isolando tutti i contenuti che hanno citato la kermesse. 

Mimesi opera nel mercato del media monitoring dal 2001. La società, parte del gruppo DBInformation, fornisce ai propri clienti dei monitoraggi completi, attivi 7 giorni su 7, che investono tutti i media italiani e internazionali, cross canale:

  • Rassegna stampa;
  • Web Monitoring;
  • Social Media Monitoring;
  • Audio Video Monitoring.

In particolare, Mimesi ha recentemente deciso di potenziare il servizio di monitoraggio dei social media, integrando la piattaforma Brandwatch nella propria suite. Una scelta strategica per offrire un livello di servizio all’avanguardia su scala mondiale, infatti Brandwatch è stata nominata leader mondiale del mercato per il «social media monitoring» nel rapporto Forrester Wave 2020.

Si tratta di una piattaforma che fornisce la copertura più completa e la tecnologia di Intelligenza Artificiale più avanzata per identificare automaticamente insight e migliorare engagement e performance di business. 

Noi di Ninja Marketing abbiamo avuto accesso alla piattaforma di Mimesi: si tratta di una piattaforma molto performante, ma allo stesso tempo intuitiva e facile da utilizzare. Ogni vista è personalizzabile ed è possibile scegliere tra una grande quantità di grafici.

Mimesi ha monitorato la Milano Wine Week durante il suo svolgimento e anche nella settimana precedente e in quella immediatamente successiva alla sua conclusione. I contenuti monitorati in questo periodo, dal 25 Settembre al 17 Ottobre, sono stati 3.248, pubblicati da 712 autori unici. 

Di seguito riportiamo il trend dei volumi delle conversazioni, che ha avuto il picco maggiore nella giornata di Mercoledì 6 Ottobre con 361 contenuti monitorati.

Il genere degli autori è piuttosto bilanciato: il 54% sono uomini, mentre il 46% sono donne.

Mimesi Milano Wine Week

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L’Intelligenza Artificiale

La piattaforma di Mimesi è un caso concreto di applicazione delle tecnologie di IA (Intelligenza Artificiale). L’analisi dei contenuti postati precedentemente dagli autori, incrociata con le informazioni estratte dalle loro biografie, ha permesso di estrarre in modo automatico gli interessi delle persone che hanno pubblicato contenuti sulla Milano Wine Week.

Non stupisce la forte presenza di “Food & drinks”, altre categorie con un buon posizionamento sono “Business”, “Photo & Video”, “Sports” e “Technology”. Troviamo che questa funzionalità sia molto interessante per i marketer che, grazie all’analisi delle conversazioni online, hanno un nuovo strumento per prendere decisioni data-driven e creare nuove audience per le campagne pubblicitarie digitali e offline.

Milano Wine Week Mimesi

 

A giudicare dal grafico seguente, che mette in relazione i post con l’orario in cui sono stati pubblicati, l’orario dell’aperitivo (tra le 18 e le 19) è quello preferito dagli utenti per postare contenuti sulla Milano Wine Week.

Milano Wine Week 2021 grafico

Da dove provengono gli autori dei post? Ovviamente dall’Italia, mentre tra i Paesi esteri spiccano Stati Uniti e Canada. 

Tutti i grafici sono cliccabili ed è possibile verificare le informazioni aggregate andando sempre più in profondità. Per esempio, in questo caso, abbiamo cliccato sugli Stati Uniti e il sistema ci ha proposto l’elenco dei contenuti pubblicati dagli utenti americani.

Su quali media online si è parlato della Milano Wine Week? I siti di web news costituiscono il canale più utilizzato (46% dei contenuti totali), seguiti da Twitter (23%), Instagram (21%) e Facebook (8%).

Milano Wine Week mimesi grafico

L’intelligenza artificiale della piattaforma è in grado di processare una grande mole di dati, consentendo di classificare i post in base al sentiment grazie a una tecnologia che svolge un’analisi linguistica del testo, identificando il tono utilizzato dagli autori.

Molto interessante la possibilità di utilizzare il machine learning per migliorare ulteriormente l’affidabilità dell’analisi. Infatti, il sistema può essere istruito facilmente, addestrandolo a riconoscere il tono nel modo più corretto. 

Milano Wine Week Mimesi

Milano Wine Week 2021 Feed

Oltre al sentiment, la piattaforma riesce a identificare i topic principali.

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Siete curiosi di conoscere gli hashtag, le keywords oppure le emoji più utilizzati dagli utenti? La piattaforma permette di ottenere queste viste con un solo clic.

Milano Wine Week hashtag

Milano Wine Week 2021 emoji

Grazie alla tecnologia di image recognition, la piattaforma è in grado di analizzare automaticamente il contenuto delle immagini, classificandole in quattro macro contenitori: logo, oggetti, azioni, scene. Nel caso della Milano Wine Week, ovviamente bottiglie e bicchieri di vino sono tra gli oggetti più ricorrenti, mentre tra le scene ci sono gli scorci della città di Milano, pranzi e conferenze.

Milano Wine Week 2021 Mimesi

Gli influencer della Milano Wine Week

Per scoprire chi sono gli influencer che hanno performato meglio è sufficiente ordinare i post per “impact”, che è una metrica che assegna uno score di engagement a ogni post, monitorando commenti, like, reazioni e condivisioni ottenute. Un’altra metrica di fondamentale importanza è la “reach” che stima il numero di persone che potrebbero avere visto il post.

Milano Wine Week 2021

I primi tre post della Milano Wine Week che hanno ottenuto un maggiore impatto sono i seguenti:

1. Stefano Franzoni

 

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Un post condiviso da Stefano Franzoni (@stefano_franzoni)

2.Enozioni

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Enozioni ® Digital Atelier (@enozioni)

3. Tannina.it

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da ER (@tannina.it)

Chiudiamo con una delle funzionalità più utili per costruire nel concreto una strategia di infuencer marketing. La piattaforma offre un tool che permette di classificare tutti gli autori che scrivono di un argomento in base a diversi parametri: numero di post scritti, sentiment dei post, impatto e reach.

Ordinando la tabella tramite questi utilissimi KPI, sarai in grado di isolare gli autori più adatti a mettere in pratica la tua strategia, identificando non solo gli influencer più conosciuti ma anche i micro influencer.

Milano Wine Week 2021

Si offre un ottimo strumento per il monitoraggio dei blog e dei social media, inoltre il loro team di Media Analyst è in grado di interpretare i bisogni del committente, impostando un monitoraggio personalizzato e selezionando le viste più adatte tra le numerose funzionalità offerte dalla piattaforma.

L’ascolto delle conversazioni sui social media è un aspetto di primaria importanza per costruire una strategia di marketing in grado di raggiungere obiettivi concreti. Grazie a piattaforme avanzate i brand hanno la possibilità di analizzare la propria reputazione online e conoscere meglio la propria audience.

Questa conoscenza è fondamentale e può essere utilizzata per due obiettivi diversi e complementari: da una parte si ha la possibilità di migliorare o creare ex novo servizi e prodotti basandosi su opinioni, desideri e aspettative degli utenti, dall’altra è possibile utilizzare le informazioni per realizzare strategie di marketing data driven.

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Perché una strategia marketing ha bisogno dei Nano Influencer

Qual è, se c’è, quell’ingrediente segreto in grado di rendere efficace una campagna marketing? 

Uno tra tutti: le persone. Le persone sono uno degli elementi più importanti da tenere in considerazione nella pianificazione di una strategia di marketing, in particolar modo a causa delle conseguenze dell’emergenza sanitaria, che ci ha imposto cambiamenti enormi. 

Tra questi mutamenti, anche le strategie di comunicazione e vendita delle aziende hanno subito trasformazioni. 

Quante attività locali abbiamo visto fallire? E quante di quelle sopravvissute stanno affrontando enormi sfide, tra cui la necessità di digitalizzarsi il prima possibile?

Brand e Influencer: perché il binomio funziona

In questo periodo in cui tutti siamo stati costretti a rimanere in casa con negozi e attività chiuse, comunicazione e vendita si sono ancora di più spostate sul digitale, spesso facendo ricorso a strategie che includevano la collaborazione con gli Influencer

È stato un periodo in cui le persone erano alla ricerca di ispirazione, un modo per capire come andare incontro a questa nuova e surreale situazione. 

Le ricerche si sono focalizzate sulla cura di sé, l’apprendimento di nuove ricette e video fai-da-te. 

Tutto ciò ha creato una forte opportunità per Influencer e marchi per interagire in modo nuovo con il loro pubblico attraverso messaggi più impattanti. 

Molti brand hanno quindi deciso quindi di riallineare le loro strategie includendo anche l’Influencer Marketing

Infatti, l’anno scorso abbiamo assistito a un aumento di contenuti come video brevi e Reels da parte delle aziende per promuovere i propri servizi e prodotti: una funzionalità in grado di generare più interazione da parte del pubblico e percepita come più autentica.

Questa tendenza si confermerà anche il prossimo anno, con l’inclusione dei Nano Influencer nelle strategie.

Chi sono i Nano Influencer?

I Nano Influencer sono creatori di contenuti con un profilo social fino a 10.000 follower

Molti di noi hanno dei potenziali Nano Influencer fra i contatti: sono quelle persone che accumulano tanti ‘like’ e commenti ai propri post e producendo contenuti interessanti e originali. Ognuno di noi può essere un Nano Influencer!

A differenza delle loro “controparti” più famose, cioè influencer di livello medio, macro o Star che esercitano un appeal ampio, generale o mainstream, questa tipologia di influencer parla a gruppi molto specifici, spesso categorie o sotto categorie di nicchia.

Perché le aziende dovrebbero rivolgersi ai Nano Influencer

La crescita esponenziale dell’influencer marketing negli ultimi 2 anni è dovuta principalmente a due motivi:

  • l’enorme crescita del numero di influencer sui social media;
  • l’incremento degli investimenti nell’influencer marketing da parte dei brand.

Alcune aziende tendono però ancora a sottovalutare il fenomeno. 

Perché invece un brand dovrebbe includere nella propria strategia marketing questi Influencer? 

Ecco 5 motivi per collaborare con i Nano Influencer.

Aumento dei tassi di coinvolgimento

I Nano Influencer condividono un rapporto costante e diretto con i propri follower. Ciò garantisce un più alto tasso di coinvolgimento

Inoltre, poiché il loro numero di follower è contenuto, possono mantenere un filo diretto e continuo rispondendo in direct o ai commenti, creando così una relazione autentica e di fiducia.

Il valore dell’autenticità

Questi influencer vengono visti come persone comuni e non come “i classici influencer”, più popolari e conosciuti praticamente da chiunque. 

La loro principale fonte di reddito non proviene quindi dall’influencer marketing e così tendiamo ad ascoltarli e affidarci a loro perché sono più avvicinabili e riconoscibili.

Passaparola positivo

Un Nano Influencer ha un rapporto personale e diretto con molti dei suoi follower. Significa che la loro promozione e il loro impegno può fungere da raccomandazione per il passaparola, per quel prodotto o brand. 

Il passaparola ha un grande peso nel dettare le decisioni di acquisto dei consumatori e può aiutare a guidare le conversioni per i marchi.

Nano Influencer

È più semplice lavorare con loro

In generale, i Nano Influencer sono più flessibili rispetto ai termini e alle condizioni dei brand con cui stanno collaborando. 

Le aziende avrebbero meno complicazioni a lavorare con loro rispetto a influencer di maggior successo. Inoltre, si avvicinano in modo proattivo ai marchi per ottenere accordi di sponsorizzazione.

Sono meno costosi e più motivati

Un Nano Influencer non è un influencer professionista, ma utilizza i social media come un lavoro secondario o un modo per mostrare a tutti la propria passione. 

Pertanto, sarà disposto a creare contenuti di marca in cambio di un prodotto o di una tariffa nominale. 

Come lavorare con i Nano Influencer

Ci sono tantissimi possibili Nano Influencer “nascosti” sui social media che non vedono l’ora di collaborare con il proprio brand preferito. 

Trovarli non sarà semplicissimo, ma hashtag specifici possono aiutare nella ricerca.

Un modo sicuro e professionale per trovare la persona che fa per la nostra azienda è quello rivolgersi ad agenzie d’influencer marketing.

TERRITORY Influence: il valore delle persone

TERRITORY Influence è un’agenzia d’influencer marketing a 360°. 

La sua mission è quella di (ri)mettere le persone al centro del marketing, offrendo collaborazioni rilevanti con brand-influencer, tra cui proprio i Nano Influencer. 

Una realtà che ha sempre creduto in queste figure, anche prima che si chiamassero così. 

A tal proposito ha realizzato un evento focalizzato proprio sull’argomento: #M2M – Marketers to Marketers, un nuovo formato di webinar di 30 minuti che si terrà il 9 novembre alle 17

Un appuntamento imperdibile creato per i marketer che vogliono scoprire l’influencer marketing o approfondirlo il più possibile. L’evento avrà come protagonisti i Nano Influencer della campagna di Haier.

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#M2M Marketers to Marketers: il programma

Durante il webinar verrà esaminata la campagna di successo di Care+Protect dell’azienda Haier, condotta con 750 Nano Influencer e 6 Macro Influencer. 

Alla diretta parteciperanno Eleonora Fiducia (TERRITORY Influence), Grazia Palmerini ed Emilia Calvello dell’azienda Haier e la micro influencer e food blogger Monica Pannacci @lericettedelcuore.

Gli argomenti su cui si svilupperà il dialogo sono:

  • consigli pratici per la gestione di una campagna con influencer; 
  • risultati concreti e benchmarks;
  • insights sulla scelta e partecipazione di Nano e Micro influencer.

I Nano Influencer fanno tendenza?

Ogni brand dovrebbe iniziare a considerare nella propria campagna marketing una collaborazione con i Nano Influencer. Non solo perché sarà una delle tendenze del prossimo anno, ma perché possono davvero mostrare sfaccettature diverse di un prodotto o servizio veicolate da un punto di vista del tutto nuovo e non mainstream. 

La maggior parte degli utenti di Instagram è fatta da Millennial e Gen Z: nativi digitali desensibilizzati ai contenuti promozionali sui social media. 

E i Nano Influencer possono essere gli interlocutori perfetti per conversare con questo pubblico.

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worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

Scansione degli occhi in cambio di criptovalute: il reddito universale di WorldCoin è scam

I miti sulle criptovalute si rincorrono, i media mainstream fanno a gara per parlare di questo mondo e ogni notizia sembra essere sempre quella definitiva, o almeno la più clamorosa.

Lo sanno bene i possessori di Bitcoin, da anni impegnati nella ginnastica del “trattenere” la riserva di valore nei propri wallet o negli exchange.

L’esercizio, che mette a dura prova i nervi, in gergo si chiama HODL, un acronimo nato come refuso (la parola originaria era ovviamente “hold”, trattenere), che oggi sta per “hold on for dear life”: in parole povere, non vendere neanche di fronte all’apocalisse, perché il domani sarà sicuramente meglio.

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L’ottimismo della volontà dei bitcoiners si scontra con i tentativi di imitazione, le crypto-truffe e le tante AltCoin (alternative coin) presenti in circolazione. Mir le chiama “ShitCoin”, ma fa una premessa: «La storia di World Coin è più complessa».

Mi metto comodo e ascolto i suoi audio su Telegram. Mir Liponi, Bitcoin Evangelist, insegnante di canto e teorica della multipotenzialità è stata annoverata tra le prime 25 donne al mondo più influenti in tema Blockchain e tra le top 10 secondo Hive.com su Bitcoin.

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Mir Liponi

Cos’è WorldCoin

WorldCoin, nato dall’idea di Sam Altman, imprenditore della Silicon Valley, è un network di criptovalute che promette di consegnare valuta gratuita alle persone che consentiranno una scansione dell’iride, attraverso un oggetto a forma di bulbo oculare chiamato The Orb, già distribuito in 12 paesi.

Per ora hanno aderito 130 mila persone ma l’obiettivo è molto più ambizioso: 1 miliardo di utenti entro il 2023. Il team di sviluppo sta preparando un wallet che consentirà le transazioni e indicherà gli Orb più vicini, quasi come degli ATM oculari.

Mir ha le idee chiare: «Leggendo di WorldCoin potremmo pensare di trovarci davanti al solito scam di chi, perso il treno di Bitcoin, inventa la propria crypto per rifarsi dei guadagni. In realtà, questa case history è un po’ differente».

Sono stupito. Il progetto ti convince?

«No, è solo molto più inquietante, ti spiego: in WorldCoin si aggiunge, all’idea della cryptovaluta, anche la retorica ideologica del reddito universale. Una sirena che non è indirizzata a Cina e USA, ma soprattutto ai paesi del Terzo Mondo. In realtà, leggendo bene, si tratta di sistema centralizzato gestito da un nucleo di pochi, che fa appello alla distribuzione fair del reddito, che però… viene riservata agli investitori e ai paesi beneficiari. Il sogno del reddito universale e un controllo dei dati biometrici usati come chiave privata. Ecco, questa è la cosa più inquietante di tutte: una sorta di incubo Panopticon. Fun fact: WorldCoin era già una AltCoin nel 2013… come altre valute stanno ricominciando il giro, riutilizzando nomi vecchi».

Il problema della scansione dell’iride

La scansione dell’iride che prende il posto della password, ha senso?
«No, non ha senso. Un sistema di sicurezza si deve basare su una chiave privata che solo l’utente conosce e deve proteggere – letteralmente – dagli sguardi altrui. L’iride è esposta continuamente al mondo, può essere rilevata ed estrapolata, te la porti in giro con la faccia. Se è vero che Orb può leggere e filmare l’iride allora anche un altro oggetto con pari capacità ottiche potrebbe farlo.

La lettura dell’iride non è immune da rischi di rapine e sequestri. Ma anche l’impronta digitale non è il massimo, si tratta comunque di una “chiave privata” che esponi e lasci in giro: insomma, è una pessima idea».

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L’attacco di Snowden

WorldCoin raccoglierebbe i dati biometrici dell’iride tramite un database centrale (hash). La cancellazione delle scansioni sarebbe dunque inutile se i dati poi venissero salvati, come spiega bene in un recente tweet Edward Snowden, mettendo in guardia dal progetto.

«Come se non bastasse, andando a leggere bene, questo database se lo possono vendere a terze parti», spiega Mir.

Si tratterebbe insomma di una zero-knowledge proof: il tentativo di dimostrare agli altri la veridicità delle proprie teorie senza rivelare nient’altro, a parte appunto la presunta veridicità stessa. Un’idea che ha echi lontani (ma neanche tanto!) in un’altra startup della Silicon Valley, quella Theranos di Elizabeth Holmes, franata in modo clamoroso, il cui ultimo atto è iniziato in queste settimane in tribunale.

Conclude Mir: «La scansione dell’iride è un metodo molto pratico, come il riconoscimento facciale o l’impronta digitale nei nostri smartphone, ma la praticità cozza spesso con la sicurezza».

Criptovalute e la questione Ethereum

WorldCoin dice che utilizzerà lo standard token ERC-20, in pratica Ethereum.

«Esatto, non fanno un token loro ma utilizzeranno il Token ERC-20, lo standard della blockchain di Ethereum. Questa è un’altra red flag: il progetto si porta dietro tutti i problemi e i difetti di Ethereum… un bel minestrone di cose non proprio fantastiche. Inoltre, nel lancio di WorldCoin si registra un 20% di pre-mining riservato al team di sviluppo. Ovvero il 20% dei token verranno dati ai venture capitalist. Ecco un’altra red flag: qualcosa non sta funzionando in maniera così equa come dicono».

Criptovalute, reddito universale e lo schema Ponzi

«Il progetto di Altman è condito da un’idea abusata ma di sicura presa mediatica: il reddito universale. La cosa che fa rabbrividire è che vogliono portare più persone possibile per una “ownership collettiva”: anche se riuscissero a realizzarlo, questo progetto nasconde uno schema Ponzi, un’adozione controllata con la scusa di “abbiamo bisogno di centralizzazione e coordinazione”. La verità è che esiste già un asset che, grazie alla convergenza, agli incentivi e alla preminenza nel mercato si pone come riserva di valore neutra, volontaria, non manipolabile da investitori o stati nazionali: si chiama Bitcoin.

I problemi  che solleva WorldCoin sono stati risolti, di fatto, da Bitcoin: si parla sempre di creare un “migliore Bitcoin”, quando in realtà Bitcoin funziona già bene così perché evita scam, centralizzazioni e possibilità di manipolazioni future».

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Il futuro di Bitcoin passa (anche per) Walmart?

Mentre si discute delle AltCoin, rimbalza la notizia degli “ATM” Bitcoin a Walmart: 200 apparecchi già installati, altre centinaia in programma. Per Mir è una cosa buona: «Non sono esattamente dei bancomat, come si legge sui giornali; agli utilizzatori verrà rilasciato un voucher che dopo dovranno andare a riprendere tramite l’iscrizione a un exchange. La cosa di cui tenere conto è che non è possibile ritirare Bitcoin ma solo comprarli.

Le fee all’11% sono alte, quando su un exchange online le commissioni sono al 3° 4%. Tuttavia è un buon segnale che aiuterà nell’adozione di Bitcoin, non un driver di crescita».
Ci è passata la voglia di farci scansionare l’iride ma vorremmo delle previsioni sulle criptovalute e sulla crescita di Bitcoin: la bull run di queste settimane continuerà? Lo diamo un consiglio ai lettori di Ninja?

Mir non si sbilancia: «Hodl», conclude.

 

worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

Illustrazione di Silvia Camerani, graphic designer @ Venice Bay

tiktok for business copertina

Dalla Generazione T agli insight degli utenti: tutti i dati di TikTok che devi assolutamente sapere

Sono molte le novità recenti per TikTok presentate durante il TikTok World e alcune, molto interessanti, riguardano proprio TikTok for Business, una piattaforma globale che ospita tutte le soluzioni di marketing attuali e future per i brand, pensate per offrire gli strumenti necessari a creare storytelling creativi, in grado di ingaggiare la community di TikTok con il proprio messaggio e “a fare un TikTok”.

Quando un brand arriva su TikTok, il suggerimento della piattaforma è sempre di pensare come esperti di marketing, ma agire come creator.

Il 61% degli utilizzatori afferma che su TikTok i video sono unici, più che su qualsiasi altra piattaforma, e 7 su 10 aggiungono che su TikTok gli annunci sono divertenti.

LEGGI ANCHE: Selezionare il giusto creator per la tua campagna: uno strumento concreto

L’incontro con TikTok for Business

Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una colazione con  TikTok for Business, un’occasione per fare il punto con Adriano Accardo, Managing Director, Global Business Solutions, Southern Europe e il suo team ed esplorare le opportunità di crescita per i brand su TikTok e le ultime novita’ dalla piattaforma.

TikTok for business - evento

Oggi siamo qui per raccontare un anno di storia per TikTok for Business” ci ha detto Adriano, “è stato un anno fantastico e abbiamo visto un’evoluzione profonda di quelli che sono i nostri contenuti e la nostra community. Parliamo sempre di più di Generazione T, composta da diverse generazioni, millennial, baby boomer, ma con un’attitudine unica“.

Una parte importante per la crescita ha riguardato anche la sicurezza, con le nuove community guidelines e gli strumenti creati per gli utenti.

Tutti i settori merceologici sono oggi sempre più presenti in piattaforma, fashion, luxury, food, retail, tech. Continuiamo ad aiutarli per raggiungere risultati non solo di brand awareness ma sempre di più di performance“, continua Accardo, “abbiamo creato un team qualificato con esperienza nei diversi settori e puntiamo a essere riconosciuti come un’azienda italiana nel mercato italiano e aggiungere valore all’ecosistema economia“.

La Generazione T si preoccupa e condivide. Da nipoti adolescenti a nonni più anziani, la Generazione T non lascia indietro nessuno. Anche se fuori dalla piattaforma uscire con parenti più anziani da adolescente potrebbe essere considerato imbarazzante o strano, su TikTok diventa un momento di orgoglio e legame.

TikTok for Business: la community ama l’intrattenimento e l’autenticità

Durante l’evento, è stata presentata anche una nuova ricerca sull’autenticità della community TikTok. Perché autenticità, creatività e allegria sono così importanti per i brand su TikTok?

Condotta in collaborazione con l’agenzia di cultural strategy Flamingo Group, l’indagine dimostra che l’intrattenimento è al centro dell’esperienza su TikTok e che il suo effetto si riflette sulla percezione del brand da parte degli utenti e sul tipo di inserzioni che ottengono i migliori risultati. 

evento tiktok for business

Secondo la ricerca, circa la metà (48%) degli utenti ritiene che TikTok sia allegro, rispetto al 30% di altre piattaforme, mentre il 41% ritiene che ispiri felicità, contro il 30% di altri social. Un’allegria contagiosa, con un impatto reale sugli altri utenti: il 78%, infatti, dichiara di provare sentimenti più positivi dopo aver guardato dei contenuti su TikTok.

E non c’è dubbio che TikTok sia in sintonia con molteplici pubblici.

Oltre un miliardo di persone in tutto il mondo entrano ogni mese nell’app per ridere, divertirsi, imparare, o scoprire qualcosa di nuovo. L’intrattenimento, dunque, è il fattore chiave su TikTok: un’altra ricerca, questa volta di Walnut Unlimited, rivela che il 75% degli utenti entra su TikTok principalmente per questa ragione.

Quando i sentimenti sono positivi, l’approccio all’advertising è migliore

E quando provano sentimenti positivi grazie all’intrattenimento, le persone vedono in modo diverso anche i brand. L’indagine ha riscontrato che il 56% degli utenti migliora la percezione di un brand dopo averne visto un contenuto su TikTok, rispetto al 52% di altre piattaforme.

Questo significa che le marche possono trarre vantaggio anche dal semplice fatto di essere presenti nell’app. In breve, su TikTok le inserzioni sono più performanti.

La ricerca EU CPG MMx di TikTok e Nielsen indica che nella pubblicità a pagamento TikTok presenta un ritorno del 30% superiore alla media del canale digitale.

La ricerca ha anche rilevato che gli utenti associano la pubblicità su TikTok a maggiore autenticità, divertimento, creatività, ispirazione e coinvolgimento rispetto ad altri canali.

Gli spot che possiedono queste caratteristiche possono quindi ottenere un elevato engagement su TikTok. E lo dimostra il fatto che alcune delle inserzioni di maggiore successo sulla piattaforma puntano proprio sull’allegria e l’autenticità.

Il coinvolgimento dei creator

tiktok for business khabane lame

Il coinvolgimento dei creator nelle campagne marketing è fondamentale per veicolare correttamente i messaggi e attivare le community di riferimento. Il TikTok Creator Marketplace offre a brand, agenzie e professionisti del marketing la possibilità di incontrare e mettersi in contatto con i creator più adatti di TikTok per la loro campagna attraverso uno studio approfondito dei dati e un percorso semplice per entrare in collaborazione con loro.

Come iscrivere i Bitcoin nel bilancio della tua impresa senza correre rischi

Sedicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata sono i Bitcoin con focus sul settore impresa: ne abbiamo discusso con Gianluca Massini Rosati, founder di Soluzione Tasse, imprenditore con oltre 20 aziende in 5 continenti, autore di bestseller e Business Angel specializzato in tasse e fisco, fonda nel 2018 Xriba, una delle 4 startup più finanziate del 2018.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Tassazione e contabilità dei bitcoin nell’impresa: min 02,10
  • Come trattare gli asset in bitcoin all’interno dell’azienda: min 07,50
  • Dichiarazione dei redditi: come trattare i bitcoin: min 26,40

Un metodo concreto per scegliere l'influencer giusto per la tua campagna

Selezionare il giusto creator per la tua campagna: uno strumento concreto

La selezione del creator in una campagna (influencer outreach) è per antonomasia una delle sfide più rilevanti per chi opera in ambito influencer marketing.

Un influencer non adeguato può segnare negativamente non solo le performance di progetto, ma addirittura la reputation del brand.

Un problema talmente sentito da essere condiviso: stando al report Brand & Marketer di ONIM, questa è una challenge determinante per oltre il 60% dei professionisti intervistati.

obiettivi influencer marketing

Una difficoltà che è figlia dell’attività stessa: troppi e soprattutto troppo diversi tra loro i parametri da analizzare. Ne consegue la necessità di un approccio complessivo, in grado di integrare, contestualizzando, ogni singolo aspetto, semplificandone la lettura globale.

Una issue che può riassumersi in:

  • misurare e parametrizzare anche la dimensioni qualitativa dei creator
  • estrarre insight differenti, capaci di adattarsi all’esigenza precedente
  • connettere e integrare tra loro i diversi insight
  • parametrizzare e generare un indice che sia utilizzabile, capace di migliore le valutazioni e, conseguentemente, la scelta.

Quantità e qualità, insieme

La “doppia” dimensione è uno degli elementi che maggiormente segna l’influencer marketing e ne complica valutazioni e utilizzo. Alla dimensione “quantitativa” infatti, se ne affianca una prettamente  qualitativa, in molti casi decisiva per il successo di una campagna. Parametri che nella maggior parte dei casi sono complessi da “estrarre”, ponderare o ricondurre ad un singolo insight.

Capacità relazionali, creatività dei contenuti, know-how di settore sono solo alcuni di queste variabili, variabili che come è immaginabile hanno però un peso determinante nelle attività con creator e influencer.

Un mix che in molti casi caratterizza gli stessi, diventando variabile basilare nella capacità di spingere all’azione gli utenti o, come preferiscono molti, di influenzarli.

Elementi che guadagnano ancor più rilevanza in uno scenario, quello odierno, che sta rimettendo al centro il contenuto e il suo valore. Non soppesare quindi tali elementi rischia quindi di limitare pesantemente il nostro progetto e le sue possibilità di produrre un impatto reale sugli utenti.

Più fonti per dati sempre più estesi (e profondi)

Un’altra problematica della fase di outreach è il limitarsi alle piattaforma social e alle loro metriche superficiali.

Un modus operandi diffuso, forse per comodità, ma soprattutto per mancanza di conoscenze e figure idonee nei team, ma ancor più rilevante, di strumenti in grado di lavorare su analisi più profonde, andando oltre.

Ma il tool non basta, anzi. Molto spesso quando disponibile diventa un limite: il singolo strumento condiziona il metodo di analisi e non sempre è idoneo a rispondere alle numerose necessità di campagna.

selezione e gestione degli influencer

Esistono tool più o meno buoni certo, ma nessuno è “perfetto” o, almeno, perfetto per ogni singola situazione o progetto.

Serve un approccio più ampio e soprattutto strumenti capaci di integrare fonti differenti, capaci cioè di completare lo scenario, come quelle provenienti dalla web & social listening (topic, sentiment, reputation), quelle di image e video recognition, ma anche più “umane”, che necessitano di sensibilità di professionisti per essere comprese e valutate al meglio, come le competenze di settore del creator.

Facile comprendere quanto una figura parla di una tematica, molto meno in che modo.

Dati proprietari o di terze parti la cui gestione diventa un asset fondamentale, così come la loro lettura, contestualizzazione e interpretazione, in un’evoluzione da dato a insight.

Un’evoluzione in cui AI e machine learning sono e saranno sempre più determinanti.

Integrare e connettere per valutare: il metodo R.E.L.E.V.A.N.C.E.

Ottenere i dati e capire quali utilizzare non può bastare però. La reale differenza sta nel metterli a sistema e renderli utili a livello strategico. Come? Integrandoli. Non solo in modo che mantengano il loro valore/significato, ma ancor di più che riescano, insieme, a darci un livello di valutazione superiore, globale.

report parametri di selezione degli influencer

Una necessità non certo semplice a cui ho provato a dare risposta con R.E.L.E.V.A.N.C.E., una metodologia multi-KPI pensata per integrare parametri e fonti eterogenee, attribuendogli, in base alla tipologia e alle finalità di campagna, un peso variabile. Un approccio studiato per migliorare la fase di valutazione e adattarsi alle diverse esigenze e obiettivi dei singoli progetti.

  • REPUTATION: la reputazione del creator, analizzata e valutata grazie a tool di web & social listening e con l’integrazione di AI e machine learning
  • ENGAGEMENT: la capacità del creator di spingere gli utenti a interagire. Un parametro che deve tenere conto non solo della dimensione quantitativa, ma soprattutto della tipologia di interazione (like, commenti, condivisione) e del suo essere o meno on topic rispetto al contenuto pubblicato
  • LOYALTY: l’attitudine del creator a relazionarsi con la propria community e coinvolgerla attivamente
  • EFFECTIVENESS: la qualità dei contenuti prodotti, andando a valutarne stile, mood e caratteristiche
  • VERIFIED AUDIENCE: valutare le caratteristiche più complesse dell’audience del creator come nazione, età, sesso, interessi, affinità. Il numero di follower è e resterà sempre solo un numero
  • AFFINITY: l’affinità di stilte, mood, tone of voice tra brand-creator-fanbase
  • NOTORIETY: la notorietà di un creator online (menzioni e buzz online, posizionamento SEO delle keyword correlate), ma, ove possibile, anche offline (survey e ricerche dedicate)
  • COLLABORATIONS: le collaborazioni fatte in passato del creator, analizzando sia i progetti con competitor, ma soprattutto le performance dei suoi contenuti #ad
  • EXPERTISE: La competenza e il know-how dell’influencer, fondamentali in progetti verticali e con obiettivi come la laed generation. Un’analisi anche desk, ma supportata da AI e machine learning, andando oltre i contenuti pubblicati (studi, cv, ecc)

Parametri che a seconda della di campagna, della piattaforma, ma soprattutto delle finalità, sono integrati e “pesati” per offrire un parametro univoco e chiaro, utile a selezionare non un creator, ma quello ideale per il nostro progetto.

Andando nel concreto. In una campagna di brand awareness, expertise e loyalty avranno meno peso rispetto alla notoriety. In una, invece, in cui si vuole migliorare il posizionamento di brand o prodotto saranno reputation, loyalty ed effectiveness ad avere un ruolo centrale.

Da grandi budget dipendono nuove responsabilità (ed esigenze operative)

report retribuzione influencer

R.E.L.E.V.A.N.C.E. si presenta come una metodologia complessa, dispendiosa sia in termini di competenze, team, ma soprattutto di tool.

Una complessità capace però di limitare l’enorme rumore di fondo dello scenario odierno degli influencer, senza contare la necessità di supportare l’’evoluzione delle esigenze di chi investe nell’influencer marketing, al fine di garantire risultati concreti, in linea con aspettative e investimento

Un obiettivo raggiungibile solo trovando la sinergia, a livello di risultati, tra quantità e qualità. Se i creator sono la risposta, è fondamentale siano quella più giusta possibile per brand e progetto.

Fusione tra Splio e D-AIM per introdurre i marketer nell’era dell’Individuation marketing

Le due società di software Splio e D-AIM hanno appena annunciato la loro fusione, decidendo di unire il loro know-how, competenze e risorse per avviare un cambiamento significativo verso il customer marketing del domani. Mireille Messine viene nominata CEO della nuova società e Stéphane Amarsy assume la presidenza del Consiglio di Amministrazione, con l’ambizione comune di moltiplicare il fatturato per sette entro il 2025 grazie a un marketing creatore di valore, rispettoso e responsabile. 

L’Individuation marketing è il mantra del gruppo appena creatosi, un modo per poter finalmente  raggiungere ogni cliente individualmente, con la comunicazione più rilevante per ognuno, selezionata tra  un’infinità di possibilità grazie all’intelligenza artificiale. La visione comune sulla crescente importanza  dell’intelligenza artificiale e dei dati, come elemento essenziale del marketing, ha infatti portato i due CEO a  diventare una cosa sola fondendo le due società.

Individuation marketing

Da questa fusione nasce una nuova piattaforma SaaS che copre l’intera catena del valore del marketing relazionale: dalla strutturazione dei dati all’attivazione marketing, alla maggiore conoscenza del cliente e, naturalmente, al motore dell’Individuation marketing potenziati dall’intelligenza artificiale. 

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Stéphane Amarsy ha realizzato un’importante evoluzione strategica negli ultimi tre anni per trasformare la sua  azienda, ribattezzata D-AIM nel 2020, in una società di software pioniera dell’Individuation marketing. Questa piattaforma, che consente di sfruttare i dati tramite l’AI, realizza le decisioni di marketing più pertinenti per ogni cliente. L’intelligenza artificiale è diventata essenziale per affrontare ciascuno cliente in modo singolare. 

Al di là della condivisione di valori comuni, la fusione con Splio consente di aumentare significativamente le  possibilità operative per i nostri clienti. Un programma di fidelizzazione e di engagement differenziato permette di considerare l’unicità di ogni cliente per instaurare una relazione olistica con quest’ultimo. L’Individuation marketing è una proposta di valore unica che si arricchisce notevolmente con Splio!

Stéphane Amarsy, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Splio + D-AIM. 

Mireille Messine ha avuto significative esperienze prima di prendere la guida di questa nuova società che  svelerà il suo nome nelle prossime settimane. Dai suoi anni come direttore marketing clienti presso Sephora, Printemps o Go Sport, per citarne solo alcuni, ha mantenuto il desiderio di sfruttare al massimo la conoscenza  del cliente per personalizzare al meglio la relazione e raggiungere i suoi obiettivi.  

Afferma Mireille Messine, CEO di Splio + D-AIM:

Il customer marketing ha raggiunto la saturazione, i marchi stanno investendo sempre di più per un ROI  inferiore ogni anno. Dobbiamo tornare alle origini, i marketer devono concentrarsi sul cliente e sul loro core  business, e lasciare che l’AI si occupi dei compiti ripetitivi e colga le opportunità. Il mio ruolo oggi è di garantire che tutti i marketer, senza Data Scientist a disposizione, abbiano accesso alla data intelligence e di rendere l’Individuation marketing una leva di crescita per tutti i marchi. 

Questa piattaforma restituirà ai team di marketing il loro ruolo centrale, ovvero il branding e la creazione di contenuti ad alto valore aggiunto per i loro clienti, mentre l’intelligenza artificiale si concentrerà  sull’automazione delle attività che le risorse umane non possono più gestire quando vogliono rivolgersi a  centinaia di migliaia o addirittura milioni di consumatori in modo individuale.

ai intelligenza artificiale

L’implementazione di progetti di Individuation marketing su larga scala trasformerà i dipartimenti di marketing, spesso visti come centri di  costo, in vere fonti di ricavo. 

I fondi di investimento, che hanno già finanziato in passato entrambe le società, hanno ribadito il loro  impegno e la loro fiducia partecipando a questa raccolta fondi di 10 milioni di euro per il gruppo appena creatosi. Ring Capital, Sofiouest, Alliance Entreprendre, Omnes Capital e Swen Capital hanno sostenuto questa  nuova raccolta fondi che avrà i principali obiettivi di rinforzare i team tecnici, il R&D, il Sales & Marketing e  quindi di accelerare la conquista di nuovi mercati internazionali. 

Commenta Marie-Capucine  Lemétais, partner di Ring: 

La fusione tra D-AIM e Splio è in linea con la nostra strategia di investimento: favorire il build-up e posizionare  le nostre partecipazioni come consolidatori del mercato, permettendo a Splio di aggiungere solide competenze  di dati e AI e aprire nuovi verticali. Questa fusione è ancora più significativa per Ring Capital in quanto le due  società condividono la stessa vision e gli stessi impegni sulle questioni di impatto.

Patrice Hutin, Deputy Ceo di Sofiouest aggiunge:

Con questa operazione, D-Aim e Splio si rafforzano reciprocamente nella catena del valore dell’Individuation marketing. È molto emozionante partecipare alla creazione di questa nuova società europea guidata da due leader eccezionali ed estremamente complementari. Ci aspetta una bellissima avventura!

campagne di halloween

I brand fanno paura! Ecco 10 spaventose campagne di Halloween

Halloween è alle porte: la festa più amata d’America porta con sé la creatività dei brand che partecipano a questo periodo con campagne divertenti e ironiche. Quali sono state le campagne pubblicitarie più originali di questi ultimi Halloween?

Burger King Spagna (2021) per Halloween

Si dice che durante la notte molte persone si sveglino inspiegabilmente intorno alle 3.  Secondo gli studiosi del paranormale, sarebbe quella l’ora in cui si manifesterebbero fantasmi e spiriti. Per Burger King Spagna, durante questo Halloween si potrebbero verificare fenomeni più tangibili.

Alle 3 del mattino, sull’app del fast food,  apparirà infatti un meal gratuito. Basta dunque lasciare che gli spiriti ci sveglino, o mettere semplicemente la sveglia, per approfittare di questa gustosa apparizione.

Heinz Ketchup (2021)

Heinz ispira i costumi per Halloween. Per essere spaventosi basta cospargersi di un ottimo sangue. E cosa c’è di più buono e realistico del ketchup? La bottiglia si trasforma in sangue di pomodoro, a seconda delle esigenze.

Google per Halloween 2021

Quali saranno i costumi più indossati in questo Halloween? Ce lo dice Google, grazie alla sua classifica Frightgeist. In base all’analisi di Google Trends sapremo quali sono stati i travestimenti più ricercati dagli utenti statunitensi. Google inoltre ci consiglierà quale costume è più adatto in base allo stile e alla “spaventosità” desiderata.

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Nike per Halloween 2021

Nike lancia la sua nuova Dunk Low per Halloween 2021. Un modello di sneaker limited edition spaventosamente accattivante che al buio si illumina mostrando dettagli simpaticamente inquietanti.

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Burger King Svezia (2020)

Se pronunci tre volte il suo nome, apparirà. Così Burger King Svezia, ispirandosi alla spaventosa leggenda di Maria la Sanguinaria (o BeetleJuice per i nostalgici degli anni ’90) intende terrorizzare i suoi clienti per Halloween. Un software di riconoscimento vocale farà spegnere le luci e mostrerà un’immagine inquietante riflessa nello specchio. Chi apparirà pronunciando ripetutamente “Cancelled Clown”? Provate a chiedete a McDonald’s!

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IKEA Italia (2020)

Con una simpatica campagna, IKEA Italia augura buon Halloween con alcuni dei suoi prodotti, spaventosamente utili.

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Jeep (2019)

Quante espressioni mostruose sa fare Jeep?

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Google Nest Hello Doorbell (2019)

Google Nest Doorbell, in occasione di Halloween, apre le audizioni per registrare diversi spaventosi suoni per il campanello di casa. In sala prove ci sono Dracula, un mostro, un fantasma ed una strega. Hanno dato il terrificante meglio di sé… quale tra questi vorreste per i vostri citofoni?

Budweiser (2019)

Con la campagna “Non permettere che Halloween ti perseguiti per sempre” Bud mostra le foto segnaletiche di persone realmente arrestate per ubriachezza molesta. Ma con un tocco in più: le immagini dei trasgressori sono state modificate con imbarazzanti costumi di Halloween. Il brand di birra esorta così i ragazzi a bere responsabilmente e a rimanere sempre idratati (di acqua) tra un bicchiere e l’altro.

budweiser halloween ninja marketing

 

IKEA Ireland (2018)

Gli accessori IKEA interrompono la monotonia, sono colorati e divertenti. Ed altrettanto lo sono i loro fantasmi che ravvivano la casa e che trovano sempre il loro giusto spazio. Campagna divertente e intelligente quella di IKEA, come sempre.

Meta nuovo nome di Facebook

Facebook ha deciso il suo nuovo nome: si chiamerà Meta

Facebook ha annunciato di aver cambiato il suo nome in Meta, come parte di una transizione strategica per enfatizzare lo sviluppo del suo mondo virtuale mentre il principale business della compagnia, quello del social network, è in crisi.

Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha fatto l’annuncio durante Connect, l’evento annuale dell’azienda sull’hardware in cui solitamente si presentano e si discutono  prodotti come i dispositivi video Portal e il visore Oculus.

Il rebranding, legato esplicitamente al mondo virtuale e hardware noto come il “metaverso”, fa parte di un ampio sforzo per spostare l’attenzione dalle rivelazioni che stanno trapelando grazie a talpe interne all’azienda. Il social network Facebook, infatti, non cambierà il suo nome.

META mark zuckerberg facebook

D’ora in poi, saremo prima di tutto il metaverso e non solo Facebook“, ha dichiarato Zuckerberg nel suo keynote. “Facebook è uno dei prodotti più usati al mondo. Ma sempre di più, non comprende tutto ciò che facciamo. In questo momento, il nostro marchio è così strettamente legato a un prodotto che non può rappresentare tutto ciò che facciamo“.

Che vuol dire Meta, il nuovo nome di Facebook

Il termine, che deriva dalla fantascienza ma è diventato popolare tra alcuni venture capitalist della Silicon Valley, si riferisce a servizi tecnologici dentro a mondi virtuali interconnessi.

Facebook ha iniziato la sua avventura come un social network in un dormitorio del college 17 anni fa, ma è diventato un conglomerato che comprende Instagram, WhatsApp e Messenger. L’enorme successo e la grande popolarità della piattaforma, insieme alle vicende recenti legate alle fughe di notizie, hanno spinto diversi esponenti nel settore tecnologico, così come tanti dipendenti, a supporre che l’azienda fosse da tempo in attesa dell’occasione giusta per cambiare nome.

Facebook non è la prima azienda della Silicon Valley a puntare su questa mossa. Google, infatti aveva cambiato il nome della sua società madre in Alphabet nel 2015, nel tentativo di unificare un colosso aziendale che comprendeva non solo la ricerca e la pubblicità, ma anche auto senza conducente e molte altre divisioni.

Così come Snapchat, che ha cambiato il suo nome in Snap Inc. nel tentativo di “ribattezzarsi” come una nuova società.

copertina resilienza digitale

Trasformazione Digitale: perché dobbiamo Reskillare 1 miliardo di persone

Trasformazione digitale è il nuovo mantra. DAD, smart working, app di delivery, formazione online, cinema in streaming: la nostra vita, durante i lockdown, è stata riflessa in uno schermo.

Chi non era attrezzato è stato tagliato fuori dalla vita di comunità e, in molti casi, ha dovuto interrompere il proprio lavoro, con danni incalcolabili. 

Durante la pandemia si è parlato di una digitalizzazione 25 volte più veloce rispetto ai ritmi precedenti. Tra aprile e maggio 2020 la crescita degli eCommerce è stata in 8 settimane maggiore di quella avvenuta nei 10 anni precedenti.

Con la pandemia si è toccato il massimo livello di disoccupazione (7,2%) e l’80% dei lavoratori oggi affrontano insicurezze sul proprio posto di lavoro (licenziamenti, taglio delle ore, cassa integrazione). Il livello di rischio sul lavoro è inversamente proporzionale al livello di studio e di competenze avanzate in settori ad alta tecnologia.

Insomma, più si resta indietro con le digital skill, più si rischia di non essere più “necessari” al mercato del lavoro. 

Chi rischia di più sono i lavoratori con minore livello di istruzione e per questo la pandemia rischia di aumentare le disuguaglianze già esistenti. Maggiore sicurezza la hanno i lavoratori che non sono direttamente in contatto con altre persone o che non garantiscono servizi essenziali. 

Chi ha ruoli e competenze che permettono di lavorare da remoto è avvantaggiato, dal momento che le competenze digitali avanzate sono quelle oggi scarse e sempre più ricercate. È per questo che l’accelerata che abbiamo avuto si dovrebbe trasformare in una velocità ad andatura costante. 

1 miliardo di persone devono essere Reskillate entro il 2030

7 aziende su 10 dichiarano di avere difficoltà nell’assumere talenti che abbiano sviluppato adeguate competenze digitali. Ma quali sono? 

Quando parliamo di competenze digitali avanzate ci riferiamo alle capacità tecniche che permettono oggi ad una azienda di essere presente sui mercati attraverso strumenti e piattaforme digitali. 

Come la capacità di lavorare e collaborare da remoto, l’utilizzo di eCommerce, marketplace e piattaforme di delivery. E ancora, l’indicizzazione sui motori di ricerca, il social advertising, gli strumenti di marketing automation e di analisi dei dati, la capacità di strutturare esperienze di consumo su piattaforme digitali basate sull’usabilità ma anche sul rispetto della privacy e della sicurezza.

Servono insomma una marea di esperti di privacy e diritto online, di web analytics, di segmentazione dei pubblici, media strategist, esperti di paid media, di creazione di contenuti, di ottimizzazione delle conversioni, progettisti di user interface, designer di user experience, analisti di dati e professionisti delle tecnologie applicate al marketing.

Inoltre, nel breve e nel medio termine nuove tecnologie ancora modificheranno gli scenari e aumenteranno la domanda di ancora nuove competenze: pensiamo al web 3.0 abilitato dalla blockchain, al metaverso, alla realtà virtuale, aumentata o alla mixed reality.

Nuovi mondi e mercati digitali del valore stimato di 84 miliardi entro il 2025 che necessiteranno di nuovi architetti, designer, rappresentanti, venditori, commercianti, animatori, programmatori, esperti di marketing, ecc..

I vantaggi della maturità digitale per le imprese

metaverso il nuovo sviluppo di internet

Da una ricerca del Boston Consulting Group commissionata da Google, risulta che le aziende più mature dal punto di vista digitale ottengono mediamente un aumento di revenue del 18% e riducono del 29% i costi aziendali, con un crescita delle proprie quote di mercato doppia rispetto alle aziende simili ma meno digitalizzate.

La buona notizia è anche che la Transizione Digitale è al centro delle politiche di rilancio del Governo italiano.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha l’ambizione di rendere il Paese innovativo e digitalizzato, fornendogli gli strumenti per affrontare le debolezze strutturali dell’economia, riparare i danni della crisi pandemica e raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale. 

La prima delle 6 Missioni del Piano è proprio la Transizione Digitale, da realizzare attraverso l’innovazione del sistema produttivo e consistenti investimenti in due settori chiave: turismo e cultura. Lo stanziamento previsto per questa missione è di 40,29 miliardi di euro (il 21,04% del totale del budget), distribuiti in 51 misure.

Tra gli investimenti chiave, spicca la Digitalizzazione delle Imprese, anche attraverso interventi di formazione alle competenze digitali

Cosa fare per evitare che il cambiamento si fermi?

Ora che abbiamo capito che bisogna necessariamente formare le persone con competenze digitali avanzate e che si stanno facendo importanti investimenti in questa direzione rischiamo però di vedere fermarsi uno slancio che sembrava inevitabile. 

La consapevolezza c’è, la ripresa è davanti a noi, ma dobbiamo fare di più. Ed è per questo che Ninja ha deciso di mettere a disposizione le proprie risorse per contribuire a questo slancio con il progetto “Resilienza Digitale”. 

logo resilienza digitale ninjamarketing

Le competenze digitali avanzate, come quelle nel marketing digitale, sono da sempre il nostro focus e oggi abbiamo l’occasione di contribuire a diffonderle a macchia d’olio e di realizzare la nostra missione di rendere l’Alta Formazione finalmente democratica

Resilienza Digitale – Piano Ninja di Ripresa e Resilienza si ispira proprio al PNRR e si rivolge a studenti, neolaureati ma anche a professionisti di altri ambiti che vogliono reinventarsi e cogliere l’opportunità di costruirsi un futuro nel digitale.

Il progetto si rivolge anche alle piccole e medie imprese che la pandemia ha messo in seria difficoltà per dar loro un’occasione di rilancio attraverso il Digital

Il nostro Piano consiste nell’offrire, esclusivamente nel periodo dal 25 ottobre al 3 dicembre 2021, un pacchetto di risorse gratuite che abbracciano 3 livelli:

FORMAZIONE

  • Un Corso su come dar vita a un Progetto di Business Digitale
  • Il Corso Speciale “I fondamentali del Digital Marketing” composto da 7 lezioni gratuite su Digital e Social Strategy, Digital e Social Media Advertising, Content Marketing, SEO e eCommerce Management

INFORMAZIONE 

  • La Daily Newsletter Ninja “Morning News” per essere sempre aggiornati sulle principali News in ambito Digital, Social e Tech e i Marketing Insights, selezionati dalle più autorevoli fonti internazionali di settore
  • Il nuovo Canale Telegram “Ninja Marketing” per seguire ogni giorno il commento della Redazione alle principali notizie della “digital economy” 

NETWORKING 

  • La community Facebook “Ninja Marketing Dojo” per connettersi con le esperienze dei professionisti del Digital e condividere consigli, aggiornamenti, ispirazioni con la Ninja Tribe

>> Vuoi compiere il primo passo nel Digital? Ottieni subito il pacchetto di Risorse Gratuite “Resilienza Digitale” <<

Anche tu puoi diventare Ambasciatore della Resilienza Digitale

Fai già parte della Ninja Tribe, condividi il nostro sogno e vorresti esserne parte attiva, aiutandoci a spargere la voce come Ambasciatore nei tuoi territori?

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