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  • Il body shaming raccontato con l’esempio dell’ultima campagna di Calvin Klein

    La campagna non è stata apprezzata da tutti e sotto il post pubblicato su Facebook da Zalando sono comparsi commenti offensivi

    25 Gennaio 2019

    Negli ultimi anni, l’universo dell’alta moda si è trovato sommerso dalle critiche, in quanto, sia sulle passerelle che nelle campagne pubblicitarie, perseguiva un ideale di bellezza non corrispondente alla realtà: modelle adolescenti e magrissime, tendenti all’anoressia, possibilmente caucasiche. Così, da un po’ di tempo, alcuni dei più famosi marchi hanno deciso di adeguarsi ai tempi che cambiano, aprendo le proprie porte a diversi tipi di bellezza rappresentando la realtà che ci circonda con ragazze di etnie e taglie differenti. È proprio di questi giorni la notizia della decisione del direttore creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli, di creare una collezione haute couture per la prossima primavera modulata esclusivamente sulle tinte, sulle proporzioni e sull’estetica delle donne di colore, ma non è l’unico esempio. LEGGI ANCHE: La Cina, il lusso e 10 trend della moda per il prossimo anno (secondo The State of Fashion 2019) Valentino haute couture Winnie Harlow, da molti conosciuta come la “ragazza con le macchie” per via della sua condizione di vitiligine che porta depigmentazione progressiva di alcune aree del corpo, a novembre dell’anno scorso ha calcato le passerelle del famosissimo show di Victoria’s Secret, per il quale, si sa, la competizione è altissima. E adesso, anche il famoso marchio Calvin Klein ha deciso di dedicare la sua ultima campagna d’intimo all’inclusività e desidera promuovere il fascino delle donne con una taglia superiore alla 46. Le foto sono state pubblicate sul canale Facebook del noto sito di eCommerce Zalando, con una didascalia che recita: “Grigio, nero o bianco candido… ma come si può resistere ai nuovi modelli CK intimo?”.

    Le reazioni alla campagna inclusiva di Calvin Klein

    Questa campagna però non è stata apprezzata da tutti: sotto al post sono stati scritti numerosi commenti offensivi nei confronti di queste bellissime modelle dalle curve generose, tanto che Zalando è stata costretta a intervenire. Tra i commenti denigratori più garbati e ancora visibili emergono gli appellativi quali “grasse”, “ciccione” e le loro gambe sono state paragonate a dei prosciutti. Questo è il commento rilasciato da Zalando: “Ci piace rappresentare e rispettare la bellezza autentica e la diversità delle persone. Allo stesso modo, rispettiamo opinioni e gusti diversi dai nostri e il diritto di esprimerli. Tuttavia, non accettiamo che la nostra pagina diventi un luogo per diffondere messaggi di odio, offesa o disprezzo: per questo motivo, siamo stati costretti ad oscurare alcuni commenti“. C’è da dire che, in realtà, la campagna pubblicitaria non ha ricevuto solo commenti negativi, molti altri hanno apprezzato la scelta del brand. Tante donne hanno ringraziato il marchio per aver pensato anche alle donne che non hanno un fisico asciutto, ma che si piacciono esattamente come sono. Un’utente ad esempio scrive: “Non sarò mai abbastanza grata per questa nuova campagna #calvinklein, finalmente riesco a sentirmi rappresentata. Purtroppo l’Italia sarà sempre un passo indietro su tutto, all’estero già da anni si realizzano campagne simili, e non soltanto per quanto riguarda l’intimo. Ringrazio comunque Zalando per aver accolto questa grande e buona novità”. LEGGI ANCHE: Barbie curvy: politically correct o strategia di marketing?

    Body shaming: quando il corpo diventa un bersaglio

    Questo episodio è stato ripreso e rilanciato Vincenzo Maisto, conosciuto sui social network come Il Signor Distruggere, un Influencer salentino che ha lanciato la sua riflessione: la maggior parte dei commenti offensivi contro le modelle provenivano non da uomini, bensì da altre donne.   Signor Distruggere for Zalando   Se nel resto del mondo l’universo femminile va matto per la collezione di intimo di Rihanna firmata Savage X Fenty, che comprende reggiseni, slip e perizoma pensati per essere indossati da donne di tutte le taglie e di tutte le etnie, sembra che l’Italia non sia ancora pronta ad apprezzare la moda inclusiva, e anzi, rimane ancora molto forte il fenomeno del body shaming. Non dimentichiamo un altro recente episodio al centro dell’opinione pubblica che vedeva come protagoniste la nota influencer Chiara Ferragni e le sue amiche, durante l’addio al nubilato ad Ibiza: un noto giornale italiano si è scagliato contro di loro definendole “rotonde e felici“. La risposta dell’Influencer non ha tardato ad arrivare: «Le mie amiche sono state definite ‘grasse’ dal più grande giornale nazionale. Che figuraccia il Corriere. Per favore commentate». LEGGI ANCHE: Diversity e inclusion spiegate con 7 esempi dalle aziende più grandi del mondo Chiara Ferragni body shaming E poi: «Trovo veramente assurdo che giornalisti possano scrivere cose del genere in un mondo in cui ci battiamo per far sentire bene le ragazze e dar loro sicurezza. Additare difetti fisici (miei o delle mie amiche) è un messaggio sbagliatissimo». E ancora: «Non sono mai stata perfetta nella mia vita ma sono sempre stata fortunata nel sentirmi bene nella mia pelle. Cerco di condividere il messaggio per cui dobbiamo sentirci sicure di noi, non perfette #bodyshamingisforlosers». Nel frattempo la testata aveva cambiato il titolo già tre volte, cercando di correggere un danno irreparabile. Insomma, i tempi stanno cambiando, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga. Purtroppo il razzismo, il bullismo e l’emarginazione sono ancora troppo presenti nella società, ed è necessario continuare a lottare e a sensibilizzare affinché si possa raggiungere l’inclusività in qualsiasi ambito.