Lo ha deciso il giudice della Corte Superiore della California: la class action contro Google per la discriminazione sul pagamento dei salari in base al genere andrà avanti.
Un primo tentativo non era andato a buon fine, infatti la richiesta presentata in precedenza era stata archiviata a dicembre perché le posizioni lavorative dei querelanti erano definite "troppo generiche"; a gennaio, gli interessati hanno presentato una versione rivista delle richieste, alla quale ha preso parte anche Heidi Lamar, ex insegnante al Google's Children Center di Palo Alto.
Sarebbero circa 30 le posizioni lavorative oggetto del comportamento discriminatorio per genere secondo i richiedenti. La nuova causa si concentra sulle persone che lavorano in posizioni di ingegnere, manager, account e istruzione della prima infanzia.
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La risposta di Google
In tribunale, Google ha contestato le accuse ma la corte del giudice Wiss non è stata persuasa dalle argomentazioni presentate.
In risposta, Google ha diffuso nuovamente una dichiarazione precedentemente fornita ai giornalisti:"Lavoriamo duramente per creare un ottimo ambiente di lavoro per tutti e per dare a tutti la possibilità di prosperare qui", ha detto la portavoce Gina Scigliano. "In relazione a questa particolare causa, la esamineremo in dettaglio, ma non siamo d'accordo con le accuse centrali. I livelli di lavoro e le promozioni sono determinate attraverso il lavoro di commissioni di assunzione e promozione rigorose e devono superare più livelli di revisione, compresi i controlli per assicurarsi che non vi sia pregiudizio di genere in queste decisioni e garantire un pagamento equo. Se mai ci imbattiamo in discrepanze o problemi individuali, lavoriamo per risolverli, perché Google ha sempre cercato di essere un grande datore di lavoro, per ognuno dei nostri dipendenti ".
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