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  • Le cose più strane che oggi la sharing economy ti permette di condividere

    Cibo, cani, barche, giardini e persino Netflix: sai quante cose puoi condividere?

    10 Marzo 2018

    Viviamo in un mondo in condivisione. La sharing economy, nata come una semplice forma digitalizzata di buon vicinato, la cui regola d’oro era “l’oggetto inutilizzato del mio vicino può essere utilizzato da me”, si è evoluta nei modi più disparati. Certo, da una parte quel tipo di economia della condivisione “è morto”, e siamo stati noi ad ucciderlo. Il ritorno ad una sorta di economia di scambio, nella sua forma più pura, come potevano essere le prime applicazioni alla couchsurfing, è stato fagocitato dal capitalismo ed è diventato semplicemente una forma alternativa di commercio, dal basso, più democratica e paritaria. Sempre più bisogni e sempre meno disponibilità economiche hanno determinato l’aumento della propensione a diventare “imprenditori delle proprie cose”. Detto questo, in certi casi la questione ha preso risvolti che non ci si sarebbe mai potuti aspettare. Se l’idea di condividere un passaggio in macchina con Blablacar può avere una logica impeccabile (niente di più che un autostop digitale), e quella di condividere le stanze vuote della propria casa con Airbnb non è altro che l’evoluzione del couchsurfing stesso, ci sono altri oggetti, altre circostanze, che hanno preso una piega “condivisa” davvero inaspettata.

    Il mio cibo è il tuo cibo

    olio-food-app-sharing In un altra epoca, una in cui il concetto di vicinato era più presente e si andava a chiedere lo zucchero alla vicina di casa invece che al supermercato, forse non ci sarebbe stato bisogno di un’idea del genere. Ma nel mondo di oggi, in cui tutti siamo spesso troppo impegnati o troppo chiusi per condividere offline, ci devono pensare le app ad aiutarci. E per quanto l’idea di regalare i propri avanzi di cibo online possa sembrare pazzesca, il successo di start-up come OLIO dimostra che no, non lo è! LEGGI ANCHE: I trend food che più cresceranno sui social media quest’anno Quante volte, presi dall’entusiasmo al supermercato, ci ritroviamo la casa piena di cibo che poi non riusciamo ad utilizzare? È questo il problema che si sono trovate ad affrontare le due fondatrici, a cui hanno deciso di dare un’originale risposta grazie alla sharing economy. Perché il mio cibo “sprecato” può essere il tuo cibo buono, e viceversa.

    La barca ferma in porto non è utile a nessuno

    Se c’è un mondo in cui non era prevedibile veder approdare la sharing economy alle origini, è quello dei beni di lusso. Ma evidentemente tanti elementi, tra cui ovviamente la crisi che ci ha accompagnato per tanti anni, ma anche e soprattutto quel cambio di mentalità, che ha abilitato proprio l’esplosione della condivisione come valore e come forma di guadagno, hanno portato ad un cambiamento anche in questo mondo. E i proprietari di beni come le barche, che finivano per tenerle inutilizzate in un porto per la maggior parte dell’anno, hanno fatto due più due. Da qui è nata l’idea dietro Sailsquare: mettere in contatto persone che vogliono provare l’emozione della vacanza in barca a vela, un tempo riservata ad un pubblico di nicchia, con quegli skipper e quegli armatori che ne posseggono una e che desiderano utilizzarla di più.

    Non ho una stanza, ma ho un giardino: lo vuoi?

    garden_sharing_economy Non tutti hanno la fortuna (o la voglia) di poter mettere una stanza degli ospiti a disposizione dei viaggiatori. Ma è un peccato avere qualcosa come un giardino e non poterlo condividere, no? Ecco, anche chi ha fondato GardenSharing, che ha voluto portare anche in Italia il concetto della condivisione dei propri spazi verdi. Così backpackers, campeggiatori, camperisti e anche amanti della vita all’aria aperta possono godere delle proposte alla AirBnb, rendendo più facile e più sicuro un’attività che altrimenti, soprattutto in Italia, è fortemente complessa e regolarizzata. In fondo, dal divano al posto in giardino, sotto le stelle…

    Condividiamo anche l’amico a 4 zampe (ma non solo)

    dog_sharing_economy Eh sì, perché limitarsi alla condivisione di oggetti quando si possono condividere anche servizi come prendersi cura di un cucciolo d’animale? Così il proprietario può andare in vacanza sereno sapendo che il suo cucciolo è accudito da una persona la cui affidabilità è garantita dalle stelline date da altri proprietari di animali. Se poi il tutto è fatto in un tap tramite smartphone, come su DogBuddy, tanto meglio. I più arditi hanno anche provato ad estendere il concetto agli amici a due zampe, in realtà, creando una piattaforma come RentAFriend dove si può essenzialmente “assumere” un nuovo amico per fare qualcosa insieme. Che qui non si sfori nel mondo delle app di incontri non lo possiamo assicurare, però.

    Metacondivisione: l’ultima frontiera

    Insomma, dal mondo “fisico” la sharing economy si sta spostando sempre più verso quello della condivisione di cose intangibili. Fino ad arrivare alla “metacondivisione“, la condivisione della condivisione! together-price-sharing-economy Avete il mal di testa? No dai, è facile. Avete presente tutti i servizi online da cui siamo sempre più dipendenti come Netflix e Spotify, e quelle scontatissime offerte per famiglie che tutti offrono? Ovviamente le famiglie si sono subito estese a gruppi di amici, i gruppi di amici a sempre più vaghi gradi di conoscenza. Fino ad arrivare a un servizio come TogetherPrice, una piattaforma che permette di trovare persone con cui condividere la condivisone di questi servizi e automatizzare i processi di pagamento. Una marea di servizi di sharing economy, quindi. Alcuni sono meteore destinate a spegnersi in poco tempo, altri sono sicuramente qui per restare. Come sempre nel mondo delle startup, solo il tempo ce lo dirà. Quale sarà la prossima cosa assurda che verrà condivisa?

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