Dermablend Professional, la linea cosmetica correttiva dalla massima coprenza, ha scelto come testimonial per la propria campagna pubblicitaria Rick Genest, il ragazzo canadese noto nel mondo della Body Modification come “Zombie Boy”.
Rick ad appena 24 anni è diventato famoso proprio grazie al tatuaggio che gli ricopre quasi interamente il corpo, ma è stato lanciato alla ribalta grazie ad un video con Lady Gaga e per essere stato scelto come modello da Thierry Mugler durante la presentazione della collezione Autunno/Inverno 2011.
La missione di Dermablend è di migliorare la qualità di vita a tutte le persone che presentano difetti cutanei sul viso e sul corpo e, quindi, se lo scopo era dimostrare che il proprio fondotinta è in grado di nascondere qualsiasi cosa, non avrebbero potuto trovare una più ardua sfida su cui misurarsi.
… ma a differenza del problema vissuto quotidianamente da molte persone (e che in questa sede non abbiamo alcuna intenzione di sottovalutare) dubito fortemente che Zombie Boy abbia il desiderio di camuffare il proprio aspetto!
Il video risulta comunque di grande impatto, rivelando uno Zombie Boy irriconoscibile per il grande pubblico: una trasformazione che potrebbe far riflettere su ciò che possa o non possa essere considerato “bello”.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Tomokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngTomoko2011-10-26 11:00:182011-10-26 11:00:18Zombie Boy testimonial per Dermablend [VIRAL VIDEO]
Le emoticons, quelle allegre faccine che alleghiamo ai nostri messaggi, fanno ormai parte a pieno titolo del nostro linguaggio quotidiano. A prima vista ci permettono di riconoscere alla prima occhiata se una frase è ironica oppure seria, detta con rabbia oppure con un sorriso. A volte, tuttavia, emerge con chiarezza l’enorme varietà di significato che possono nascondere.
Partendo da queste premesse, Caldwell Tanner si è divertito a rappresentare in chiave umoristica alcune delle emoticon più utilizzate, ricreandole attraverso personaggi disegnati a mano. A completare il suo lavoro, What You Text vs What I See, non poteva mancare, naturalmente, un nome ironico a ciascuna emoticon. Il risultato, ne siamo certi, non potrà che strapparvi una risata.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Kumikohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngKumiko2011-10-26 10:30:332011-10-26 10:30:33Le emoticons viste da Caldwell Tanners
Manca poco al 2012 ma la campagna elettorale per le elezioni statunitensi è già iniziata e il Presidente Barack Obama, così come per le elezioni del 2008, ha deciso di condurre sui social media gran parte della propria campagna elettorale.
In passato – in occasione del corso di specializzazione in Politica 2.0 della Ninja Academy – abbiamo già approfondito il case study della campagna elettorale di Obama incentrata sui social media, e vi abbiamo già documentati sulle prime azioni della campagna elettorale 2012 di Obama, dall’app ai Tweets for job.
L’ultimo conquista social di Barack Obama è Tumblr.
Su Tumblr Obama si pone con un approccio meno formale, con l’obiettivo di far scoprire il proprio lato umano e più accessibile. Su Tumblr si vogliono mettere in evidenza le proposte degli utenti, gli scatti behind the scene, il supporto popolare…
Il primo post su Tumblr dichiara:
“Ci piacerebbe che Tumblr fosse una grande narrazione collaborativa a disposizione delle persone di tutto il paese, dove condividere ciò che sta succedendo nei nostri rispettivi angoli e come siamo coinvolti in questa campagna, per continuare a migliorare”
Ogni cittadino, quindi, attraverso una submission feature può porre domande, inviare dei consigli, condividere foto o esprimere il proprio parere.
Vi è già venuto in mente di postare foto assurde? Lo staff di Obama lo ha previsto e chiede di mantenere un atteggiamento gentile, proprio come vorrebbero le nostre mamme 😀
Quale sarà la prossima frontiera social che Barack Obama conquisterà?
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Ida Perrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngIda Perri2011-10-26 09:30:272011-10-26 09:30:27Barack Obama ora è anche su Tumblr
Dal golden circle alla teoria della diffusione dell'innovazione, dal senso di appartenenza alla ricerca di un'accettazione sociale, alcune brevi riflessioni sul marketing dedicato alle comunità online '>
There are leaders and there are those that lead. Leaders hold a position of power or authority, but those who lead – inspire us. We follow those who lead not because we have to but because we want to, we follow those who lead not for them but for ourselves. Ci sono leader e persone che guidano. I leader mantengono una posizione di potere o autorità, ma quelli che guidano ci ispirano. Seguiamo quelli che guidano non perché dobbiamo ma perché vogliamo, li seguiamo non per loro ma per noi stessi.
Così parlò Simon Sinek. Si tratta di un passaggio chiave tratto dal suo celebre speech tenuto ad un TEDx un paio d’anni fa, in cui introdusse ad un vasto pubblico il concetto del Golden Circle. Ma andiamo per ordine.
E’ raro, oggi, che le persone restino affascinate da spot televisivi, messaggi radiofonici o campagne stampa su riviste patinate. Le persone non corrono più a controllare la cassetta postale con l’emozione di scoprire con quali stravaganti offerte grandi gruppi industriali o commerciali tentino di ammaliarci.
La cosa non cambia nemmeno se usciamo dalla comunicazione tradizionale e ci affacciamo al web: a partire delle email, su cui ormai ognuno di noi ha maturato un personale filtro antispam che ci permette di capire immediatamente se il messaggio che stiamo leggendo è stato davvero scritto per noi o se si tratta di un’azione massiva su vasta scala in cui i destinatari sono solo microbi all’interno di un ecosistema attraverso cui qualche big brand sta morbosamente pescando. Così come non ci precipitiamo ad appiccicare i nostri Like nelle business page solo perché qualcuno ha deciso di crearle perché in fondo “non costa niente e che male vuoi che faccia”.
No, no, no.
Niente di tutto questo.
Le persone sono sature. E, soprattutto, hanno maturato una nuova abilità, un nuovo istinto. Una darwiniana sensibilità che si sviluppa di pari passo con l’evoluzione della comunicazione pubblicitaria: la capacità di distinguere la voce vera dalla voce metallica. La voce autentica delle persone dalla voce patinata degli uffici marketing. Che i mercati fossero conversazioni lo avevano già intuito quattro visionari ormai quasi quindici anni fa, quando nel 1999 pubblicarono in rete le 95 tesi del Cluetrain Manifesto. Ma ancora oggi sono molte, troppe, le imprese che ne ignorano il significato.
Ma non le persone. Che vogliono connettersi con altre persone, con cui condivideranno esperienze e passioni, ansie o preoccupazioni. Che aiuteranno e da cui verranno aiutate, che supporteranno e da cui verranno ispirate. Persone che vogliono connettersi con persone vere e instaurare rapporti di amicizia tanto veri quanto sinceri. E che vogliono allo stesso modo interagire con i brand, facendolo con passione, ma solo quando anche questi entrano nella conversazione con una voce vera e non con il gelido suono metallico di un anonimo ufficio stampa. Queste persone, quelle che cercano una community a cui unirsi, sono il bene più prezioso per qualsiasi brand.
Aderire alle cose
Concetto che sintetizza bene Pam Moore, in un articolo pubblicato qualche giorno fa: “People don’t buy things, they join things”.
“ll primo pensiero delle persone – afferma la Moore – non va alle cose da comprare, ma alle cose a cui unirsi. E’ nella natura umana la volontà di connettersi, di essere accettati, di essere parte di un gruppo che ci faccia sentire bene. Ed è da questi gruppi, da queste comunità, che le persone acquistano prodotti. Le persone comprano dalle persone. E da chiunque abbia la capacità di considerarle come tali e non come un numero.”
Prendiamo l’esempio di Apple. E pensiamo al primo i-Oggetto che abbiamo acquistato. Lo abbiamo comprato semplicemente perché volevamo proprio quello o sotto sotto c’è anche dell’altro? Con quell’acquisto siamo anche diventati parte di qualcosa. Quel marchio morsicato, quegli inconfondibili auricolari bianchi in realtà ci legano saldamente a milioni di altre persone, ad un vero e proprio mondo. E soprattutto a un modo diverso (think different…) di vedere le cose. E sentirci un po’ pirati e un po’ foolish.
Il cerchio dorato
Ma perché Apple è così? Perché sono sempre più innovativi rispetto la concorrenza? In fondo sono solo un’azienda strutturata come tante altre. Non credo, in tutta sincerità, che in altri grandi gruppi ci siano persone meno competenti, meno talentuose, consulenti scarsi, cervelli fritti. Allora perché Apple sembra avere qualcosa di diverso? E’ evidente, c’è qualcos’altro in gioco. Eccoci arrivati al Golden Circle di Sinek. Un concetto affascinante, in qualche modo derivante dalla teoria della diffusione dell’innovazione di Everett Rogers.
Un modello che le organizzazioni guidate da grandi leader capaci di dare ispirazione hanno in comune e che è impostato esattamente al contrario di come invece agiscono “tutti gli altri”.
Il modello è composto da tre cerchi concentrici in cui l’anello più esterno è etichettato “What” e rappresenta il prodotto, l’anello centrale è etichettato “How” e rappresenta la tecnologia dietro quel prodotto, mentre il cerchio interno è etichettato “Why” ovvero il motivo per cui l’impresa ha creato quel prodotto.
Il punto cruciale delle idee Sinek si trova proprio all’interno di questo piccolo cerchio del “Why” e la risposta a questo “perché” è rappresentata dalle convinzioni di un innovatore e dalle passioni che guidano l’impresa verso il successo.
Sinek sostiene che il modo in cui normalmente agiamo, pensiamo, comunichiamo vada dall’estero del cerchio verso il suo interno. Andando dalle cose più chiare a quelle più difficili da mettere a fuoco. Ma i leader ispiratori pensano agiscono e comunicano dall’interno verso l’esterno.
Il vero obiettivo, secondo Sinek, non è fare affari con tutti coloro che hanno bisogno di ciò che produciamo. L’obiettivo è fare affari con persone che credono in ciò in cui noi crediamo.
Quindi, per Sinek “le persone non comprano cosa facciamo, ma comprano il perché lo facciamo”. Appare, quindi, ancora più rilevante quanto teorizzato da Pam Moore “le persone non comprano cose, ma si uniscono a cose”. In un certo senso prima mi appassiono al tuo Why, quindi provo il desiderio di entrare a far parte della tua comunità e a interagire con i membri, poi mi sentirò a mio agio nell’acquisto dei prodotti, di qualunque cosa si tratti.
Una checklist utile
La Moore, giustamente, sollecita ad investire sulle persone e ad impegnarsi nella costruzione di comunità online e ci lascia anche 15 (+1) preziosi consigli:
1- Concentrati sulle persone. Conosci chi sono, cosa vogliono e come poterle aiutare
2- Prima le persone, dopo il business.
3- Smetti di misurare il successo con i Like di FB
4- La tua influenza e la tua abilità nel costruire una comunità sono molto più importanti del tuo punteggio su Klout
5- Concentrati sul valore della comunità. Conosci ciò che puoi dare ai membri, conosci ciò che i membri possono dare alla comunità
6- Sostieni i leader. I leader emergeranno naturalmente. Sostienili, non soffocarli. Saranno i tuoi migliori evangelist
7- Non affidarti a Klout o ad altri indicatori simili per valutare chi deve fare parte della tua comunità. Potresti perdere grandi leader, clienti, partner o addirittura investitori se prendi decisioni con strumenti di calcolo distinti dall’interazione umana
8- Non seguire la concorrenza. Solo perché è la strada che i tuoi concorrenti hanno sempre seguito, non significa che sia la strada migliore. Impara da loro, ma non copiarli. Fai le tue ricerche
9- Non nasconderti dietro un logo o un avatar. Fai vedere la tua faccia sorridente, fai percepire che c’è una persona vera dietro la tua bacheca su FB
10- Tratta le persone come… persone. Parla alle persone in modo autentico, non trattarle come robot inviando ripetutamente gli stessi messaggi.
11- Impara dalle persone più di quanto tu voglia insegnare loro. Evita i fastidiosi messaggi autocelebrativi sulla tua straordinaria storia fatta di successi e impara ad ascoltare per capire meglio con chi hai a che fare
12- Fornisci una struttura, ma lascia la comunità crescere naturalmente. Sii una guida ma non esercitare alcun controllo sulla comunità
13- Sii innovativo. Non dipendere solo dai social network. Muoviti sia nel mondo virtuale che in quello reale
14- Non chiedere i Like. Non mendicare visite alle tue pagine né sollecitare i Like, ma fornisci un motivo per farlo. Invece di perdere tempo a spammare sviluppare qualcosa che crei valore
15- Condividi chi sei davvero. Condividi te stesso. Non temere di mostrare chi sei veramente. Ma fallo in modo che si possa sentire la tua vera voce di essere umano e non come una fredda voce metallica
16- Leggi quotidianamente NinjaMarketing!
Ok, lo ammetto. La 16 l’ho aggiunta io! 😉
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Andrea Mareschihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngAndrea Mareschi2011-10-26 09:00:432011-10-26 09:00:43Dal marketing delle cose all'adesione ai valori: il senso di appartenenza come fattore di successo
La Search Engine Optimization (SEO) è spesso considerata la parte più tecnica del web marketing, poiché fornisce un valido aiuto nella promozione dei siti e, al tempo stesso, richiede una conoscenza specifica degli strumenti di sviluppo web. L’arte del posizionamento nei motori di ricerca non è una scienza esatta perché non si conoscono i principi e gli algoritmi che sono alla base dei principali Search Engine: solo l’esperienza sul campo, i test e lo studio dei brevetti rilasciati possono arricchire il bagaglio di conoscenza di un buon esperto SEO. Lo scopo di questo libro è illustrare le tecniche più efficaci e aggiornate per migliorare il posizionamento di un sito web, affiancando il tutto a nozioni di SEM (Search Engine Marketing) e SMO (Social Media Optimization) nonché a cauti assaggi di un argomento scottante come il Black Hat SEO. Tra gli argomenti trattati: I motori di ricerca, le directory e l’influenza dei social network. Il SEO nell’era del Web semantico. I nuovi fattori ON PAGE e OFF PAGE e la gestione dei siti multilingua in ambito SEO. Abilità e trucchi Black Hat SEO: come scalare le classifiche in poche mosse. Gestire ed evitare le penalizzazioni dei motori di ricerca. Copywriting: scrivere per il web, Social Media Optimization (SMO) e Social Media Marketing (SMM).
Autore: Marco Maltraversi Brossura: 448 pagine Editore: FAG Lingua: Italiano ISBN-10: 8882339475 ISBN-13: 978-8882339470 Peso di spedizione: 762 g
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Osakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngOsaki2011-10-25 18:32:262011-10-25 18:32:26SEO e SEM
Comincia il conto alla rovescia alla notte dei travestimenti più pazza che esista! Avete già pensato al vostro?!!! In questa occasione tutto si tinge di magico, ogni cosa cambia faccia e come mostra questo video, anche alle case sembra essere riservato un travestimento a tema.
Ci riferiamo a una delle case più famose di Riverside, California, perché per il quarto anno consecutivo fa parlare di sé per via dei suoi addobbi degni di nota. E proprio di note si tratta! Infatti non parliamo di semplici lucine e zucche, bensì di una vera e propria coreografia luminosa che si accende sulla ritmica “pazzesca” di Party Rock Anthem. Le decorazioni comprendono quattro immensi faccioni illuminati, luci stroboscopiche e inondazioni, decine di zucche intagliate a mano, lapidi, e centinaia di luci a LED.
Un mix tra horror e psichedelica degno di nota, non credete?!! Ah dimenticavo… BUON HALLOWEEN A TUTTI!!!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Yokohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngYoko2011-10-25 18:05:592011-10-25 18:05:59Halloween show a ritmo di Party Rock Anthem [VIDEO]
Sulla rete circolano milioni di informazioni e si sente spesso parlare di web 2.0 e 3.0. Ma in questo scenario dove si colloca il SEO? E soprattutto… cos’è?
Il SEO (Search Engine Optimization) è l’insieme di quelle tecniche che consentono ad un sito web di posizionarsi in modo ottimale all’interno dei risultati organici (SERP) dei principali motori di ricerca.
La cosa che mi fa ancora molto sorridere è la capacità di vendere servizi SEO, da parte di alcune web agency, che consentono l’indicizzazione in centinaia o addirittura migliaia di motori di ricerca…ALT Indicizzazione (!=) Posizionamento.
Indicizzazione non vuol dire posizionamento. L’indicizzazione comporta l’azione, da parte del motore di ricerca, di inserire il nostro sito web all’interno del suo indice. Il posizionamento, invece, riguarda le tecniche (On-Page ed Off-Page) che permettono ad un sito web di insediarsi nelle prime posizioni della SERP.
L’influenza del SEO sul Web Marketing …
Dopo questa piccola precisazione, veniamo a noi: il SEO in che misura può influenzare il web marketing?
Le tecniche SEO negli ultimi anni si sono modificate ed adattate all’evoluzione dei motori di ricerca e del web. Non basta più ottimizzare una pagina web per ottenere risultati, è necessario applicare strategie e metodologie persistenti nel tempo.
Il traffico generato dal posizionamento organico rimane la principale fonte d’ingresso di un sito web e supera, generalmente, di gran lunga quella derivante da affiliazioni o SEM (Search Engine Marketing). Per questo motivo, il SEO diventa cruciale per il web marketing: posizionare un brand o un prodotto nelle primi posti nei motori di ricerca non solo può offrire maggiore visibilità, ma consente di ottenere conversioni mirate generate da visite profilate.
Questo accade perchè, se l’utente giunge sul nostro sito attraverso una chiave di ricerca attinente, potrà trovare utili le informazioni presenti su di esso, pertanto la probabilità che effettuerà una “conversione” (l’acquisto di un prodotto o un servizio, l’iscrizione ad un servizio come la newsletter) sarà più alta.
Ovviamente il SEO dovrà avere alleati: qui entra in gioco tutta la sfera del Social Media Marketing. L’introduzione di Google +1 nei risultati di ricerca, la possibilità di visualizzare i Like in Bing, la condivisione di notizie in Twitter, Tumblr, Digg, i milioni di utenti che utilizzano i social network, sono tutte indicazioni che ci fanno comprendere l’importanza dei social. Per questo motivo, oggi con il termine “SEO” non si vuole solo indicare l’ottimizzazione delle pagine, ma anche tutto il contorno che vi ruota attorno, come link building, comunicati stampa, cura della sfera sociale e della reputazione online.
La semantica del Web
I motori di ricerca si stanno spostando verso un’ottica semantica delle informazioni: il clod computing, HTML5 ed i microdati, i social network sono tutte entità da tenere in considerazione per i progetti di posizionamento nel web. Questo comporta anche una specializzazione in ambito SEO verso strumenti tecnici da un lato, e metodologie di marketing dall’altro.
Il contesto web è variegato: di recente Google ha annunciato la chiusura di Google Buzz, un altro insuccesso nella sfera sociale . Ora il colosso di Mountain View punta le sue carte su Google Plus, una brutta copia di Facebook. Affermazione sconcertante rilasciata, forse per errore, proprio da un’ingegnere di Google, Steve Yegge :” Google+ is a prime example of our complete failure to understand platforms from the very highest levels of executive leadership (hi Larry, Sergey, Eric, Vic, howdy howdy) down to the very lowest leaf workers (hey yo).”
Allo stesso modo vi sono alleanze sempre più forti tra Bing e Facebook: con l’annuncio del Social Search di Bing, i Like di Facebook dovrebbero non solo comparire nei risultati di ricerca, ma anche inserirsi come parametro aggiuntivo in un’ottica di posizionamento nella SERP di Bing.
Non è finita qui. L’ultima “mazzata” in ambito SEO è stato l’annuncio di Google Panda, entrato in azione in Italia dal 12 agosto 2011 e che ormai da mesi ha comportato significativi cali di visite in molti siti web in tutto il mondo.
Questo ci fa capire come gestire un progetto SEO non sia un gioco da ragazzi, ma serva tenacia, passione, conoscenze e soprattutto un costante aggiornamento. Purtroppo in Italia le aziende, soprattutto di medie e piccole dimensioni, non riescono a valorizzare e a comprendere il vero lavoro che sta dietro un progetto di posizionamento; si crede che scrivere un titolo SEO friendly e utilizzare correttamente il meta tag description sia sufficiente per ottenere risultati… Magari!
In Conclusione, SEO o Web Marketing?
Google +1, Google Panda, Universal Search, Bing Social, Google Caffeine… sono solo una minima parte delle reali mutazioni che stanno dietro ai complessi algoritmi che determinano il buon funzionamento dei principali motori di ricerca… Per tali ragioni, i professionisti SEO devono testare e monitorare i loro progetti al fine di individuare cambiamenti, bug o implementazioni da adottare per ottenere risultati sempre migliori all’interno dei risultati organici.
Il SEO è un’attività di Web Marketing, e quindi come tale può risultare fondamentale per dare un supporto valido e concreto a tutte le attività di promozione online.
Non esiste un progetto SEO vincente senza un buon piano di web marketing e al contempo è inutile attivare una campagna di marketing sul web se non abbiamo un canale SEO solido e strutturato.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Malkaihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngMalkai2011-10-25 17:30:372011-10-25 17:30:37Come il SEO influenza il Web Marketing
Qualche tempo fa decidemmo di dare la possibilità a voi, sfegatati amanti musicali, di partecipare al nostro contest e vincere lo Sziget Festival… ebbene il vincitore fu Daniele Mannina con il suo video sui gattini. E, come promesso, è diventato ninja per l’occasione e ci ha scritto un bel post per raccontarci l’emozione e il brivido del Festival europeo per eccellenza per i quali molti impazziscono (letteralmente!). Ma ora bando alle ciance e… buona lettura!
“Da 19 anni a questa parte, ogni anno ad agosto, c’è un’isola in mezzo al Danubio che per sette giorni no-stop diventa il paese dei balocchi dei giovani europei. L’isola in questione è quella di Obuda, a poca distanza dal centro di Budapest, ed è la sede destinata di uno dei più importanti festival musicali europei: lo Sziget Festival.
Sia chiaro non è un normale festival musicale, sarebbe un po’ riduttivo definirlo soltanto così, è teatro, installazioni, mostre, danza, rassegne video e cinematografiche: un’immensa vetrina per artisti e artigiani provenienti da tutto il mondo.
Poi ci sono gli sport estremi, gli stand culinari da tutto il mondo, circhi, ristoranti, pub, uffici postali, banche, un ospedale da campo, una stazione di polizia, spazi ludici per bambini e tantissime forme d’intrattenimento.
Quest’anno tra tutto ciò c’eravamo anche io (Daniele) e Carmen, inviati “d’eccezione” per conto di Ninja Marketing e quel che abbiamo visto è difficilmente riassumibile in un post che non annoi i lettori.
Dal primo live dei Maccabees, chiamati ad aprire il Festival, fino ai White Lies che hanno chiuso, almeno per noi, questi 5 giorni di musica, follia e varie amenità sull’isola di Obuda abbiamo assistito a concerti emozionanti, esaltanti, deludenti, scioglimembra, e qualsiasi altro aggettivo vi venga in mente di abbinare a un concerto, e ci siamo persi tra gente assurda e festante ogni qual volta abbiamo abbandonano i sentieri conosciuti dei palchi per lanciarci all’inseguimento di una delle tantissime bande musicali di artisti di strada, di compagnie teatrali itineranti o qualsiasi altra cosa capiti di vedere.
Abbiamo visto lo stesso giorno gli Interpol, che dal vivo non hanno perso l’appeal dei loro primi dischi, e i Motorhead tra vecchi metallari nostalgici.
Siamo rimasti nuovamente delusi dai Kasabian che, nonostante siano la band più acclamata del momento ci sembra non riescano mai ad ingranare dal vivo, e abbiamo saltellato prima con i Crystal Castles sotto un tendone strapieno di gente e poi in una discoteca sotto le stelle con i Chemical Brothers.
E poi ancora abbiamo pogato senza sosta insieme a Chino Moreno e i suoi Deftones e per poi rimanere immobili ed affascinati ad assistere al live dei National che ci hanno regalato uno dei live più belli dello Sziget, anzi il più emozionante.
Noi che siamo sempre stati scettici nei confronti dello Sziget Festival perché, da buoni intenditori di musica e concerti, ci ha sempre dato l’idea di essere un festival sdoganato e banale riservato al pubblico più ampio e casinista, quest’anno ci siamo ricreduti.
Siamo stati travolti dall’atmosfera creatasi su quest’isola in mezzo al Danubio tra gente travestita, sempre allegra, in continuo movimento tra i vari stage. Una folla appassionata di musica ma sempre composta che ha come unico scopo il divertirsi in maniera civile.
L’isola di Obuda è davvero un luogo magico per chi non si stancherebbe mai della musica con decine di palchi, stand, musica live, dj set e tanto altro che 24 ore su 24 tengono compagnia alle migliaia di persone presenti a Budapest in quel periodo dell’anno.
L’anno prossimo lo Sziget Festival compirà 20 anni e quale migliore occasione per andarci o tornarci? Noi abbiamo deciso che sarà nostra tradizione in agosto andare sull’isola di Obuda per i prossimi anni e far parte di quella grande folla instancabile che invade Budapest.”
Daniele Mannina
Bè, pensate che a questo incredibile Festival il canale Rolling Stones Italia ha dedicato uno short film diretto da Marco Prestini… eccovelo!
Bè… mi sento in obbligo di dare un mio commento personale che spero non toccherà la sensibilità di nessuno… ragazzi che figata!!!
Immagini scattate direttamente da Daniele Mannina oppure prese da Internet e dalla galleria Rolling Stones.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Osakihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngOsaki2011-10-25 17:03:162011-10-25 17:03:16Ricordando l'estate: Sziget Festival, il racconto del vincitore del contest Ninja Marketing!
Il Mobile Marketing ha un largo bacino di clienti a cui far riferimento, ma si sa che il pubblico più interessante a cui rivolgersi è quello dei giovani, più informati sulle nuove tendenze tech e più abituati all’uso dei devices.
Ma le nuove generazioni sanno soprattutto trasformare le nuove tecnologie in “valuta sociale”: sebbene siano continuamente online, anche per loro conta essenzialmente il mondo “offline”. Per questo i giovani di oggi rientrano in quella che viene definita “Generazione O” perché sono The Optimizers, cioè quel tipo di utenti che non si limitano ad usare la tecnologia, ma che cercano da questa di trarre dei benefici per le loro relazioni coi coetanei, con gli adulti, con il mercato e con la società intera.
Sono, per intenderci, i giovani che sanno meglio usare i siti di e-commerce, che sfruttano i social network, che acquistano con i deals, che fanno protesta sociale dal loro profilo Facebook e filmano e condividono continuamente il mondo che li circonda.
I dati 2011 di crescita globale dagli specifici studi di mobileYouth (società di consulenza in analisi e ricerca, specializzata sui temi dell’innovazione e del mobile marketing) indicano che esistono attualmente circa 1 miliardo e 800 mila appetibili giovani utilizzatori di tecnologia mobile.
Quindi le nuove generazioni nel mondo spendano annualmente 350 miliardi di dollari in servizi di telefonia cellulare; e ciò implica che 1 dollaro su 10 del reddito di questi giovani consumatori va alle compagnie di telefonia mobile. Mentre in alcuni mercati, i dati d’indagine parlano ancor più chiaramente: I giovani arrivano a spendere fino al 25% del loro reddito per i servizi offerti dai più svariati operatori del settore.
Ogni settimana mobileYouth offre una carrellata delle più recenti storie di marketing sui giovani e di cultura mobile direttamente dal suo blog, in merito al programma “mobileYouth around the world”.
E’ evidente come sia fondamentale capire i trend e il valore sociale della tecnologia mobile per i giovani della Generazione “O”, che non si innamorano del prodotto, e dunque del device, ma di quello che il device può fare per loro e per le loro relazioni.
Eccovi l’anteprima video del report 2012. [yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=1A0lhnfbZvc’]
In definitiva, c’è la reale necessita di comprendere appieno i driver sociali fondamentali dei giovani d’oggi per riuscire a sviluppare una efficace strategia di marketing nell’ambito mobile. Non si tratta più di vendere una tecnologia, ma d’accrescere significativamente la percezione che la Generazione O avrà nel connettersi reciprocamente; e quelle aziende che saranno in grado di sfruttare le migliori intuizioni vinceranno la sfida di un dialogo e confronto diretto, in cui si identifica pienamente il brand nei suoi stessi clienti.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2011/10/mobile_yourt_report_2012.png400600Nathan Gangihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNathan Gangi2011-10-25 16:39:132011-10-25 16:39:13Mobile Youth Report 2012: 101 trends sui giovani e la cultura mobile
Siri, il software di assistenza personale integrato in iPhone 4S, in Italia e diversi altri Paesi deve ancora ancora arrivare, ma la sua fama è già mondiale. Tanto da meritarsi righe su righe nei blog, milioni di tweet e…tanti video!
Uno dei migliori è sicuramente questo, in cui il protagonista (ok, co-protagonista 😉 ) Jonathan Mann ci delizia con un duetto canoro eseguito proprio con Siri, le cui geniali risposte rendono davvero unica l’interpretazione. Su Youtube sembra riscuotere particolare successo lo scambio “Qual’è il senso della vita?“, “42!“, divertente riferimento a “The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy”, serie radiofonica di fantascienza creata dallo scrittore britannico Douglas Adams, divenuta un romanzo e successivamente trasportata in tv, al cinema, e anche in forma di videogioco. Insomma, quasi una bibbia per nerd!
“A Duet with Siri” non è l’unica impresa di Mann, che anzi è giunto alla ribalta proprio grazie alla sua particolare attività: per ben 1000 giorni ha scritto, registrato, prodotto e pubblicato una canzone sempre nuova e diversa (potete visionare e ascoltare l’intero progetto nei due canali ufficiali di Youtube, “Rock Cookie Bottom” e “Song a Day Mann“). Può sembrare folle, ma credetemi, ne è valsa la pena. Così tanto che Mann è stato contattato per scrivere canzoni e fare video da Steve Wozniak (il co-fondatore di Apple), Richard Saul Wurman (fondatore del TED) e aziende come TechCrunch, Dobly, ChaCha, Cisco, Microsoft, Groupon e AirBnB.
Mann con questo video ha colpito nel segno: come avviene nel più classico degli scenari fantascientifici, l’approccio umano a queste tecnologie sfocia sempre, prima o poi, anche in utilizzi più goliardici. Siri sembra rendere più facile anche questo! Aspettiamo impazienti la versione italiana per un bel karaoke nostrano!
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.png00Elena Silvi Marchinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngElena Silvi Marchini2011-10-25 16:00:102011-10-25 16:00:10Duet with Siri, una canzone d'amore su iPhone 4S [VIDEO]
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