Ecco qualcosa di veramente cool! Un’app iPhone che interagisce con uno spot televisivo e permette di “catturare” il contenuto sullo schermo con il proprio mobile! Si tratta della campagna interattiva “This Unpredictable Life” di Honda.

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Cattura, colleziona, interagisci: i contenuti dallo Schermo all'iPhone [CASE HISTORY]

Ecco qualcosa di veramente cool! Un’app iPhone che interagisce con uno spot televisivo e permette di “catturare” il contenuto sullo schermo con il proprio mobile! Si tratta della campagna interattiva “This Unpredictable Life” di Honda lanciata in Febbraio nel Regno Unito e in altri 29 territori per promuovere la nuova Honda Jazz.

La campagna è stata creata dall’agenzia Wieden+Kennedy di Londra ed è composta da uno spot TV e da un’applicazione per iPhone associata. A prima vista lo spot è un tradizionale corto d’animazione in CGI di 60 secondi in CGI che racconta la storia di una famiglia. Le immagini generate in 3D mettono in evidenza i personaggi che animano questa storia: dai membri della famiglia ai personaggi animali che li accompagnano.

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Ma lungi dall’essere un semplice spot, in realtà questa campagna nasconde una componente “non-convenzionale” molto innovativa. L’applicazione iPhone dedicata infatti consente di “catturare” con un gesto della mano i vari personaggi che appaiono sullo schermo e di collezionarli sul proprio mobile.

La tecnologia usata è soprannominata “screen hopping” e consente all’app di riconoscere l’audio dello spot, su qualsiasi schermo venga riprodotto, per sapere quando un determinato personaggio appare sullo schermo, creando così la possibilità di interagire in diretta i suoi contenuti.

Ma l’esperienza creata per Honda si spinge oltre: una volta che un personaggio è stato catturato l’app permette di interagire separatamente con ognuno dei personaggi: facendoli ridere, ballare, saltare…

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Il concetto di interazione live con lo schermo su mobile e quello della collezione di piccoli avatar digitali non è nuovo. Altre applicazioni come iButterfly si basano sullo stesso meccanismo “cattura-colleziona-interagisci”. Ma la campagna è sorprendente per la technologia usata e rivela le enormi potenzialità creative e non convenzionali di una piattaforma quale l’iPhone.

Ed infatti è questa componente innovativa che consente a Honda di posizionarsi come un attore che guarda al futuro e sperimenta con idee e nuove tecnologie, senza però rinunciare al divertimento.

Eccovi il link per scaricare l’app 😉

Honda Jazz - L'imprevedibilità della vita
[Ti ricordiamo che puoi testare l’app anche con i video di YouTube]

Più ti piace, Meno costa! Terranova lancia l'ecommerce su Facebook [VIRAL]

Noi ninja da tempo sosteniamo che le marche dovrebbero ripensare al loro modo di stare nel mercato. Uno dei concetti che ci sta a cuore è quello di “redistribuzione”, ovvero se si chiede alle persone qualcosa, dare una idea, mettere un Like, fare o distribuire un contenuto, allora è bene che alle persone sia ridato qualcosa in cambio.

E’ questa riflessione che portato a concepire la campagna “Più piace, Meno costa”, un vero tormentone virale che sta facendo strappare i capelli a migliaia di fashioniste e sta mandando in tilt il nuovo ecommerce Terranova.

Sembra incredibile, ma il principio della nuova campagna Terranova, i cui concept e direzione artistica sono stati curati da Ninja LAB e la diffusione da ViralBeat, è proprio questo: sconti su ogni items che “Ti Piace”. Ovviamente passando da Facebook. L’iniziativa si chiama proprio “Più Piace, Meno Costa” e promette di rendere lo shopping online “più democratico, più innovativo, più easy”.

Come funziona

In occasione del lancio dello store online del brand, Terranova porta il social shopping ad un livello avanzato. Ogni giorno, sulla bacheca della fanpage Terranova, viene condiviso un outfit. Ogni volta che un fan clicca su “mi piace”, il prezzo degli items viene ribassato di 5 centesimi. E il bello è che il prezzo di un capo può arrivare anche a 0,00 (sì, zero) euro!

Il giorno dopo è possibile acquistare la maglietta dei vostri sogni o il jeans dei desideri che vi è “piaciuto” su Facebook a prezzo scontato.

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Considerato il successo che sta avendo la campagna – capi esauriti in pochi minuti e centinaia di like sulla fanpage – Terranova ha colpito nel segno, anche cavalcando il fenomeno delle migliaia di fashion victims adoratrici dello shopping online e ansiose di condividere online i loro acquisti.

Se proprio non volete crederci, ecco il promo della campagna:

[UPDATE] Ecco a voi la foto più grande al mondo!

[Update] Cari amici Ninja, siete sempre attenti e vi ringraziamo! Qualche giorno fa avevamo pubblicato il post sulla foto più grande al mondo (Dubai 45 gigapixels, l’articolo lo trovate proseguendo nella lettura e dopo l’update). Sulla nostra pagina facebook Alex Simonini ci suggeriva un link dove trovare la nuova foto più grande al mondo.

Siamo andati a sbirciare naturalmente, ed abbiamo trovato la seconda foto in ordine di grandezza (Budapest 70 gigapixels)! Si, perché a novembre 2010 Jeffrey Martin ha realizzato la nuova numero 1: London 80 gigapixels!

Insomma una guerra a suon di rendering paurosi e panorami stupendi. Ecco a voi le foto (in fondo al post troverete i link per godervi l’esperienza a 360°):

© Jeffrey Martin 2010 – “Image by Jeffrey Martin, www.360cities.net
La foto panoramica è stata composta su una stazione di lavoro Fujitsu CELSIUS con CPU a 6-core duali, 192GB di RAM e scheda grafica da 4GB.

[End Update]

Avete mai immaginato una foto della grandezza di 45 gigapixels? Forse no. E’ davvero incredibile, ma questa che vedete qui sopra è la foto più grande al mondo perché è stata realizzata unendo 4250 scatti!

L’autore è Gerald Donovan, la location è Dubai. La fotocamera una Canon 7D (100-400mm f/4.5-5.6 L zoom a 400mm).

Il risultato lascia senza fiato, per la bellezza e la qualità. Vi consiglio di andare a visitare il sito GigaPan, dove ci sono foto panoramiche da tutto il mondo e naturalmente per poter vedere alla giusta dimensione questa foto. Rimarrete senza parole!
Ecco il video della realizzazione:

Intervista a Luigi Capello, fondatore di Enlabs: il primo incubatore open d'Italia

Intervista a Luigi Capello, fondatore di Enlabs: il primo incubatore open d'ItaliaLuigi Capello è un signore che non ha bisogno di molte presentazioni. Un passato ricco di esperienze nel settore dei venture capital, Cofondatore di Italian Angels for Growth nel 2007, fondatore di LVenture srl nel 2010 ed ora fondatore di EnLabs nel novembre 2010.

Qui di seguito un breve colloquio per comprendere più a fondo quali sono le prospettive di EnLabs con una piccola appendice generale sullo scenario startup italiano.

Cominciamo dagli albori, perché è come nasce Enlabs?

Dopo aver avuto esperienze come business angel, mi sono reso conto, che in particolare qui in Italia, i progetti che venivano presentati ai business angel erano progetti sicuramente con basi molto interessanti ma che però necessitavano di un lavoro di affinamento, in quanto sia i business angel sia i seed capitalist si aspettano già qualcosa di concreto e con un buon livello di strutturazione.

Infatti mentre andavo avanti e indietro a San Francisco per cercare di investire nelle startup italiane che poi volessero sbarcare sul mercato degli Stati Uniti, sono entrato in contatto con gli incubatori ed in particolare con quelli un po’ più innovativi di San Francisco ed in generale della Silicon Valley. E questo ha aperto in me un mondo, perché ho capito che la filiera doveva essere organizzata in modo tale da poter presentare, ai business angel o ai seed capitalist, idee e startup già con un buon livello di strutturazione e quindi pronte per diventare impresa. Questo è il motivo per il quale ho deciso di puntare sul progetto di EnLabs.

Sul vostro programma leggiamo che EnLabs offre ai team gli strumenti necessari alla creazione di impresa, quali sono in particolare le criticità del passaggio dalla fase di startup alla creazione di impresa e in che modo EnLabs supporta questa fase?

Sicuramente il primo passaggio è la verifica della qualità del progetto. Se poi il team ha la possibilità di stare qui da noi, ad EnLabs e di partecipare al nostro programma di incubazione, il secondo passaggio, assolutamente non trascurabile, è che immediatamente mettiamo a disposizione tutta una serie di strumenti materiali, perché anche le piccole cose sono importanti, come l’organizzazione dell’idea di impresa.

Allora faccio un esempio, il notaio con il quale siamo convenzionati, il commercialista, gli diamo informazioni su come deve essere strutturata e costituita una società, sono dettagli molto importanti quando uno deve fare una startup, senza contare inoltre la possibilità di partecipare agli eventi di formazione organizzati da EnLabs e di inserirsi in un network di professionisti ben consolidato.

Il punto critico per una startup nel passaggio alla costruzione d’impresa è la possibilità che il team che abbia ideato quel prodotto /servizio acceda al mercato. Enlabs allora attraverso il suo network permette ai team un contatto diretto con quelli che potrebbero essere i potenziali clienti o fornitori. Questa è poi la chiave di volta per uno startupper, ovvero dare la possibilità di verificare la validità del progetto presso coloro che poi dovrebbero essere gli utilizzatori finali e lavorare sugli eventuali feedback ricevuti.

A proposito del vostro evento di incubazione, il 20 marzo scade la data di presentazione delle application, cosa si sente di consigliare a coloro che intendono partecipare?

Fai impresa!Prima di tutto non farsi nessuna remora, i team devono partecipare a questi programmi di incubazione cercando di esprimere al meglio le idee che hanno. Io quello che posso consigliare è di frequentare posti come Enlabs dove si è in contatto con tutti, perché la positività degli incubatori è che qui transitano quotidianamente, investitori, professionisti, startup e si crea un piccolo ecosistema estremamente positivo.

Allora ciò che intendo sottolineare, anche indipendemente da EnLabs, è di cercare di partecipare ad eventi o cercare di lavorare insieme in regime di coworking dove ci sono queste possibilità di aggregazione. Questo penso che sia davvero fondamentale. Per cui per riepilogare, non avere assolutamente timore, prepararsi al meglio, gestire accuratamente i propri contatti, e curare al massimo la documentazione da presentare in fase di application.

Sono previsti altri eventi simili? Volete svelarci qualcosa sui vostri progetti futuri?

Be Brave Yourself!Diciamo che siamo una fucina di novità. Abbiamo appena organizzato l’evento sulla user experience perchè, in linea con quanto detto dal guru di 500 startups, consideriamo la user experience come uno dei tre elementi di una web di successo. Spesso non è ben considerato il fattore della user experience e noi con questo evento abbiamo voluto trasmettere un messaggio forte.

C’è da dire inoltre che è molto importante partecipare a questi eventi sia per l’alto livello formativo, sia per la possibilità di fare business network, in quanto diventano crocevia di investitori, startup, business angel e quant’altro e comunque puoi uscirne arricchito in maniera estremamente positiva.

Un altro evento importante è stato il programma sviluppato in collaborazione con la Luiss dove hanno partecipato 25 team ed i cui vincitori verranno affiancati dai mentor per un mese e mezzo affinché si possa passare dall’idea alla redazione di un progetto con un buon livello di strutturazione. Ritengo che queste siano grandi opportunità per i ragazzi che vi partecipano in quanto essi possono uscire dal programma incredibilmente formati rispetto al momento in cui sono entrati.

Inoltre l’obiettivo di Enlabs è quello di ricalcare la logica degli incubatori di San Francisco, per cui abbiamo necessità di avere degli spazi, tre/quattro volte maggiori con 50/100 startup. Noi ad oggi arriveremo massimo a 20 startup, per cui anche se 20 è un numero importante, in futuro vorremo arrivare a 50. Soprattutto allora quell’effetto di piccolo ecosistema, diventerebbe molto più importante e molto più esplosivo, in funzione dell’aumentare della dimensione. Per cui in questo momento, il nostro obiettivo, considerato anche il successo dell’iniziativa è quello di allargare EnLabs sulla dimensione dei migliori incubatori di silicon valley.

Come giudichi lo scenario startup italiano e quali sono le difficoltà di fare startup in italia?

Rispetto alle origini abbiamo fatto passi da gigante ed in particolare il 2010, è stato un anno di grande svolta. Io posso raccontare la mia esperienza dei primi mesi che andavamo a San Francisco da Opinno, eravamo 1 -2 italiani, a giugno 6-7 a ottobre 10, sono appena tornato la settimana scorsa da San Francisco e ci saranno stato 15-20 gruppi di ragazzi italiani, di cui una parte anche di Mind the Bridge. Direi quindi che nell’ambito italiano è in esplosione.

Ho dato questo elemento sugli italiani a San Francisco perché è chiaro che è uno dei mercati di sbocco delle startup, per cui da una parte è importante creare delle startup qui in italia, ma per creare tutto un ecosistema, ci vorranno anni e una delle scorciatoie oggi, è sicuramente quella per i più brillanti di andare a San Francisco e di lanciare li la propria startup, di fare fundraising e di lanciare il prodotto internazionale da li. Però direi che in senso lato estremamente positivo e in fase di crescita.

Quali sono le difficoltà di fare startup in italia?

Fare startup in Italia è una cosa estremamente complessa perché non ci sono grandi facilitatori. Innanzitutto le università non hanno programmi strutturati che incentivano e stimolano la fase di sviluppo delle startup. Allora benvenuti gli incubatori.

Oltre all’assenza di grossi facilitatori scontiamo anche uno scarso numero di primi investitori, infatti il numero di business angel e seed capitalist è ancora limitato. Nonostante ciò negli ultimi anni abbiamo avuto dei riscontri positivi, posso parlarvi a tal riguardo dell’esperienza di Italian Angel for Growth, nata 3 anni e mezzo fa e che oggi conta circa 80 business angel con l’obiettivo di arrivare presto a 100. Tutti questi sono segnali positivi che ci fanno capire che si tratta di un fenomeno che sta esplodendo in tutto il paese.

Quali sono le differenze con lo scenario startup americano?

La differenza è fortemente culturale. Le ambizioni degli studenti americani, rispetto a quelli italiani che preferiscono orientarsi verso l’impiego dipendente in aziende prestigiose, è quella di fare startup. Sicuramente anche li esiste l’ambizione di lavorare presso Google, Facebook etc, ma per fare startup, esiste insomma uno spirito diverso.

Quando vedo i pitch fatti negli Stati Uniti, mi rendo conto che sono ragazzi preparatissimi. Vi faccio un esempio, il nostro programma di incubazione dura 6 mesi, nella silicon valley solitamente dura 2-3 mesi, cioè a tre mesi fai la startup, e poi fuori. Quindi direi un mondo molto più elevato più rapido, e molto costoso, perché ricordiamoci che per fare una startup un‘ingegnere della silicon valley costa 100.000$ l’anno appena esce dall’università, mentre qui in Italia costa 25.000€ per cui ci possono essere delle grossissime possibilità di fare startup in Italia, in particolare per i costi.

Quali potrebbero essere le best practices passibili di esportazione qui in Italia come è stato in questo momento EnLabs?

In questo momento stiamo osservando altre esperienze però a monte bisognerebbe capire quali sono quelle positive e quali sono quelle potenzialmente esportabili .
L’importante è comunque restare a stretto contatto con la Silicon Valley e costruirsi una buona rete di relazioni per essere costantemente aggiornati.

Nesquik insegna il mestiere di genitori 2.0: il progetto saicomemeloimmagino.it

 

Internet non ha semplicemente stravolto il mercato dei  prodotti e servizi, ha rivoluzionato anche i compiti dei genitori nel loro ruolo di educatori.

Come posso insegnare a mio figlio un giusto uso di internet? In che modo posso spiegare i pericoli della rete? Quali sono le mie conoscenze riguardo il web? A cosa serve un blog? Che diavoleria è YouTube?

Il progetto meta-educativo è conosciuto come: “nel web con Guglielmo”, un giovane techno geek che cerca di spiegare al mondo adulto cosa sia il web e tutto ciò che oggi lo rende tanto affascinante.

I tutorial che trovate nel sito: ” Sai come me lo immagino” vedono come protagonisti Guglielmo, suo padre e un pc… semplice ed essenziale 😀

L’incontro di Nesquik con i genitori nasce dall’esigenza di avvicinarsi a un target completamente nuovo di consumatori i cui bisogni si concentrano ancora una volta sui loro figli ma con modalità completamente rivoluzionate.

Sono tantissime le mamme e i papà ancora confusi sul loro ruolo di genitori nell’era digitale e spesso la mancata conoscenza dello strumento Internet da parte dei genitori impedisce il suo corretto utilizzo soprattutto ai più piccoli, portando a situazioni estreme come il loro abbandono davanti al pc, o il proibizionismo.

Il nostro invito è semplice: dialogare con i nostri figli, magari facendoci spiegare proprio da loro cosa fanno in Internet e il perché. Da qui l’idea che possa essere un bambino a spiegare internet ai più grandi. Con un messaggio unico: dialoghiamo con i più piccoli (i nativi digitali) per abbattere i ponti che ci separano.

Chi ha creato questo progetto?

Nel web con Guglielmo è un progetto che nasce da “Sai come me lo immagino?”, un cantiere web social in cui, per circa 3 mesi, 80 mamme e papà hanno raccontato i contenuti del sito che vorrebbero(qui trovi le vecchie conversazioni)

E’ stato realizzato anche un incontro fisico dove le mamme, insieme all’agenzia e all’azienda, hanno ragionato a lungo sui temi del sito ideale. Da queste conversazioni tra genitori e azienda, in cui avevano partecipato per la prima volta Guglielmo ed Edoardo (il papà), è nata l’idea di lanciare dei progetti che invitino le mamme e i papà a dialogare maggiormente con i propri figli, su temi importanti. Uno di questi, il primo, è la tecnologia, ma ne seguiranno presto altri.

Il sito è in versione beta, per avere sempre la possibilità di interagire con i contenuti, condividendo opinioni ed esperienze.

Continuare ad immaginare insieme, giorno per giorno, idee e contenuti (speriamo) utili sia per sostenere il duro lavoro di mamma e papà, che per supportare i genitori in un altro dialogo importante: quello con i loro figli.

Salite a bordo?

Ambient Marketing contro la cattura dell'orso tibetano

L’associazione sud-coreana Green Korea lavora per la difesa dell’ambiente e soprattutto contro la cattura degli orsi.

L’agenzia Supernormalvoice ha contribuito alla sensibilizzazione su questo tema grazie a maxi sticker sul pavimento, con le foto degli orsi, che al passaggio delle suole dei passanti si sporcano in determinati punti creando dei disegni, in questo caso le sbarre di una gabbia.

Nei poster c’è il codice QR che rinvia al sito della campagna We Love Bears.

Wikipedia, Vittorio Sgarbi e l'importanza del web collaborativo [DIRITTI DIGITALI]

Non sarà sfuggita a molti la notizia, battuta anche dall’Ansa, che qualche settimana fa il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha comunicato di voler far causa a Wikipedia.
La questione, a quanto è dato di sapere, trarrebbe origine da un’informazione errata inserita nella sua biografia presente nella versione italiana dell’enciclopedia online, disponibile all’indirizzo it.wikipedia.org.

Il critico d’arte e primo cittadino di Salemi, pertanto, avrebbe provveduto a difendere i propri diritti tramite il ‘sequestro dell’intero sito’, qualora non si fosse immediatamente rimosso il contenuto incriminato: a sostegno della propria tesi, Sgarbi ha citato quale precedente la recentissima sentenza della Cassazione Penale n. 7155/2011, la quale ha ritenuto legittimo il sequestro preventivo di un articolo apparso su un blog.
Nelle parole della Suprema Corte, infatti, la diffusione di un pezzo giornalistico su Internet è una manifestazione del pensiero che trova l’unica limitazione nella tutela dei diritti di pari dignità costituzionale e nel rispetto della legge ordinaria. Come, appunto, nel caso preso in considerazione dai giudici.

Per capire bene la vicenda, è necessario partire dalla struttura di Wikipedia, l’enciclopedia online di tipo collaborativo.

Wikipedia si basa, come il nome stesso suggerisce, su un wiki, ossia un sito web i cui contenuti vengono creati dagli utenti (siamo, cioè, in presenza di users generated contents). Gli stessi utenti possono, poi, apportarvi le necessarie modifiche, aggiunte, integrazioni, cancellazioni e cambiamenti.
Il sistema consente di conservare traccia di tutte le eventuali modifiche apportate mediante la cronologia, nel caso, per esempio, sia necessario ripristinare una versione precedente, ma anche per risalire all’autore di una voce o di una sua modifica.

Si può fare causa a wikipedia?
Non è la prima volta che l’enciclopedia collaborativa è chiamata in causa da presunti danneggiati: dalla vicenda Seigenthaler all’osservatorio di Wikipedia Watch, dalla minaccia di azioni legali avanzata dall’FBI per la supposta illegittima riproduzione del proprio logo, al procedimento minacciato da parte di Roberto Fiore di Forza Nuova, fino ad arrivare alla vicenda Angelucci – con la stratosferica richiesta a Wikimedia Italia di un risarcimento danni pari a 20 milioni di euro – l’enciclopedia collaborativa è stata ed è al centro di numerose vicende giudiziarie, sia in Italia che all’estero.

Personalmente, credo nel progetto Wikipedia, e in generale nell’utilizzo del web collaborativo, e ritengo che in tali casi la strada dell’azione legale non sia strettamente necessaria e debba sempre essere intesa quale extrema ratio, in quanto di regola è sufficiente seguire una delle due ipotesi seguenti per ottenere lo stesso risultato:

1. Modifica diretta.
Poniamo che qualcuno si ritenga leso da un testo presente in una pagina di Wikipedia. L’operazione più immediata ed efficace che può porre in essere è, semplicemente, quella di modificarla direttamente. Chiunque può scrivere, inserire, modificare voci di Wikipedia. In maniera semplice ed immediata, secondo il meccanismo stesso di funzionamento del wiki.

2. Richiesta eliminazione/modifica.
Poniamo che il soggetto che si ritiene leso non voglia o non possa modificare direttamente la pagina: può sempre chiedere a Wikipedia la rimozione del contenuto lesivo. La seconda possibilità, pertanto, è quella di segnalare la problematica a Wikipedia, chiedendo la modifica/eliminazione dell’informazione errata.

Confido nel fatto che a questo punto la maggior parte dei problemi saranno stati risolti.

In caso contrario, o nel caso in cui il soggetto leso fosse comunque intenzionato a rivolgersi all’autorità giudiziaria, ricordiamo che Wikipedia non è un soggetto giuridico, ma un progetto – enciclopedia collaborativa – della Wikimedia Foundation Inc, con sede a San Francisco. La causa di risarcimento, pertanto, dovrebbe essere intentata contro una fondazione estera, soggetta a giurisdizione estera, con server allocati in territorio estero.
Wikimedia Italia, da molti immaginata come una costola diretta di Wikimedia Foundation Inc, non ha, invece, alcun collegamento giuridico con essa: in tal caso, chiunque decidesse, comunque, di ‘far causa a Wikipedia’ non potrà convenire in giudizio WIkimedia Italia, ma dovrà convenire Wikimedia Foundation Inc. davanti ai tribunali dello stato della California.

La stessa lettura delle policy relative presenti sul sito può essere di aiuto nel chiarire i relativi rapporti, anche in merito all’eventuale attribuzione di responsabilità: Wikipedia non ha una redazione, nè effettua alcun controllo editoriale, qualsiasi contenuto è frutto dell’operato di una comunità di volontari e di autori, che, pertanto, restano gli unici responsabili diretti dei testi inseriti nell’enciclopedia, inserimento che viene fatto da ciascuno sempre sotto la propria personale responsabilità, civile e penale.

Storica, in questo senso, la sentenza ottenuta in Francia il 29 ottobre 2007 dal Tribunale di Grande Istanza, che ha sancito, appunto, l’assenza di responsabilità della Fondazione proprio per l’assenza di responsabilità editoriale alcuna.

In altre parole, l’autore della violazione (o della condotta illecita, o del danno), sarebbe sempre e comunque l’utente che ha inserito/modificato la voce interessata, cui è possibile risalire tramite la cronologia, come abbiamo visto, che tiene traccia degli ip degli utenti, anche se anomini.
Wikipedia, in tal senso, ha anche affinato un sistema per evitare utilizzi illeciti tramite proxy.
Nel senso innanzi precisato, quindi, Wikipedia non è una testata online e non è soggetta alla relativa disciplina. Almeno fino a nuovo ordine.
Non è, quindi, applicabile a WIkipedia, per esempio, l’art. 57 del codice penale – sui reati commessi a mezzo della stampa periodica – che dispone che “salva la responsabilità dell’autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo dalla pubblicazione siano commessi reati, è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo” – applicabilità, oltretutto già esclusa anche rispetto alle testate via web, da una recentissima pronuncia della Suprema Corte – la n. 35511 del 2010< che ha considerato non configurabile il reato di ‘omesso controllo‘ in capo al direttore responsabile di una testata via web.

Sarebbe, invece, astratamente ammissibile un sequestro preventivo come ipotizzato recentemente dalla sentenza citata da Sgarbi, la n. 7155/2011 della Corte di Cassazione – della pagina incriminata, ovviamente, e non del sito – cui rimando per i dettagli e per non dilungarmi oltre misura.
Ma mi chiedo: visto che non si tratta di un articolo postato su un sito o un blog, e quindi immodificabile, ma di un wiki….avrebbe senso procedere a sequestro preventivo, quando basterebbe modificarla direttamente?
Il wiki è creazione condivisa, è strumento principe di quel web collaborativo che diventa strumento di Wikicrazia, nella bella analisi di Alberto Cottica: come mobilitazione di una intelligenza collettiva, che metta insieme amministratori, imprese, associazioni e soprattutto cittadini, capaci di interagire tra di loro e di utilizzare la tecnologia quale meccanismo di responsabilizzazione sociale e di stimolo per la crazione di una società unita e aperta.
Una società, quindi, in cui sia data ai cittadini la possibilità di interagire con il sistema centrale di governo e con l’amministrazione, di contribuire alla costruzione delle regole portanti della struttura stessa della società.
E uno degli strumenti attraverso cui la wikicrazia si realizza è sicuramente il sapere condiviso, che non può più prescindere dall’utilizzo dell nuove tecnologie, di cui Wikipedia è espressione fondamentale.
Vogliamo davvero rinunciarvi?
L’alternativa è sempre possibile: imparare ad usare al meglio tutti gli strumenti di cui disponiamo, ma farlo sempre ‘cum grano salis‘.

Rango: un successo da 38 milioni di dollari [CASE STUDY]

L’ultima pellicola partorita dalla Nickelodeon Movies e diretta da Gore Verbinski (padre della trilogia dei Pirati dei Caraibi), ha con protagonista un camaleonte in crisi di identità con la voce di Johnny Depp. Questi ingredienti sono bastati a Rango per garantire un incasso di 38milioni di dollari nello scorso week end ai botteghini americani.

Uscito l’11 marzo nelle sale italiane, dopo essersi imposto rapidamente ai box office d’oltreoceano, probabilmente Rango bisserà il successo anche nel mercato europeo. Nel frattempo, come per ogni film che si rispetti, la promozione sul web è proliferata a ritmi vertiginosi.

Già da un po’ nella rete sono stati diffusi diversi contenuti, interattivi e non, per promuovere l’uscita della pellicola. Unico imperativo: incuriosire lo spettatore. Giochi, social, interviste, trailer e quant’altro, per esplorare l’universo di Rango e portarsene anche un pezzetto a casa.

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Come mantenersi in forma con 3 Apps! [HOW TO]

Marzo è, senza ombra di dubbio, il mese di dead line entro il quale è necessario iniziare a riflettere sulla propria forma fisica in vista dell’arrivo della bella stagione. Marzo è anche il mese per inizire a programmare le attività per rimettersi in forma. Ma allora perché non rendere più facile la programmazione della dieta e dell’attività fisica ad essa connessa usando le infinite possibilità messe a disposizione dalla tecnologia?

Se siete dei fortunati possessori di uno dei tanto prodotti Apple sono infinite le applicazioni che potete usare per costruire la vostra tabella di marcia utile a migliorare quella prestanza fisica che ad oggi vi manca, partendo dall’alimentazione per finire sulla bilancia:

Food Scanner: Good Food or Bad Food?

Alla base di una buona salute fisica c’è sicuramente una sana nutrizione. Per costruire un’alimentazione che fornisca allo stesso tempo l’energia per affrontare la giornata e che però non pesi troppo sul fisico è disponibile una semplice applicazione che consente, attraverso il codice a barre dei prodotti, di valutare se il nostro acquisto alimentare è adatto alla dieta che stiamo con fatica seguendo. Con Food Scanner serve solo il vostro iPhone del cuore che, una volta passato sul prodotto alimentare, si trasformerà in un fido nutrizionista svelandovi le proprietà di ogni alimento.

Fitness Class

Sicuramente è necessario abbinare all’alimentazione anche una giusta dose di attività fisica per impedire che i muscoli si addormentino troppo e vi facciano apparire come un novantenne davanti alla tv. Per venirvi in soccorso è stata creata FitnessClass, una app specifica per iPad che promette di seguirvi passo passo come un vero personal trainer elettronico. Tra lezioni di yoga e di aerobica offre tutto ciò che uno sportivo neofita può desiderare…l’unica pecca? Il prezzo molto simile ad un mese di sana attività in una palestra reale!

Weightbot — Misuratore Progressi del Peso

Volete vedere se avete raggiunto qualche progresso o se forse è meglio abbandonare tutto e darsi agli scacchi? E’ semplice, basta Weightbot: una semplice applicazione in grado di tenere traccia dei vostri progressi (facendo gli ottimisti) attraverso le misurazioni del peso e dell’Indice di Massa Corporea (reale indicatore della salute del nostro corpo). Se poi vi piace essere sadici potete tranquillamente impostare i vostri obiettivi e quindi sapere quanto sacrificio vi separa ancora da loro!

Se invece preferite informarvi da un punto di vista più scientifico a Cape Town, dal 6 al 9 giugno prossimi ci sarà il Mobile Health Summit, un incontro per discutere di studi e risultati già raggiunti riguardanti l’uso del settore mobile a supporto della salute umana.

Ora tocca a voi scegliere la app che preferite…o prenderle tutte!

Ancora brand reputation: il tweet della discordia di Chrysler

Loggarsi è un’operazione così semplice che viene naturale, soprattutto se si è dipendenti da social network e di account se ne hanno a bizzeffe. Ma se il log sbagliato fosse effettuato sull’account aziendale di Twitter? E se il tweet fosse, combinazione, una violazione della policy della stessa azienda?

Beh, nel mondo dei social network succede anche questo: è il caso di Chrysler.

I fatti, intanto: lo scorso 9 marzo appare un simpatico tweet, dove ci si chiede come mai a Detroit la gente non sappia guidare: “I find it ironic that Detroit is known as the #motorcity and yet no one here knows how to fucking drive.”, con tanto di hashtag per farsi leggere il più possibile. Mittente? Chrysler Auto, incredibilmente. Ecco il tweet della discordia:

Il danno è stato compiuto da un dipendente inconsapevole di scrivere a nome dell’azienda per cui lavora (o lavorava?), e nonostante il tweet sia stato immediatamente rimosso gli utenti hanno fatto in tempo a retweetarlo, di fatto dando in pasto alla Rete questa vicenda così curiosa e, se vogliamo, divertente.

Ecco il tweet “riparatore”:

La responsabilità è da imputarsi a NMS, l’agenzia di marketing che gestisce il profilo Twitter di Chrysler e le strategie di comunicazione dell’azienda di Detroit: a scusarsi per l’inconveniente, il CEO Pete Snyder, che pubblica sul sito web dell’agenzia il proprio rammarico per quanto accaduto.

Dietro questo piccolo episodio ci sta un concetto più ampio, quello di Brand Reputation e come proteggerla. Un modo, adottato anche da molte aziende che producono automobili – visto il casus belli che vi stiamo raccontando – ci sono piccoli gruppi aziendali che operano nel mercato dei social network: produttori di contenuti che fanno approvare i propri post prima di condividerli, proteggendo l’immagine del marchio rappresentato sui social network: è il caso ad esempio di Jaguar e Land Rover, entrambi con una presenza on line massiva e completa, sia su Facebook, che su Twitter.

Pensate cosa direbbe Eminem, scelto per lo spot Chrysler proiettato al SuperBowl, riguardo a questo tweet sugli automobilisti della sua amata Detroit?