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Wikipedia, Vittorio Sgarbi e l'importanza del web collaborativo [DIRITTI DIGITALI]

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Morena Ragone 

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Pubblicato il 15/03/2011

Non sarà sfuggita a molti la notizia, battuta anche dall'Ansa, che qualche settimana fa il critico d'arte Vittorio Sgarbi ha comunicato di voler far causa a Wikipedia.
La questione, a quanto è dato di sapere, trarrebbe origine da un'informazione errata inserita nella sua biografia presente nella versione italiana dell'enciclopedia online, disponibile all'indirizzo it.wikipedia.org.

Il critico d'arte e primo cittadino di Salemi, pertanto, avrebbe provveduto a difendere i propri diritti tramite il 'sequestro dell'intero sito', qualora non si fosse immediatamente rimosso il contenuto incriminato: a sostegno della propria tesi, Sgarbi ha citato quale precedente la recentissima sentenza della Cassazione Penale n. 7155/2011, la quale ha ritenuto legittimo il sequestro preventivo di un articolo apparso su un blog.
Nelle parole della Suprema Corte, infatti, la diffusione di un pezzo giornalistico su Internet è una manifestazione del pensiero che trova l'unica limitazione nella tutela dei diritti di pari dignità costituzionale e nel rispetto della legge ordinaria. Come, appunto, nel caso preso in considerazione dai giudici.

Per capire bene la vicenda, è necessario partire dalla struttura di Wikipedia, l'enciclopedia online di tipo collaborativo.

Wikipedia si basa, come il nome stesso suggerisce, su un wiki, ossia un sito web i cui contenuti vengono creati dagli utenti (siamo, cioè, in presenza di users generated contents). Gli stessi utenti possono, poi, apportarvi le necessarie modifiche, aggiunte, integrazioni, cancellazioni e cambiamenti.
Il sistema consente di conservare traccia di tutte le eventuali modifiche apportate mediante la cronologia, nel caso, per esempio, sia necessario ripristinare una versione precedente, ma anche per risalire all'autore di una voce o di una sua modifica.

Si può fare causa a wikipedia?
Non è la prima volta che l'enciclopedia collaborativa è chiamata in causa da presunti danneggiati: dalla vicenda Seigenthaler all'osservatorio di Wikipedia Watch, dalla minaccia di azioni legali avanzata dall'FBI per la supposta illegittima riproduzione del proprio logo, al procedimento minacciato da parte di Roberto Fiore di Forza Nuova, fino ad arrivare alla vicenda Angelucci - con la stratosferica richiesta a Wikimedia Italia di un risarcimento danni pari a 20 milioni di euro - l'enciclopedia collaborativa è stata ed è al centro di numerose vicende giudiziarie, sia in Italia che all'estero.

Personalmente, credo nel progetto Wikipedia, e in generale nell'utilizzo del web collaborativo, e ritengo che in tali casi la strada dell'azione legale non sia strettamente necessaria e debba sempre essere intesa quale extrema ratio, in quanto di regola è sufficiente seguire una delle due ipotesi seguenti per ottenere lo stesso risultato:

1. Modifica diretta.
Poniamo che qualcuno si ritenga leso da un testo presente in una pagina di Wikipedia. L'operazione più immediata ed efficace che può porre in essere è, semplicemente, quella di modificarla direttamente. Chiunque può scrivere, inserire, modificare voci di Wikipedia. In maniera semplice ed immediata, secondo il meccanismo stesso di funzionamento del wiki.

2. Richiesta eliminazione/modifica.
Poniamo che il soggetto che si ritiene leso non voglia o non possa modificare direttamente la pagina: può sempre chiedere a Wikipedia la rimozione del contenuto lesivo. La seconda possibilità, pertanto, è quella di segnalare la problematica a Wikipedia, chiedendo la modifica/eliminazione dell'informazione errata.

Confido nel fatto che a questo punto la maggior parte dei problemi saranno stati risolti.

In caso contrario, o nel caso in cui il soggetto leso fosse comunque intenzionato a rivolgersi all'autorità giudiziaria, ricordiamo che Wikipedia non è un soggetto giuridico, ma un progetto - enciclopedia collaborativa - della Wikimedia Foundation Inc, con sede a San Francisco. La causa di risarcimento, pertanto, dovrebbe essere intentata contro una fondazione estera, soggetta a giurisdizione estera, con server allocati in territorio estero.
Wikimedia Italia, da molti immaginata come una costola diretta di Wikimedia Foundation Inc, non ha, invece, alcun collegamento giuridico con essa: in tal caso, chiunque decidesse, comunque, di 'far causa a Wikipedia' non potrà convenire in giudizio WIkimedia Italia, ma dovrà convenire Wikimedia Foundation Inc. davanti ai tribunali dello stato della California.

La stessa lettura delle policy relative presenti sul sito può essere di aiuto nel chiarire i relativi rapporti, anche in merito all'eventuale attribuzione di responsabilità: Wikipedia non ha una redazione, nè effettua alcun controllo editoriale, qualsiasi contenuto è frutto dell'operato di una comunità di volontari e di autori, che, pertanto, restano gli unici responsabili diretti dei testi inseriti nell'enciclopedia, inserimento che viene fatto da ciascuno sempre sotto la propria personale responsabilità, civile e penale.

Storica, in questo senso, la sentenza ottenuta in Francia il 29 ottobre 2007 dal Tribunale di Grande Istanza, che ha sancito, appunto, l'assenza di responsabilità della Fondazione proprio per l'assenza di responsabilità editoriale alcuna.

In altre parole, l'autore della violazione (o della condotta illecita, o del danno), sarebbe sempre e comunque l'utente che ha inserito/modificato la voce interessata, cui è possibile risalire tramite la cronologia, come abbiamo visto, che tiene traccia degli ip degli utenti, anche se anomini.
Wikipedia, in tal senso, ha anche affinato un sistema per evitare utilizzi illeciti tramite proxy.
Nel senso innanzi precisato, quindi, Wikipedia non è una testata online e non è soggetta alla relativa disciplina. Almeno fino a nuovo ordine.
Non è, quindi, applicabile a WIkipedia, per esempio, l'art. 57 del codice penale - sui reati commessi a mezzo della stampa periodica - che dispone che "salva la responsabilità dell’autore della pubblicazione e fuori dei casi di concorso, il direttore o il vice-direttore responsabile, il quale omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo dalla pubblicazione siano commessi reati, è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso, con la pena stabilita per tale reato, diminuita in misura non eccedente un terzo" - applicabilità, oltretutto già esclusa anche rispetto alle testate via web, da una recentissima pronuncia della Suprema Corte - la n. 35511 del 2010< - che ha considerato non configurabile il reato di 'omesso controllo' in capo al direttore responsabile di una testata via web.

Sarebbe, invece, astratamente ammissibile un sequestro preventivo come ipotizzato recentemente dalla sentenza citata da Sgarbi, la n. 7155/2011 della Corte di Cassazione - della pagina incriminata, ovviamente, e non del sito - cui rimando per i dettagli e per non dilungarmi oltre misura.
Ma mi chiedo: visto che non si tratta di un articolo postato su un sito o un blog, e quindi immodificabile, ma di un wiki....avrebbe senso procedere a sequestro preventivo, quando basterebbe modificarla direttamente?
Il wiki è creazione condivisa, è strumento principe di quel web collaborativo che diventa strumento di Wikicrazia, nella bella analisi di Alberto Cottica: come mobilitazione di una intelligenza collettiva, che metta insieme amministratori, imprese, associazioni e soprattutto cittadini, capaci di interagire tra di loro e di utilizzare la tecnologia quale meccanismo di responsabilizzazione sociale e di stimolo per la crazione di una società unita e aperta.
Una società, quindi, in cui sia data ai cittadini la possibilità di interagire con il sistema centrale di governo e con l'amministrazione, di contribuire alla costruzione delle regole portanti della struttura stessa della società.
E uno degli strumenti attraverso cui la wikicrazia si realizza è sicuramente il sapere condiviso, che non può più prescindere dall'utilizzo dell nuove tecnologie, di cui Wikipedia è espressione fondamentale.
Vogliamo davvero rinunciarvi?
L'alternativa è sempre possibile: imparare ad usare al meglio tutti gli strumenti di cui disponiamo, ma farlo sempre 'cum grano salis'.

Scritto da

Morena Ragone 

Giurista, dottoranda di ricerca presso l’Università di Foggia, studiosa di diritto di Internet e delle nuove tecnologie, diritto d'autore, informatica giuridica, eGovernmen… continua

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