Una maratona di 48 ore per disegnare una storia fatta di tweet: #Drawmystory

C’era una volta…una giovane designer londinese, Lizzie Mary Cullen, che decise di sfidare se stessa dando vita ad un creativo esperimento di Live social media, incominciato il 23 Novembre e durato 48 ore.

L’idea alla base di Draw my story è creare un murales che illustra una storia completamente creata dagli utenti: chiunque, da qualsiasi parte del mondo poteva contribuire a costruire la trama del racconto con una frase, scrivendola su Twitter con l’hashtag #Drawmystory
Lizzie, armata di pennarelli, ha selezionato, man mano che arrivavano, i tweet più creativi e li ha trasformati in uno splendido fumetto, il tutto senza sosta ed in diretta video.

Ecco l’artista all’opera e alcune foto del murales:

Facebook e i gradi di separazione tra gli utenti

Quando si dice: com’è piccolo il mondo!
Quante volte capita di incontrare una persona mai vista prima e dopo qualche scambio di parole si scopre di avere delle amicizie in comune? Probabilmente, senza neanche accorgecene, incontriamo continuamente sconosciuti che in una qualche maniera sono collegati a noi: immaginiamo di sedere in autobus, probabilmente conosciamo un amico dell’amico dell’amico del tale che ci è seduto accanto!

Sì, il mondo sembra davvero piccolo.

Negli anni ’60, lo psicologo Stanley Milgram nel suo ”Small World Experiment” sperimentò la sua teoria secondo la quale due persone sono separate solo da un esiguo numero di connessioni. Le connessioni necessarie perché due individui vengano messe a contatto, vengono chiamate ‘gradi di separazione’.

La prima volta che si parlò di gradi di separazione fu in un racconto intitolato ‘Catene‘ del 1929, in cui l’autore ungherese Frigyes Karinthy espresse la sua teoria secondo la quale due persone a caso sono separate da non più di sei connessioni intermedie. Da qui la teoria dei ‘‘Sei gradi di Separazione”.

La teoria dei sei gradi di separazione è un’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari.

Questa teoria fu resa celebre dal sociologo e psicologo Stanley Milgram negli anni ’60. Milgram selezionò 296 volontari e chiese loro di inviare un messaggio ad una persona target specifica, un uomo che viveva nella periferia di Boston nel Massachusetts.

Ai volontari fu chiesto di non inviare il messaggio direttamente alla persona target a meno che non fosse già loro conoscente, ma di inviarlo ad un loro contatto che più probabilmente avrebbe avuto modo di raggiungere la persona target attraverso altri intermediari.

Milgram scoprì così che in media occorrevano 5.2 intermediari tra il volontario e il soggetto target (rappresentati da 6 ‘salti’).

Nella Figura vediamo appunto che un soggetto per raggiungere un’altro soggetto deve compiere dei ‘salti’ tra un intermediario e l’altro.

Questo eperimento dimostrò che due persone sono interrelate tra loro da un esiguo numero di intermediari.

Ciò è facilmente compresibile ora, visto che quasi ogni social network è in grado di indicare con facilità il numero di contatti in comune tra due utenti; pensiamo ad esempio a quando ci arriva una richiesta di amicizia su Facebook, proprio sotto al nome dell’utente compare il numero esatto di amici in comune.

La nascita dei social network ha reso possibile mappare digitalemente questo tipo di connessioni e permettere così a ricercatori di effettuare studi, simili a quelli di Stanley Milgram, su scala globale.

Facebook in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano ha rilasciato pochi giorni fa due studi che approfondiscono lo studio di Milgram. Gli studi prendono come popolazione campione ben 721 milioni di utenti di Facebook (più del 10% della popolazione globale) con 69 miliardi di amicizie-interrelazioni tra loro, ad oggi questo rappresenta lo studio con il più grande campione preso in esame.

Lo studio di Facebook ha permesso di testare la teoria dei sei gradi di separazione su scala globale, giungendo alla conclusione che con un campione notevolmente maggiore rispetto a quello a disposizone di Milgram che in realtà le persone sono interrelate da meno di 6 ‘salti’, quindi da meno di 5 intermediari.
Infatti mentre il 99.6% delle persone sono interrelate da 5 gradi (6 salti), si scopre che il 92% di coppie di persone sono connesse tra loro da solo 4 gradi (5 salti).

In secondo luogo, gli studi di Facebook e dell’Università di Miliano, hanno rivelato che i gradi di separazione tra due utenti di Facebook sono inferiori a quei 5 intermediari della teoria dei sei gradi di intermediari; inoltre negli ultimi 3 anni, con la crescita degli utenti di Facebook, il numero di intermediari è diminuito ulteriormente.

Con l’aumento degli utenti in Facebook, il numero medio di intermediari nel 2008 comprendeva 5.28 salti, mentre ora nel 2011 solo 4.74.

Anche nei paesi in cui Facebook è meno presente, come la tundra siberiana e la foresta pluviale peruviana, è probabile entrare in contatto con utente di queste aree geografiche partendo dalla nostra rete di amicizie su Facebook.

Se ci limitiamo ad esaminare un singolo paese come gli Stati Uniti, l’Italia o la Svezia, vedremo che i gradi di separazione sono ancora meno, e cioè che la maggior parte delle coppie sono separate da solo 3 gradi (4 salti). In altre parole i gradi di separazione diminuiscono se riduciamo l’area di interesse.

La rete di connessioni è molto più forte quindi se ci focalizziamo su una scala locale: ad esempio è molto più probabile che due individui, che vivono nella stessa città, abbiamo un bassissimo numero di intermediari tra loro.

Questo è ciò che rende i social network unici: ognuno è ben collegato sia su scala globale che su scala locale (intesa anche a livello di singolo Paese), Facebook in particolare connette persone tra loro da tutto il Mondo, ma ha anche una forte valenza locale che possiamo osservare soprattutto nelle piccole comunità.

Alla luce di questi studi, forse riusciamo a capire ancora meglio il messaggio di benvenuto e la mappa sulla home page di Facebook.

Qui in chiusura i link al download degli studi:

J. Ugander, B. Karrer, L. Backstrom, C. Marlow.
The Anatomy of the Facebook Social Graph,
http://arxiv.org/abs/1111.4503

L. Backstrom, P. Boldi, M. Rosa, J. Ugander, S. Vigna.
Four Degrees of Separation,
http://arxiv.org/abs/1111.4570

10 fatti incredibili dal Re dei social network in questa infografica titolata: The (amazing) Facebook Facts 2011

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Infografica: Gli incredibili numeri di Facebook

The Bicycle Animation, esperimenti di design animato [VIDEO]

Computer grafica, effetti speciali, 3D. La nostra concezione di animazione è oramai fortemente associata a queste tecniche di produzione in grado di rendere sempre più reali ed emozionanti i prodotti audiovisivi che arrivano sui nostri schermi o nei cinema. Esistono tecniche certamente più longeve che, tuttavia, possono ancora regalarci grandi soprese.

La designer londinese Katy Beveridge ha realizzato questo interessante esperimento alla ricerca di una metodologia per filmare un’animazione in realtime, e nel farlo si è rifatta a principi antichi e decisamente poco tecnologici come quelli dell’effetto ottico generato da uno zootropio, dispositivo che decenni fa ha introdotto una prima ed arcaica forma di cinema grazie all’illusione del movimento che riesce a creare.

I ritagli di carta geometrici, posti sui raggi di una bicicletta in funzione, generano un particolare effetto che viene percepito dall’occhio come movimento. In questo caso, tuttavia, l’effetto è percepibile solo tramite l’utilizzo della videocamera, poichè all’occhio umano apparirebbe altamento sfocato a causa dell’alta velocità con cui si muove la ruota. Nel video seguente potete vedere chiaramente come, al variare della frequenza di frame, varia la nostra visione del movimento.

In questo caso sulla ruota sono stati posizionati 18 blocchi disegnati: quando questa gira alla giusta velocità, col la videocamera che registra 25 frames per secondo, ogni blocco si sovrappone perfettamente agli altri creando l’illusione del movimento.

Emilia Romagna Startup: le startup in ottica di innovazione sociale

La volontà di riprendersi da una duplice crisi e la lungimiranza di alcune politiche territoriali, in termini di prospettive di crescita, possono dare origine a realtà d’eccellenza, come quella che voglio porre all’attenzione dei Ninja oggi. La scena startup italiana è relativamente giovane, e denota spesso una mancanza, o comunque una struttuta molto disomogenea in termini di cultura aziendale, sopratutto per quel che riguarda le startup tech based.

Da questa necessità e da una consapevolezza sempre maggiore che un’economia della conoscenza può e deve esistere nel nostro ecosistema, nasce un’inziativa della regione Emilia Romagna, degna di essere menzionata come una best practice delle politiche territoriali, EmiliaRomagnaStartup, un sito web che si propone come risorsa unica in cui concentrare il maggior numero di nozioni ed informazioni per imprenditori ed aspiranti startupper.

Knowledge For Change

L’economia della conoscenza è il concetto base per ogni sistema o prospettiva di sviluppo economico innovativo. L’Unione Europea si era data questo primo obiettivo con la strategia di Lisbona, successivamente rivista, che prevedeva di creare la più grande economia basata sulla conoscenza entro il 2010.

Storicamente le aziende a più alta crescita sono quelle con la più alta capacità innovativa, diretta conseguenza del sapere e della ricerca. Le opportunità imprenditoriali, infatti, derivano proprio da asimmetrie informative che consentono ad una determinata azienda di avere informazioni maggiori o di vedere, in ragione del maggiore bagaglio di informazioni, opportunità imprenditoriali e di mercato laddove altri non sono in grado di coglierle.

Il portale EmiliaRomagnaStartup tende a promuovere la diffusione e la crescita di una cultura imprenditoriale Knowledge-Based, appunto, proprio per incentivare la nascita di aziende ad alto contenuto innovativo. Ne troviamo pratica conferma all’interno dei servizi del portale.

Nell’area dei tutorial troviamo oltre ad argomenti legati agli aspetti più squisitamente finanziari e legali dell’azienda, aspetti legati alla tutela della conoscenza come fattore patrimoniale aziendale, con guide dettagliate, ed un servizio interattivo di consulenza gratuito completamente dedicato all’aspetto dei brevetti, che peraltro sono ogetto, allo stato attuale, di una rivisitazione normativa da parte dell’Unione Europea per quel che riguarda nella fattispecie la tutela dei diritti relativi ai software.

Spesso la nascita di imprese e di startup è stata oggetto di dibattiti accesi soprattutto in relazione alle politiche territoriali, l’aspetto innovativo del programma è il ripensamento di questa logica, che tende a promuovere la nascita di aziende prediligendo le aziende basate sulla conoscenza, che, come diretta conseguenza, avranno una capacità innovativa maggiore.

Il ripensare l’imprenditoria come basata su un vantaggio competitivo fatto di ricerca, di qualità, di sviluppo, può essere considerata la base ideale per l’eventuale sviluppo di una economia in cui il ruolo dell’impresa venga rivisto in ottica sociale.

Sorpassare la logica secondo cui la funzione aziendale sia il semplice “valore per gli azionisti” come ampiamente sostenuto nella letteratura economica degli ultimi decenni e come viene sostenuto oggi nella gran parte delle facoltà economiche, per passare ad una logica in cui si intenda la capacità dell’impresa come “creazione di valore per il mercato, per la società“, non è un passo comune.

Se per mercato e società intendiamo attori come le università, i clienti, i dipendenti, la società in cui l’impresa si inserisce con la sua forza innovativa, si intuisce che questo passo, apparentemente solo ideologico, costituisce in realtà un salto fondamentale verso l’innovazione sociale, in cui cresce la social responsibility dell’azienda verso il macrosistema in cui opera ed allo stesso tempo i soggetti che attorniano l’azienda vedono la stessa come catalizzatore di tutti quegli imput che provengono dall’università, dalla ricerca.

La Rete

La messa in rete di un’idea imprenditoriale, il confronto, i contatti con le istituzioni e gli investitori, costituisce il vero punto nodale dell’evoluzione di una Business Idea, spesso il confronto con i mercati può tradursi in un insuccesso totale se dapprima non si è fatto riferimento ad una serie di interlocutori, che possono significativamente aiutarci a perfezionare o a ripensare il nostro prodotto o la nostra business idea. All’interno del portale incontriamo una rete di tutti i potenziali interlocutori di un’aspirante imprenditore, dalle camere di commercio, ad incubatori d’impresa, banche, investitori.

Spesso il confronto con un investitore può risultare fatale, sia per i caratteri particolari che un investimento in startup ha sia per le aspettative di un investitore, ed avere a disposizione una community, una rete in cui incontrare mentor può risultare un vantaggio non indifferente.

SmartUp Business Plan Competition

Degno di nota è il concorso smartUp, una Business Plan Competition tra imprese innovative basate sulla conoscenza in cui, il team
che avrà presentato il business plan vincente avrà la possibilità di prendere parte a Ignite1,
corso di business management per start-up organizzato dal Centre for Entrepreneurial Learning dell’Università di Cambridge (UK) che avrà dal 1 luglio al 6 luglio 2012.

Il concorso scade il 30 novembre 2011 e le idee imprenditoriali che saranno ritenute idonee al concorso dovranno presentare almeno uno dei seguenti caratteri:

– carattere di innovatività dei prodotti/servizi offerti;

– impiego di soluzioni innovative nella realizzazione del prodotto/servizio e/o nella commercializzazione del prodotto/servizio e/o nella struttura organizzativa dell’impresa;

– trasferimento di risultati dell’attività di ricerca pubblica e privata verso nuovi servizi e nuovi prodotti;

– contribuire a consolidare in Emilia-Romagna e in Italia lo sviluppo di una industria basata sulla conoscenza.

Data l’accuratezza delle informazioni contenute nel portale, e l’innumerevole quantità e qualità dei tutorial messi a disposizione, ho ragione di prevedere una competizione tra business plan altamente qualificati, sia in vista del concorso sia per quel che riguarda il futuro delle imprese emiliane.

Una realtà che merita d’essere tenuta in considerazione.
Stay tuned 😉

Pianificare una strategia di comunicazione finanziaria 2.0

I social media stanno diventando sempre più importanti nella comunicazione, in tutte le sue declinazioni: lo dimostrano i dati (per esempio quelli Nielsen) sull’aumento degli investimenti e del tempo dedicato ad utilizzarli e consultarli sia da lato utente che da parte delle aziende di qualsiasi industria/dimensione.

All’interno di questo trend, ne emerge un altro di grande interesse e curiosità, soprattutto in considerazione della situazione di crisi economica in cui viviamo da anni: la crescente importanza che i social media e le piattaforme 2.0 hanno per la finanza globale.

Il ruolo dei social media nella finanza

I social media non stanno solo diventando importanti player nel mondo finanziario dal lato imprenditoriale, con la quotazione di un crescente numero di società che offrono servizi di networking come core business (e di cui vi abbiamo parlato nel post “acquisizioni, cessioni e quotazioni in borsa social”). I social media sono rilevanti anche in quanto strumenti a supporto delle attività, con almeno tre ruoli principali per il settore e gli agenti finanziari:

> Come sottolineato dal blog Socialnomics, permettono di ottenere news e informazioni in tempo reale dal mercato finanziario mondiale, indipendentemente da orari locali, distanze geografiche e altre barriere;

> Sono predittori precisi dei prezzi/costi dei prodotti finanziari scambiati sui mercati. L’importante scoperta è stata fatta qualche tempo fa da alcuni ricercatori delle Università di Indiana e Manchester, che hanno pubblicato un paper dal titolo esplicativo: “Twitter mood predicts the stock market”;

> Costituiscono una leva di interazione molto importante per istituzioni e clienti/altri operatori, utilizzabile a costi minori rispetto alla comunicazione tradizionale e grazie a cui poter stabilire un’interazione trasparente e onesta (termini troppo spesso dimenticati).

Social media e istituzioni finanziarie: i possibili utilizzi

Strettamente collegato a quanto appena scritto è il tema delle modalità di utilizzo delle piattaforme social nel mondo finanziario e bancario. In generale, Qualche tempo fa Mashable aveva individuato 5 modi relativi alle banche, di cui ne riportiamo 4 tutt’ora validi e estendibili anche alle altre istituzioni.

#1. CREAZIONE DI COMMUNITY

E’ molto difficile creare una comunità online con clienti e altri operatori, ma poco a poco le statistiche e i fatti dimostrano che qualcosa si muove: questo è molto importante perché i rapporti che la maggior parte delle persone hanno con le istituzioni finanziarie durano tutta la vita e prevedono interazioni frequenti. Tanto meglio cercare di andare d’accordo, no?

#2. SVILUPPO DI NUOVI PRODOTTI

I concetti di community, prosumer, etc., non valgono solo per i prodotti a grande distribuzione. Grazie ai social anche banche e società di assicurazioni possono co-creare nuovi prodotti finanziari e servizi insieme alle persone, ottenendo un output già testato e pronto ad avere successo sul mercato.

#3. CUSTOMER SERVICE

Un servizio ormai ‘tradizionale’ e molto diffuso per tante imprese industriali, e che comincia anche ad essere utilizzato in questo settore. Resta da vincere la paura del cliente e del risparmiatore a comunicare certe informazioni in maniera pubblica.

#4. PROMOZIONI E MARKETING

Un utilizzo diffuso e reso ancora più efficace dalla pianificazione di campagne cross-mediali, che coinvolgono l’online e l’offline. Può riguardare sia la promozione istituzionale basata sulla solidità dell’istituzione, il suo prestigio, etc., sia quella di specifici prodotti/servizi.

Un esempio su tutti? Viene dall’Italia e si chiama WeBank, una banca di cui abbiamo recentemente scritto e che fa largo uso dei social media in modo corretto ed efficace. La trovate da poco anche su Google+ !

Social media e comunicazione finanziaria: le buone pratiche da seguire

Sempre Mashable ha inoltre recentemente proposto 5 buone pratiche che le istituzioni finanziarie dovrebbero seguire su Facebook. La validità di quanto scritto ci permette di ampliare il discorso a tutti i social media su cui esse si posizionano.

> NON PARLATE SOLO DI FINANZA: ammettiamolo, l’argomento banca&finanza non è tra i più leggeri e divertenti al mondo, coinvolge solo alcuni soggetti. Cercate di non stancare subito le persone che decidono di seguire il vostro progetto social e costruite conversazioni anche su altri topic.

> PROGETTATE E LANCIATE CONTEST E PREMI: strettamente legato al primo punto, questa mossa vi permetterà di creare un legame con gli utenti al di là del semplice rapporto spot, di proporvi con voce umana. E questo, ce lo insegna il Cluetrain da anni, è fondamentale.

> PROPONETE CONSIGLI E OFFRITE OPPORTUNITA’ DI CARRIERA: il mondo della finanza fa sognare, è il mondo del denaro e delle grandi rendite. Chi meglio di un’istituzione finanziaria può dare consigli utili per trovare lavoro e tentare di far carriera? Se poi in azienda ci sono posizioni aperte, grazie ai social potreste raggiungere un numero di soggetti impensabile.

> SIATE COOL: ripetiamolo volentieri, nella percezione collettiva la finanza non coincide con il rock ‘n’ roll, anzi. Qualunque sia l’azione di comunicazione e l’obiettivo siate tecnici ma (quando possibile) informali, ringraziate chi vi segue e mostrate l’anima del dipendente che sta dietro il computer.

> MOSTRATE CIO’ CHE FATE DI BUONO: come ripetuto in più occasioni, le istituzioni finanziarie non sono sempre riconosciute da tutti come trasparenti e oneste. Cercate dunque di mostrare anche i lati positivi dell’organizzazione e la sua sensibilità verso certi temi. Il cause-related marketing non è mai stato così importante!

Conclusioni

Abbiamo sottolineato l’importanza crescente che i social media stanno avendo per le istituzioni finanziarie e tutti i soggetti che operano dentro e intorno ad esse, cercando di capire le buone pratiche ed i migliori utilizzi delle piattaforme. Come e quali saranno gli sviluppi futuri? Molto rosei, se le stesse istituzioni riusciranno a progettare azioni interattive che rispettino la privacy delle persone, ponendosi al tempo stesso come organizzazioni aperte e senza segreti da nascondere.

PS: Ninja, la sapete la NOVITA’? Parte a Gennaio il primo Master Online a cura di Ninja Academy e Ninja Marketing! 60 ore di formazione flessibile sui temi di marketing e comunicazione innovativa più richiesti oggi dalle aziende, tenute da grandi professionisti del settore. A questo link trovate il programma: approfittate dell’early booking fino a metà Dicembre iscrivendovi qui a un prezzo scontatissimo!

Foursquare with iPhone

Foursquare ci regala un'istantanea dei Check-In Americani!

Foursquare with iPhone

Foursquare è la piattaforma di geolocalizzazione attualmente più diffusa: attraverso il rilevamento del mobile device con il GPS l’utente testimonia, tramite i check-in, di essere in un dato luogo ad una data ora. Non solo: attraverso i check-in è possibile collezionare punti, sbloccare badge, fare campagne di Marketing.

In occasione  della festa del ringraziamento Matt Healy, il designer di Foursquare, ha pubblicato un grafico che racchiude tutti i check-in effettuati in America dalla fine di Ottobre alla fine di Dicembre dello scorso anno, in modo simile a come fece Nike con il suo brand “Plus!”. Il modo in cui sono state calcolate le tratte è molto semplice: sono stati conteggiati i check-in che ogni utente ha fatto lo stesso giorno in due stazioni diverse. Il grafico è molto bello e suggestivo: diamogli uno sguardo!

Utenti Foursquare in America

Il grafico ci riporta i check-in degli utenti su base spaziale e temporale, dandoci informazioni sugli spostamenti di una certa tipologia di utenti. Si tratta di informazioni dall’enorme potenziale per il turismo, la viabilità, i trasporti. Interpretando l’immagine si nota una distribuzione degli utenti concentrata in poche importanti aree:

  • La gran parte dei check-in aerei e ferroviari si effettua a cavallo tra l’immenso distretto di New York e la West Coast, con un picco intermedio solo a Chicago.
  • I check-in fatti in auto svelano un’intensa attività sulla costa est e nell’entroterra. Questo dimostra che la tipologia di utenti in esame preferisce il treno per gli spostamenti brevi, l’auto per i viaggi di media durata e l’aereo per le grandi distanze.
  • Come previsto dalle statistiche, New York è prima in classifica, ma San Francisco, che è prima per concentrazione di mobile devices sul territorio, rappresenta il secondo centro in cui si fanno più check-in.

Le statistiche temporali, invece, confermano un’importante teoria: mentre la frequenza d’uso dei treni rimane pressocchè costante (evidentemente è il mezzo favorito per andare al lavoro), l’aereo ha un andamento endemico: presenta circa 4 picchi al mese, presumibilmente nei week-end. Anche l’utilizzo dell’auto ha un andamento altalenante, ma la frequenza è più bassa: circa un picco al mese. Ovviamente, prima delle grandi feste gli spostamenti di amplificano; è particolare vedere come gli americani si spostino di più in occasione della festa del Ringraziamento che per il Natale! 🙂

L’importanza di questi dati cresce se si pensa che gli utenti di Foursquare sono oltre 10 milioni, e che, insieme al check-in, si può anche lasciare una sorta di feedback. Così, oltre ai dati sugli spostamenti, si può approfondire l’analisi della felicità, come è riportato su questa infografica!

10 milioni di utenti Foursquare!

Insomma, il check-in satellitare nasconde delle potenzialità molto grandi per ricerche di mercato basate sul territorio, oltre che sull’opinione generale. Il problema è che questo enorme potenziale è oscurato da social network più generalisti, che non presuppongono il possesso di un mobile device con connessione GPS.
Che cosa ne pensate di Foursquare? Secondo voi qual è l’utilità che si cela dietro ai check-in?

 

 

Fail di Durex su Twitter per una battuta sessista

Quelli della Durex South Africa hanno fatto la battuta.
“Perché Dio ha creato i peni? Per avere almeno un modo per zittire le donne”.
Una battuta di cattivo gusto, tra l’altro sentita e risentita, più adatta ad una discussione da bar tra amici in cui magari uno racconta che stava discutendo con la ragazza e che il tutto si è piacevolmente concluso facendo la pace a letto…
Una di quelle battute a cui una donna avrebbe potuto semplicemente replicare al genio che l’ha postata “gioia, guarda che il servizietto a cui ti riferisci non funziona per zittire le donne, semmai per mettere fine alle vostre, di discussioni”.

Ecco quindi che le femministe sudafricane si sono sbizzarrite, mettendo l’accento sul fatto che la violenza contro le donne rappresenta il pretesto per una battuta per gli uomini sudafricani. Ricordiamo inoltre che il tutto accadeva durante la campagna 16 Days of Activism for No Violence Against Women and Children in occasione dell’International Day for the Elimination of Violence Against Women.

Fail nel fail: ovvero come saltare dalla padella alla brace dandosi la zappa sui piedi

Durex non si è scusata dal primo momento. Ha infatti replicato che era solo una battuta:

La battuta non ha attirato solo l’indignazione delle donne…

…ma anche quella degli uomini. Uno di loro ha infatti chiesto: “Quindi il vostro target è l’uomo di Neanderthal?”

Da #DurexJokes a #DurexApology

Dopo una serie di tweet contro la battuta di @DurexSA, l’azienda si è decisa finalmente a scusarsi con una serie di tweet, tra cui questo:

Capita di sbagliare. E in fondo le battute a sfondo sessuale spesso sono anche divertiti ma occorre trovarsi nel contesto giusto. L’ingenuità compiuta da Durex è stata quella di tralasciare che Twitter non è il baretto sotto casa e che chiunque twittasse non stava parlando solo a degli amici che avrebbero lasciato correre.

Ma l’errore più grande è stato sicuramente quello di non averlo ammesso subito, a maggior ragione perché le proteste venivano addirittura da un’associazione e non da una singola persona.

Del resto, ormai si è tutti d’accordo sul fatto che le principali regole del crisis management sono:

– evitare una crisi

– ammettere di aver sbagliato.

Com'è l'utente medio di Facebook? [INFOGRAFICA]

Questa infografica ci presenta come è l’utente medio di Facebook, che io, personalmente, pensavo fosse più giovane. L’eta media è infatti di 38 anni, cresciuta di 5 anni tra il 2008 e il 2010. Inoltre, come presentata nell’infografica di JESS3, la maggior parte del tempo su Facebook è dedicato alla cura dello status: che sia il proprio o quello di un amico.
La media degli amici? 229, ripartiti tra amici di scuola, di università e… sconosciuti (ben il 3%).
Io, con i miei 800 e più amici, mi sento un po’ out.
A voi l’infografica per scoprire il resto.

Facebook: 5 mosse per creare le Sponsored Story [Seconda Parte]