Twitter introduce le Brand Pages: rumor o verità?

Sta rimbalzando nella rete da qualche giorno: Twitter sta valutando la creazione di Brand Fan Pages in stile Facebook. In poche parole, i vari Brands avrenno la possibilità di personalizzare il loro spazio a loro piacimento, offrendo quindi agli utenti l’opportunità di una più accurata brand experience.

La struttura della pagina, potrebbe trarre ispirazione da Facebook, anche se probabilmente dovrà  rimanere fedele all’impostazione di micro-blogging istantaneo – se non vuole scatenare le ire dei suoi followers.

L’idea sarebbe stata accennata dall’attuale CEO, Dick Costolo:

“I think it would be very useful for brands to have a page that is richer than the current profile page, especially for users who will visit the page of the brand for the first time and who will get a broader overview than they have now. (in italiano: Penso che sarebbe molto utile per i brand avere una pagina che sia più ricca delle attuali profile page, soprattutto per gli utenti che visiteranno la pagina del brand per la prima volta e che  avranno una più ampia visione d’insieme rispetto a quella che abbiamo adesso.)”

Confermata tra l’altro anche dall’altro alto dirigente di Twitter, Adam Bain. La strategia è chiara, l’idea è  di monetizzare al meglio l’interesse delle Aziende nell’entrare / restare in con i propri follower.

E adesso cosa succederà? Restate sintonizzati e ve lo diremo 😉

Trovato qui

Barbie vista da Mariel Clayton: sociopatica, sanguinaria ed assassina

Il prototipo, l’icona, il simbolo e il surrogato. Questo e molto di più è stata la donnina più famosa al mondo in questi suoi 52 anni di vita, sconvolgendo ruoli e ideali… Divenendo molto più che un semplice giocattolo per bambine.

Lei; la donna senza sesso capace di suscitare quella delusione enorme nel veder terminare le sue fantastiche gambe in poco meno che una protuberanza asessuata.

Sempre lei; l’eterna vergine (da ormai 50 anni) è stata oltraggiata da Mariel Clayton, fotografa 31enne dell’Ontario, con un solo obiettivo: profanare il mito “Barbie”, distruggere la donna senza genitali e sempre sorridente.

La Barbie fotografata e scoperta dalla Clayton è parallela all’idea di Barbie presente nella vostra mente. Sovvertita in una sociopatica, frustrata dall’eterno ammiccamento verso un Ken altrettanto piatto; è spinta a vomitare, uccidere, decapitare, impiccare e sgozzare qualsiasi bambola le ronzi intorno.

Dall’infame obiettivo della Clayton, osserviamo la nostra Barbie fare sesso con uomini che poco dopo sgozza. La vediamo mentre schiavizza i poveri eunuchi del suo harem, li scuoia, per poi un minuto dopo fumarsi una sigaretta nuda su un divano di pelle.

Instancabilmente narcisista e sempre in sintonia con le mode del momento, non si accorge addirittura di aver partorito perchè totalmente assorbita dal suo telefono cellulare. Mamma ingrata di un figlio già troppo techo Geek!

Ce l’ha a morte coi genitali e con il suo storico Ken senza considerare quanto adora il sangue…Ammira le sue stragi con un’altezzosità senza precedenti, frutto di quel viso imbellettato senza espressività.

Interpretare alla perfezione gli scatti di Mariel Clayton è estremamente complicato; è una forma di ribellione contro la restrizione del ruolo della donna negli scenari contemporanei? E’ il lato oscuro dell’icona Barbie che non abbiamo mai visto? O semplicemente una interpretazione fuori dagli schemi di un simbolo della nostra epoca?

Una banale interpretazione dei suoi scatti ci porterebbe a pensare a un’infanzia difficile la cui conseguenza è uno spirito dalla natura ribelle in cui prende forma una prospettiva dell’arte non convenzionale e anticonformista…Ehm, no. Un bel concetto che non fa’ al nostro caso!

Dice di sé stessa:

Sono una fotografa di bambole dal senso dell’umorismo sovversivo. Credo che la vita sia un luogo incasinato ed isterico, e se non ne ridiamo non saremo mai in grado di capirla davvero. Non ho avuto un’infanzia difficile, non ho subito abusi, non sono nè cattiva, nè dark nè psicotica. Credo solo che quello che faccio sia dannatamente divertente, e voglio condividerlo con la gente.

Mariel Clayton detesta Barbie considerandola poco più che un feticcio della società contemporanea. E’ una bambola irreale e vuota a cui si può protendere solo con 27 interventi di chirurgia plastica e molti molti litri di schiarente per capelli.



 

Al di là del significato delle sue foto, da un punto di vista tecnico non possiamo che apprezzare la meticolosa cura dei particolari in ogni  location. Si può notare come tutti gli oggetti siano sistemati in modo perfetto e nonostante la fotografa non intervenga sull’espressività facciale della Barbie, quel volto si contestualizza ogni volta alla situazione, rendendo macabro quel sorriso statico.

Da vittima a carnefice, a pervertita o abusata, da isterica, pazza, sociopatica e diabolicaBarbie cambia volto ed è Mariel Clayton a rifarle il trucco, senza make-up!

 

Per i più curiosi a cui dedichiamo sempre grande attenzione

Il suo strumento:
Canon 50D.
Lenti:
50mm Prime
17-40mm Wide Angle
10-17mm Fisheye
75-300mm Zoom.
430EX II Speedlight.

Brand Reputation Go Daddy: come distruggere la credibilità di un'azienda in un colpo (di fuoco)!


La scorsa settimana negli Stati Uniti è scoppiata una polemica causata dall’ultima avventura di Bob Parsons – CEO della Go Daddy – una delle maggiori Domain Registrar del mondo.

Parsons, ex marine durante la guerra del Vietnam, ha infatti diffuso un video in rete nel quale lui e la sua squadra danno la caccia ad alcuni elefanti in Africa. Parsons nel video descrive l’avventura come una missione volta ad aiutare la popolazione di un villaggio dello Zimbabwe afflitta dai danni provocati da alcuni pachidermi ai raccolti.

Ad un certo punto del video si vede la squadra appostata di notte attorno al campo che aspetta l’arrivo degli elefanti e subito dopo si consuma la tragedia (descritta come una vera e propria liberazione). Uno degli esemplari viene infatti ucciso a colpi d’arma da fuoco da Parsons & company.

Queste immagini potrebbero urtare la vostra sensibilità

Non contenti della scenetta messa su, il video continua mostrando la popolazione affamata del villaggio che accorre attorno alla carcassa dell’elefante per conquistarne una fetta. Il tutto sotto le note di “Hells Bells” degli AC/DC.

La diffusione del video ha causato ovviamente la forte reazione della Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) che ha anche deciso di mettere fine alla sua collaborazione con Go Daddy (il suo sito peta.org non sarà più ospitato dalla società di Parsons).
Tutto questo ci porta a riflettere seriamente sull’impatto che una tale comunicazione possa aver suscitato sui clienti di Go Daddy. Come sappiamo la figura del CEO è sempre legata all’azienda, perfino quando è in vacanza. Ogni azione privata si traduce infatti in un’attività di pubbliche relazioni dell’impresa. È assurdo pensare come una società come la Go Daddy, da sempre attenta alla cura dell’immagine nonché la prima società di domini Internet ad ottenere degli spazi pubblicitari durante il Super Bowl (il XLIII), possa aver permesso al proprio CEO di camminare (comunicare) a briglia sciolta.

È vero però che Parsons non è solo il CEO della Go Daddy ma rappresenta buona parte della comunicazione esterna dell’azienda. Il suo blog, attivo oramai dal 2004, è molto seguito ed accessibile direttamente dalla home page del sito istituzionale. Nel blog vengono pubblicati una serie di episodi video in cui Bob, accompagnato da giovani signorine, dispensa agli ascoltatori consigli professionali e di vita. In altre sezioni del blog troviamo “Le 16 regole di Bob”, sempre legate all’emulazione di questo “simpatico” e milionario personaggio.

Nell’impossibilità attuale di calcolare l’impatto dell’operazione “salva raccolti” di Parsons, intanto il diretto competitor di Go Daddy, Namecheap ha offerto ai suoi clienti una speciale offerta. È infatti possibile trasferire fino a 10 domain names .com/.org/.net a Namecheap a soli 4,99$ l’uno e allo stesso tempo donare 1$ per ogni trasferimento all’organizzazione no profit Save the Elephants.

Sharp e lo spot naturalistico per il nuovo cellulare in legno [VIDEO]

La musica della natura, molti dicono, è la più bella. Sharp ha voluto giocare su questo punto, e per il lancio del suo nuovo modello (che tra poco verrà diffuso in Giappone in partnership con la NTT Docomo) ha creato questo affascinante spot. Nello scenario di una suggestiva foresta, una pallina viene lasciata cadere su una sorta di domino sonoro: gradino dopo gradino, viene riprodotta addirittura la Cantata 147 di Bach.
Che dire, sicuramente l’ambientazione è azzeccatissima, dovendo promuovere un cellulare il cui rivestimento esterno è di legno, il Touch Wood SH-08C.
Ma in parecchi già si chiedono se non sia solo un abile lavoro di postproduzione, più che un riuscito esperimento di musica “ecologica”…

Volete convertire le vostre musicassette in mp3? Ecco a voi Cassette Mate!

Avete ancora in casa delle musicassette con i vostri successi indimenticabili? Vorreste convertirle in formato digitale e non sapete come fare? Non preoccupatevi, oggi vi proponiamo il gadget che fa per voi!

Si chiama Cassette Mate e viene dal Giappone. Ha la forma di un walkman ed è compatibile con Windows. Al suo interno un software che converte i file audio presenti sulle nostre musicassette in file mp3.
Funziona con due batterie di tipo AA e si collega al pc tramite la porta Usb.

Acquistabile a circa 25 euro.

Avessero inserito anche le cuffie per utilizzarlo come lettore “convenzionale” non avrebbero di certo sbagliato! 🙂

Alla scoperta di TuoGuru, il marketplace italiano del Know How

Alla scoperta di TuoGuru, il marketplace italiano del know howC’era una volta il forum, da sempre meta del confronto tecnico-specialistico su internet. Finita l’età dell’oro, con l’avvento dell’era della condivisione e del real-time, oggi i forum soccombono a una user experience non più al passo coi tempi, poco coinvolgente e minata da un’intrinseca rigidità. Non sono più protagonisti, hanno perso lo smalto e sopravvivono perlopiù come knowledge base di prodotti specifici, dove solo i più coraggiosi osano avventurarsi tra decine di thread abbandonati.

Ma allora dove convergono le comunità digitali per risolvere i propri dubbi? Negli ultimi tempi sembra stia godendo di particolare fortuna il genere Q&A (question & answer), ramo in cui tutti i maggiori players della internet industry si sono lanciati con avidità: Google con l’acquisizione di Aardvark, Facebook con il prodotto Questions, Linkedin con Linkedin Answers, Yahoo con YahooAnswers (un precursore a tutti gli effetti), Ask.com, e infine quella che si è imposta come la star indiscussa dell’ultimo periodo: Quora.

Tutte queste soluzioni tuttavia, pur alla luce di punti di vista tra loro differenti, propongono un approccio fondamentalmente conservativo.

La startup di cui parliamo oggi al contrario, prova ad introdurre ingredienti nuovi nella ricetta; si chiama TuoGuru, ed è una creatura di Giuliano Ambrosio. Attualmente in beta con circa 1000 utenti registrati, ha un focus su design, programmazione, seo & marketing, CMS e social media e si definisce “Il primo marketplace italiano del know-how”.

Ed è proprio “marketplace” la parola chiave per TuoGuru: il fattore differenziante della piattaforma è infatti il tentativo di rinnovare l’impianto classico del Q&A con un meccanismo di reward basato sulla gratificazione economica e su semplici meccaniche ludiche come il raggiungimento di obiettivi misurati su una leaderboard.

Ma vediamo il funzionamento del sito: dopo la registrazione l’utente ha la possibilità di porre domande o dare risposte; nel primo caso, dopo aver acquistato i crediti necessari (5 crediti per una domanda) si pubblica il quesito e ci si impegna a retribuire con un budget impostato a piacere la risposta migliore tra quelle proposte dalla community; per aiutare nella scelta, ogni utente TuoGuru potrà votare la risposta che riterrà più meritevole di aggiudicarsi il budget.

Nel secondo caso invece, l’utente cerca tra le domande aperte quelle a cui può fornire una risposta, e partecipa offrendo il suo know-how. Se sarà scelto e premiato, riscuoterà il montepremi messo in palio dall’utente che ha posto la domanda.

Il tasso di attività ed efficienza di coloro che scrivono risposte genera una classifica che incita tutti gli esperti a un po’ di sana competizione.
La formula Tuoguru è particolarmente azzeccata perché introducendo il motivatore economico tutti sono incitati a mantenere attivo il funzionamento della community e come diretta conseguenza si riduce drasticamente la percentuale di domande che rimangono inevase; inoltre, se dopo 10 giorni non si è ancora trovata risposta al quesito posto, saranno gli stessi amministratori del sito a valutare se rimuovere la domanda o intervenire in prima persona.

Mixando conoscenza crowdsourced e gratificazione economica, Tuoguru si afferma oggi come uno degli esperimenti più interessanti nel suo genere, e pone di fatto le basi per quella che potrebbe essere la nuova generazione del Q&A online.

Automotive Brand e la Mobile Experience: marketing e comunicazione a confronto [CASE STUDY]

L’Automotive Advertising è un settore in perenne evoluzione: esso deve adattarsi ai gusti dei consumatori, cambiando continuamente le strategie per far giungere con efficacia il messaggio a destinazione. Il mondo mobile acquista una rilevanza sempre maggiore per la promozione delle automobili: nonostante il particolare clima economico, già nel 2010 aziende come Kia, Ford e Volvo hanno incrementato gli investimenti nel mobile. Oggi, insieme all’evoluzione tecnologica dei mobile device, le campagne di advertising hanno un respiro più ampio ed includono il mobile marketing in tutti i suoi aspetti. Analizziamo e vediamo insieme i 3 case study più originali di questi ultimi giorni per capirne le dinamiche e prendere ispirazione!

Volkswagen – Advertising esperenziale tra stampa ed iPhone

Volkswagen si è domandata se è possibile illustrare appieno i vantaggi della nuova Polo attraverso la carta stampata, offrendo anche a chi non richiede il test drive un’esperienza simile alla realtà. Per l’impresa, i creativi Volkswagen si sono affidati all’iPhone ed all’Augmented Reality, realizzando un’ottima campagna crossmediale ed esperenziale. Scaricando la relativa app da iTunes ed inquadrando le pubblicità stampate sui principali mensili di Automotive è possibile… effettuare un test drive della Polo!

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– In Lane Assist mode l’automobile corregge la traiettoria quando ci si avvicina troppo alle linee di carreggiata. Allo stesso modo, l’iPhone vibra quando sbagliamo a manovrare l’automobilina dall’iPhone;
– Attivando le Adaptive Lights proverete il test drive in notturna ed i fari della Polo seguiranno il percorso, aumentando la visibilità della strada percorsa;
– Infine, con la modalità Adaptive Cruise Control la vettura manterrà la giusta distanza di sicurezza dall’automobilina che seguirete nel test drive.
Gli annunci su carta stampata sono disponibili in due versioni: primaverile ed invernale.

Volkswagen Print Ad

Volkswagen Print Ad/2

 

Nissan – Lo spot si trasforma in un fumetto interattivo con iAd

Chi si ricorda i tanto amati fumetti a bivio? La nuova Nissan Juke è un urban SUV fuori dal coro: ha un abitacolo sinuoso, una linea anticonformista e numerosi contenuti tecnologici di qualità.  Per sviluppare una comunicazione in linea con l’identità del prodotto, i creativi della Nissan hanno sviluppato un iAd  interattivo come quello della Renault che permette di rivivere lo spot dell’automobile facendo scelte determinanti per lo svolgimento della storia.
Un businessman riceve una telefonata dal capo: prima di arrivare in ufficio ha al missione di portare una ciambella al capo! Seguiamo insieme la storia…

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… e scopriamo com’è possibile riviverla in maniera fumettosa grazie all’iAd!

[yframe url=’http://www.youtube.com/watch?v=94znDDHnDYQ’]

Anche in questo caso il mobile si integra alle campagne convenzionali per esternalizzare il messaggio e raggiungere quella fetta di consumatori che il semplice spot non avrebbe raggiunto.

BMW – i Mobility Services al centro della filosofia aziendale

Esistono casi in cui il mondo mobile non fa semplicemente parte di una campagna pubblicitaria, ma è una componente fondamentale della mission aziendale. E’ quello che è successo per la nuova linea di automobili elettriche “BMW i . Per comprendere meglio questo fenomeno, partiamo dal video di presentazione del servizio “mobility services” di BMW (disponibile in italiano Qui)

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Dietro questo video c’è la volontà da parte della BMW di contribuire a migliorare la mobilità urbana dentro e fuori dall’auto tramite servizi intelligenti ed esperienze mobile. Per questa ragione è nato BMW i Ventures, una società con capitale di rischio (quindi un ente di finanziamento) che promuove le iniziative mobile basate sulla geolocalizzazione e l’esplorazione urbana. La società ha accesso diretto alle risorse di BMW Group ed è dunque capace di sviluppare forti collaborazioni e Joint-venture. La società ha contribuito allo sviluppo del famoso programma MyCityWay ed è aperta a nuove offerte, per cui, se qualcuno ha un’idea mobile sensazionale è il momento di farsi sentire 🙂

Tiriamo le somme

Quelli che abbiamo presentato sono i casi più eclatanti di Automotive Mobile Advertising degli ultimi giorni, e contengono pertanto i segreti dei big brand per una strategia di successo in questo momento. Riassumiamo insieme le dinamiche principali di questi case study:

Le brand app devono far parte di un sistema di comunicazione: come abbiamo scritto nei post precedenti, costruire una brand app non vuol dire fare una campagna; l’app firmata dalla marca è utile a rafforzare il legame con i consumatori che hanno già un buon rapporto con il brand, ma, per quanto l’applicazione possa essere utile, chi non è fedele al brand difficilmente scaricherà la mobile app.

Creare connessioni creative: la carta stampata diviene una pista per l’augmented reality test drive, gli spot si trasformano in fumetti iAd. Non è magia, ma solo la creatività di chi è bravo a fare campagne pubblicitarie. Creare campagne crossmediali in modo da instaurare relazioni tra un messaggio e l’altro favorisce la diffusione del brand ed il passaparola tra i consumatori (le idee creative fanno parlare di sè).

Il mobile come scelta di business: la diffusione dei mobile devices ha fatto si che il mondo mobile non si possa più escludere dalle grandi campagne di promozione, ed il fatto che emergano case study sempre più innovativi in materia vuol dire che l’interesse e la competizione sul piano mobile stanno crescendo. Alcuni brand fanno del mobile un elemento portante del business aziendale, dedicando cifre considerevoli allo sviluppo di un adeguato mobile marketing.

– Coinvolgere gli utenti: affinchè un prodoto si diffonda, è necessario che gli utenti lo provino e ne parlino. Per un settore dalla spesa impegnativa come l’Automotive, questo è molto difficile. Per questa ragione è necessario coinvolgere gli utenti il più possibile, a livello pratico ed emozionale. BMW si impegna in un discorso sul futuro della società, Volkswagen fa provare le sue vetture e Nissan immerge i consumatori in un’esperienza divertente. E tutto questo senza mai toccare con mano l’automobile, grazie ai dispositivi mobile.

E voi? quale dei tre case study preferite?

Diesel Island e il media planning non convenzionale per gli scandali sessuali del Rubygate

Vi ricordate di Diesel Island? Ne abbiamo parlato qui e qui, si tratta del concept della ultima campagna Diesel ereditiera del successo di “Be Stupid”.

Come scegliere il Presidente dell’isola degli stupidi ma coraggiosi? Una cosa è sicura: la probabilità di essere coinvolti in uno scandalo sessuale sarà un fattore critico (di successo?).

Ecco perché la pianificazione dei banner vede coinvolte, per la giornata di oggi 6 aprile, oltre alla pagina FB anche le pagine web delle principali testate di informazione (tra cui ilsole24ore.com, libero-news.it, il tempo, tgcom.it ed ilgiornale.it) dedicate alla prima udienza del processo Ruby.

Che tu abbia scandali sessuali o meno, se vuoi candidarti alla Presidenza dell’isola clicca qui!

Il dating è servito: eDealduJour, il Groupon degli incontri

Nell’era dei social network, delle start up nate da semplici contatti sul web e del lavoro online, immaginatevi delle offerte geolocalizzate. Be’, sì, esistono, non serve immaginarsele. Già Groupon, Bing e tanti altri si sono allineati a questa idea. Ok, allora pensate un sito di dating, schede delle persone e scelte multiple. Eh, esistono dall’alba della Rete, nulla di eccezionale. Ok, facciamo così: unite questi due ultimi aspetti, focalizzate la fantasia sugli sconti a tempo, in una precisa area geografica, inserite alcuni profili di uomini giovani che si mettono all’asta per incontrare donne che hanno voglia di divertirsi, trovare l’amore o semplicemente conoscere una persona nuova. Se l’avete in mente siete arrivati tardi lo stesso: questo luogo virtuale a metà tra social e dealing esiste già e si chiama eDealduJour.

Via la maschera e si accomodino signore, signorine e gentili interessate: eDealduJour è un sito francese nato a febbraio per creare un nuovo punto di incontro, forse un po’ eccentrico, qualcuno dirà di cattivo gusto, ma di certo originale. Gli uomini si iscrivono con un profilo dettagliato, raccontano di sè in un video, lasciano qualche fotografia e poi vengono semplicemente messi all’asta per 24 ore. Che poi non è corretto dire “all’asta”: il servizio è totalmente gratuito e resta solo una quota se si vuole sbirciare tra i profili già archiviati o avere un alert per vedere quelli futuri. L’idea originale, dicono gli ideatori, viene dal film The Bachelor del 1999 dove un divertente Chris O’Donnell va in cerca di una moglie per incassare una cospicua eredità, per poi incontrare Renée Zellweger e… questa è un’altra storia.

Ora ci si può chiedere se questa idea passerà mai le Alpi per arrivare nel Bel Paese o magari già c’è qualcuno che in America sta ultimando gli ultimi preparativi, queste cose sono tutte da vedere. Per gli uomini che sono rimasti a bocca asciutta c’è però una novità: il sito sembrerebbe già in lavorazione per scambiare le parti. Questo tipo di dating 2.0 supera forse le aspettative e magari finirà in un flop clamoroso, ma di certo qualche commento lo strappa. E forse anche qualche sorriso. Ma soprattutto: voi vi mettereste all’asta o vorreste scegliere? Aggiudicato a quella persona laggiù in fondo per…