Ecomagination: il progetto di eco-crowdsourcing di General Electric

Sono sempre di più le aziende che cominciano a fare della sostenibilità ambientale il proprio core business. Il green marketing è una di quelle strategie che le imprese cominciano ad usare per incrementare il proprio business, come vera e propria politica d’impresa. E’ vero che i consumatori più attenti sono sempre meno disposti ad avere a che fare con aziende che dimostrano poca sensibilità per le tematiche ambientali. Ma non è solo per “piacere ai consumatori” che le aziende si stanno convertendo al green. C’è molto di più. C’è che finalmente si trasforma quella che prima veniva vista solo come minaccia di costi più alti nell’opportunità di creare nuovi e innovativi business,  facendo del bene al pianeta.

Oggi vogliamo parlarvi di una bella campagna crossmediale di General Electric: Ecomagination. Si tratta di un grande progetto contenitore, che si propone di aggregare tutti quei progetti che fanno dell’eco-sostenibilità il proprio “super potere” per rendere migliore questo mondo. Di fatto siamo di fronte ad un innovativo esperimento di eco-crowdsourcing e i numeri parlano di quanto il progetto conti per GE: dal 2005 al 2009 sono stati investiti più di 5 miliardi di dollari nello sviluppo di tecnologie verdi, e altri 10 miliardi sono previsti entro il 2015.

Attraverso i canali social vengono condivise nuove idee e progetti di innovazione ambientale che vengono scovati in giro per il pianeta.

Nell’account twitter, che conta più di 45.000 followers, e nella pagina di Facebook Ecomagination si definisce come una sorta di braccio bionico di General Electric, con l’obiettivo di immaginare e costruire soluzioni innovative alle sfide ambientali che ci  troviamo davanti.

E’ proprio così, i cambiamenti sono sotto agli occhi di tutti. Possiamo far finta di non vederli e farci trascinare in avanti passivamente..oppure possiamo scegliere di cavalcare l’onda, l’onda della crescita economica.

Per questo è stata creato creato anche Ecomagination Challenge, un concorso internazionale realizzato per progetti e idee nel campo dell’energia pulita.

Molte altre aziende, oltre a General Electric, stanno scoprendo che dal Green possono nascere davvero nuove idee, nuovi modi di ampliare il proprio business e nuovi segmenti di mercato. Insomma, i cambiamenti accadono e le strategie proattive di green marketing ci permettono di trarne beneficio.

Il progetto Ecomagination, dal 2005 ad oggi, ha già realizzato più di 90 progetti, grazie anche al continuo impegno  (anche finanziario) di General Electric.

Ma, come dicevamo, GE ha creato una vera e propria campagna crossmediale perché l’obiettivo non è solo  “essere green”, ma anche e soprattutto “condividere il tuo essere green”! 🙂

Nella sezione del sito “Tag your Green” troviamo diversi canali attraverso i quali condividere il nostro essere green. Su Flickr, con Photo Project, possiamo caricare le foto di progetti sostenibili, realizzati da noi o che scopriamo in giro per il mondo. Grazie a Foursquare possiamo esplorare i posti a noi più vicini che attuano quotidianamente pratiche ecosostenibili.

Ma Ecomagination usa soprattutto i video per condividere le “best green practices”. Oltre al canale su Youtube, troviamo, infatti, Howcast, un insieme di video “how-to”, ovvero  su come costruire le nostre azioni green.

Molto interessante, infine, l’iniziativa Filmaker project, dove GE invita i giovani registi a condividere le loro visioni creative sui benefici che ogni piccola azione sostenibile, unita alle altre, può portare a tutti per il futuro.

E allora, cosa aspettate? Share your ideas!

Stand Up agaist Homophoby: la vittoria della tolleranza [VIRAL VIDEO]

Omofobia. Sempre più spesso una parola sinonimo di violenza e intolleranza, un fenomeno che coinvolge soprattutto i più giovani. Leggiamo sui giornali notizie relative ai pestaggi a scuola, al bullismo e quindi alle violenze contro gli omosessuali fino ad arrivare alle brutali esecuzioni fuori dai pub a dai locali del tradizionale divertimento notturno.

Tanta violenza sotto i nostri occhi e poche prese di posizione: falsi moralismi spingono le persone a considerarlo un problema che non li riguarda; e anche le istituzioni spesso risultano inermi di fronte a questi atti di violenza gratuita. Senza considerare i casi in cui il legislatore si mostra privo di ragionevolezza. E’ il caso di una legge di cui si discute in questi giorni in Tennessee: divieto assoluto per gli insegnanti di parlare di gay in classe, come se la parola “gay” fosse una sorta di apologia di una strana pratica proibita. Le reazioni a questo provvedimento, che speriamo vivamente non diventi legge, sono espresse in maniera più che efficace in questo video; tutte sono riassumibili con un’unica parola: indignazione. Intolleranza e paura verso ciò che è divereso da noi: questo è quello che si insegnerebbe a scuola se un tale provvedimento diventasse legge. Il video non è solo un viral ma una vera e propria campagna di raccolta fondi: per ogni Like su Faceboook e per ogni Tweet registrato l’associazione FCKH8 devolverà 25 cents per la promozione di campagne di sensibilizzazione contro le violenze sugli omosessuali.

La sensibilizzazione delle giovani generazioni è l’obiettivo perseguito anche dall’associazione irlandese Belong To. “Don’t stand for Homophobic bullying. Stand up for your lesbian, gay, bisexual and transgender friends” è lo slogan scelto per invitare tutti i giovani ad aprire la loro mente e a rispettare le diversità, qualsiasi esse siano.
Nel video una tenera storia d’amore tra due ragazzi, nata tra i banchi di scuola, si scontra con l’intolleranza e -permettetemi- la stupidità di un gruppo di giovani bulli. Ma l’unione fa la forza e con la solidarietà dei compagni anche l’amore trionfa! Violenza e intolleranza devono essere fermate, soprattuto bisogna impedire che germoglino e mettano radici nei più giovani. Quindi alziamoci tutti insieme per gridare “Omofobia? No grazie!”

Mad Men in Nigeria: come si evolve l'advertising in Africa

Non dev’essere facile comunicare efficacemente con tutti, in un Paese diviso in 36 sotto-stati ed in oltre 250 gruppi etnici. La Nigeria è una delle nazioni demograficamente più complesse del mondo: ci vive un quinto della popolazione africana (quasi tutti giovanissimi: l’età media è di 20 anni) tra comunità cristiane e musulmane che convivono con difficoltà. In mezzo piccoli gruppi di fede animista. E una molteplicità di lingue diverse, con l’inglese che fa da ponte. Una babele di fedi, riti e suoni.

Eppure, come riporta l’Economist, anche qui la pubblicità si è fatta lentamente spazio: negli ultimi 10 anni gli investimenti legati all’advertising si sono decuplicati, attestandosi su un totale di 646 milioni di dollari. Si tratta di un trend che riflette l’affermarsi di una nuova classe media, con un potere d’acquisto che collega la categoria ai nuovi beni di marca presenti sul mercato.
Come dimostra il grafico gli investimenti riguardano fin qui soprattutto la televisione, seguita dalla cartellonistica e dalla stampa.

Nonostante il comparto economico più importante sia quello agricolo, gli imprenditori del ramo non investono molto in pubblicità. Anche la comunicazione istituzionale è piuttosto ingessata, dal momento che le poche campagne vengono per lo più curate dai funzionari e non da creativi. Un’eccezione in questo senso è comunque rappresentata dagli spot “obamiani” realizzati dall’attuale Presidente Goodluck Jonathan per la sua ultima campagna presidenziale:

Molto interessati agli effetti della comunicazione pubblicitaria – oltre alle banche ed alle compagnie aeree – sono principalmente le aziende telefoniche. I nigeriani sono infatti appassionati di chiacchiere e cellulari, come dimostrano gli spot di una delle maggiori società di telefonia del Paese, la Etisalat.

Anche le produttrici di birra investono cospicue somme in pubblicità nel tentativo di conquistare il palato dei nigeriani. La Guinness, ad esempio, da tempo veicola la propria “greatness” con spot pensati appositamente per il mercato africano di riferimento.

Secondo la mediaReach OMD con la progressiva digitalizzazione del Paese il futuro della pubblicità nigeriana sarà rappresentato dall’advertising online: ad oggi sono 3 milioni i nigeriani che hanno aperto un account su Facebook ed entro la fine dell’anno se ne aggiungeranno altri 4.

In un contesto di forti divisioni culturali sarà interessante capire se la Rete riuscirà a concedere nuova libertà ai creativi: nel 2009 un’azienda di preservativi lanciò uno spot che ritraeva un motociclista fermato dalla polizia e trovato in possesso di una scatola di preservativi. Nel finale una poliziotta glieli restituisce, dopo averci annotato il proprio numero di telefono. La polizia non lo trovò divertente e si fece sentire: la campagna venne fermata immediatamente.

Come creare un Brand Character: dal logo Ninja Marketing al fumetto. (episodio 2)

La prima buona notizia di oggi è che il nostro Ninjetto, ribattezzato affettuosamente “Pataniello” per la sua invidiabile sinuosità, è veramente felice e radioso per la splendida accoglienza che ha ricevuto; vi ringraziamo per i complimenti e gli incoraggiamenti che ci sono arrivati.

La seconda buona notizia è che, oggi 12 maggio, siamo ancora qui nonostante io vi scriva dalla Capitale. Si perché da mesi ormai circolavano su internet le predizioni (o semplicemente le bufale) di un fantomatico terremoto a Roma l’11 maggio 2011! (Certo che invece in Spagna…)

Con grande nonchalance, vista la buona stagione, io e Pataniello ci siamo comunque spostati a lavorare su un bel prato (non certo perché stare all’aperto in un grande spazio è più sicuro nel caso improbabile di calamità naturali, eh, sia chiaro).

Tornando a noi, la scorsa settimana ho iniziato a parlarvi del Character Design e abbiamo visto il nostro personaggio far mostra delle sue qualità fisiche. Oggi invece ci concentriamo su un altro aspetto fondamentale del processo, cioè la definizione dei tratti espressivi.

Devo confessarvi che Pataniello è ancora un po’ intimidito per la nuova avventura che sta vivendo, per questo ancora non ha detto neanche una parola. Però è riuscito comunque a comunicarvi il suo entusiasmo, utilizzando le espressioni del viso.

Riuscire ad esprimere graficamente le emozioni in modo adeguato è una delle sfide più interessanti per un disegnatore di fumetti. Le emozioni praticamente sono la vita degli esseri umani. Il celebre fumettista americano Scott McCloud nel suo best seller “Fare il Fumetto“, argomenta in modo interessante l’approccio alle emozioni individuando sei emozioni base: gioia, rabbia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto. Queste sono praticamente le emozioni fondamentali appartenenti a tutto il genere umano, indipendentemente da cultura, differenze di lingua o età.

Eccoci allora faccia a faccia con il nostro Ninjetto. Vediamo in che modo riusciamo a comunicare? Per catturare le sue emozioni nel modo più naturale possibile ho iniziato con lui una tranquilla chiacchierata informale…

Gli ho chiesto ad esempio:

“Secondo te come si sentiranno i vincitori del prossimo Green Ninja Candy?

E poi:

“Hai già dato un’occhiata ai Top Five Horror di Aprile 2011?”

(Evidentemente si!)

E ancora:

“Sai Ninjetto che partecipando alla nostra iniziativa Creatives for Japan puoi aiutare il Giappone verso la rinascita?”

(Questo no, non lo sapeva! E voi?)

Infine

quando gli ho detto che era ora di tornare a casa…

si è un po’ innervosito pensando al traffico…

(Molto chiaro, vero?)

Per non parlare di quando gli ho spiegato…

che saremmo tornati a casa a piedi!

Concludo il post di questa settimana con un quesito per tutti i lettori:

Il costume indossato dal nostro Pataniello lascia scoperti solo gli occhi. Secondo voi l’espressività del personaggio in questo senso è limitata?

Mentre ci pensate su, sappiate che vi aspetto, ogni giovedì, sempre qui nella sezione Design!

Cravatta in stile hi-tech: due esempi per voi

Appassionati e curiosi, un po’ geek ed un po’ fashion. 🙂 Proseguiamo la raccolta di chicche in giro per la Rete e stavolta tocca a due cravatte da veri modder.

Screen-printed Circuit Board tie

A guardarla bene sembrano davvero circuiti veri, in realtà si tratta di tessuto stampato con inchiostro metallico argento e rame. Il risultato visivo è davvero ottimo, soprattutto originale.
In vendita con due colorazioni (verde chiaro e verde scuro) su Etsy al prezzo di circa 22 euro.

Circuit Board LED Tie

Qui ci superiamo: oltre al tessuto con fili e circuiti vari hanno inserito anche i led luminosi! Della serie: facciamoci notare, che magari non ci avevano visto! 🙂

Con 75$ è vostra! Su Enlighted.

Social is now: l'oggi e il domani del capitale sociale delle imprese [EVENTO]


Numeri, statistiche, budget, obiettivi strategici e indici di costo, tante parole che ruotano attorno all’idea di business, di crescita, di futuro e dietro a questo grande fermento ci siamo noi, quello che in gergo viene definito il capitale umano e sociale dell’impresa.

Cos’è il capitale sociale di un’organizzazione, perchè viene considerato una leva strategica per la crescita e l’innovazione delle imprese, ed infine in quale maniera il coaching può essere usato per sviluppare capitale sociale saranno i punti salienti di Social is now, evento che si terrà martedì 17 maggio a Milano, presso Università Bicocca, in via Bicocca degli Arcimboldi 8, edificio U7- Sala Tesi.

Organizzazione e promozione dell’evento sono opera di Forma del Tempo e B-ASC (Bicocca – Applied Statistics Center Business Intelligence & Data Mining)

Forma del Tempo

La prima fiction learning factory. Nata con lo scopo di sviluppare il capitale sociale d’impresa, Forma del Tempo lavora per contribuire alla crescita delle persone, perché esse possano sviluppare nuove espressioni di sé al lavoro. L’obiettivo è misurare e sviluppare il patrimonio relazionale – il capitale sociale – che connette e dà senso al progetto organizzativo dei clienti. Tutto ciò avviene attraverso narrazioni, costruendo metafore che fanno scoprire nuove prospettive, dialogare il nuovo con la tradizione, il futuro con il presente.

B-ASC (Bicocca – Applied Statistics Center Business Intelligence & Data Mining)

Promuove e realizza l’applicazione delle metodologie statistiche all’interno delle imprese e degli enti pubblici e privati. Obiettivo fondamentale del Centro è rappresentare un punto di riferimento per le imprese e le istituzioni che intendono sviluppare un approccio statistico ai processi decisionali, avvalendosi dei metodi quantitativi ed utilizzando in modo razionale le potenzialità offerte dai sistemi integrati di elaborazione delle informazioni. Gli argomenti affrontati dal Centro riguardano le tecniche statistiche utili per analizzare fenomeni di natura economica e sociale, sia dal punto di vista descrittivo che inferenziale.

First

La giornata comincerà alle 9.30, con Knowledge Café – Dal Capitale Umano al Capitale Sociale

  • P. Bruttini, consulente di Forma del Tempo – Capitale sociale e networking mindset
  • E. Zavarrone, docente di Statistica sociale – La misura del capitale sociale: la Organizational Network Analysis
  • E. Mazzoni, docente di Lifelong learning – Oltre lo schermo: fra ordinaria realtà e lati oscuri del web
  • E. Capozzo, consulente di Wikimpresa -Uso della metafora come fattore di cambiamento 2.0

Ogni tema sarà proposto come argomento didiscussione al quale si potrà intervenire. Al termine sarà votato il top concept della sessione.

Second

Nel pomeriggio, dalle 14.30, Coach Approach – Il Coaching come strumento di sviluppo del capitale sociale

  • M. Merighi, consulente di Forma del Tempo – Il coaching per lo sviluppo del capitale sociale
  • B. Fossi, coach ICF di Forma del Tempo – Coaching, strumenti per la crescita individuale
  • G. Perrelli, AD Kiver
  • M. Lugli , coach di Forma del Tempo – Action coaching, l’apprendimento attraverso il corpo
  • R. Palmieri, Spin Doctor – Il coaching politico

I temi saranno messi in pratica dai coach presenti.

La giornata è modulare, si può quindi decidere se partecipare all’intera sessione o soltanto ad una delle due unità. L’iniziativa è gratuita, ma riservata ad un numero massimo di 80 persone.
Per aderire basta compilare il coupon.

iPhone e sostenibilità ambientale, quanto inquina il nostro device ? [INFOGRAFICA]

In questa Infografica realizzata da GeekAPhone ci sono molti dati interessanti che non possono che colpire l’attenzione.

Nel solo 2010 gli iPhone costruiti hanno contribuito a 2350 milioni di emissioni CO2 nell’atmosfera.

Per contribuire a diminuire l’impatto ambientale Apple ha lavorato sodo nel produrre un packaging più eco-friendly, creato esclusivamente con materiali di riciclo e bio-based.

Inoltre è interessante la volontà di favorire gratuitamente il riciclo dei vecchi iPhone non più utilizzati per costruirne di nuovi, il perchè ? Ben il 77% degli iPhone 4 venduti sono stati upgrade. La vita media di un dispositivo mobile è di 18 mesi, di questo passo non possiamo che approvare una spinta in questo senso, pensando a quante nuove versioni di iPhone ancora vedremo in giro prodotti anno dopo anno.

Dall’ Infografica che segue si può tuttavia notare quanto Apple ancora debba lavorare per minimizzare l’impatto ambientale del suo prodotto di punta.

Ecosia, il motore di ricerca Green

Sei un geek appassionato ma pensi anche che la tua attività possa danneggiare l’ambiente? Ecosia, il motore di ricerca che ti permette di utilizzare la rete in maniera green, potrebbe fare al caso tuo.

Nasce il 7 dicembre 2009 dall’idea di Christian Kroll sulla base di un motore di ricerca simile, creato in Nepal per raccogliere fondi per le cause sociali locali.
Sostenuto dalla tecnologia Bing e Yahoo, Ecosia permette di fare ricerche accurate compensando le emissioni di Co2 con server puliti e donando centesimi per l’ambiente per ogni click sui link sponsorizzati.
Il suo obbiettivo principale, pur non essendo un’organizzazione no profit ma una social business, è quello di raccogliere fondi per contribuire alla protezione delle foreste pluviali. Infatti l’80% dei suoi ricavati va a favore dell’ambiente, grazie anche alle sue collaborazioni con il WWF e PURE, The Clean Planet Trust.

Alcune voci della blogosfera rimarcano però alcuni punti deboli e dubbi soprattutto per quel che riguarda i server: essendo un motore di ricerca che si appoggia a Bing e Yahoo i server sono quelli delle specifiche aziende, significa quindi che Bing e Yahoo da sempre hanno server puliti e non lo gridano ai quattro venti? Potrebbe sembrare strano.
Nonostante questa piccola incongruenza però, sta di fatto che i centesimi che si accumulano per ogni click su link sponsorizzato, invece di essere incassati per gonfiare le casse della società, vanno al progetto di riforestazione.

Perché allora non proviamo, avvalendoci del beneficio del dubbio?

Non è un paese per vivi: gli zombie nella cultura dei consumi [SOCIAL TRENDS]


La fascinazione contemporanea per il non-morto non accenna a finire. A raccogliere l’eredità del vampiro arriva lo zombie. O, sarebbe meglio dire, ritorna. E lo fa con la sua tipica andatura claudicante simbolo della malinconia, del rimpianto e dell’inesorabilità della morte, elemento che pare culturalmente bandito dalle nostre società occidentali.
I morti viventi stanno diventando i protagonisti indiscussi delle narrazioni contemporanee. Dal cinema alla letteratura, dalle serie tv ai videogiochi superano i confini del genere e si rendono appetibili a un pubblico più vasto dei soli appassionati. Le storie che li vedono protagonisti, infatti, indugiano meno sull’aspetto puramente horror e splatter e utilizzano la metafora della non-morte come pretesto per riaffermare concetti di vita e umanità perduti.

I successi televisivi

E così gli zombie sono prepotentemente tornati in tv, dapprima con la miniserie inglese Dead Set, trasmessa nel 2008 dal canale E4, e poi con la più recente (AMC, 2010) serie americana The Walking Dead, un successo planetario.
La prima è ambientata nella casa del Grande Fratello che, la sera dell’ultima puntata dello show, viene invasa da famelici morti viventi, a ricordarci con humor nero e intuizione tipicamente britannici quanto la nostra società venga letteralmente divorata dalle masse non-pensanti da essa stessa prodotte.
Dai contorni più epici la seconda, adattamento televisivo della pluripremiata e omonima serie a fumetti. In uno scenario post-apocalittico, abilmente reso dal regista Frank Darabont, uno sparuto gruppo di sopravvissuti è costretto a fare i conti con la ridefinizione del “nostro ruolo nella società” e con “quello della nostra società nel mondo” per dirla con le parole di Robert Kirkman, autore del fumetto.
E mentre è in preparazione la seconda stagione, sono almeno altre due le serie che approderanno a breve sul piccolo schermo: Awakening, del canale CW (lo stesso di Vampire Diaries) e Zombies vs Vampires della NBC, storia dal risvolto comico/grottesco dove i non-morti sono civilizzati grazie a un farmaco.

Immagine tratta da "The Walking Dead" AMC 2010

 

Mentre, ad Hollywood…

Il grande schermo non resta a guardare. Stando a notizie recenti, Michael Bay produrrà l’adattamento cinematografico della storia a fumetti Zombies Vs. Robots che si intitolerà Inherit The Earth. Ed è in lavorazione Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, riduzione per il cinema dell’omonimo romanzo di Seth Grahame-Smith, caso letterario del 2009 che rivisita in chiave undead il celeberrimo capolavoro di Jane Austen.

Immagine tratta dal fumetto "Zombies Vs. Robots"

Riadattamento della copertina del libro "Orgoglio e Pregiudizio"

 

E da qualche anno a questa parte si moltiplicano nel mondo le zombie walks (il prossimo 22 maggio sarà la volta di Milano), raduni di persone abbigliate e truccate da cadaveri ambulanti che invadono strade e luoghi pubblici. Una sorta di rito collettivo che in modo scanzonato mette in guardia l’inconscio contemporaneo da cosa si rischia di diventare.

Nei consumi

Il mondo delle merci non è immune al contagio. Zombie Blood Caffeinated Energy Potion è l’energy drink  al gusto di lime e dal packaging “ospedaliero” prodotto da Harcos che promette forza sovrumana e zero rischio di infezione.
Che sia vero o no, il sentore di apocalisse imminente è palpabile. E c’è chi si attrezza. Realizzata dall’architetto Robert Konieczny in un piccolo villaggio alla periferia di Varsavia, la Safe House è una casa che all’occorrenza si trasforma in una fortezza impenetrabile estendendo all’intera abitazione il concetto della cinematografica panic room. La costruzione, infatti, dalle linee geometriche e minimaliste, può chiudersi completamente in se stessa grazie ad apposite strutture semoventi, trasformandosi in un solido nero senza aperture e completamente liscio.
A prova di zombie, insomma.

Alessia Zampano

Attenti a quel twittero: un "uccellino" racconta le assise Confindustria

Gli uccellini, si sa, sono sempre forieri di notizie indiscrete. E ai tempi di Twitter, più che mai. Un anonimo imprenditore – il cui nickname su Twitter è proprio Limprenditore – ha iniziato a twittare a raffica notizie, indiscrezioni e osservazioni sull’ultima assise di Confindustria. Dov’è la notizia? Sicuramente nel fatto che la riunione indetta dagli industriali era a porte chiusissime, interdetta a chiunque, specialmente ai giornalisti. Avremmo saputo solo quello che Confindustria avrebbe voluto farci sapere, limato, rielaborato e  confezionato apposta per i media.

Ma Limprenditore non ci sta e ci racconta in 140 caratteri ogni intervento, ogni particolare, taggando i suoi tweet con #assise: “Maggiore attenzione al fisco per le imprese. Superare l’Irap, deducibilità interessi e coefficenti ammortamento” ma anche “arrivato (mi si nota di più se arrivo in ritardo) Montezemolo con codazzo di gente”. Ovviamente tutti cercano di capire chi sia la talpa (anzi, l’uccellino) ma la questione diventa più profonda.

Può un social network come Twitter abbattere delle barriere antidemocratiche? Senza sconfinare nell’importanza che hanno avuto i social nei paesi nordafricani, come strumenti integranti della lotta per la democrazia, sicuramente in un Paese come il nostro i social network possono aiutare ad abbattere il muro di gomma che separa le stanze dei bottoni e le persone comuni.

Riuscite ad immaginare cosa potrebbe accadere se un militante si mettesse a twittare durante una direzione di partito? O se un parlamentare lo facesse durante una riunione di commissione? L’importanza dell’accesso alle informazioni da parte di un pubblico naturalmente incline all’innovazione, come quello che popola Twitter, potrebbe avere effetti immediati sia nel coinvolgimento riguardante certe tematiche sia nel modo di trattarle e affrontarle. Sostanzialmente senza filtri.

Ma la comunicazione a filtro minimo spaventa tantissimo quelle sovrastrutture che di filtri si nutrono, in primo luogo i partiti politici, che potrebbero vedere vanificati in 140 caratteri gli sforzi di anni, impiegati nella costruzione della propria immagine. O trovare la chiave di volta per abbattere definitivamente i muri che li separano dall’elettorato e dai cittadini.

Lo scenario proposto, forse, è fantascientifico. Giovani militanti armati di smartphone potrebbero fare un gran danno al gotha. E forse un gran bene a tutti gli altri.