"Il marketing è il gorilla da trecento chili del mercato musicale, ma le nuove tecnologie lo catapulteranno nell’epoca di King Kong […] In futuro la musica sarà come l’acqua".
Con queste parole, David Kusek profetizzava nel 2005 le coordinate del cambiamento all’orizzonte, ed effettivamente in atto ai nostri giorni: accedere a contenuti musicali non è mai stato così semplice; milioni di tracce periodicamente sfornate dagli addetti ai lavori, con la relativa possibilità di entrare direttamente in contatto con i publisher e musicisti, sono un’esperienza sempre più paragonabile ad una vera e propria prestazione d'opera, molto più di un mero prodotto commerciale da acquistare e possedere.
E sì perché un tempo la musica era originale e irripetibile, pura arte e servizio di intrattenimento. Su questa falsariga, si basò lo star system, da Elvis a MTV... sistema dove però la carenza di spazi rispetto alla profusione di prodotti artistici, impone (o meglio, imponeva) ad ogni rivenditore di esporre solo i beni di punta, in modo che aggregassero il pubblico attorno a pochi scaffali moderatamente capienti.
Oggi, nell’epoca dell’abbondanza teorizzata dal già citato Kusek, torna ad avere importanza l’accesso, più del possesso.
Non si tratta più di trovare il rivenditore che possiede questo o quel cd in chissà quale paesello, il consumatore odierno non è così impulsivo come quello che dieci anni fa comprava ad occhi chiusi "l'ultimo di X".
Oggi si tratta piuttosto di capire prima quali sono i mezzi che di un dato brano permettono l'ascolto dimostrativo, per accedere alle community che ne discutono animatamente, di dire la propria e lasciarsi commentare, di cercare quali piattaforme ne consentono il download e magari, forse, solo allora ordinarlo, 60 volte su 100, via web.
Articolo di Vhale