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  • Tutti i numeri delle scaleup italiane (e come stanno messe in Europa)

    In occasione dello #StartupDay promosso da AGI sono stati diffusi i numeri del report di Mind The Bridge sulle scaleup (le startup che crescono di più) italiane

    5 Febbraio 2018

    Questa mattina a Roma, nel Tempio di Adriano, l’agenzia giornalistica AGI e il suo direttore Riccardo Luna hanno riunito intorno allo stesso tavolo tutti i principali attori dell’ecosistema startup italiano.

    In apertura dei lavori di “#StartupDay: mettete il futuro nei vostri programmi” è stato presentato il SEP Monitor Scaleup Italy, realizzato dall’organizzazione internazionale Mind the Bridge di Alberto Onetti nell’ambito dell’iniziativa Startup Europe Partnership della Commissione Europea che si propone di sostenere la crescita delle migliori startup europee anche attraverso le grandi aziende e le principali borse.

    Il report sulle scaleup italiane

    In Europa ci sono circa 4200 scaleup. Le isole britanniche (Regno Unito e Irlanda) guidano la classifica con circa 1550 scaleup, che hanno raccolto complessivamente circa 21.5 miliardi di dollari.

    L’Europa centrale, ovvero Germania, Francia e gli stati che si affacciano sulle Alpi, registrano circa 1.150 scaleup (il 28% del totale) che hanno raccolto collettivamente 18.1 miliardi di dollari. Per pareggiare le performance del Regno Unito bisogna aggiungere il Benelux (circa 300 scaleup in grado di raccogliere 3.6 miliardi di dollari).

    La terza regione per scaleup è infine quella Scandinava. I 5 paesi scandinavi contano circa 620 scaleup (15% del totale) e 9.4 milioni di dollari di capitale raccolto.

    L’Europa Mediterranea, quindi, occupa gli ultimi posti della classifica generale: Spagna, Portogallo, Italia, Grecia e le isole “pesano” complessivamente per sole 430 aziende e 4.2 milioni di dollari raccolti, che hanno un ordine di grandezza simile al Benelux. Gli investimenti in startup ammontano allo 0.12% del PIL, circa un terzo della media europea, dato che mostra il grave ritardo dei paesi dell’Europa del Sud.

    Un gruppo emergente di cui tenere conto è invece quello formato dalle circa 120 scaleup dell’Est Europa (escluse Russia, paesi baltici e Caucaso) che sono state in grado di raccogliere circa 700 milioni di dollari in capitali (lo 0.07% del PIL). Un’altra area emergente è quella dei Baltici (Estonia, Latvia e Lituania) e che con 30 scaleup ha raccolto circa 200 milioni di dollari (lo 0.26% del PIL).

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    L’ecosistema italiano

    L’Italia si colloca all’11° posto nell’Europa continentale sia per numero di scaleup che per capitale raccolto. Il divario con il Regno Unito, in cima alla classifica, è abissale. Rispetto al “Bel Paese”, il Regno Unito è riuscito a produrre un numero di scaleup 10 volte superiore che complessivamente è riuscito a raccogliere 22.4 volte più investimenti.

    Anche Germania e Francia sono molto lontane. Questi due paesi dispongono di un bacino di scaleup oltre 3 volte superiore. E il divario è ancora più ampio se consideriamo il capitale raccolto. A partire dalla fine del 2016, le scaleup tedesche hanno raccolto complessivamente oltre 11 volte più capitale rispetto a quelle italiane, le scaleup francesi 7 volte tanto (questi dati non includono il nuovo Piano Macron).

    Anche la stessa Spagna sembra difficile da raggiungere. Il divario principale con questo paese non si evidenzia soltanto per il numero di scaleup (207 contro le 135 italiane) ma soprattutto – stessa vecchia storia – in termini di capitale raccolto. Le scaleup spagnole sono state in grado di raccogliere 2.8 miliardi di dollari contro 0.9 miliardi di dollari raccolti dai colleghi italiani. Il divario è di oltre 3 volte.

    La situazione italiana sembra ancora peggiore se i dati vengono rapportati al PIL e alla popolazione: l’Italia è ben al di sotto della media europea di 0.9 scaleup ogni 100.000 abitanti e dello 0.32% del capitale raccolto rispetto al PIL. Insieme a Polonia e Austria occupa gli ultimi posti della classifica, mostrando quindi un consistente potenziale inespresso.

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    I numeri delle scaleup italiane

    L’ecosistema italiano è dominato in prevalenza da scaleup di piccole dimensioni: l’86% delle scaleup italiane ha raccolto finanziamenti tra 1 e 10 milioni di dollari. Il segmento delle medie scaleup (da 10 a 50 milioni di dollari in capitale raccolto) non è densamente popolato: solo 16 scaleup (12%) e solo 2 aziende (2% del totale) hanno raccolto oltre 50 milioni. Oltretutto il segmento delle piccole scaleup (fino a 10 milioni di capitale raccolto) rappresenta il 36% di tutto il capitale disponibile per le scaleup in Italia, il segmento delle medie rappresenta il 39% e quello delle “big” rappresenta il 25% (i cui 4/5 sono rappresentati da Yoox).

    Di circa 1 miliardo di dollari raccolto, l’85% è stato raccolto da Venture Capital e investimenti privati, il restante 15% tramite IPO di 9 aziende che si sono quotate in borsa. Tutte e 9 le aziende si sono listate sul programma AIM – Alternative Investment Market della London Stock Exchange, un sub-mercato dedicato alle PMI, dimostrando di essere un’opzione percorribile per le aziende tecnologiche italiane. Tutto questo capitale corrisponde a circa l’1% (0,05%) del PIL italiano, un dato al di sotto della media europea (0,33%) e dei paesi del Sud Europa (0.14%).

    Il 78% dei round di investimento è guidato da investitori italiani, il 9% da altri investitori europei, l’8% da statunitensi. Ma i round finanziari guidati dagli investitori italiani sono di dimensioni più ridotte in valore (2 Milioni di dollari in media contro i 5.6-10 raccolti dagli investitori stranieri).

    I principali dati, in breve

    • 135 scaleup;
    • 22 “dual companies” (16% del totale);
    • 0.2 Scaleup ogni 100mila abitanti;
    • $970M di capitale raccolto, equivalente allo 0.05% del PIL;
    • 94 exit dal 2010;
    • 76% sono state fondate dopo il 2010 (ecosistema recente);
    • nel 2016 crescita del +26% rispetto al 2015 sui nuovi capitali raccolti;
    • nel 2016 crescita del +22% rispetto al 2015 su numero delle scaleup.

    Yoox resta l’unica grande scaleup italiana: il gigante fashion-tech ha raccolto $190M e rappresenta circa il 20% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane. FacilityLive, MoneyFarm, Musement, Mosaicoon, Cloud4Wi sono le aziende emergenti.

    Federico Marchetti Yoox

    Sul fronte delle exit, le principali nel 2016 sono state quelle di PizzaBo, YogiTech, Fabtotum, Solair, Plat.one, 20Lines.

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    Diffuso il fenomeno delle “dual companies”, ovvero di quelle startup italiane (22, equivalenti al 16% del totale) che, seguendo il modello avviato da Funambol e Decisyon, hanno spostato l’headquarter all’estero pur mantenendo lo sviluppo in Italia. Queste 22 scaleup hanno raccolto in media 11.8 Milioni di dollari – il 24% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane – contro i 6.3 milioni raccolti dalle scaleup che sono rimaste in patria. Il modello “dual companies” per l’Italia sembra quindi funzionare.

    I buoni risultati del 2016 (tasso di crescita del 22% per numero di scaleup e del 26% in capitale raccolto rispetto al 2015) non sembrano essersi confermati nel 2017. I dati preliminari per l’anno appena chiuso mostrano una assenza di crescita, se non un lieve ribasso.

    In linea con precedenti ricerche, anche l’ecosistema italiano non presenta particolari specializzazioni. Il settore e-Commerce (19%) guida in termini di volumi, seguito da Fintech (10%) e Digital Media (9%). In termini di capitale raccolto, il settore fashion-tech è chiaramente guidato dal gigante Yoox (190 Milioni di dollari da solo); l’e-Commerce segue al secondo posto con 150 milioni di dollari (16%) mentre l’advertising si colloca sul terzo gradino del podio con poco meno di 85 milioni (9%).