Una ricerca dell’Università di Yale, portata alla luce dal sito d’informazione Politico, ha dimostrato come lo strumento creato da Facebook per identificare le fake news, ossia i tag messi sulle notizie ritenute false per denunciarne questo tipo di contenuti ad altri utenti, in realtà non funzioni.
Sembrerebbe infatti che le persone siano molto scettiche di fronte alla scritta che appare su queste notizie: “Messa in discussione da un fact-checkers terzo”. Lo studio, effettuato su un campione di 7.500 persone, ha evidenziato poi come per alcune tipologie, che vengono identificate come i sostenitori di Trump o i "giovani adulti”, quella scritta comporti piuttosto un motivo di curiosità e interesse per la notizia, che tende ad essere considerata vera proprio perché contrassegnata come falsa.
È innegabile che i social media abbiano alimentato il fenomeno delle fake news e che proprio da loro dovrebbe partire un cambiamento di rotta: per questo, tutti si stanno muovendo per contrastare questo fenomeno.
La (grande) partita di Spiegel
Ad esempio in questi giorni, prendendo le distanze dagli strumenti messi in atto da Facebook, Snapchat ha annunciato che è in atto un mutamento strutturale della piattaforma proprio per contrastare il fenomeno delle fake news, attraverso un aggiornamento nel newsfeed che dovrebbe rendere più chiara e meno caotica la consultazione dei contenuti.
Infatti, come dichiarato sul blog dal CEO della società, Evan Spiegel: “Le notizie false si diffondono perché i social network non dividono il “social” dal “media”. Stemperare la distinzione tra contenuti creati da professionisti e quelli creati dai tuoi amici è stato senza dubbio un esperimento in rete particolarmente interessante, ma ha prodotto una serie di effetti collaterali, come "bufale" e notizie finte, spingendoci a creare contenuti più per far divertire o interessare i nostri amici che non semplicemente per esprimere noi stessi”.
Il cambiamento del nuovo Snapchat prevede quindi una divisione tra la parte “social” e quella “media”. Le “chat” e le “storie”, ossia tutti i contenuti personali o che riguardano i propri amici, si posizioneranno sul lato destro dello schermo, mentre quelli professionali realizzati dai siti d’informazione e dalle aziende che hanno accordi commerciali con Snap, si posizioneranno su quello sinistro.
Una separazione che - sostiene fiducioso il team di Snapchat- risolverà i principali problemi che attanagliano la rete.
Le nuove sezioni Snapchat
Cosa è cambiato esattamente?
Con il nuovo aggiornamento la pagina Amici diventa dinamica, raccogliendo al suo interno sia i messaggi privati sia le Storie dei propri contatti, in modo da rendere più immediato il loro riconoscimento. Quando un contatto crea una nuova storia, il suo avatar viene evidenziato da un cerchio colorato, un po’ sulla falsariga delle Storie su Instagram.
L’obiettivo, anche se ci vorrà un po’ prima che il nuovo aggiornamento si affini, è far sì che gli amici vengano visualizzati nell’ordine in cui si desidera conversare con loro.
La nuova pagina Discover, include invece le Storie di editori, autori e community. Grazie a questa divisione, i partner commerciali di Snapchat ottengono una migliore visibilità, dato che è possibile in questo modo accedere alla scheda Discover senza il passaggio intermedio a quella delle Storie. D’altro canto, questa nuova funzione fa sì che, non essendoci più la possibilità di vedere i propri contenuti professionali mischiati a quelli degli amici, potrebbe essere più difficile farsi notare.
Un algoritmo sarà in grado di combattere le fake news?
Il nuovo restyling della piattaforma si è ispirato al modello di Netflix per creare un algoritmo che fosse in grado di suggerire contenuti sulla base di quelli che gli utenti hanno già fruito in passato.
Un sistema che, come preannunciavamo, prende le distanze dal modello di Facebook, che utilizza parametri differenti per determinare cosa mostrare nella sezione Notizie, come i contenuti visti dai propri amici o quelli con più like e condivisioni. L’algoritmo, dunque, non sarà costruito sulla base di ciò che fanno i nostri amici bensì sui nostri interessi, proprio come quando Netflix ci propone una serie tv se ne abbiamo vista una analoga.
Un tentativo di combattere le fake news e al contempo di colpire il colosso di Zuckerberg?
Del resto, in un editoriale pubblicato su Axios, Evan Spiegel racconta la sua visione dietro il nuovo aggiornamento di Snapchat, senza risparmiare critiche nei confronti di Facebook: “Il News Feed personalizzato ha rivoluzionato il modo in cui le persone condividono e accedono ai contenuti. Ma siamo onesti: ha avuto un enorme costo per quanto riguarda i fatti, le nostre menti e l’intero settore dei media. È un problema complicato da risolvere perché gli ovvi benefici che hanno guidato la crescita dei social media – più amici! più mi piace! più contenuti gratuiti! – sono anche le cose che lo minacciano nel lungo periodo”.
Inoltre, si dice convinto del fatto che “gli stessi meccanismi della condivisione forsennata, alla ricerca di un “Mi piace” e di altri riconoscimenti, hanno contribuito al fenomeno tanto dibattuto in questi mesi delle fake news e della loro capacità di condizionare l’informazione se non intere elezioni”.
Secondo Spiegel, Snapchat deve servire, quindi, per comunicare visivamente con i propri amici, in modo personale e privato, non per accedere a qualsiasi contenuto disponibile online. Ecco, allora, che intervengono gli algoritmi per incentivare questo tipo di utilizzo dell’applicazione e combattere le “bolle di informazioni”.
Ma come facciamo ad affidarci totalmente ad un algoritmo? Siamo davvero sicuri che le scelte che ci verranno proposte saranno meno suscettibili a manipolazioni esterne?
Non si dice preoccupato il CEO della società che ribadisce come qualunque contenuto proveniente dalle fonti di informazione dovrà essere prima approvato dal team di Snapchat, che avrà il compito di filtrare le fonti. “È importante- sottolinea- ricordare che gli esseri umani scrivono algoritmi e possono ottimizzarli per tenere conto del comportamento umano. Ciò significa che un algoritmo può essere progettato per fornire molteplici fonti di contenuto e diversi punti di vista”.
Certo c’è da tenere in considerazione che non tutti si dicono convinti che le novità apportate dalla società siano effettivamente in grado di invertire queste tendenze negative.
Cosa aspettarsi
Una reporter del Bloomberg Gadfly, mette in luce alcuni aspetti che, a suo avviso, Snap, la società che ha la proprietà dell’applicazione Snapchat, sta sottovalutando in questa fase, come il fatto di dover trovare nuovi utenti che siano intenzionati a scaricare l’app, che richiederebbe qualcosa di più convincente dell’attuale aggiornamento, o il fatto che si sottovaluti la concorrenza spietata di Instagram, che conta un bacino di utenza in continua crescita, nonché del sostegno del suo ‘padrino’ Facebook.
Ciò che emerge è dunque una mancanza di chiarezza rispetto ai cambiamenti di mission della società. “Spiegel - scrive la giornalista - sembra dimenticare che la sua strategia dichiarata non è quella di salvare il mondo dalle “bolle di informazioni” o dalle “fake news” ma di rendere la sua app più attraente al fine di aumentare il numero di persone che utilizzano Snapchat.”
La situazione della società nell’ultimo semestre, in effetti, parla chiaro: i ricavi prodotti ammontano a 207,9 milioni di dollari, molto al di sotto dei 235,5 milioni di dollari previsti dagli analisti. L’azienda, inoltre, sembra non aver raggiunto il numero di utenti che quotidianamente utilizzano Snapchat: 178 milioni invece dei 180,5 milioni previsti da diverse società di analisi.
La domanda sorge spontanea e ci si chiede “se la società stia perdendo di vista la propria mission o se, invece, l’eloquente causa che si rifà a nobili principi non sia in realtà uno strumento per mettere in atto una strategia puramente personale.”
Per ora non possiamo azzardare previsioni, ma anche se Spiegel stesse apportando dei cambiamenti solo per fini personali, se questi dovessero aiutare a portare avanti la battaglia alle fake news, non sarebbe un mezzo giustificato per raggiungere un fine più grande?
Il medio/lungo periodo ci dirà se e come questo approccio porterà a dei risultati reali. Fino ad allora, vale la pena sostenere ogni tentativo.