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  • News Literacy: come l’alfabetizzazione digitale può salvarci dalle fake news

    Il vero superpotere per distinguere le notizie false da quelle reali

    11 Maggio 2021

    Da quando l’informazione è passata dalla sua forma analogica più celebre, la stampa, alla forma digitale, il web, la diffusione di notizie false o fraintendibili ha sicuramente registrato un’impennata. Il fruitore, non sempre sufficientemente preparato, si è dovuto confrontare con due grandi, o forse tre, temi: la disinformazione, la “misinformazione” e le fake news. Chiaro è che, per limitare questi fenomeni, è necessario che l’utente medio abbia un’alfabetizzazione digitale, o più propriamente una news literacy, in grado di fargli scoprire fin da subito quali notizie siano attendibili e quali no, ma anche che i diversi organismi di controllo a livello europeo e mondiale siano pronti a prendere provvedimenti contro chi diffonde notizie false, al fianco dei grandi player del web come Google o Facebook. Il percorso è sicuramente lungo, ma da qualche parte si dovrà pure iniziare.

    La News Literacy spiegata e un piccolo glossario

    Partiamo riprendendo i tre vocaboli disinformazione, misinformazione e fake news della nostra intro e facciamo un po’ di chiarezza. La disinformazione è la condivisione di notizie false e maliziose condivise deliberatamente per fare danni; la misinformazione è la condivisione di notizie false o inesatte senza intento malizioso; per fake news, invece, intendiamo le notizia false in sé. Da uno studio dello scorso anno, un terzo della popolazione mondiale si imbatte ogni giorno in notizie false, perché infondate o perché riportano immagini o contenuti modificati. Numero incrementato fortemente in seguito alla situazione pandemica, quando ognuno si è sentito libero di condividere e dire la propria, anche da non esperto. LEGGI ANCHE: India accusata di censura. Rimossi da Twitter post critici su gestione Covid Le notizie false possono essere condivise sia in maniera dolosa che inconsapevole, ma anche premeditatamente, creando profili fake o sistemi di AI che la divulghino. Più una notizia tratta di temi nazional popolari e caldi, più otterrà buoni livelli di condivisione e sarà in grado, anche se incorretta, da manipolare intere fette di popolazione. Ecco allora che il primo superpotere che ogni individuo ha a disposizione è l’alfabetizzazione digitale o News Literacy. La News Literacy è definita come l’intelligenza critica che un individuo è in grado di acquisire e che gli permette di discernere le notizie vere da quelle false, andando a indagare e approfondire le fonti da cui questa informazione arriva, chi l’ha condivisa e attraverso quali canali. Credo sia importante partire dal chiamare in causa quei soggetti che sono responsabili in modo prioritario della creazione delle news: i giornalisti. Un giornalista dovrebbe scrivere di fatti reali, comprovabili da fonti autorevoli e in maniera indipendente ed imparziale. Il suo ruolo è, infatti, quello di dare informazione a chi legge. Chiaro è che, essendo umano anche lui, ha la libertà e facoltà di dare delle opinioni, ma dovrebbe lasciar libero il lettore di distinguere i fatti dalle considerazioni di carattere personale. Intorno ai giornalisti più autorevoli, molte volte, si creano delle vere e proprie community in cui i partecipanti condividono valori simili e sono coinvolti emotivamente, annotazioni che il giornalista deve essere in grado di cogliere dando forma al suo ruolo più importante: essere la voce di tutti. Fatta questa premessa sul primo attore della News Literacy, ora è importante passare al focus sul vero protagonista: il lettore. Lo scenario non ci permette di affermare che chiunque legga sul web sia abbastanza alfabetizzato da poter distinguere in modo facile e corretto notizie false da quelle vere, ma gli sforzi, soprattutto sulle nuove generazioni, stanno diventando sempre più importanti. L’alfabetizzazione digitale passa per l’insegnare ai fruitori ad avere una mente critica in materia di analisi della notizia: verificare le fonti da dove questa proviene, individuare il grado di imparzialità ed affidabilità, oltre che mettere attenzione al contesto nella quale questa viene condivisa. Una notizia vera vi dimostra perché lo è, non vi chiede di fidarvi. Quindi, quando siamo davanti ad un contenuto digitale e non sappiamo se fidarci o meno, utilizziamo questa lista:
    1. Prenditi del tempo per chiederti se questa notizia ha un tono provocatorio o emotivo, o se invece è del tutto imparziale
    2. Ricorda: i meme non sono notizie
    3. Likes e condivisioni non sempre sono sinonimo di credibilità
    4. Non dimenticarti delle fonti, da dove viene la news? È una fonte autorevole?
    5. Chi sta scrivendo l’articolo o il post, è un esperto o solo un utente del web che vuol dire la sua?
    6. Attento ai troll, passa e non ti curar di loro
    7. Evita il più possibile di farti coinvolgere nelle teorie cospiratorie, crea una tua coscienza critica
    Ecco anche un piccolo glossario. Trolls: sono strumenti usati con lo scopo di infiammare l’opinione pubblica attraverso l’utilizzo di parole o immagini deliberatamente offensive Sockpuppets o i cosiddetti profili fake che, attraverso false identità, diffondono fake news. Bots: risponditori automatici che danno l’impressione all’utente di parlare con una persona reale. Non sempre sono usati per fare disinformazione, ma sono applicati anche dalle grandi aziende per creare un customer care, ad esempio, più efficiente.

    Cosa stanno facendo le organizzazioni mondiali e l’Europa per contrastare la misinformazione

    Se pare chiaro che la disinformazione e la misinformazione si combattono principalmente con l’alfabetizzazione così da renderli consapevoli nell’individuare quali siano le notizie vere, è necessario, come già sta succedendo, che anche le organizzazioni mondiali siano al passo con la creazione di regole e punizioni specifiche per chi diffonde e si rende protagonista di una cattiva informazione. In Europa, si parla dal 2015 di Digital Service Act, un provvedimento legislativo volto a regolamentare tutte le informazioni divulgate dai media online in particolar modo dedicato al loro codice di condotta, sempre più richiesto come etico e che non favorisca la diffusione di fake news. Insomma, un nuovo impegno nel quale l’UE vuol credere per la creazione di un mercato unico con protagonista il web e i loro contenuti. Le manovre incluse variano dalla demonetizzazione di siti e ADS che promuovono fake news, al rendere obbligatorio per le piattaforme la condivisione di flussi di informazione e comportamento fino al lasciare la possibilità agli utenti di fornire un ranking di apprezzamento o, al contrario, di segnalazione per i siti che consultano. Nel concreto le proposte avanzate sono:
    • La rimozione di un contenuto considerato illecito, modificando la responsabilità della piattaforma divulgante le informazioni. Questa viene considerata primariamente responsabile delle notizie che mette a disposizione sottointendendo che la stessa dovrebbe conoscere i suoi clienti e fornitori.
    • La creazione di un sistema di segnalazioni a disposizione dell’utente dove lo stesso può segnalare contenuti o fonti.
    • Un’informativa più trasparente in materia di contenuti pubblicitari e raccolta dati di profilazione.
    • La comunicazione precisa del perché un determinato account sia stato segnalato o bloccato dagli altri utenti.
    • La responsabilità ricade sulle piattaforme che devono fornire spiegazioni in merito a come vengono mostrati annunci pubblicitari e contenuti, in merito alla rimozione di alcune news rispetto ad altre e ridare il potere nelle mani dell’utente che deve essere libero di sottostare o meno alla (facoltativa) profilazione.
    • L’utente deve poter consultare regolamenti e policy, anche in materia di privacy e decidere se ricevere ancora promozioni dedicate e basate sulla profilazione o meno.

    Fact-cheking program, lo strumento utilizzato da Facebook

    Quando si parla di online policy e News Literacy non possiamo non citare uno degli esempi più conosciuti e più chiacchierati: Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg è stato spesso nell’occhio del ciclone. In particolare, una delle ultime decisioni riguarda il tema della satira politica e della sua limitazione nella diffusione online. In parole povere, se i sistemi di fact-checking di Facebook individueranno dei contenuti in cui si fa della satira, anche politica, non li penalizzerà nel suo algoritmo. La polemica? Non tutti gli utenti sono in grado di discernere un contenuto satirico dalla realtà andando quindi a percepire vero un contenuto, invece, ironico. LEGGI ANCHE: Facebook blocca il presidente Maduro. Il Venezuela attacca: “Totalitarismo digitale” Approfondiamo: i sistemi fact-checking di Facebook Il gruppo si affida a strumenti di fact-checking, anche terzi, in grado di controllare i contenuti presenti online, andando a nascondere o limitare contenuti lesivi per il consumatore, con particolare attenzione alla disinformazione che questi possono produrre. La procedura parte con l’individuazione delle potenziali notizie false in base alla segnalazione degli utenti, di eventuali commenti negativi anche individuati grazie a sistemi di AI e prosegue con l’analizzare i contenuti segnalati con il fact-checking che controlla:
    • se un testo è stato alterato;
    • se le fonti citate sono attendibili;
    • se le immagini non sono false o volutamente modificate.
    Se un contenuto è rilevato come falso, allora viene anche etichettato come tale e viene limitato nella visualizzazione per gli utenti. Infine, se si individua un trasgressore recidivo, questo subirà delle conseguenze, come sanzioni o l’impossibilità di pubblicare per diverso tempo. Quindi, cosa c’entra la satira? Un consumatore informato e alfabetizzato sarà in grado di discernere il vero dall’ironico, ma è corretto che Facebook abbia deciso di escludere a priori di sottoporre i temi dei politici dal suo sistema di fact-checking perché, in ogni caso, degni di nota e di informazione per gli utenti? L’unica limitazione verrà, al contrario, applicata ai video considerati deepfake, ossia quei contenuti multimediali modificati tramite intelligenza artificiale che fanno dire o fare ai protagonisti cose assolutamente non vere. Video in cui i politici sono i protagonisti più gettonati.