Meet the Media Guru ha ospitato Zygmunt Bauman, filosofo e sociologo polacco che, esplorando la nostra sempre connessa dimensione individuale e sociale, ci invita alla ricerca di un equilibrio tra vita online e offline.
L’evento inizia facendoci prendere consapevolezza che non esistono più gli spettatori, ma esistono i partecipanti. Infatti lì al Teatro del Verme ci mettono nelle condizioni di essere subito dei partecipanti attraverso #MMGBauman. Ovvero l’hashtag che sintetizza l’incontro con Bauman organizzato da Meet the Media Guru, iniziativa patrocinata dalla Camera di Commercio di Milano.
Zygmunt Bauman è tra i più grandi pensatori del nostro tempo, a lui si deve l’introduzione del concetto di “modernità liquida” che insieme al concetto “il mezzo è il messaggio” di Marshall McLuhan è tra le intuizioni sociali più illuminanti.
La modernità è liquida come un mondo destrutturato che «non ha forma propria, assume quella del recipiente che lo contiene». Esattamente come la nostra vita online che restituisce identità liquide e mobili perché affrancate da autorità e istituzioni che condizionano l’identità nella vita offline.
Vita online vs Vita offline
“Le persone passano in media 7 ore e mezza davanti a uno schermo”, praticamente la metà del tempo di veglia. Tra il tempo online e quello offline non c’è una divisone netta, ma “saltelliamo” continuamente da una dimensione all’altra. Un tempo che dunque diventa fluido e sbiadisce i confini tra tempo libero e lavorativo.
Questa contaminazione ha delle inevitabili e forti ripercussioni sulle nostre relazioni, da quelle sentimentali a quelle lavorative. Alcuni modi di fare della vita online vengono traslati nella vita offline rendendo i rapporti più fragili, superficiali e fluidi perché appunto cambiano status con grande facilità. Questo è dovuto alla "praticità d'uso" delle relazioni, in quanto come ha detto Bauman "You move your fingers to add friends and move the same fingers to break a relationship. It's easy. In your offline life is more difficult".
Bisognerebbe ricordarsi che quello che facciamo agevolmente online, grazie a uno smartphone, ha comunque un riverbero nella nostra vita offline. E così la facilità con cui compiamo un’azione online è pari alla difficoltà che avremo nel recuperare offline gli eventuali danni provocati.
Zygmunt Bauman analizza cosa sottende al successo di Facebook, che definisce un gadget per conquistare una dimensione sociale soddisfacente. Marck Zuckerberg ha lanciato un social network che intercetta ataviche paure degli esseri umani: rimanere soli ed essere ignorati dagli altri.
Facebook ci dà la possibilità di diventare delle homemade star che si compiacciono del numero di like suscitati dalle foto e dagli status postati sulle proprie bacheche. E poi gli amici, tanti tantissimi troppi per una vita offline. A volte anche 500 amici in un solo giorno, “nei miei 87 anni di vita non sono mai riuscito a fare altrettanto”, osserva Bauman.
Viviamo in un mondo e soprattutto in un modo che mira a eliminare i conflitti dalla nostra esperienza di vita e Facebook serve perfettamente questo scopo. Difatti il social network per eccellenza è tra i principali responsabili della facilità con cui si chiudono le relazioni quando invece la “felicità non consiste nell’evitare i problemi, ma nel superarli”.
Nowism
La tecnologia sta espandendo la dimensione online della nostra vita e sta aumentando l'importanza di ciò che avviene nel "qui e ora" ovvero in tempo reale. Se da un lato la Rete ci consente di accedere ad una conoscenza pressoché infinita, dall’altro lato ci rende impazienti, vogliamo accedere al sapere come a un instant coffee, e diminuisce la nostra capacità di memorizzare le informazioni, che viene delegata ai server.
Ad un livello ancora più profondo, questa superficiale acquisizione della conoscenza, ha un impatto negativo sulla creatività umana. In quanto, come ci fa notare Bauman, la creatività nasce quando le informazioni immagazzinate e rese nostre nel corso del tempo, innescano connessioni mentali originali e alternative.
Ma la conseguenza più evidente del nowism è che rende obsolete le azioni e le pianificazioni e a lungo termine. Ad esempio, studiare per 15 o 20 anni allo scopo di apprendere un determinato lavoro perde di importanza in un mondo in cui mercato del lavoro è fluido e cambia in continuazione.
Rischi e soluzioni
La tecnologia tende ad eliminare le difficoltà di accesso alla conoscenza e ci porta a circondarci di persone simili a noi, basti pensare alle applicazioni che stimolano a stringere amicizia con persone che condividono i nostri interessi.
Il rischio è l’appiattimento e la perdita di originalità, ma Bauman ci offre delle soluzioni di buon senso e che mirano al recupero del dialogo con chi la pensa in maniera diversa, perché “the more different are the knowledges the more we reach ourselves.” Un dialogo sano senza vincitori né vinti e libero da sterili competizioni dialettiche.
Valorizzazione della diversità, ma anche autocritica in quanto essere aperti significa accettare di essere nel torto: “openness means that you accept the possibility that you are wrong”.
Infine, Bauman ammonisce che trovare l’equilibrio tra online e offline è adesso una questione di vita o di morte, perché il futuro non c’è e nessuno lo ha mai vissuto, il futuro va creato.