Lasciare alle future generazioni un mondo più pulito grazie alla strategia di elettrificazione che faciliterà il passaggio progressivo alla mobilità elettrica. Questo il focus sulla sostenibilità della Impact di Stellantis e-Mobility e Ds Automobiles all’interno della rassegna Giffoni Next Generation di Giffoni Innovation Hub.
Gli speaker di Stellantis, Gabriele Catacchio, Head of Global e-Mobility Communication, e Simona Magnarelli Lifestyle, Digital & Premium Brands Pr Manager Ds Automobiles, hanno coinvolto gli under 30 in un vero e proprio viaggio verso la sostenibilità.
La strategia per la mobilità elettrica è sensibilizzare i più giovani
La partnership con Stellantis e la sua presenza al Giffoni Film Festival confermano l’interesse e l’impegno dell’ecosistema Giffoni sulle tematiche legate alla transizione ambientale e alla sostenibilità.
Allo stesso tempo riconoscono all’e-Mobility Business Unit del Gruppo Stellantis il ruolo da protagonista in fatto di elettrificazione e di strategie pensate per dare un forte contributo al raggiungimento della Carbon Neutrality nel 2038. Tutto grazie alla promozione della mobilità elettrica tra i giovani che, durante la Impact, non sono stati semplici auditori, ma coprotagonisti di un dibattito incentrato sulle nuove frontiere di una mobilità più sostenibile.
A chiudere il cerchio è DS Automobiles, nota per la capacità di utilizzare le tecnologie più sofisticate e avere, in soli cinque anni, presentato una gamma interamente elettrificata.
Ancora troppo poche le auto elettriche in Italia
La sfida per l’elettrificazione e la mobilità elettrica è in corso: dal 2019, le vendite globali di auto elettriche sono praticamente raddoppiate di anno in anno. Tutto questo anche grazie alla presenza di eco-incentivi che, ora ripristinati in Italia, porteranno a un ulteriore incremento per il 2022.
Una sfida da vincere, dunque, il cui risultato finale dipenderà dalla capacità di sensibilizzare le nuove generazioni spingendole a ‘sposare’ per prime la mobilità sostenibile come stile di vita.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/52247127454_365958cc31_c.jpg533799Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-07-28 16:52:032022-07-28 16:52:03Al Giffoni si parla di mobilità elettrica e sostenibilità con Stellantis
Negli ultimi tempi stiamo vivendo grandi cambiamenti sociali che ci stanno accompagnando ad evoluzioni della sensibilità umana, dei punti di vista delle minoranze, dell’importanza del bisogno di inclusività.
Le pubblicità riflettono queste necessità, mostrando come i brand si stiano adeguando al concetto di equità. I valori da comunicare per abbracciare un pubblico eterogeneo sono quelli della normalizzazione delle diversità, in ogni genere. Finalmente vediamo dar voce a quella parte di società resa silente per moltissimi anni.
Oggi si parla di marketing inclusivo come di una strategia per diffondere una nuova cultura e una nuova sensibilizzazione. I brand creano relazioni autentiche con un pubblico che non si accontenta più di accettare passivamente semplici messaggi promozionali. È un pubblico protagonista, attento alle proprie esigenze e che, anche grazie ai social, si proclama sovrano delle proprie scelte di acquisto o del discostamento da un marchio.
L’impegno (o la strategia) dei brand è quello di riflettere nelle proprie pubblicità le preferenze, lo stile di vita, la natura di ogni individuo, in cui inclusività ed equità sono il principale filo narrativo dei valori aziendali. L’accettazione delle diversità, o per meglio dire: la giusta normalizzazione delle diversità avviene soprattutto attraverso le pubblicità.
Victoria’s Secret, normali imperfezioni
Cambio di rotta per il brand, criticato aspramente per la scelta di modelle magrissime. Le donne sono perfette in ogni loro singola imperfezione. “Imperfezione” è da leggere come normale. Per la sua collezione Love Cloud, Victoria’s Secret presenta un nuovo “standard di positività”.
Nel 2019, il brand aveva introdotto nelle sue campagne la prima modella transgender, la brasiliana Valentina Sampaio e Sofia Jirau modella con sindrome di Down
Gucci e Dove, la rivoluzione dei canoni di bellezza
Il brand già nel 2019 aveva scelto per le sue passerelle Armine Harutyunyan, la modella armena che di certo non rispecchia i canoni classici di bellezza.
Sulla scia della famosissima campagna Dove sulla bellezza autentica e diventata un progetto di autostima vero e proprio, Gucci ha voluto rivoluzionare il concetto di esteticamente bello. La bellezza non è infatti qualcosa di immutabile ma evolve in base alla società.
Niente dovrebbe essere irraggiungibile, nessuno dovrebbe sentirsi escluso o giudicato da dei costrutti. E così Gucci continua le sue campagne con modelle diverse dalle classiche, come la queerSilvia Calderoni e Ellie Goldstein affetta da sindrome di Down. La diversità non deve essere un limite.
La nuova campagna del brand Dove si intitola #ShowUs e continua ad infondere stima e consapevolezza alle donne e persone non binarie, attraverso storie di persone comuni, proprio come noi. Imperfezioni e difetti possono essere il punto di forza della nostra femminilità ed unirci in un concetto di bellezza meno restrittivo, meno stereotipato, più inclusivo.
Credit: Dove.com
Il punto di vista di Adidas: da Impossible a I’m Possible
Nella sua ultima campagna (che si è aggiudicata anche un Gran Prix ai Cannes Lions 2022) Adidas punta sull’equità di genere e invita le donne ad esprimere la libertà di sentirsi a proprio agio nello sport. Sfidando i limiti culturali imposti da specifiche società, il brand sprona a sconfiggere il disagio di mostrare il proprio corpo.
Non solo attraverso la presentazione di una linea di costumi pensati nel rispetto di religioni più costrittive, ma raccontando le forme di Jessamyn Stanley, la normalità della modella Ellie Goldstein , la libertà della pallavolista trans Tifanny Abreu o della runner Fatima Ibrahimi.
Storie inclusive e “Possibili” di ogni atleta, contro ogni stereotipo, contro ogni limite, contro ogni etichetta di diversità. Niente è impossibile, perché “Io sono possibile”.
“Possiamo riprodurci biologicamente o dal cuore… stiamo bene se amiamo e siamo amati”. Così il brand di moda infuoca i social con la sua campagna dedicata alla festa della mamma, in cui mostra la coppia trans Roberto Bete e Erika Fernandes.
Libertà di identità e di scelte: Roberto è in dolce attesa e mostra il suo pancione insieme alle cicatrici sul petto, testimoni del passaggio di genere. Tutto sommato, l’equilibrio biologico non sembra alterato e Calvin Klein ci mostra una nuova forma di famiglia che asseconda le evoluzioni sociali superando i pregiudizi sessuali.
La campagna ha spaccato nettamente il pubblico che da una parte ha aumentato il consenso verso il brand e dall’altra ha manifestato indignazione e promesse di boicottaggio.
Credits: profilo Instagram CalvinKlein
Le parole non bastano: le azioni inclusive di P&G
Ormai siamo abituati: P&G non ne sbaglia mai una. Le sue campagne sono vincenti, sanno toccare il cuore e arrivano dritte allo scopo.
Questa volta il brand si schiera a favore delle minoranza etniche, esortandoci ad ampliare i nostri punti di vista, andando oltre la superficialità, cambiando le percezioni sociali e gli stereotipi culturali presentati dai diversi media.
In collaborazione con Uninterrupted – brand di abbigliamento per atleti – P&G ha dato vita al progetto Widen The Screen, una piattaforma che raccoglie contenuti ed esperienze di creator multiculturali, in particolare della categoria Black sottorappresentata (e spesso mal rappresentata) nel settore cinematografico.
C’è un trucco per tutti
Anche il mondo del makeup è molto attento alle diversità. Molti sono i brand che hanno comunicato la propria svolta verso l’inclusività: da NYX a Fenty a Morphe a Dragun Beauty.
In particolare quest’ultimo brand fondato dalla trans Nikita Dragun, attivista della comunità LGBTQ+ è dedicato ad ogni genere e tipo di pelle, con ingredienti selezionati nel rispetto anche delle diverse scelte ideologiche: dai cosmetici certificati vegani a quelli halal (acconsentiti secondo la legge islamica), certificati.
credit: profilo Instagram Dragun Beauty
La prima pubblicità inclusiva della storia? Hilltop di Coca-Cola
Le pubblicità riflettono ciò che succede nella società: cambiamenti sociali, evoluzioni tecnologiche, battaglie culturali. Eppure, la “rivoluzione inclusiva” la stiamo vivendo in questi ultimi anni, non avremmo mai immaginato di trovarne delle tracce negli anni ’70.
Ma Coca-Cola ci stupisce ancora una volta. Hilltop è uno spot monumentale, intriso di moltissimi elementi riconducibili ad altrettanti avvenimenti culturali dell’epoca (come la guerra in Vietnam, le rivoluzioni studentesche, il movimento femminista) e messaggi individuali.
Ed in questo caso, la bevanda è quell’elemento che unisce un gruppo di persone eterogeneo, composto da diverse culture. Coca-Cola si rivolge a tutti allo stesso modo, sensibilizza sui problemi del mondo e della società, incoraggia ad un cambiamento positivo intriso di benevolenza.
Più inclusività di così!
Ora, ciò che è lecito chiederci è: i valori che i brand a volte ostentano nelle loro campagne, sono realmente frutto di un’evoluzione e accettazione dei cambiamenti culturali o assecondano strategicamente un punto di vista politicamente corretto per percepire più consensi ed aumentare le vendite? Magari poco importa, ciò che davvero conta è che la società agisca positivamente per combattere le discriminazioni, in nome di una vita equa per tutti.
Qualcosa sta cambiando nel grande racconto dei media mainstream occidentali, un cambiamento di cui dovranno tenere conto i grandi e piccoli brand impegnati nell’attivismo di marca.
Negli ultimi anni, nel mondo dell’impegno sociale, è sempre più frequente vedere aziende che si fanno portatrici di valori, anche molto divisivi, spesso privilegiando l’idea di perdere clienti piuttosto che inaugurare un approccio più dialogante.
Questa strategia è figlia di una società polarizzata in cui si sono venute a creare delle vere e proprie “echo chamber”, all’interno delle quali il dialogo è possibile solo verso il gruppo di riferimento ma è inibito verso l’esterno.
Il brand purpose, che in molti marchi riprende di volta in volta le tendenze sociali più in voga, ha esasperato questa polarizzazione, contribuendo – di fatto – al degrado del discorso pubblico e delle interazioni in rete.
Cosa intendiamo quando parliamo di polarizzazione? Si tratta di quella tendenza a comunicare i temi in agenda, aggregare persone (online e offline) e produrre contenuti dedicati alla fruizione di un target molto profilato, il quale, a sua volta, è spesso impermeabile a messaggi provenienti da fonti alternative.
I social media, ça va sans dire, hanno estremizzato questo fenomeno, contribuendo così ad una vera e propria “tribalizzazione” della società: i brand che vorrebbero unire in nome di presunti valori universalmente condivisi, finiscono per dividere ancora di più la società in “tribù” che tra loro alzano un muro di incomunicabilità.
I “valori universali e condivisi” sempre più spesso sembrano condivisi soltanto dal CEO del brand o dal proprio reparto marketing il cui target di clienti/consumatori sembra sempre più aspirazionale e sempre meno uno specchio nella società.
I cittadini (clienti e consumatori) seguiranno a loro volta nelle idee chi ha più seguito: influencer, star, attivisti della cosiddetta “politica Netflix”, diventano tutti portavoce di un pensiero presente nell’opinione pubblica e rilanciato dai brand.
Si tratta dell’”Effetto San Matteo”, dal Vangelo di Matteo («Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha»): nella scienza delle reti è la tendenza a connettersi con le persone che, a loro volta, hanno reti più ampie.
Su internet (e spesso anche nella vita) siamo attratti da chi ha già molte connection. Chi ha molto seguito è probabile che abbia anche molto “potere” divulgativo, da qui al tentativo di imporre la propria personale (e parziale) visione su ogni tema in agenda, il passo è breve.
Le reti polarizzate rappresentano una nuova comfort zone: aiutati dagli algoritmi dei social media, che ci mostrano principalmente quello che è in linea con i nostri interessi, siamo sempre più abituati a osservare la nostra parte di mondo ignorando tutto il resto.
Prendendo in prestito il titolo del libro di Guia Soncini, viviamo nell'”era della suscettibilità”, dove tutto sembra offenderci e turbarci. Questa iper-sensibilità si sviluppa e arriva alle estreme conseguenze proprio in virtù della polarizzazione delle reti: se si abbandona il confronto e ci si avvale solo di contenuti in linea con la nostra visione delle cose, la repentina comparsa di una voce contraria non potrà che provocarci sentimenti di irritazione e rabbia.
Nelle reti polarizzare le intersezioni tra bolle sono sempre più rare e lo è altrettanto il dialogo e la condivisione tra chi la pensa – legittimamente – in maniera differente.
L’output di un algoritmo che ambisce a diventare il framing con cui ciascuno di noi guarda la realtà, non può che avere l’ambizione di indicarci il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, la verità e il fake in una sorta di operazione manichea dove non sono ammesse sfumature.
La semplicità di questo pensiero trova una sponda decisiva nella narrativa dominante in Occidente: le cause sociali sostenute dalla politica, dalla parte di opinione pubblica più “rumorosa” e dai brand spesso forniscono rassicuranti conferme a chi vive nelle echo chambers più convenzionali e dominanti.
Perché il brand activism esacerba il dibattito
Nell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, quando non condividiamo l’idea di un’altra persona con cui ci troviamo a parlare a cena, di solito, proviamo a trovare dei punti d’incontro, prima, ad esempio, di dover venire alle mani.
Imparare la flessibilità, calarci nel pensiero altrui, aprirci ad altre idee: esercizi utili e necessari non solo per ogni professionista della comunicazione ma anche per chiunque ambisca a tessere reti sociali di un qualche successo. Edward de Bono, lo studioso ideatore del concetto di “pensiero laterale” mostrava, attraverso la celebre teoria dei sei cappelli, come “indossando” un cappello di colore diverso ci si calasse in un pensiero diverso, quasi come novelli attori del metodo Stanislavskij.
Molti degli attuali brand sembrano aver perduto l’empatia a vantaggio di una sola e monocolore uniforme (cappello). Una strategia commerciale piuttosto discutibile.
La fiducia nei governi e nei media è al minimo storico
Perché l’attivismo di marca è un tema così importante? Secondo l’indagine Gallup/Knight Foundation negli USA solo il 27% degli americani si fida complessivamente delle news che vengono fornite loro dai media mainstream nazionali. Va meglio per la stampa locale. Tra i repubblicani (che ad oggi rappresentano circa un elettore su due) la fiducia è quasi azzerata (5%).
Contro la “disinformazione” il 27 aprile del 2022 il Governo USA dà il via al “Disinformation Governance Board”. L’iniziativa avrà vita breve: la costruzione del dicastero viene fermata dopo la tempesta di polemiche suscitata da quello che è stato definito il “Ministero della Verità” di orwelliana memoria.
Il trend italiano non è diverso: nel 2022 la fiducia nell’informazione è al minimo storico del 35%. In un contesto dove l’autorevolezza dei media sembra insomma essere al minimo storico.
La guerra in Ucraina, gli anni di pandemia, la crisi energetica, il rincaro delle materie prime e l’inflazione hanno rappresentato e rappresentano dei veri e propri terremoti nelle società occidentali e non solo. Questo brusco risveglio impone di concentrare nuovamente l’attenzione su temi concreti.
La issue dell’economia negli USA è tornata prepotentemente al primo posto, il 70% degli americani considera l’inflazione il problema più importante da affrontare al momento.
Abbiamo raggiunto Emiliano Romano, presidente di Lexis Ricerche, uno dei principali istituti di ricerca italiani, che conferma la tendenza in atto: «Le aziende riducono il loro attivismo selezionando e perseguendo solo le strategie che sanno sostenere e che sono coerenti con la propria vision, tenendo a mente che prima di fare la differenza in campo sociale, ambientale o etico devono fare la differenza per il cliente, generando soddisfazione e loyalty. Il consumatore vuole anche un vantaggio, un benefit personale che in qualche modo ‘premi’ la sua adesione a una mission. Abbiamo svolto recentemente diverse indagini a tema sostenibilità e notato che senza un tornaconto personale l’attenzione all’ambiente non è un tema così appealing come si potrebbe immaginare. Faccio un esempio: le confezioni sostenibili sono certamente apprezzate a livello teorico, ma non si è disposti a rinunciare alla funzionalità e all’estetica del pacchetto! È un compromesso a cui non si vuole scendere».
«Quindi, come visto in altri settori si conferma l’interesse per i temi concreti, basti pensare ad esempio che la prima motivazione per essere attenti al food waste è la possibilità di risparmiare, e quasi il 40% dei consumatori sarebbe incentivato a riciclare di più se ricevesse dei soldi. Risparmio ed economia personale sono tornate on top, poi certo ci sono anche tutte le motivazioni sociali e ambientali, ma il principio fine a se stesso è sempre più per una nicchia».
Come esistono nicchie di persone disposte a comprare per ideologia, esistono altrettante nicchie di persone che le medesime ideologie non le condividono. Ha fatto recentemente notizia la dichiarazione di Horacio Pagani, fondatore e proprietario della celebre Pagani Automobili, che ha confessato particolare scetticismo sul ban della vendita di auto a motore endotermico in Europa dal 2035.
Nonostante gli sforzi dell’azienda di creare un team di ricerca per lo sviluppo di supercar elettriche, nessun cliente si sarebbe mostrato interessato al prodotto. «Non credo che una Pagani elettrica possa dare un contributo al pianeta. Voi pensate che una ventina di navi cargo inquinano come 50 milioni di vetture…».
Brand Activism: il dialogo e il confronto può tornare di moda
Elon Musk, nel mese del “pride” 2022 ha pubblicato su Twitter una vignetta in cui prende si prende gioco di quei brand che, per 30 giorni, mostrano di essere inclusivi e vicini al mondo LGBT colorando di arcobaleno i propri loghi.
L’uomo più ricco del mondo che vuole portare l’umanità su Marte, sembra rigettare la narrazione dominante del politicamente corretto smascherando, di tweet in tweet, ipocrisie di brand, media e istituzioni. Vicino alla maggioranza degli americani che, come abbiamo visto, non si fida dei media, Mr Tesla mostra in un meme come la tribalizzazione del discorso pubblico abbia portato a sua volta ad una polarizzazione acerbata delle posizioni.
Chi, come lui, si definiva liberal moderato adesso si ritrova nel campo dei conservatori. Brand, media, politici, star e attivisti hanno talmente estremizzato il dibattito, da far risultare “di destra” anche un moderato di sinistra.
Paul Graham, rispondendo a Musk, mostra un grafico in cui questa polarizzazione “agli estremi” risulta particolarmente evidente.
That is in fact what has happened. Since the 90s the right has moved a little further right, but the left has moved a lot further left. pic.twitter.com/ZzsiCpFguM
Musk riesce a rendere “cool” ogni tema che tocca, mostrando come certa narrativa attuale sia già vecchia. L’annuncio del calo degli abbonati di Netflix, seguito dal tonfo in borsa, sembra non premiare le scelte della società di puntare su contenuti che non sarebbero in grado di accontentare i gusti di un’audience più ampia e meno stereotipata.
L’ottimo Alessandro Tapparini analizza QUI il calo demografico che sta interessando l’alta California e il trasferimento di molte imprese in cerca di una nuova casa in altri Stati. «In America si usa dire che quando in un posto le cose non funzionano, la gente “vota con i piedi”: è andandosene che i residenti pronunciano la loro condanna da giuria popolare. Nel 2021 la Silicon Valley ha perso ben 40.000 residenti. In termini assoluti la sua popolazione complessiva è diminuita anziché aumentare, ed è la prima volta che accade da 12 anni a questa parte».
La lista di migrazioni è lunga: da HPE (HP) a Tesla, da Intel a AirBnB per non parlare di Palantir, Oracle, Dropbox e molte altre che stanno annunciando traslochi.
Rendere “cool” la libertà di opinione
L’idea di cosa è “cool” e cosa non lo è non riguarda solo il settore della moda ma ogni campo dell’opinione pubblica. Cosa è di moda pensare e cosa non lo è? È possibile fare “tornare di tendenza” un sano confronto tra opinioni che non sia acerbato dalle logiche della polarizzazione?
Musk potrebbe rappresentare il cavallo di troia per inaugurare una nuova stagione di free speech nella società, a partire dai social fino ai media mainstream. Una maggiore libertà di opinione e un crescente confronto potrebbe tradursi in maggior fiducia delle persone nel mondo dell’informazione e, in ultima analisi, anche nelle istituzioni.
Chi saranno i primi a intercettare questa tendenza? Con una certa ragionevolezza possiamo prevedere chi saranno gli ultimi: i brand multinazionali.
I grandi player del mercato seguiranno le tendenze sociali come hanno sempre fatto nel corso della storia, rilanciando, di volta in volta, i temi più funzionali al proprio target (più auspicato che reale). L’abbandono progressivo di certe posizione estremiste, che chiudono la porta in faccia a moltissimi persone, sarà il primo segnale di questa inversione di tendenza.
Un maggiore dialogo con i cittadini/consumatori che tenga conto e rispetti la diversità e la complessità delle opinioni sarà il nuovo punto d’arrivo a cui le marche dovranno tendere per essere accettate, e per avere successo, in una società occidentale sempre più frammentata e complessa.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/06/Silvia-Camerani-min.jpg7781070David Mazzerellihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDavid Mazzerelli2022-07-26 10:49:492022-07-27 11:11:13Il brand activism al capolinea: nel futuro più dialogo e meno polarizzazione
Dole Sunshine Company e il “sacro” frutto della mela, in questi giorni sono al centro di una campagna insolita.
La multinazionale statunitense con sede a Westlake Village, in California, attualmente è il più grande produttore di frutta e verdura al mondo: con un giro di affari ampliato ad una compagnia di navigazione, Dole Ocean Cargo Express. Si è rivolta direttamente al Vaticano, per una campagna PR decisamente “stravagante”.
Il presidente di Dole David H. Murdock, che ha creato il Dole Nutrition Institute, Fondazione per la ricerca e l’educazione nutrizionale, ha infatti autorizzato una lettera aperta al Papa, Jorge Mario Bergoglio, per riclassificare il frutto “proibito” restituendo valore alla mela che da sempre rappresenta l’asse primario della nutrizione, collegata però al peccato originale.
Le mele contese – Fonte The Drum
L’appello invita il Papa a invertire il “più grande disastro di pubbliche relazioni che il frutto abbia mai affrontato” modificando la Bibbia per sostituire la parola “frutto” con più palesi e peccaminose tentazioni quali tabacco o alcol.
Dole Sunshine Company sta implorando perdono dall’alto per tutti coloro che volontariamente “infrangono il volere di Dio gustando il “frutto proibito”, cercando di scagionare Adamo 4 mila anni dopo essere stato brutalmente diffamato per aver morso una mela (presumibilmente), la campagna cerca di fare della disobbedienza una virtù trasmutando il peccato originale nello spuntino originale, amato da tutte le generazioni.
Dole ha osservato che le diete povere uccidono più persone a livello globale rispetto al tabacco e all’ipertensione e la malnutrizione è la più grande sfida sociale del mondo secondo il Global Nutrition Report.
Lettera aperta di Dole Sunshine
Lanciata in occasione della Giornata internazionale della frutta sul quotidiano La Repubblica, la lettera cerca di ripristinare il buon nome del “Frutto proibito” dopo migliaia di anni di colpe, apportando un piccolo ritocco alla Bibbia, sostituendo la parola frutto con qualsiasi altro spuntino malsano.
La lettera – un appello umoristico e senza precedenti al Pontefice – intende avviare un dialogo globale sull’importanza della frutta per una dieta nutriente e concentrarsi sui benefici della vitamina C e sull’accessibilità globale.
“Comprendiamo che richiedere questo cambiamento è una richiesta audace e provocatoria, e ovviamente non intendiamo mancare di rispetto a Sua Santità o alla Chiesa”, ha affermato Pier Luigi Sigismondi, Presidente del Dole Packaged Foods & Beverages Group.
“Crediamo che se riusciamo a risolvere questa falsa rappresentazione della frutta, possiamo avviare una nuova narrativa che si concentri sui suoi benefici e crei nuove abitudini alimentari più sane che siano coerenti con il nostro scopo di portare una buona alimentazione a tutti”.
La lettera aperta sottolinea rispettosamente che, anche se la mela non è mai stata menzionata per nome nella Bibbia, questo frutto in particolare è stato oggetto di calunnia poiché erroneamente associato al peccato originale.
In un mondo in cui ci sono chiaramente più cibi peccaminosi e decadenti da raggiungere, la mela non dovrebbe più essere considerata proibita.
Piuttosto, Dole Sunshine Company sostiene che la frutta stessa può essere l’eroe e lo slancio per un cambiamento nella conversazione su un’alimentazione nutriente e un motore per una consapevolezza maggiore rispetto a ciò che gira sulle nostre tavole.
PR dagli Inferi: Dole desidera che la frutta venga assolta dal peccato originale. Fonte: Mediashotz.
Dole Sunshine Company conclude la lettera con una umile richiesta a Papa Francesco: “Chiediamo umilmente l’assoluzione della mela che solo tu può dare“.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/campagna-dole.jpg5741031Daniele D'Amicohttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngDaniele D'Amico2022-07-22 11:30:172022-07-25 15:09:40Dole lancia una campagna per riscattare la mela proibita con un appello al Papa
La relazione dei consumatori con i brand oggi è cambiata, così come le aspettative che le aziende si trovano a soddisfare. In questo nuovo contesto fiducia, interazione, fedeltà del marchio e personalizzazione, secondo i dati raccolti da Saleforce, rappresentano le chiavi per migliorare il customer engagement.
Per essere aggiornati sulle tendenze relative ai consumatori ed in qualche modo legate alle aziende, per gli amministratori così come per chi si occupa di marketing, è fondamentale oggi più che mai poter avere una panoramica su dati e statistiche di valore in grado di mostrare la situazione generale in Italia rispetto alle preferenze dei consumatori. Questi dati di valore rappresentano infatti un valido supporto per chi è nella posizione di dover intraprendere delle scelte strategiche all’interno di un’impresa.
Poter fare scelte strategiche sempre più consapevoli rappresenta un grande vantaggio competitivo, oggi più che mai, in un momento storico dove i consumatori sono sempre più esigenti. Per questo motivo i dati stanno acquisendo sempre più importanza strategica perché attraverso queste risorse è possibile ottenere le informazioni per ottimizzare ogni strategia aziendale in atto.
L’acquisizione di informazioni può spesso passare dagli stessi dati interni alle aziende, che oggi con l’ausilio delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale possono essere sempre più sfruttati per essere trasformati in informazioni di valore. In altri casi però, i dati a supporto delle aziende non derivano dai dati legati alle stesse, ma dai dati dei consumatori che in generale sono in grado di mostrare tendenze e preferenze per il mercato B2B e B2C.
In entrambi i casi infatti, conoscere l’andamento del mercato inerente alle tendenze dei consumatori è un fattore essenziale da includere nella propria strategia di business.
In questi casi ci sono diverse fonti autorevoli da cui estrarre i dati più utili al caso specifico. Realtà come Salesforce sono un esempio di come poter acquisire facilmente tutte le informazioni aggiornate che possono essere di maggiore interesse rispetto alle tendenze del customer engagement. Salesforce infatti, permette di acquisire informazioni relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C attraverso la quinta edizione dello State of the Connected Customer, dove mostra informazioni molto utili per colmare il gap fra le aspettative dei consumatori e le proposte dei brand, attraverso interviste fatte a oltre 13.000 consumatori e 4.000 buyer B2B.
Tra le informazioni evidenziate da Salesforce relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C possiamo vedere come:
L’88% dei consumatori si aspetta che ogni azienda comunichi chiaramente i valori secondo cui opera, solo uno su due ritiene che ciò accada;
L’83% dei consumatori si aspetta un’interazione immediata quando contatta un’azienda;
Il 53% denuncia interazioni ancora estremamente frammentate.
Le 4 tendenze 2022 del customer engagement
Le tendenze principali evidenziate da Saleforce possono essere racchiuse in quattro elementi principali:
La fiducia
Le interazioni
La fedeltà del marchio
La personalizzazione
La fiducia: la chiave per conquistare il cuore dei consumatori
A incidere sempre di più nelle relazioni tra consumatori e aziende troviamo la fiducia che i consumatori devono necessariamente avere nei confronti del brand. Nello State of the Connected Customer vediamo come l’87% degli intervistati in Italia sostiene infatti che il valore della fiducia abbia acquisito ancora maggiore importanza rispetto al passato, specialmente in tempi di cambiamento, come quelli che stiamo vivendo in questo momento.
Ma come fanno i consumatori a valutare la fiducia nei confronti del brand?
Metro per valutare la fiducia dei consumatori nei confronti del brand può essere la qualità delle loro interazioni con l’azienda. L’esperienza è in questo caso un fattore molto importante che i consumatori valutano per decidere il grado di fiducia che possono avere nei confronti di un’azienda. Una buona esperienza aumenterà il grado di fiducia che l’azienda può ottenere dai consumatori. Per capire quanto l’esperienza offerta ai clienti sia un elemento decisamente importante basta fare riferimento ai dati, secondo cui in Italia l’89% dei consumatori afferma che l’esperienza fornita da un’azienda è importante tanto quanto i suoi prodotti o servizi (il dato global si attesta all’86%), una percentuale che arriva addirittura al 92% per la fascia generazionale dei Millennial.
Interazioni tra brand e consumatori: più importanti e più varie rispetto al passato
Il coinvolgimento dei clienti oggi è decisamente digital-first, poiché il mondo digitale è parte integrante del mondo reale e nessuna azienda può pensare di poter essere competitiva sul mercato senza sposare questa dimensione e quindi assumere una strategia di pensiero digital-first. Per questo motivo, i brand sono continuamente sotto pressione per riuscire nell’obiettivo di creare un’integrazione tra i dati delle interazioni online e quelle delle interazioni offline in un’unica esperienza personalizzata.
L’esigenza di raggiungere questo obiettivo è diventata ancora più pressante oggi rispetto al periodo pre-covid ed importante stando ai dati dello State of the Connected Customer: il 59% degli italiani ha dichiarato che a partire dal 2020 ha fatto acquisti in modi nuovi (rispetto al 68% dei consumatori a livello globale).
Molti comportamenti inizialmente adottati come soluzioni rapide alle restrizioni imposte dalla quarantena sono infatti ora abitudini destinate a durare, con cui le aziende devono fare i conti. Nel dettaglio, nei prossimi tre anni:
Il 59% degli italiani si aspetta di aumentare il ricorso ai metodi di pagamento contactless;
Il 52% degli italiani si aspetta di incrementare gli acquisti tramite social media, una percentuale ancora maggiore per Millennial (56%) e GenZ (61%).
La fedeltà del marchio
Con il passare del tempo il cambiamento dei comportamenti dei consumatori così come i loro desideri e le loro priorità è diventato sempre più evidente e quella fedeltà già conquistata dai brand non è più da percepire come stabile nel tempo ma può sempre modificarsi con il variare delle condizioni generali.
Riguardo alla fedeltà del marchio i dati infatti parlano chiaro e mostrano come:
L’83% dei consumatori italiani ha cambiato brand per i propri acquisti almeno una volta nell’ultimo anno (71% a livello global;
Solo il 43% dei consumatori italiani dichiara di fidarsi delle aziende da cui acquista.
Questi dati mostrano bene come la fedeltà del marchio possa sempre vacillare, se non coltivata in maniera corretta e costante nel tempo intraprendendo azioni mirate allo scopo di mantenere fiducia e fidelizzazione nei consumatori.
La domanda di personalizzazione: un trend in continua crescita
La personalizzazione rappresenta una tendenza in continua crescita negli ultimi anni tra i consumatori e i nuovi punti di contatto digitali rappresentano nuove opportunità per le aziende per creare esperienze personalizzate. Stando ai dati possiamo vedere come la gran parte dei consumatori (il 73%) presume che le aziende comprendano le loro esigenze individuali, soprattutto data la grande mole di informazioni personalizzate raccolte dalle interazioni avute.
L’intelligenza artificiale in questo caso rappresenta uno strumento funzionale allo scopo di non deludere le aspettative dei consumatori. Affinché questo strumento sia sfruttabile però, i dati sono fondamentali perché solo sfruttandoli è possibile usare le soluzioni AI come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. L’acquisizione dei dati necessari per andare incontro alla domanda crescente di personalizzazione dei servizi da parte dei consumatori inoltre, non trova limitazioni neanche tra gli stessi consumatori, che stando ai dati raccolti per l’84% (dei consumatori italiani) dichiara di trovarsi a proprio agio con le aziende che utilizzano le informazioni personali rilevanti in modo trasparente e vantaggioso.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/Salesforce-report-customer-engagement.jpg622942Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2022-07-21 12:30:502022-07-29 15:26:52Customer engagement: i 4 trend del 2022
Essere designer o developer nel 2022 vuol dire aver scelto una professione non solo molto richiesta (la percentuale di occupazione di web developers e digital designer crescerà del 13% entro il 2030 secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti) ma anche sfidante e in continua evoluzione.
La Digital Transformation infatti, sta stimolando la nascita di varie professionalità ibride come ad esempio digital product designer, data scientist, 2D e 3D graphic designer ed esperti di phygital.
Per distinguersi è quindi necessario andare oltre la formazione di base per designer e developer e lasciarsi contaminare dalle novità che stanno muovendo il mondo digitale e non. Da dove iniziare? Sicuramente frequentando gli eventi del settore come Intersection Conference (in programma a Torino il 7 e 8 ottobre), l’evento internazionale di Hinto® dedicato alle nuove metodologie e tendenze digitali dove si confrontano designer, sviluppatori e manager di tutta Europa. Un’occasione imperdibile, con contenuti che proiettano verso il futuro del settore grazie agli interventi di speaker internazionali.
Come trovare l’ispirazione se ti occupi di design e sviluppo
Quando le giornate fluiscono sotto il peso di call, consegne “per ieri” e tentativi di bilanciare lavoro e vita privata, è difficile ricercare nuovi stimoli creativi. Con le richieste incalzanti di team e clienti che stringono il tuo campo d’azione, la sensazione di non riuscire ad esprimerti diventa assillante. È un cane che si morde la coda: non ho stimoli creativi, non riesco ad essere performante, mi blocco professionalmente.
Cosa fare quindi, per uscire da questi momenti stagnanti?
Ritagliarsi del tempo per incontrare persone del settore, ad esempio, può rivelarsi un trick molto utile per crescere attraverso lo scambio di idee. Quando gli altri trasmettono le loro esperienze, queste possono diventare la fonte d’ispirazione per tornare a pensare fuori dagli schemi e ritrovare la giusta motivazione creativa.
Durante Intersection Conference saranno molte le fonti d’ispirazione come ad esempio il digital designer Marc Biemer che racconterà di design e sviluppo di giochi per bambini con autismo, Adam Cochrane con il Ritual Design che mette gli esseri umani al centro di organizzazioni e servizi, Claudia Cristina e Riccardo Iaconelli del Dipartimento per la trasformazione digitale con un intervento sulla developer experience nella PA, Simone Pancaldi e Raquel Rodrigo Musat di Atlassian per parlare di cultura dell’innovazione e nuovi stili di lavoro.
Hard e soft skill per designer e developer: la combo per fare la differenza
Le competenze tecniche sono naturalmente il punto di partenza imprescindibile. Tuttavia ci sono delle competenze senza le quali sarebbe difficile farsi strada nel mondo della programmazione e del design: le soft skill. Le “competenze trasversali” sono quelle abilità/qualità personali di cui ciascuno è dotato in misura diversa, fondamentali tanto quanto quelle tecniche per poter lavorare con team e clienti.
Le soft skill non si acquisiscono direttamente con lo studio, come le nozioni tecniche, ma si possono sviluppare con i giusti stimoli.
Tornando alle hard skill – che da sole non bastano – devono essere sempre aggiornate. Complici i repentini cambiamenti nel panorama del design e del development, ce ne sono alcune su cui vale la pena investire per essere sempre all’avanguardia.
Perciò, vediamo quali sono le 5 (hard e soft) skill per designer e developer che puoi migliorare partecipando a Intersection Conference per fare l’upgrade come professionista.
1. Doti comunicative
Una delle soft skill per designer e developer che non può mancare è quella della comunicazione interpersonale. Mey Besairon terrà un workshop su come presentare in maniera accattivante una nuova feature o una nuova idea alla tua audience e imparerai, così, a fare il tuo primo tech talk.
2. Creatività e UI design
Tecnologia e creatività insieme possono dare vita a prodotti e professionalità nuove. Come? Si può utilizzare la programmazione per creare suoni, immagini 2D e 3D e animazioni ad esempio. Con Giulio Poggia di Hinto entrerai nel mondo della SVG animation mentre Andrea Marec ti porterà nel mondo di Digital Art e NFT.
3. Tecniche di design e sviluppo
Per creare prodotti digitali che le persone saranno felici e soddisfatte di usare, occorre una perfetta integrazione tra design e sviluppo. Sfortunatamente, implementare processi che favoriscano una comunicazione aperta e che facilitino la collaborazione fra team interfunzionali può rivelarsi piuttosto impegnativo. Nel workshop che terranno Boris Di Chio, Cristina Lusetti e Guido Parlato di Frog potrai imparare a impostare una collaborazione virtuosa fra designer e developer per lavorare insieme ad un prodotto digitale. Di collaborazione tra ruoli diversi nella stessa unità ne parleranno anche Tiziano Marano e Giulia Moraglia di A2A.
4. Data driven interface
Solo negli ultimi due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo, una mole impressionante da cui ricavare preziose informazioni. Vedrai come l’arte della trasformazione dei dati in visualizzazioni esteticamente accattivanti e in esperienze digitali immersive, può diventare la skill per designer e developer su cui puntare. A tenere l’intervento sulla data viz lato sviluppo ci saranno Federico del Gaudio e Filippo Elgorni di Accurat. Inoltre, Sara Michelazzo di ThoughtWorks, mostrerà come sfruttare al meglio i dati con l’approccio human-centred data.
5. Artificial intelligence
L’intelligenza artificiale e le reti neurali trovano numerosi casi di applicazione che sono ancora poco conosciuti alla maggioranza dei developer. Sentirai parlare di machine learning, algoritmi genetici, mixed reality experience e campi che sono in pieno sviluppo per future opportunità lavorative. Mey Beisaron nel suo intervento mostrerà come applicare algoritmi genetici alla risoluzione di problemi del quotidiano.
All‘evento firmato da Hinto non mancheranno le opportunità di networking e scambio. Il primo giorno, sabato 7 ottobre si terranno i workshop con laboratori pratici. Tra i vari, potrai sperimentare il design di hybrid and mixed realities con Alaistair Sommerville, scoprire il tool BAD Canvas di Matteo di Pascale per imparare a strutturare workshop di business design e creare così prodotti/servizi che funzionino e con Giulia Calabretta della Delft University of Technology apprenderai di più su come la design leadership possa aumentare l’impatto del design stesso all’interno della propria azienda.
Al termine si terrà una visita guidata di Torino ed una cena (fino ad esaurimento posti) dove i partecipanti potranno fare networking con gli speaker e gli sponsor. Inoltre molto interessante sarà sperimentare le carte di Intùiti per sbloccare i processi creativi insieme a Matteo di Pascale (la sessione con lui è limitata a sole 8 persone). Il secondo giorno, sabato 8 ottobre, a concludere gli interventi dei 14 relatori ci sarà ulteriore spazio per il networking durante l’aperitivo di chiusura presso il Grattacielo San Paolo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/evento-per-designer-e-developer.jpg6251169Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-07-20 11:00:512022-07-21 07:35:39Scopri come acquisire hard e soft skill per designer e developer e imparare a lavorare insieme
L’evoluzione del Metaverso non si arresta. L’obiettivo di creare un mondo simile, e, potenzialmente, migliore di quello “reale” sta diventando concreto. Un’esigenza che brand e aziende iniziano a comprendere e a concepire come un’importante opportunità da inserire nella propria strategia di business.
L’inclusività e la libertà di amare sono diventati temi consistenti anche nel Web3. Il mese di giugno (mese del Pride nel mondo) non poteva che essere il migliore per rappresentare questo nuovo scenario.
Il progetto di NYX insieme a POC (People of Crypto)
Per rimediare all’assenza di avatar che rappresentassero realmente l’intera popolazione mondiale, l’azienda di makeup NYX Professional del gruppo L’Oréal, in collaborazione con People of Crypto Lab (laboratorio che si occupa della diversità nel Metaverso), ha lanciato una collezione NFT non binaria e un evento Pride, Belonging Week, sulla piattaforma immobiliare virtuale The Sandbox.
Gli NFT sono certificati di proprietà di tutti quegli elementi presenti nel Metaverso (edifici, terreni, avatar, veicoli), che dallo scorso mese, si arricchiscono con la nuova collezione.
Il co-fondatore e Direttore creativo di The Sandbox, (piattaforma online che riproduce una struttura simile al mondo fisico, con terreni da acquistare, luoghi da visitare, oggetti e utenti), Sebastien Borget, ha specificato “abbiamo spinto per rendere il Metaverso un lungo più vario e inclusivo; questa è un’opportunità per sistemare le cose”.
Gli fa eco il Direttore Generale di NYX Professional, Yasmin Dastamalchi, “abbiamo sempre sostenuto il concetto di essere alleati orgogliosi per tutti, e vediamo questo spazio come un’estensione”, affermando quanto sia importante per l’azienda creare uno spazio in cui le persone possano usare l’avatar in un luogo in cui si sentissero al sicuro.
Gli avatar dell’inclusione
L’idea ha previsto la creazione di una collezione NFT di 8430 avatar, rilasciata il 17 giugno da People of Crypto in collaborazione con NYX, per sottolineare che il trucco non ha genere. Il numero di avatar non è stato scelto a caso: secondo gli studiosi è rappresentativo dell’84,3% della popolazione globale, comprensivi di comunità di colore e LGBTQIA+.
Gli avatar, personalizzabili da ogni proprietario, prevedono 36 tonalità di pelle, diverse disabilità (come gli arti con protesi), e indumenti vari (ad esempio l’hijab).
Ognuno potrà indossare un trucco ispirato alla collezione proposta da NYX Professional che, per l’occasione, rappresenta i colori della bandiera arcobaleno.
Il Direttore Generale di NYX ha affermato che l’azienda sta lavorando affinché il makeup possa essere acquistato anche nel Metaverso,lasciando intendere che non è ancora chiaro se i prodotti saranno gli stessi del mercato fisico o creati appositamente per gli avatar.
Simone Berry, co-fondatrice di People of Crypto, è convinta che la collezione di NYX Professional, permetterà di mettere in luce il talento delle comunità LGBTQIA+, “il Web3 consente loro di esprimersi e di cambiare i modelli di monetizzazione, e in POC vogliamo consentire l’accesso alla conoscenza in modo che tutti possano partecipare”.
Giungo, mese del Metapride Party
Giugno è stato eletto nel mondo come il mese del Pride, dopo i moti di Stonewall del 1969 in cui avvennero gli scontri tra comunità gay e forze dell’ordine. Sui balconi appaiono le bandiere simbolo che, grazie al metaverso, aiutano ad estendere, nel tempo e nello spazio, la battaglia per il rispetto delle comunità LGBTQIA+, facendola uscire dai confini reali.
Il 24 giugno è stata lanciata la “settimana dell’appartenenza”, che ha visto realizzarsi su The Sandbox un party pride, con tanto di pista da ballo della discoteca decorata con la scritta “Say gay”, in riferimento alla recente legge approvata in Florida che vieta la discussione a scuola sui temi della sessualità, fino al terzo anno del primo ciclo di studi.
Partecipazione senza confini
Matt Stevenson, ex dirigente di The Time Magazine e fondatore di Metapride Land, associazione che si occupa di organizzare eventi nel Web3, ha sottolineato apertamente l’allarmante situazione riguardo le diversità nel mondo: “ci sono ancora 68 Paesi nel mondo in cui è illegale essere gay. Negli Stati Uniti, ci sono più di 200 proposte di legge che prendono di mira la nostra comunità in un modo o nell’altro. Mi è sembrato importante che in questo mese di giugno fornissimo uno spazio accessibile, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova, per entrare e celebrare la propria vita”.
People of Crypto ha inoltre collaborato con The Sandbox per la creazione di un hub virtuale di diversità, equità e inclusività, dal nome Valley of Belonging. “Le comunità emarginate tendono ad essere lasciate indietro, quindi l’obiettivo di POC con Valley of Belonging è garantire che ogni comunità abbia accesso a eventi a cui possa partecipare apertamente. Dato l’attuale clima di crescente discriminazione contro le comunità LGBTQIA+ e altre minoranze, non c’è mai stato un momento più importante per costruire uno spazio sicuro che accolga tutti”, ha detto il co-fondatore di POC, Akbar Hamid.
Come richiedere un NFT di NYX
Per richiedere un avatar della collezione NYX, basta iscriversi al sito People of Crypto, e inserirsi nella lista di benvenuto aperta dal 9 giugno. L’acquisto è possibile dal 19 giugno per un importo di circa 100 dollari. Tramite il marketplace NFT Opensea, sarà possibile utilizzare gli avatar sulla piattaforma The Sandbox collegandoli ai loro portafogli crittografici.
Ogni avatar è personalizzabile nei tratti fisici, nell’abbigliamento, nell’eventuale identità di genere e sessuale, con la possibilità di apostrofarsi con il pronome che più si desidera.
Il 10% dei proventi derivanti dall’acquisto degli avatar sarà devoluto al Los Angeles LBGT Center.
Il Metaverso è un luogo sicuro?
Anche nel Metaverso molte comunità hanno denunciato problemi relativi all’omofobia e al razzismo, addirittura casi di violenza sessuale, e forte si avverte il problema della tutela della privacy e dell’anonimato.
Sebastian Barget, co-fondatore di The Sandbox ha dichiarato a Cointelegraph l’impegno volto a migliorare la sicurezza, definita come la priorità per gli utenti nel Metaverse.
A cause delle preoccupazioni, è garantito l’anonimato a tutti i partecipanti. Tuttavia, c’è chi invoglia a svelare la propria identità proprio a tutela della diversità. Hamid, incoraggia infatti i fondatori dei gruppi sottorappresentati a rivelare la propria identità per aumentare e sostenere l’inclusività.
Iara Dias, capo di Metaverse Pride su Decentraland (altra piattaforma per eventi pride, organizzati da Cash Labs di David Cash), ha specificato che su Metaverse Pride sono state stabilite delle linee guida relative al comportamento: “le uniche identificazioni utente su Decentraland sono nomi utente e indirizzi di portafoglio. Ciò consente agli utenti che desiderano rimanere anonimi la possibilità di esprimersi pienamente senza il timore di essere identificati” e aggiunge “utilizzeremo personaggi non giocanti per offrire una guida su come farlo, ma lo abbiamo reso molto facile da usare”. Si aggiunge, inoltre, la possibilità di bloccare gli utenti colpevoli di molestie, per garantire agli utenti di partecipare con assoluta tranquillità.
Economia circolare e transizione ecologica sono argomenti di dibattito trasversale che fanno parte del nostro vivere quotidiano.
Richiedono azioni concrete di cambiamento per perseguire la creazione di valore per il pianeta e il genere umano.
Stati, governi, organizzazioni e il settore privato hanno capito che rimandare un serio ragionamento sulla sostenibilità ambientale e la decarbonizzazione, non è più possibile.
Incrociamo le agende
La transizione ecologica è una tematica sempre più dominante non solo nei piani europei dell’Agenda 2030.
Oggi anche il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo italiano dedica grande attenzione all’agricoltura sostenibile, la transizione energetica, la mobilità sostenibile e l’efficientamento energetico.
Ma cosa significa davvero economia circolare? E quali sono le azioni che possono essere implementate per la sua realizzazione?
L’interrogativo è ancora più valido in situazioni di instabilità geopolitica come quella che stiamo vivendo. Un quadro dello scacchiere internazionale che fino a oggi è stato regolato da dinamiche di controllo sulle risorse energetiche.
Ma per il quale si prospettano cambiamenti epocali, considerando l’emergere dell’esigenza di fonti rinnovabili e maggiore attenzione verso la Rivoluzione Verde.
Perciò si tratta di ridisegnare l’agire umano affinché si riducano le esternalità negative generate dal mercato – che, come estrema conseguenza, comportano lo scoppio di conflitti internazionali – e si utilizzino le risorse esistenti solo nella quantità necessaria allo sviluppo globale.
L’azione deve partire da tutti
Solo per fare un esempio, le città svolgono un ruolo chiave nella transizione verso un’economia circolare.
Secondo il World Urbanization Prospects 2018 dell’ONU, entro il 2050 i due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città.
Oggi le città sono motori di crescita economica e centri di cultura, innovazione e apprendimento. Consumano oltre il 75% delle risorse naturali, producono oltre il 50% dei rifiuti globali ed emettono il 60-80% dei gas serra globali.
Le grandi capitali mondiali sono un esempio concreto degli effetti indotti della nostra attuale economia basata sul processo take-make-waste.
Cosa possiamo fare nel nostro piccolo?
Quali sono le azioni da mettere sul tavolo per promuovere un’economia circolare?
Come detto, l’azione deve riguardare tutti i livelli sociali e tutti i cluster demografici, dal pubblico al privato. Ad esempio, si tratta di rimuovere quelle barriere normative – nazionali e internazionali – che bloccano l’adozione effettiva di un’economia circolare.
Chiarire e adeguare la regolamentazione relativa alle nuove iniziative di economia circolare. Promuovere modelli di business proattivi e innovativi, standardizzando l’uso dei “green deal”.
Si potrebbe promuovere l’innovazione e l’evoluzione di una fornitura energetica circolare, dando vita a un mercato condiviso delle materie prime riciclabili e riciclate.
Senza dubbio, si dovrebbe sostenere la formazione per le aree di competenza e le professioni legate alla transizione ecologica.
Incoraggiare la creazione di hub e acceleratori specializzati nelle tecnologie dell’economia circolare, fornire finanziamenti per i progetti socialmente e tecnologicamente strutturati e innovativi dal punto di vista della sostenibilità energetica.
Quali sarebbero i vantaggi di tutto questo?
I vantaggi di una transizione ecologica sarebbero percepiti sotto tre diversi livelli:
A livello globale, l’economia circolare consentirebbe di svincolare il classico modello di crescita dal mero valore economico. Prendendo in considerazione anche il consumo di materie prime e risorse energetiche. Quindi, creerebbe esternalità meno impattanti e benefici ambientali maggiori.
A livello locale, la diversificazione della produzione energetica offrirebbe nuove opportunità di lavoro e vantaggio della bilancia commerciale dei paesi.
Per quanto riguarda gli attori economici, una transizione ecologica porterebbe benefici alle imprese oltre che ai consumatori.
In primo luogo, garantirebbe un accesso regolarizzato alle risorse. Proteggerebbe la volatilità dei prezzi e creerebbe nuove opportunità di mercato.
Infine, permetterebbe di passare da un consumo basato esclusivamente sul possesso, ad uno fondato sulla condivisione e sull’uso.
Innovazione, Digital Transformation ed Economia Circolare
La Digital Transformation può dare impulso alla trasformazione verso un’economia circolare più sostenibile.
Può aiutare nell’ottimizzazione del circuito energetico fornendo informazioni accurate sulla disponibilità, l’ubicazione e le condizioni delle fonti.
La digitalizzazione permette di progettare processi più efficienti nelle aziende. Aiuta a ridurre al minimo gli sprechi, promuove una maggiore durata dei prodotti e riduce al minimo i costi di trasporto e distribuzione nella rete.
La digitalizzazione e l’innovazione rappresentano degli importanti alleati nella sfida al consolidamento di modelli di business sostenibili rivolti alla transizione ecologica.
Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, da tempo si è impegnata a identificare le sfide legate all’adozione di nuovi modelli di business.
Dalla raccolta e gestione dei dati, ai progetti di collaborazione tra le persone che lavorano in azienda fino all’empowerment delle skill e delle competenze.
La virtualizzazione di prodotti e processi, la collaborazione tra stakeholder e player del mercato, l’utilizzo del digitale come strumento di sviluppo: sono tutti fattori evidenziati come importanti per il raggiungimento di un’economia circolare sostenibile.
E Terna si impegna a trasformare queste opportunità in strategie e modelli di business concreti fondati sugli obiettivi nazionali e internazionali della transizione ecologica.
Imprenditorialità Aziendale ed Economia Circolare: la risposta di Terna alla Rivoluzione Verde
Dopo il successo dello scorso anno, il Gruppo Terna ha deciso di replicare quanto di positivo è stato fatto con Terna Ideas, lanciando la seconda edizione del progetto di innovazione rivolto alla popolazione aziendale.
Un programma di corporate entrepreneurship ideato per promuovere l’Open Innovation e ricercare soluzioni tecnologiche anche nel campo dell’economia circolare.
Un programma che, allo stesso tempo, rafforza la consapevolezza delle persone che diventano veri e propri registi e abilitatori della transizione energetica.
L’edizione 2022 di Terna Ideas si concentrerà su tre sfide specifiche:
l’evoluzione dell’offerta formativa e delle modalità di lavoro;
l’incremento dell’efficienza nella gestione della rete elettrica attraverso strumenti digitali e la valorizzazione dei dati;
soluzioni che consolidino l’impegno aziendale in azioni di economia circolare.
Un approccio coerente con la visione del Gruppo, fondata su pilastri come l’innovazione, tecnologica e culturale, e la digitalizzazione. Proprio a questo ambito (innovazione e digitalizzazione), infatti, Terna dedicherà 1,2 miliardi di euro di investimenti, sui circa 10 miliardi complessivi previsti nell’aggiornamento del Piano Industriale 2021-2025 ‘Driving Energy’.
La prima edizione di Terna Ideas ha coinvolto tutti i lavoratori di Terna, con la partecipazione di 400 persone all’interno dell’azienda. Ciò ha dato origine a 143 idee di innovazione tecnologica e l’avvio di un percorso di sviluppo progettuale, che ha visto premiare tre iniziative finaliste.
Il percorso Terna Ideas ha anche ricevuto un importante riconoscimento per la sua propensione all’innovazione nell’ultima edizione dello SMAU, ricevendo il “Premio Innovazione Smau 2021”.
Perché Terna Ideas è molto più di una strategia di ricerca e sviluppo?
“È con la capacità di generare idee in risposta a problemi reali che tutti noi possiamo contribuire a raggiungere gli obiettivi nazionali e internazionali della transizione ecologica e dell’economia circolare“. Le parole di Giuseppe Del Villano, Direttore Corporate Affairs di Terna, non potevano descrivere meglio la mission del progetto.
Iniziative come quelle promosse dal Gruppo Terna, oltre che offrire alle persone la possibilità di proporre azioni concrete, consentono di rafforzare la cultura d’impresa e sviluppare una mentalità di business che guarda con attenzione alla transizione ecologica e all’economia circolare.
Da sottolineare che una delle principali novità della nuova edizione di Terna Ideas è la sostenibilità, che acquista maggiore centralità diventando uno dei criteri chiave e trasversale sia nella proposizione che nella valutazione delle idee.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/05/terna-economia-circolare.jpg599939Nicola Onidahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNicola Onida2022-07-18 12:30:512022-07-20 09:37:50Evoluzione delle modalità lavorative, digitalizzazione della rete elettrica ed economia circolare: le 3 nuove sfide dell’innovazione in Terna
A descrivere per la prima volta il concetto di metaverso è stato Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash scritto nel 1992, dove del metaverso veniva fatta una descrizione distopica e non positiva. Il contributo alla popolarità del concetto è poi arrivato anche grazie al romanzo Ready Player One di Ernest Cline, in seguito trasformato in un film diretto da Steven Spielberg.
A farlo diventare un termine sempre più familiare però, possiamo dire essere stata la decisione di Mark Zuckerberg che nell’ottobre 2021 ha cambiato il nome Facebook, uno dei più popolari social network al mondo, trasformandolo in Meta.
La società infatti, come è stato più spesso dichiarato, punta molto allo sviluppo del metaverso e per la crescita dello stesso, ha già scelto di sostenere investimenti di diversi miliardi di dollari. Il cambio di nome rappresenta dunque solo un dettaglio rispetto ad un percorso decisionale basato su una nuova visione di Zuckerberg progettata per “dare vita al metaverso”, come spiega lo stesso fondatore del social network in una lettera aperta.
Ma cosa si intende esattamente quando si sente parlare di metaverso?
Un metaverso è un universo 3D virtuale e digitale formato dalla fusione di vari tipi di spazi virtuali, dove persone reali comunicano tra loro e vivono esperienze attraverso i loro avatar, ovvero delle ricostruzioni di se stessi con cui mostrarsi, interagire e costruire comunità virtuali. Possiamo affermare che il metaverso è una realtà che in qualche misura le persone possono “vivere”. Il metaverso è infatti un mondo virtuale che imita aspetti del mondo fisico, utilizzando molteplici tecnologie come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), l’intelligenza artificiale, i social media e la valuta digitale.
Nonostante il metaverso sia un mondo virtuale, è però bene chiarire come per l’utente che vi accede l’individualità sia sempre mantenuta e come al suo interno sia garantita la continuità dei dati ad esso legati, come:
oggetti
identità
diritti
interazioni
pagamenti
cronologia
Altro concetto fondamentale da comprendere e legato al metaverso è quello della proprietà. Relativamente al metaverso non esiste nessun singolo fornitore che possiede lo spazio, tuttavia sempre relativamente al concetto di proprietà, al suo interno è possibile acquisire delle proprietà, con tanto di atto digitale che garantisca il possesso, ma le transazioni che avvengono all’interno di un metaverso hanno luogo attraverso l’utilizzo di token non fungibili (NFT) e valute digitali.
Intanto questa semplice ma esaustiva descrizione apre le porte alla domanda successiva che è bene porsi per comprendere pienamente il concetto di metaverso: quali sono le possibili applicazioni presenti e future?
Alcune applicazioni del metaverso sono ben spiegate nella lettera aperta scritta da Zuckerberg in cui racconta: “Nel metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – stare insieme con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – oltre a esperienze completamente nuove che non si adattano molto al modo in cui pensiamo computer o telefoni oggi. Abbiamo realizzato un film che esplora come un giorno potresti usare il metaverso”.
Zuckerberg, nella sua lettera, continua evidenziando come l’uso del metaverso possa tradursi in un ottenimento di vantaggi nell’ambito della vita professionale ma anche legati alla sostenibilità ambientale: “In questo futuro sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Potrai dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.
Il metaverso ha molteplici potenzialità, sono infatti già molte le imprese che lo hanno compreso e che in questo mondo virtuale stanno già presenziando e investendo, sfruttando le potenzialità degli NFT, ovvero i token non fungibili, un elemento legato imprescindibilmente al metaverso e includendo l’NFT Marketing nelle proprie Digital Strategy.
Ma per capire di cosa si sta parlando quando ci si riferisce agli NFT ecco una breve descrizione per meglio comprendere questo concetto e cosa questo comporta: i token non fungibili o NFT rappresentano un elemento fondamentale del metaverso e si basano sulla stessa tecnologia blockchain che viene usata dalla criptovaluta. Questo significa che quando si parla di NFT si può intendere diverse cose come un’opera d’arte, una canzone o un immobile digitale e possedendo un NFT si ha come un contratto digitale attraverso cui si può provare la proprietà di un determinato bene.
Per quanto riguarda le prospettive future di questo mondo virtuale, lo sviluppo del metaverso avverrà attraverso il perseguimento di un obiettivo chiaro: ottenere un’interazione sempre più “materiale”. Affinché questo possa avvenire entrano in gioco diversi fattori e strumenti legati allo sviluppo del metaverso e sui quali si punterà per la crescita dello stesso. Tra questi troviamo: i device, la domotica, il lavoro, l’intrattenimento, i social media, la realtà aumentata. L’ottimizzazione di tutti questi elementi è funzionale a rendere l’interazione sempre più “materiale” è sarà la chiave per l’evoluzione del metaverso e la crescita degli utenti coinvolti.
Le tecnologie del metaverso
Il metaverso è abilitato da molte tecnologie diverse, come VR, AR, AI, 5G, 3D, cloud computing vocale, edge computing, blockchain, strumenti software, app, piattaforme e hardware. Tutti mezzi utili ed essenziali affinché gli utenti possano essere in grado di imitare aspetti del mondo fisico durante la loro permanenza nel mondo virtuale e possano avere una tutela a livello di sicurezza.
Ecco un esempio di come queste tecnologie saranno impiegate nello sviluppo del metaverso:
Il trasferimento di valore, la credibilità e l’archiviazione dei dati all’interno di un metaverso sarà convalidato dalla Blockchain.
La visualizzazione 3D di oggetti e l’interazione in tempo reale sarà consentita dall’AR.
Un’esperienza sensoriale sarà offerta grazie alla realtà virtuale.
Interazioni illimitate e integrazioni senza interruzioni dei dati saranno possibili grazie a intelligenza artificiale, apprendimento automatico e IoT.
Creare spazi virtuali realistici e dall’aspetto naturale sarà possibile grazie alla ricostruzione 3D.
Alcune di queste tecnologie sono più accessibili, come nel caso dell’implementazione AR per cui è necessario solo un dispositivo abilitato alla fotocamera, ma altre tecnologie, come nel caso della realtà virtuale, richiedono apparecchiature più costose come schermi multimodali e HMD. Nel futuro è possibile che nel Metaverso si impieghi una combinazione di diverse tecnologie chiamata Extended Reality (XR), ovvero tre insiemi di tecnologie diverse che coinvolgono:
Realtà Virtuale (VR) dove gli utenti sono completamente immersi in un’esperienza sintetica.
Realtà aumentata (AR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico attraverso una sovrapposizione digitale.
Mixed Reality (MR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico e quello virtuale.
Immagine estratta da weforum.org
Riguardo all’uso di questi dispositivi sono state fatte delle stime, che ci aiutano a comprendere come potrebbe crescere l’uso del metaverso. Secondo queste stime pubblicate su bitkraft.vc in pochi anni si prevede che le spedizioni di cuffie per realtà estesa supereranno le vendite di console di 20 milioni di unità.
Immagine stratta da bitkraft.vc
Le competenze richieste
A conferma dell’enorme potenziale del metaverso si aggiunge anche Citi, la banca d’investimento afferma che vede un enorme potenziale nel concetto di realtà estesa e in un rapporto, afferma che il metaverso rappresenta un’opportunità potenziale da 8 trilioni a 13 trilioni di dollari entro il 2030 e che potrebbe vantare fino a 5 miliardi di utenti (stima che include una base di utenti di telefoni cellulari. Se il metaverso è limitato ai dispositivi VR/AR, si prevede che il pubblico sarà più vicino a 1 miliardo.)
Visto le prospettive future, le aziende di tutto il mondo saranno quindi sempre più interessate al metaverso e per questo saranno competenze molto specifiche quelle ricercate dalle imprese e per cui i candidati dovranno farsi trovare pronti.
Tra le competenze più ricercate troviamo:
Modellazione 3D e Design, fondamentali per offrire esperienze agli utenti all’altezza delle aspettative e il più possibile vicine alla realtà. Concettualizzare, prototipare e costruire gli ambienti che gli utenti del metaverso esploreranno e gli oggetti così come gli avatar con cui interagiscono saranno competenze essenziali per ottenere risultati ottimali;
Programmazione computer, per offrire esperienze nuove e coinvolgenti. Le competenze di programmazione saranno sicuramente skill molto apprezzate tra le aziende che desiderano essere all’avanguardia nello sviluppo del metaverso;
Sviluppo VR/AR. Per la costruzione di interfacce più coinvolgenti e per puntare all’obiettivo di colmare il divario esistente tra il mondo reale e quello virtuale, la realtà virtuale e la realtà aumentata giocheranno un ruolo molto importante, perciò le skill in questi ambiti seppur non essenziali per il metaverso sono certamente consigliate;
Blockchain / Ingegneria NFT: con l’uso della blockchain si potrà creare un’infrastruttura distribuita e decentralizzata per costruire mondi sotto il controllo dei loro proprietari, mentre creare asset unici o in edizione limitata sarà possibile grazie agli NFT, attraverso cui si potrà anche avere una prova della proprietà rispetto ad un bene;
Competenze sui dati, saper analizzare ogni dato, come quelli estrapolati dal comportamento degli utenti sarà fondamentale per la creazione di esperienze in linea con le aspettative degli utenti ed in grado di soddisfare ogni necessità;
Progettazione UI/UX per garantire che l’interfaccia utente (UI) sia naturale e che l’esperienza utente (UX) sia intuitiva, divertente e gratificante;
Project Management per lo sviluppo di esperienze coinvolgenti che saranno possibili grazie a diverse skill grazie a cui sarà possibile gestire un progetto nel metaverso;
Cyber Security per offrire garanzie di sicurezza, essenziale nel mondo cibernetico, proprio come in quello reale. La condivisione dei dati delle persone sarà destinata a crescere con lo sviluppo del metaverso e la crescita che si verificherà tra gli utilizzatori perciò dati preziosi come quelli di una carta di credito o quelli legati alla propria salute saranno informazioni che sarà importante tutelare;
Marketing per sfruttare pienamente le molteplici possibilità di pubblicità e marketing offerte da questo mondo virtuale dove sarà necessario trovare nuovi modi coinvolgenti utili alla promozione di prodotti e servizi, oltre che alla creazione di una brand identity;
Etica e Responsabilità Sociale per ridurre la possibilità che ci siano conseguenze negative per gli individui o per la società e per l’ambiente.
15 esempi di aziende che investono nel metaverso
Il metaverso è un concetto che è entrato sempre più nella mente degli imprenditori che cercano di rendere le loro operazioni a prova di futuro. Per questo viene sempre più utilizzato, sono sempre di più le aziende che in qualche modo ne sfruttano le potenzialità e sempre di più i brand che vi presenziano includendolo nella propria strategia di marketing, così come sono sempre in numero maggiore le aziende che decidono di investire in questa visione del futuro diverse migliaia di dollari.
Vediamo di seguito 15 esempi di aziende che investono nel metaverso.
Meta
Prima tra tutte arriva Meta che come visto in precedenza, solo per il 2022 lo scorso anno aveva previsto di spendere 10 milioni di dollari nell’acquisizione e nello sviluppo di hardware e software che verranno utilizzati per fornire funzionalità VR all’interno del metaverso ed è fra le aziende che più di tutte crede nello sviluppo del metaverso, ormai punto focale della visione del suo fondatore Zuckerberg. Per rendere ciò possibile l’azienda sta lavorando incessantemente e ha realizzato diversi strumenti utili allo scopo come visori fondamentali per l’uso della realtà aumentata.
A sottolineare l’impegno profuso lo stesso Zuckerberg, nella sua lettera aperta in precedenza citata, annunciando il cambio del nome Facebook in Meta, ha sottolineato: “La nostra missione rimane la stessa: si tratta sempre di riunire le persone […] Ma tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: aiutare a dare vita al metaverso. E ora abbiamo un nome che riflette l’ampiezza di ciò che facciamo”.
In questo interessante video pubblicato dal The Guardian, Mark Zuckerberg ha rivelato uno scorcio dei piani di Facebook per costruire il “metaverso”, un mondo digitale costruito sopra il nostro, che comprende cuffie per realtà virtuale e realtà aumentata.
Microsoft
Microsoft che già nel 2016 aveva lanciato degli occhiali intelligenti per realtà mista chiamati HoloLens, ha dichiarato che nel 2022 rilascerà Mesh per Microsoft Teams, un servizio innovativo attraverso cui gli utenti di Teams situati in diverse posizioni fisiche potranno organizzare riunioni virtuali in cui partecipare grazie a esperienze olografiche collaborative e condivise. Grazie a Mesh gli utenti potranno stabilire una presenza virtuale usando un avatar personalizzato utilizzabile su qualsiasi dispositivo.
Nel gennaio 2022 inoltre, Microsoft ha chiuso un accordo da 70 miliardi di dollari che nei prossimi anni consentirà all’azienda di sviluppare giochi e software supportati da Microsoft all’interno del metaverso, grazie all’acquisizione di Activision Blizzard, l’enorme sviluppatore ed editore di videogiochi.
Google
Google è un altro grande investitore nel metaverso. Il suo investimento è pari a ben 39,5 milioni di dollari investiti in un fondo di private equity per tutti i progetti sul Metaverso, inoltre il CEO dell’azienda, Sundar Pichai, ha discusso più volte rispetto all’interesse di Google nei confronti della realtà aumentata, tanto che potrebbe anche inserire servizi come Maps e YouTube nel panorama virtuale.
Accenture
Accenture che assume più di 100.000 persone ogni anno, usando Mesh aiuta le aziende ad inserire nuovi dipendenti. Attraverso Microsoft Teams i nuovi assunti si incontrano per essere istruiti sulla creazione di un avatar digitale ed accedere in uno spazio virtuale condiviso, parte del processo di onboarding. Qui i nuovi assunti trovano una sala conferenze centrale, una sala riunioni virtuale e monorotaie digitali che i nuovi assunti utilizzano per viaggiare verso diverse mostre.
Il sostegno da parte di Accenture è ben chiaro ed espresso sullo stesso sito dell’azienda, dove si possono leggere le parole di Paul Daugherty – Group Chief Executive – Technology & Chief Technology Officer di Accenture che afferma: “È vero che siamo ancora agli albori, ma il metaverso progredirà molto rapidamente. Se le aziende non agiscono subito, si troveranno a operare in mondi progettati da, e per, qualcun altro“.
Nike
Nike sta già investendo nel metaverso attraverso diverse scelte imprenditoriali utili a garantire all’azienda il suo posto in questo nuovo mondo digitale. La pianificazione del futuro del brand fatta dal gigante dell’abbigliamento sportivo può essere così riassunta:
Ad ottobre 2021 Nike ha presentato all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ben sette richieste per proteggere i suoi marchi in “beni virtuali scaricabili” e servizi correlati;
Ha accettato di acquistare RTFKT, un’azienda che si occupa ella creazione di prodotti digitali come scarpe da ginnastica e utilizza la tecnologia blockchain per garantirne l’autenticità;
A novembre 2021, ha debuttato con Nikeland , il mondo del brand nel metaverso dove, grazie ad una collaborazione instaurata con la piattaforma di videogiochi Roblox, gli utenti che giocano possono vestire i propri personaggi con oggetti digitali firmati Nike.
McDonald’s
Anche McDonald’s intende investire nel metaverso e si sta preparando per aprire un negozio nel metaverso e ciò è presumibile dal fatto che la catena globale di fast food, ha presentato domande all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.
La scommessa che McDonald’s sta facendo sul metaverso non si limita però alla domanda di hamburger digitali ma include altro, ovvero la vendita dell’ordinazione a domicilio, in pratica vuole offrire ai clienti, attraverso il metaverso, un altro modo per ordinare cibo online, che sarà consegnato nel mondo fisico.
Coca-Cola
Coca-Cola è tra i brand che fin da subito ha scelto di investire nel metaverso, Coca-Cola Creations ha anche unito le forze con l’organizzazione di gioco PWR per creare Pixel Point, un’isola personalizzata nella modalità creativa di Fortnite dove chi la raggiunge può giocare ai minigiochi basati sul brand. Inoltre di recente ha rinnovato il suo investimento nel metaverso con la creazione di una bevanda “dal gusto pixellato”. La bevanda, chiamata Zero Sugar Byte, è stata lanciata nel metaverso ancora prima di essere disponibile, in edizione limitata, nei negozi a partire dal 2 maggio 2022. Oana Vlad, senior director of strategy di Coca-Cola spiega così la scelta: “Volevamo creare un gusto innovativo ispirato alla giocosità dei pixel, radicato nelle esperienze che il gioco rende possibili“.
Samsung
Samsung nel gennaio 2022, ha lanciato il suo primo negozio nel metaverso a Decentraland. Il negozio prende il nome di Samsung 837x ed è stato realizzato sul modello del negozio fisico a 837 Washington Street, New York City. All’interno gli utenti possono:
costruire la propria avventura;
interagire con altri personaggi di gioco;
portare a termine missioni.
Gucci
Gucci ha intrapreso diverse iniziative a manifestazione del suo interesse nell’investire nel metaverso. La casa di moda italiana, è infatti uno dei primi brand di moda che offre agli utenti:
Esperienze nel mondo digitale con collaborazioni di videogiochi;
La versione digitale del suo Gucci Garden su Roblox;
La possibilità di acquistare capi Gucci con cui vestire i propri avatar grazie alla partnership stipulata con Zepeto.
Unity Software
Unity Software nel 2021 ha chiuso un accordo da oltre 1,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di Weta Digital, una società di effetti visivi digitali grazie alla quale Unity Software potrà essere aiutata nello sviluppo della sua tecnologia RT3D grazie agli innovativi strumenti VFX di Weta Digital.
Shopify
Shopify è un’altra azienda che punta ad investire nel metaverso ed in particolare sullo shopping AR, che coinvolgerebbe gli utenti che provano vestiti o visualizzano oggetti nelle loro case virtualmente prima di effettuare un acquisto. Shopify ha anche avviato una versione beta del proprio marketplace NFT.
Roblox
L’investimento di Roblox consiste nello stringere diverse partnership con alcuni brand, così da ottenere una notevole presenza nel metaverso dove si concentrerà sullo sviluppo di un mondo virtuale in cui i giocatori possono giocare e interagire.
Qualcomm
Qualcomm che si concentra sull’ispirare più persone a prestare attenzione su questa nuova versione di Internet ha scelto di collaborare con Microsoft per un impegno condiviso nei confronti di XR e del metaverso.
Nvidia
Nvidia si sta impegnando nello sviluppo del suo strumento Omniverse, una piattaforma di sviluppo per simulazioni 3D e design che supporta gli sviluppatori nella creazione delle loro applicazioni e sta pianificando lo sviluppo di applicazioni che permettono di creare avatar realistici per il metaverso.
Tinder
Tinder sta già lanciando le proprie monete – Tinder Coins – attualmente in fase di test in diversi mercati. Inoltre Shar Dubey, CEO della società madre di Tinder Match Group in una lettera agli azionisti, rispetto all’interesse dell’azienda sul metaverso ha parlato di “un’interfaccia che consente agli utenti di connettersi con gli altri attraverso nuove esperienze oltre lo Swipe che era Tinder“.
Mentre rispetto alle loro monete ha dichiarato: “Le monete possono anche essere utilizzate per incentivare determinati comportamenti per aiutare i membri a stabilire connessioni più significative su Tinder, come verificare il loro profilo o aggiungere video alla loro biografia. E, forse la cosa più importante, le monete saranno essenziali per i beni virtuali e l’ecosistema commerciale pianificato per il 2022 e oltre”.
Victoria’s Secret
Victoria’s Secret, il noto brand di intimo, avrebbe di recente depositato 4 nuove domande di marchio indicando che intende vendere ‘intimo virtuale, calzature e accessori moda, secondo quanto ha scritto in un tweet l’ avvocato specializzato in marchi Josh Gerben.
Victoria’s Secret is headed to the metaverse and has plans to sell virtual lingerie.
Le possibili applicazioni del metaverso spaziano in diverse direzioni, come è già possibile intuire visto anche gli usi che i brand ne stanno già facendo e grazie alle funzionalità offerte dallo stesso.
Funzionalità che sembrano essere molto appetibili specialmente dal punto di vista lavorativo. Come previsto dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà da scatole quadrate bidimensionali al metaverso, uno spazio 3D con i partecipanti che appariranno come avatar digitali.
Le applicazioni nell’ambito della vita professionale sono forse quelle più vicine rispetto ad un ambito temporale di crescita e sviluppo del metaverso, infatti le aziende possono già sfruttare le funzionalità offerte da questa tecnologia per avere interazioni con gli esseri umani digitali per:
scopi aziendali;
inserire i dipendenti;
vendere;
fornire servizi ai clienti.
Gli utenti all’interno del metaverso invece possono creare, condividere e scambiare risorse o esperienze.
Il metaverso è il futuro del web?
Il metaverso sembrerebbe a tutti gli effetti essere l’evoluzione di ciò che fino ad ora è stato internet, convogliando tutto ciò che è possibile fare su internet ma permettendo di farlo in modo più intuitivo e coinvolgente. Grazie al metaverso le aziende amplieranno la possibilità di entrare in contatto con gli utenti, così come la possibilità di ricavare ed analizzare preziosi dati relativi al comportamento degli utenti, fondamentali per creare vantaggio supplementare per le proprie strategie di marketing.
Allo stesso tempo, le imprese avranno modo di creare e rafforzare la propria identità di brand ma anche di cogliere le opportunità e modelli di business decentralizzati, persistenti, interoperabili e collaborativi che aiuteranno le aziende a elevare il business digitale a livelli senza precedenti. Mentre gli utenti avranno la possibilità di fare molteplici esperienze virtuali fino ad ora neanche immaginate dematerializzando ogni cosa fino ad oggi presente solo nella realtà fisica.
Con il metaverso, infine, cresceranno le opportunità di carriera nell’ambito digitale, grazie alla richiesta di nuove competenze utili allo sviluppo del metaverso nel prossimo futuro. Secondo queste potenzialità e stando ai dati fin qui visti, possiamo essere certi che il metaverso non è un concetto da sottovalutare, ma è invece da tenere in forte considerazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui questo assumerà maggior rilievo con la crescita degli utenti che lo utilizzeranno.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/metaverso-cose.jpg6241157Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2022-07-15 11:03:482022-07-19 12:32:15Metaverso: cos'è e possibili applicazioni presenti e future
Per il terzo anno la società di consulenza di reputazione digitalePubblico Delirio ha pubblicato il suo report annuale sulla comunicazione su LinkedIn dei CEO delle più grandi aziende che operano in Italia. La mappatura classifica i trenta leader apicali con più follower, per poi approfondire le loro strategie e risultati. Del panel di 275 aziende, il numero di CEO presenti su LinkedIn è indicativamente stabile rispetto al 2021 e si attesta al 71% del totale.
Tanti i settori rappresentati nella Top 30, aggiornata al 30 giugno 2022: il Finance si conferma il più presente con ben 7 manager, in crescita rispetto al 2021 dove erano solo quattro. Poi Energy & Utility con 5 e Automotive e Retail con 4. Per la prima volta anche il settore Food&Beverage con ben 3 CEO in classifica. Grande assente di quest’anno il Pharma, anche per i cambi al vertice.
I 10 social CEO più seguiti su Linkedin nel 2022
Continua ad aumentare in maniera costante la media dei follower dei trenta CEO più seguiti: 29.300 quest’anno, ben 7.100 in più rispetto all’anno scorso e 14.700 rispetto al 2020. Dato influenzato dai primi tre che da soli coprono il 32% del totale dei follower della Top10: Stephan Winkelmann di Automobili Lamborghini (121.600, +42.000), Luca De Meo di Renault Group (93.900, +30.400) e Nerio Alessandri di Technogym (69.900, +17.800), sul podio al posto di Marco Alverà (70.700 follower, +14.700), uscito dal panel avendo di recente lasciato la guida di Snam.
I tre leader tengono a distanza Giampaolo Grossi di Starbucks Italia, che con 18.600 nuovi follower raggiunge quota 48.500 e conquista il quarto posto (+4 posizioni rispetto al 2021), Corrado Passera di illimity Bank (45.700, +7.100) e Francesco Starace di Enel (44.400, +5.000) che si scambiano la posizione rispetto al 2021.
Per la prima volta nei 10 anche una donna: Cristina Scocchia, che da Kiko Milano passa a illycaffè e che scala quattro posizioni con 20.400 nuovi follower per un totale di 41.700. Chiudono la Top 10 Claudio Descalzi di Eni (41.200, +4.600), Andrea Pontremoli di Dallara (33.500, +8.400) e Bartolomeo Rongone di Bottega Veneta (30.700; +11.700) . Scivola invece fuori dai dieci Francesco Pugliese di Conad (29.400, +5.000).
Stabile a tre il numero di CEO donna in classifica: oltre alla Scocchia e a Silvia Candiani di Microsoft Italia (20.500; +5.600), quindicesima, anche Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (10.800, +6.100), venticinquesima. Esce dalla Top 30 Fabiana Scavolini di Scavolini (45°).
Tanti nuovi Manager nella TOP 30 dei CEO più seguiti su LinkedIn
Tanti nomi nuovi nella Top 30, anche grazie ai diversi avvicendamenti al vertice delle aziende.
Tra le new entry troviamo Pietro Labriola (14.100) da quest’anno al vertice di Tim, Pierroberto Folgiero (13.000, + 6.700) passato dalla guida del Gruppo Maire Tecnimont a quella di Fincantieri, Fabrizio Gavelli (9.900), presidente e amministratore delegato Italy & Greece di Danone Company, e Giannalberto Cancemi, recentemente nominato CEO di Leroy Merlin Italia (9.500).
Il manager che ha scalato più posizioni è Andrea Orcel di Unicredit (12.900 follower) che con 11.800 nuovi follower passa dalla 139° alla 21° posizione. “Il Gruppo UniCredit nel 2019 aveva abbandonato la comunicazione consumer su Facebook e Instagram, focalizzandosi su un approccio più corporate e internazionale” – Stefano Chiarazzo, fondatore di Pubblico Delirio e autore per FrancoAngeli del libro Social CEO.
Reputazione digitale e brand advocacy per manager che lasciano il segno – “Su LinkedIn invece sembra dedicare crescenti risorse anche nel supporto del suo CEO, il cui aumento di follower va di pari passo con una frequenza di pubblicazione in linea con la media dei Top 30 e un engagement rate del 4,4%, sopra media ”.
Si distinguono per crescente impegno e conseguente aumento di follower anche Claudio Domenicali di Ducati (30.200, + 26.000; 11°, +33 posizioni), Remo Ruffini di Moncler (12.100, +8.100; 22°, +23), Stefano Donnarumma di Terna (11.100, +6.800; 24°, +18), Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (25°, +13) e Stefano Venier (9.700, +5.000; 28°, +11), ex CEO di HERA recentemente passato a Snam. La Top 30 completa è consultabile su pubblicodelirio.it.
Strategie di pubblicazione dei CEO più seguiti su LinkedIn
I leader aziendali nel periodo di osservazione, marzo-giugno 2022, hanno pubblicato in media 5,8 post al mese, dato di poco superiore all’anno precedente (5,7 da metà marzo a metà luglio 2021). FrancescoPugliese è in assoluto il più attivo con una media di 31 pubblicazioni al mese tra post, condivisioni e articoli.
Seguono Stefano Rebattoni di IBM Italia con 17,8 e poi Silvia Candiani di Microsoft Italia e Giampaolo Grossi che postano su LinkedIn rispettivamente 11,5 e 11,3 volte al mese. Guidano invece per ’engagement rate* Remo Ruffini 9,4%, Stefano Venier 9,2% e Cristina Scocchia 6,5% che, nonostante la bassa frequenza di pubblicazione (rispettivamente 1, 2,8 e 1,3 post al mese), si differenziano di molto rispetto alla media dei Top 30: 2,2%, in crescita dello 0,5%.
Nel 2020 dalla mappatura dei contenuti pubblicati dai manager durante il lockdown effettuata da Pubblico Delirio erano emersi quattro possibili, e non necessariamente alternativi, approcci all’executive communication su LinkedIn: reporter, thought leader, supporter e activist. Si confermano in particolare i primi due: “Tra i CEO della nostra Top 30 restano prevalenti due strategie editoriali” – Rivela Chiarazzo – “Chi punta sull’amplificazione delle novità aziendali e chi coinvolge la propria rete rispetto alla propria visione del mercato in cui opera”.
L’attivismo dei CEO più seguiti su LinkedIn
Se già nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva portato un aumento dei supporter, che raccontavano in tempo reale quello che stavano facendo per le comunità interne e esterne, questo approccio si sta progressivamente allargando agli ESG (Environmental, Social, Governance).
Complici la maggior consapevolezza del proprio ruolo nel contrastare l’emergenza climatica, la cristallizzazione di politiche di Diversità e Inclusione e l’urgenza di prendere decisioni in risposta ai nuovi conflitti geopolitici, sono tanti i CEO che raccontano su LinkedIn le iniziative della propria azienda.
Alcuni di loro stanno prendendo nette posizioni con l’obiettivo di guidare la propria azienda e il settore verso un reale cambiamento. Una scelta comunicativa che va oltre il supporter e il thought leader e si configura come activist, impegnato in prima linea nel promuovere azioni concrete in favore del Bene Comune su importanti questioni sociali, ambientali e politiche che non sono sempre correlate ai profitti aziendali.
Tra i manager più attivi, Fabrizio Gavelli, che già nella bio su LinkedIn si presenta come “Activist of Brand Activism”. Il nuovo AD di Danone Company in Italia e Grecia ha deciso di andare oltre la B Corp come modello virtuoso a cui riferirsi e si pone attivamente come promotore di un confronto e di piani comuni con gli altri leader in favore di un benessere condiviso.
Emergono in tal senso anche Francesco Pugliese di Conad e diversi CEO nel mercato energetico, dove è sempre più centrale la partnership tra aziende e settore pubblico.
In generale, tuttavia, si nota un approccio prevalentemente prudente su un tema polarizzante come la guerra in Ucraina, con la maggior parte dei manager che ha preferito non esporsi.
Tra i leader che ne parlano “Prevale un annuncio telegrafico delle misure adottate e delle iniziative di solidarietà, in alcuni casi chiudendo temporaneamente i commenti” – commenta Chiarazzo – “C’è poi chi ha semplicemente condannato l’invasione dell’Ucraina, aprendo il fianco a richieste legate alle azioni concrete intraprese”. Un’ulteriore dimostrazione della pericolosità di cavalcare gli hot topic anziché seguire una strategia determinante anche sui social media: fare prima di raccontare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/top-CEO-piu-seguiti-su-LinkedIn.jpg610943Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-07-14 10:30:002022-07-21 13:55:21Chi sono i CEO italiani più seguiti su LinkedIn nel 2022: ecco la classifica
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