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strategie di crescita organica su TikTok

Come far crescere la tua azienda su TikTok: strategie di crescita organica

Torniamo a parlare delle strategie di crescita su TikTok ed in particolare occupiamoci della crescita organica. In questa strategia rientrano tutte quelle tecniche che hanno a che fare con una crescita naturale del proprio profilo su TikTok.

Fig. 1 strategia crescita organica

Fig. 1: strategie di crescita organica su TikTok

Tra le principali tecniche di crescita organica che puoi utilizzare possiamo indicare:

  • hashtag
  • suoni
  • duetti
  • stitch

Esaminiamone in maggiore dettaglio le singole caratteristiche.

Hashtag

 La principale ragione per cui usare gli hashtag è far comprendere immediatamente agli altri utenti TikTok le tematiche dei tuoi video, spingendoli alla visione dei tuoi contenuti.

Molti utenti sono alla ricerca sull’app di contenuti molto specifici e considerano gli hashtag come il miglior modo per individuare quei tipi di video.

Su questa piattaforma poi gli hashtag mettono in risalto i temi in tendenza e quindi per aumentare le interazioni con i tuoi video sarà fondamentale utilizzare quelli che sono le parole chiave più popolari.

Al tempo stesso, per non essere penalizzato dall’algoritmo di TikTok, dovrai anche assicurarti che gli hashtag siano pertinenti con il contenuto del tuo video.

La cosa migliore non è quindi creare dei video e poi cercare degli hashtag da associare ma fare esattamente il contrario!

Il primo suggerimento pertanto è: individua degli hashtag di tendenza e poi crea dei contenuti a partire da quelle parole chiave.

Per darti un’idea, questi sono stati alcuni degli hashtag più popolari in Italia nel 2020:

  • #IoRestoaCasa
  • #ImparaConTikTok
  • #ActivePlank
  • #UsoLaMiaVoce
  • #AmoIlMioCorpo
  • #MuseoaCasa
  • #ConsigliDiViaggio
  • #aCenaCon

Ma come individuare gli hashtag di tendenza?

Ci sono due modi.

Il primo è quello di andare nella sezione “Scopri” e di scorrerla per individuare gli hashtag che vengono creati dagli autori più influenti o da un gran numero di utenti.

Dovrai quindi monitorare quasi quotidianamente quali sono gli argomenti che vanno in tendenza.

L’altro modo è quello di usare servizi online specializzati per suggerire e analizzare il successo di specifici hashtag. Così come è accaduto con Instagram e Twitter, sono nati diversi servizi online che vanno a facilitare o integrare l’utilizzo della piattaforma. Tra questi ti segnaliamo TagsFinder, TikTok Hashtags e Seekmetrics.

Ritornando invece sugli hashtag mostrati nella sezione “Scopri” vogliamo farti notare che per ogni hashtag in tendenza TikTok pubblica, a destra nello schermo, il numero di visualizzazioni totali ricevute dai suoi contenuti.

A differenza di Instagram che ti dice esclusivamente quali sono i post che hanno un determinato hashtag senza darti alcuna informazione sulle prestazioni, TikTok ti permette di capire immediatamente quali sono gli hashtag più popolari in quel momento.

 La ricerca degli hashtag giusti non si ferma qui: altre fonti di ispirazione saranno ovviamente il tuo pubblico, gli influencers e i concorrenti del tuo brand.

Su TikTok non potrai mai diventare un punto di riferimento nel tuo settore senza che tu abbia condotto un’accurata ricerca sul tuo pubblico, per meglio comprenderne i gusti e le preferenze.

E dopo aver capito cosa vuole il tuo pubblico, ti sarà facile scegliere hashtag unici per spingerlo a visualizzare i tuoi contenuti!

Dedica anche del tempo a fare ricerche su chi sono i principali influencers nel tuo settore su TikTok: sono sicuramente persone che sanno come ottenere il massimo dalla piattaforma. Guarda i post che pubblicano e prendi nota degli hashtag utilizzati nei loro post di maggior successo.

Analogamente visita il profilo dei tuoi concorrenti su TikTok ed eventualmente inizia a seguirli, per meglio comprendere i gusti del pubblico nel tuo settore. Non ti diciamo ovviamente di copiare, ma solo di prendere ispirazione dai loro successi per avere delle idee sui contenuti e sugli hashtag da utilizzare.

Riepilogando:

  • Associa al tuo video almeno un hashtag.
  • Visita la sezione “Scopri” o utilizza servizi specifici per trovare gli hashtag in tendenza.
  • Prendi nota dagli hashtag utilizzati dagli influencer e dai tuoi concorrenti.
  • Utilizza hashtag pertinenti al tuo contenuto e/o di interesse per il tuo pubblico.
  • Crea contenuti che ti consentano di usare hashtag in tendenza.

Suoni

Suoni e i brani musicali sono uno dei principali elementi che caratterizzano TikTok. Ci sono oltre 150.000 brani royalty-free e pre-autorizzati nella libreria musicale commerciale di TikTok.

Saper abbinare e coordinare il contenuto video con quello sonoro potenzia enormemente l’effetto emotivo sullo spettatore.

È facile capire come si può lasciare un’impressione duratura in un breve lasso di tempo con un brano che le persone canteranno per il resto della giornata.

Vediamo come usare i suoni in una strategia organica di crescita del tuo profilo.

Una tecnica adottata dai TikToker di maggiore successo è di partire dai brani musicali in tendenza e creare contenuti a partire da questi.

Si tratta di una strategia analoga a quella già descritta per gli hashtag e molto efficace, perché usare i suoni in tendenza può far finire il tuo contenuto nella sezione “Per Te” e farlo scoprire a molti utenti TikTok.

Chi apprezza infatti quel brano o vuole a sua volta utilizzarlo per i suoi contenuti molto di frequente tende a visualizzare i video che lo contengono.

Come scoprire i suoni in tendenza?

Apri TikTok e guarda i video degli autori più influenti per scoprire i suoni che utilizzano, oppure scorri i contenuti suggeriti nella sezione “Per Te”, clicca sul suono usato e vedi quanti contenuti sono stati creati con quello specifico suono.

Puoi anche prevedere in anticipo quale suono diventerà popolare, scoprendo un brano musicale in tendenza al di fuori di TikTok (ad esempio su Spotify).

Una strategia alternativa, utilizzata da alcuni creators, è quella di generare nuovi brani a partire da quelli originali. In questo modo, se i suoni sono apprezzati dagli altri utenti, si crea un effetto virale che genera a sua volta visibilità per il creatore dell’audio.

Duetti

 Il duetto è una funzionalità molto apprezzata dagli utenti di TikTok (è stato stimato che oltre il 43% degli utenti ha caricato un video con un “duetto”) e particolarmente originale: fino al lancio della funzione Remix all’interno di Instagram Reels, TikTok è stata infatti l’unica app ad offrire la possibilità di realizzare in maniera semplice un contenuto con due video affiancati.

I duetti sono video che puoi registrare in risposta a video di altri utenti e che verranno posizionati a lato del video originale con la stessa musica (v. Fig. 2).

Generalmente sono reazioni al contenuto del video con cui si duetta, commenti o risposte, oppure gesti sincronizzati o speculari a quelli che l’altro utente compie nel suo video.

TikTok esempio duetto

Fig. 2: esempio di un video TikTok con un duetto

Fare duetti su TikTok è molto semplice, ti basterà seguire questi passaggi:

  • trova il video con cui vuoi duettare;
  • clicca sulla freccia di condivisione sulla destra, sotto a “Mi piace” e “commenti”;
  • clicca suduetti;
  • registra il tuo video di risposta;
  • pubblicalo come un normale video;
  • nella didascalia comparirà automaticamente la dicitura #duetto con…e la menzione dell’autore del video a cui hai risposto.

Le possibilità offerte dal duetto sono veramente tante. Ecco alcune idee:

  • Cantare insieme
  • Fare conversazione
  • Darsi il cinque a vicenda
  • Finire le frasi a vicenda

Il duetto è una funzionalità molto potente ed usandola nel modo giusto riuscirai ad ottenere un elevato tasso di coinvolgimento per il tuo profilo, dal momento che l’account TikTok del video originale verrà menzionato in tutti i duetti.

Ad esempio la casa discografica The Other Songs ha ottenuto un notevole contributo alla promozione del singolo “Love Again” di RuthAnne grazie all’utilizzo dei duetti: ben 871 video sono stati creati spontaneamente dagli utenti TikTok sotto forma di duetti. Questo si è tradotto in oltre 900.000 visualizzazioni del relativo hashtag #promotelove, a fronte di 153.000 views ottenute dai contenuti pubblicati dagli influencers coinvolti nella campagna promozionale.

Stitch

L’opzione Stitch (letteralmente, “punto”) è abbastanza simile al duetto e ti consente di prendere un contenuto pubblicato da un altro utente e di “ricucirlo” insieme al tuo video.

Per utilizzare lo strumento Stitch, mentre stai visualizzando il contenuto di un altro TikToker, non devi fare altro che selezionare il pulsante di condivisione all’interno dell’applicazione e quindi fare clic sull’icona Stitch.

Successivamente seleziona fino a un massimo di cinque secondi del contenuto che hai visto. Il frammento di cinque secondi può essere regolato con alcuni controlli offerti dall’app per una maggiore precisione.

Registra infine il tuo contributo nello stesso modo in cui crei altri contenuti su TikTok.

Un esempio di utilizzo è quello dell’account della lega professionistica di basket NBA che ha promosso la sfida “Tell me you’re an NBA fan without telling me you’re an NBA fan” proprio attraverso questo strumento, come mostrato in Fig. 3.

TikTok stitch NBA esempio

Fig. 3: esempio di un video TikTok con un invito a realizzare uno “stitch

 

Le tecniche che ti abbiamo mostrato in questo articolo, insieme alla creazione di contenuti di qualità, rappresentano le strade migliori da percorrere per accrescere la visibilità del tuo brand su TikTok in maniera naturale e senza ricorrere ad investimenti pubblicitari.

Esamineremo invece le tecniche di crescita a pagamento (partecipazione alle hashtag challenge, coinvolgimento di influencer e utilizzo di TikTok Ads) in un successivo articolo.

Come le neuroscienze possono far aumentare le vendite della tua azienda

Tredicesimo appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è la Neuroscienza: ne abbiamo discusso con Lorenzo Dornetti, CEO e Founder di Neurovendita. Un know how esclusivo, innovativo e brevettato, che traduce le più recenti scoperte sul funzionamento cerebrale in servizi per accelerare le vendite. La psicologia abbraccia statistica e biologia, evolvendosi nelle neuroscienze cognitive.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Neurovendita, cos’è: min 01,50
  • Come le emozioni e il funzionamento del nostro cervello influenzano gli acquisti: min 06,40
  • L’evoluzione del marketing e delle vendite: min 08,45
  • Smartworking e rientro in ufficio: il punto di vista delle Neuroscienze: min 16,15
  • I comportamenti del reparto sales di un’azienda: min 22,50

Shopping online, PayPlug: cresce l’uso del mobile, vincendo in estate e durante il Black Friday

Più di un acquisto online su due viene effettuato tramite dispositivo mobile, soprattutto nel weekend, in estate e durante il Black Friday, in particolare per lo shopping di prodotti cosmetici e abbigliamento. 

È quanto rivela una ricerca condotta da PayPlug, la prima soluzione di pagamento online pensata e concepita al 100% per le PMI, nata con l’obiettivo di fornire ai commercianti un servizio di vendita e pagamento online multicanale che offre una customer journey più fluida per ogni consumatore.

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Le persone sono sempre più connesse tramite smartphone e tablet e lo dimostra il fatto che il canale mobile si sia consolidato negli ultimi 4 anni, con una costante ascesa, passando dal 41% del 2018 al 51% nel 2021.

Spiega Gloria Ferrante, Marketing Manager Italia di PayPlug. Un andamento che rispecchia i dati diffusi dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano secondo i quali con 15,65 miliardi di euro il mondo smartphone rappresenta il 51% del totale del mondo eCommerce

A consolidarsi è anche il valore medio del carrello su mobile, sempre più spesso superiore ai 75€: ciò avviene nel 39% dei casi, percentuale cresciuta di ben 7 punti dal 2019, andando a sottolineare grande fiducia e usabilità nel mezzo. Cosmesi (55%) e abbigliamento (53%) sono i settori in cui lo shopping da mobile conquista maggiormente i consumatori. 

A spingere gli acquisti da mobile anche il commercio conversazionale, ovvero l’atto di vendere prodotti e servizi intrattenendo una conversazione personalizzata con i propri clienti, tramite SMS, e-mail, applicazioni di messaggistica e chatbot. Secondo PayPlug, tra gennaio e maggio 2021 il 15% dei commercianti (contro l’11% dello stesso periodo del 2020) ha infatti  concluso vendite via SMS utilizzando i link di pagamento: inviati tramite SMS, e-mail, applicazioni di messaggistica, re-indirizzano il cliente ad una pagina di pagamento sicura in cui inserire i dati per il pagamento e convalidare infine l’ordine, in modo semplice e veloce dal proprio smartphone.

Ma quali sono i momenti in cui gli italiani preferiscono acquistare da mobile? Se durante la settimana si registra il dato più “conservatore”, con il 51% di utenti che utilizza il computer per lo shopping online, nel fine settimana, momento tradizionalmente dedicato al riposo e allo svago, gli smartphone recuperano, andando a staccare il 56% delle vendite online. 

Il dato aiuta a comprendere uno dei maggiori punti di forza del commercio interattivo e da mobile: l’essere vicino al consumatore in ogni momento, fino a diventare parte integrante della sua esperienza di shopping di tutti i giorni.

Sottolinea Gloria Ferrante. Durante l’anno, PayPlug nota inoltre interessanti aumenti per lo shopping da mobile in estate e in occasione del Black Friday, quando raggiunge il 54% di preferenze. 

 Una rilevazione che acquista  ancora più importanza a soli due mesi di distanza dal fatidico “venerdì nero” (26 novembre) che non soltanto rappresenta il giorno di picco per gli acquisti ma segna anche l’inizio di un periodo di massima attività per i commercianti, con gli acquisti prenatalizi e i saldi invernali. 

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Le piattaforme di eCommerce stanno evolvendo in termini di user experience per andare incontro alle esigenze dei clienti che tendono sempre più ad acquistare tramite dispositivi mobili. Per il Black Friday le soluzioni di vendita smart e on the go potrebbero essere le favorite in termini di volumi di vendita generati.

Spiega Ferrante.

Per questo è fondamentale che grandi e piccoli commercianti arrivino preparati a momenti fondamentali per lo shopping come il Black Friday e Natale, lavorando già da ora su una maggiore attenzione all’interazione con il cliente, alla omnicanalità, alla fruibilità dei loro canali di vendita da qualsiasi dispositivo. In questo modo, sarà possibile creare nuove esperienza di acquisto e contribuire allo spostamento dei volumi di vendita sui canali mobili e interconnessi.

#Venezia78: il bilancio della #BiennaleCinema2021 su Twitter

Si è appena conclusa la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e l’evento si è rivelato ancora una volta uno degli  appuntamenti di cultura e spettacolo più attesi e chiacchierati dagli italiani su Twitter.  

A manifestazione conclusa, Twitter ripercorre gli eventi più commentati del Festival, che ha  radunato sulla piattaforma gli appassionati per commentare i film, condividere apprezzamenti e non sugli attori e sulle attrici che hanno sfilato sul red carpet e, soprattutto, per interagire in diretta con quanto accaduto al Lido di Venezia.  

La competizione si è chiusa con il Leone d’oro per il miglior film assegnato a Audrey Diwan, vincitrice con “L’Événement”.  

Tuttavia, a trionfare nelle conversazioni su Twitter è stato Paolo Sorrentino, vincitore del Gran premio della giuria per il film È stata la mano Dio”.  

LEGGI ANCHE: Il Welfare aziendale genera impatto sociale: l’impresa al centro della comunità

Al secondo posto la regista Jane Campion, vincitrice del Leone d’argento per la miglior regia per il film “Il potere del cane”. Terza piazza per Gabriele Mainetti, che ha presentato  in concorso il film “Freaks Out”. Ai piedi del podio, Pedro Almodóvar, il cui “Madres  Paralelas” annovera tra gli interpreti Penélope Cruz che ha vinto la Coppa Volpi per la  migliore interpretazione femminile

La top-20 degli hashtag più utilizzati su Twitter

Nel periodo tra il 31 agosto e l’11 settembre – giornata conclusiva del Festival – l’hashtag più  utilizzato in assoluto è stato #venezia78. Seguono nella top-3 #canyaman ##canyamanbestmovieaward.  

Di seguito, la top-20 completa, basata su dati interni Twitter:  

  1. #venezia78 
  2. #canyaman 
  3. #canyamanbestmovieaward 
  4. #biennalecinema2021 
  5. #bestmovieaward2021 
  6. #venicefilmfestival 
  7. #dune 
  8. #filmingitalybestmovieaward 
  9. #canyamanvenezia78 
  10. #dakotajohnson 
  11. #zendaya 
  12. #timotheechalamet 
  13. #spencer 
  14. #kristenstewart 
  15. #robertobenigni 
  16. #dunemovie 
  17. #venezia 
  18. #thelostdaughter 
  19. #horrorvenezia 
  20. #thelastduel

Di seguito, alcuni tra i Tweet che hanno riscosso maggior successo, serata per serata:  

Martedì 31 agosto

Mercoledì 1 settembre

Giovedì 2 settembre

Venerdì 3 settembre

Sabato 4 settembre

Il Welfare aziendale genera impatto sociale: l’impresa al centro della comunità

Più di 6000 imprese di tutti i settori produttivi per la sesta edizione di Welfare Index PMI: per la prima volta misura l’impatto sociale del welfare aziendale su tutti gli stakeholder: lavoratori, famiglie, comunità, fornitori, consumatori. Welfare Index PMI promuove le PMI italiane in Europa con SME EnterPRIZE, la nuova iniziativa di Generali per premiare i modelli di business sostenibili delle imprese europee

Il welfare aziendale genera impatto sociale: le piccole e medie imprese italiane hanno avuto un ruolo centrale nell’affrontare l’emergenza Covid-19 ed è aumentata la consapevolezza del loro impatto sociale attraverso iniziative di welfare aziendale. Oggi le PMI sono fondamentali per la ripresa e rinascita del Paese e le loro strategie di welfare aziendale sostengono le priorità del PNRR: Salute, Donne, Giovani, Famiglie e Comunità

È quanto emerge dal Rapporto Welfare Index PMI 2021 sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese italiane, giunto alla sesta edizione, che ha coinvolto più di 6000 imprese di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni, ed è stato illustrato oggi a Roma alla presenza di: On. Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, On. Anna Ascani, Sottosegretaria di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico; Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines; Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura; Gaetano Stella, Presidente Confprofessioni; Dario Bruni, Delegato del Presidente Confartigianato al Lavoro e Bilateralità; Maurizio Grifoni, Presidente Fondo FON.TE Confcommercio; Maurizio Stirpe, Vice Presidente Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali; Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Italia e Membro del Comitato Welfare Index PMI; Enea Dallaglio, Partner Innovation Team – Gruppo Cerved.

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Marco Sesana, Country Manager & Ceo Generali Italia e Global Business Lines:

In questo nuovo contesto ancora caratterizzato dal Covid-19, attraverso Welfare Index PMI abbiamo osservato come le imprese abbiano agito come soggetto sociale, oltre che economico e di mercato, per la loro diffusione nel territorio e per la vicinanza ai lavoratori e alle famiglie, dando vita a un nuovo welfare di comunità. Le imprese hanno dimostrato che il welfare aziendale oggi può e deve uscire dall’azienda. Guardare non solo ai dipendenti e famiglie, ma includere e creare valore per fornitori, territorio e comunità. Questo oggi ci conferma che il welfare, oltre ad essere strategico per la crescita delle imprese, sarà leva per la ripresa sostenibile del Paese.

Nell’occasione, è stato assegnato a 105 imprese Welfare Champion il rating 5W (erano 22 nel 2017). L’iniziativa è promossa da Generali Italia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la partecipazione delle principali Confederazioni italiane: Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio

Secondo il Rapporto 2021, il welfare continua a crescere nelle PMI: oltre il 64% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello iniziale. In 6 anni le imprese con un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%. 

Il Rapporto ha messo in evidenza che per affrontare la pandemia le imprese hanno attuato numerose iniziative di welfare aziendale: in ambito sanitario, dai servizi diagnostici per il Covid-19 (43,8%) ai servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) a nuove assicurazioni sanitarie (25,7%); nella conciliazione vita-lavoro, con maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%) e aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%); a sostegno dei lavoratori e delle famiglie, con aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%) e sostengo nell’educazione scolastica dei figli (4,8%); ma anche offrendo contributi alla comunità esterna, come donazioni (16,4%) e sostegni al Sistema Sanitario e alla ricerca (9,2%).

La gran parte di queste iniziative sono tuttora in corso e per il 42,7% delle imprese sono strutturali e permanenti. Inoltre, emerge che il 54,8% delle imprese che hanno inserito il welfare nella strategia aziendale ha registrato ritorni positivi sulla produttività. Guardando al futuro 2 imprese su 3 intendono rafforzare l’impegno sociale verso i lavoratori (67,5%) e verso gli stakeholder esterni: la comunità locale e la filiera produttiva (63,1%). 

Oggi le PMI sostengono le priorità del PNRR con un impatto su: Salute, Donne, Giovani, Famiglie e Comunità

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Salute: cresce al 92,2% il numero di imprese che mette salute e sicurezza dei lavoratori come valori centrali nella gestione dell’azienda; il 22% hanno già attivato numerose iniziative di salute e assistenza per i lavoratori e i familiari.  

Giovani – occupazione: oltre la metà delle PMI più attive nel welfare ha assunto nuovi lavoratori (51,2% vs media del 39,8%) contribuendo alla mobilità sociale di donne e giovani

Donne – opportunità di lavoro e di carriera: la presenza femminile sale al 42% nelle imprese più attive nel welfare vs media 32,5%; salgono al 45,5% le donne in posti di responsabilità vs media 36,2%

Comunità: il 56% delle imprese hanno attivato numerose iniziative a sostegno della propria comunità

L’indagine misura l’impatto sociale delle iniziative di welfare aziendale su tutti gli stakeholder

Si rafforza lo strumento di analisi di Welfare Index PMI, che valuta 127 variabili per indagare le misure delle iniziative, della capacità gestionale e di performance. 

Il nuovo modello di analisi sviluppato con Cerved Rating Agency. Oltre alle iniziative di welfare per i lavoratori e le loro famiglie, ha monitorato l’impegno delle imprese nella tutela dei diritti e delle diversità, la responsabilità verso consumatori e fornitori, e sono state rafforzate le aree dello sviluppo del capitale umano, della tutela delle condizioni di lavoro, del welfare di comunità.

Il nuovo modello è organizzato in dieci aree: 1) Previdenza e protezione, 2) Salute e assistenza, 3) Conciliazione vita-lavoro, 4) Sostegno economico ai lavoratori, 5) Sviluppo del capitale umano, 6) Sostegno per educazione e cultura, 7) Diritti, diversità, inclusione, 8) Condizioni lavorative e sicurezza, 9) Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori; 10) Welfare di comunità.

105 le imprese Welfare Champion che quest’anno hanno ricevuto il rating 5W (erano 22 nel 2017)

Sono 105 le imprese Welfare Champion 2021 che hanno ottenuto le 5 W del rating Welfare Index PMI. Storie straordinarie di imprese che si sono impegnate su temi rilevanti per il Paese. Si tratta delle realtà caratterizzate da numerose iniziative in diversi ambiti del welfare aziendale, capacità gestionali e impegno economico-organizzativo elevati e impatti sociali significativi sulle comunità interne ed esterne all’impresa.

Welfare Index PMI promuove le PMI italiane in Europa con SME EnterPRIZE

Quest’anno Welfare Index PMI promuove il valore del welfare aziendale in Europa con la partecipazione alla prima edizione di SME EnterPRIZE, l’iniziativa di Generali che premia e valorizza i migliori esempi di business sostenibile sviluppati dalle piccole e medie imprese europee. Durante l’evento internazionale, che si terrà a Bruxelles il 28 settembre alla presenza di rappresentanti delle istituzioni europee e dei media, sarà inoltre presentato il White Paper sull’integrazione dei principi di sostenibilità nelle PMI europee, sviluppato da Generali in collaborazione con SDA Bocconi. Maggiori informazioni sono disponibili qui.

Twitter lancia Communities, la nuova funzione per parlare tra utenti con gli stessi interessi

Su Twitter c’è sempre stata una vasta e disparata gamma di conversazioni, ma non esisteva ancora una funzione che potesse aiutare le persone sulla piattaforma a connettersi con altri utenti che condividono gli stessi interessi o le stesse idee. Per questo motivo, a partire da oggi Twitter comincerà a testare Communities, una nuova funzione per trovare e connettersi in modo più semplice con utenti che vogliano parlare degli stessi argomenti.

Twitta alla tua Community

Alcune conversazioni non sono destinate a tutti, ma solo a persone che vogliono confrontarsi su un determinato tema. Grazie alla funzione Communities, un utente membro può pubblicare un Tweet direttamente nel gruppo invece che rivolgersi a tutta la platea costituita dai suoi follower. Allo stesso tempo, solo i partecipanti alla stessa Community potranno rispondere e unirsi alla conversazione, mantenendola intima e pertinente.

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Le pagine e le timeline delle Community resteranno però pubbliche e consultabili da chiunque su Twitter voglia leggere, citare e segnalare i Tweet della Community. Questo perchè Twitter vuole continuare a supportare la qualità della conversazione pubblica sulla piattaforma e, contemporaneamente, aiutare le persone a trovare un gruppo di utenti con gli stessi interessi, fornendo loro uno spazio più ristretto per il confronto e le conversazioni su temi specifici. 

Creare, moderare e trovare la funzione Community

I moderatori avranno un ruolo centrale nelle Twitter Communities: possono deciderne le regole, invitare persone che con il loro contributo possano dare un valore aggiunto alle conversazioni e individuare altri moderatori per mantenere lo spazio ordinato e coerente. Le Community diventano così dei luoghi in cui l’atmosfera e il tono della conversazione è deciso da persone che condividono gli stessi interessi e sempre in cerca di un confronto stimolante.

Al momento, la creazione di Community è circoscritta ai temi più popolari come cani, meteo, sneaker, cura della pelle e astrologia, ma nei prossimi mesi Twitter darà la possibilità a sempre a più persone di sfruttare la funzione Communities, creando gruppi in cui conversare di qualsiasi argomento. Allo stato attuale, per entrare a far parte di una Community è necessario essere invitati ma verranno presto aggiunti altri modi per unirsi in questi nuovi spazi. Per chi volesse segnalare la sua intenzione di creare una Community, può segnalarlo a Twitter segnalandolo a questo link.

Sostenere la qualità delle conversazioni nelle Communities

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Ecco alcune delle linee guida che Twitter sta seguendo per mantenere le conversazioni sicure e favorire la loro qualità: 

  • Le Community sono visibili pubblicamente, quindi tutti possono leggere, segnalare e citare i Tweet pubblicati all’interno della pagina;
  • Tutti i gruppi e i suoi membri devono seguire le Regole di Twitter, e chiunque – sia membri che utenti esterni alla Community – può segnalare alla piattaforma violazioni di questi criteri;
  • I moderatori, oltre a rispettare le regole della piattaforma, devono soddisfare alcuni requisiti di idoneità e, in questa fase sperimentale, essere approvati da Twitter. I requisiti di ammissione saranno perfezionati man mano che la creazione e la moderazione della funzione Communities verranno estese a più utenti;
  • Le regole di Twitter e i provvedimenti in caso di violazione saranno adattati affinché le persone siano al sicuro nelle Community. Questo include lo sviluppo di sistemi per identificare gli spazi potenzialmente problematici, nuovi flussi di segnalazione e azioni su misura. 

Per il costante mantenimento della sicurezza nelle Community, Twitter continuerà a fare ricerche, pianificare scenari e lavorare con esperti esterni, tra cui il Trust and Safety Council. 

I membri selezionati da Twitter possono accedere alle Community attraverso una tab dedicata che si trova in fondo alla pagina dell’applicazione per i sistemi iOS o nella barra laterale per chi accede da Twitter.com. Gli utenti Android possono comunque leggere i Tweet delle Community in attesa che tutte le funzionalità vengano estese anche ai loro dispositivi. Chiunque in tutto il mondo può unirsi a una Community grazie all’invito di un moderatore o di un membro tramite messaggio privato. Per maggiori info sul funzionamento di Communities, seguite questo link. 

Questo è solo l’inizio della funzione Communities. Come sempre, Twitter sperimenta, impara e ascolta i feedback dei propri utenti per migliorare la piattaforma.

Ray-Ban e Facebook lanciano gli smart glasses “Ray-Ban Stories”

Facebook, Inc. e Ray-Ban lanciano Ray-Ban Stories, gli smart glasses di ultima generazione. La tanto attesa collaborazione porta con sé una concezione completamente nuova della fotografia, della condivisione e dell’ascolto nei momenti più autentici della vita. Mark Zuckerberg e Rocco Basilico ne hanno dato oggi l’annuncio in modalità virtuale, raccontando i dettagli della  collaborazione e l’incredibile potenziale del prodotto. 

Protagonisti della linea Ray-Ban Stories, con uno stile inconfondibile e iconico sin dagli anni ‘50, sono i modelli Wayfarer e Wayfarer Large. Facebook ed EssilorLuxottica, capogruppo di  Ray-Ban, sono stati in grado di sviluppare una tecnologia smart indossabile comodamente anche  tutto il giorno: il processore Snapdragon integrato, infatti, non compromette in alcun modo lo  stile, il comfort, l’estetica, né tantomeno il peso, che supera di soli 5 grammi quello dei normali  Ray-Ban Wayfarer.

I Ray-Ban Stories integrano una dual camera da 5 MP con funzionalità foto e video, auricolari open-ear molto discreti e un sistema audio composto da tre microfoni per  riprodurre suoni e voce in alta qualità durante le telefonate e i video. I Ray-Ban Stories sono disponibili in un’ampia gamma di modelli, tra cui i leggendari Ray-Ban Round, per uno stile rétro, o i mitici Meteor. Un prodotto che aggiunge un tocco di brio allo stile quotidiano, a partire  da 299 USD (369 CAD, 329 EUR, 299 GBP, 449 AUD) e disponibile con vari tipi di lenti: da  sole, da vista, polarizzate, sfumate, Transitions® e neutre. 

Oltre a offrire un design iconico e contenuti tecnologici innovativi, i Ray-Ban Stories verranno lanciati insieme a un’app integrativa, Facebook View (per iOS e Android), che servirà a importare, modificare e condividere in modo semplice i contenuti acquisiti con gli smart glassess, con la possibilità di caricarli su tutte le app social installate sullo smartphone: Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger, Twitter, TikTok, Snapchat, eccetera. 

Siamo molto orgogliosi di aver dato vita a Ray-Ban Stories insieme ai nostri partner di  Facebook” ha affermato Rocco Basilico, Chief Wearables Officer di EssilorLuxottica.

Questo prodotto rappresenta un punto di svolta e dimostra che i consumatori non sono costretti  a scegliere tra tecnologia e moda: possono vivere appieno ogni momento e rimanere connessi,  tutto questo indossando i loro Ray-Ban preferiti. Il nostro approccio esclusivo, che coniuga decenni di eccellenti lavorazioni artigianali, spirito di innovazione e impegno a proporre solo  tecnologie all’avanguardia, ci ha permesso di creare dispositivi wearable che tutti ameranno indossare.

Ray-Ban Stories nasce per aiutare le persone a vivere ogni momento rimanendo in contatto sia con chi le accompagna, sia con chi è distante. EssilorLuxottica è stata un partner a dir poco  fenomenale e, grazie al suo impegno per l’eccellenza, siamo riusciti a creare un prodotto elegante e di qualità capace di ridefinire le aspettative nel campo degli smart glasses. Stiamo lanciando un modo del tutto nuovo di rimanere in contatto con il mondo e vivere intensamente i  momenti più importanti della vita, senza rinunciare allo stile.

Ha commentato Andrew Bosworth, Vice Presidente di Facebook Reality Labs.  

I Ray-Ban Stories saranno in vendita pressi i negozi Ray-Ban e sul sito ray-ban.com a partire dal  9 settembre in USA, Regno Unito, Italia, Australia, Irlanda e Canada. A partire dal 13 settembre saranno disponibili anche presso alcuni punti vendita Luxottica tra cui SunglassHut,  LensCrafters, OPSM, David Clulow e Salmoiraghi & Viganò e a seguire presso selezionati punti  vendita wholesale. 

ome è cambiata la comunicazione dall'11 settembre 2001 a oggi

Venti anni dopo l’11 settembre: come è cambiata la comunicazione di talebani e USA

Sono già passati vent’anni dall’11 settembre 2001 e qualcuno in più da quando, una sera di agosto, mia madre mi accompagnò sulla cima delle Torri Gemelle a guardare le luci di New York.

Il 16 agosto del 1998 avevo 16 anni e un ridicolo marsupio, come usava allora. Al World Trade Center faceva così caldo fuori e così freddo dentro che all’entrata le enormi vetrate, dalla indimenticabile forma ad albero, erano tutte appannate. Per anni ho tenuto nel portafoglio il bigliettino di ingresso, adesso è in una cornice insieme a una foto, scattata da Ellis Island, qualche giorno dopo.

Erano le 8:20 PM, così dice quel foglietto, e nella hall del World Trade Center c’era ancora molta fila. Ricordo che due cose toglievano il respiro: la velocità dell’ascensore e l’oscillazione che avvertivi in cima all’Observation Deck, un suggestivo percorso all’aria aperta nella Torre Sud, con ringhiere bianche e parecchio vento.

Dagli articoli di Oriana Fallaci alle storie Instagram dei reporter da Kabul nell’estate della riconquista talebana: dopo vent’anni si torna al punto narrativo di partenza, come se la storia si fosse ripiegata su se stessa in una spirale dove il mezzo si arrende a non essere più il messaggio.

Gli anni ’90 tornano nelle nostre vite con tutto il loro carico di ricordi e ce li ritroviamo improvvisamente nell’epoca della pandemia, come in uno di quei film sui viaggi nel tempo.

Ci sono infinite domande a cui nessuno di noi sa ancora rispondere, ma ce n’è una di cui tutti abbiamo sempre conservato la certezza: dove eravamo l’11 settembre del 2001.

I biglietti di ingresso alla Torre Sud del World Trade Center e all’Observation Deck “Top Of The World”.

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Come cambia la narrazione dei protagonisti: i talebani 2.0

Quando nel 1996 i talebani presero il potere in Afghanistan vietarono ogni forma di intrattenimento, compresa la televisione e la nascente rete internet che, a loro parere, era portatrice di contenuti volgari, immorali e anti-islamici.

Oggi, il loro portavoce Zabihullah Mujahid, comunica su Twitter, vanta 400 mila follower e come foto profilo ha un microfono stile Elvis. Così come Suhail Shaheen (quasi mezzo milione di follower, ma foto profilo canonica), portavoce per i media internazionali che però i suoi tweet li scrive solo in inglese.

Per i comunicati ufficiali del nuovo governo il portavoce sta utilizzano https://justpaste.it/, un editor online molto semplice, registrato in Polonia, diventato celebre con l’utilizzo che ne faceva l’ISIS.

Il dominio .it in questo caso non è utilizzato per il riferimento all’Italia ma per il significato dell’acronimo: Information Technology.

QUI il comunicato dei telebani riguardo alla posizione sugli accordi di Doha, e sulla black list americana che secondo loro violerebbe quegli stessi accordi.

È quella che Politico chiama la “Extreme Makeover” dei talebani, prendendo a prestito il titolo di un fortunato reality show.

In questi venti anni, internet si è diffuso in Afghanistan (ci sono circa 23 milioni di cellulari e 10 milioni di accessi internet) con l’89% degli afgani che ha un qualche accesso alle telecomunicazioni. Percentuali inimmaginabili prima della lunga opera di nation building americana e internazionale.

In un simile contesto mediatizzato, i talebani 2.0 hanno pensato che essere parte del sistema fosse decisamente più vantaggioso che imporre divieti. Tuttavia, il loro utilizzo dei new media, non è cosa recente: già nel settembre del 2015 i militanti barbuti si facevano selfie a Kunduz, dopo la prima vera e propria battaglia vittoriosa dal 2001.

Ma cosa significa nel 2021 che la comunicazione dovrà “soddisfare la legge islamica?”. Un bell’interrogativo per tutte le aziende tech che vorranno continuare ad operare nel Paese.

A una precisa domanda sulla libertà di parola, Zabihullah Mujahid ha risposto di chiedere a Facebook: «Questa domanda dovrebbe essere posta a loro». I nuovi talebani dimostrano di aver studiato bene il dibattito che si sta consumando in Occidente intorno alla censura sui social media, che si fanno sempre più editori. (Ne abbiamo già parlato su Ninja: QUI).

I talebani hanno imparato anche a rispondere a chi prova a trollarli: “Qual è il tuo formaggio preferito?”, chiede Joe. Ecco la risposta:

I talebani non violano i celebri “standard della community”? Per Facebook e Instagram la risposta è affermativa: la presenza di “hate organizations” non è consentita nelle piattaforme di Zuckerberg.

Anche TikTok ha bollato i talebani come organizzazione terroristica e continua a rimuovere i loro contenuti. Su Twitter, però, è un’altra storia: qui ai talebani è permesso di mantenere gli account attivi, mentre – come molti hanno notato – l’ex presidente Trump è stato bannato a vita. Interrogato sul perché, Twitter ha glissato non rispondendo alle sollecitazioni aggiungendo solo che avrebbe «continuato a far rispettare in modo proattivo» le sue regole che vietano la «glorificazione della violenza, la manipolazione della piattaforma e lo spam».

Cosa c’è poi di meglio che parlare di cambiamento climatico per essere internazionalmente accettati?

Succede così che Abdul Qahar Balkhi, membro della “Commissione Culturale” dei talebani, in una intervista a Newsweek citi la lotta al cambiamento climatico come una delle grandi sfide per il futuro. Abduld si dice anche preoccupato per la “sicurezza mondiale”, sicurezza di cui proprio i talebani erano finora una delle principali minacce, assieme alle organizzazioni terroristiche da loro ospitate e protette.

Come cambia la narrazione dei protagonisti: da George W. Bush a Joe Biden

“Steady Leadership In Times of Change”: quando nel 2004 George W. Bush viene rieletto alla Casa Bianca con questo claim, la sicurezza e la lotta al terrorismo sono i temi che più stanno a cuore agli americani.

Le macerie delle Torri Gemelle sono ancora calde, così come il ricordo del presidente a Ground Zero che abbraccia un vigile del fuoco, pronunciando dal megafono il celebre “Bullhorn speech”: «I Can hear you, the rest of the world hears you. And the people who knocked these buildings down will hear all of us soon».

La controversa guerra in Iraq del 2003 aveva in patria un’approvazione intorno al 72%, quasi quanto il gradimento personale del presidente in carica. La guerra all’Afghanistan del 2001 aveva un consenso perfino maggiore, praticamente plebiscitario.

Vent’anni dopo la metà degli intervistati sostiene che quell’intervento sia stato un errore, come dimostrano le rilevazione di Gallup. Perfino nell’elettorato repubblicano si manifesta una grandissima percentuale di scontenti.

L‘umore dell’opinione pubblica è stato alla base delle scelte di Trump e di Biden riguardo al disimpegno militare. La crisi economica devastante del 2008 e la pandemia hanno segnato due decadi difficili. Una cosa è certa: la sicurezza internazionale e il terrorismo non sono più in cima alla lista dei temi da cavalcare per vincere un’elezione negli Stati Uniti.

Il parere dei cittadini americani sul coinvolgimento militare in Afghanistan dal 2001 al 2021. Fonte: Gallup

Il parere secondo l’appartenenza politica – Fonte: Gallup

Tra le dichiarazioni maggiormente condivise sui social nell’estate 2021, c’è sicuramente quella presidente Biden che, durante una conferenza stampa, afferma che nessuno sarebbe stato portato via dai tetti dell’ambasciata di Kabul come successo a Saigon nel 1975.

L’immagine, diventata presto un meme, di Biden che controlla per ben tre volte l’orologio durante la cerimonia di rimpatrio delle salme dei caduti, ha scatenato invece reazioni durissime dell’opposizione e anche delle genitori dei caduti, come Shana Chappell, madre di un marine di 20 anni morto a Kabul, che ha manifestato il suo sdegno in un post di Facebook diventato virale.

Lo stesso Instagram è stato costretto a scusarsi per un blocco operato nei confronti della signora nei giorni successivi all’attentato.

Lanciato dalla piattaforma Save America PAC e andato in onda sulle TV via cavo (con un budget molto modesto), lo spot “Failure” è stato veicolato soprattutto online e sui canali Telegram legati all’ex presidente Trump. Un video che per Fox News rappresenta il primo spot della campagna elettorale 2024. Crudo e angosciante, rappresenta un concentrato di tecniche dei migliori negative ads.

La font utilizzata ha le singole lettere tagliate, come per richiamare il concetto di catastrofe (crollo?), le immagini sono disturbate come in una vecchia TV, i volti dei bambini terrorizzati fanno leva sui sentimenti più profondi dell’audience.

“People are  being left behind”, recita il messaggio, mentre scorrono le tragiche sequenze dei neonati passati ai soldati al di là del muro dell’aeroporto. Nella conclusione dello spot, il podio della conferenza stampa rimane vuoto, come se il ruolo di presidente risultasse vacante. A chiudere frettolosamente la porta (in faccia al pubblico/agli americani, come in una ritirata) è una ragazza dello staff che indossa una mascherina.

I supermercati ancora vuoti, 20 anni dopo

Quando nel marzo del 2020 venne annunciato il primo lockdown, nel tentativo di contenere l’epidemia da Covid-19, gli scaffali dei supermercati si svuotarono improvvisamente di frutta, verdura, pasta, carne, conserve e molto altro. Sembrava passato un ciclone ma era solo l’isteria alimentata da una narrazione mediatica allarmista.

Chi non era troppo giovane per andare al supermercato da solo, si ricorderà gli scaffali il 12 settembre 2001: le stesse scene, lo stesso panico, gli stessi pensieri da fine del mondo.
L’11 settembre ha sancito la fine di quell’ottimismo figlio degli anni ’80 e ’90, dove la crescita sembrava infinita, i problemi pochi, i soldi molti.

Dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica, per dirla con Nesi, si viveva “un’estate infinita” dove il domani sarebbe stato sempre migliore dell’oggi: almeno fino a quella mattina a Manhattan.

Gli anni ’90 che tornano trovano un mondo molto differente e complesso, in cui spesso la soluzione delle grandi questioni passa per il modo in cui le si raccontano. Un racconto in cui il finale però non è mai scritto, a differenza di molte delle epopee politico e sociali novecentesche. Come diceva Keynes: «Ciò che accade in fin dei conti, non è l’inevitabile, ma l’imprevedibile».

spotify Alberto Mazzieri

La fotografia di Millennial e Gen Z secondo Spotify: differenze e sovrapposizioni

Spotify ha pubblicato la terza edizione del suo report annuale globale sulle tendenze che definiscono la Generazione Z e i Millennial. Nel 2021 la sfida comune è ricostruire la cultura dalle fondamenta. In questo contesto, l’audio digitale gioca un ruolo di primo piano.

È stato un anno piuttosto lungo per la Gen Z, una generazione che attualmente è sull’orlo di una ritrovata indipendenza: laurea), la Gen Z non vede l’ora di lasciarsi alle spalle gli eventi virtuali e tornare alle esperienze della vita reale.

I Millennial, nel frattempo, hanno dovuto affrontare vari problemi: la pandemia ha scombussolato le loro aspettative di equilibrio tra lavoro e vita privata di questa generazione, impegnata a fare carriera e a crearsi una famiglia.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alberto Mazzieri, Director of Sales di Spotify per comprendere più a fondo quali siano differenze e punti di contatto fra questi due generazioni e come le diverse prospettive (e inevitabili sovrapposizioni) dei Millennial e della Gen Z stiano plasmando il panorama dell’audio.

Alberto mazzieri spotify

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Millennial e Gen Z: aspettative diverse ma comportamenti simili

Millennial e Gen Z sono target molto diversi, a partire dalla fascia di età: vivono esperienze e vite diverse. I Millennials sono più focalizzati sulla carriera e sul percorso professionale, mentre le priorità dei ragazzi della Gen Z sono soprattutto quelle di costruire una community, stabilire dei contatti e dedicarsi alle proprie passioni e cercare di tirare fuori il massimo da queste.

<<Da queste due descrizioni abbastanza generalizzate si può naturalmente tirare fuori molto di più. Hanno infatti anche modalità diverse nella fruizione dei mezzi, in generale, e dell’audio in particolare>>, ci spiega Alberto.

<<Sono entrambe generazioni molto rilevanti: gli under 35 rappresentano infatti il 70% della nostra audience free, quindi di quelli su cui lavoriamo quando collaboriamo con le aziende e sono esposti ai messaggi pubblicitari. Conoscere queste tipologie di pubblico, per Spotify, è davvero importante.

Ciò che accomuna queste fasce di età è che l’audio sta occupando una parte sempre maggiore della loro vita e ha un ruolo sempre più importante e significativo rispetto al passato. Questo è testimoniato dai dati che abbiamo a disposizione: il numero di utenti, il tempo trascorso sulla piattaforma e la tipologia dei contenuti disponibili>>.

Dal report Culture Next di Spotify emerge infatti che i dati sono tutti in crescita e questo testimonia la volontà dei Gen Z a essere partecipi in prima persona dei contenuti che poi si vogliono anche ascoltare, di interagire con gli artisti e i creator che gli permette di avere un ruolo attivo nella curation, cioè nella definizione di come i contenuti vengono ascoltati.

report spotify

<<Pensiamo alle playlist: spesso e volentieri si ascoltano playlist già proposte da Spotify, magari sulla base degli ascolti precedenti. Soprattutto per i più giovani, la cura della propria playlist o dei podcast esprime la loro personalità: non è solo ciò che si ascolta ma anche come lo si ascolta, mixato tra i vari artisti e i vari generi musicali.

L’audio, per entrambe le generazioni, è visto come una via di fuga: è un ottimo strumento per rilassarsi e focalizzarsi su una sorta di salute mentale e ridurre i livelli di stress, per quanto riguarda i Millennial, ed entrare in contatto con le community di persone che riteniamo vicine a noi, per i Gen Z.

Un altro aspetto che accomuna entrambe le generazioni è il fatto che l’audio sia pervasivo in tutti i momenti della giornata attraverso tutti i device: c’è il desktop, c’è l’auto, ci sono le console e gli smart speaker, tutti aumentati in termini di consumo, anche a causa della pandemia>>.

L’autodefinizione dei Gen Z attraverso la musica

Sebbene non ci siano grandi differenze nel modo in cui Gen Z e Millennial fruiscono dei contenuti per tempo trascorso sulla piattaforma o per device utilizzato, la Generazione Zeta punta molto di più ad autodefinirsi attraverso quello che ascolta, entrando in contatto con le community di persone che condividono gli stessi gusti e interessi.

Spotify Gen Z

<<La partecipazione attiva è presente in entrambe le fasce ma l’aspettativa di incidere sui contenuti nativamente è molto più forte nei Gen Z, che sono nati nell’era dei social prima ancora che nell’era digitale e vedono nella condivisione dei contenuti, nello scambio di opinioni e nella raccolta dei feedback qualcosa di assolutamente naturale, cosa che è “meno naturale” per i Millennial, per i quali i social sono nati quando avevano un’età già abbastanza matura>>.

Dai forum ai podcast

Anche se il trend dell’audio era un fenomeno già in crescita nel periodo pre-pandemia, l’affermazione definitiva è avvenuta proprio quando le persone hanno trascorso un tempo maggiore in casa. Ecco che l’audio ha allora preso quel posto di aggregatore che, in passato, era stato assunto dai forum, prima, e dai social, poi. Adesso, questi contenuti consentono di creare community in cui le persone si rispecchiano e si ritrovano.

<<La musica, da sempre, è una modalità per esprimere il proprio interesse. Ora questo avviene anche per i podcast: quello che succede nella società, che sia l’impegno verso la sostenibilità ambientale, l’impegno verso la diffusione dei trend di vaccinazione, qualunque fenomeno culturale e sociale si riflette poi in quello che le persone ascoltano.

Il movimento Black Lives Matter, per esempio, ha comportato un avvicinamento verso la musica Black, anche forse per una sorta di solidarietà verso chi stava vivendo un momento difficile e un proliferare enorme di playlist dedicate a quel tema.

Poi, le community si creano interagendo con gli artisti e questo avviene su vari canali, ma su Spotify si riflette nell’ascolto e negli stream dei contenuti che vengono creati e nei trend di crescita di alcuni artisti che più di altri sanno comunicare attraverso i loro fan, e questo ancora una volta lo vediamo ancora più marcato nei Gen Z>>.

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E, in questo contesto, è facile chiedersi se la progressiva diminuzione delle restrizioni e il percorso verso l’uscita dalla crisi sanitaria non possa comportare, in qualche modo, una contrazione del mercato quando le persone saranno in grado di muoversi liberamente e trascorreranno meno tempo in casa. Secondo Alberto, i trend ormai consolidati non retrocederanno a favore delle precedenti modalità di consumo dell’intrattenimento.

<<Sicuramente ci saranno degli assestamenti: per esempio, l’audio in car è già ritornato ai livelli pre-pandemia, ma con un trend sempre in crescita, che la pandemia ha solo accelerato.

Diverso è il discorso per le nuove modalità di fruizione dell’audio, come da smart speaker e console: c’era già un trend accelerato dalla pandemia, ma sono abitudini ormai consolidate. Chi ha iniziato a usare questi dispositivi in casa, continuerà a utilizzarlo per il tempo trascorso in casa.

A livello globale, il tempo speso sull’audio continua ad aumentare, perché viene visto anche come un aggregatore nelle dinamiche familiari. L’esposizione ai video e agli schermi ha avuto un aumento importante negli ultimi anni, probabilmente arrivando a un picco; ora le persone cercano modalità diverse di interagire ed essere esposti ai contenuti, anche senza schermo e, in questo, l’audio può avere un ruolo importante.

Per le aziende è un’opportunità gigantesca, perché permette di entrare in contatto con l’audience che vogliono raggiungere, con le stesse capacità di profilazione che fino a poco fa erano offerte solo in modalità video, presidiando però momenti che non hanno bisogno dello schermo, a complemento di una strategia video e in una modalità di comunicazione molto efficace e immersiva come l’audio.

Gli utenti che ascoltano Spotify con il mobile, nella grande maggioranza dei casi, lo fanno indossando le cuffie rendendo l’esperienza ancora più immersiva e questo aumenta la pre-call e l’efficacia dei messaggi, se sono costruiti utilizzando i dati a disposizione>>.

Curator e creator a confronto

Tutte le big di internet ma tante, tantissime aziende più piccole stanno pubblicando annunci e offerte di lavoro per ruoli adatti ai creatori di contenuti. Il creator è diventato una figura importante per un mercato del lavoro in cui si è delineato un nuovo sottoinsieme trasversale ai settori pubblicità, intrattenimento e informazione.

Una figura altrettanto importante, non solo su Spotify, è quella del curator che, se per alcuni versi si sovrappone al creator, propone un approccio diverso alla produzione e aggregazione dei contenuti.

<<Il confine è abbastanza sottile>> spiega Alberto <<diciamo che oggi c’è la propensione a creare contenuti in prima persona per condividere le proprie esperienze e le proprie passioni. Questo era già vero in ambito musicale ed è sempre più vero per i podcast, che hanno allargato i terreni di azione in qualunque ambito, come sport, intrattenimento, news o finanza.

Lì ognuno si mette in gioco e ha la possibilità di condividere ed essere rilevanti per persone che sono interessate ai suoi messaggi creando dei contenuti.

i curator di Spotify

I curatori hanno forse un aspetto qualitativo in più, quello di attingere da contenuti che già esistono e metterli a disposizione sfruttando quello che già c’è rendendolo fruibile con un messaggio>>.

Il rapporto dei creator con i brand

Anche per la produzione di contenuti audio, individuare le collaborazioni giuste con creator e influencer rimane una delle attività più complesse per i brand. Prima ancora, però, è necessario partire dai giusti presupposti per la creazione di una strategia in grado di raggiungere efficacemente il proprio target.

<<L’affinità di target finale è l’aspetto principale. è importante non lasciarsi ingolosire da reach e possibilità di copertura giganti ma rimanere focalizzati su quali sono effettivamente le persone che si vogliono raggiungere.

L’altro aspetto è sicuramente instaurare un rapporto che sia credibile per i valori del brand e per i messaggi che vengono veicolati agli utenti.

Sappiamo quanto le persone abbiano una propensione e condividere e ascoltare messaggi pubblicitari in cambio della fruizione gratuita della piattaforma, ma sappiamo bene anche che alla condivisione dei propri dati per essere tracciati e profilati corrisponde un’aspettativa altissima sulla rilevanza dei contenuti a cui sono esposte.

Questa è una responsabilità per i brand che devono partire dalla credibilità nel deliverare un messaggio. Su questo, noi di Spotify siamo a disposizione per supportare le aziende nella ricerca dei contenuti migliori e dei creator più adatti a cui affidarsi, ma credibilità e rilevanza sono sicuramente gli aspetti fondamentali da cui partire per definire una strategia e raggiungere questi target che sono, più di altri, esigenti in termini di messaggi a cui vengono esposti>>.

Il turismo in Italia è cashless. SumUp: nell’estate 2021 transazioni cresciute del 71%

Il turismo in Italia è sempre più cashless e digitale: è quanto emerge dall’Osservatorio Turismo Cashless realizzato da SumUp, fintech leader nel settore dei pagamenti digitali e soluzioni innovative cashless, che ha analizzato transazioni medie e valore del transato medio per commerciante registrati nei mesi estivi (dal 1 giugno al 15 agosto), da hotel e altre strutture ricettive, operatori turistici, centri benessere, ma anche bar, club e ristoranti

Secondo SumUp, infatti, il valore del transato medio cashless dei commercianti che operano nei settori Turismo e Ristorazione, dopo essere diminuito dal 2019 al 2020 del 9%, è cresciuto nell’ultimo anno del 46% e, confrontando il 2021 con il 2019, si osserva un aumento del 32%.

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Trend in aumento

Un trend confermato anche dal numero medio di transazioni per esercente: i dati SumUp mostrano una crescita del 71% tra il 2020 e il 2021: tra il 2019 e il 2021, l’aumento è del 113%. 

I numeri del turismo si inseriscono perfettamente nell’ambito della rivoluzione digitale che ha caratterizzato il Paese negli ultimi due anni, anche a causa della pandemia, e che ha avuto risvolti importanti  soprattutto per quanto riguarda i pagamenti. Le soluzioni cashless sono sempre più apprezzate ed utilizzate sia da parte dei commercianti, che dei clienti, da un lato per la possibilità di integrare cassa fisica e online più facilmente, dall’altro per la sicurezza, poiché assicurano il distanziamento, evitano lo scambio di contanti e il crearsi di file e assembramenti in cassa. 

Commenta Umberto Zola, Country Growth Lead Italia di SumUp.

Una rivoluzione che, dal Nord al Sud, tocca tutta Italia, come racconta il “podio” delle città in cui è risultato più alto l’utilizzo di pagamenti digitali durante l’estate: al primo posto compare Trieste, che ha scalato la classifica anno dopo anno (dal 25esimo posto del 2019); al secondo Livorno, che nel 2019 era addirittura al 46esimo. Vibo Valentia, in Calabria, conquista la terza posizione, salendo di tre posti rispetto allo scorso anno. 

Diminuzione scontrini

Lo scontrino medio diventa più piccolo – “È interessante notare come, con il passare del tempo, stiano diventando sempre più popolari e accettate anche da parte dei commercianti le transazioni digitali per cifre più piccole, dal caffè al bar, al noleggio dell’ombrellone”, sottolinea Zola. Confrontando anno su anno l’andamento delle transazioni per i commercianti del Turismo e della Ristorazione, SumUp ha, infatti, registrato una diminuzione dello scontrino medio, mentre il numero di transazioni è cresciuto anche in modo significativo, assicurando così un valore di transato per esercente complessivamente maggiore. 

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In particolare, i Bar mostrano lo scontrino medio più basso in tutti i periodi, con un decremento del 6% tra 2019 e 2020 e del 15% tra 2020 e 2021. Tuttavia, è il settore Turismo (b&b, agenzie viaggio, operatori turistici), ad aver registrato il maggior calo nello scontrino medio: -30% tra 2019 e 2020 e ulteriore -15% tra 2020 e 2021. Anche per i Ristoranti si segnala un -11% tra il 2019 e il 2020, seguito da un altro calo tra il 2020 e il 2021 del 18%. 

Unica eccezione è il settore Hotel, che nel 2021 ha registrato una lieve crescita del prezzo medio dello scontrino (+3%), e una diminuzione del 14% sul numero medio di transazioni per esercente rispetto al 2020, probabilmente correlato alle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. 

Turismo internazionale: i pagamenti con carte straniere in Italia – L’analisi di SumUp ha, inoltre, permesso di osservare l’andamento del turismo internazionale in Italia dal punto di vista della spesa effettuata tramite carte di credito estere

La presenza di pagamenti ‘stranieri’ legati al turismo segue ovviamente  il corso della pandemia: la più alta rappresentazione di carte di credito internazionali si è verificata in tempi pre-Covid tra aprile (39%), e ottobre 2019 (33%).

Spiega Umberto Zola.

Da quel momento in poi si è notata una diminuzione significativa, toccando il 7% nell’aprile 2020, con un primo miglioramento tra luglio e ottobre 2020 (con un 19% di pagamenti con carte di credito straniere ad agosto), ma nel dicembre 2020 si è tornati al 7%. Con l’arrivo dell’estate, dei vaccini e delle nuove regole per viaggiare, da maggio 2021 in poi il trend è stato nuovamente invertito, superando il 24% nell’agosto 2021.

Di fatto, nel 2020 si era registrato un calo di quasi il 55% della quota di transazioni internazionali in Italia, mentre nel 2021 abbiamo notato un aumento del 16% rispetto al 2020: una percentuale che racconta come il turismo stia naturalmente seguendo l’evoluzione della situazione sanitaria.

“Difficile predire quello che sarà il trend del turismo straniero – e quindi dei pagamenti con carte internazionali – per i prossimi mesi, ma siamo convinti che, per quanto riguarda i pagamenti interni, sarà difficile tornare indietro verso il contante ora che tanto i commercianti, quanto i consumatori hanno compreso e preferito la comodità del cashless in ogni contesto”, conclude Zola.