Quello dell’eCommerce, soprattutto in seguito alla pandemia da Covid-19, è un settore sempre più competitivo che vede consumatori via via più esigenti e tecnologie sempre più avanzate.
Tendenze eCommerce 2022
PayPlug ha fatto il punto sulle dieci tendenze eCommerce che gli eMerchant dovrebbero seguire nel 2022.
#1 Da TikTok a Instagram, i nuovi marketplace
Sempre più lontane dalla pura funzionalità di interazione e discussione, tra lo shop Instagram, il marketplace Facebook e l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt, le piattaforme social si stanno trasformando gradualmente in veri e propri marketplace, tanto che il 53% dei 16-24enni utilizza proprio i social media per trovare un brand.
#2 Vendite in aumento con il Livestream Shopping
Il Livestream Shopping, ovvero la vendita online tramite video in diretta social, si è rivelata un’ottima leva di conversione rispetto ai canali tradizionali dell’eCommerce.
Nata all’inizio della crisi sanitaria, questa strategia non è solamente una prerogativa dei giganti dell’eCommerce: anche le PMI la stanno sfruttando sempre di più per connettersi con la propria community e aumentare le vendite, non solo sui social network, ma anche su marketplace ed eCommerce, grazie a piattaforme come Marlene, già utilizzata da noti brand come Upim, Dmail e Kasanova.
#3 Cookieless, il ruolo dei first party data
A causa del rafforzamento delle norme relative alla protezione dei dati personali, i browser web stanno gradualmente disattivando i cookie di terze parti.
Per continuare a offrire servizi personalizzati online nel rispetto della privacy, gli eMerchant possono contare sui first party data, o dati proprietari, raccolti cioè in modo diretto dal proprio pubblico: una strategia potenzialmente molto efficace in termini di produttività – considerando che fidelizzare i propri clienti è meno costoso e più redditizio che trovarne di nuovi – e già adottata dal 61% delle aziende.
Si tratta, in particolare, di dati affidabili, quasi sempre gratuiti e facili da raccogliere, per esempio attraverso le interazioni degli utenti sul sito web, le mail e gli sms o i CRM dei punti vendita, che aiutano l’azienda nella personalizzazione dei prodotti e servizi offerti basandosi sulla cronologia degli acquisti e il comportamento dei clienti.
Il commercio conversazionale, ovvero l’atto di vendere prodotti e servizi intrattenendo una conversazione personalizzata con i propri clienti tramite SMS, email, applicazioni di messaggistica e chatbot, sta assumendo un ruolo fondamentale all’interno di una customer journey di successo, tanto che la crescita annuale prevista per il mercato globale dell’assistenza virtuale entro il 2028 è pari al +28%.
Per gli eMerchant, dunque, sarà sempre più importante fare uso di agenti conversazionali dotati di intelligenza artificiale per comunicare in tempo reale e potenziare le relazioni con i propri clienti, garantendo consigli personalizzati in base alle risposte dell’utente.
#5 L’ascesa della Voice Search
In Italia, il 37% degli utenti utilizza attualmente la ricerca o i comandi vocali almeno una volta al mese, contro il 30% nel 2019.
Per soddisfare questa tendenza crescente, acquisire nuovi clienti e convertire in maniera efficace sul web, gli eMerchant possono contare sul VEO (Voice Engine Optimization), una variante della SEO che consiste nell’utilizzare parole chiave a coda lunga che corrispondano ai modelli di linguaggio naturale degli utenti.
#6 I nuovi metodi di pagamento, dagli mPOS al Buy Now Pay Later
Il pagamento non è più un semplice mezzo per incassare denaro, ma contribuisce a tutti gli effetti a migliorare l’esperienza cliente sia in negozio, grazie agli mPOS che riducono la coda in cassa e facilitano il rispetto delle norme sanitarie vigenti, sia online, con la funzionalità Buy Now Pay Later, che consente agli esercenti di adeguarsi alle richieste del mercato emergenti e proporre ai clienti di pagare in più rate, aumentando il potere di acquisto di questi ultimi.
#7 Metodi di autenticazione più fluidi e sicuri
Il 63%degli italiani ha manifestato la necessità di sistemi di sicurezza più efficaci per quanto concerne i pagamenti online: sarà quindi necessario per gli eMerchant proporre metodi di pagamento sicuri ma allo stesso veloci e fluidi, ottimizzando la gestione delle carte e diminuendo il tasso di transizioni rifiutate, migliorando così l’esperienza del cliente e aumentando la redditività.
#8 Inclusive web design
Rendere un sito web accessibile al maggior numero di persone possibile dovrebbe essere una priorità per gli eMerchant, visto che il 5% della popolazione italiana è diversamente abile e il 51% degli over 65 usa Internet.
In questo contesto, una nuova sfida per gli eCommerce sarà proprio quella di realizzare UX sempre più lineari, intuitive e accessibili: un’interfaccia semplice, colori contrastanti, caratteri sufficientemente grandi e testo alternativo per ogni immagine sono tutti elementi che contribuiscono a realizzare un’esperienza utente fruibile ai più.
La crisi sanitaria ha aumentato notevolmente l’attenzione degli italiani nei confronti della sostenibilità. Il 43% di essi, in particolare, teme che l’aumento delle vendite online rappresenti una minaccia per l’ambiente, soprattutto relativamente agli imballaggi non riciclabili e alle emissioni dovute al trasporto.
Fornire una scelta più ampia di prodotti e imballaggi sostenibili e creare una supply chain sostenibile saranno indiscussi punti di forza per gli eMerchant, tanto che la crescita prevista per l’uso di imballaggi ecosostenibili nell’eCommerce entro il 2022 è pari al 50%.
#10 Omnicanalità, dalle parole ai fatti
L’83% delle aziende italiane considera l’omnicanalità una priorità, ma meno del 10% l’ha pienamente integrata nella propria strategia.
Dopo aver capito l’importanza della presenza su più canali, gli esercenti devono riadattare la loro organizzazione interna e integrare gli strumenti adeguati a stabilizzare questo modello, per garantire agli utenti una customer experience più fluida e completa.
La relazione dei consumatori con i brand oggi è cambiata, così come le aspettative che le aziende si trovano a soddisfare. In questo nuovo contesto fiducia, interazione, fedeltà del marchio e personalizzazione, secondo i dati raccolti da Saleforce, rappresentano le chiavi per migliorare il customer engagement.
Per essere aggiornati sulle tendenze relative ai consumatori ed in qualche modo legate alle aziende, per gli amministratori così come per chi si occupa di marketing, è fondamentale oggi più che mai poter avere una panoramica su dati e statistiche di valore in grado di mostrare la situazione generale in Italia rispetto alle preferenze dei consumatori. Questi dati di valore rappresentano infatti un valido supporto per chi è nella posizione di dover intraprendere delle scelte strategiche all’interno di un’impresa.
Poter fare scelte strategiche sempre più consapevoli rappresenta un grande vantaggio competitivo, oggi più che mai, in un momento storico dove i consumatori sono sempre più esigenti. Per questo motivo i dati stanno acquisendo sempre più importanza strategica perché attraverso queste risorse è possibile ottenere le informazioni per ottimizzare ogni strategia aziendale in atto.
L’acquisizione di informazioni può spesso passare dagli stessi dati interni alle aziende, che oggi con l’ausilio delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale possono essere sempre più sfruttati per essere trasformati in informazioni di valore. In altri casi però, i dati a supporto delle aziende non derivano dai dati legati alle stesse, ma dai dati dei consumatori che in generale sono in grado di mostrare tendenze e preferenze per il mercato B2B e B2C.
In entrambi i casi infatti, conoscere l’andamento del mercato inerente alle tendenze dei consumatori è un fattore essenziale da includere nella propria strategia di business.
In questi casi ci sono diverse fonti autorevoli da cui estrarre i dati più utili al caso specifico. Realtà come Salesforce sono un esempio di come poter acquisire facilmente tutte le informazioni aggiornate che possono essere di maggiore interesse rispetto alle tendenze del customer engagement. Salesforce infatti, permette di acquisire informazioni relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C attraverso la quinta edizione dello State of the Connected Customer, dove mostra informazioni molto utili per colmare il gap fra le aspettative dei consumatori e le proposte dei brand, attraverso interviste fatte a oltre 13.000 consumatori e 4.000 buyer B2B.
Tra le informazioni evidenziate da Salesforce relative alle nuove tendenze del customer engagement B2B e B2C possiamo vedere come:
L’88% dei consumatori si aspetta che ogni azienda comunichi chiaramente i valori secondo cui opera, solo uno su due ritiene che ciò accada;
L’83% dei consumatori si aspetta un’interazione immediata quando contatta un’azienda;
Il 53% denuncia interazioni ancora estremamente frammentate.
Le 4 tendenze 2022 del customer engagement
Le tendenze principali evidenziate da Saleforce possono essere racchiuse in quattro elementi principali:
La fiducia
Le interazioni
La fedeltà del marchio
La personalizzazione
La fiducia: la chiave per conquistare il cuore dei consumatori
A incidere sempre di più nelle relazioni tra consumatori e aziende troviamo la fiducia che i consumatori devono necessariamente avere nei confronti del brand. Nello State of the Connected Customer vediamo come l’87% degli intervistati in Italia sostiene infatti che il valore della fiducia abbia acquisito ancora maggiore importanza rispetto al passato, specialmente in tempi di cambiamento, come quelli che stiamo vivendo in questo momento.
Ma come fanno i consumatori a valutare la fiducia nei confronti del brand?
Metro per valutare la fiducia dei consumatori nei confronti del brand può essere la qualità delle loro interazioni con l’azienda. L’esperienza è in questo caso un fattore molto importante che i consumatori valutano per decidere il grado di fiducia che possono avere nei confronti di un’azienda. Una buona esperienza aumenterà il grado di fiducia che l’azienda può ottenere dai consumatori. Per capire quanto l’esperienza offerta ai clienti sia un elemento decisamente importante basta fare riferimento ai dati, secondo cui in Italia l’89% dei consumatori afferma che l’esperienza fornita da un’azienda è importante tanto quanto i suoi prodotti o servizi (il dato global si attesta all’86%), una percentuale che arriva addirittura al 92% per la fascia generazionale dei Millennial.
Interazioni tra brand e consumatori: più importanti e più varie rispetto al passato
Il coinvolgimento dei clienti oggi è decisamente digital-first, poiché il mondo digitale è parte integrante del mondo reale e nessuna azienda può pensare di poter essere competitiva sul mercato senza sposare questa dimensione e quindi assumere una strategia di pensiero digital-first. Per questo motivo, i brand sono continuamente sotto pressione per riuscire nell’obiettivo di creare un’integrazione tra i dati delle interazioni online e quelle delle interazioni offline in un’unica esperienza personalizzata.
L’esigenza di raggiungere questo obiettivo è diventata ancora più pressante oggi rispetto al periodo pre-covid ed importante stando ai dati dello State of the Connected Customer: il 59% degli italiani ha dichiarato che a partire dal 2020 ha fatto acquisti in modi nuovi (rispetto al 68% dei consumatori a livello globale).
Molti comportamenti inizialmente adottati come soluzioni rapide alle restrizioni imposte dalla quarantena sono infatti ora abitudini destinate a durare, con cui le aziende devono fare i conti. Nel dettaglio, nei prossimi tre anni:
Il 59% degli italiani si aspetta di aumentare il ricorso ai metodi di pagamento contactless;
Il 52% degli italiani si aspetta di incrementare gli acquisti tramite social media, una percentuale ancora maggiore per Millennial (56%) e GenZ (61%).
La fedeltà del marchio
Con il passare del tempo il cambiamento dei comportamenti dei consumatori così come i loro desideri e le loro priorità è diventato sempre più evidente e quella fedeltà già conquistata dai brand non è più da percepire come stabile nel tempo ma può sempre modificarsi con il variare delle condizioni generali.
Riguardo alla fedeltà del marchio i dati infatti parlano chiaro e mostrano come:
L’83% dei consumatori italiani ha cambiato brand per i propri acquisti almeno una volta nell’ultimo anno (71% a livello global;
Solo il 43% dei consumatori italiani dichiara di fidarsi delle aziende da cui acquista.
Questi dati mostrano bene come la fedeltà del marchio possa sempre vacillare, se non coltivata in maniera corretta e costante nel tempo intraprendendo azioni mirate allo scopo di mantenere fiducia e fidelizzazione nei consumatori.
La domanda di personalizzazione: un trend in continua crescita
La personalizzazione rappresenta una tendenza in continua crescita negli ultimi anni tra i consumatori e i nuovi punti di contatto digitali rappresentano nuove opportunità per le aziende per creare esperienze personalizzate. Stando ai dati possiamo vedere come la gran parte dei consumatori (il 73%) presume che le aziende comprendano le loro esigenze individuali, soprattutto data la grande mole di informazioni personalizzate raccolte dalle interazioni avute.
L’intelligenza artificiale in questo caso rappresenta uno strumento funzionale allo scopo di non deludere le aspettative dei consumatori. Affinché questo strumento sia sfruttabile però, i dati sono fondamentali perché solo sfruttandoli è possibile usare le soluzioni AI come mezzo per raggiungere gli obiettivi aziendali. L’acquisizione dei dati necessari per andare incontro alla domanda crescente di personalizzazione dei servizi da parte dei consumatori inoltre, non trova limitazioni neanche tra gli stessi consumatori, che stando ai dati raccolti per l’84% (dei consumatori italiani) dichiara di trovarsi a proprio agio con le aziende che utilizzano le informazioni personali rilevanti in modo trasparente e vantaggioso.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/Salesforce-report-customer-engagement.jpg622942Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2022-07-21 12:30:502022-07-29 15:26:52Customer engagement: i 4 trend del 2022
Essere designer o developer nel 2022 vuol dire aver scelto una professione non solo molto richiesta (la percentuale di occupazione di web developers e digital designer crescerà del 13% entro il 2030 secondo il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti) ma anche sfidante e in continua evoluzione.
La Digital Transformation infatti, sta stimolando la nascita di varie professionalità ibride come ad esempio digital product designer, data scientist, 2D e 3D graphic designer ed esperti di phygital.
Per distinguersi è quindi necessario andare oltre la formazione di base per designer e developer e lasciarsi contaminare dalle novità che stanno muovendo il mondo digitale e non. Da dove iniziare? Sicuramente frequentando gli eventi del settore come Intersection Conference (in programma a Torino il 7 e 8 ottobre), l’evento internazionale di Hinto® dedicato alle nuove metodologie e tendenze digitali dove si confrontano designer, sviluppatori e manager di tutta Europa. Un’occasione imperdibile, con contenuti che proiettano verso il futuro del settore grazie agli interventi di speaker internazionali.
Come trovare l’ispirazione se ti occupi di design e sviluppo
Quando le giornate fluiscono sotto il peso di call, consegne “per ieri” e tentativi di bilanciare lavoro e vita privata, è difficile ricercare nuovi stimoli creativi. Con le richieste incalzanti di team e clienti che stringono il tuo campo d’azione, la sensazione di non riuscire ad esprimerti diventa assillante. È un cane che si morde la coda: non ho stimoli creativi, non riesco ad essere performante, mi blocco professionalmente.
Cosa fare quindi, per uscire da questi momenti stagnanti?
Ritagliarsi del tempo per incontrare persone del settore, ad esempio, può rivelarsi un trick molto utile per crescere attraverso lo scambio di idee. Quando gli altri trasmettono le loro esperienze, queste possono diventare la fonte d’ispirazione per tornare a pensare fuori dagli schemi e ritrovare la giusta motivazione creativa.
Durante Intersection Conference saranno molte le fonti d’ispirazione come ad esempio il digital designer Marc Biemer che racconterà di design e sviluppo di giochi per bambini con autismo, Adam Cochrane con il Ritual Design che mette gli esseri umani al centro di organizzazioni e servizi, Claudia Cristina e Riccardo Iaconelli del Dipartimento per la trasformazione digitale con un intervento sulla developer experience nella PA, Simone Pancaldi e Raquel Rodrigo Musat di Atlassian per parlare di cultura dell’innovazione e nuovi stili di lavoro.
Hard e soft skill per designer e developer: la combo per fare la differenza
Le competenze tecniche sono naturalmente il punto di partenza imprescindibile. Tuttavia ci sono delle competenze senza le quali sarebbe difficile farsi strada nel mondo della programmazione e del design: le soft skill. Le “competenze trasversali” sono quelle abilità/qualità personali di cui ciascuno è dotato in misura diversa, fondamentali tanto quanto quelle tecniche per poter lavorare con team e clienti.
Le soft skill non si acquisiscono direttamente con lo studio, come le nozioni tecniche, ma si possono sviluppare con i giusti stimoli.
Tornando alle hard skill – che da sole non bastano – devono essere sempre aggiornate. Complici i repentini cambiamenti nel panorama del design e del development, ce ne sono alcune su cui vale la pena investire per essere sempre all’avanguardia.
Perciò, vediamo quali sono le 5 (hard e soft) skill per designer e developer che puoi migliorare partecipando a Intersection Conference per fare l’upgrade come professionista.
1. Doti comunicative
Una delle soft skill per designer e developer che non può mancare è quella della comunicazione interpersonale. Mey Besairon terrà un workshop su come presentare in maniera accattivante una nuova feature o una nuova idea alla tua audience e imparerai, così, a fare il tuo primo tech talk.
2. Creatività e UI design
Tecnologia e creatività insieme possono dare vita a prodotti e professionalità nuove. Come? Si può utilizzare la programmazione per creare suoni, immagini 2D e 3D e animazioni ad esempio. Con Giulio Poggia di Hinto entrerai nel mondo della SVG animation mentre Andrea Marec ti porterà nel mondo di Digital Art e NFT.
3. Tecniche di design e sviluppo
Per creare prodotti digitali che le persone saranno felici e soddisfatte di usare, occorre una perfetta integrazione tra design e sviluppo. Sfortunatamente, implementare processi che favoriscano una comunicazione aperta e che facilitino la collaborazione fra team interfunzionali può rivelarsi piuttosto impegnativo. Nel workshop che terranno Boris Di Chio, Cristina Lusetti e Guido Parlato di Frog potrai imparare a impostare una collaborazione virtuosa fra designer e developer per lavorare insieme ad un prodotto digitale. Di collaborazione tra ruoli diversi nella stessa unità ne parleranno anche Tiziano Marano e Giulia Moraglia di A2A.
4. Data driven interface
Solo negli ultimi due anni è stato generato il 90% dei dati nel mondo, una mole impressionante da cui ricavare preziose informazioni. Vedrai come l’arte della trasformazione dei dati in visualizzazioni esteticamente accattivanti e in esperienze digitali immersive, può diventare la skill per designer e developer su cui puntare. A tenere l’intervento sulla data viz lato sviluppo ci saranno Federico del Gaudio e Filippo Elgorni di Accurat. Inoltre, Sara Michelazzo di ThoughtWorks, mostrerà come sfruttare al meglio i dati con l’approccio human-centred data.
5. Artificial intelligence
L’intelligenza artificiale e le reti neurali trovano numerosi casi di applicazione che sono ancora poco conosciuti alla maggioranza dei developer. Sentirai parlare di machine learning, algoritmi genetici, mixed reality experience e campi che sono in pieno sviluppo per future opportunità lavorative. Mey Beisaron nel suo intervento mostrerà come applicare algoritmi genetici alla risoluzione di problemi del quotidiano.
All‘evento firmato da Hinto non mancheranno le opportunità di networking e scambio. Il primo giorno, sabato 7 ottobre si terranno i workshop con laboratori pratici. Tra i vari, potrai sperimentare il design di hybrid and mixed realities con Alaistair Sommerville, scoprire il tool BAD Canvas di Matteo di Pascale per imparare a strutturare workshop di business design e creare così prodotti/servizi che funzionino e con Giulia Calabretta della Delft University of Technology apprenderai di più su come la design leadership possa aumentare l’impatto del design stesso all’interno della propria azienda.
Al termine si terrà una visita guidata di Torino ed una cena (fino ad esaurimento posti) dove i partecipanti potranno fare networking con gli speaker e gli sponsor. Inoltre molto interessante sarà sperimentare le carte di Intùiti per sbloccare i processi creativi insieme a Matteo di Pascale (la sessione con lui è limitata a sole 8 persone). Il secondo giorno, sabato 8 ottobre, a concludere gli interventi dei 14 relatori ci sarà ulteriore spazio per il networking durante l’aperitivo di chiusura presso il Grattacielo San Paolo.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/evento-per-designer-e-developer.jpg6251169Ninja Partnerhttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngNinja Partner2022-07-20 11:00:512022-07-21 07:35:39Scopri come acquisire hard e soft skill per designer e developer e imparare a lavorare insieme
A descrivere per la prima volta il concetto di metaverso è stato Neal Stephenson nel suo romanzo Snow Crash scritto nel 1992, dove del metaverso veniva fatta una descrizione distopica e non positiva. Il contributo alla popolarità del concetto è poi arrivato anche grazie al romanzo Ready Player One di Ernest Cline, in seguito trasformato in un film diretto da Steven Spielberg.
A farlo diventare un termine sempre più familiare però, possiamo dire essere stata la decisione di Mark Zuckerberg che nell’ottobre 2021 ha cambiato il nome Facebook, uno dei più popolari social network al mondo, trasformandolo in Meta.
La società infatti, come è stato più spesso dichiarato, punta molto allo sviluppo del metaverso e per la crescita dello stesso, ha già scelto di sostenere investimenti di diversi miliardi di dollari. Il cambio di nome rappresenta dunque solo un dettaglio rispetto ad un percorso decisionale basato su una nuova visione di Zuckerberg progettata per “dare vita al metaverso”, come spiega lo stesso fondatore del social network in una lettera aperta.
Ma cosa si intende esattamente quando si sente parlare di metaverso?
Un metaverso è un universo 3D virtuale e digitale formato dalla fusione di vari tipi di spazi virtuali, dove persone reali comunicano tra loro e vivono esperienze attraverso i loro avatar, ovvero delle ricostruzioni di se stessi con cui mostrarsi, interagire e costruire comunità virtuali. Possiamo affermare che il metaverso è una realtà che in qualche misura le persone possono “vivere”. Il metaverso è infatti un mondo virtuale che imita aspetti del mondo fisico, utilizzando molteplici tecnologie come la realtà virtuale (VR), la realtà aumentata (AR), l’intelligenza artificiale, i social media e la valuta digitale.
Nonostante il metaverso sia un mondo virtuale, è però bene chiarire come per l’utente che vi accede l’individualità sia sempre mantenuta e come al suo interno sia garantita la continuità dei dati ad esso legati, come:
oggetti
identità
diritti
interazioni
pagamenti
cronologia
Altro concetto fondamentale da comprendere e legato al metaverso è quello della proprietà. Relativamente al metaverso non esiste nessun singolo fornitore che possiede lo spazio, tuttavia sempre relativamente al concetto di proprietà, al suo interno è possibile acquisire delle proprietà, con tanto di atto digitale che garantisca il possesso, ma le transazioni che avvengono all’interno di un metaverso hanno luogo attraverso l’utilizzo di token non fungibili (NFT) e valute digitali.
Intanto questa semplice ma esaustiva descrizione apre le porte alla domanda successiva che è bene porsi per comprendere pienamente il concetto di metaverso: quali sono le possibili applicazioni presenti e future?
Alcune applicazioni del metaverso sono ben spiegate nella lettera aperta scritta da Zuckerberg in cui racconta: “Nel metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – stare insieme con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – oltre a esperienze completamente nuove che non si adattano molto al modo in cui pensiamo computer o telefoni oggi. Abbiamo realizzato un film che esplora come un giorno potresti usare il metaverso”.
Zuckerberg, nella sua lettera, continua evidenziando come l’uso del metaverso possa tradursi in un ottenimento di vantaggi nell’ambito della vita professionale ma anche legati alla sostenibilità ambientale: “In questo futuro sarai in grado di teletrasportarti istantaneamente come ologramma per essere in ufficio senza fare il pendolare, a un concerto con gli amici o nel soggiorno dei tuoi genitori per recuperare il ritardo. Questo aprirà più opportunità, non importa dove vivi. Potrai dedicare più tempo a ciò che conta per te, ridurre il tempo nel traffico e ridurre la tua impronta di carbonio”.
Il metaverso ha molteplici potenzialità, sono infatti già molte le imprese che lo hanno compreso e che in questo mondo virtuale stanno già presenziando e investendo, sfruttando le potenzialità degli NFT, ovvero i token non fungibili, un elemento legato imprescindibilmente al metaverso e includendo l’NFT Marketing nelle proprie Digital Strategy.
Ma per capire di cosa si sta parlando quando ci si riferisce agli NFT ecco una breve descrizione per meglio comprendere questo concetto e cosa questo comporta: i token non fungibili o NFT rappresentano un elemento fondamentale del metaverso e si basano sulla stessa tecnologia blockchain che viene usata dalla criptovaluta. Questo significa che quando si parla di NFT si può intendere diverse cose come un’opera d’arte, una canzone o un immobile digitale e possedendo un NFT si ha come un contratto digitale attraverso cui si può provare la proprietà di un determinato bene.
Per quanto riguarda le prospettive future di questo mondo virtuale, lo sviluppo del metaverso avverrà attraverso il perseguimento di un obiettivo chiaro: ottenere un’interazione sempre più “materiale”. Affinché questo possa avvenire entrano in gioco diversi fattori e strumenti legati allo sviluppo del metaverso e sui quali si punterà per la crescita dello stesso. Tra questi troviamo: i device, la domotica, il lavoro, l’intrattenimento, i social media, la realtà aumentata. L’ottimizzazione di tutti questi elementi è funzionale a rendere l’interazione sempre più “materiale” è sarà la chiave per l’evoluzione del metaverso e la crescita degli utenti coinvolti.
Le tecnologie del metaverso
Il metaverso è abilitato da molte tecnologie diverse, come VR, AR, AI, 5G, 3D, cloud computing vocale, edge computing, blockchain, strumenti software, app, piattaforme e hardware. Tutti mezzi utili ed essenziali affinché gli utenti possano essere in grado di imitare aspetti del mondo fisico durante la loro permanenza nel mondo virtuale e possano avere una tutela a livello di sicurezza.
Ecco un esempio di come queste tecnologie saranno impiegate nello sviluppo del metaverso:
Il trasferimento di valore, la credibilità e l’archiviazione dei dati all’interno di un metaverso sarà convalidato dalla Blockchain.
La visualizzazione 3D di oggetti e l’interazione in tempo reale sarà consentita dall’AR.
Un’esperienza sensoriale sarà offerta grazie alla realtà virtuale.
Interazioni illimitate e integrazioni senza interruzioni dei dati saranno possibili grazie a intelligenza artificiale, apprendimento automatico e IoT.
Creare spazi virtuali realistici e dall’aspetto naturale sarà possibile grazie alla ricostruzione 3D.
Alcune di queste tecnologie sono più accessibili, come nel caso dell’implementazione AR per cui è necessario solo un dispositivo abilitato alla fotocamera, ma altre tecnologie, come nel caso della realtà virtuale, richiedono apparecchiature più costose come schermi multimodali e HMD. Nel futuro è possibile che nel Metaverso si impieghi una combinazione di diverse tecnologie chiamata Extended Reality (XR), ovvero tre insiemi di tecnologie diverse che coinvolgono:
Realtà Virtuale (VR) dove gli utenti sono completamente immersi in un’esperienza sintetica.
Realtà aumentata (AR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico attraverso una sovrapposizione digitale.
Mixed Reality (MR) dove gli utenti interagiscono con il mondo fisico e quello virtuale.
Immagine estratta da weforum.org
Riguardo all’uso di questi dispositivi sono state fatte delle stime, che ci aiutano a comprendere come potrebbe crescere l’uso del metaverso. Secondo queste stime pubblicate su bitkraft.vc in pochi anni si prevede che le spedizioni di cuffie per realtà estesa supereranno le vendite di console di 20 milioni di unità.
Immagine stratta da bitkraft.vc
Le competenze richieste
A conferma dell’enorme potenziale del metaverso si aggiunge anche Citi, la banca d’investimento afferma che vede un enorme potenziale nel concetto di realtà estesa e in un rapporto, afferma che il metaverso rappresenta un’opportunità potenziale da 8 trilioni a 13 trilioni di dollari entro il 2030 e che potrebbe vantare fino a 5 miliardi di utenti (stima che include una base di utenti di telefoni cellulari. Se il metaverso è limitato ai dispositivi VR/AR, si prevede che il pubblico sarà più vicino a 1 miliardo.)
Visto le prospettive future, le aziende di tutto il mondo saranno quindi sempre più interessate al metaverso e per questo saranno competenze molto specifiche quelle ricercate dalle imprese e per cui i candidati dovranno farsi trovare pronti.
Tra le competenze più ricercate troviamo:
Modellazione 3D e Design, fondamentali per offrire esperienze agli utenti all’altezza delle aspettative e il più possibile vicine alla realtà. Concettualizzare, prototipare e costruire gli ambienti che gli utenti del metaverso esploreranno e gli oggetti così come gli avatar con cui interagiscono saranno competenze essenziali per ottenere risultati ottimali;
Programmazione computer, per offrire esperienze nuove e coinvolgenti. Le competenze di programmazione saranno sicuramente skill molto apprezzate tra le aziende che desiderano essere all’avanguardia nello sviluppo del metaverso;
Sviluppo VR/AR. Per la costruzione di interfacce più coinvolgenti e per puntare all’obiettivo di colmare il divario esistente tra il mondo reale e quello virtuale, la realtà virtuale e la realtà aumentata giocheranno un ruolo molto importante, perciò le skill in questi ambiti seppur non essenziali per il metaverso sono certamente consigliate;
Blockchain / Ingegneria NFT: con l’uso della blockchain si potrà creare un’infrastruttura distribuita e decentralizzata per costruire mondi sotto il controllo dei loro proprietari, mentre creare asset unici o in edizione limitata sarà possibile grazie agli NFT, attraverso cui si potrà anche avere una prova della proprietà rispetto ad un bene;
Competenze sui dati, saper analizzare ogni dato, come quelli estrapolati dal comportamento degli utenti sarà fondamentale per la creazione di esperienze in linea con le aspettative degli utenti ed in grado di soddisfare ogni necessità;
Progettazione UI/UX per garantire che l’interfaccia utente (UI) sia naturale e che l’esperienza utente (UX) sia intuitiva, divertente e gratificante;
Project Management per lo sviluppo di esperienze coinvolgenti che saranno possibili grazie a diverse skill grazie a cui sarà possibile gestire un progetto nel metaverso;
Cyber Security per offrire garanzie di sicurezza, essenziale nel mondo cibernetico, proprio come in quello reale. La condivisione dei dati delle persone sarà destinata a crescere con lo sviluppo del metaverso e la crescita che si verificherà tra gli utilizzatori perciò dati preziosi come quelli di una carta di credito o quelli legati alla propria salute saranno informazioni che sarà importante tutelare;
Marketing per sfruttare pienamente le molteplici possibilità di pubblicità e marketing offerte da questo mondo virtuale dove sarà necessario trovare nuovi modi coinvolgenti utili alla promozione di prodotti e servizi, oltre che alla creazione di una brand identity; Etica e Responsabilità Sociale per ridurre la possibilità che ci siano conseguenze negative per gli individui o per la società e per l’ambiente.
15 esempi di aziende che investono nel metaverso
Il metaverso è un concetto che è entrato sempre più nella mente degli imprenditori che cercano di rendere le loro operazioni a prova di futuro. Per questo viene sempre più utilizzato, sono sempre di più le aziende che in qualche modo ne sfruttano le potenzialità e sempre di più i brand che vi presenziano includendolo nella propria strategia di marketing, così come sono sempre in numero maggiore le aziende che decidono di investire in questa visione del futuro diverse migliaia di dollari.
Vediamo di seguito 15 esempi di aziende che investono nel metaverso.
Meta
Prima tra tutte arriva Meta che come visto in precedenza, solo per il 2022 lo scorso anno aveva previsto di spendere 10 milioni di dollari nell’acquisizione e nello sviluppo di hardware e software che verranno utilizzati per fornire funzionalità VR all’interno del metaverso ed è fra le aziende che più di tutte crede nello sviluppo del metaverso, ormai punto focale della visione del suo fondatore Zuckerberg. Per rendere ciò possibile l’azienda sta lavorando incessantemente e ha realizzato diversi strumenti utili allo scopo come visori fondamentali per l’uso della realtà aumentata.
A sottolineare l’impegno profuso lo stesso Zuckerberg, nella sua lettera aperta in precedenza citata, annunciando il cambio del nome Facebook in Meta, ha sottolineato: “La nostra missione rimane la stessa: si tratta sempre di riunire le persone […] Ma tutti i nostri prodotti, comprese le nostre app, ora condividono una nuova visione: aiutare a dare vita al metaverso. E ora abbiamo un nome che riflette l’ampiezza di ciò che facciamo”.
In questo interessante video pubblicato dal The Guardian, Mark Zuckerberg ha rivelato uno scorcio dei piani di Facebook per costruire il “metaverso”, un mondo digitale costruito sopra il nostro, che comprende cuffie per realtà virtuale e realtà aumentata.
Microsoft
Microsoft che già nel 2016 aveva lanciato degli occhiali intelligenti per realtà mista chiamati HoloLens, ha dichiarato che nel 2022 rilascerà Mesh per Microsoft Teams, un servizio innovativo attraverso cui gli utenti di Teams situati in diverse posizioni fisiche potranno organizzare riunioni virtuali in cui partecipare grazie a esperienze olografiche collaborative e condivise. Grazie a Mesh gli utenti potranno stabilire una presenza virtuale usando un avatar personalizzato utilizzabile su qualsiasi dispositivo.
Nel gennaio 2022 inoltre, Microsoft ha chiuso un accordo da 70 miliardi di dollari che nei prossimi anni consentirà all’azienda di sviluppare giochi e software supportati da Microsoft all’interno del metaverso, grazie all’acquisizione di Activision Blizzard, l’enorme sviluppatore ed editore di videogiochi.
Google
Google è un altro grande investitore nel metaverso. Il suo investimento è pari a ben 39,5 milioni di dollari investiti in un fondo di private equity per tutti i progetti sul Metaverso, inoltre il CEO dell’azienda, Sundar Pichai, ha discusso più volte rispetto all’interesse di Google nei confronti della realtà aumentata, tanto che potrebbe anche inserire servizi come Maps e YouTube nel panorama virtuale.
Accenture
Accenture che assume più di 100.000 persone ogni anno, usando Mesh aiuta le aziende ad inserire nuovi dipendenti. Attraverso Microsoft Teams i nuovi assunti si incontrano per essere istruiti sulla creazione di un avatar digitale ed accedere in uno spazio virtuale condiviso, parte del processo di onboarding. Qui i nuovi assunti trovano una sala conferenze centrale, una sala riunioni virtuale e monorotaie digitali che i nuovi assunti utilizzano per viaggiare verso diverse mostre.
Il sostegno da parte di Accenture è ben chiaro ed espresso sullo stesso sito dell’azienda, dove si possono leggere le parole di Paul Daugherty – Group Chief Executive – Technology & Chief Technology Officer di Accenture che afferma: “È vero che siamo ancora agli albori, ma il metaverso progredirà molto rapidamente. Se le aziende non agiscono subito, si troveranno a operare in mondi progettati da, e per, qualcun altro“.
Nike
Nike sta già investendo nel metaverso attraverso diverse scelte imprenditoriali utili a garantire all’azienda il suo posto in questo nuovo mondo digitale. La pianificazione del futuro del brand fatta dal gigante dell’abbigliamento sportivo può essere così riassunta:
Ad ottobre 2021 Nike ha presentato all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ben sette richieste per proteggere i suoi marchi in “beni virtuali scaricabili” e servizi correlati;
Ha accettato di acquistare RTFKT, un’azienda che si occupa ella creazione di prodotti digitali come scarpe da ginnastica e utilizza la tecnologia blockchain per garantirne l’autenticità;
A novembre 2021, ha debuttato con Nikeland , il mondo del brand nel metaverso dove, grazie ad una collaborazione instaurata con la piattaforma di videogiochi Roblox, gli utenti che giocano possono vestire i propri personaggi con oggetti digitali firmati Nike.
McDonald’s
Anche McDonald’s intende investire nel metaverso e si sta preparando per aprire un negozio nel metaverso e ciò è presumibile dal fatto che la catena globale di fast food, ha presentato domande all’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.
La scommessa che McDonald’s sta facendo sul metaverso non si limita però alla domanda di hamburger digitali ma include altro, ovvero la vendita dell’ordinazione a domicilio, in pratica vuole offrire ai clienti, attraverso il metaverso, un altro modo per ordinare cibo online, che sarà consegnato nel mondo fisico.
Coca-Cola
Coca-Cola è tra i brand che fin da subito ha scelto di investire nel metaverso, Coca-Cola Creations ha anche unito le forze con l’organizzazione di gioco PWR per creare Pixel Point, un’isola personalizzata nella modalità creativa di Fortnite dove chi la raggiunge può giocare ai minigiochi basati sul brand. Inoltre di recente ha rinnovato il suo investimento nel metaverso con la creazione di una bevanda “dal gusto pixellato”. La bevanda, chiamata Zero Sugar Byte, è stata lanciata nel metaverso ancora prima di essere disponibile, in edizione limitata, nei negozi a partire dal 2 maggio 2022. Oana Vlad, senior director of strategy di Coca-Cola spiega così la scelta: “Volevamo creare un gusto innovativo ispirato alla giocosità dei pixel, radicato nelle esperienze che il gioco rende possibili“.
Samsung
Samsung nel gennaio 2022, ha lanciato il suo primo negozio nel metaverso a Decentraland. Il negozio prende il nome di Samsung 837x ed è stato realizzato sul modello del negozio fisico a 837 Washington Street, New York City. All’interno gli utenti possono:
costruire la propria avventura;
interagire con altri personaggi di gioco;
portare a termine missioni.
Gucci
Gucci ha intrapreso diverse iniziative a manifestazione del suo interesse nell’investire nel metaverso. La casa di moda italiana, è infatti uno dei primi brand di moda che offre agli utenti:
Esperienze nel mondo digitale con collaborazioni di videogiochi;
La versione digitale del suo Gucci Garden su Roblox;
La possibilità di acquistare capi Gucci con cui vestire i propri avatar grazie alla partnership stipulata con Zepeto.
Unity Software
Unity Software nel 2021 ha chiuso un accordo da oltre 1,6 miliardi di dollari per l’acquisizione di Weta Digital, una società di effetti visivi digitali grazie alla quale Unity Software potrà essere aiutata nello sviluppo della sua tecnologia RT3D grazie agli innovativi strumenti VFX di Weta Digital.
Shopify
Shopify è un’altra azienda che punta ad investire nel metaverso ed in particolare sullo shopping AR, che coinvolgerebbe gli utenti che provano vestiti o visualizzano oggetti nelle loro case virtualmente prima di effettuare un acquisto. Shopify ha anche avviato una versione beta del proprio marketplace NFT.
Roblox
L’investimento di Roblox consiste nello stringere diverse partnership con alcuni brand, così da ottenere una notevole presenza nel metaverso dove si concentrerà sullo sviluppo di un mondo virtuale in cui i giocatori possono giocare e interagire.
Qualcomm
Qualcomm che si concentra sull’ispirare più persone a prestare attenzione su questa nuova versione di Internet ha scelto di collaborare con Microsoft per un impegno condiviso nei confronti di XR e del metaverso.
Nvidia
Nvidia si sta impegnando nello sviluppo del suo strumento Omniverse, una piattaforma di sviluppo per simulazioni 3D e design che supporta gli sviluppatori nella creazione delle loro applicazioni e sta pianificando lo sviluppo di applicazioni che permettono di creare avatar realistici per il metaverso.
Tinder
Tinder sta già lanciando le proprie monete – Tinder Coins – attualmente in fase di test in diversi mercati. Inoltre Shar Dubey, CEO della società madre di Tinder Match Group in una lettera agli azionisti, rispetto all’interesse dell’azienda sul metaverso ha parlato di “un’interfaccia che consente agli utenti di connettersi con gli altri attraverso nuove esperienze oltre lo Swipe che era Tinder“.
Mentre rispetto alle loro monete ha dichiarato: “Le monete possono anche essere utilizzate per incentivare determinati comportamenti per aiutare i membri a stabilire connessioni più significative su Tinder, come verificare il loro profilo o aggiungere video alla loro biografia. E, forse la cosa più importante, le monete saranno essenziali per i beni virtuali e l’ecosistema commerciale pianificato per il 2022 e oltre”.
Victoria’s Secret
Victoria’s Secret, il noto brand di intimo, avrebbe di recente depositato 4 nuove domande di marchio indicando che intende vendere ‘intimo virtuale, calzature e accessori moda, secondo quanto ha scritto in un tweet l’ avvocato specializzato in marchi Josh Gerben.
Victoria’s Secret is headed to the metaverse and has plans to sell virtual lingerie.
Le possibili applicazioni del metaverso spaziano in diverse direzioni, come è già possibile intuire visto anche gli usi che i brand ne stanno già facendo e grazie alle funzionalità offerte dallo stesso.
Funzionalità che sembrano essere molto appetibili specialmente dal punto di vista lavorativo. Come previsto dal co-fondatore di Microsoft Bill Gates, nei prossimi due o tre anni la maggior parte delle riunioni virtuali si sposterà da scatole quadrate bidimensionali al metaverso, uno spazio 3D con i partecipanti che appariranno come avatar digitali.
Le applicazioni nell’ambito della vita professionale sono forse quelle più vicine rispetto ad un ambito temporale di crescita e sviluppo del metaverso, infatti le aziende possono già sfruttare le funzionalità offerte da questa tecnologia per avere interazioni con gli esseri umani digitali per:
scopi aziendali;
inserire i dipendenti;
vendere;
fornire servizi ai clienti.
Gli utenti all’interno del metaverso invece possono creare, condividere e scambiare risorse o esperienze.
Il metaverso è il futuro del web?
Il metaverso sembrerebbe a tutti gli effetti essere l’evoluzione di ciò che fino ad ora è stato internet, convogliando tutto ciò che è possibile fare su internet ma permettendo di farlo in modo più intuitivo e coinvolgente. Grazie al metaverso le aziende amplieranno la possibilità di entrare in contatto con gli utenti, così come la possibilità di ricavare ed analizzare preziosi dati relativi al comportamento degli utenti, fondamentali per creare vantaggio supplementare per le proprie strategie di marketing.
Allo stesso tempo, le imprese avranno modo di creare e rafforzare la propria identità di brand ma anche di cogliere le opportunità e modelli di business decentralizzati, persistenti, interoperabili e collaborativi che aiuteranno le aziende a elevare il business digitale a livelli senza precedenti. Mentre gli utenti avranno la possibilità di fare molteplici esperienze virtuali fino ad ora neanche immaginate dematerializzando ogni cosa fino ad oggi presente solo nella realtà fisica.
Con il metaverso, infine, cresceranno le opportunità di carriera nell’ambito digitale, grazie alla richiesta di nuove competenze utili allo sviluppo del metaverso nel prossimo futuro. Secondo queste potenzialità e stando ai dati fin qui visti, possiamo essere certi che il metaverso non è un concetto da sottovalutare, ma è invece da tenere in forte considerazione per non farsi trovare impreparati nel momento in cui questo assumerà maggior rilievo con la crescita degli utenti che lo utilizzeranno.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/metaverso-cose.jpg6241157Manuela Di Vietrihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngManuela Di Vietri2022-07-15 11:03:482022-07-19 12:32:15Metaverso: cos'è e possibili applicazioni presenti e future
Per il terzo anno la società di consulenza di reputazione digitalePubblico Delirio ha pubblicato il suo report annuale sulla comunicazione su LinkedIn dei CEO delle più grandi aziende che operano in Italia. La mappatura classifica i trenta leader apicali con più follower, per poi approfondire le loro strategie e risultati. Del panel di 275 aziende, il numero di CEO presenti su LinkedIn è indicativamente stabile rispetto al 2021 e si attesta al 71% del totale.
Tanti i settori rappresentati nella Top 30, aggiornata al 30 giugno 2022: il Finance si conferma il più presente con ben 7 manager, in crescita rispetto al 2021 dove erano solo quattro. Poi Energy & Utility con 5 e Automotive e Retail con 4. Per la prima volta anche il settore Food&Beverage con ben 3 CEO in classifica. Grande assente di quest’anno il Pharma, anche per i cambi al vertice.
I 10 social CEO più seguiti su Linkedin nel 2022
Continua ad aumentare in maniera costante la media dei follower dei trenta CEO più seguiti: 29.300 quest’anno, ben 7.100 in più rispetto all’anno scorso e 14.700 rispetto al 2020. Dato influenzato dai primi tre che da soli coprono il 32% del totale dei follower della Top10: Stephan Winkelmann di Automobili Lamborghini (121.600, +42.000), Luca De Meo di Renault Group (93.900, +30.400) e Nerio Alessandri di Technogym (69.900, +17.800), sul podio al posto di Marco Alverà (70.700 follower, +14.700), uscito dal panel avendo di recente lasciato la guida di Snam.
I tre leader tengono a distanza Giampaolo Grossi di Starbucks Italia, che con 18.600 nuovi follower raggiunge quota 48.500 e conquista il quarto posto (+4 posizioni rispetto al 2021), Corrado Passera di illimity Bank (45.700, +7.100) e Francesco Starace di Enel (44.400, +5.000) che si scambiano la posizione rispetto al 2021.
Per la prima volta nei 10 anche una donna: Cristina Scocchia, che da Kiko Milano passa a illycaffè e che scala quattro posizioni con 20.400 nuovi follower per un totale di 41.700. Chiudono la Top 10 Claudio Descalzi di Eni (41.200, +4.600), Andrea Pontremoli di Dallara (33.500, +8.400) e Bartolomeo Rongone di Bottega Veneta (30.700; +11.700) . Scivola invece fuori dai dieci Francesco Pugliese di Conad (29.400, +5.000).
Stabile a tre il numero di CEO donna in classifica: oltre alla Scocchia e a Silvia Candiani di Microsoft Italia (20.500; +5.600), quindicesima, anche Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (10.800, +6.100), venticinquesima. Esce dalla Top 30 Fabiana Scavolini di Scavolini (45°).
Tanti nuovi Manager nella TOP 30 dei CEO più seguiti su LinkedIn
Tanti nomi nuovi nella Top 30, anche grazie ai diversi avvicendamenti al vertice delle aziende.
Tra le new entry troviamo Pietro Labriola (14.100) da quest’anno al vertice di Tim, Pierroberto Folgiero (13.000, + 6.700) passato dalla guida del Gruppo Maire Tecnimont a quella di Fincantieri, Fabrizio Gavelli (9.900), presidente e amministratore delegato Italy & Greece di Danone Company, e Giannalberto Cancemi, recentemente nominato CEO di Leroy Merlin Italia (9.500).
Il manager che ha scalato più posizioni è Andrea Orcel di Unicredit (12.900 follower) che con 11.800 nuovi follower passa dalla 139° alla 21° posizione. “Il Gruppo UniCredit nel 2019 aveva abbandonato la comunicazione consumer su Facebook e Instagram, focalizzandosi su un approccio più corporate e internazionale” – Stefano Chiarazzo, fondatore di Pubblico Delirio e autore per FrancoAngeli del libro Social CEO.
Reputazione digitale e brand advocacy per manager che lasciano il segno – “Su LinkedIn invece sembra dedicare crescenti risorse anche nel supporto del suo CEO, il cui aumento di follower va di pari passo con una frequenza di pubblicazione in linea con la media dei Top 30 e un engagement rate del 4,4%, sopra media ”.
Si distinguono per crescente impegno e conseguente aumento di follower anche Claudio Domenicali di Ducati (30.200, + 26.000; 11°, +33 posizioni), Remo Ruffini di Moncler (12.100, +8.100; 22°, +23), Stefano Donnarumma di Terna (11.100, +6.800; 24°, +18), Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (25°, +13) e Stefano Venier (9.700, +5.000; 28°, +11), ex CEO di HERA recentemente passato a Snam. La Top 30 completa è consultabile su pubblicodelirio.it.
Strategie di pubblicazione dei CEO più seguiti su LinkedIn
I leader aziendali nel periodo di osservazione, marzo-giugno 2022, hanno pubblicato in media 5,8 post al mese, dato di poco superiore all’anno precedente (5,7 da metà marzo a metà luglio 2021). FrancescoPugliese è in assoluto il più attivo con una media di 31 pubblicazioni al mese tra post, condivisioni e articoli.
Seguono Stefano Rebattoni di IBM Italia con 17,8 e poi Silvia Candiani di Microsoft Italia e Giampaolo Grossi che postano su LinkedIn rispettivamente 11,5 e 11,3 volte al mese. Guidano invece per ’engagement rate* Remo Ruffini 9,4%, Stefano Venier 9,2% e Cristina Scocchia 6,5% che, nonostante la bassa frequenza di pubblicazione (rispettivamente 1, 2,8 e 1,3 post al mese), si differenziano di molto rispetto alla media dei Top 30: 2,2%, in crescita dello 0,5%.
Nel 2020 dalla mappatura dei contenuti pubblicati dai manager durante il lockdown effettuata da Pubblico Delirio erano emersi quattro possibili, e non necessariamente alternativi, approcci all’executive communication su LinkedIn: reporter, thought leader, supporter e activist. Si confermano in particolare i primi due: “Tra i CEO della nostra Top 30 restano prevalenti due strategie editoriali” – Rivela Chiarazzo – “Chi punta sull’amplificazione delle novità aziendali e chi coinvolge la propria rete rispetto alla propria visione del mercato in cui opera”.
L’attivismo dei CEO più seguiti su LinkedIn
Se già nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva portato un aumento dei supporter, che raccontavano in tempo reale quello che stavano facendo per le comunità interne e esterne, questo approccio si sta progressivamente allargando agli ESG (Environmental, Social, Governance).
Complici la maggior consapevolezza del proprio ruolo nel contrastare l’emergenza climatica, la cristallizzazione di politiche di Diversità e Inclusione e l’urgenza di prendere decisioni in risposta ai nuovi conflitti geopolitici, sono tanti i CEO che raccontano su LinkedIn le iniziative della propria azienda.
Alcuni di loro stanno prendendo nette posizioni con l’obiettivo di guidare la propria azienda e il settore verso un reale cambiamento. Una scelta comunicativa che va oltre il supporter e il thought leader e si configura come activist, impegnato in prima linea nel promuovere azioni concrete in favore del Bene Comune su importanti questioni sociali, ambientali e politiche che non sono sempre correlate ai profitti aziendali.
Tra i manager più attivi, Fabrizio Gavelli, che già nella bio su LinkedIn si presenta come “Activist of Brand Activism”. Il nuovo AD di Danone Company in Italia e Grecia ha deciso di andare oltre la B Corp come modello virtuoso a cui riferirsi e si pone attivamente come promotore di un confronto e di piani comuni con gli altri leader in favore di un benessere condiviso.
Emergono in tal senso anche Francesco Pugliese di Conad e diversi CEO nel mercato energetico, dove è sempre più centrale la partnership tra aziende e settore pubblico.
In generale, tuttavia, si nota un approccio prevalentemente prudente su un tema polarizzante come la guerra in Ucraina, con la maggior parte dei manager che ha preferito non esporsi.
Tra i leader che ne parlano “Prevale un annuncio telegrafico delle misure adottate e delle iniziative di solidarietà, in alcuni casi chiudendo temporaneamente i commenti” – commenta Chiarazzo – “C’è poi chi ha semplicemente condannato l’invasione dell’Ucraina, aprendo il fianco a richieste legate alle azioni concrete intraprese”. Un’ulteriore dimostrazione della pericolosità di cavalcare gli hot topic anziché seguire una strategia determinante anche sui social media: fare prima di raccontare.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/top-CEO-piu-seguiti-su-LinkedIn.jpg610943Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-07-14 10:30:002022-07-21 13:55:21Chi sono i CEO italiani più seguiti su LinkedIn nel 2022: ecco la classifica
La visione dell’Inter nello sviluppo del proprio brand prosegue attraverso il percorso di innovazione e digitalizzazione: il Club nerazzurro ha presentato il nuovo Digital Ecosystem, una nuova piattaforma che evolve l’esperienza di fruizione delle properties digitali del Club e permette ai tifosi di vivere il mondo Inter in modalità sempre più immersiva.
La prima releasevede il sito e l’app totalmente rinnovati dal punto di vista del design e della fruizione dei contenuti e un nuovo eCommerce per un’esperienza di acquisto senza precedenti. L’evoluzione delle piattaforme digitali del Club si svilupperà ulteriormente con nuovi e importanti aggiornamenti che verranno rilasciati nei prossimi mesi.
Questo nuovo traguardo testimonia il continuo investimento da parte del Club in nuovi strumenti sempre più innovativi, in grado di offrire esperienze sempre più personalizzate ed esclusive ai tifosi di tutto il mondo, che avranno un accesso privilegiato al mondo Inter.
I tifosi avranno infatti accesso a materiali esclusivi e saranno disponibili nuove modalità per seguire la squadra più da vicino che mai. Anche il design ha subito una revisione completa in linea con la nuova identità visiva del brand.
Ulteriore novità è la presenza di nuove features, come i video-on-demand, fruibili da adesso in poi direttamente sul sito grazie alla nuova piattaforma OTT integrata, e l’IM Plus account, l’area riservata gratuita che darà accesso a contenuti esclusivi.
Il nuovo eCommerce ridefinisce invece l’esperienza di acquisto sullo store online, offrendo ai fan un canale di vendita all’avanguardia e focalizzato sui tifosi. Perfettamente integrato nel nuovo ecosistema digitale, il nuovo eCommerce (disponibile in sei lingue, diverse valute locali e numerosi metodi di pagamento) proporrà una gamma sempre crescente di items sia a marchio Inter che in collaborazione con altri brand e in edizione limitata, valorizzando così i prodotti nerazzurri, progettati e sviluppati con sempre maggiore attenzione alla qualità e al design e in grado di incontrare i diversi gusti dei fan a livello globale.
Maggiore profilazione dei tifosi dell’Inter
Il nuovo ecosistema digitale, moltiplicando i touchpoint e rendendoli sempre più interattivi, permetterà una profilazione più qualificata dei fan nerazzurri, consentendo al Club di offrire loro experience digitali su misura.
Aumenteranno inoltre le opportunità commerciali per l’eCommerce, il ticketing a disposizione de partner. Saranno infatti disponibili slot di contenuti dedicati in grado di raggiungere quotidianamente migliaia di appassionati di calcio e minisiti dedicati dove è possibile creare esperienze immersive personalizzate.
Il progetto è stato concepito e sviluppato in collaborazione con due leader global companies del settore: per la realizzazione del nuovo e-commerce il Club si è affidato a PwC Italia, mentre il sito internet e l’App sono state rinnovate insieme a DEPT®,utilizzando la piattaforma di streaming online di StreamAMG.
“Il nuovo Digital Ecosystem rappresenta un ulteriore importante step nel percorso di crescita del nostro Club – ha dichiarato Alessandro Antonello, CEO Corporate di FC Internazionale Milano – che si conferma ancora una volta ai più alti livelli in termini di innovazione. Il nuovo ecosistema digitale, sul quale la Proprietà ha investito, è stato il frutto di oltre un anno di progettazione. Rappresenta una milestone nel riposizionamento del nostro brand che, dopo l’evoluzione dell’identità visiva del 2021, ci permette adesso di ridefinire l’esperienza digitale dei nostri tifosi e posizionarci comeClub ancora più innovativo”.
“Grazie al potenziamento del sito, dell’app e al nuovo e-commerce rivoluzioniamo il modo in cui i nostri fan vivono il Club: con la nuova piattaforma i tifosi potranno seguire l’Inter in modalità più immersiva su sito e app, che si presentano rinnovati nel design e nei contenuti. Da adesso in poi sarà integrata anche l’esperienza di acquisto grazie al nuovo e-commerce, che permette di comprare i prodotti Inter, dai capi di abbigliamento ai biglietti per le partite, in modo più agile e immediato” le parole di Luca Danovaro, Chief Revenue Officer di FC Internazionale Milano. “Il nuovo ecosistema digitale metterà inoltre a disposizione dei nostri partner nuove opportunità per valorizzare ulteriormente il loro investimento”.
“L’Inter ha intrapreso un ambizioso programma di evoluzione del canale eCommerce, volto a ridefinire gli standard di ingaggio e relazione con i propri fan in tutto il mondo. Il nostro team di Customer Transformation, che ha curato il progetto, è orgoglioso di essereparte della squadra allargata e di poter affrontare con Inter nuove sfide da vincere insieme” afferma Matteo Bonente, Partner di PwC Italia.
“L’Inter sta ridefinendo l’esperienza dei tifosi, in linea con il suo posizionamento come brand di fama mondiale” il commento di Dimi Albers, CEO di DEPT®. “In una prima fase il Club si è concentrato sull’evoluzione dell’identità visiva e del logo, ora è il momento di passare al livello successivo in ambito digitale. Siamo orgogliosi di intraprendere questo viaggio insieme all’Inter e siamo entusiasti di tutto ciò che verrà“.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/inter-lancia-la-nuova-piattaforma-digitale-ecommerce.jpg8711122Fabio Casciabancahttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngFabio Casciabanca2022-07-13 13:00:242022-07-13 10:28:54L'Inter ridefinisce l'esperienza digitale dei tifosi con il lancio del nuovo Digital Ecosystem
Mattel ha da pochi giorni lanciato un’altra Barbie Limited Edition, questa volta si tratta dell’iconica star della cultura pop-rock David Bowie. Proprio come nel suo video Life On Mars? il camaleontico cantante si presenta in tailleur azzurro, camicia gessata, cravatta, zeppe e taglio di capelli indiscutibilmente anni ’70. E così anche la bambola a lui ispirata.
Barbie Bowie, l’omaggio di Mattel
Un omaggio che Mattel Creations ha voluto fare per il 50esimo anno dall’uscita dell’album Hunky Dory della star, grazie al contributo della designer Linda Kyaw-Merschon. La Barbie non perde certo le sue sembianze ma si presenta con l’estrosa e androgina personalità del Duca Bianco. In vendita sul sito Mattel, nel giro di pochissimi giorni, purtroppo, è già andata sold out.
credit Mattel Creations
Ma questa, in realtà, è la seconda Limited Edition che Mattel dedica al cantante. Già nel 2019 aveva celebrato Bowie e il suo alter ego Ziggy Stardust per i 50 anni dell’uscita dell’Album Space Oddity.
La bambola David Bowie, insieme a quelle Andy Warhol, Elvis e Frank Sinatra che abbiamo visto negli ultimi dieci anni, fa parte della collezione Barbie Signature, ispirata a personaggi iconici della nostra epoca. Chissà a quale star si ispirerà la prossima bambola!
La piattaforma di pagamenti digitali PayPal ha svelato una nuova strategia del marchio e una rinnovata identità visiva.
Alla base di questo restyling c’è l’intenzione di voler costruire una connessione più forte tra la mission del marchio e la sua comunicazione. L’evoluzione dell’identità visiva vuole riflettere al meglio il lavoro che il brand sta affrontando.
Il brand refresh di Paypal
Dopo un intervallo di otto anni, la società rimodella la sua immagine, perfezionando l’icona della doppia P utilizzata dal 2014 e aggiornando il colore del marchio. Il brand refresh è stato sviluppato dal team interno in collaborazione con lo studio di design Gretel di New York.
Partendo dalla strategia del marchio, il team si è concentrato sul ruolo di PayPal come “potenziatore” e “abilitatore” di opportunità per le persone: “La nuova strategia del marchio mette le storie dei clienti PayPal – milioni di individui e aziende che si fidano, fanno affidamento e utilizzano PayPal ogni giorno – in primo piano, sostenendo i loro bisogni e desideri“, ha dichiarato Emanuele Madeddu, Senior Director Brand Strategy & Branding di PayPal.
PayPal sta anche compiendo ulteriori passi nelle linee guida più ampie del marchio per promuovere l’inclusività. Dalla fotografia che riflette meglio la diversità della community, passando attraverso il linguaggio, il tono e la voce utilizzati per garantire che PayPal includa davvero tutti.
Il pulsante di pagamento PayPal
La nuova visual identity si ispira a uno degli asset più riconoscibili del brand, il pulsante di pagamento, divenuto negli anni emblema di PayPal stesso.
Per molte persone rappresenta la conferma di una transazione in un ambiente di commercio digitale. Questa potente equity collega la funzione all’emozione, connettendo PayPal al successo di una transazione sicura sia dal lato del commerciante che del consumatore.
Storicamente parte dell’esperienza di pagamento PayPal, l’oro è ora incluso nella tavolozza principale del marchio insieme al blu.
Dal confronto tra la vecchia e la nuova identità si può notare che la coda della doppia “P” inclinata si è allungata, ed è anche più evidente la posizione di sovrapposizione delle due lettere.
Il monogramma esistente del marchio, con due P sovrapposte bloccate, ora è utilizzato come dispositivo di inquadratura. Un escamotage capace di trasformare i singoli utenti, i proprietari di piccole imprese o i CFO di grandi aziende nei protagonisti di nuove storie.
Uno degli elementi più interessanti di questo rebranding è la mossa di creare un marchio più inclusivo e accessibile per i propri clienti. Il logo ora soddisfa gli standard ADA (Americans with Disabilities Act) per il design accessibile.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/paypal-brand-refresh-1.jpg418800Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2022-07-12 14:35:192022-07-12 16:09:30Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone
Il mercato dell’eCommerce è cresciuto a un ritmo notevole negli ultimi anni. Prima dell’emergenza Covid-19 l’economia mondiale stava già accompagnando lo sviluppo dello shopping online. La pandemia ha poi definitivamente accelerato questo processo.
Il settore è così in rapida crescita che, secondo uno studio Nasdaq, entro il 2040 il 95% degli acquisti avverrà online.
Una potente espansione che offre una serie di opportunità di business per l’innovazione di brand e aziende. In un contesto come questo, nasce l’esigenza di ripensare l’impresa in chiave digitale, facendo evolvere il proprio modello di business, trasformando i processi aziendali e potenziando le competenze interne.
Nuovo ciclo di Free Webinar
Nell’ultimo decennio gli acquisti online hanno registrato una crescita esponenziale anche in Italia. Oggi, infatti, avere un negozio digitale non rappresenta più solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità. Laddove gestire efficacemente un progetto eCommerce rappresenta un fattore critico di successo, a prescindere dal settore merceologico di appartenenza.
Il confronto con gli esperti delle industry rappresenta un’occasione concreta per aggiornarsi continuamente su tool, algoritmi e comportamenti del consumatore.
Per questa ragione, dopo la serie di live event “Così ho capito che il Digital era la mia vocazione”, Ninja Academy presenta un nuovo ciclo di dirette per conoscere da vicino il mondo dell’eCommerce e sfruttarne tutte le potenzialità.
Il primo live event sarà:
Giovedì 14 Luglio ore 13 Your eCommerce Check up Cosa funziona e cosa non funziona nel tuo eCommerce
Lo scopo del Live Event è quello di fornire consigli pratici per migliorare il proprio eCommerce oppure la propria idea di strategia di eCommerce, partendo proprio dal far analizzare i progetti in diretta agli esperti.
Attraverso il form di registrazione, infatti, è possibile linkare il proprio e-shop: i più interessanti saranno analizzati durante la live.
Il ciclo continuerà fino al 22 luglio con altri due appuntamenti:
Martedì 19 Luglio ore 13 Livestream Shopping e nuove frontiere dell’eCommerce Il caso Rinascimento
Venerdì 22 Luglio ore 13 Community per il successo di un eCommerce I casi MSC Crociere e 23BASSI
Le competenze vincenti in ambito eCommerce
Il ciclo di eventi è dedicato a eCommerce Manager, eCommerce Specialist, Brand Manager, Marketing Manager, Imprenditori e a tutti quei commercianti che intendono implementare la loro di strategia digitale.
Le dirette oltre a illustrare strumenti, risorse, modelli e framework per avere successo nelle vendite online, offrono l’occasione di riflettere su un mercato sempre più digitale grazie a illuminanti case study.
Ridisegnare la gestione delle vendite in chiave digitale richiede competenze diverse. Ma esiste un modo per farle convergere tutte. Le live saranno anche un occasione per approfondire un percorso completo, pratico e professionalizzante per comporre il proprio modello vincente di eCommerce: l’eCommerce Factory, in collaborazione con i top brand Shopify, Doreca, Venchi e Mercedes.
https://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2022/07/ecommerce-manager-corso-sopertina.jpg623949Giuseppe Tempestinihttps://www.ninjamarketing.it/wp-content/uploads/2018/06/nm-logo-new.pngGiuseppe Tempestini2022-07-12 11:48:182022-07-14 14:46:093 Free Webinar per orientarti nel mondo eCommerce
Il Garante per la privacy italiano ha stabilito l’illegittimità del trasferimento di dati da parte di Google Analytics al di fuori dall’Unione europea. Il motivo, ormai sotto gli occhi di tutti, è la violazione del GDPR. Proviamo a fare ordine ripercorrendo i fatti salienti che hanno portato al caso italiano.
Google Analytics e GDPR: l’udienza è tolta. Neanche Big G può sottrarsi alla scure del Garante per la Privacy. Google, come altri, è stata più volte richiamata e sanzionata per la disinvoltura dimostrata nella gestione dei dati dei propri utenti. La sentenza del Garante per la Privacy italiano arriva a fronte di altre sentenze analoghe emanate nei paesi limitrofi di Francia e Austria. Cosa ha spinto l’autorità italiana a emettere il suo verdetto? Scopriamolo insieme.
Google Analytics e GDPR: Stop alla circolazione dei dati personali tra UE e USA
Stavolta è toccato al nostro Garante della Privacy bacchettare Google Analytics. Era inevitabile. L’Autorità ritiene il trasferimento dei dati in USA come illegittimo. Decisione che arriva a fronte di un’istruttoria complessa che ha visto avvicendarsi numerosi reclami e che si è svolta in coordinamento con le altre autorità europee.
L’indagine del Garante
Tutto, infatti, parte dall’indagine che ha fatto emergere un dato inequivocabile. I gestori dei portali web che utilizzano Google Analytics raccolgono, tramite cookie, molteplici informazioni che riguardano i fruitori dei siti in esame. Bene: tra i dati raccolti vi sono l’indirizzo IP dei dispositivi, informazioni circa il browser e il sistema operativo utilizzati dagli utenti, risoluzione dello schermo, lingua selezionata, data e ora della visita.
Insomma: Google Analytics scandaglia gli utenti con attenzione certosina. Questa stessa attenzione, però, non viene adottata nella gestione dei dati stessi. Le informazioni raccolte, infatti, vengono trasferite negli Stati Uniti dove gli utenti non hanno diritto alle tutele previste dal GDPR (Regolamento Ue 2016/679). Trasferimento esplicitamente vietato, dal regolamento di emanazione europea, verso quei paesi che non garantiscono livelli di protezione dei dati pari o superiori a quelle previsti in Europa. Viene così abbattuto il Privacy Shield previsto nell’export dei dati da UE a USA.
Garante per la privacy ammonisce Caffeina Media
L’indagine mossa dal Garante ha come oggetto il reclamo mosso da un utente nell’agosto del 2020 nei confronti di Caffeina Media S.r.l. Il Garante ha, dunque accertato il trasferimento di dati personali negli Stati Uniti, luogo in cui la protezione dei dati non è adeguata ai livelli di allerta previsti dal GDPR. Da qui è stata rilevata la violazione. In particolare, il Garante per la Privacy, ha indicato nell’ammonimento, che “I trasferimenti effettuati da Caffeina Media S.r.l. verso Google LLC (con sede negli Stati Uniti), per il tramite dello strumento di Google Analytics, sono stati posti in essere in violazione degli artt. 44 e 46 del Regolamento; si rileva, altresì, che sono emerse le violazioni dell’art. 5, par. 1, lett. a) e par. 2, dell’art. 13, par. 1, lett. f), e dell’art. 24, del Regolamento”.
L’anonimato dell’IP non garantisce sicurezza
Il Garante ha rilevato che Caffeina Media ha utilizzato la versione gratuita di Analytics, per fini statistici – cioè capire le attività degli utenti sul sito. Sebbene la società ammonita abbia dichiarato di non aver attivato la funzione di IP anonymization, che consente di oscurare parzialmente l’indirizzo IP dell’utente verso Google, il Garante ha sottolineato come anche l’anonimato parziale dell’IP non garantisca protezione. Questo perché, come afferma il Garante, Google potrebbe arricchirlo con altre informazioni.
Il cartellino giallo vale non solo per Caffeina Media Srl ma per tutti i gestori italiani di siti web. Nessuna sanzione ma l’obbligo entro 90 giorni di verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti. Pena sanzioni severe.
Google Analytics e trasferimento illegittimo dei dati in USA: le posizioni di Austria e Francia
Il provvedimento del Garante, ribadisce le interpretazioni già elaborate dai garanti dell’Austria e della Francia dopo il crollo del Privacy Shield in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia UE del 2020. Tutto, infatti, ha inizio con la Sentenza Schrems II, frutto di poderose rimostranze mosse da Max Schrems, noto attivista austriaco da cui prende il nome la sentenza citata. Con provvedimento datato 22 dicembre 2021, reso pubblico il 14 gennaio 2022, l’Autorità Garante austriaca (“Datenschutzbehörde” or “DSB”) ha sanzionato il titolare di un sito web (più specificatamente un portale dedicato alla divulgazione su temi sanitari) per l’utilizzo di Google Analytics, che avrebbe violato le norme del regolamento GDPR.
Google Analytics bocciato in Austria
Il ricorrente proponeva ricorso in data 18 agosto 2020. Riferendosi alla sentenza della Corte europea di giustizia del 16 luglio 2020, caso C-311/18 (“Schrems II”), secondo il ricorrente i convenuti, ossia il titolare del sito web e Google, non avrebbero più potuto basarsi sulla decisione di adeguatezza “Privacy Shield” per giustificare un trasferimento di dati verso gli USA. Il titolare ricorreva a Google Analytics e, in particolare, alla versione gratuita per generare valutazioni statistiche sul comportamento dei visitatori del sito web. Lo stesso, inoltre, aveva approvato i relativi termini e condizioni d’utilizzo, oltre ad aver concluso con Google le clausole contrattuali standard relative al trattamento dei dati personali ed il relativo contratto di nomina a responsabile del trattamento, in conformità all’art. 28 del GDPR (“processor agreement”).
L’anonimizzazione degli IP non garantisce sicurezza
Il trattamento, ricostruito nel dettaglio dalla DSB, avrebbe avuto luogo prevalentemente in data center situati in Europa, ma anche su server al di fuori dello Spazio Economico Europeo (SEE). Il titolare avrebbe istruito il responsabile ad anonimizzare gli indirizzi IP degli utenti, prima di procedere alla relativa conservazione ed eventuale trasmissione.
Tuttavia l’anonimizzazione degli indirizzi IP inizialmente non sarebbe stata configurata correttamente proprio dal titolare stesso. Inoltre, come ricostruito dal garante austriaco, i convenuti avrebbero anche adottato ulteriori misure contrattuali, organizzative e tecniche per la protezione dei dati personali (inclusa la crittografia), al fine di ridurre il rischio di esposizione degli stessi alle agenzie di intelligence statunitensi.
Nonostante questo si è resa necessaria la decisione adottata dal Garante e, quindi, l’intimazione all’adeguamento al GDPR.
Il J’Accuse della Francia a Google Analytics
A distanza di poco più di due settimane dalla decisione austriaca anche il CNIL Autorità Garante per la protezione dei dati personali francese, il 10 febbraio 2022, adotta lo stesso provvedimento intimando un sito francese – a fronte di 101 reclami – di conformarsi al regolamento UE.
La decisione francese, tra l’altro, segue di pochi giorni la polemica innescata proprio sul tema privacy da Meta. La holding di Facebook ha paventato uno scenario ipotetico di chiusura delle sue attività in Europa in assenza di regole chiare sulla gestione dei flussi di dati.
L’istruttoria francese
La CNIL, dopo un’approfondita istruttoria, ha concluso che i trasferimenti oltre oceano dei dati non garantiscono adeguata sicurezza esponendo, di fatto, i cittadini francesi a rischi potenziali. Pertanto il Garante francese ha dichiarato che il trasferimento dei dati può avvenire in Paesi extra UE solo se sono previste garanzie adeguate.
La CNIL ha rilevato che i dati degli utenti di Internet vengono trasferiti negli USA violando, di fatto, gli articoli 44 e seguenti del GDPR. Il Garante francese ha intimato a Google Analytics di conformarsi entro un mese a quanto stabilito dal GDPR. Per quanto riguarda i servizi di misurazione e analisi dell’audience dei siti web, la CNIL ha raccomandato che questi strumenti siano utilizzati solo per produrre dati statistici anonimi, consentendo così un’esenzione dal consenso dell’interessato soltanto se il motore di ricerca garantisca che non vi siano trasferimenti illeciti.
Nuovi scenari per Google Analytics? Un dibattito destinato a rimanere acceso
È facile prevedere come la pronuncia della DSB riaccenderà un dibattito – già caldo – sull’irrisolto tema del trasferimento internazionale dei dati personali verso Paesi terzi che non possano offrire tutele analoghe a quelle accordate in UE.
Quali saranno i nuovi scenari? Si è parlato a partire da marzo 2022 di Google Analytics 4 che farebbe a meno dell’identificazione degli IP dell’utente. Nella disamina affrontata anche dal concorrente Matomo pare non vi sia soluzione di sorta nella trasmissione di dati verso gli USA. Le criticità rimangono, sebbene non vi sia trasmissione di IP i dati possono essere inviati anche tramite gli script e l’uso di identificatori vari. Il problema, quindi, rimane e gli scenari possibili per una conciliazione tra Google Analytics e GDPR sono ancora distanti e difficili da intravedere.
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