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top CEO più seguiti su LinkedIn

Chi sono i CEO italiani più seguiti su LinkedIn nel 2022: ecco la classifica

Per il terzo anno la società di consulenza di reputazione digitale Pubblico Delirio ha pubblicato il suo report annuale sulla comunicazione su LinkedIn dei CEO delle più grandi aziende che operano in Italia. La mappatura classifica i trenta leader apicali con più follower, per poi approfondire le loro strategie e risultati. Del panel di 275 aziende, il numero di CEO presenti su LinkedIn è indicativamente stabile rispetto al 2021 e si attesta al 71% del totale.

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Tanti i settori rappresentati nella Top 30, aggiornata al 30 giugno 2022: il Finance si conferma il più presente con ben 7 manager, in crescita rispetto al 2021 dove erano solo quattro. Poi Energy & Utility con 5 e Automotive e Retail con 4. Per la prima volta anche il settore Food&Beverage con ben 3 CEO in classifica. Grande assente di quest’anno il Pharma, anche per i cambi al vertice.

ceo più seguiti su LinkedIn

I 10 social CEO più seguiti su Linkedin nel 2022

Continua ad aumentare in maniera costante la media dei follower dei trenta CEO più seguiti: 29.300 quest’anno, ben 7.100 in più rispetto all’anno scorso e 14.700 rispetto al 2020. Dato influenzato dai primi tre che da soli coprono il 32% del totale dei follower della Top10: Stephan Winkelmann di Automobili Lamborghini (121.600, +42.000), Luca De Meo di Renault Group (93.900, +30.400) e Nerio Alessandri di Technogym (69.900, +17.800), sul podio al posto di Marco Alverà (70.700 follower, +14.700), uscito dal panel avendo di recente lasciato la guida di Snam.

I tre leader tengono a distanza Giampaolo Grossi di Starbucks Italia, che con 18.600 nuovi follower raggiunge quota 48.500 e conquista il quarto posto (+4 posizioni rispetto al 2021), Corrado Passera di illimity Bank (45.700, +7.100) e Francesco Starace di Enel (44.400, +5.000) che si scambiano la posizione rispetto al 2021.

Per la prima volta nei 10 anche una donna: Cristina Scocchia, che da Kiko Milano passa a illycaffè e che scala quattro posizioni con 20.400 nuovi follower per un totale di 41.700. Chiudono la Top 10 Claudio Descalzi di Eni (41.200, +4.600), Andrea Pontremoli di Dallara (33.500, +8.400) e Bartolomeo Rongone di Bottega Veneta (30.700; +11.700) . Scivola invece fuori dai dieci Francesco Pugliese di Conad (29.400, +5.000).

Stabile a tre il numero di CEO donna in classifica: oltre alla Scocchia e a Silvia Candiani di Microsoft Italia (20.500; +5.600), quindicesima, anche Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (10.800, +6.100), venticinquesima. Esce dalla Top 30 Fabiana Scavolini di Scavolini (45°).

Tanti nuovi Manager nella TOP 30 dei CEO più seguiti su LinkedIn

Tanti nomi nuovi nella Top 30, anche grazie ai diversi avvicendamenti al vertice delle aziende.

Tra le new entry troviamo Pietro Labriola (14.100) da quest’anno al vertice di Tim, Pierroberto Folgiero (13.000, + 6.700) passato dalla guida del Gruppo Maire Tecnimont a quella di Fincantieri, Fabrizio Gavelli (9.900), presidente e amministratore delegato Italy & Greece di Danone Company, e Giannalberto Cancemi, recentemente nominato CEO di Leroy Merlin Italia (9.500).

CEO più seguiti su LinkedIn - performance

Il manager che ha scalato più posizioni è Andrea Orcel di Unicredit (12.900 follower) che con 11.800 nuovi follower passa dalla 139° alla 21° posizione. “Il Gruppo UniCredit nel 2019 aveva abbandonato la comunicazione consumer su Facebook e Instagram, focalizzandosi su un approccio più corporate e internazionale” – Stefano Chiarazzo, fondatore di Pubblico Delirio e autore per FrancoAngeli del libro Social CEO.

Reputazione digitale e brand advocacy per manager che lasciano il segno – “Su LinkedIn invece sembra dedicare crescenti risorse anche nel supporto del suo CEO, il cui aumento di follower va di pari passo con una frequenza di pubblicazione in linea con la media dei Top 30 e un engagement rate del 4,4%, sopra media ”.

Si distinguono per crescente impegno e conseguente aumento di follower anche Claudio Domenicali di Ducati (30.200, + 26.000; 11°, +33 posizioni), Remo Ruffini di Moncler (12.100, +8.100; 22°, +23), Stefano Donnarumma di Terna (11.100, +6.800; 24°, +18), Elena Goitini di BNL – BNP Paribas Italia (25°, +13) e Stefano Venier (9.700, +5.000; 28°, +11), ex CEO di HERA recentemente passato a Snam. La Top 30 completa è consultabile su pubblicodelirio.it.

Strategie di pubblicazione dei CEO più seguiti su LinkedIn

I leader aziendali nel periodo di osservazione, marzo-giugno 2022, hanno pubblicato in media 5,8 post al mese, dato di poco superiore all’anno precedente (5,7 da metà marzo a metà luglio 2021). Francesco Pugliese è in assoluto il più attivo con una media di 31 pubblicazioni al mese tra post, condivisioni e articoli.

Seguono Stefano Rebattoni di IBM Italia con 17,8 e poi Silvia Candiani di Microsoft Italia e Giampaolo Grossi che postano su LinkedIn rispettivamente 11,5 e 11,3 volte al mese. Guidano invece per ’engagement rate* Remo Ruffini 9,4%, Stefano Venier 9,2% e Cristina Scocchia 6,5% che, nonostante la bassa frequenza di pubblicazione (rispettivamente 1, 2,8 e 1,3 post al mese), si differenziano di molto rispetto alla media dei Top 30: 2,2%, in crescita dello 0,5%.

Nel 2020 dalla mappatura dei contenuti pubblicati dai manager durante il lockdown effettuata da Pubblico Delirio erano emersi quattro possibili, e non necessariamente alternativi, approcci all’executive communication su LinkedIn: reporter, thought leader, supporter e activist. Si confermano in particolare i primi due: “Tra i CEO della nostra Top 30 restano prevalenti due strategie editoriali” – Rivela Chiarazzo – “Chi punta sull’amplificazione delle novità aziendali e chi coinvolge la propria rete rispetto alla propria visione del mercato in cui opera”.

CEO più seguiti su LinkedIn - stili di comunicazione

L’attivismo dei CEO più seguiti su LinkedIn

Se già nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva portato un aumento dei supporter, che raccontavano in tempo reale quello che stavano facendo per le comunità interne e esterne, questo approccio si sta progressivamente allargando agli ESG (Environmental, Social, Governance).

Complici la maggior consapevolezza del proprio ruolo nel contrastare l’emergenza climatica, la cristallizzazione di politiche di Diversità e Inclusione e l’urgenza di prendere decisioni in risposta ai nuovi conflitti geopolitici, sono tanti i CEO che raccontano su LinkedIn le iniziative della propria azienda.

Alcuni di loro stanno prendendo nette posizioni con l’obiettivo di guidare la propria azienda e il settore verso un reale cambiamento. Una scelta comunicativa che va oltre il supporter e il thought leader e si configura come activist, impegnato in prima linea nel promuovere azioni concrete in favore del Bene Comune su importanti questioni sociali, ambientali e politiche che non sono sempre correlate ai profitti aziendali.

Tra i manager più attivi, Fabrizio Gavelli, che già nella bio su LinkedIn si presenta come “Activist of Brand Activism”. Il nuovo AD di Danone Company in Italia e Grecia ha deciso di andare oltre la B Corp come modello virtuoso a cui riferirsi e si pone attivamente come promotore di un confronto e di piani comuni con gli altri leader in favore di un benessere condiviso.

Emergono in tal senso anche Francesco Pugliese di Conad e diversi CEO nel mercato energetico, dove è sempre più centrale la partnership tra aziende e settore pubblico.

In generale, tuttavia, si nota un approccio prevalentemente prudente su un tema polarizzante come la guerra in Ucraina, con la maggior parte dei manager che ha preferito non esporsi.

Tra i leader che ne parlano “Prevale un annuncio telegrafico delle misure adottate e delle iniziative di solidarietà, in alcuni casi chiudendo temporaneamente i commenti” – commenta Chiarazzo – “C’è poi chi ha semplicemente condannato l’invasione dell’Ucraina, aprendo il fianco a richieste legate alle azioni concrete intraprese”. Un’ulteriore dimostrazione della pericolosità di cavalcare gli hot topic anziché seguire una strategia determinante anche sui social media: fare prima di raccontare.

inter lancia la nuova piattaforma digitale ecommerce

L’Inter ridefinisce l’esperienza digitale dei tifosi con il lancio del nuovo Digital Ecosystem

La visione dell’Inter nello sviluppo del proprio brand prosegue attraverso il percorso di innovazione e digitalizzazione: il Club nerazzurro ha presentato il nuovo Digital Ecosystem, una nuova piattaforma che evolve l’esperienza di fruizione delle properties digitali del Club e permette ai tifosi di vivere il mondo Inter in modalità sempre più immersiva.

La prima release vede il sito e l’app totalmente rinnovati dal punto di vista del design e della fruizione dei contenuti e un nuovo eCommerce per un’esperienza di acquisto senza precedenti. L’evoluzione delle piattaforme digitali del Club si svilupperà ulteriormente con nuovi e importanti aggiornamenti che verranno rilasciati nei prossimi mesi.

inter lancia la nuova piattaforma digitale screenshot del sito

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Questo nuovo traguardo testimonia il continuo investimento da parte del Club in nuovi strumenti sempre più innovativi, in grado di offrire esperienze sempre più personalizzate ed esclusive ai tifosi di tutto il mondo, che avranno un accesso privilegiato al mondo Inter.

I tifosi avranno infatti accesso a materiali esclusivi e saranno disponibili nuove modalità per seguire la squadra più da vicino che mai. Anche il design ha subito una revisione completa in linea con la nuova identità visiva del brand.

Ulteriore novità è la presenza di nuove features, come i video-on-demand, fruibili da adesso in poi direttamente sul sito grazie alla nuova piattaforma OTT integrata, e l’IM Plus account, l’area riservata gratuita che darà accesso a contenuti esclusivi.

Il nuovo eCommerce ridefinisce invece l’esperienza di acquisto sullo store online, offrendo ai fan un canale di vendita all’avanguardia e focalizzato sui tifosi. Perfettamente integrato nel nuovo ecosistema digitale, il nuovo eCommerce (disponibile in sei lingue, diverse valute locali e numerosi metodi di pagamento) proporrà una gamma sempre crescente di items sia a marchio Inter che in collaborazione con altri brand e in edizione limitata, valorizzando così i prodotti nerazzurri, progettati e sviluppati con sempre maggiore attenzione alla qualità e al design e in grado di incontrare i diversi gusti dei fan a livello globale.

Maggiore profilazione dei tifosi dell’Inter

Il nuovo ecosistema digitale, moltiplicando i touchpoint e rendendoli sempre più interattivi, permetterà una profilazione più qualificata dei fan nerazzurri, consentendo al Club di offrire loro experience digitali su misura.

Aumenteranno inoltre le opportunità commerciali per l’eCommerce, il ticketing a disposizione de partner. Saranno infatti disponibili slot di contenuti dedicati in grado di raggiungere quotidianamente migliaia di appassionati di calcio e minisiti dedicati dove è possibile creare esperienze immersive personalizzate.

Il progetto è stato concepito e sviluppato in collaborazione con due leader global companies del settore: per la realizzazione del nuovo e-commerce il Club si è affidato a PwC Italia, mentre il sito internet e l’App sono state rinnovate insieme a DEPT®,utilizzando la piattaforma di streaming online di StreamAMG.

Il nuovo Digital Ecosystem rappresenta un ulteriore importante step nel percorso di crescita del nostro Club – ha dichiarato Alessandro Antonello, CEO Corporate di FC Internazionale Milanoche si conferma ancora una volta ai più alti livelli in termini di innovazione. Il nuovo ecosistema digitale, sul quale la Proprietà ha investito, è stato il frutto di oltre un anno di progettazione. Rappresenta una milestone nel riposizionamento del nostro brand che, dopo l’evoluzione dell’identità visiva del 2021, ci permette adesso di ridefinire l’esperienza digitale dei nostri tifosi e posizionarci comeClub ancora più innovativo”.

inter lancia la nuova piattaforma digitale

Grazie al potenziamento del sito, dell’app e al nuovo e-commerce rivoluzioniamo il modo in cui i nostri fan vivono il Club: con la nuova piattaforma i tifosi potranno seguire l’Inter in modalità più immersiva su sito e app, che si presentano rinnovati nel design e nei contenuti. Da adesso in poi sarà integrata anche l’esperienza di acquisto grazie al nuovo e-commerce, che permette di comprare i prodotti Inter, dai capi di abbigliamento ai biglietti per le partite, in modo più agile e immediato” le parole di Luca Danovaro, Chief Revenue Officer di FC Internazionale Milano. “Il nuovo ecosistema digitale metterà inoltre a disposizione dei nostri partner nuove opportunità per valorizzare ulteriormente il loro investimento”.

L’Inter ha intrapreso un ambizioso programma di evoluzione del canale eCommerce, volto a ridefinire gli standard di ingaggio e relazione con i propri fan in tutto il mondo. Il nostro team di Customer Transformation, che ha curato il progetto, è orgoglioso di essereparte della squadra allargata e di poter affrontare con Inter nuove sfide da vincere insieme” afferma Matteo Bonente, Partner di PwC Italia.

L’Inter sta ridefinendo l’esperienza dei tifosi, in linea con il suo posizionamento come brand di fama mondiale” il commento di Dimi Albers, CEO di DEPT®. “In una prima fase il Club si è concentrato sull’evoluzione dell’identità visiva e del logo, ora è il momento di passare al livello successivo in ambito digitale. Siamo orgogliosi di intraprendere questo viaggio insieme all’Inter e siamo entusiasti di tutto ciò che verrà“.

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David Bowie diventa un’icona della limited edition di Barbie

Mattel ha da pochi giorni lanciato un’altra Barbie Limited Edition, questa volta si tratta dell’iconica star della cultura pop-rock  David Bowie. Proprio come nel suo video Life On Mars? il camaleontico cantante si presenta in tailleur azzurro, camicia gessata, cravatta, zeppe e taglio di capelli indiscutibilmente anni ’70. E così anche la bambola a lui ispirata.

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Barbie Bowie, l’omaggio di Mattel

Un omaggio che Mattel Creations ha voluto fare per il 50esimo anno dall’uscita dell’album Hunky Dory della star, grazie al contributo della designer Linda Kyaw-Merschon. La Barbie non perde certo le sue sembianze ma si presenta con l’estrosa e androgina personalità del Duca Bianco. In vendita sul sito Mattel, nel giro di pochissimi giorni, purtroppo, è già andata sold out.

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credit Mattel Creations

Ma questa, in realtà, è la seconda Limited Edition che Mattel dedica al cantante. Già nel 2019 aveva celebrato Bowie e il suo alter ego Ziggy Stardust per i 50 anni dell’uscita dell’Album Space Oddity.

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La bambola David Bowie, insieme a quelle Andy Warhol, Elvis e Frank Sinatra che abbiamo visto negli ultimi dieci anni, fa parte della collezione Barbie Signature, ispirata a personaggi iconici della nostra epoca. Chissà a quale star si ispirerà la prossima bambola!

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Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

La piattaforma di pagamenti digitali PayPal ha svelato una nuova strategia del marchio e una rinnovata identità visiva.

paypalAlla base di questo restyling c’è l’intenzione di voler costruire una connessione più forte tra la mission del marchio e la sua comunicazione. L’evoluzione dell’identità visiva vuole riflettere al meglio il lavoro che il brand sta affrontando.

Il brand refresh di Paypal

Dopo un intervallo di otto anni, la società rimodella la sua immagine, perfezionando l’icona della doppia P utilizzata dal 2014 e aggiornando il colore del marchio. Il brand refresh è stato sviluppato dal team interno in collaborazione con lo studio di design Gretel di New York.

Partendo dalla strategia del marchio, il team si è concentrato sul ruolo di PayPal come “potenziatore” e “abilitatore” di opportunità per le persone: “La nuova strategia del marchio mette le storie dei clienti PayPal – milioni di individui e aziende che si fidano, fanno affidamento e utilizzano PayPal ogni giorno – in primo piano, sostenendo i loro bisogni e desideri“, ha dichiarato Emanuele Madeddu, Senior Director Brand Strategy & Branding di PayPal.

PayPal sta anche compiendo ulteriori passi nelle linee guida più ampie del marchio per promuovere l’inclusività. Dalla fotografia che riflette meglio la diversità della community, passando attraverso il linguaggio, il tono e la voce utilizzati per garantire che PayPal includa davvero tutti.

Il pulsante di pagamento PayPal

La nuova visual identity si ispira a uno degli asset più riconoscibili del brand, il pulsante di pagamento, divenuto negli anni emblema di PayPal stesso.

Per molte persone rappresenta la conferma di una transazione in un ambiente di commercio digitale. Questa potente equity collega la funzione all’emozione, connettendo PayPal al successo di una transazione sicura sia dal lato del commerciante che del consumatore.

Storicamente parte dell’esperienza di pagamento PayPal, l’oro è ora incluso nella tavolozza principale del marchio insieme al blu.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Dal confronto tra la vecchia e la nuova identità si può notare che la coda della doppia “P” inclinata si è allungata, ed è anche più evidente la posizione di sovrapposizione delle due lettere.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Il monogramma esistente del marchio, con due P sovrapposte bloccate, ora è utilizzato come dispositivo di inquadratura. Un escamotage capace di trasformare i singoli utenti, i proprietari di piccole imprese o i CFO di grandi aziende nei protagonisti di nuove storie.

Il brand refresh inclusivo di PayPal mette al centro le persone

Uno degli elementi più interessanti di questo rebranding è la mossa di creare un marchio più inclusivo e accessibile per i propri clienti. Il logo ora soddisfa gli standard ADA (Americans with Disabilities Act) per il design accessibile.

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No, non basta GA4 per essere in regola: scopri cosa sta succedendo e come metterti al sicuro

Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi. L’argomento di questa puntata è dedicato al Google Analytics Ban, il contesto attuale, i possibili risvolti e i necessari adeguamenti per mettersi al sicuro.

A parlarne con noi  Giovanni Maria Riccio Partner Studio Legale E-Lex.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Cosa dice il garante per la privacy
  • Come trattare i dati nel rispetto della normativa vigente
  • Quale scadenza rispettare
  • Cosa significa usare Google Analytics
  • Differenza tra pseudonimizzazione e anonimizzazione dei dati
  • Modalità e strumenti alternativi per la gestione dei dati

Intervista ITA Airways

Come si raggiunge il proprio pubblico? Lo abbiamo chiesto a ITA Airways

La chiamata a raccolta a Milano della comunità di Salesforce ha fatto il suo debutto il 7 giugno, al MiCo, in un’atmosfera molto friendly ma calata tra clienti, “trailblazer”,  partner e giornalisti.

Tra tutti i partecipanti si è respirata quell’aria di giovialità della quale si sentiva la mancanza, e tra gli interventi di spicco, c’è stato quello di Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways, la quale ha posto l’accento sulla cura e l’attenzione che viene posta quotidianamente ad ogni persona, che gravita nel infosfera ITA e su quanto i dati siano fondamentali per andare incontro alle esigenze del pubblico di riferimento.

ITA Airways - evento salesforce

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D’altronde, il report State of Connected Customer di Salesforce basato su un’indagine condotta a livello globale tra consumatori e buyer aziendali, evidenzia come le aspettative e i comportamenti dei consumatori siano cambiati nel tempo. “In tempi di cambiamento, è fondamentale rendere le esigenze e le aspettative dei propri clienti un faro che possa guidare la propria azienda”, osserva Maurizio Capobianco, Area Vice President Cloud Sales di Salesforce Italia.

“Non stupisce osservare che nel nostro Paese la relazione con il servizio clienti e l’assistenza diventa cruciale. Basti pensare che in Italia il 75% del campione intervistato, (l’82% nel caso della fascia dei Millennial), ha dichiarato di aver consigliato ad amici o parenti un brand in base alla propria esperienza con il customer service. É solo capendo di cosa ha bisogno ogni singolo cliente, che si tratti di un consumatore o di un buyer aziendale, che le aziende possono guadagnare, costruire e mantenere la valuta che permetterà loro di coinvolgere i propri consumatori: la fiducia”.

Noi Ninja abbiamo partecipato all’evento e abbiamo colto l’occasione per conversare proprio con Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways.

ITA Airways come raggiunge il proprio pubblico di riferimento?

«Per Ita Airways, arrivare alle persone giuste è importante, anzi, di fondamentale importanza a maggior ragione in un mercato di riferimento che sta fortemente cambiando dopo la pandemia, sia per quanto riguarda i viaggi di lavoro che quelli di piacere.

Con Salesforce abbiamo iniziato un percorso in merito alla creazione del nostro nuovo programma di loyalty che abbiamo lanciato lo scorso 15 ottobre 2021 con l’obiettivo di rispondere in modo adeguato e completo alle richieste, alle esigenze e alle preferenze della nostra clientela in modo tale da costruire un’esperienza di viaggio a 360 gradi, che possa fidelizzare ogni passeggero».

Qual è la strategia che avete avviato per mettere le persone al centro del brand?

«Stiamo cercando di inserire concretamente le persone al centro investendo su innovazione, digitalizzazione e tramite lo snellimento dei processi che per noi partono prima che il passeggero arrivi in aereoporto, proseguendo con tutta l’esperienza di viaggio fino alla sua conclusione. Lo stiamo facendo misurandoci in base alla soddisfazione del cliente, tramite la modalità NPS  – Net Promoter Score, e noi stessi siamo misurati e remunerati rispetto al raggiungimento di determinati KPI».

ITA Airways - evento salesforce-2

In quale progetto in particolare c’è discontinuità con il passato?

«La discontinuità in realtà c’è in ogni area aziendale, in termini di programma di fidelizzazione, di flotta, stiamo  lavorando per essere sempre più sostenibili, ed essere davvero green. Si tratta di una sfida complessa ma ci crediamo. Abbiamo scelto la famiglia AIRBUS che ci permetterà, nel corso degli anni, di ottenere un risparmio di CO2 di 750 mila tonnellate».

In merito al Salesforce Live, qual è il valore che ITA Airways, ha voluto trasmettere?

«In primis, è bellissimo essere qui con tanto pubblico dal vivo, e volevamo essere tra le persone.  Ci stiamo focalizzando sulla nostra modalità e visione del viaggio, garantendo esperienze uniche, in giro per l’Italia. Negli scorsi mesi e settimane abbiamo sponsorizzato diverse attività.  Al tempo stesso aumentiamo la partecipazione in Italia e all’estero a kermesse di settore, perché stiamo sviluppando una florida parte di awareness e  ITA Airways ha bisogno da farsi conoscere su più fronti e affermarsi sul mercato internazionale».

Qual è la strategia di ITA Airways verso gli italiani hanno pronti per le vacanze?

«Ci troviamo in anno anomalo, è cambiato tutto. Ora le prenotazioni sono molto a ridosso, c’è stato un boom di prenotazioni da aprile ad oggi.  Ad oggi premiamo le persone che riescono a prenotare con largo anticipo, stiamo spingendo molto le destinazioni nazionali, in particolare la Sardegna.

Poi c’è il lungo raggio, abbiamo inaugurato 3 nuove rotte: Los Angeles, San Paolo e Buenos Aires che vanno a completare il network dove già operavamo su New York,  Boston e Miami».

C’è un’augurio che vuole fare al Paese e ad Ita Airways?

«Noi abbiamo un ruolo fondamentale, diventare punto di riferimento per l’Italia, per connettere i popoli tramite l’efficienza economica, l’innovazione e la sostenibilità.  Il nostro Paese ha bisogno di una compagnia aerea di bandiera che porti sviluppo, e dobbiamo stare in piedi con le nostra gambe… O sulle nostre Ali».

customer marketing - il cliente al centro delle relazioni

Guida all’Evoluzione del Customer Marketing

Guardare alle vecchie pratiche del marketing ci consente di osservare quanta strada abbiamo fatto e quanta strada dobbiamo ancora percorrere per raggiungere l’obiettivo primario di qualsivoglia team marketing: instaurare una relazione pertinente, unica e duratura con ciascun cliente.

Sembra molto lontano il tempo in cui il mass marketing era la pratica più utilizzata, caratterizzata dai marchi che si rivolgevano ai consumatori in maniera indifferenziata e con un’offerta concepita per generare un desiderio. Alcune tracce di questo approccio sono presenti ancora oggi, nonostante prevalga l’approccio customer centrico.

Il marketing personalizzato, o il cosiddetto marketing segmentato, che ad oggi va per la maggiore, spesso riunisce gli individui in gruppi di persone che condividono alcune caratteristiche comuni, con il risultato di inviare numerosi messaggi non sempre pertinenti.

È diventato quindi necessario ripensare a un approccio marketing che parta realmente dal singolo individuo e che si basi sulle sue esigenze specifiche. Grazie alle innovazioni e tecnologie presenti sul mercato, oggi è finalmente possibile rivolgersi in modo individualizzato verso ciascuno delle centinaia di migliaia, o addirittura milioni di clienti e potenziali presenti nel database. Questo è realizzabile grazie all’Individuation® Marketing. Un nuovo approccio, sviluppato da Splio, che consente alle aziende di rivolgersi realmente a ogni singolo individuo in tutta la sua singolarità, in modo pertinente e rispettoso grazie all’intelligenza artificiale.

In questo articolo vi presentiamo una guida inedita a cura di Splio sull’evoluzione del customer marketing. Un white paper che ci offre un viaggio nel tempo per ripercorrere l’evoluzione del marketing e le sue tappe principali: dal mass marketing, al marketing segmentato, fino al marketing individualizzato per instaurare finalmente una relazione one-to-one con la clientela grazie all’IA.

<<Scarica la guida di Splio e fai il salto verso il marketing individualizzato>>

customer marketing 01

1990 – 2010 – Il marketing di massa: alle origini del customer marketing

Alle origini del marketing verso il cliente troviamo il marketing di massa – “one-to-many”: il marchio si rivolge indistintamente ai clienti, tramite un messaggio destinato a raggiungere il maggior numero di persone possibile.

L’offerta di prodotti e servizi è pensata unicamente per creare un desiderio, più che rispondere a una necessità. La comunicazione è di conseguenza incentrata principalmente sul prodotto ed è basata su una logica puramente quantitativa: sensibilizzare un numero elevato della popolazione per incentivare l’acquisto, poiché più saranno gli invii, maggiori saranno i ritorni! In questa fase la comunicazione è rappresentata per lo più dal cartaceo, in seguito i canali si estenderanno all’e-mail marketing e agli SMS.

I limiti di questo approccio non tardano ad arrivare; i consumatori cominciano a provare insofferenza verso ogni tipo di pubblicità e a non fidarsi più dei marchi. Le aziende ottengono perciò il risultato opposto e sentono l’esigenza di un cambiamento, dettato anche dall’evolversi delle piattaforme a disposizione sul mercato per la gestione dei dati.

customer marketing

2010 – 2020 – Il marketing segmentato: la prima trasformazione offerta dal digital

Con il marketing segmentato, il “one-to-few”, il marchio si concentra su gruppi di persone con preferenze e gusti simili, per promuovere la combinazione (promozione, contenuto, canale) che avrà più opportunità di raggiungere il migliore risultato.

Il marketing personalizzato riesce a emergere grazie all’ascesa del digitale: i marketer ora hanno a disposizione maggiori strumenti per tracciare il customer journey e comprendono l’importanza crescente dei dati a disposizione sui loro clienti. Grazie a una conoscenza approfondita sul cliente, possono quindi creare dei segmenti di pubblico ai quali inviare delle comunicazioni ad hoc.

Il marketing personalizzato rimane tuttavia legato a una logica di prodotto e un invio collettivo. Seppur l’impressione sia di ultra-personalizzare l’offerta e la comunicazione per il singolo, in realtà le campagne sono implementate dai dipartimenti marketing con la combinazione che funzionerà meglio per il segmento, a partire dal prodotto che desiderano lanciare in quel momento e dalla stagionalità. E non necessariamente la combinazione giusta per l’intero segmento, con l’effetto di rinunciare a parte della clientela, inviando loro messaggi non pertinenti.

marketing insight

2020 – oggi  – Il marketing individualizzato: un nuovo approccio per un’activation one-to-one

Con l’avvento dell’Intelligenza artificiale, nasce il marketing individualizzato: ogni cliente diventa un segmento a sé stante grazie all’IA.

La conoscenza del cliente, potenziata quotidianamente dagli algoritmi di apprendimento, rende finalmente possibile una relazione one-to-one con la clientela. Le nuove tecnologie disponibili consentono ai marketer di ogni settore di instaurare una relazione pertinente e rispettosa con ciascuno. La piattaforma di Individuation® Marketing sviluppata da Splio, tramite degli algoritmi di machine learning, raccoglie le numerose tracce ed interazioni dai diversi touch point dei clienti, e successivamente seleziona la giusta opportunità di comunicazione, il canale preferito, la persona giusta e il momento giusto. Inviare il contenuto più rilevante a ogni individuo, questa è a promessa del marketing individualizzato!

I team del marketing, in questa nuova fase del customer marketing, possono finalmente tornare al loro ruolo strategico e concentrarsi sulla tipologia contenuti che desiderano incoraggiare, stabilendo le regole di ogni campagna, e lasciando all’Intelligenza artificiale i compiti più ripetitivi, ovvero la scelta del canale e del messaggio idoneo per ciascun cliente.

il customer marketing

Customer Marketing: è tempo di un cambio di paradigma

Dal 2010 a oggi, abbiamo assistito a cambiamenti radicali nell’approccio al customer marketing.  Le esigenze del cliente, insieme alle nuove tecnologie, hanno guidato l’evoluzione e ci introducono oggi in una nuova fase: l’Individuation® Marketing. Grazie all’IA e agli algoritmi di apprendimento, ogni cliente diventa un segmento a sé stante e dispone di un piano marketing dedicato.

È giunto quindi il momento per i marchi di ripensare completamente alla loro strategia di marketing, per potersi finalmente a relazionare individualmente con ogni persona, in modo personalizzato e pertinente. Come? Grazie ad un nuovo approccio di marketing che parte davvero dal singolo individuo e che ti consente di generare entrate incrementali da ciascuno delle centinaia di migliaia, o addirittura milioni di prospect e clienti presenti nel database.

<<Scarica la guida completa di Splio e prendi ispirazione per conquistare ogni cliente in tutta la sua singolarità grazie all’IA>>

bitcoin

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

L’8 luglio Palazzo Innovazione ospita l’associazione Digital South e Ninja Academy per un evento di divulgazione e formazione per comprendere il potenziale economico e sociale della blockchain e di Bitcoin.

Bitcoin, tutti ne parlano, ma chi davvero ne ha compreso il potenziale?

bitcoin come strumento per disinnescare il mondo

Sistema di pagamento, riserva di valore, ma anche strumento sociale che può aiutare comunità e persone a mantenere la libertà finanziaria e a trasferire valore senza intermediazione e censure.

Sarà la moneta universale del futuro? Che opportunità crea la blockchain per le aziende?

Ne discuteranno insieme a professionisti e imprenditori nel corso di un evento pubblico e gratuito che si terrà in presenza a Palazzo Innovazione, l’8 luglio dalle ore 17,30:

  • Riccardo Giorgio Frega, attivista, co-autore e voce insieme a Luca Berto di Bitcoin Italia Podcast, che terrà una masterclass dal titolo: “Bitcoin come strumento per disinnescare il mondo: fare impresa nel futuro che ci attende
  • Mirko Pallera, fondatore di Ninja, giornalista e imprenditore, modererà il dibattito finale.

L’evento è organizzato da Digital South, associazione che riunisce imprese e professionisti del digitale e da Ninja Academy, la digital business school di Ninja Marketing, focalizzata sul potenziamento delle competenze digitali avanzate.

<<Vuoi comprendere il vero potenziale di Bitcoin? Segui qui la diretta su LinkedIn>>

I relatori dell’evento

  • Riccardo Giorgio Frega, classe 1979, è un autore, divulgatore e attivista libertario italiano. Impegnato dal 2013 nella lotta antiproibizionista e da sempre appassionato di nuove tecnologie, è esperto delle possibili applicazioni della blockchain e in particolare di Bitcoin, che considera presidio importante di tutela dei diritti civili e delle libertà individuali. Dal 2018 è autore e voce del Bitcoin Italia Podcast, il primo e il più seguito podcast a tema in lingua italiana.
  • Laura Nori, communication designer e community manager di Bitcoin People, vede Bitcoin come il network di pagamento che rivoluzionerà la società a partire dal mondo del lavoro. Esperta di comunicazione nei social network, la sua missione è portare questa tecnologia nelle case e nelle attività di tutti.

L’evento si terrà in presenza nel Complesso Monumentale di Santa Sofia a Salerno, l’8 luglio, dalle ore 17:30. Per partecipare è necessario iscriversi all’evento a questo indirizzo.

Puoi anche seguire la diretta da questo articolo.

Google Analytics cosa dice il garante

Ecco cosa dice il Garante: no, non basta utilizzare Google Analytics 4 per essere in regola

Il 7 giugno 2022 la CNIL (Commission nationale de l’informatique et des libertés) ha inviato una diffida formale a diverse organizzazioni a conformarsi all’uso di Google Analytics, a causa del trasferimento dei dati negli Stati Uniti senza sufficienti garanzie per i diritti degli utenti europei. Quali sono le conseguenze per le organizzazioni?

Questa FAQ riguarda solo le decisioni di avviso formale della CNIL sull’uso di Google Analytics in seguito all’invalidazione del Privacy Shield.

La dichiarazione congiunta della Commissione europea e degli Stati Uniti del marzo 2022 su una futura decisione di regolamentare adeguatamente i flussi di dati verso gli Stati Uniti è al momento solo un annuncio politico.

Il 6 aprile il GEPD (Garante europeo della protezione dei dati) ha rilasciato una dichiarazione in cui chiarisce che tale dichiarazione non costituisce un quadro giuridico su cui le organizzazioni possono fare affidamento per trasferire i dati negli Stati Uniti.

Abbiamo programmato un webinar con un vero esperto in materia per comprendere meglio risvolti e potenziali alternative al GA Ban: Giovanni Maria Riccio, partner dello Studio Legale E-Lex.

webinar con Giovanni Maria Riccio

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Cosa è successo in Italia

Il sito web che utilizza il servizio Google Analytics (GA), senza le garanzie previste dal Regolamento Ue, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti.

garante della privacy - google-analytics

Lo ha affermato il Garante per la privacy a conclusione di una complessa istruttoria avviata sulla base di una serie di reclami e in coordinamento con altre autorità privacy europee. Dall’indagine del Garante è emerso che i gestori dei siti web che utilizzano GA raccolgono, mediante cookie, informazioni sulle interazioni degli utenti con i predetti siti, le singole pagine visitate e i servizi proposti.

Tra i molteplici dati raccolti, indirizzo IP del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, nonché data e ora della visita al sito web. Tali informazioni sono risultate oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti.

Nel dichiarare l’illiceità del trattamento è stato ribadito che l’indirizzo IP costituisce un dato personale e anche nel caso fosse troncato non diverrebbe un dato anonimo, considerata la capacità di Google di arricchirlo con altri dati di cui è in possesso.

All’esito di tali accertamenti il Garante ha adottato il primo di una serie di provvedimenti con cui ha ammonito Caffeina Media S.r.l. che gestisce un sito web, ingiungendo alla stessa di conformarsi al Regolamento europeo entro novanta giorni. Il tempo indicato è stato ritenuto congruo per consentire al gestore di adottare misure adeguate per il trasferimento, pena la sospensione dei flussi di dati effettuati, per il tramite di GA, verso gli Stati Uniti.

Il Garante ha evidenziato, in particolare, la possibilità, per le Autorità governative e le agenzie di intelligence statunitensi, di accedere ai dati personali trasferiti senza le dovute garanzie, rilevando al riguardo che, alla luce delle indicazioni fornite dall’EDPB (Raccomandazione n. 1/2020 del 18 giugno 2021), le misure che integrano gli strumenti di trasferimento adottate da Google non garantiscono, allo stato, un livello adeguato di protezione dei dati personali degli utenti.

Con l’occasione l’Autorità richiama all’attenzione di tutti i gestori italiani di siti web, pubblici e privati, l’illiceità dei trasferimenti effettuati verso gli Stati Uniti attraverso GA, anche in considerazione delle numerose segnalazioni e quesiti che stanno pervenendo all’Ufficio. E invita tutti i titolari del trattamento a verificare la conformità delle modalità di utilizzo di cookie e altri strumenti di tracciamento utilizzati sui propri siti web, con particolare attenzione a Google Analytics e ad altri servizi analoghi, con la normativa in materia di protezione dei dati personali.

Allo scadere del termine di 90 giorni assegnato alla società destinataria del provvedimento, il Garante procederà, anche sulla base di specifiche attività ispettive, a verificare la conformità al Regolamento Ue dei trasferimenti di dati effettuati dai titolari.

Fonte: Sito Ufficiale del Garante per la Protezione dei Dati Personali

Cosa dobbiamo imparare dalle comunicazioni formali emesse dalla CNIL

Il contesto

Il 16 luglio 2020, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso un’importante sentenza: il Privacy Shield, che regolava i trasferimenti di dati tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, è stato invalidato perché non offriva garanzie adeguate contro il rischio di accesso illecito da parte delle autorità americane ai dati personali dei residenti europei.

Solo se le organizzazioni adottano ulteriori garanzie tecniche, legali e organizzative per impedire tale accesso, tali trasferimenti potrebbero essere effettuati nella pratica.

Nell’agosto 2020, NOYB ha presentato 101 reclami a varie autorità europee per la protezione dei dati su siti web che utilizzano, tra gli altri, il diffusissimo strumento di analisi web Google Analytics, la cui società madre ha sede negli Stati Uniti.

La decisione

Nella comunicazione formale emessa il 10 febbraio 2022 in merito a una di queste organizzazioni, la CNIL ha ritenuto che :

  • le misure messe in atto da Google non sono sufficienti a escludere la possibilità di accesso ai dati dei residenti europei; i dati degli utenti
  • europei di Internet vengono quindi trasferiti illegalmente attraverso questo strumento.

Perché l’avviso pubblicato online è stato reso anonimo?

Una delle comunicazioni formali relative all’uso di Google Analytics è stata pubblicata in forma anonima sul sito web della CNIL il 16 febbraio 2022.
La decisione è stata resa anonima perché non è sembrato utile nominare un particolare editore di siti web, dato che lo strumento è ampiamente utilizzato.

L’obiettivo è che tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano questo strumento siano conformi.

Le organizzazioni hanno una scadenza per la conformità?

Le organizzazioni notificate hanno un mese di tempo per conformarsi e giustificare tale conformità alla CNIL. Questo periodo di un mese può essere rinnovato su richiesta delle organizzazioni interessate.

Tutti i responsabili del trattamento dei dati che utilizzano Google Analytics in modo simile a queste organizzazioni devono ora considerare questo uso come illegale ai sensi del GDPR.

Dovrebbero quindi rivolgersi a un fornitore che offra sufficienti garanzie di conformità

Questa interpretazione delle conseguenze della sentenza “Schrems II” della CNIL è condivisa a livello europeo?

Al fine di armonizzare le decisioni e fornire certezza giuridica alle parti interessate, le autorità europee che hanno ricevuto reclami dall’associazione NOYB (none of your business) sul tema dei trasferimenti di Google Analytics si sono organizzate in un gruppo di lavoro per esaminare insieme le questioni legali sollevate in questi casi e coordinare le loro posizioni e decisioni.

La decisione della CNIL non è la prima a livello europeo: un mese prima della CNIL, l’autorità austriaca per la protezione dei dati ha emesso a gennaio una prima decisione che va nella stessa direzione di quella dell’autorità francese.

Perché i reclami presentati dall’associazione NOYB non sono stati trattati contemporaneamente?

Tutti i reclami presentati dall’associazione NOYB e deferiti alla CNIL sono stati esaminati in modo coordinato: tuttavia, le situazioni sono state esaminate caso per caso e in base alle risposte fornite dalle organizzazioni.

Tutte le organizzazioni francesi il cui utilizzo di Google Analytics è stato oggetto di reclami da parte della NOYB hanno ricevuto una notifica formale.

Esistono clausole contrattuali standard e garanzie aggiuntive per consentire l’utilizzo di Google Analytics?

Gli intervistati avevano stabilito con Google clausole contrattuali standard, che Google offre di default agli utenti di questa soluzione. Queste clausole contrattuali standard non possono da sole fornire un livello di protezione sufficiente in caso di richiesta di accesso da parte di autorità straniere, in particolare se tale
accesso è previsto dalle leggi locali.

Nella sua risposta alle richieste della CNIL, Google ha indicato di aver messo in atto misure legali, organizzative e tecniche aggiuntive, che tuttavia sono state ritenute insufficienti a garantire
l’effettiva protezione dei dati personali trasferiti, in particolare contro le richieste di accesso ai dati da parte dei servizi segreti statunitensi.

È possibile impostare lo strumento Google Analytics in modo che i dati personali non vengano trasferiti al di fuori dell’Unione Europea?

No. In risposta al questionario inviato dalla CNIL, Google ha indicato che tutti i dati raccolti tramite Google Analytics sono ospitati negli Stati Uniti.

Anche in assenza di trasferimento, l’utilizzo di soluzioni offerte da aziende soggette a giurisdizioni extra-UE può comportare difficoltà in termini di accesso ai dati. In effetti, le organizzazioni
possono essere obbligate dalle autorità di paesi terzi a divulgare i dati personali ospitati su server situati nell’UE.

L’articolo 48 del GDPR limita tale divulgazione ai casi in cui il Paese terzo richiedente e l’UE o lo Stato membro interessato siano parti di un accordo internazionale che preveda tale divulgazione.

È possibile impostare Google Analytics in modo che trasferisca solo dati anonimi negli Stati Uniti?

Nel contesto della comunicazione formale, Google ha indicato che utilizza misure di pseudonimizzazione, ma non di anonimizzazione. Google offre l’anonimizzazione degli indirizzi IP, ma non è applicabile a tutti i trasferimenti. Inoltre, dalle prove fornite da Google non è chiaro se questa anonimizzazione avvenga prima del trasferimento negli Stati Uniti.

Inoltre, il semplice utilizzo di identificatori univoci per differenziare gli individui può rendere i dati identificabili, soprattutto se combinati con altre informazioni come i metadati del browser e del sistema operativo. Questi dati consentono di tracciare con precisione gli utenti, in alcuni casi su più dispositivi.

Se il GEPD ammette nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021 la possibilità di utilizzare la pseudonimizzazione come misura supplementare, il suo utilizzo è soggetto a un’analisi volta a garantire che tutte le informazioni trasmesse non consentano in alcun modo la reidentificazione della persona, anche tenendo conto dei mezzi sostanziali a disposizione delle autorità che potrebbero voler effettuare tale reidentificazione.

Infine, l’uso congiunto di Google Analytics con altri servizi di Google, in particolare con i servizi di marketing, può aumentare il rischio di tracciamento. In effetti, questi servizi, molto diffusi in Francia, possono consentire un controllo incrociato dell’indirizzo IP e quindi tracciare la cronologia di navigazione della maggior parte degli utenti di Internet su un gran numero di siti.

Differenza tra anonimizzazione e pseudonimizzazione

La pseudonimizzazione è il trattamento dei dati personali in modo tale che non sia più possibile attribuirli a una persona fisica senza ulteriori informazioni. In pratica, la pseudonimizzazione consiste nel sostituire i dati direttamente identificativi (cognome, nome, ecc.) in un set di dati con dati indirettamente identificativi (alias, numero sequenziale, ecc.).

L’anonimizzazione consiste nell’utilizzare un insieme di tecniche in modo tale da rendere impossibile, in pratica, l’identificazione della persona con qualsiasi mezzo e in modo irreversibile. I dati anonimizzati non sono più soggetti al GDPR.

La crittografia potrebbe essere una garanzia aggiuntiva sufficiente?

Sì, ma a determinate condizioni. L’implementazione della crittografia dei dati da parte di Google si è rivelata una misura tecnica insufficiente, in quanto Google LLC stessa cripta i dati ed è obbligata a consentire l’accesso o a fornire i dati importati in suo possesso, comprese le chiavi di crittografia necessarie per rendere i dati intelligibili. Poiché Google LLC mantiene la possibilità di accedere ai dati delle persone in chiaro, tali misure tecniche non possono essere considerate efficaci in questo caso.

La crittografia è quindi una garanzia aggiuntiva insufficiente se l’organizzazione soggetta alle richieste delle autorità statunitensi può accedere ai dati personali in chiaro.

Affinché la crittografia sia considerata una salvaguardia aggiuntiva sufficiente, le chiavi di crittografia dovrebbero, tra l’altro, essere tenute sotto il controllo esclusivo dell’esportatore dei dati o di altri soggetti stabiliti in un territorio che offra un livello di protezione adeguato.

Ci sono sufficienti garanzie aggiuntive per continuare a utilizzare il solo strumento di Google Analytics?

Nessuna delle garanzie aggiuntive presentate alla CNIL nel contesto della messa in mora impedirebbe o renderebbe inefficace l’accesso dei servizi di intelligence statunitensi a i dati personali degli utenti europei quando si utilizza esclusivamente lo strumento Google Analytics.

Tuttavia, può essere possibile una soluzione che preveda il coinvolgimento di un server proxy per evitare il contatto diretto tra il terminale dell’utente Internet e i server dello strumento di misura. Tuttavia, occorre garantire che questo server soddisfi una serie di criteri per poter ritenere che questa misura aggiuntiva sia in linea con quanto previsto dal GEPD nelle sue raccomandazioni del 18 giugno 2021.

È possibile continuare a trasferire i dati con il consenso esplicito delle persone?

Il consenso esplicito degli interessati è una delle possibili deroghe previste per alcuni casi specifici dall’articolo 49 del GDPR. Tuttavia, come indicato nelle linee guida del Comitato europeo per la protezione dei dati su queste deroghe, esse possono essere utilizzate solo per trasferimenti non sistematici e non possono costituire una soluzione permanente e a lungo termine, in quanto il ricorso a una deroga non può diventare la regola generale.

Esistono strumenti alternativi?

La CNIL ha pubblicato un elenco di strumenti di misurazione dell’audience che, se correttamente configurati, possono essere esenti dal consenso.

Questo elenco comprende strumenti che hanno già dimostrato alla CNIL di poter essere configurati in modo da limitarsi a quanto strettamente necessario per la fornitura del servizio, e quindi di non richiedere il consenso dell’utente, ai sensi dell’articolo 82 della legge sulla protezione dei dati.

Tuttavia, questo elenco non prende attualmente in considerazione le questioni sollevate dai trasferimenti internazionali, comprese le conseguenze della sentenza “Schrems II”.

Come garantire che gli strumenti di misurazione dell’audience non trasferiscano i dati a un paese terzo non appropriato?

Nel caso in cui lo strumento previsto trasferisca dati al di fuori dell’Unione Europea o la società che pubblica lo strumento abbia legami patrimoniali o organizzativi con una società madre situata in un paese che prevede la possibilità per i servizi di intelligence di richiedere l’accesso a dati personali situati in un altro territorio, è necessario valutare il quadro giuridico del paese terzo.
Questa valutazione può basarsi su :

  • decisioni della CGUE o della Corte europea dei diritti dell’uomo, che hanno potuto valutare la conformità di determinate legislazioni agli standard europei di protezione dei dati;
  • le raccomandazioni della CNIL europea, che hanno, ad esempio, dettagliato le garanzie essenziali che devono essere presenti nel Paese terzo quando si valuta il livello di protezione dei dati.

È inoltre possibile utilizzare il metodo della proxyfication che, se correttamente configurato, consente di inviare a un server al di fuori dell’Unione europea solo dati pseudonimizzati.

I responsabili del trattamento possono adottare un approccio basato sul rischio, tenendo conto della probabilità di richieste di accesso ai dati?

No. I dati personali trasferiti in un Paese al di fuori dell’Unione Europea devono beneficiare di un livello di protezione “sostanzialmente equivalente” a quello garantito nell’UE.

In particolare, la possibilità di un accesso illegale ai dati personali che vada oltre quanto necessario e proporzionato in una società democratica da parte delle autorità pubbliche mina gravemente i diritti e le libertà fondamentali degli interessati.

Nel caso in cui tale accesso sia possibile (e non solo quando l’accesso è probabile) e le garanzie che circondano l’emissione di richieste di accesso ai dati non siano sufficienti ad assicurare un livello di protezione dei dati sostanzialmente equivalente a quello garantito nell’UE (si vedano le raccomandazioni del GEPD sulle garanzie essenziali), sono necessarie misure tecniche aggiuntive per rendere tale accesso impossibile o inefficace.

Queste misure sono previste dalle raccomandazioni sulle misure complementari ai trasferimenti del Comitato europeo per la protezione dei dati.

Browser decentralizzati

Browser Web: le alternative (decentralizzate) a Chrome

L’era del Web 3.0 può definirsi iniziata, anche se per il momento sono per lo più investitori, venture capitalist, ingegneri e tecno-sognatori i veri pionieri di questa nuova frontiera che sarà certamente più aperta e democratica, libero da censure e vincoli, fondato su blockchain e protocolli decentralizzati. Il Web 3.0 promette di essere un luogo più inclusivo e concorrenziale, indipendente dalle Big tech e in grado di consentire a tutti di riappropriarsi dei dati e forse di monetizzare qualunque cosa su Internet. Premessa che può essere rafforzata anche dal cambiamento di operazioni quotidiane che tutti noi svolgiamo, come l’utilizzo di un browser web invece di un altro.

Browser decentralizzati: di cosa si tratta

Proprio nell’ottica sopra descritta sembra quasi un paradosso che in un web “libero” si debbano usare strumenti di navigazione “centralizzati” e il discorso riguarda proprio i nostri browser di navigazione che allo stato attuale non stanno solo sfruttando gli utenti, ma sono anche al limite per quanto riguarda la tutela della privacy.

Il Web 3.0 si configura come una rete dove i contenuti, i servizi e qualsiasi genere di informazione non verranno più conservati su server e piattaforme che appartengono a multinazionali di grandissime dimensioni, ma “sparpagliati in maniera omogenea” sulla rete tra infiniti nodi.

Proprio grazie alla decentralizzazione, gli utenti potrebbero finalmente monetizzare la condivisione dei dati. Infatti, ogni genere di contenuto, da un MP3, ad una foto delle vacanze resterebbe nelle mani dei legittimi autori, e non finirebbero più tra gli algoritmi delle varie piattaforme, come Tik Tok, Instagram e YouTube.

Nel Web 3.0, i dispositivi non si connetteranno più a server centrali, ma a registri distribuiti in rete sui quali si trovano tutte le informazioni desiderate, senza dover reperire dati sui server di alcuna azienda.

Perché ne parliamo

Lo strumento che trasferisce tutte queste informazioni alle strutture centralizzate e decentralizzate è il caro e amato browser, che ogni giorno utilizziamo per navigare nel web ed eseguire infinite operazioni.

L’importanza legata alla rivoluzione del Web 3.0 sta proprio nel protocollo IPFS che è il tassello che consentirà di rendere i contenuti web molto più a prova di errori e alle censure.

Come dichiarato da Molly Mackinlay, responsabile del progetto IPFS:

Oggi, gli utenti Web di tutto il mondo non sono in grado di accedere a contenuti con limitazioni, comprese, ad esempio, parti di Wikipedia in Thailandia, oltre 100.000 siti web bloccati in Turchia e l’accesso critico alle informazioni COVID-19 in Cina – Ora chiunque disponga di una connessione Internet può accedere a queste informazioni critiche tramite IPFS sul browser Brave“.

Un velocissimo chiarimento, il web tradizionale si fonda sul protocollo HTTP (o HTTPS) progettato per consentire ai browser di accedere alle informazioni sui server centrali, mentre il protocollo IPFS consente di accedere su una rete di nodi distribuiti.

Perché è importante

Sappiamo che i dati personali presenti all’interno di una blockchain non sono modificabili, ma può succedere (e la legge lo prevede) che un singolo utente possa richiedere la modifica di tali dati o di una parte di essi. In tale caso come possiamo modificare una struttura che per la sua dimensione è immutabile?

Altro aspetto da tenere presente sta nel fatto che i dati personali inseriti in una blockchain sono pubblici e consultabili da tutti i partecipanti, anche questo aspetto sembra in antitesi con il grado di sicurezza che la blockchain dovrebbe garantire.

Ancora, come esercitare il diritto all’oblio con i dati immessi in una blockchain data l’immutabilità della tecnologia blockchain?

Insomma, servirebbe una blockchain che possa essere compliant al G.D.P.R. il che rappresenta allo stato attuale un problema che porta i due argomenti privacy e blockchain a correre su due binari paralleli.

Una soluzione potrebbe essere la creazione di un sistema di crittografia dei dati personali con successiva eliminazione delle chiavi de-crittografiche, in modo tale che possano essere lasciati unicamente i dati indecifrabili oppure l’utilizzo dei cosiddetti modelli di memoria “fuori catena” o ancora l’impiego di “smart contract”.

Insomma il dibattito è aperto e oggetto di evoluzioni all’ordine del giorno.

Browser decentralizzati, cosa c’è da sapere

I nuovi browser che garantiscono la privacy degli utenti nascono con l’intento di consentire la navigazione nel Web 3.0, ma i problemi a cui abbiamo accennato sono tutt’altro che risolti.

Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.

Molte aziende, proprietarie dei browser più noti come Opera, Google, Microsoft stanno già dando luogo ad upgrade dei loro browser per consentire agli utenti di navigare nel Web 3.0 o per lo più di accedere ai propri portafogli o wallet digitali, fornendo un modo più sicuro per proteggere le proprie informazioni e la propria privacy.

I browser pensati per il Web 3.0 sono fondamentalmente delle applicazioni decentralizzate dette anche dApp, che consentono di utilizzare le tradizionali funzioni dei browser, ma permettono di mantenere il controllo dei propri dati e di trattenere la maggior parte delle relative monetizzazioni attraverso i dati.

Proprio in ottica di protezione dati e privacy nel Web 3.0 va citato il browser Klever, sconosciuto a molti, ma più avanti rispetto ai più blasonati competitor, che consente di connettersi a portafogli blockchain di Ethereum e Tron in modo molto sicuro e protetto, esplorare l’ universo dei protocolli finanziari decentralizzati, scoprire siti e social media di nuova generazione, accedere a token, raccogliere NFT e trovare i migliori strumenti di sviluppo blockchain.

Altro browser sviluppato per il Web3.0, primo ad integrare nativamente il protocollo peer-to-peer IPFS (InterPlanetary File System), che stravolgerà radicalmente il funzionamento di Internet, è Brave.

Come possiamo ben vedere, questi browser non risolvono i problemi di cui discusso sopra tra privacy e blockchain, il modo attraverso il quale tutelano la privacy degli utenti è data da sistemi che bloccano annunci e tracker così da evitare che questi possano seguirci da un sito all’altro.

Sono forniti poi da sistemi che in totale autonomia eliminano i cookie non necessari, rendendo in questo modo il proprio browser difficile da riconoscere e, come se non bastasse, bloccano i codici e siti dannosi aggiornando le connessioni sicure sui siti che le supportano.

Ninja Upshot

Browser come Mozilla, Opera Crypt, Brave, Klever integrano wallet o portafogli digitali connessi alle più note blockchain come Ethereum, Solana per effettuare in totale sicurezza qualsiasi operazione legata all’utilizzo delle cripto valute e alla gestione di asset digitali come gli NFT.

Il vero passaggio che determinerà l’evoluzione dei browser di navigazione verso le blockchain con la possibilità di utilizzare quest’ultime per veicolare e modificare i dati sensibili degli utenti, è un discorso ancora lontano, legato comunque alla necessità di risolvere i conflitti tra blockchain, GDPR e privacy.

Il discorso è comunque aperto e si cerca di rendere la normativa sulla privacy e il GDPR sempre più vicino al mondo delle blockchain, man mano che anche queste evolvono tecnologicamente avvicinandosi sempre più a risolvere le esigenze quotidiane di tutti.