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Dawn Ostroff - Spotify

Podcast, audiolibri e Diversity & Inclusion: intervista a Dawn Ostroff di Spotify

Il mercato globale del podcasting vale circa 20,32 miliardi di dollari e si prevede un aumento fino a 58,31 miliardi di dollari nel 2026, con un tasso di crescita annuale del 30,15%. Numeri impressionanti, che abbiamo avuto l’occasione di commentare con Dawn Ostroff, Chief Content & Advertising Business Officer di Spotify.

Grazie al suo punto di vista di assoluto rilievo, abbiamo analizzato quali siano le opportunità per inserzionisti e brand di crescere insieme a questo mercato in espansione; ma abbiamo anche cercato di capire cosa le persone si aspettino da questo ormai relativamente nuovo canale di comunicazione.

Dawn Ostroff ci ha parlato di “rivoluzione audio”, che sta diventando sempre più parte della quotidianità delle persone con il suo formato immersivo in grado di migliorare l’esperienza del pubblico.

Pubblico che in Italia conta, solo fra gli ascoltatori di podcast, più di 13 milioni di persone. E, c’è da scommettere, con l’arrivo degli audiolibri sulla piattaforma, il numero sia destinato ad aumentare velocemente.

Dawn Ostroff - chief content officer and advertising business officer of Spotify

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I budget pubblicitari si stanno spostando sempre più dai media tradizionali a quelli digitali. Cosa sta determinando questo spostamento?

Gli inserzionisti si muovono di pari passo ai consumatori, in particolare quelli più giovani – penso alla Gen Z.

E quando le audience si spostano sempre di più dai media tradizionali a quelli digitali, lo fanno anche gli inserzionisti. Lo abbiamo visto con il passaggio alla TV e ora lo stiamo sperimentando con l’audio.

Il pubblico, a livello globale, infatti, è ormai sintonizzato sull’audio digitale. E lo fa a ritmi record, con numeri in costante aumento. Di conseguenza, i podcast stanno crescendo in popolarità.

Secondo lo IAB Europe i podcast sono destinati a diventare un business pubblicitario da 1,5 miliardi di euro in Europa entro la fine del 2023.

Noi di Spotify siamo impegnati a modernizzare la pubblicità audio.

Siamo convinti che seguendo questa strada – introducendo un migliore targeting con strumenti come Streaming Ad Insertion, aiutando gli inserzionisti a raggiungere gli ascoltatori di podcast su scala con lo Spotify Audience Network, dimostrando l’impatto della pubblicità audio digitale con nuove soluzioni di misurazione e innovando l’esperienza pubblicitaria stessa con formati come le call-to-action cards – porteremo a maggiori investimenti da parte degli inserzionisti, rendendola un must-buy.

Questo non è un bene solo per Spotify, ma anche per gli inserzionisti e i creatori del settore.

Qual è il valore aggiunto che Spotify offre agli inserzionisti rispetto ad altre piattaforme più visive, come Facebook e TikTok?

Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione audio.

Ci sono molti nuovi formati e nuovi modi per gli utenti di ascoltare i contenuti grazie a dispositivi intelligenti come smart speaker, telefoni, tablet e altro ancora.  Questo significa che c’è più ascolto in tutti i settori, perché le persone cercano alternative allo schermo.

Gli studi dimostrano che entro il 2025 saranno più di 400 milioni le famiglie che utilizzeranno prodotti e servizi per la casa intelligente (Statista, Marzo 2022).

E secondo il National Public Media’s 2022 Smart Audio Report, il 53% di coloro che possiedono uno smart speaker e che, durante il giorno, ascoltano una pubblicità su di esso, affermano di essere molto più propensi a rispondere a tali annunci (“The Smart Audio Report”, National Public Media, giugno 2022).

Si tratta di un’opportunità a cui brand e inserzionisti dovrebbero prestare attenzione. L’anno scorso abbiamo collaborato con Neuro-Insights per condurre una ricerca volta a comprendere l’impatto che i diversi mezzi di comunicazione hanno sull’attività cerebrale.

L’abbiamo chiamata Sonic Science. Abbiamo scoperto che l’audio digitale – e Spotify in particolare – è più coinvolgente e immersivo dei social media (+27%), della TV (+23%) e della radio (+23%).

Taglia il rumore e coinvolge in un modo unico il pubblico migliorandone l’esperienza.

Siamo ancora ai primi capitoli del “rinascimento” dell’audio e all’orizzonte si profilano innovazioni e crescita che andrà a beneficio dell’intero settore.

In termini di audio advertising, le opportunità di attirare l’attenzione dei consumatori sono infinite, proprio perché l’audio digitale sta diventando sempre più parte della vita quotidiana di tutti noi.

Dal lavoro all’attività fisica, dalla cucina al pendolarismo, gli inserzionisti sono in grado di raggiungere i consumatori nel corso della loro giornata in modo profondamente personale e intimo.

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Perché la parità di genere e la D&I sono valori così importanti per Spotify e come si riflette questo approccio nell’offerta di podcast?

Gender equality, diversity e inclusion sono i pilastri culturali che guidano tutte le nostre attività, dalla musica ai podcast agli audiolibri. Crediamo in una cultura inclusiva in cui ognuno si senta autorizzato ad essere pienamente sé stesso.

Attraverso le nostre produzioni su Spotify e gli show esclusivi, cerchiamo di essere sostenitori del cambiamento. In Italia, ad esempio, abbiamo recentemente lanciato la seconda stagione di Maschiacci, il podcast di Francesca Michielin dedicato a D&I, donne e comunità sottorappresentate.  E il nostro impegno non si ferma certo qui.

inaugurazione casa Spotify

Francesca Michielin all’inaugurazione di Casa Spotify – Milano

Con gli utenti che continuano a crescere di anno in anno, il mercato audio globale è cresciuto a livelli sorprendenti.

Solo nell’ultimo trimestre, abbiamo registrato un numero pari a 4.7 milioni di podcast e sulla scia di questo trend, il mercato è a diventare un business multimiliardario grazie alla sua crescente popolarità a livello globale, sostenuta anche da ricavi pubblicitari in costante aumento.

E questo vale anche per il mercato italiano, dove in Italia, in particolare, gli ascoltatori di podcast sono circa 13 milioni. E il 53% è costituito da appassionati che li fruiscono regolarmente.

Con numeri del genere, non smetteremo mai di essere lo specchio culturale perfetto su questi temi.

L'”istinto per i prodotti di successo” ha ancora un ruolo nella strategia di Spotify, o l’approccio data-driven è la metodologia più importante?

Essenzialmente è un mix, tutto condensato nel raggiungere, intercettare e comprendere le esigenze in evoluzione dei nostri utenti, facendo leva sulle nuove tendenze culturali e sociali.

Nel passaggio dai media tradizionali al digitale, la chiave da ricercare è andare a capire dove sono le nuove generazioni, dove si posizionano, quali sono le loro abitudini di ascolto e consumo del digitale.

Ovviamente i dati fanno molto in questo senso.

Sono fondamentali e gli inserzionisti lo sanno bene. Ecco perché offriamo un ampio portafoglio di dati chiave e strumenti di misurazione delle prestazioni grazie alla pubblicità su Spotify, come Podsights e Brand Lift.

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In che modo l’arrivo degli audiolibri sulla piattaforma convincerà ancora più inserzionisti a investire in Spotify?

Crediamo che ci sia una grande opportunità di innovare anche nel settore degli audiolibri, portando il mercato a un livello superiore.

Soprattutto dal punto di vista degli autori e degli editori, offrendo loro nuovi modelli di monetizzazione, nuovi modi per raggiungere gli ascoltatori e nuovi modi per essere creativi con i contenuti.

Il nostro intento è quello di spingere il settore in avanti, portando la nostra nuova visione di ciò che può essere l’esperienza degli audiolibri, compresa l’aggiunta di nuovi modelli di business per gli audiolibri in futuro.

Stiamo valutando una serie di modelli di monetizzazione per gli audiolibri, ma al momento non abbiamo informazioni specifiche da condividere.

generazione Twitch

Un potere d’acquisto di 33 trilioni di dollari: come i brand possono intercettare la generazione Twitch

Nel 2030, le persone nate tra il 1997 e il 2012 disporranno di 33 trilioni di dollari. Una cifra enorme: si parla di circa il 27% del reddito mondiale a disposizione della “generazione Twitch”.

Riuscire a comprendere quali saranno le abitudini di spesa, ma anche i canali e i luoghi online che queste persone frequentano diventa un’esigenza indispensabile per i brand, per rimanere rilevanti agli occhi del proprio pubblico.

Il dato iniziale così impressionante è contenuto all’interno della ricerca Leading Cultural Change, uno studio globale di Twitch che mette in evidenza una nuova serie di comportamenti emergenti, che hanno il merito di riflettere meglio le esperienze e i valori culturali dei giovani adulti.

generazione twitch - i guadagni

Solo i brand in grado di cogliere davvero il cambiamento generazionale saranno in grado di creare messaggi realmente rilevanti per questo pubblico emergente. Dall’analisi semiotica dello studio, è emerso in particolare come per i brand sia prioritario imparare a parlare la lingua dei giovani adulti che popolano gli spazi digitali.

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Nella ricerca, questi Young Adults sono racchiusi nel macrogruppo della Generazione Twitch, accomunata da caratteristiche peculiari e differenzianti. Per comprenderle meglio e indagare in quali occasioni i brand possano inserirsi, abbiamo sentito Nicoletta Besio, Sales Director di Twitch per l’Italia. Ecco cosa ci ha detto.

Sales Director Italia di Twitch Nicoletta Besio

Generazione Twitch: cosa accomuna Alpha, Zed e Millennial

Questo gruppo di generazioni, che comprende anche la generazione Alpha e che dal prossimo anno potrà accedere a Twitch, è quella che oggi è alla guida del cambiamento culturale.

«Da sempre, tutte le nuove generazioni hanno creato disruption rispetto a chi è venuto prima di loro. Tra il 1997 e il 2012, sono nate ben 2,5 miliardi di persone, che sono già buyer di moltissimi prodotti. In poco tempo, entro il 2030, saranno in possesso del 27% della ricchezza globale. Si tratta di una generazione concreta e reale, cresciuta in un mondo connesso e padrona di spazi virtuali. La distinzione tra mondo online e offline, propria di generazioni passate, per queste persone scompare del tutto: non si va più online, ma si vive online» ha chiarito Nicoletta.

Ne consegue che il tipo di esperienze che queste persone si aspettano di vivere siano dinamiche e coinvolgenti a 360 gradi: tanto nei rapporti sociali quanto nel rapporto con i brand e i prodotti.

«C’è anche un altro aspetto che accomuna questa generation Twitch ed è il modo di comunicare», ha sottolineato. «Ci sono dei “codici di linguaggio” relativi a questo gruppo, un fattore caratterizzante che la distingue dalle generazioni precedenti».

Qual è questo codice? Intanto una forte propensione alla collaborazione: per Twitch, “community” è una delle keyword più importanti. Poi c’è anche una forte attenzione all’autenticità: l’esperienza “patinata”, quella troppo costruita non risuona, non piace a questa generazione. Queste persone cercano un rapporto molto vero con i loro interlocutori.

generazione twitch - il linguaggio

Come si costruisce una vera relazione con la Gen Z

«I brand hanno un ruolo fondamentale per costruire una vera relazione. Dalla nostra analisi emerge che gli Young Adults si ritrovano benissimo in queste conversazioni con i marchi purché siano comunicate con le giuste modalità, con il giusto linguaggio e il corretto tone of voice. Non possono prescindere dal comprendere quelle che sono le regole e i codici alla base di questa audience.

I brand si possono inserire molto bene in questo contesto purché lo facciano con una profonda comprensione di quello che è il linguaggio della generazione Z. Non devono infatti “avere paura” di entrare in questo contesto avendo il timore di non utilizzare il linguaggio giusto. Devono invece comprenderlo, utilizzare i giusti canali e le giuste modalità per entrare in questo ambiente».

Nella nostra chiacchierata, Nicoletta ha definito Twitch come un “mondo community-centrico“, ed è questo, secondo lei, il punto di vista che anche i brand devono comprendere.

Tutto ciò che è partecipazione attiva, interazione, collaborazione e condivisione delle passioni e dei valori di questa generazione è fondamentale.

La Gen Z (e la Generazione Twitch) si aspetta di ricevere stimoli che siano purposeful ed è questo il tipo di modalità che si deve avere ben chiara quando si vuole interagire con questo tipo di community.

Anche un’attività di branding tradizionale con un messaggio di advertising deve partire da questo punto di ingresso: cioè cosa è rilevante per questo tipo di pubblico.

L’importanza di recepire il cambiamento

«Uno dei claim che utilizziamo spesso in azienda è “Le persone vengono su Twitch per il contenuto ma poi ci rimangono per la community”. L’opportunità per il brand è proprio quella di inserirsi in questo rapporto così autentico, così vero e profondo con la community (che poi è anche il potenziale cliente di ogni servizio)».

Si passa quindi dalla viralità alla rilevanza: non serve più arrivare a molti, conta arrivare alle persone giuste. Ed è importante rendere comprensibile, “tradurre” alla community il messaggio del brand, grazie a chi parla la lingua giusta.

«Negli anni passati siamo stati abituati a ricercare il contenuto virale e il trend; una spasmodica ricerca che potesse arrivare a un grandissimo numero di persone. In realtà, l’esperienza che abbiamo su Twitch e che è nata dall’ambiente del gaming per estendersi al grande mondo che comprende tipi anche molto diversi di streaming, è proprio la voglia di appartenere a un gruppo con un rapporto molto vero con lo streamer.

Lo vediamo spessissimo quando lavoriamo con i brand sui progetti di branded content: i brand devono affidarsi a chi parla il linguaggio della community (lo streamer), il che non significa che il brand non dia suggerimenti e perimetri. Il brand rimane owner del messaggio e del posizionamento, ma è come se lo streamer diventasse un “traduttore simultaneo” con il linguaggio della community».

Gli ultimi anni ci hanno fatto capire la portata del fenomeno del live streaming sottolineando la democratizzazione della produzione dei contenuti e dell’aumento della partecipazione.

«Chiunque, con una webcam e una buona connessione a internet, può esprimere le proprie idee, condividere la propria passione, trasmettere una performance. Il live streaming, da questo punto di vista, ha accelerato moltissimo dei fenomeni e reso molto più partecipativa l’esperienza del pubblico», ha sottolineato Nicoletta.

In conclusione, emerge una domanda secca ma fondamentale: qual è il modo giusto per avvicinarsi alla capacità di spesa delle nuove generazioni?

«Siamo abituati a pensare alle nuove generazioni come ancora “fuori dal mercato”. Li consideriamo erroneamente come persone “non attive”, che non prendono decisioni. In realtà, quasi il 30% della ricchezza globale sarà in mano a questa generazione, ed è quindi importantissimo iniziare a capire già da adesso con che tipo di pubblico ci stiamo interfacciando.

Non sarà possibile entrare in risonanza da un momento all’altro: i brand hanno bisogno di fare un percorso e costruire questa relazione. Recepire questo cambiamento è fondamentale: the time is now e molti marchi lo hanno già compreso ma le opportunità da cogliere sono davvero ancora tante».

growth hacking per hr

Tecniche di Growth Hacking nelle strategie di People & Culture

Rispondere al cambiamento è più importante di seguire un piano”. Uno dei motti dell’Agile Manifesto sembra essere ormai sempre più ricorrente in ogni strategia organizzativa e di business di questi ultimi anni.

Ormai avvezzi alla descrizione dei contesti VUCA (Volatili, Incerti, Complessi, Adattivi), abbiamo compreso che ogni funzione organizzativa ha bisogno di ripensare i propri schemi e il proprio mindset in funzione di risultati sempre così difficili anche da rappresentare e fissare nel tempo.

Proprio come il marketing e le vendite, anche i dipartimenti delle risorse umane devono fornire risultati.

Le metriche possono essere diverse, ma uno scopo comune riguarda i dipendenti che devono comunque essere coinvolti nel proprio lavoro e nella cultura aziendale. Ed esistono innumerevoli statistiche che dimostrano come i dipendenti coinvolti forniscano risultati migliori e profitti più elevati.

Oggi l’HR Management comprende sempre di più che le metriche utilizzate per identificare il coinvolgimento e il “benessere” stanno cambiando.

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colloquio - growth hacking

Il Growth Hacking nelle Risorse Umane

Un trend metodologico che si è diffuso nel panorama del marketing e che ha ridefinito molti approcci di business delle aziende si chiama growth hacking.

Sean Ellis è considerato l’ideatore di questo termine, che traduce l’idea di diventare degli “hacker della crescita” nell’ambito del business, ed è una strategia che si basa fortemente su creatività, strumenti social e dati.

Invece di adottare ciecamente un metodo anziché un altro, il growth hacking supporta ogni mossa strategica con dati e test attraverso la lettura delle interazioni di un ambiente social e non solo.

Al centro della strategia c’è l’importanza di apprendere continuamente da prove ed errori, dalla raccolta di dati, dal monitoraggio dei risultati e dagli approfondimenti connessi ad ogni criticità.

Per quanto negli anni si sia trasformato in un una keyword nel mondo del marketing digitale, pochi in realtà riescono a capire cosa significhi veramente e come funzioni. Sta di fatto che la trasformazione digitale del business e della concorrenza è avvenuta in tutti i campi, e tutte le imprese, ma soprattutto le startup hanno avuto necessità di dimostrare che le proprie idee fossero vantaggiose per ottenere dei finanziamenti utili a potersi sviluppare.

Qualcuno ha già provato a dire che il growth hacking è un mix di istinto, analisi e sviluppo estremamente nitido per ottenere i risultati ideali nel più breve tempo possibile.

L’adozione di questo approccio è stato abbastanza fisiologico per le ex-startup della Silicon Valley, poiché negli anni hanno dovuto stimolare l’engagement, massimizzare la brand awareness, vendere i propri prodotti/servizi e mostrare chiaramente i risultati ai propri venture capitalist.

Se è vero che la crescita organizzativa guida e sostiene i fatturati delle imprese, coinvolge gli azionisti, è vero anche che aiuta a coinvolgere i lavoratori per migliorare. Perché allora non portare l’hacking della crescita anche negli approcci e nelle metodologie HR?

L’Hacking della Crescita

Spesso capita che un trend come il growth hacking sia frainteso.

Fare “hacking della crescita” non significa solo aumentare le vendite o aumentare gli utenti su una piattaforma, ma significa accettare il fatto che le aziende siano organismi complessi, che maturano nel tempo, e che il punto di partenza per crescere sia l’essere consapevoli della fase in cui ci si trova.

Uno degli scopi del growth hacking è senz’altro raggiungere rapidamente dei risultati attesi con costi minimi, ma bisogna considerarlo come più simile a un mindset che a uno strumento pubblicitario o di e-commerce.

Come ricorda Luca Barboni in “Il manuale ninja del web marketing” la parola growth hacking è composta in primis da “growth” che significa crescita. E la crescita corrisponde alla misurazione di un andamento: in un confronto tra un prima e un dopo infatti, senza attenzione ai dati, non potremmo avere nessuna percezione di crescita. Proprio per questo le metriche sono così importanti nel growth hacking.

“Hacking” invece va inteso come l’insieme dei metodi, delle tecniche e delle operazioni volte a conoscere, accedere e modificare un sistema e quindi prima di tutto come l’applicazione del pensiero laterale per trovare soluzioni non convenzionali a dei problemi.

Un hacker, infatti, è qualcuno che fissato un obiettivo preciso, fa di tutto per raggiungerlo e il growth hacker è un tipo specifico di hacker che ha come obiettivo in genere la crescita aziendale.

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Tra le caratteristiche che definiscono il growth hacking come metodologia e più nello specifico come mindset è sicuramente l’approccio “granulare” (cfr. Raffaele Gaito in Growth Hacking Mindset) alla risoluzione dei problemi, con la capacità di miscelare una costante visione d’insieme con un focus assoluto sul singolo, piccolo problema; in altre parole prendere un problema di grandi dimensioni e scomporlo in tanti problemi di dimensioni ridotte, che conseguentemente richiedono un investimento minore di risorse ma che porta a risultati migliori nel lungo periodo.

Il metodo che utilizza il growth hacking per la scomposizione dei problemi è il famigerato framework AARRR (Awareness, Acquisition, Activation, Retention, Revenue e Referral) o hacking funnel, destinato ad aiutare a identificare i punti sui quali un’azienda dovrebbe concentrare i propri sforzi per migliorare il raggiungimento dei propri obiettivi.

Queste cinque fasi hanno una cosa in comune: sono estremamente importanti per la crescita di un’azienda e per le organizzazioni in generale. Se un’azienda ne trascura il monitoraggio, non avrà un modo efficace per sapere “se sta andando bene o meno”.

Ognuna delle misurazioni del framework AARRR si rivolge a un campo di intervento: dalla cattura dell’attenzione degli utenti verso un’attività, all’aumento della redditività. I campi non si sovrappongono ma danno piuttosto forma a una sequenza ideale che, una volta posta in atto con successo, garantisce all’organizzazione la maggiore produttività possibile.

growth hacking people & culture

Assunzioni = Crescita? Il growth hacking per il recruiting

Proviamo allora a ripercorrere il “growth hacking funnel” in ottica HR, dove al posto dei clienti e del prodotto possiamo ritrovare le persone coinvolte nel ciclo di vita organizzativa, a partire ovviamente dai momenti di acquisizione e recruitment.

La fase di awareness può rappresentare l’inizio dell’imbuto, nella quale la persona viene a contatto con l’employer brand e diventa per l’appunto consapevole della sua esistenza. È qui che solitamente ritroviamo molte “vanity metrics” dell’employer branding, come ad esempio il numero di visitatori nella pagina “lavora con noi” o il numero di follower sulla pagina aziendale di Linkedin.

La fase di acquisition riguarda invece il momento in cui il job seeker lascia all’azienda i propri contatti o inizia a seguire attivamente l’employer brand sui social.

La fase di activation probabilmente può essere paragonata alla vera e propria job application per una posizione aperta; si tratta di un passaggio importante poiché potrebbe essere misurato come reale tasso di conversione di un utente da semplice visitatore a candidato effettivo.

Proseguendo il viaggio nel funnel, incontriamo il passo della retention, che nel marketing si identifica con gli utenti di una piattaforma che continuano ad utilizzarla con costanza, mentre nella nostra metafora HR potrebbero essere coloro che effettivamente partecipano al processo di selezione previsto e quindi il coinvolgimento nei test, nelle prove attitudinali, nei colloqui o ad altri strumenti di screening e selezione delle candidature.

La quinta fase del growth hacking funnel è la revenue, che nella similitudine HR avrà a che vedere con gli utenti/candidati che realmente sono stati assunti e sono concretamente diventati membri dell’organizzazione.

Ragionare anche qui con le metriche dei tassi di conversione di assunzione rispetto all’inizio del funnel può diventare molto interessante per capire quali siano davvero le performance che devono essere attivate per la ricerca di diversi profili nell’ambito della talent acquisition.

L’ultima fase, che potrebbe sembrare meno importante, è quella che nel mondo del marketing è chiamata “referral” e riguarda i follow-up nei confronti dei clienti acquisiti che hanno proceduto con l’acquisto di un prodotto.

Nel nostro caso potremmo invece fare riferimento a tutte le persone che hanno intrapreso il candidate journey e che, scartati, in un modo o nell’altro, parleranno del brand o dell’imprenditore che li ha coinvolti nel processo di selezione. Immaginare, ad esempio, per questo target l’inserimento in una community, in una newsletter o in qualsiasi altro strumento di fidelizzazione al brand può significare un concreto sviluppo di una talent pool e di un network di persone che possono veicolare anche per le future job opportunities un canale di riferimento.

Il growth hacking per attrarre i talenti

Nell’ambito della talent acquisition può diventare utile la similitudine anche rispetto alle strategie che possono essere messe in atto per promuovere il proprio “prodotto” HR (ovvero la posizione aperta) laddove sappiamo che ci sarà competizione nella ricerca di figure professionali specifiche con altri employer brand.

Per migliorare il proprio growth hacking funnel nell’employer branding  è bene predisporre una posizione che sia davvero attraente per il target di riferimento.

I giovani job seeker (considerando in questo caso i cosiddetti “alti potenziali” introvabili per il mondo aziendale) possono essere oggi molto smaliziati nella scelta di quale brand considerare per fare application. Se il “prodotto”/la posizione è “difettoso”/”effimera” le persone lo verranno a sapere molto facilmente.

Ricevere feedback anche sulle job description o sulla candidate experience da parte delle persone che hanno fatto application o dai neo-assunti può diventare senz’altro un modo per affinare costantemente la modalità di presentazione delle opportunità rispetto a quel target specifico.

Laddove studenti in target entrano in contatto con il brand aziendale tramite progetti di sinergia scuola-lavoro o altre occasioni di interazione con il territorio, può diventare molto valido immaginare quelle esperienze come dei “test-drive” di ciò che propone l’employer brand.

Come fosse una versione gratuita del proprio “prodotto” da far testare ad un gruppo selezionato di persone per poterne individuare punti di forza da enfatizzare e punti di debolezza su cui intervenire.

Il target del nostro HR growth hacking non può certo essere “chiunque” e, come nel marketing, dobbiamo passare attraverso delle fasi di sperimentazione (soprattutto quando le professioni cambiano continuamente, sono “nuove” o non esistono ancora).

Segmentare il pubblico su cui approcciare le strategie di employer branding significa anche conoscere a chi portare valore aggiunto in termini di crescita personale e professionale per poi puntare lì i propri sforzi (ed efficientare i costi).

Come abbiamo visto l’idea è quella di diventare dei “growth hacking recruiter”, che sfruttano in modo curioso e sicuro i social media, la tecnologia e i dati per raggiungere obiettivi di assunzione con un investimento finanziario minimo; che utilizzano strumenti di marketing digitale per ottimizzare e convertire i candidati giusti (SEO, UX, content marketing, etc.) ma anche capacità tecniche per automatizzare alcuni processi (scraping, bot, AI, etc.).

Ma soprattutto adottare un atteggiamento, piuttosto che sposare una determinata metodologia di misurazione dei risultati. L’analisi delle metriche individuate nelle fasi AARRR dovranno essere seguite allora da momenti non solo di analisi, ma di azione, in ogni fase di crescita del funnel, e con la messa in opera di esperimenti continui.

Sposare la mentalità del Growth Hacking nei processi di People & Culture

Per sposare un nuovo mindset come quello del growth hacking è importante visualizzare le fasi che ne distinguono l’approccio sperimentale e di esecuzione, che molto assomiglia alle metodologie di sviluppo agile o lean startup.

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Richiamando ancora il framework di Luca Barboni e provando a sintetizzare, è possibile riconoscere una fase di ideazione (o brainstorming dove si generano proposte), una di prioritizzazione (per assegnare punteggi alle idee e sistematizzare il processo creativo), una di esecuzione (basata sulla progettazione di test e nella loro implementazione) e una di analisi (dove si verifica il raggiungimento o meno dei risultati sperati.

Se l’esperimento è di successo diventa una best practice da sistematizzare altrimenti il processo ricomincia dalla fase di progettazione di nuovi test, fino ad avvicinarsi in maniera incrementale e iterativa al “good for enough”.

Se proviamo a vestire i panni di un HR “growth hacker” è possibile allora immaginare le fasi di sviluppo di un nuovo “prodotto”/“servizio” dedicato alla people & culture aziendale in tre passaggi fondamentali: il fitting tra i problemi delle persone e la soluzione HR, il fitting con il contesto aziendale, ed infine la crescita organizzativa e dell’individuo a livello professionale.

PEOPLE PROBLEM/SOLUTION FIT

Nel marketing chi può giudicare la perfezione di un’accoppiata tra il problema e la soluzione? Lo fa il cliente.

Il “problem/solution fit” corrisponde alla fase iniziale di validazione dell’idea. Come fare dunque a ricercare questa coppia perfetta tra problema e soluzione, questa corrispondenza anche nelle iniziative e nei servizi che l’HR attiva nei confronti della popolazione aziendale?

Seguendo il motto del movimento Lean startup: “get out of the building”, ovvero “esci fuori dall’ufficio e incontra di persona i tuoi utenti”.

Incontrare e intervistare i propri colleghi e colleghe è il modo più diretto e più efficace ed economico di avere dati provenienti da persone reali sul problema, e poi sulla situazione, che vorremmo affrontare all’interno o all’esterno dell’organizzazione: ad esempio, conoscere profondamente il target di nuove generazioni che vogliamo assumere o le differenze generazionali che si riscontrano nel nostro ambiente organizzativo.

Sarà importante rispettare alcune domande chiave quando conduciamo questo tipo di indagini: “ti capita mai di avere questo problema x? Quanto spesso ti capita? Mi racconteresti com’è andata l’ultima volta? Che cosa hai fatto per risolverlo? Se è rimasto soddisfatto da questa soluzione?”

In questi quesiti non vi è traccia della soluzione (che in questo approccio non può essere preconfezionata o imposta tout court alla popolazione aziendale).

Questo perché non si deve imporre la propria visione alle persone; è consigliabile fare un primo giro di interviste necessario individuare il segmento organizzativo ideale che effettivamente soffre del problema.

Una volta individuato, e conosciuto a fondo il problema, possiamo ripetere l’intervista aggiungendo come elemento finale una breve presentazione della nostra soluzione e raccogliere feedback.

SERVICE/PEOPLE FIT

Conosciuto il contesto di riferimento conosciamo un problema e una soluzione.

Per andare avanti però non ci bastano più delle interviste qualitative: abbiamo bisogno di dati numerici.

Per farlo, bisogna costruire un MVP (minimum valuable product) ovvero minimo prodotto fattibile, che consiste in un artefatto che permette: all’utente di avere un’esperienza del prodotto HR che abbiamo in mente (più o meno fedele alla versione finale); all’HR di raccogliere dati quantitativi sul comportamento delle persone (più o meno velocemente); all’HR di fare questa raccolta su un campione di persone in target (più o meno scalabile).

Per minimizzare il rischio di creare qualcosa che non abbia presa sul contesto organizzativo lanciamo piccoli test e sondiamo la reazione delle persone (banalmente, quante hanno cliccato alla newsletter interna? Quante hanno “convertito” con una partecipazione effettiva al programma di training?, etc.).

Sean Ellis, l’inventore della parola “growth hacking” propone un metodo specifico per misurarlo: lanciare un sondaggio alla base utenti, chiedere loro come si sentirebbero se il servizio che viene offerto, dall’oggi al domani, fosse ritirato (con opzioni di risposta chiusa molto deluso/piuttosto deluso/per niente deluso/adesso non sto usando il servizio); se il 40% di loro risponde che “molto delusi” o “arrabbiati”, significa che siamo molto vicini al “service/people fit”.

Il metodo si basa in un certo senso su una semplice domanda: se il tuo servizio HR fallisse qualcuno se ne accorgerebbe?

PROGRESSO E CRESCITA

Aver raggiunto il “service/people fit” significa contemporaneamente avere colleghi attivi, fedeli, che passano parola perché soddisfatti dell’employer brand. Queste condizioni gettano le fondamenta per una crescita.

Si dice spesso che la peggior decisione di marketing che si possa fare è tentare di vendere un prodotto che non vuole nessuno. E lo stesso può valere per la gestione delle persone in azienda: “vendere” una soluzione o un benefit che nessuno desidera può essere davvero un boomerang sotto molti punti di vista.

Nelle fasi precedenti ci siamo concentrati prima di tutto sull’attrarre il nostro target di persone che più di tutti manifesta il problema che proviamo a risolvere e che perciò vede il maggior valore nella nostra soluzione. Ma se inizialmente acquisire utenti era una scusa per generare dati e imparare come migliorare nell’ultima fase di sviluppo e crescita dobbiamo iniziare a estendere e coinvolgere una fetta più ampia di popolazione.

Una volta validato il primo “mattone” possiamo dare fondo alle innumerevoli tecniche di engagement da mutuare dal marketing (content marketing, social media, ads, SEM&SEA, SEO, eventi offline, newsletter, affiliate marketing, unconventional PR, etc.), a patto che il nostro mindset sia sempre sperimentale e attento a correggere continuamente il tiro con continui “fine tuning” della nostra strategia di engagement.

growth hacking per hr

Perché le risorse umane dovrebbero diventare hacker della crescita

Le tecniche del growth hacking declinate per l’HR, come abbiamo visto, possono essere rivolte alla crescita delle persone e dell’organizzazione in tutte le fasi del ciclo di vita organizzativo, non solo nella similitudine con la talent acquisition e dei funnel di selezione.

“Hackerare” la crescita significa incidere significativamente su tanti aspetti della vita aziendale in cui le persone entrano in contatto con l’employer brand.

Ad esempio, nelle fasi di onboarding, l’hacking della crescita può avere l’obiettivo di massimizzare il coinvolgimento di ogni nuovo assunto, costruendo e misurando lo scambio sociale che i newbie avranno con i nuovi colleghi e colleghe e identificando i touchpoint sociali misurabili.

Oppure nella comunicazione interna, quanto può essere proficuo avere una mentalità da growth hacker? Come sappiamo non sempre “one size fits all” e la personalizzazione delle informazioni (da area ad area, da divisione a divisione) può essere adattata a partire dall’adattamento dei contenuti a partire dalla segmentazione e dall’analisi dei dati raccolti nelle fasi di test compiuti nelle comunicazioni.

Per aumentare il c0involgimento, dobbiamo segmentare il nostro “pubblico”.

Parte integrante del growth hacking, inoltre, è testare, osservare, modificare e ripetere, ma soprattutto imparare da tutto il processo. Per crescere dobbiamo testare nuovi modelli di apprendimento e imparare da essi, e creare una cultura della sperimentazione che si possa basare sull’ “E se facessimo così?” invece che “Abbiamo sempre fatto così!”; è il principio primo su cui si devono basare oggi tutte le strategie di learning & development in azienda.

Un aspetto fondamentale del growth hacking è infine l’analisi dei dati. Sentiamo parlare molto di big data soprattutto nel marketing, ma non dobbiamo considerare le metriche solo come una mera funzione di reporting, ma soprattutto come ispirazione per il miglioramento dei processi, la segmentazione basata sui dati e un migliore processo decisionale. Combinare le survey interne già largamente utilizzate dal mondo HR con attività misurabili e dashboard di informazioni ulteriori può diventare una scelta vincente in chiave strategica e di conoscenza concreta della cultura aziendale.

Last 2cents: senza la viralità, l’hacking della crescita non riesce a prosperare. Avere contenuti che dipendenti e collaboratori vogliono condividere in maniera organica è davvero l’optimum a cui tutti vorrebbero tendere.

E allora “Growth Hack It!”: iniziamo a portare qualcosa di nuovo nelle prossime riunioni di people strategy in azienda.

Sfruttiamo l’analisi dei contenuti pertinenti ai diversi team di lavoro, discutiamo dell’impatto che può avere una campagna per i propri dipendenti testandolo in modo virtuoso prima di implementarlo a tutta la popolazione. Iniziamo a far vivere a colleghe e colleghi la mentalità della crescita organizzativo, dello sviluppo personale e dell’apprendimento, poiché è forse davvero la cosa più importante che serve in questo frammentato mercato del lavoro.

IKEA SÄKERHET contro la violenza domestica

IKEA lancia SÄKERHET, una serratura per trovare rifugio dalla violenza domestica

Le donne vittime di violenza sono spesso costrette a cercare rifugio dal luogo che dovrebbe essere il primo posto dove sentirsi al sicuro, la propria casa. È adottando questo punto di vista che prende vita la campagna integrata di sensibilizzazione ideata e sviluppata da DDB Group Italy per IKEA Italia in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.

LEGGI ANCHE: Patagonia lancia l’emozionante documentario girato in Italia “The Art of Activism”

La campagna si muove all’interno del territorio d’elezione del brand – la casa – partendo da un dato di cronaca significativo: le mura domestiche sono il luogo in cui più si consumano casi di violenza contro le donne (ben il 93% secondo i dati Istat del 2020).

Da qui, lo spunto creativo: un prodotto ideato per risolvere il problema della violenza domestica.

Nasce così SÄKERHET, la prima serratura per guardaroba con chiusura dall’interno, compatibile con tutti i modelli IKEA, studiata per resistere ai tentativi di apertura dall’esterno.

Ideale per trasformare ogni armadio in un rifugio sicuro.

IKEA SÄKERHET contro la violenza domestica - messaggio

Un prodotto che non esiste contro la violenza domestica

Ovviamente SÄKERHET nella realtà non esiste, perché un prodotto non può risolvere il problema della violenza domestica. Ma una soluzione concreta e reale è possibile ed è proprio su questa che il brand vuole accendere i riflettori.

La campagna, infatti, vuole sensibilizzare sull’esistenza del numero Anti Violenza e Stalking 1522 promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e gestito da Differenza Donna APS ONG, che si occupa di accogliere e sostenere tutte le donne e chiunque subisca o sia a conoscenza di una situazione di violenza di genere o stalking.

Per noi di IKEA la casa è il posto più importante del mondo, un luogo in cui sentirsi protetti, sicuri e amati. Purtroppo però, per troppe donne le mura domestiche racchiudono ansia, preoccupazione e violenza. Per questo da tanti anni ci impegniamo con campagne di sensibilizzazione nei nostri negozi per diffondere maggiore consapevolezza sul tema della violenza di genere. Negli ultimi 10 anni abbiamo inoltre contribuito alla realizzazione di oltre 50 progetti dedicati al supporto e all’accoglienza di donne in cerca di un luogo dove riconquistare la propria sicurezza e libertà.” dichiara Cristina Broch, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali IKEA Italia.

IKEA SÄKERHET contro la violenza domestica - messaggio-2

Mettere la creatività a disposizione di tematiche come queste è sempre motivo di responsabilità e forte coinvolgimento, perché significa contribuire a un messaggio forte che può agire realmente nella vita delle persone” ha detto Luca Cortesini, Chief Creative Officer DDB Italia. “Farlo con un brand come IKEA, con cui abbiamo stretto una partnership di lungo periodo, è sempre di grande soddisfazione, significa sfidarsi per avere idee sempre forti capaci di essere al contempo unexpected e di impatto”.

La campagna integrata è andata on-air il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, sui canali social del brand e con un’installazione ad hoc nei negozi IKEA Italia.

notizie ninja della settimana

Il reset delle Big del Tech, i licenziamenti di Amazon e le altre news Ninja della settimana

La seconda parte del 2022 non è stata certo clemente con le grandi compagnie tecnologiche, impegnate ad affrontare turbolenze su diversi fronti. Tra le notizie della settimana, Zoom perde colpi, registrando un meno 90% sulle azioni dopo che l’azienda ha tagliato le previsioni di vendita annuali (in questo articolo trovi più informazioni). L’azienda aveva grandemente prosperato durante la pandemia e ora accusa il colpo di un ritorno, se non alla normalità, a un nuovo cambiamento.

Stesso cambiamento che stanno affrontando altre big: Facebook è in costante crisi da ricambio generazionale (a proposito, ecco perché dovresti smettere di usare le emoji) e addirittura circolano voci sull’abbandono dell’iconico Mark.

Anche in Amazon e Twitter proseguono, per ragioni diverse, le riduzioni del personale e gli ex dipendenti non fanno mistero della propria frustrazione (lo abbiamo letto in questa notizia).

Il minimo comune denominatore di questi cambiamenti è la difficoltà ad adeguarsi al cambiamento tecnologico che ci sta investendo, con i primi timidi tentativi di Metaverso, decentralizzazione e cryptoeconomia. Neppure Facebook, cambiando il nome in Meta, è riuscita ad avvicinarsi al Web3.

Puoi ascoltare queste e le altre notizie selezionate per i nostri abbonati tra oltre 30 fonti internazionali anche in formato podcast.

Il reset delle Big del Tech

Si tratta di un reset culturale, secondo quanto commentato da Vox. Una delle ragioni è che sono ormai mature e non possono più fornire agli investitori lo stesso tipo di crescita massiccia che hanno avuto negli ultimi due decenni.

Questo cambiamento avrà grosse ripercussioni sul settore.

Non si fermano i licenziamenti di Amazon

Lo ha scritto l’amministratore delegato Andy Jassy in una nota inviata ai lavoratori giovedì scorso. “Questa è senza dubbio la decisione più difficile che abbiamo preso in questo periodo“, ha scritto il CEO. L’azienda ha iniziato a informare i lavoratori del loro licenziamento la scorsa settimana.

Zuckerberg non lascerà Facebook

La notizia era circolata martedì su alcuni magazine di settore, ma è stata smentita ieri da un tweet del portavoce della società, Andy Stone. Nel frattempo, le azioni di Meta sono salite dell’1%, come riporta il New York Post.

Notizie della settimana: chiude la sede europea di Twitter a Bruxelles

I sei dipendenti del team hanno lasciato i loro incarichi a seguito dell’ultimatum inviato via mail da parte del nuovo CEO.

Lo smantellamento dell’ufficio, che svolgeva un ruolo di raccordo con le istituzioni, preoccupa la Commissione europea per il rischio disinformazione.

Zoom crolla in Borsa

Le azioni dell’azienda hanno perso il 90% dal picco raggiunto nell’ottobre 2020, in piena pandemia.

Negli ultimi mesi Zoom sta cercando di focalizzarsi principalmente sulle attività aziendali, ma la concorrenza di servizi come Teams e Slack è impegnativa e a pesare sono anche i conti.

Metaverso, non solo uno spazio per i giovani

La nuova realtà tecnologica attrae maggiormente gli over 36.

I ragazzi sotto i 25 anni, contrariamente alle aspettative, si dimostrano più indecisi e hanno paura che si perda il contatto con la vita fisica.

notizie - metaverso

Sono alcuni dati che emergono dalla ricerca condotta da Ipsos e dall’Osservatorio sul Metaverso sull’atteggiamento degli italiani nei confronti della nuova realtà immersiva.

L’alternativa a Google Analytics

Matomo rappresenta una possibile alternativa, da un lato perché è cookieless, dall’altro per la semplicità di data visualization e di presentazione del dato.

Ne abbiamo parlato con Francesco De Nobili, Digital Marketing Manager con esperienza pluriennale in consulenza e specialista nel settore B2B. Ascoltalo nel podcast.

Tiriamo le somme del Forum HR 2022

Tre giornate in cui si sono affrontati rispettivamente i temi del Training & Recruiting, Welfare & Wellbeing, Digital & Innovation.

Oltre 200 HR Director e 50 aziende Partner hanno permesso la realizzazione di ben 65 sessioni di lavoro fra Phygital Speech, Phygital Talk Show e Tavoli tematici. Abbiamo tirato le somme di questa edizione insieme a Federico Morganti, Content & Relations Design Officer di Comunicazione Italiana. Puoi ascoltarlo nel podcast.

Tesla è il brand percepito come più sostenibili tra gli italiani

Questo quanto emerge da una ricerca di Brand Finance su un campione di 200 brand.

 

notizie della settimana tesla

L’attenzione alla sostenibilità risulta essere un driver di scelta il cui peso non supera il 5%, quindi un fattore con una rilevanza ancora inferiore alla qualità e al prezzo. Emerge tuttavia una forte attenzione a questo valore da parte dei consumatori.

Notizie da Ninja: Ceres celebra i baristi con una collezione di figurine

Da sempre, il marchio di birra danese li considera una categoria indispensabile per i luoghi di aggregazione e vere e proprie icone.

notizie ninja Ceres

Una collezione esclusiva alla quale si aggiunge una limited edition di Ceres Strong Ale che comprende 21 bottiglie, ciascuna dedicata ad un “capocannoniere” del bancone.

Black Friday, acquisti online su dell’8%…

Nella settimana delle offerte, tra Black Friday e Cyber Monday, gli italiani spenderanno online circa 2 miliardi di euro.

I numeri sono quelli riportati dall’Osservatorio B2c del Politecnico di Milano.

…e le campagne dei big da rivedere

Uno dei momenti più attesi dell’anno in cui tutti sono pronti a darsi a spese folli: carte alla mano e click veloci e compulsivi per gli acquisti.

E i brand non perdono l’occasione di coinvolgerci con storie che lusingano i nostri portafogli.

 

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influencer marketing - territory influence - copertina

Ecco come puoi dare un boost alle tue ADS con l’Influencer Marketing

Le persone non cercano le pubblicità, anzi, le evitano. Ci sono però delle occasioni in cui si dimostrano più ricettive verso i messaggi promozionali, rispetto al solito. Individuare quindi quali siano i canali che rendono il pubblico maggiormente predisposto a ricevere il nostro messaggio è essenziale per massimizzare il risultato del nostro investimento pubblicitario. Secondo il report di Kantar, Media Reactions 2022, l’Influencer Marketing garantisce la migliore advertising equity tra i canali online.

Lo studio viene ampliato ogni anno e, in questa occasione  ha raccolto le opinioni di oltre 18.000 persone in 29 mercati, coprendo quasi 400 brand e quasi il 90% della spesa mediatica globale.

<<Scopri come dare un boost al tuo investimento pubblicitario>>

All’interno, anche le opinioni di quasi 1.000 esperti di marketing, tra cui inserzionisti, agenzie e società di media di tutto il mondo, che integrano la prospettiva dei consumatori per fornire una visione completa dei canali più performanti.

Ad esempio, un dato interessante è che Instagram si conferma, per il secondo anno consecutivo, in testa alla classifica delle preferenze dei marketer per gli annunci pubblicitari. Il risultato è stato raggiunto grazie all’affidabilità e all’innovazione della piattaforma, due aree molto importanti per chi si occupa di investimenti pubblicitari.

Territory influence - instagram

L’Influencer Marketing per spingere le tue ads

Un aspetto importante da non sottovalutare è invece quali siano le preferenze delle persone quando ricevono un messaggio pubblicitario.

Analizzando i dati di Media Reactions 2022, emerge come l’Influencer Marketing offra un modo molto efficace per raggiungere il proprio pubblico quando e dove vuole essere raggiunto.

Per questo motivo, TERRITORY Influence ha organizzato un webinar online per commentare i dati del report e liberare il pieno potenziale delle tue ads con consigli concreti e casi di studio.

Il webinar gratuito di TERRITORY Influence

Ora che i media devono affrontare pressioni inflazionistiche e il numero di piattaforme pubblicitarie digitali continua a crescere e diversificarsi, è sempre più importante allocare con successo il budget pubblicitario.

Nel webinar gratuito organizzato da TERRITORY Influence a commento del report Media Reactions 2022 di Kantar e previsto per giovedì 1 dicembre alle ore 16.00, verrà esplorato proprio questo tema.

influencer marketing - territory influence

I relatori dell’appuntamento, Stéphanie Leix (Head of Media, Creative and Kantar Marketplace di KANTAR), Alessandra Arcuri (Project Manager di TERRITORY Influence) e Vincenzo Furfaro (Business Developer di TERRITORY Influence), attraverso l’esposizione di best practice e casi reali si focalizzeranno in particolare su:

  • Perché l’influencer marketing è e rimane un touchpoint forte nel media mix
  • Come i consumatori percepiscono i diversi canali, piattaforme e tipi di influencer
  • Quali strategie promuovono la comunicazione specifica per la distribuzione efficiente degli annunci

<<Iscriviti al webinar e impara come raggiungere il tuo pubblico con l’Influencer Marketing>>

metaverso omniverse nvidia

Cosa c’è da sapere su Omniverse, il metaverso di Nvidia per la logistica

Torniamo a parlare di metaverso con applicazioni pratiche.

Il nuovo paradigma produttivo rappresentato da Industria 4.0 prima e Industria 5.0 adesso, basato sul concetto di “human centric” per abilitare la cooperazione uomo-macchina, vede nel settore della logistica quello che ha tratto i maggiori vantaggi dal processo di transizione digitale.

Tutto ciò che è derivato negli ultimi anni dall’intelligenza artificiale, come i concetti di digital twins, machine learning, IoT e Cyber Physical System (Cps), ha trovato terreno fertile e un più facile ambito di applicazione e sviluppo nell’ottimizzazione dei processi legati proprio alla logistica.

Queste tecnologie hanno consentito di sviluppare ambienti virtuali dove avere la possibilità di testare procedure, tempi e ottimizzare qualsiasi tipo di processo all’interno di un vero e proprio metaverso aziendale.

Perché ne parliamo

Il metaverso, in questo caso, ha un’applicazione reale e concreta grazie a Nvidia, il famosissimo produttore di processori grafici (Gpu) utilizzati nell’esecuzione di carichi di IA, nel mining di criptovalute e anche nei videogiochi.

Omniverse, la versione di metaverso promossa da Nvidia, prevede l’utilizzo di robot (dalla movimentazione alla medicina) e di esseri umani, collegati dal cloud.

Il metaverso di Nvidia rappresenta un ecosistema di riferimento al cui interno svariati settori, come nello specifico la logistica, hanno a disposizione librerie software verticali per generare dati, allenare l’IA, effettuare simulazioni, mappature ambientali e controllare l’intero stack runtime.

Perché è importante

Il metaverso non viene quindi visto solo come ambiente di intrattenimento dove indossare il visore e visitare le Torre Eiffel, o giocare come in The Sandbox, o ancora assistere a un concerto virtuale e alla Fashion Week virtuale in Decentraland, ma un ambiente virtuale all’interno del quale sperimentare, costruire, testare prima di andare in produzione.

Da questo punto di vista, Nvidia ha ben intuito le potenzialità del metaverso e la sua soluzione è costituita da vari moduli specializzati per task ed attività di vario genere.

Ad esempio, Isaac Sim, presente nella piattaforma Omniverse, offre livelli di collaborazione, scalabilità e praticità senza precedenti per rendere il test e il training di robot virtuali più accessibili, mentre Isaac AMR, utilizzato per i robot mobili autonomi (AMR) estende le capacità di NVIDIA Isaac agli sviluppatori che costruiscono e distribuiscono applicazioni robotiche, portando mappatura, analisi dei siti e ottimizzazione di flotte e percorsi sui server NVIDIA EGX™.

metaverso nvidia

Ancora, Omniverse mette a disposizione la libreria CuOPT per la pianificazione ed assegnazione dei compiti per flotte complesse.

Insomma descrivere la potenza di Omniverse richiederebbe molto più tempo, ma proviamo a dettagliare qualche aspetto senza scendere troppo nei tecnicismi.

Cosa c’è da sapere

Rispetto al passato, la robotica industriale odierna è cambiata tantissimo, basti pensare che i primi robot dovevano essere istruiti sul percorso da fare per trasportare i prodotti: era necessario specificare dove trovare il prodotto, quando e come aprire le pinze e la forza da imprimere. Oggi quel mondo è completamente sparito.

La piattaforma Omniverse di NVIDIA, con le sue librerie ISAAC rappresenta la soluzione ideale per le aziende che necessitano di una tecnologia avanzata e sviluppata per assistere questo processo fornendo mappatura, analisi del sito e ottimizzazione della flotta di robot e molto altro ancora.

Come già specificato, si inizia con NVIDIA Omniverse, all’interno del quale è possibile creare uno o più gemelli digitali (digital twins) della struttura che si vuole simulare collegandola a quella reale tramite sensori e tecnologia IoT in grado di simulare le condizioni operative per la flotta di robot.

Come parte di Omniverse, la piattaforma Isaac può integrarsi con altri componenti come Metropolis, ReOpt e presto DeepMap un SDK basato su cloud che può ridurre drasticamente il tempo necessario per mappare una struttura mantenendo un alto grado di precisione.

Il client di aggiornamento DeepMap consente di aggiornare le mappe dei robot ogni volta che è necessario in tempo reale. Fornisce inoltre ai robot una comprensione semantica della loro vista corrente, consentendo loro di identificare oggetti fissi e mobili.

NVIDIA Metropolis aggiunge la consapevolezza della situazione in tempo reale alla propria flotta di robot. La mappatura non può tenere conto di tutto in un ambiente dinamico e i sensori di bordo non sono sempre sufficienti per garantire un funzionamento sicuro ed efficiente.

A tal fine, Metropolis fornisce l’accesso a telecamere e sensori montati strategicamente sulla struttura. Questi sensori aggiuntivi consentono agli AMR di vedere dietro l’angolo successivo, eliminando i punti ciechi e le aree congestionate.

Le librerie software NVIDIA ReOpt AI possono essere utilizzate per ottimizzare la pianificazione del percorso dei veicoli e la logistica in tempo reale, che possono essere applicate alle flotte AMR. La velocità del robot, la durata della batteria, le dimensioni del trasporto, il peso e la disposizione della struttura sono fattori cruciali necessari per determinare la dimensione ottimale della flotta AMR.

ReOpt consente alle aziende di simulare più interazioni AMR utilizzando Isaac Sim prima di prendere decisioni costose. Dopo l’implementazione, ReOpt può ri-ottimizzare i percorsi esistenti per fornire la massima efficienza operativa.

La piattaforma Isaac AMR fornisce una soluzione completa per l’integrazione degli AMR negli ambienti umani utilizzando simulazioni industriali avanzate e uomo-robot, nonché ottimizzazioni dei percorsi. Puoi leggere di più a riguardo qui.

Ninja Upshot

Tra le aziende italiane che hanno implementato la tecnologia di Nvidia va citato il Gruppo Piaggio protagonista della mobilità del futuro con la creazione di GITA e KILO, i primi prodotti di Piaggio Fast Forward.

Giusto per approfondire, la Piaggio Fast Forward è una società costituita e controllata da Piaggio ed ha il proprio core business incentrato sullo sviluppo di soluzioni per la mobilità del futuro.

GITA è un veicolo autonomo, intelligente, ideato per assistere le persone, capace di trasportare fino a 18 kg di carico, ha la capacità di osservare e comunicare con le persone e può seguire una persona raggiungendo i 35km/h muovendosi in autonomia in un ambiente mappato. La forma sferica ed il design pulito ne caratterizzano la personalità.

Gita della Piaggio

KILO, altro prodotto della Piaggio Fast Forward, può considerarsi il “fratello maggiore” di GITA, e grazie ad una più ampia capacità di carico può trasportare fino a 100 kg di peso nel suo vano da 120 lt. Ha una straordinaria stabilità grazie all’appoggio su tre ruote.

Kilo della Piaggio - metaverso

La rivoluzione di GITA e KILO risiede nel supporto che saranno in grado di dare alle persone nelle diverse attività che contraddistinguono i loro spostamenti nella vita di tutti i giorni, ampliandone di fatto il raggio di azione e le limitate capacità di carico dell’uomo.

Sono, infatti, concepiti come una vera e propria piattaforma per la mobilità, che potrà essere personalizzata e integrata per rispondere a diverse esigenze in molteplici scenari.

Da tutto ciò possiamo concludere che il metaverso ha aspetti che vanno oltre l’entertainment e che come tecnologia virtuale i suoi frutti potranno ben presto essere far parte della nostra vita quotidiana “reale”.

forum risorse umane 2022

Al via la quattordicesima edizione del Forum Risorse Umane di Comunicazione Italiana

Prende il via domani la quattordicesima edizione del Forum delle Risorse Umane, che si svolgerà il 15, 16 e 17 novembre 2022 presso PHYD in Milano.

L’evento è il principale appuntamento nazionale dedicato ai temi del Lavoro e del People Management, quest’anno nuovamente in presenza a Milano ed in Streaming Live.

Le tre giornate del Forum affronteranno rispettivamente i seguenti macro-temi: Training & Recruiting (15 novembre); Welfare & Wellbeing (16 novembre); Digital & Innovation (17 novembre).

LEGGI ANCHE: Forum Risorse Umane 2022: a Milano il principale appuntamento HR italiano

Forum delle Risorse Umane: evento fisico e in streaming

Preceduto dalla serata di Anteprima Live Show, la sera del 14 novembre, fruibile in streaming su www.comunicazioneitaliana.tv

Il Forum intende mettere a confronto e in relazione gli oltre 200 HR Director presenti in qualità di Speaker, quali Decision Maker d’area, con le 50 aziende Partner, quali erogatrici di servizi e sistemi HR, per confrontarsi sui diversi temi, nel format dei Phygital Speech, Phygital Talk Show e Tavoli tematici.

Numerosi gli approfondimenti attesi, che interesseranno temi chiave per il futuro delle risorse umane quali recruiting & employer branding, talent attraction e talent scarcity, training & development, diversity & inclusion, welfare & benefit, wellbeing & worklife balance, smart working e nuove modalità di lavoro, innovazione digitale, e molto altro.

Le tre giornate del Forum potranno essere seguite in diretta streaming sul canale www.comunicazione italiana.tv

L’evento è promosso da CoachHub e Indeed in qualità di Main Partner; Sodexo Benefits and Rewards Services in qualità di Welfare Partner; Adnkronos in qualità di Main Media Partner.

Official Partner: Arval Italia (Gruppo BNP Paribas), Axerta, CleverConnect, Compendium, Deloitte Legal, Edenred, Enel X, Impianti, KPMG LabLaw, Logitech Italia, nCore HR, SAP Concur, WellMAKERS by BNP PARIBAS Group, Assoconsult.

Content Partner: ADP, aldocalza – employment & labor law firm, B2You Altroconsumo, Cornerstone OnDemand, Eco-Consult, Fluentify, Giunti Psychometrics, Gympass, iSapiens, Laborplay, m-Squared, MobieTrain, Qualtrics, Talent.com, Top Employers Institute, Tutored.

Media Partner: FASI.biz EU Media, Nextopp, Ninja Academy, Volocom.

Partner: BHR Designer, bValue, Ccelera, Challenge Network, Compassion Italia Onlus e Compassion España, iziwork, Jointly, Kekyjob, Monina Corporate Sailing, Reelevate_Alpenite, Telepass, U2COACH, Yellow.

Anche i Ninja al Forum delle Risorse Umane 2022

Tra le sfide che oggi caratterizzano la funzione HR, c’è proprio quella di sviluppare nuovi processi di innovazione che abbiano però al centro sempre l’uomo.

Come fare per integrare i nuovi mondi come il Web3 nel settore HR e People Management senza snaturare le connessioni reali?

Sarà questo uno dei punti affrontati nell’intervento che Ninja Marketing – attraverso il suo CEO e founder Mirko Pallera – porterà all’HR Forum giovedì 17 novembre.

Ninja PRO Week - copertina speaker

Arriva la Ninja PRO Week: una settimana di contenuti gratuiti sulle competenze digitali più richieste nel 2023

I profili che saranno più ricercati dalle aziende da qui al 2023 prevedono il possesso di competenze digitali trasversali, pratiche e certificate. Questo è certamente il momento giusto per crearsi una carriera nel settore del marketing digitale o migliorare la tua posizione lavorativa.

Le aziende sono sempre più consapevoli di dover investire in digitale per restare competitive sul mercato e aspirare alla crescita del business, e i selezionatori cercano, in chi si candida per una posizione aperta, un set di competenze più ampio e un’esperienza più vasta.

NINJA PRO WEEK - certificare le competenze digitali

Per questo, il team di Ninja Academy ha organizzato una maratona gratuita studiata per fornire gli strumenti utili a individuare i prossimi step per costruirsi una carriera nel digitale.

La Ninja PRO Week prevede una serie di appuntamenti online con i massimi esperti del settore digital sulle competenze digitali che saranno più richieste nel 2023.

<<Entra ora in Ninja e Iscriviti alla Ninja PRO Week per ricevere le istruzioni per partecipare>>

 

Il programma della Ninja PRO Week

maratona dei guerrieri digitali - Ninja PRO Week

Lunedì 14 dalle 13 alle 14 – eCommerce Day

13.00 – 13.20
La kryptonite SEO dell’eCommerce: scovare e correggere i contenuti duplicati
Gaetano Romeo, CMO, Innovation People

13:20 – 13:40
Marketplace & A/B Test: metti alla prova la tua eCommerce Marketing strategy
Giuseppe Noschese, Founder eCommerce Hub

13.40 – 14.00
Black Friday To Do List – Massimizzare una promo eCommerce step by step
Roberto Albanese, eCommerce Manager, Hirooks

Modera: Adele Savarese

Martedì 15 dalle 13 alle 14 – Social Media Day

13.00 – 13.20
La regola del 60/40 e altri trick: come aumentare il ROAS sui social
Calogero Sciabbarrasi, Digital Marketing Manager, Accenture Song

13.20 – 13.40
Spoiler Social Trend 2023: i consigli pratici di Hootsuite per innovare la tua strategy
Nicola Zanata, Senior Customer Success Manager, Hootsuite

13:40 – 14.00
Document Ads e nuove Audiences: le novità di LinkedIn Ads che in pochi conoscono
Francesco de Nobili, LinkedIn Trainer

Modera: Marian Pascariu

Mercoledì 16 dalle 13 alle 14 – Digital Marketing Day

13.00 – 13.20
Funnel Marketing & Discovery: gli strumenti per conquistare il mercato al primo click
Federico Corradini, CEO, Xchannel

13.20 – 13.40
Tag di tracciamento: cosa controllare per monitorare davvero le tue campagne
Felice Carotenuto, Tracking Specialist

13.40 – 14.00
Digital Reputation Workflow: gli step di gestione CRM, social e PR durante una crisi
Camilla Mottironi, Responsabile Digital Communication, Open Fiber

Modera: Fabio Casciabanca

Giovedì 17 dalle 13 alle 14 – Martech Day

13.00 – 13.30
Viral Gamification: l’arma segreta da sfoderare per il Black Friday (e non solo)
Francesco Susca, Business & Marketing Automation Specialist

13.30 – 14.00
Unsubscriber, Fatigue, Graymail e Blocklist, come proteggere il tuo database dai rischi nascosti del Black Friday
Ignazio Morici, Marketing Manager, Power2Cloud

Modera: Michela Solitro

Venerdì 18 dalle 13 alle 14 – Career Pro Day

13.00 – 13.30
Anatomia del perfetto CV: presentarsi al meglio nel digitale
Fabio Picone, Senior Manager Technology & Digital Michael Page

13.30 – 14.00
Dietro le quinte del digital recruiting: consigli pratici per una carriera da Ninja
Gianmarco Sepe, Head Hunter, KekyJob

Modera: Adele Savarese

<<Iscriviti alla Ninja PRO Week per ricevere le istruzioni per partecipare>>

black friday e cyber monday 2022

Black Friday e Cyber Monday 2022: italiani pronti a uno shopping più attento, sostenibile e aperto al cambiamento

Il Black Friday e Cyber Monday 2022 cambiano volto e da celebre weekend di spese sfrenate si trasformano in un più lungo periodo di shopping attento, sostenibile e aperto al cambiamento.

A causa di inflazione e caro vita, infatti, tanti italiani si metteranno a caccia di affari ma, oltre al prezzo più conveniente, nell’88% dei casi prediligeranno prodotti di qualità che durino nel tempo e nel 75% dei casi acquisti sostenibili in linea con i propri valori.

<<Iscriviti alla Ninja PRO Week, la maratona del Guerrieri del Digital dal 14 al 18 novembre, e accedi a contenuti pratici gratuiti sulle competenze digitali più richieste>>

Inoltre, i nostri connazionali saranno sempre più propensi a esplorare nuovi canali di acquisto, tra cui i social network, preferiti soprattutto da Gen Z e Millennials.

A testimoniarlo i dati di una recente indagine condotta da Shopify, che ha intervistato oltre 24.000 consumatori e 9.000 PMI in diversi Paesi nel mondo, Italia compresa, per comprendere come si stiano preparando alla stagione clou per le vendite.

LEGGI ANCHE: Identikit degli italiani che vendono all’estero: i numeri di Shopify

Black Friday e Cyber Monday 2022: alla ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo

Secondo la ricerca di Shopify, il 64% degli italiani intende sfruttare il weekend del Black Friday e Cyber Monday 2022 per fare la maggior parte degli acquisti natalizi e, proprio a questo scopo, il 54% afferma di aver risparmiato nei mesi scorsi.

Anche perché 1 italiano su 2 teme ulteriori innalzamenti dei prezzi nel 2023 e quindi intende approfittare degli sconti. Risultato: il 19% degli intervistati dichiara che spenderà più dell’anno scorso e il 43% metterà sul piatto la stessa cifra.

Con una certezza su tutte: quest’anno più che mai, il principale driver di scelta sarà il miglior rapporto qualità-prezzo.

Le PMI italiane intervistate da Shopify concordano: il 90% dei loro clienti è già alla ricerca dell’offerta più conveniente.

Seppur però non voglia fare a meno della qualità. In tempi di rincari, 4 italiani su 10 prediligono l’acquisto di prodotti ritenuti essenziali ma allo stesso tempo non rinunciano a regalarsi qualche piacere quotidiano (78%), momenti per il proprio benessere (65%) o esperienze da vivere in compagnia (67%) tra cui spiccano uscite seriali al cinema e al ristorante (39%) o gite fuori porta (31%).

black friday e cyber monday 2022 ecommerce

Sulla sostenibilità non si risparmia

L’indagine Shopify conferma il ruolo centrale della sostenibilità nei comportamenti di acquisto: il 64% dei consumatori italiani acquista in modo sostenibile e continuerà a farlo nel 2023. Non solo. Il 37% degli intervistati è disposto a spendere persino di più per comprare da un marchio sostenibile – soprattutto Millennials (46%) e Gen Z (38%).

Inoltre, una curiosità: ben il 47% degli italiani si dice aperto alla possibilità di pagare, sempre o spesso, una commissione extra per favorire la riduzione di Co2 emessa dall’acquisto. Non stupisce quindi che 7 italiani su 10 prevedano di acquistare sostenibile durante il Black Friday e Cyber Monday.

Di pari passo, aumenta la consapevolezza delle PMI italiane: l’88% delle imprese afferma come la sostenibilità stia diventando sempre più importante per i propri stakeholder nonché un driver per la brand loyalty, ovvero la fedeltà al proprio marchio. Pertanto, la maggior parte degli imprenditori intervistati conferma l’impegno a ridurre gli sprechi (58%) e a investire in packaging eco-friendly (42%).

Inoltre, una PMI su due vede nel contesto macroeconomico un’opportunità di accelerazione verso pratiche sostenibili. Anche se non mancano gli ostacoli, rappresentati soprattutto dai costi necessari all’adozione di pratiche sostenibili (48%), dalla mancanza di risorse o tempo (30%) e di personale dedicato (26%).

LEGGI ANCHE: Guida aggiornata alle migliori piattaforme eCommerce del 2022

Le opportunità per i brand che decidono di abbracciare il social commerce

Gli italiani sono poi sempre più aperti al cambiamento e inclini a esplorare nuovi canali di acquisto per esperienze di shopping completamente omnichannel.

Per questo, la partita per il successo – non solo durante il BFCM 2022 – si gioca sulla capacità dei brand di creare una forte connessione con i propri clienti su tutti i touchpoint di vendita, social network compresi.

Gli italiani, infatti, prevedono di fare shopping anche sulle piattaforme social e soprattutto su Instagram (38%) che, in media, batte – seppur di poco – YouTube (37%) e Facebook (36%).

Le preferenze cambiano però in base alle fasce di età: ai Millennials piace Facebook (44% vs. 26% per la Gen Z), mentre i più giovani (18-24) si lasciano ispirare da TikTok (42% vs. il 24% di media nazionale).

In altre parole, il social commerce – ovvero la vendita tramite piattaforme social – non arresta la sua crescita e per questo, nell’ultimo anno, ha assunto maggiore importanza per ben il 41% delle PMI italiane intervistate da Shopify.

Non solo social network però: molte aziende hanno già compreso l’importanza di entrare in connessione con i propri clienti – attuali o potenziali – ovunque essi si trovino. Per questo, oltre un terzo degli imprenditori italiani considera l’implementazione o il miglioramento di infrastrutture digitali azioni necessarie per restare competitivi, oggi e in futuro.

paolo picazio - country manager shopify italia

Quest’anno il Black Friday e Cyber Monday subirà l’impatto del contesto socio-economico attuale che cambia le abitudini di acquisto dei consumatori rendendoli più attenti, selettivi e focalizzati su prezzi convenienti senza rinunciare a qualità dei prodotti e premiando le pratiche sostenibili introdotte dai brand” commenta Paolo Picazio, Country Manager per l’Italia di Shopify.

E prosegue: “è interessante notare come, ancora una volta, tante imprese italiane si siano adoperate per adottare nuove strategie e approcci a uno scenario in continua evoluzione e che li mette, ancora una volta, a dura prova. Oggi più che mai, siamo convinti che la chiave del successo risieda nella capacità di creare una connessione con i propri consumatori e un rapporto diretto, basato sulla fiducia e la costruzione di un forte senso di appartenenza a una community da coltivare su più canali, dall’online all’offline, passando per social e Web3, senza più alcuna netta divisione”.