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Luigi Caputo

Raggiungere il tuo target con eSport e Gaming. Ecco come

Continuano senza sosta i nostri appuntamenti con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

L’argomento di questa puntata è dedicato al settore degli eSport e del Gaming: a parlarne con noi Luigi CaputoCEO di Sport Digital House, dell’Osservatorio Italiano Esports ed esperto di funnel marketing.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

    • Come supportare lo sviluppo del marketing e del business nelle aziende: min 2,30
    • Analisi dei dati sul Gaming: min 06,50
    • Perché gli eSports sono un trend in espansione: min 16,00
    • Gli asset di business del Gaming e degli eSport: min 20,50
    • Il collegamento tra Metaverso e Gaming: min 25,00

youtube toglie i non mi piace

Addio “Non mi piace”: YouTube ne nasconderà il numero in tutti i video

Questo è stato di certo un anno particolare soprattutto per chi lavora nel mondo del web. Sono tante le novità che i content creator stanno sperimentando e l’ultima notizia, oggi, arriva proprio da YouTube.

Di cosa si tratta? YouTube sta facendo un esperimento che sembra essere passato pressoché in sordina ma che ha riscontrato un discreto successo.

Il servizio sta implementando una modifica che renderà privato il conteggio dei “Non mi piace” in tutti i video. 

Quello che sappiamo è che il pulsante dei dislike resterà ancora visibile, ma il numero dei “Non mi piace” potrà essere visualizzato solo da chi ha caricato il video sul proprio canale. Il conteggio quindi non sarà disponibile per il resto degli spettatori.

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Una mossa per arginare l’intolleranza dilagante nel web?

È lecito chiedersi se questa mossa è stata pensata per cercare di limitare l’odio dilagante che ormai affolla il mondo del web. 

Il marchio di proprietà di Google è consapevole che alcune persone hanno utilizzato il pulsante dei “Non mi piace” per prendere decisioni sulla visualizzazione di un certo contenuto, ma hanno ritenuto che i conteggi segreti avrebbero aiutato meglio tutta la community in generale.

I content creator alle prime armi o che comunque non vantano grandi numeri, sono più spesso presi di mira da vere e proprie crociate d’odio gratuito, ha affermato YouTube. Questo test si è rivelato utile per ridurre tali molestie.

La mossa creerà teoricamente uno spazio “inclusivo e rispettoso” in cui i videomaker hanno maggiori possibilità di successo e si sentiranno al sicuro e più tutelati.

YouTube

Nascondere al pubblico i “Non mi piace” funzionerà?

Ovviamente non abbiamo alcuna garanzia che questa ultima trovata sarà utile a tutti gli utenti, o che comunque non indurrà i soliti molestatori a trovare alternative per infastidire i creator. 

Tuttavia, non possiamo negare che magari questo gesto potrebbe scoraggiare gli abusi di chi utilizza il pulsante “Non mi piace” con leggerezza, per non parlare di tutti coloro che sperano di far offuscare e censurare i video che si scontrano con le proprie opinioni.

Una cosa è certa, il web è nato come un posto libero e nessuno dovrebbe minare il modo di essere e di esprimersi dell’altro, soprattutto con cattiveria gratuita.

Elon Musk vende azioni Tesla

Elon Musk ha venduto circa 5 miliardi di dollari di azioni Tesla

Il CEO di Tesla Elon Musk ha venduto quasi 5 miliardi di dollari in azioni Tesla, secondo i documenti finanziari appena pubblicati. Possiede però ancora più di 166 milioni di azioni.

Il suo trust ha venduto più di 3,5 milioni di azioni per un valore di oltre 3,88 miliardi di dollari in una raffica di scambi effettuati martedì e mercoledì. Queste transazioni non sono state contrassegnate come 10b5, il che significa che non erano vendite programmate.

I documenti hanno mostrato che Musk sta vendendo un blocco separato di azioni Tesla attraverso un piano programmato dal 14 settembre di quest’anno. Queste vendite ammontano a più di 930.000 azioni per un valore di oltre 1,1 miliardi di dollari.

elon musk vende azioni Tesla

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Il sondaggio sulle azioni Tesla e il crollo in borsa

Prima che il piano di vendita fosse reso pubblico, Musk aveva chiesto ai suoi 62,5 milioni di follower su Twitter di votare in un sondaggio informale, dicendo loro che il loro voto avrebbe determinato il futuro delle sue partecipazioni in Tesla.

I documenti rivelano che, in effetti, era già a conoscenza che alcune delle sue azioni erano destinate alla vendita in questa settimana.

Dopo il sondaggio su Twitter, le azioni di Tesla sono crollate più del 15% tra lunedì e martedì, prima di rimbalzare del 4% mercoledì. Il limite del 10% per cento delle azioni di cui si parla nel sondaggio è ancora molto lontano: Musk dovrebbe dar via ancora circa 17 milioni di azioni per arrivarci.

Le vendite aggiuntive di azioni non erano quindi previste e forniscono a Musk notevoli riserve di denaro, dato che la sua ricchezza è in gran parte legata proprio alle sue partecipazioni in Tesla e SpaceX.

Musk ha infatti più di 20 milioni di ulteriori stock option che scadranno ad agosto del prossimo anno.

Il CEO di Tesla è la persona più ricca del mondo, con un patrimonio di quasi 300 miliardi di dollari.

Conto corrente

Come riprenderti un po’ del tuo tempo libero? Ci pensa Enel X Pay

C’è una cosa che tutti vorremmo avere maggiormente a disposizione e che non sembra bastare mai: il tempo

Quante volte ci siamo lamentati di non averne a sufficienza, che le giornate sembrano volare e che non riusciamo a fare tutto ciò che vorremmo? 

Forse il problema non è esattamente il tempo, ma la gestione di esso. Pensiamoci bene: ogni volta che siamo in fila alla posta per pagare le bollette o una multa, non vorremmo essere da tutt’altra parte? Magari a casa, sul divano, a leggere un romanzo, o in centro per un aperitivo con gli amici. 

Una soluzione smart che vada incontro a questa esigenza potrebbe semplificarci la vita e farci guadagnare del tempo prezioso per fare quello che ci sta più a cuore.

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Enel X Pay: comodità e innovazione a portata di click

Enel X Pay è la soluzione completa per chi cerca un conto online, con IBAN italiano e carta Mastercard, ma anche per chi vuole semplicemente pagare l’ultima bolletta senza complicazioni da app o web.

A cosa serve Enel X Pay: i servizi

Enel X Pay ci consente di fare acquisti e pagamenti quando, dove e come vogliamo. Che sia da App o web, Enel X Pay offre una soluzione semplice e immediata.

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Conto online Enel X Pay

Con Enel X Pay hai un conto con cui gestire in tempo reale le tue finanze e semplificare le tue spese quotidiane. 

Paghi con la comodità di un tap pagoPA, bollettini, MAV e RAV, bollo auto e multe, effettui bonifici illimitati e gratuiti verso tutti, ricevi e scambi denaro con altri utenti Enel X Pay in modo immediato e gratuito. Dobbiamo dividere un conto al ristorante oppure organizzare una colletta per un regalo di compleanno? Con Enel X Pay è facilissimo! 

Pagamenti da App e Web 

Se però non volessimo aprire il conto online, possiamo scaricare l’app Enel X Pay, registrarci ed effettuare il pagamento di pagoPA, bollettini, bollo auto, MAV e RAV con la carta che si preferisce. Le ricevute sempre a portata di mano in app.

In alternativa, Enel X Pay offre anche la possibilità di effettuare tutti i pagamenti dal proprio sito pay.enelx.com.

Enel X Pay e pagoPA: pagare tasse e bollette in modo innovativo per risparmiare tempo

Con Enel X Pay effettui i pagamenti pagoPA, la piattaforma nazionale digitale che permette di saldare tributi, imposte o rette verso la Pubblica Amministrazione e altre realtà aderenti.  

Cosa possiamo pagare con pagoPA? Tributi, tasse, utenze, bolli, ticket sanitari e quote associative, per citarne qualcuna. Con Enel X Pay e pagoPA possiamo saldare tutto in pochi click. 

Che sia da App o sito Web, Enel X Pay è la soluzione per la gestione delle proprie spese quotidiane. Inoltre, gli avvisi pagoPA di Enel Energia non prevedono commissioni!

Più tempo libero meno stress

In un mondo sempre più connesso poter svolgere attività essenziali online porta di certo a una maggiore comodità e risparmio in termini di tempo, energia e denaro. E voi, siete pronti a riprendere un po’ del vostro tempo libero?

lasciare il lavoro è un trend: i giovani lo urlano su TikTok

Lasciare il lavoro è virale: la Gen Z festeggia il licenziamento sui social

I giovani non ci stanno più e vogliono lasciare il lavoro.

Non ci stanno a trascorrere i weekend a recuperare i task che non sono riusciti a svolgere nella settimana lavorativa. Dicono “no” agli straordinari e alla produttività a ogni costo, anche rimettendoci la salute mentale.

In un articolo del New York Times che è diventato virale la scorsa settimana, la ricercatrice Emma Goldberg ha esplorato come i millennial abbiano “paura” dei lavoratori della Generazione Z, che stanno spingendo per una nuova, audace richiesta di condizioni migliori sul posto di lavoro per raggiungere un giusto equilibrio tra ufficio e vita privata.

La Gen Z vuole lasciare il lavoro e festeggia il licenziamento su TikTok

Può sembrare un cliché, ma da sempre le generazioni più giovani si sentono meno vincolate all’impiego e alle responsabilità e sono, mediamente, più facilmente disposte a lasciare il proprio lavoro per lanciarsi in nuove avventure professionali, ma la generazione Z, soprattutto dopo la pandemia, sta portando questo concetto all’estremo.

Ad agosto, uno studio di Personal Capital e The Harris Poll ha scoperto che due terzi degli americani intervistati erano desiderosi di cambiare lavoro. tra i più giovani, la percentuale arrivava addirittura al 91%, più di qualsiasi altra generazione.

Quali sarebbero queste “assurde richieste” dei ventenni che si approcciano al mondo del lavoro? Meno mansioni, una valutazione del lavoro svolto basata sui risultati e non sulle ore trascorse in ufficio, maggiore flessibilità di orario.

È un netto contrasto con le giornate strutturate e sovraccariche di lavoro a cui sono abituati i millennials, ossessionati dal lavoro.

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Shana Blackwell, lavorava come magazziniere notturno in Walmart . Quando si è licenziata, ha usato il sistema di interfono del negozio per dirlo a tutti nell’edificio.

Blackwell, allora 19enne, aveva raggiunto un punto di rottura a causa del suo lavoro estenuante e fisicamente impegnativo. Aveva presentato delle lamentele a Walmart ma senza alcun risultato.

All’inizio era pronta a licenziarsi “secondo le regole” ma nessuno era disponibile ad ascoltarla. Così, il suo lungo annuncio si è concluso con “”Fan**** ai manager, fan**** a questa azienda, fan**** a questa posizione … Mi licenzio, ca***!“.

@shanablackwellAnd here is the video of me quitting my toxic, sexist, racist workplace. #walmartchallenge #fyp #viral #walmart #walmarthaul #walmartfindspart1♬ original sound – Shana

Perché la Generazione Z vuole lasciare il lavoro

Il movimento globale fa parte di quello che Erika Rodriguez ha chiamato “slow-up” in un recente pezzo di opinione per il Guardian, riferendosi a un cambiamento permanente nel rallentare la produttività con lo scopo di separare nettamente il lavoro dalla vita privata.

@dogs6666660Original video with original sound as requested ? #HappyHalloween #fyp #OhNo #walmart #peopleofwalmart♬ original sound – dogs666666

Questa intenzione potrebbe tradursi nella volontà di prendersi pause non previste dagli orari di lavoro o rispondere alle email solo in determinati giorni della settimana, e la cosa spaventa molto i loro capi millennial, perché sembrano essere tutti d’accordo e compatti sulla questione.

Il fenomeno è probabilmente strettamente legato agli eventi degli ultimi due anni: secondo lo psicologo organizzativo Anthony Klotz, che ha coniato il termine “La Grande Dimissione”, vivere in un momento storico tanto condizionato da una pandemia globale ha spinto le persone a porsi delle domande esistenziali, oltre ad aver permesso alle persone, volenti o nolenti, di allontanarsi dai luoghi di lavoro e sperimentare altri modelli di vita.

Licenziarsi è un trend

Il CEO di LinkedIn Ryan Roslansky ha dichiarato in una recente intervista al Time che non dovremmo tanto parlare di “Grande Dimissione” quanto di “Grande Rimpasto”, per ciò che riguarda i lavoratori più giovani.

Il suo team ha monitorato la percentuale di membri di LinkedIn che hanno cambiato lavoro in base al profilo e ha scoperto che le transizioni di lavoro sono aumentate del 54% rispetto all’anno precedente. Le transizioni di lavoro della Gen Z sono invece aumentate dell’80% .

Ha avvertito le aziende a valutare attentamente la nuova situazione: “I vostri dipendenti a livello globale stanno ripensando non solo al modo in cui lavorano, ma anche al perché lavorano e cosa vogliono fare delle loro carriere e delle loro vite“, ha detto per poi concludere “Questo rimescolamento di talenti molto probabilmente continuerà per un altro anno o due, ma credo che alla fine si stabilizzerà“.

La Gen Z è felice di lasciare il lavoro e lo dice su TikTok

@definitelynotsantanai quit my job today♬ original sound – santana

Certamente il “job-hopping” ha degli aspetti positivi, perché motiva i giovani a cercare nuove opportunità e permette di capire cosa davvero si vuole ottenere: lasciare il lavoro e puntare a una vita lavorativa più flessibile permette infatti di estendere i propri orizzonti e avere uno sguardo più ampio sul futuro.

Di solito, le uniche persone informate su un licenziamento sono chi lo lascia, il capo e un rappresentante delle risorse umane.

Ma con un numero record di lavoratori che si sono decisi a lasciare il lavoro durante la pandemia, le persone hanno reso pubbliche sempre più spesso le loro storie in modo che tutti potessero vederlo e condividerlo.

La Gen Z non è per niente timida nel diffondere la notizia del licenziamento, anzi, incoraggia l’addio a ruoli tossici nello stesso modo in cui siamo stati abituati noi millennial a celebrava un nuovo lavoro come un grande traguardo.

@itsmarisajoIt’s like an elephant took its foot off my chest, but I’m also sad. Onward & upward ? #quittingcorporate #quittingmyjob #HelloWinter #9to5problems♬ Dog Days Are Over – Florence & The Machine

Sono compatti e fanno squadra contro un mondo del lavoro opprimente: su TikTok i giovani postano video allegri e festosi dopo aver lasciato il lavoro. E la cosa velocemente è diventata un trend.

Che rischia di rimodellare completamente il mondo del lavoro.

mimesi milano wine week

Milano Wine Week 2021: l’impatto sui social media svelato da Mimesi

La Milano Wine Week si è svolta dal 2 al 10 Ottobre, una settimana ricca di eventi legati al vino che hanno coinvolto l’intera città, con enoteche e locali dei diversi quartieri del capoluogo lombardo che si sono prestate ad ospitare gli eventi più amati dai cultori del buon bere. 

Quest’anno la Milano Wine Week è tornata per le strade e un elemento caratterizzante è stato quello dell’adozione di tecnologie innovative. Grazie all’app W, disponibile gratuitamente su Android e iOS, i visitatori hanno potuto elaborare un itinerario dei distretti e dei locali dove degustare i propri vini preferiti.

Come ogni evento che si rispetti, l’evento è stato commentato dagli utenti del web sui social media. Il mondo del vino è ormai approdato sul web, è assodato che si tratta di un prodotto adatto a essere venduto online, soprattutto all’estero.

Milano Wine Week 2021: l’analisi di Mimesi

E questo processo è stato accelerato dalle ripercussioni dettate dalla pandemia di covid-19. In questo contesto, gli influencer sono diventati uno strumento importante per le aziende vinicole, che consente non solo di fare branding, ma anche di comunicare notizie sull’azienda, sul territorio e raccontare la storia della cantina, di un’etichetta.  

Per scoprire l’eco ottenuta dalla Milano Wine Week sui social media e identificare i wine influencer più attivi ci affidiamo all’analisi svolta da Mimesi, che ha monitorato l’evento per l’intera durata isolando tutti i contenuti che hanno citato la kermesse. 

Mimesi opera nel mercato del media monitoring dal 2001. La società, parte del gruppo DBInformation, fornisce ai propri clienti dei monitoraggi completi, attivi 7 giorni su 7, che investono tutti i media italiani e internazionali, cross canale:

  • Rassegna stampa;
  • Web Monitoring;
  • Social Media Monitoring;
  • Audio Video Monitoring.

In particolare, Mimesi ha recentemente deciso di potenziare il servizio di monitoraggio dei social media, integrando la piattaforma Brandwatch nella propria suite. Una scelta strategica per offrire un livello di servizio all’avanguardia su scala mondiale, infatti Brandwatch è stata nominata leader mondiale del mercato per il «social media monitoring» nel rapporto Forrester Wave 2020.

Si tratta di una piattaforma che fornisce la copertura più completa e la tecnologia di Intelligenza Artificiale più avanzata per identificare automaticamente insight e migliorare engagement e performance di business. 

Noi di Ninja Marketing abbiamo avuto accesso alla piattaforma di Mimesi: si tratta di una piattaforma molto performante, ma allo stesso tempo intuitiva e facile da utilizzare. Ogni vista è personalizzabile ed è possibile scegliere tra una grande quantità di grafici.

Mimesi ha monitorato la Milano Wine Week durante il suo svolgimento e anche nella settimana precedente e in quella immediatamente successiva alla sua conclusione. I contenuti monitorati in questo periodo, dal 25 Settembre al 17 Ottobre, sono stati 3.248, pubblicati da 712 autori unici. 

Di seguito riportiamo il trend dei volumi delle conversazioni, che ha avuto il picco maggiore nella giornata di Mercoledì 6 Ottobre con 361 contenuti monitorati.

Il genere degli autori è piuttosto bilanciato: il 54% sono uomini, mentre il 46% sono donne.

Mimesi Milano Wine Week

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L’Intelligenza Artificiale

La piattaforma di Mimesi è un caso concreto di applicazione delle tecnologie di IA (Intelligenza Artificiale). L’analisi dei contenuti postati precedentemente dagli autori, incrociata con le informazioni estratte dalle loro biografie, ha permesso di estrarre in modo automatico gli interessi delle persone che hanno pubblicato contenuti sulla Milano Wine Week.

Non stupisce la forte presenza di “Food & drinks”, altre categorie con un buon posizionamento sono “Business”, “Photo & Video”, “Sports” e “Technology”. Troviamo che questa funzionalità sia molto interessante per i marketer che, grazie all’analisi delle conversazioni online, hanno un nuovo strumento per prendere decisioni data-driven e creare nuove audience per le campagne pubblicitarie digitali e offline.

Milano Wine Week Mimesi

 

A giudicare dal grafico seguente, che mette in relazione i post con l’orario in cui sono stati pubblicati, l’orario dell’aperitivo (tra le 18 e le 19) è quello preferito dagli utenti per postare contenuti sulla Milano Wine Week.

Milano Wine Week 2021 grafico

Da dove provengono gli autori dei post? Ovviamente dall’Italia, mentre tra i Paesi esteri spiccano Stati Uniti e Canada. 

Tutti i grafici sono cliccabili ed è possibile verificare le informazioni aggregate andando sempre più in profondità. Per esempio, in questo caso, abbiamo cliccato sugli Stati Uniti e il sistema ci ha proposto l’elenco dei contenuti pubblicati dagli utenti americani.

Su quali media online si è parlato della Milano Wine Week? I siti di web news costituiscono il canale più utilizzato (46% dei contenuti totali), seguiti da Twitter (23%), Instagram (21%) e Facebook (8%).

Milano Wine Week mimesi grafico

L’intelligenza artificiale della piattaforma è in grado di processare una grande mole di dati, consentendo di classificare i post in base al sentiment grazie a una tecnologia che svolge un’analisi linguistica del testo, identificando il tono utilizzato dagli autori.

Molto interessante la possibilità di utilizzare il machine learning per migliorare ulteriormente l’affidabilità dell’analisi. Infatti, il sistema può essere istruito facilmente, addestrandolo a riconoscere il tono nel modo più corretto. 

Milano Wine Week Mimesi

Milano Wine Week 2021 Feed

Oltre al sentiment, la piattaforma riesce a identificare i topic principali.

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Siete curiosi di conoscere gli hashtag, le keywords oppure le emoji più utilizzati dagli utenti? La piattaforma permette di ottenere queste viste con un solo clic.

Milano Wine Week hashtag

Milano Wine Week 2021 emoji

Grazie alla tecnologia di image recognition, la piattaforma è in grado di analizzare automaticamente il contenuto delle immagini, classificandole in quattro macro contenitori: logo, oggetti, azioni, scene. Nel caso della Milano Wine Week, ovviamente bottiglie e bicchieri di vino sono tra gli oggetti più ricorrenti, mentre tra le scene ci sono gli scorci della città di Milano, pranzi e conferenze.

Milano Wine Week 2021 Mimesi

Gli influencer della Milano Wine Week

Per scoprire chi sono gli influencer che hanno performato meglio è sufficiente ordinare i post per “impact”, che è una metrica che assegna uno score di engagement a ogni post, monitorando commenti, like, reazioni e condivisioni ottenute. Un’altra metrica di fondamentale importanza è la “reach” che stima il numero di persone che potrebbero avere visto il post.

Milano Wine Week 2021

I primi tre post della Milano Wine Week che hanno ottenuto un maggiore impatto sono i seguenti:

1. Stefano Franzoni

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Stefano Franzoni (@stefano_franzoni)

2.Enozioni

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Enozioni ® Digital Atelier (@enozioni)

3. Tannina.it

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da ER (@tannina.it)

Chiudiamo con una delle funzionalità più utili per costruire nel concreto una strategia di infuencer marketing. La piattaforma offre un tool che permette di classificare tutti gli autori che scrivono di un argomento in base a diversi parametri: numero di post scritti, sentiment dei post, impatto e reach.

Ordinando la tabella tramite questi utilissimi KPI, sarai in grado di isolare gli autori più adatti a mettere in pratica la tua strategia, identificando non solo gli influencer più conosciuti ma anche i micro influencer.

Milano Wine Week 2021

Si offre un ottimo strumento per il monitoraggio dei blog e dei social media, inoltre il loro team di Media Analyst è in grado di interpretare i bisogni del committente, impostando un monitoraggio personalizzato e selezionando le viste più adatte tra le numerose funzionalità offerte dalla piattaforma.

L’ascolto delle conversazioni sui social media è un aspetto di primaria importanza per costruire una strategia di marketing in grado di raggiungere obiettivi concreti. Grazie a piattaforme avanzate i brand hanno la possibilità di analizzare la propria reputazione online e conoscere meglio la propria audience.

Questa conoscenza è fondamentale e può essere utilizzata per due obiettivi diversi e complementari: da una parte si ha la possibilità di migliorare o creare ex novo servizi e prodotti basandosi su opinioni, desideri e aspettative degli utenti, dall’altra è possibile utilizzare le informazioni per realizzare strategie di marketing data driven.

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Perché una strategia marketing ha bisogno dei Nano Influencer

Qual è, se c’è, quell’ingrediente segreto in grado di rendere efficace una campagna marketing? 

Uno tra tutti: le persone. Le persone sono uno degli elementi più importanti da tenere in considerazione nella pianificazione di una strategia di marketing, in particolar modo a causa delle conseguenze dell’emergenza sanitaria, che ci ha imposto cambiamenti enormi. 

Tra questi mutamenti, anche le strategie di comunicazione e vendita delle aziende hanno subito trasformazioni. 

Quante attività locali abbiamo visto fallire? E quante di quelle sopravvissute stanno affrontando enormi sfide, tra cui la necessità di digitalizzarsi il prima possibile?

Brand e Influencer: perché il binomio funziona

In questo periodo in cui tutti siamo stati costretti a rimanere in casa con negozi e attività chiuse, comunicazione e vendita si sono ancora di più spostate sul digitale, spesso facendo ricorso a strategie che includevano la collaborazione con gli Influencer

È stato un periodo in cui le persone erano alla ricerca di ispirazione, un modo per capire come andare incontro a questa nuova e surreale situazione. 

Le ricerche si sono focalizzate sulla cura di sé, l’apprendimento di nuove ricette e video fai-da-te. 

Tutto ciò ha creato una forte opportunità per Influencer e marchi per interagire in modo nuovo con il loro pubblico attraverso messaggi più impattanti. 

Molti brand hanno quindi deciso quindi di riallineare le loro strategie includendo anche l’Influencer Marketing

Infatti, l’anno scorso abbiamo assistito a un aumento di contenuti come video brevi e Reels da parte delle aziende per promuovere i propri servizi e prodotti: una funzionalità in grado di generare più interazione da parte del pubblico e percepita come più autentica.

Questa tendenza si confermerà anche il prossimo anno, con l’inclusione dei Nano Influencer nelle strategie.

Chi sono i Nano Influencer?

I Nano Influencer sono creatori di contenuti con un profilo social fino a 10.000 follower

Molti di noi hanno dei potenziali Nano Influencer fra i contatti: sono quelle persone che accumulano tanti ‘like’ e commenti ai propri post e producendo contenuti interessanti e originali. Ognuno di noi può essere un Nano Influencer!

A differenza delle loro “controparti” più famose, cioè influencer di livello medio, macro o Star che esercitano un appeal ampio, generale o mainstream, questa tipologia di influencer parla a gruppi molto specifici, spesso categorie o sotto categorie di nicchia.

Perché le aziende dovrebbero rivolgersi ai Nano Influencer

La crescita esponenziale dell’influencer marketing negli ultimi 2 anni è dovuta principalmente a due motivi:

  • l’enorme crescita del numero di influencer sui social media;
  • l’incremento degli investimenti nell’influencer marketing da parte dei brand.

Alcune aziende tendono però ancora a sottovalutare il fenomeno. 

Perché invece un brand dovrebbe includere nella propria strategia marketing questi Influencer? 

Ecco 5 motivi per collaborare con i Nano Influencer.

Aumento dei tassi di coinvolgimento

I Nano Influencer condividono un rapporto costante e diretto con i propri follower. Ciò garantisce un più alto tasso di coinvolgimento

Inoltre, poiché il loro numero di follower è contenuto, possono mantenere un filo diretto e continuo rispondendo in direct o ai commenti, creando così una relazione autentica e di fiducia.

Il valore dell’autenticità

Questi influencer vengono visti come persone comuni e non come “i classici influencer”, più popolari e conosciuti praticamente da chiunque. 

La loro principale fonte di reddito non proviene quindi dall’influencer marketing e così tendiamo ad ascoltarli e affidarci a loro perché sono più avvicinabili e riconoscibili.

Passaparola positivo

Un Nano Influencer ha un rapporto personale e diretto con molti dei suoi follower. Significa che la loro promozione e il loro impegno può fungere da raccomandazione per il passaparola, per quel prodotto o brand. 

Il passaparola ha un grande peso nel dettare le decisioni di acquisto dei consumatori e può aiutare a guidare le conversioni per i marchi.

Nano Influencer

È più semplice lavorare con loro

In generale, i Nano Influencer sono più flessibili rispetto ai termini e alle condizioni dei brand con cui stanno collaborando. 

Le aziende avrebbero meno complicazioni a lavorare con loro rispetto a influencer di maggior successo. Inoltre, si avvicinano in modo proattivo ai marchi per ottenere accordi di sponsorizzazione.

Sono meno costosi e più motivati

Un Nano Influencer non è un influencer professionista, ma utilizza i social media come un lavoro secondario o un modo per mostrare a tutti la propria passione. 

Pertanto, sarà disposto a creare contenuti di marca in cambio di un prodotto o di una tariffa nominale. 

Come lavorare con i Nano Influencer

Ci sono tantissimi possibili Nano Influencer “nascosti” sui social media che non vedono l’ora di collaborare con il proprio brand preferito. 

Trovarli non sarà semplicissimo, ma hashtag specifici possono aiutare nella ricerca.

Un modo sicuro e professionale per trovare la persona che fa per la nostra azienda è quello rivolgersi ad agenzie d’influencer marketing.

TERRITORY Influence: il valore delle persone

TERRITORY Influence è un’agenzia d’influencer marketing a 360°. 

La sua mission è quella di (ri)mettere le persone al centro del marketing, offrendo collaborazioni rilevanti con brand-influencer, tra cui proprio i Nano Influencer. 

Una realtà che ha sempre creduto in queste figure, anche prima che si chiamassero così. 

A tal proposito ha realizzato un evento focalizzato proprio sull’argomento: #M2M – Marketers to Marketers, un nuovo formato di webinar di 30 minuti che si terrà il 9 novembre alle 17

Un appuntamento imperdibile creato per i marketer che vogliono scoprire l’influencer marketing o approfondirlo il più possibile. L’evento avrà come protagonisti i Nano Influencer della campagna di Haier.

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#M2M Marketers to Marketers: il programma

Durante il webinar verrà esaminata la campagna di successo di Care+Protect dell’azienda Haier, condotta con 750 Nano Influencer e 6 Macro Influencer. 

Alla diretta parteciperanno Eleonora Fiducia (TERRITORY Influence), Grazia Palmerini ed Emilia Calvello dell’azienda Haier e la micro influencer e food blogger Monica Pannacci @lericettedelcuore.

Gli argomenti su cui si svilupperà il dialogo sono:

  • consigli pratici per la gestione di una campagna con influencer; 
  • risultati concreti e benchmarks;
  • insights sulla scelta e partecipazione di Nano e Micro influencer.

I Nano Influencer fanno tendenza?

Ogni brand dovrebbe iniziare a considerare nella propria campagna marketing una collaborazione con i Nano Influencer. Non solo perché sarà una delle tendenze del prossimo anno, ma perché possono davvero mostrare sfaccettature diverse di un prodotto o servizio veicolate da un punto di vista del tutto nuovo e non mainstream. 

La maggior parte degli utenti di Instagram è fatta da Millennial e Gen Z: nativi digitali desensibilizzati ai contenuti promozionali sui social media. 

E i Nano Influencer possono essere gli interlocutori perfetti per conversare con questo pubblico.

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worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

Scansione degli occhi in cambio di criptovalute: il reddito universale di WorldCoin è scam

I miti sulle criptovalute si rincorrono, i media mainstream fanno a gara per parlare di questo mondo e ogni notizia sembra essere sempre quella definitiva, o almeno la più clamorosa.

Lo sanno bene i possessori di Bitcoin, da anni impegnati nella ginnastica del “trattenere” la riserva di valore nei propri wallet o negli exchange.

L’esercizio, che mette a dura prova i nervi, in gergo si chiama HODL, un acronimo nato come refuso (la parola originaria era ovviamente “hold”, trattenere), che oggi sta per “hold on for dear life”: in parole povere, non vendere neanche di fronte all’apocalisse, perché il domani sarà sicuramente meglio.

worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

L’ottimismo della volontà dei bitcoiners si scontra con i tentativi di imitazione, le crypto-truffe e le tante AltCoin (alternative coin) presenti in circolazione. Mir le chiama “ShitCoin”, ma fa una premessa: «La storia di World Coin è più complessa».

Mi metto comodo e ascolto i suoi audio su Telegram. Mir Liponi, Bitcoin Evangelist, insegnante di canto e teorica della multipotenzialità è stata annoverata tra le prime 25 donne al mondo più influenti in tema Blockchain e tra le top 10 secondo Hive.com su Bitcoin.

worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

Mir Liponi

Cos’è WorldCoin

WorldCoin, nato dall’idea di Sam Altman, imprenditore della Silicon Valley, è un network di criptovalute che promette di consegnare valuta gratuita alle persone che consentiranno una scansione dell’iride, attraverso un oggetto a forma di bulbo oculare chiamato The Orb, già distribuito in 12 paesi.

Per ora hanno aderito 130 mila persone ma l’obiettivo è molto più ambizioso: 1 miliardo di utenti entro il 2023. Il team di sviluppo sta preparando un wallet che consentirà le transazioni e indicherà gli Orb più vicini, quasi come degli ATM oculari.

Mir ha le idee chiare: «Leggendo di WorldCoin potremmo pensare di trovarci davanti al solito scam di chi, perso il treno di Bitcoin, inventa la propria crypto per rifarsi dei guadagni. In realtà, questa case history è un po’ differente».

Sono stupito. Il progetto ti convince?

«No, è solo molto più inquietante, ti spiego: in WorldCoin si aggiunge, all’idea della cryptovaluta, anche la retorica ideologica del reddito universale. Una sirena che non è indirizzata a Cina e USA, ma soprattutto ai paesi del Terzo Mondo. In realtà, leggendo bene, si tratta di sistema centralizzato gestito da un nucleo di pochi, che fa appello alla distribuzione fair del reddito, che però… viene riservata agli investitori e ai paesi beneficiari. Il sogno del reddito universale e un controllo dei dati biometrici usati come chiave privata. Ecco, questa è la cosa più inquietante di tutte: una sorta di incubo Panopticon. Fun fact: WorldCoin era già una AltCoin nel 2013… come altre valute stanno ricominciando il giro, riutilizzando nomi vecchi».

Il problema della scansione dell’iride

La scansione dell’iride che prende il posto della password, ha senso?
«No, non ha senso. Un sistema di sicurezza si deve basare su una chiave privata che solo l’utente conosce e deve proteggere – letteralmente – dagli sguardi altrui. L’iride è esposta continuamente al mondo, può essere rilevata ed estrapolata, te la porti in giro con la faccia. Se è vero che Orb può leggere e filmare l’iride allora anche un altro oggetto con pari capacità ottiche potrebbe farlo.

La lettura dell’iride non è immune da rischi di rapine e sequestri. Ma anche l’impronta digitale non è il massimo, si tratta comunque di una “chiave privata” che esponi e lasci in giro: insomma, è una pessima idea».

worldcoin scansione degli occhi in cambio di criptovalute

L’attacco di Snowden

WorldCoin raccoglierebbe i dati biometrici dell’iride tramite un database centrale (hash). La cancellazione delle scansioni sarebbe dunque inutile se i dati poi venissero salvati, come spiega bene in un recente tweet Edward Snowden, mettendo in guardia dal progetto.

«Come se non bastasse, andando a leggere bene, questo database se lo possono vendere a terze parti», spiega Mir.

Si tratterebbe insomma di una zero-knowledge proof: il tentativo di dimostrare agli altri la veridicità delle proprie teorie senza rivelare nient’altro, a parte appunto la presunta veridicità stessa. Un’idea che ha echi lontani (ma neanche tanto!) in un’altra startup della Silicon Valley, quella Theranos di Elizabeth Holmes, franata in modo clamoroso, il cui ultimo atto è iniziato in queste settimane in tribunale.

Conclude Mir: «La scansione dell’iride è un metodo molto pratico, come il riconoscimento facciale o l’impronta digitale nei nostri smartphone, ma la praticità cozza spesso con la sicurezza».

Criptovalute e la questione Ethereum

WorldCoin dice che utilizzerà lo standard token ERC-20, in pratica Ethereum.

«Esatto, non fanno un token loro ma utilizzeranno il Token ERC-20, lo standard della blockchain di Ethereum. Questa è un’altra red flag: il progetto si porta dietro tutti i problemi e i difetti di Ethereum… un bel minestrone di cose non proprio fantastiche. Inoltre, nel lancio di WorldCoin si registra un 20% di pre-mining riservato al team di sviluppo. Ovvero il 20% dei token verranno dati ai venture capitalist. Ecco un’altra red flag: qualcosa non sta funzionando in maniera così equa come dicono».

Criptovalute, reddito universale e lo schema Ponzi

«Il progetto di Altman è condito da un’idea abusata ma di sicura presa mediatica: il reddito universale. La cosa che fa rabbrividire è che vogliono portare più persone possibile per una “ownership collettiva”: anche se riuscissero a realizzarlo, questo progetto nasconde uno schema Ponzi, un’adozione controllata con la scusa di “abbiamo bisogno di centralizzazione e coordinazione”. La verità è che esiste già un asset che, grazie alla convergenza, agli incentivi e alla preminenza nel mercato si pone come riserva di valore neutra, volontaria, non manipolabile da investitori o stati nazionali: si chiama Bitcoin.

I problemi  che solleva WorldCoin sono stati risolti, di fatto, da Bitcoin: si parla sempre di creare un “migliore Bitcoin”, quando in realtà Bitcoin funziona già bene così perché evita scam, centralizzazioni e possibilità di manipolazioni future».

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Il futuro di Bitcoin passa (anche per) Walmart?

Mentre si discute delle AltCoin, rimbalza la notizia degli “ATM” Bitcoin a Walmart: 200 apparecchi già installati, altre centinaia in programma. Per Mir è una cosa buona: «Non sono esattamente dei bancomat, come si legge sui giornali; agli utilizzatori verrà rilasciato un voucher che dopo dovranno andare a riprendere tramite l’iscrizione a un exchange. La cosa di cui tenere conto è che non è possibile ritirare Bitcoin ma solo comprarli.

Le fee all’11% sono alte, quando su un exchange online le commissioni sono al 3° 4%. Tuttavia è un buon segnale che aiuterà nell’adozione di Bitcoin, non un driver di crescita».
Ci è passata la voglia di farci scansionare l’iride ma vorremmo delle previsioni sulle criptovalute e sulla crescita di Bitcoin: la bull run di queste settimane continuerà? Lo diamo un consiglio ai lettori di Ninja?

Mir non si sbilancia: «Hodl», conclude.

 

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Illustrazione di Silvia Camerani, graphic designer @ Venice Bay

tiktok for business copertina

Dalla Generazione T agli insight degli utenti: tutti i dati di TikTok che devi assolutamente sapere

Sono molte le novità recenti per TikTok presentate durante il TikTok World e alcune, molto interessanti, riguardano proprio TikTok for Business, una piattaforma globale che ospita tutte le soluzioni di marketing attuali e future per i brand, pensate per offrire gli strumenti necessari a creare storytelling creativi, in grado di ingaggiare la community di TikTok con il proprio messaggio e “a fare un TikTok”.

Quando un brand arriva su TikTok, il suggerimento della piattaforma è sempre di pensare come esperti di marketing, ma agire come creator.

Il 61% degli utilizzatori afferma che su TikTok i video sono unici, più che su qualsiasi altra piattaforma, e 7 su 10 aggiungono che su TikTok gli annunci sono divertenti.

LEGGI ANCHE: Selezionare il giusto creator per la tua campagna: uno strumento concreto

L’incontro con TikTok for Business

Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una colazione con  TikTok for Business, un’occasione per fare il punto con Adriano Accardo, Managing Director, Global Business Solutions, Southern Europe e il suo team ed esplorare le opportunità di crescita per i brand su TikTok e le ultime novita’ dalla piattaforma.

TikTok for business - evento

Oggi siamo qui per raccontare un anno di storia per TikTok for Business” ci ha detto Adriano, “è stato un anno fantastico e abbiamo visto un’evoluzione profonda di quelli che sono i nostri contenuti e la nostra community. Parliamo sempre di più di Generazione T, composta da diverse generazioni, millennial, baby boomer, ma con un’attitudine unica“.

Una parte importante per la crescita ha riguardato anche la sicurezza, con le nuove community guidelines e gli strumenti creati per gli utenti.

Tutti i settori merceologici sono oggi sempre più presenti in piattaforma, fashion, luxury, food, retail, tech. Continuiamo ad aiutarli per raggiungere risultati non solo di brand awareness ma sempre di più di performance“, continua Accardo, “abbiamo creato un team qualificato con esperienza nei diversi settori e puntiamo a essere riconosciuti come un’azienda italiana nel mercato italiano e aggiungere valore all’ecosistema economia“.

La Generazione T si preoccupa e condivide. Da nipoti adolescenti a nonni più anziani, la Generazione T non lascia indietro nessuno. Anche se fuori dalla piattaforma uscire con parenti più anziani da adolescente potrebbe essere considerato imbarazzante o strano, su TikTok diventa un momento di orgoglio e legame.

TikTok for Business: la community ama l’intrattenimento e l’autenticità

Durante l’evento, è stata presentata anche una nuova ricerca sull’autenticità della community TikTok. Perché autenticità, creatività e allegria sono così importanti per i brand su TikTok?

Condotta in collaborazione con l’agenzia di cultural strategy Flamingo Group, l’indagine dimostra che l’intrattenimento è al centro dell’esperienza su TikTok e che il suo effetto si riflette sulla percezione del brand da parte degli utenti e sul tipo di inserzioni che ottengono i migliori risultati. 

evento tiktok for business

Secondo la ricerca, circa la metà (48%) degli utenti ritiene che TikTok sia allegro, rispetto al 30% di altre piattaforme, mentre il 41% ritiene che ispiri felicità, contro il 30% di altri social. Un’allegria contagiosa, con un impatto reale sugli altri utenti: il 78%, infatti, dichiara di provare sentimenti più positivi dopo aver guardato dei contenuti su TikTok.

E non c’è dubbio che TikTok sia in sintonia con molteplici pubblici.

Oltre un miliardo di persone in tutto il mondo entrano ogni mese nell’app per ridere, divertirsi, imparare, o scoprire qualcosa di nuovo. L’intrattenimento, dunque, è il fattore chiave su TikTok: un’altra ricerca, questa volta di Walnut Unlimited, rivela che il 75% degli utenti entra su TikTok principalmente per questa ragione.

Quando i sentimenti sono positivi, l’approccio all’advertising è migliore

E quando provano sentimenti positivi grazie all’intrattenimento, le persone vedono in modo diverso anche i brand. L’indagine ha riscontrato che il 56% degli utenti migliora la percezione di un brand dopo averne visto un contenuto su TikTok, rispetto al 52% di altre piattaforme.

Questo significa che le marche possono trarre vantaggio anche dal semplice fatto di essere presenti nell’app. In breve, su TikTok le inserzioni sono più performanti.

La ricerca EU CPG MMx di TikTok e Nielsen indica che nella pubblicità a pagamento TikTok presenta un ritorno del 30% superiore alla media del canale digitale.

La ricerca ha anche rilevato che gli utenti associano la pubblicità su TikTok a maggiore autenticità, divertimento, creatività, ispirazione e coinvolgimento rispetto ad altri canali.

Gli spot che possiedono queste caratteristiche possono quindi ottenere un elevato engagement su TikTok. E lo dimostra il fatto che alcune delle inserzioni di maggiore successo sulla piattaforma puntano proprio sull’allegria e l’autenticità.

Il coinvolgimento dei creator

tiktok for business khabane lame

Il coinvolgimento dei creator nelle campagne marketing è fondamentale per veicolare correttamente i messaggi e attivare le community di riferimento. Il TikTok Creator Marketplace offre a brand, agenzie e professionisti del marketing la possibilità di incontrare e mettersi in contatto con i creator più adatti di TikTok per la loro campagna attraverso uno studio approfondito dei dati e un percorso semplice per entrare in collaborazione con loro.

Un metodo concreto per scegliere l'influencer giusto per la tua campagna

Selezionare il giusto creator per la tua campagna: uno strumento concreto

La selezione del creator in una campagna (influencer outreach) è per antonomasia una delle sfide più rilevanti per chi opera in ambito influencer marketing.

Un influencer non adeguato può segnare negativamente non solo le performance di progetto, ma addirittura la reputation del brand.

Un problema talmente sentito da essere condiviso: stando al report Brand & Marketer di ONIM, questa è una challenge determinante per oltre il 60% dei professionisti intervistati.

obiettivi influencer marketing

Una difficoltà che è figlia dell’attività stessa: troppi e soprattutto troppo diversi tra loro i parametri da analizzare. Ne consegue la necessità di un approccio complessivo, in grado di integrare, contestualizzando, ogni singolo aspetto, semplificandone la lettura globale.

Una issue che può riassumersi in:

  • misurare e parametrizzare anche la dimensioni qualitativa dei creator
  • estrarre insight differenti, capaci di adattarsi all’esigenza precedente
  • connettere e integrare tra loro i diversi insight
  • parametrizzare e generare un indice che sia utilizzabile, capace di migliore le valutazioni e, conseguentemente, la scelta.

Quantità e qualità, insieme

La “doppia” dimensione è uno degli elementi che maggiormente segna l’influencer marketing e ne complica valutazioni e utilizzo. Alla dimensione “quantitativa” infatti, se ne affianca una prettamente  qualitativa, in molti casi decisiva per il successo di una campagna. Parametri che nella maggior parte dei casi sono complessi da “estrarre”, ponderare o ricondurre ad un singolo insight.

Capacità relazionali, creatività dei contenuti, know-how di settore sono solo alcuni di queste variabili, variabili che come è immaginabile hanno però un peso determinante nelle attività con creator e influencer.

Un mix che in molti casi caratterizza gli stessi, diventando variabile basilare nella capacità di spingere all’azione gli utenti o, come preferiscono molti, di influenzarli.

Elementi che guadagnano ancor più rilevanza in uno scenario, quello odierno, che sta rimettendo al centro il contenuto e il suo valore. Non soppesare quindi tali elementi rischia quindi di limitare pesantemente il nostro progetto e le sue possibilità di produrre un impatto reale sugli utenti.

Più fonti per dati sempre più estesi (e profondi)

Un’altra problematica della fase di outreach è il limitarsi alle piattaforma social e alle loro metriche superficiali.

Un modus operandi diffuso, forse per comodità, ma soprattutto per mancanza di conoscenze e figure idonee nei team, ma ancor più rilevante, di strumenti in grado di lavorare su analisi più profonde, andando oltre.

Ma il tool non basta, anzi. Molto spesso quando disponibile diventa un limite: il singolo strumento condiziona il metodo di analisi e non sempre è idoneo a rispondere alle numerose necessità di campagna.

selezione e gestione degli influencer

Esistono tool più o meno buoni certo, ma nessuno è “perfetto” o, almeno, perfetto per ogni singola situazione o progetto.

Serve un approccio più ampio e soprattutto strumenti capaci di integrare fonti differenti, capaci cioè di completare lo scenario, come quelle provenienti dalla web & social listening (topic, sentiment, reputation), quelle di image e video recognition, ma anche più “umane”, che necessitano di sensibilità di professionisti per essere comprese e valutate al meglio, come le competenze di settore del creator.

Facile comprendere quanto una figura parla di una tematica, molto meno in che modo.

Dati proprietari o di terze parti la cui gestione diventa un asset fondamentale, così come la loro lettura, contestualizzazione e interpretazione, in un’evoluzione da dato a insight.

Un’evoluzione in cui AI e machine learning sono e saranno sempre più determinanti.

Integrare e connettere per valutare: il metodo R.E.L.E.V.A.N.C.E.

Ottenere i dati e capire quali utilizzare non può bastare però. La reale differenza sta nel metterli a sistema e renderli utili a livello strategico. Come? Integrandoli. Non solo in modo che mantengano il loro valore/significato, ma ancor di più che riescano, insieme, a darci un livello di valutazione superiore, globale.

report parametri di selezione degli influencer

Una necessità non certo semplice a cui ho provato a dare risposta con R.E.L.E.V.A.N.C.E., una metodologia multi-KPI pensata per integrare parametri e fonti eterogenee, attribuendogli, in base alla tipologia e alle finalità di campagna, un peso variabile. Un approccio studiato per migliorare la fase di valutazione e adattarsi alle diverse esigenze e obiettivi dei singoli progetti.

  • REPUTATION: la reputazione del creator, analizzata e valutata grazie a tool di web & social listening e con l’integrazione di AI e machine learning
  • ENGAGEMENT: la capacità del creator di spingere gli utenti a interagire. Un parametro che deve tenere conto non solo della dimensione quantitativa, ma soprattutto della tipologia di interazione (like, commenti, condivisione) e del suo essere o meno on topic rispetto al contenuto pubblicato
  • LOYALTY: l’attitudine del creator a relazionarsi con la propria community e coinvolgerla attivamente
  • EFFECTIVENESS: la qualità dei contenuti prodotti, andando a valutarne stile, mood e caratteristiche
  • VERIFIED AUDIENCE: valutare le caratteristiche più complesse dell’audience del creator come nazione, età, sesso, interessi, affinità. Il numero di follower è e resterà sempre solo un numero
  • AFFINITY: l’affinità di stilte, mood, tone of voice tra brand-creator-fanbase
  • NOTORIETY: la notorietà di un creator online (menzioni e buzz online, posizionamento SEO delle keyword correlate), ma, ove possibile, anche offline (survey e ricerche dedicate)
  • COLLABORATIONS: le collaborazioni fatte in passato del creator, analizzando sia i progetti con competitor, ma soprattutto le performance dei suoi contenuti #ad
  • EXPERTISE: La competenza e il know-how dell’influencer, fondamentali in progetti verticali e con obiettivi come la laed generation. Un’analisi anche desk, ma supportata da AI e machine learning, andando oltre i contenuti pubblicati (studi, cv, ecc)

Parametri che a seconda della di campagna, della piattaforma, ma soprattutto delle finalità, sono integrati e “pesati” per offrire un parametro univoco e chiaro, utile a selezionare non un creator, ma quello ideale per il nostro progetto.

Andando nel concreto. In una campagna di brand awareness, expertise e loyalty avranno meno peso rispetto alla notoriety. In una, invece, in cui si vuole migliorare il posizionamento di brand o prodotto saranno reputation, loyalty ed effectiveness ad avere un ruolo centrale.

Da grandi budget dipendono nuove responsabilità (ed esigenze operative)

report retribuzione influencer

R.E.L.E.V.A.N.C.E. si presenta come una metodologia complessa, dispendiosa sia in termini di competenze, team, ma soprattutto di tool.

Una complessità capace però di limitare l’enorme rumore di fondo dello scenario odierno degli influencer, senza contare la necessità di supportare l’’evoluzione delle esigenze di chi investe nell’influencer marketing, al fine di garantire risultati concreti, in linea con aspettative e investimento

Un obiettivo raggiungibile solo trovando la sinergia, a livello di risultati, tra quantità e qualità. Se i creator sono la risposta, è fondamentale siano quella più giusta possibile per brand e progetto.