Tag di prodotto – Business

Novità Instagram: arrivano le inserzioni di Reels

Dopo il successo dei test effettuati in alcuni paesi, oggi annunciamo le Inserzioni di Reels a livello globale. Reels è il luogo migliore per farsi notare dalle persone che non ti conoscono e rappresenta un palcoscenico sempre più popolare dove poter scoprire brand e creator.

Le Inserzioni di Reels aiuteranno le aziende a raggiungere un pubblico più vasto, consentendo alle persone di scoprire nuovi e interessanti contenuti creati da brand e da creator.

Inserzioni di Reels

LEGGI ANCHE: Audio & subscription: le 400 puntate di Ninja PRO Information

Le inserzioni appariranno nelle sezioni più popolari dei contenuti reel come la tab Reels, le Storie, tra i reel in Esplora e nel Feed. Come le inserzioni nelle Storie, anche le inserzioni di Reels saranno a schermo intero e verticali, e appariranno a intervalli tra i singoli reel, con una durata fino a 30 secondi. Le persone potranno commentare, mettere “mi piace”, visualizzare, salvare e anche condividere tutte le inserzioni di Reels.

Reels è un ottimo modo per scoprire nuovi contenuti su Instagram, ecco perchè le inserzioni vanno in questa direzione. Per i brand, questo significa avere a disposizione una nuova modalità creativa per interagire con il proprio pubblico.

Afferma Justin Osofsky, Chief Operating Officer di Instagram.

Proprio come per qualsiasi altra inserzione su Instagram, forniremo alle persone la possibilità di controllare anche quelle che compaiono come Reels dando, ad esempio, la possibilità di saltare, nascondere o segnalare un’inserzione non gradita.

Per maggiori informazioni su come creare un’inserzione di Reels, visita il Centro Assistenza di Instagram.

Che cos’è il CRM e perché ogni azienda dovrebbe averlo

Esiste uno strumento in grado di gestire in modo semplice e smart i contatti, la gestione delle vendite e la produttività della nostra azienda? Certo che sì. Stiamo parlando del CRM, uno strumento indispensabile per ogni azienda che cambierà completamente il nostro modo di fare business.

“Come raccogli, gestisci e utilizzi le informazioni determinerà la tua vittoria o la tua sconfitta.” 

Le parole che avete appena letto sono quelle di Bill Gates e racchiudono un messaggio importante che ogni azienda dovrebbe seguire alla lettera e fa proprio. Conoscere le informazioni necessarie dei propri clienti e potenziali, analizzare e renderle accessibili al proprio team, serve non solo ad acquisire ma anche a fidelizzare i clienti con lo scopo di dar vita a relazioni produttive e durature.

Chi trova un CRM trova un tesoro

Avete mai sentito parlare del CRM? Probabilmente sì, ma non tutti sono a conoscenza degli innumerevoli vantaggi che può apportare alla propria attività. Il CRM è molto di più che un semplice strumento utile alla gestione delle relazioni con i clienti. Offre tutta una serie di vantaggi che vanno oltre la semplice compilazione dell’elenco dei contatti. 

Permette di costruire un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti proprio perché possiamo tenere facilmente traccia di tutte le interazioni e gli scambi, offrendo loro un servizio più personalizzato unito a un’esperienza impeccabile. Da un punto di vista pratico è prezioso poiché raccoglie in un’unica piattaforma centrale le informazioni sui clienti potenziali e quelli già acquisiti. Trasforma inoltre la produttività e l’efficienza di ogni azienda incrementando le vendite e migliorando la precisione delle previsioni. 

Siete curiosi di scoprire come funziona un CRM nei minimi dettagli? 

La piattaforma CRM di Salesforce offre alle aziende una visione unica e condivisa di ciascun cliente, per offrire un’esperienza personalizzata e di valore a ogni interazione, dal marketing al servizio clienti, passando per l’e-commerce e la vendita.

DAI UNO SGUARDO ALLA DEMO PER SCOPRIRE COME FUNZIONA! >>

5 motivi per cui non possiamo fare a meno del CRM

crm azienda

Il CRM offre alle aziende una visione a 360° dei clienti, consentendo di creare relazioni migliori attraverso un coinvolgimento più personalizzato e incisivo. Scopriamo insieme 5 aspetti in cui questo strumento può davvero fare la differenza.

1. Ottimizzazione dei flussi di vendite

Grazie al CRM il team addetto alle vendite di un’azienda ha la possibilità di salvare i dati sui potenziali clienti per accedervi a ogni interazione durante il processo di acquisto, aggirando quindi i consueti ostacoli come la mancanza d’informazioni adeguate su un potenziale cliente prima di essere contattato o la difficoltà d’inoltrare i lead direttamente al venditore responsabile.

In questo modo si favoriscono i team di vendita, marketing e assistenza clienti in termini di monitoraggio, progressi della pipeline e cronologia dei clienti

2. Accelerazione dei tempi di vendita

Grazie a questo tipo di tecnologia, l’utilizzo di dispositivi mobile tra i team di vendita favorisce e accelera la comunicazione, mentre l’offerta di un canale di comunicazione unico snellisce gli scambi evitando comunicazioni superflue e attività ripetitive. 

I team di vendita possono controllare i dati, aggiornarli immediatamente dopo una riunione o lavorare da qualsiasi luogo. Le stesse informazioni sono disponibili per chiunque ne abbia bisogno, dal team di vendita agli addetti all’assistenza clienti.

3. Processi più smart in azienda grazie al CRM

Sfruttando il potenziale dell’intelligenza artificiale, che offre previsioni più precise attraverso l’analisi dei dati, le aziende riescono ad avere una visione a totale dei loro clienti e delle loro preferenze. Questa nuova modalità d’interazione si traduce in un rapporto più solido e in una maggiore soddisfazione dei clienti.

4. Efficienza nella raccolta dati dei clienti

Attraverso una raccolta dei dati automatizzata, che di conseguenza sarà molto più rapida di una manuale, il CRM permette agli addetti alle vendite e tutti gli altri dipendenti dell’azienda, di avere una visione chiara e completa dei clienti in quanto dispongono di tutte le informazioni necessarie.

5. L’importanza della mobilità

I team di vendita hanno a disposizione una tecnologia mobile davvero funzionale e già integrata nel sistema, aspetto fondamentale se si considera la mobilità tipica degli addetti alle vendite. Il CRM basato sul cloud offre implementazione immediata, scalabilità conveniente e accesso da qualsiasi dispositivo.

Come facciamo a capire se la nostra azienda necessità di un sistema CRM?

Quando investire in una soluzione CRM per la propria azienda

Il CRM aiuta ad avere una visione chiara e completa delle relazioni della propria azienda con i clienti, con gli utenti del customer service, con i colleghi o i fornitori. Inoltre supporta le aziende a rimanere in contatto con essi, a semplificare i processi e a incrementare i guadagni.

Se avete ancora qualche dubbio, ecco i campanelli d’allarme che vi suggeriscono che è ora di cambiare strategia e di passare a un sistema CRM per la vostra azienda. 

Mancanza di un’unica fonte d’informazioni

Tutte le informazioni su ordini e clienti sono sparse tra note e fogli di calcolo e questo implica l’assenza di una visione globale delle relazioni con i clienti.

Mancanza di visibilità

Non abbiamo un quadro completo delle interazioni tra personale di vendita e clienti. Ciò si traduce in una grossa difficoltà a supportare al meglio i team e a responsabilizzarli. 

Difficoltà nell’operazione di reporting

I report vengono compilati manualmente e questa attività lunga ed estenuante a lungo andare può compromettere il monitoraggio creando confusione e frustrazione.

Assenza di una soluzione mobile

Senza una soluzione studiata per la mobilità dei team di vendita, il rischio è che si creino cortocircuiti nella comunicazione. Il risultato sarà pessimo per i vostri affari.

Possibile perdita di dati

I team di vendita sul campo non sempre riescono a inserire tutti i dati in un unico posto centrale, con conseguente perdita d’informazioni importanti e anche di opportunità di crescita.

Mancanza di personalizzazione del rapporto con i clienti

In ogni fase del processo di acquisto, tutti i clienti e potenziali clienti ricevono le stesse informazioni e offerte, il che è indice di un chiaro problema di prioritarizzazione che può generare mancate opportunità di vendita. 

C’è una soluzione?

Tutte queste difficoltà possono essere risolte facilmente affidandosi una valida soluzione CRM, che in prima istanza ci garantirà una migliore comunicazione con i clienti. Se sfruttata appieno consentirà alla nostra azienda di crescere e diventare più efficiente e competitiva.

Il CRM è un investimento per il futuro di ogni azienda

Se volete fra crescere la vostra azienda e distinguervi dalle altre, dovete assolutamente creare una strategia per il domani. Per le aziende più lungimiranti il CRM sarà indispensabile

CONSULTA IL MANUALE COMPLETO DI SALESFORCE SULLA STRATEGIA CRM! >>

Podcast marketing: come una startup sta rivoluzionando il settore

Cosa rende un’azienda veramente Unbreakable?

Avere una visione forte di lungo periodo, trovare un obiettivo, scegliere il proprio destino.

Ce lo spiega Francesco Tassi, founder di Vois, realtà attiva nel mondo del branded podcast e autore del podcast “Io Credo”, raggiunto a Modena dal CEO Ninja Mirko Pallera durante il percorso di N-Conference sul Ninja Van.

>> Iscriviti al canale Unbreakable Tour per seguire tutte le tappe del viaggio alla scoperta delle aziende indistruttibili <<

LEGGI ANCHE: Bionano Genomics è l’azienda che mappa il DNA umano da tenere d’occhio

Il motto di Francesco è: having strong views, loosely held. Visioni forti, con mano morbida.

Avere una visione forte di lungo periodo sapendo che il come arrivarci potrebbe cambiare durante il percorso e avere la prontezza di capire quanto tempo ancora insisterci e quando lasciar perdere. Il podcast si sta rilevando un trend interessante per il futuro. In Vois, durante il periodo del primo lockdown, Francesco e il suo staff di remote working, si sono trovati in difficoltà, alla ricerca di nuovi stimoli creativi.

L’Italia non era pronta al podcast

La mission di Vois è produrre podcast a 360°: branded podcast, original podcast, podcast advertising. Nel 2017 Francesco Tassi, lavora in America come ingegnere, e lì inizia ad avvicinarsi e appassionarsi al mondo dell’audio:

Mi sono letteralmente innamorato, ho conosciuto questo mondo nuovo, diverso e affascinante. In America il podcast era in voga da un po’, così ho deciso di trasferirne l’uso in Italia. Ho lasciato tutto, sono tornato a casa e ho iniziato subito due percorsi di accelerazione.

Ma qualcosa non ha funzionato, era troppo presto, l’Italia non era pronta all’uso del podcast.

Nel 2019 ha prodotto un’applicazione, che non ha riscosso troppo successo, le numeriche non si sono rilevate interessanti per gli investitori. Si sceglieva il podcast in base agli interessi, era una sorta di radio personalizzata che mescolava podcast e musica, selezionando dall’ ID Apple e da Spotify la musica preferita, per poi realizzare un’unica playlist che riproducesse podcast e musica preferita.

Vois si basa molto sul manifesto dancing hip hop, Francesco è un ballerino di break dance e si porta dietro un bagaglio culturale di vita molto particolare, il manifesto è: Love Unity and Having Fun, e riporta molto al concetto di community, con un pizzico di divertimento.

Nel 2019 iniziamo a rilasciare molti prodotti, tra cui anche skill per Alexa, ma di nuovo tutti i sogni si infrangono. Successivamente vinciamo un bando di Torino e chiudiamo una collaborazione con l’azienda BMW per l’applicazione. Quindi creiamo l’app a Monaco, ma ci siamo resi conto che mancavano i contenuti, quindi ci buttiamo alla ricerca di investitori per il progetto. Ci siamo messi sotto, e insieme ad Andrea, è rinato Vois. Il nome precedente era Fortune, poi abbiamo fatto rebranding, abbiamo cambiato logo e abbiamo iniziato ad essere una start up degna di nota.

Sindrome del cubo

È importante inseguire le proprie passioni, ma non ci si deve fermare lì, bisogna avere il coraggio di rincorrerle. Il vero momento non è quando butti tutto, ma quando ci si lavora sù.

Ci sono molte idee per la creazione di start up, ma molti hanno paura di validare l’idea, il prodotto deve essere venduto. Questa è la sindrome del cubo: inseguire un sogno dalle 9 alle 17, e poi chiudere.

Vois ha creato l’influencer marketing sui podcast, aiutano i brand a fare pubblicità e gestiscono un network di milioni di impression al mese di creator di podcaster.

Siamo abituati a credere che esista il tuo lavoro, la tua passione e la tua chiamata, in realtà viviamo in un mondo multi potenziale e tante persone si riconoscono in questa fase. Fai una cosa, ti diverte tantissimo ma dopo un po’ ti stanca, sempre meno tempo dedichiamo a qualcosa che ci appassiona.

Il segreto di Francesco

È sufficiente trovare 3 cose che ci piacciono, ed essere il 25% tra i più bravi delle 3 cose: mescolando si rientra nelle proprie passioni e si avrà una buona chance di arrivarci fino in fondo.

>> Viaggia assieme a Mirko Pallera sul Ninja Van per scoprire le aziende Unbreakable. Iscriviti qui <<

bionano genomics

Bionano Genomics è l’azienda che mappa il DNA umano da tenere d’occhio

Inutile dire che la pandemia di questi due ultimi anni ha messo sotto i riflettori finanziari, e non, tutte le più importanti company mondiali impiegate nel settore sanità ed innovazione scientifica: da chi ha brevettato sistemi di tracciamento e trasmissione del virus, a chi, più di recente, ha lanciato sul mercato i tanto temuti e chiacchierati vaccini.

Gli esperti non hanno dubbi: investire sul comparto salute oggi è la scelta migliore da fare con un mercato che vale circa 1 miliardo e 300 milioni di dollari.

Sul podio delle aziende e dei titoli a cui prestare attenzione troviamo al primo posto Abbott Laboratories specializzata nel mercato diagnostico.

Il brand ha fatto successo con i sistemi di individuazione del Covid-19; seconda è Johnson & Johnson la compagnia di ricerca scientifica più importante al mondo e tra le prime a lanciare il proprio vaccino anti Covid-19; terza, la bio-tech company Moderna, da sempre impegnata nello studio di vaccini antinfluenzali, pandemici compresi; segue, ma comunque con risultati degni di nota, Vertex Pharmaceuticals da sempre impiegata nella lotta alla fibrosi cistica.

Sulla scia di questi big names troviamo Bionano Genomics, una delle aziende tecnologicamente più avanzate al mondo in materia di studio del DNA umano, con tecnologie in grado di tracciarne ogni minima variazione con l’obiettivo ambizioso di combattere malattie come cancro e SLA.

Bionano Genomics, cosa fa l’azienda che mappa il DNA umano

Potremmo definire Bionano Genomics come un’azienda di tecnologia e innovazione scientifica, in cui la prima è al servizio della seconda per la creazione di strumenti sempre più evoluti e precisi in grado di indagare ed individuare ogni piccola variazione del DNA umano, andando a prevedere lo sviluppo di malattie genetiche come il cancro, l’alzheimer o la sclerosi multipla.

Uno degli ultimi prodotti di casa Genomics, e quello che secondo le stime porterà la maggior fetta di utili con numeri che vanno da 2 miliardi e 600 fino a 3 miliardi e 800 dollari, è Saphyr una delle tecnologie più affidabili al mondo di analisi genetica che l’azienda punta a vendere a ospedali, cliniche e centri studi nei prossimi anni.

Saphyr, infatti, è uno strumento in grado di analizzare campioni cellulari contenenti DNA e di indagare, esaminando la genetica delle cellule prelevate, l’eventuale presenza di malattie degenerative.

L’azienda californiana conta, oltre all’ultimo arrivato, anche questi prodotti:

  • Bionano Chips: chip studiati per la registrazione e l’uso dei macchinari del brand trasformando gli input ricevuti direttamente in immagini di output.
  • Bionano Sample Prep Kits: Isolation & Labeling: kit disponibili per il prelievo sterile di campioni di DNA, ottimali per predisporre tutto il materiale da analizzare.
    Tali kit possono essere usati su cellule vegetali, animali o umane, ossa comprese.
  • Software di elaborazione a supporto in grado di colloquiare con i diversi sistemi tecnologici di Bionano Genomics.

La forza di Bionano Genomics, non risiede solo nell’alto profilo tecnologico, ma anche nel fornire ai clienti un servizio completo di chip e software per il funzionamento e servizi di consulenza, analisi e test del risultato, anche grazie alla recente acquisizione di Lineagen, che è subito diventata una divisione dedicata all’interno del brand.

Il 4 maggio di quest’anno Bionano Genomics ha anche annunciato di aver brevettato negli Stati Uniti il proprio sistema di etichettatura di molecole di DNA, dopo che questo è stato linearizzato in nanocanali.

Tale brevetto comprende particolari tecniche di mappatura ed analisi genetiche di parti del genoma messo sotto indagine. L’obiettivo è quello di continuare a creare e brevettare tecniche proprietarie per l’indagine genetica andando, così, a salvaguardare la proprietà intellettuale.

BNGO, Bionano Genomics al Nasdaq: crescita e previsioni

Definita “meme stock”, cioè tra le azioni che sono diventate famose e in continua crescita non tanto per le performaces dell’azienda che le emette, ma più per la viralità delle stesse, BNGO (Bionano Genomics) si è rivelato un valido investimento, sebbene fosse partito con un prezzo per stock di 17 centesimi.

La crescita di interesse e di valore di Bionano Genomics è cresciuta tra la fine del 2020 e gennaio 2021, quando l’azienda ha lanciato Saphyr e le sue applicazioni, puntando non solo sul campo delle mutazioni genetiche, ma anche sull’indagine dell’evoluzione dei virus (come il COVID-19) e le differenti conseguenze sui malati, spesso diametralmente opposte.

Bionano Genomics non è rimasta esente dalle fluttuazioni azionarie tipiche del mercato borsistico, con previsioni che vedono alti e bassi nel breve termine, ma che sul lungo possono portare a una buona remunerazione.

LEGGI ANCHE: I 5 giganti del tech sono cresciuti a dismisura durante la pandemia

I dati 2020 parlano di una crescita del valore nominale del titolo da 3.08 dollari a inizio anno fino ad un massimo, raggiunto in febbraio, di 15.69 dollari.

Le performance in un anno, per sottolineare la bontà del titolo sul lungo periodo, è quindi di +1703,32%.

Bionano Genomics ha dichiarato che il 2020 è stato l’anno di semina con il lancio di Saphyr, ma il 2021, grazie ad una stabilità finanziaria più decisa, sarà l’anno dell’espansione, con una raccolta nel primo trimestre di 335 milioni di dollari.

A maggio sono stati pubblicati i risultati relativi al primo trimestre 2021.

  • La revenue dichiarata è di 3 milioni e 200 dollari, con un incremento del 179% sull’anno: il doppio delle stime previste
  • La perdita netta è stata di 9,9 milioni di dollari, inferiori ai 10 milioni e mezzo dello stesso periodo nel 2020
  • La liquidità di cassa ha subito una variazione positiva di 362 milioni, che comparata ai 38 milioni della fine 2020 ha nettamente registrato un rialzo
  • Il margine lordo, se comparato al margine lordo 2020 nello stesso periodo, è salito dal 25 al 33 percento.

Il campo dell’innovazione medica si conferma ancora tra i settori su cui l’attenzione degli investitori di borsa si fa più attenta.

Le fluttuazioni azionarie di BNGO sono consultabili qui

Bionano Genomics, parola agli esperti e news per il futuro

BNGO è davvero l’El Dorado che sembra per gli investitori? Sicuramente, è innegabile che il valore delle azioni e dell’azienda sia cresciuto negli ultimi anni.

LEGGI ANCHE: Sono le tecnologie le armi per combattere il Covid-19

L’annuncio di maggio di un brevetto per la tecnologia di Bionano Genomics rende già l’azienda più protetta dagli attacchi del mercato e dà al brand la possibilità di sperimentare e lanciare nuovi prodotti sul mercato, come Cytopia, un progetto tutto nuovo.

Cytopia è la nuova tecnologia di Bionano Genomics che permette l’esplorazione del DNA, non solo delle disfunzioni, ma della mappatura vera e propria, con l’analisi di più campioni cellulari nel modo più veloce e preciso possibile.

Sfrutta la citogenica, cioè l’analisi “a microscopio” di ogni cromosoma contenuto nelle diverse cellule, su cui verificare ogni piccola anomalia o modifica presente.

Come cambierà la ristorazione con il digital? I trend della riapertura

Come sarà il “Be Back”, il ritorno al ristorante dopo le chiusure provocate dalla pandemia? Se l’aspirazione è il recupero di una presunta “normalità”, come reagirà tutto il settore horeca, travolto dall’accelerazione digitale? Nuove abitudini di consumo e comportamenti di acquisto si impongono, con una crescita esponenziale dell’eCommerce e strumentazioni tecnologiche tra sistemi contactless per i pagamenti digitali, sviluppo del delivery e menù in formato QRcode sembrano destinati a contraddistinguersi come un must ormai irrinunciabile anche per il consumatore e per il futuro della ristorazione. O ancora la possibilità di prenotare un tavolo in maniera smart, attraverso un’app digital

Ad indagare i nuovi trend di consumo e a tracciare il primo bilancio ad una settimana dalla riapertura anche degli spazi interni dopo le chiusure determinate dalla pandemia, è intervenuta TheFork, la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti.

Raddoppiano le prenotazioni online nella prima settimana di apertura dei ristoranti inside. Tutti pazzi per la pizza

Il tratto più eclatante, che emerge dal report della prima settimana dall’1 al 6 giugno, è l’aumento delle prenotazioni del 108% rispetto alla prima settimana di riaperture.

Se durante la fase pandemica il 95% dei clienti ha affermato di voler tornare a mangiare fuori appena possibile, le regioni che registrano una crescita maggiore nelle prenotazioni sono la Sicilia (+18%), con a seguire il Veneto (+12%) e la Liguria (+10%), e performance positive di Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Toscana.

A dominare la top 3 delle tipologie di food preferito è la pizza, che si conferma un evergreen, primeggiando sulle cucine mediterranea e di mare, tra tradizione, attenzione agli impasti con farine a base di kamut, integrale, 5 cereali. Abbinamenti estremi, per un cliente che ricerca esperienze esclusive e prodotti di qualità e di nicchia, prediligendo materia prima d’eccellenza, spesso prediligendo l’origine o la tipologia specifica.

“I ristoranti hanno reagito al lockdown dimostrando una grande capacità di adattamento e di resilienza, rispetto a regole e misure di contenimento Covid in continuo mutamento, adeguando le sale e i servizi con un ritmo fin troppo accelerato, a partire dalla trasformazione digitale”, racconta a Ninja Elena Collini, Brand Manager di TheFork per l’Italia, evidenziando anche la nuova campagna a tema sociale realizzata in collaborazione con la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi, associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione e di intrattenimento) e APCI per invitare i clienti a sostenere i ristoranti con un appella all’essere responsabili.

Elena, la digitalizzazione quanto sarà determinante per il rilancio della ristorazione in Italia? Quali sono gli scenari futuri per il settore dopo il grave arresto economico prodotto dalla pandemia?

“Sarà cruciale, anche rispetto a quanto emerge dall’ultimo rapporto della FIPE, dalle ultime indagini condotte. Nella fase di chiusura, il delivery è stato determinante, non in termini di fatturato – sebbene per alcune tipologie di ristoranti sia stato un introito significativo –  ma è stata un’occasione per tenere vivo il rapporto con la clientela, coltivare il legame, verso la riapertura. La digitalizzazione è stata un passaggio importante, iniziata negli anni precedenti, ma consolidatasi durante l’emergenza ed oggi trainante per il settore. Ci sono state forti perdite, ci vorrà tempo per recuperarle, ma l’adozione di alcune tecnologie ha aiutato ad affrontare le sfide del futuro”.

I digital device cambieranno la ristorazione del futuro?

“Cosa resterà di questa fase? Di sicuro la prenotazione online: è impensabile oggiandare al ristorante senza prenotare, rispetto alla numero ridotto di posti a sedere. Anzi è un grande alleato nella fidelizzazione dei clienti. I pagamenti digitali contactless che abbiamo introdotto sono un’altra frontiera importante, per ridurre il rischio di contatti. Il momento del conto è quella parte in cui l’interazione umana non è indispensabile. A ciò si aggiunge il menù digitale consultabile attraverso un QRcode. Sono tutti fronti importanti, prima quasi inimmaginabili”.

LEGGI ANCHEeCommerce, quota 26,7 trilioni di dollari globali. Italia ottava con il 22% del Pil

I report di TheFork mostrano scenari dinamici. Come si muove il consumatore? Si avverte il desiderio di un ritorno alla “normalità”?

“Stiamo monitorando settimana dopo settimana, se non day by day, rispetto alle prenotazioni online. Ci sono regioni che stanno performando meglio di altre, anche se il trend di crescita è presente in tutto il Paese. La Liguria è una di queste, la Sicilia, il Veneto più degli altrui, ma anche la Puglia sta correndo. Si percepisce voglia di uscire, di andare al ristorante, con l’apertura degli spazi interni oltre che esterni c’è la possibilità di poter accogliere più clienti, anche con il graduale allentamento del coprifuoco si potranno operare maggiori rotazioni di tavoli. Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, ma ci indirizziamo verso un trend positivo”.

Quali sono i risvolti del Covid sul comportamento di consumo del cliente?

“I consumatori durante il lockdown si sono adeguati alle restrizioni. Il desiderio di normalità è un tema molto sentito ed evidente. Con l’allentamento delle misure di contenimento riprendono alcune abitudini pre-covid: infatti, se i coperti medi continuano ad attestarsi a 2 persone, aumentano in percentuale le prenotazioni di gruppo da 5 a salire. Lo scontrino cala leggermente e si torna anche a prenotare con meno anticipo: 7 ore prima contro le 20 dell’ultima settimana di maggio. Si predilige la cucina di tradizione, magari rivisitata. Resta alto l’interesse per esperienze fuori casa uniche e di qualità: il rating medio dei ristoranti prenotati dal primo giugno si attesta tra l’8.5 e il 9.3, aumentano le prenotazioni per i ristoranti “Insider” premiati da guide e utenti, che hanno rappresentato il 26% del totale contro il 24% della settimana precedente”.

Elena Collini, Brand Manager di TheFork.it per l’Italia

Il consumatore che si è adeguato al digitale non tornerà indietro, quindi, rispetto all’uso di tecnologie innovative?

“È presto per dirlo. Con l’allentamento delle misure, occorrerà trovare una linea di equilibrio tra passato e presente. Abbiamo rinunciato talmente tanto a vivere la nostra vita sociale, che adesso c’è fame di esperienze di elevata qualità e di ristoranti insider. Digitalizzazione senza rinunciare all’esperienza viva della socializzazione. Molte acquisizioni e abitudini di consumo persisteranno, sia sul fronte BtoC che BtoB”.

TheFork come ha vissuto questo periodo di trasformazione?

“Dal punto di vista business, abbiamo deciso di sfruttare questo tempo per accelerare lo sviluppo di nuovi prodotti, come TheFork Pay, il nostro sistema di pagamento contactless, cuore delle nostre attività, in questi ultimi mesi, che ci ha permesso di lanciare le gift card utilizzabili in 9mila ristoranti, in Italia, Francia e Spagna. Siamo concentrati su nuove tecnologie a servizio della ristorazione per il Be Back. Abbiamo sentito il dovere di supportare i ristoranti in questa fase difficile, soprattutto le medio piccole, che hanno rasentato il fallimento perché ci sono state tante chiusure, rendendo disponibile la nostra comunicazione per il delivery e l’asporto”.

Perché l’urgenza di dar vita a una campagna con Fipe e Apci per sensibilizzare al ritorno al ristorante?

“La capienza dei ristoranti è limitata, siamo chiamati ad atteggiamenti responsabili, non solo nel rispetto delle norme di sicurezza, ma anche per evitare i “no show”, le prenotazioni alle quali non ci si presenta. Da sempre un problema della ristorazione, perché hanno un risvolto economico: in un contesto di capacità limitata, perdere un tavolo è perdita di denaro. È difficile colmare questo deficit con i “walk in”, con chi è di passaggio. È importante richiamare alla responsabilità”.

LEGGI ANCHE: L’importanza di una forte esperienza di shopping online per la valorizzazione delle piccole imprese

Come l’Instant Mobile Messaging sta cambiando la comunicazione B2B

Quando si pensa al mondo del business e ai modelli di comunicazione ad esso collegati si ragiona spesso su forme di relazione formali e pompose, che si regolano su protocolli rigidi e ingessati.

Niente, almeno apparentemente, farebbe pensare che in realtà qualcosa sta cambiando… e molto in fretta.

Alla formalità delle email e le lungaggini delle videocall si è affiancata infatti una modalità forse sottovalutata ma perfettamente in linea con i trend più attuali: quello della messaggistica istantanea. 

Proprio così: anche nel B2B sembra che l’inviare e ricevere dei messaggi (SMS o Whatsapp, poco importa), tutto ciò che rientra nel mondo dell’Instant Mobile Messaging, stia prendendo piede. 

Considerato come nel nostro paese (ma non solo) il device più diffuso sia lo smartphone (35 milioni di utenti attivi) non era forse difficile prevederlo: diverso il discorso sulle numeriche che la messaggistica può generare. Si calcola infatti che le imprese italiane abbiano inviato nel solo 2020 ben 5 miliardi e 300 milioni di messaggi istantanei, con un tasso di apertura del 93,3%: avete capito bene, amici lettori, ben 93,3%. Mica male, no?

ISCRIVITI GRATUITAMENTE ALL’EVENTO ESENDEX LIVE E APPROFONDISCI IL TEMA DELL’INSTANT MOBILE MESSAGING! >>

Instant Mobile Messaging: migliorare le strategie d’ingaggio

È evidente che con questi KPI l’attenzione delle aziende verso questo canale sia aumentata. A confermarlo è una ricerca realizzata da Esendex, leader in Europa per le soluzioni di messaggistica istantanea per il business, in collaborazione con PWC su un campione di 4.300 aziende in Europa, UK e Asia (area del Pacifico). La ricerca è stata pubblicata in occasione dello sbarco in Italia di Esendex, la piattaforma per le aziende che permette di lavorare con SMS, soluzioni di rich messaging come Whatsapp Business, chatbot e landing page: tutte quelle soluzioni, insomma, ottimizzate per creare conversazioni e realizzare transazioni via mobile.

Molte delle declinazioni che questo approccio può consentire sono ben raccontate sul blog di Esendex, anche se è interessante soffermarsi su alcune evidenze presenti nella ricerca per circoscrivere un fenomeno sempre più rilevante.

I dati che emergono dal report infatti sono molto interessanti: ben il 47% dei soggetti intervistati hanno dichiarato di adottare servizi di Instant mobile messaging nelle proprie strategie (52% in Italia), con una prevalenza fra quelle aziende con più di 250 dipendenti rispetto alle PMI (la proporzione è 62% vs 45%). 

In che logica però si inserisce lo strumento della messaggistica instantanea?

La parola chiave che guida è di quelle che viene spesso citata ma mai veramente esplorata fino in fondo: multicanalità.

Capire come distribuire i touchpoint di marca è da sempre una sfida, a maggior ragione se diventa necessario metrificare i risultati raggiungendo dei KPI predefiniti per capire l’efficacia di un’azione.

Nel caso specifico la messaggistica istantanea garantisce come abbiamo visto dei volumi interessanti, in grado di giustificare lo sforzo di sviluppare delle azioni efficaci.

Proprio in capire “quanto” effettivamente sia questa efficacia basta guardare la ricerca proposta da Esendex e PWC, concentrandosi sugli impieghi che si fa di SMS e simili: privilegiando l’interazione one-to-one come forma d’interazione, vediamo come i messaggi diretti coprano l’intero parco dei processi aziendali, dall’invio di avvisi e comunicazioni di emergenza (utilizzati dal 21% degli intervistati), le notifiche e i promemoria per i clienti (19%), la gestione di processi aziendali (19%) e le campagne di marketing (19%).

Un focus a parte merita l’SMS, che è uno strumento ormai “vecchiotto” per età ma giovanissimo per risultati: il 25% degli intervistati lo indica come strumento molto efficace e il 22% lo preferisce per la capacità di personalizzare. D’altronde, è uno strumento essenzialmente noto a tutti, che supera le barriere tecnologiche e di piattaforma e che tutti possono ricevere, è altamente customizzabile con call to action semplici e immediate: cosa c’è di meglio?

Un evento per scoprirne di più

Della crescita della messaggistica mobile ci ha parlato il report confezionato dal Gruppo Commify, ma le occasioni di condivisione non finiscono. 

Lo sbarco della suite Esendex in Italia, infatti, è anche l’occasione per portare anche nel  nostro paese un appuntamento imperdibile: Esendex LIVE!, il format gratuito organizzato sul tema della Digital Transform-Action che nella sua prima edizione italiana si propone di indagare uno degli aspetti più vicini al mondo dell’Instant Mobile Messaging, “The Human Side of Technology”.

All’evento interverranno speaker di altissimo livello come Rudy Bandiera, Andrea Barchiesi, Cinzia Bertoli, Angela Sebastianelli, Linda Serra e Dario Cardile, distribuendosi su tre diversi palchi dedicati a verticali diverse: “Digital Room”, “Technology Room” e “Human Room”. 

Per partecipare ci si può registrare gratuitamente qui, maggiori informazioni si possono trovare anche sui canali Facebook e LinkedIn di Esendex.

ISCRIVITI GRATUITAMENTE ALL’EVENTO ESENDEX LIVE E APPROFONDISCI IL TEMA DELL’INSTANT MOBILE MESSAGING! >>

professiioni più richieste

Ingegneri, informatici e le altre professioni di cui le aziende hanno bisogno

I fattori globali che stanno profondamente cambiando il mercato del lavoro (come progresso tecnologico, invecchiamento della popolazione, globalizzazione e digitalizzazione) incidono in modo considerevole sul gap tra domanda e offerta riguardo alle professioni richieste e le skill acquisite.

Il risultato dell’azione di questi fattori è la “distruzione” di alcune tipologie di lavoro e la creazione di lavori totalmente nuovi. Anche le professioni “tradizionali” che sopravviveranno al cambiamento dovranno confrontarsi con un cambiamento di competenze richieste e una contrazione della domanda.

Già oggi, ma ancora di più nel prossimo futuro, al centro dell’attenzione non vi sarà solo il tema dell’occupazione, ma anche e soprattutto quello della competenze: riuscire ad anticipare e interpretare le tendenze del mercato del lavoro diventa essenziale per gettare le basi di una migliore corrispondenza tra offerta e domanda nel mercato del lavoro.

Il report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a breve termine (2019-2023)” dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, ci fornisce utili indicazioni in questo senso.

report occupazione

Il modello di stima prevede che lo stock nazionale di occupati possa crescere in una misura compresa tra 374.000 e 559.000 unità, a un tasso medio annuo che potrà quindi variare tra lo 0,3% e lo 0,5%; A e B corrispondono al valore minimo e massimo che potranno assumere le variabili considerate.

LEGGI ANCHE: VR e AR come tecnologie trasformative e le potenzialità per la formazione

I fabbisogni occupazionali

La “Digital Trasformation” e l’Ecosostenibilità avranno un peso determinante nel caratterizzare i fabbisogni occupazionali dei diversi settori economici, arrivando a coinvolgere circa il 30% dei lavoratori di cui imprese e Pubblica Amministrazione avranno bisogno nei prossimi anni.

In particolare, si stima che imprese e PA ricercheranno un numero di lavoratori compreso tra circa 270.000 e circa 300.000 unità con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o connesse a “Industria 4.0”.

Fra le figure professionali emergenti maggiormente richieste sul mercato ci saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale e nell’analisi di mercato.

In particolare, le sarà molto importante padroneggiare queste competenze:

  • Capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative;
  • Capacità di gestire soluzioni innovative applicando tecnologie robotiche, Big Data analytics, Internet of things, ai processi aziendali.

Le nuove professioni emergenti in questo campo saranno:

  • Data Scientist
  • Big Data Analyst
  • Cloud Computing Expert
  • Cyber Security Expert
  • Business Intelligence Analyst
  • Social Media Marketing Manager
  • Artificial Intelligence Systems Engineer

Inoltre, la richiesta di competenze digitali non sarà limitata alle aree funzionali “tecniche” (Information technology, Progettazione e Ricerca e sviluppo), ma sarà sempre più presente anche nelle altre aree: quella amministrativa, le risorse umane, i servizi generali e le funzioni di staff.

Al momento, per oltre 9 profili su 10 è prevista la richiesta di competenze digitali.

Fenomeni come la Digital Transformation sono in gradi creare una discontinuità con il passato, introducendo nuovi paradigmi produttivi e nuovi modelli organizzativi e non interessano solo l’industria, ma puntano a creare un ecosistema digitale diffuso reso possibile dallo sviluppo di tecnologie avanzate che si estendono lungo tutta la filiera, dalla progettazione alla produzione, dalla logistica ai servizi post-vendita.

Anche in tema di economia circolare, saranno ricercati dalle imprese italiane tra 518.000 e 576.000 lavoratori con competenze green fino al 2023. Nel futuro, il dato è destinato a crescere e le competenze green riguarderanno, in maniera trasversale, tanto le professioni ad elevata specializzazione che le professioni tecniche.

Le altre filiere del lavoro

L’aggregazione di alcuni tradizionali settori economici consente  di individuare altre cinque filiere produttive che fanno da traino alla domanda di lavoro:

• salute e benessere: sanità e assistenza sociale, settore farmaceutico, industrie ottiche e medicali, servizi sportivi e altri servizi alle persone;
• education e cultura: istruzione e servizi formativi, servizi dei media e della comunicazione, servizi culturali;
• meccatronica e robotica: fabbricazione di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, attività di installazione, riparazione e manutenzione, industrie elettriche ed elettroniche;
• mobilità e logistica: servizi di trasporto e logistica;
• energia: industrie petrolifere e chimiche e Public utilities.

Il fabbisogno occupazionale delle imprese della filiera “meccatronica e robotica” potrà riguardare tra 69.000 e 83.000 lavoratori entro il 2023.

Le figure più richieste saranno i tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, i tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali, i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico.

In particolare, la meccatronica è il comparto manifatturiero centrale per il passaggio alle nuove modalità produttive, sinteticamente riassunte con il termine “Industria 4.0”, e con esso giocano naturalmente un ruolo di primo piano i comparti terziari dell’informatica e dei servizi avanzati e i principali utenti non sono più solo le grandi imprese, ma soprattutto le piccole e medie imprese che ricercheranno un maggior numero di figure professionali legate alla trasformazione della catena produttiva.

La prima domanda da affrontare alla luce di questi dati è: possiamo contare su un numero adeguato di specialisti, tecnici, pronti a entrare nel mercato del lavoro perché opportunamente orientati dalla scuola, prima, e dall’università, poi?

Già nel 2017, oltre un quinto delle figure richieste risultava di difficile reperimento, con quote sensibilmente più elevate per le professioni specialistiche (37%), tecniche (33%) e operaie specializzate (31%).

Forbice che si allarga ulteriormente per le figure professionali maggiormente coinvolte nei processi di trasformazione in atto.

In un mercato del lavoro in cui già si registra un elevato mismatch fra domanda e offerta di lavoro, il rischio che si corre è che i cambiamenti radicali in atto nel mercato del lavoro amplino ulteriormente questo disallineamento.

Dai grafici di Unioncamere è possibile estrapolare due dati molto importanti:

  1. il numero delle immatricolazioni e dei laureati diminuirà entro il 2023. Non è un buon segnale nella direzione di colmare l’evidente gap tra domanda e offerta nel mondo del lavoro, che richiederà figure sempre più qualificate e con competenze trasversali. Appare, tuttavia, una buona notizia per chi intenda seguire questo tipo di indirizzo: un numero minore di soggetti in grado di ricoprire specifiche posizioni tecniche agevolerà l’ingresso di tecnici, laureati e specializzati con migliori condizioni di lavoro e retribuzioni più alte.
  2. il fabbisogno totale dei laureati si concentra principalmente su profili economici, sanitari, ingegneristici e legati alla formazione. Occupano comunque una buona posizione anche le richieste legate alla formazione relativa ai campi scientifico, matematico e fisico, della geologia e della bio-tecnologia e al campo chimico-farmaceutico.

Le discipline STEM

In Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale), e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni.

Inoltre, secondo il report “RiGeneration STEM, le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia” di Deloitte, di questi studenti, solo 1 su 10 è iscritto alle facoltà che rispondono appieno alle esigenze professionali emergenti.

Profili stem

Nonostante esista un potenziale bacino di studenti interessati alle materie tecnico-scientifiche, una percentuale rilevante di questi ultimi ha cambiato rotta nel momento decisivo di iscrizione: 2 studenti NON STEM su 5, e 1 giovane occupato su 3, hanno infatti dichiarato di avere avuto un interesse verso le discipline STEM, che non si è mai concretizzato.

Tra i fattori che influenzano le scelte scolastiche dei ragazzi, il primo posto è occupato dalla famiglia, mentre i servizi di orientamento hanno un impatto marginale: solo 1 studente su 6 è stato guidato dai centri di orientamento nella scelta dell’indirizzo scolastico. Gli studenti si troverebbero quindi un po’ soli, al momento della scelta, fattore che porterebbe ad una percezione distorta dell’effettiva offerta formativa e delle potenzialità della stessa.

Ma quali sono i motivi che allontanano i giovani dalla scelta di percorsi formativi STEM? Chi si iscrive a scuole secondarie NON STEM, lo fa principalmente perché ritiene che questi percorsi siano maggiormente in linea con le proprie capacità.

Nel passaggio all’Università, invece, la passione per le materie e la coerenza con le proprie capacità, vengono integrati anche dalla valutazione circa la possibilità di raggiungere la professione ambita. I giovani, infatti, associano al percorso STEM delle professioni evidentemente poco ambite, in particolare il professore sottopagato, lo scienziato premio Nobel, o l’informatico nerd.

Gli stereotipi di genere

Questi bias risultano ancor più marcati all’interno dell’universo femminile, presso cui vi è un’elevata percezione di disallineamento di interesse rispetto ai contenuti (per il 66% delle donne contro il 59% degli uomini) e di inadeguata formazione (per il 24% donne contro il 16% degli uomini). E se aziende e professori non riscontrano alcun gap di genere nelle performance, ben 1 giovane occupato in ambito STEM su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini.

deterrenti allo studio STEM

Le accelerazioni legate alla pandemia

Nonostante le previsioni del report di Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior investano un arco temporale individuato tra il 2019 e il 2023, l’imprevedibilità dell’emergenza pandemica ha contribuito a rafforzare la visione sulla necessità di una formazione specializzata in campo tecnologico, sulla robotica e sulle discipline STEM in generale.

Iniziare a lavorare per ridurre il gap tra offerta e domanda di ingegneri, informatici, matematici, professionisti del martech e le altre professioni individuate in questa analisi, significa aprire la strada a una maggiore competitività per il Paese e a un migliore equilibrio sui dati dell’occupazione.

 >> Vuoi accedere a nuove opportunità per i laureati in materie STEM? Compila il form <<

digital tool strumenti digitali

Storydoc, Icons8 e Daily Gratitude Journal: i digital tool della settimana

Lo sappiamo bene: ci sono giornate stressanti, in cui tutto sembra andare storto. Questo capita tanto nella sfera personale della vita, quanto in quella professionale.

A fare la differenza, può essere un approccio positivo. Una buona abitudine è ringraziare ogni giorno per quello che abbiamo: ci permette più facilmente di renderci conto che, ogni problema è tuttavia superabile e possiamo riprendere a vivere con serenità la nostra vita.

Certo, qualche piccolo aiuto in ufficio non guasta: oggi vi presentiamo alcuni strumenti per migliorare l’aspetto grafico delle presentazioni e dei fogli di calcolo, ma anche strumenti per non dimenticare nessun appuntamento importante.

In più, un diario per annotare quotidianamente perché dovremmo essere felici ogni giorno.

LEGGI ANCHE: Jove, Google Cemetery e: i digital tool della settimana

Quel tocco in più

free icons digital tool

Vuoi migliorare le tue presentazioni, ravvivare i tuoi fogli o coinvolgere i lettori dei tuoi documenti di Google? Le icone sono sempre la risposta giusta! Con Icons8 puoi aggiungere centinaia di immagini in stili differenti ai tuoi file, per renderli riconoscibili e accattivanti.

Un coach per le conference-call

poised digital tool

Non ti senti abbastanza sicuro durante le riunioni in diretta? Anche questa abilità va allenata e puoi farlo con Poised, un “personal trainer” di comunicazione digitale che fornisce un feedback in tempo reale durante le riunioni online. Il tool funziona con Zoom, Slack, Microsoft Teams e Google Meet.

Lascia il segno

storydoc

Per dare un tocco in più alle tue presentazioni e trasformare diapositive statiche di vendita e marketing in bellissimi slideshow interattivi, puoi provare Storydoc. Aumenterai il coinvolgimento dei clienti e i tassi di conversione, senza aver bisogno di sviluppare nuove competenze di design o coding.

Ricorrenze virtuali

koya digital tool

Sei sei super organizzato ma ti capita spesso di dimenticare compleanni o anniversari che vorresti celebrare, KOYA è il tool che fa per te. Puoi programmare messaggi personali che includano ricordi, url e addirittura regali digitali. Per fare sempre bella figura anche online.

Felici a partire da quello che si ha

daily gratitude journal

Essere grati e ringraziare l’universo può avere incredibili benefici per la salute fisica e mentale.

Aumenta la felicità, aiuta a dormire meglio e allevia la depressione. Ci sono molti modi per praticare allenarsi a provare gratitudine ogni giorno, ma il diario quotidiano è uno dei modi più semplici ed efficaci. Per questo scopo, esiste Daily Gratitude Journal.

Come la Digital Health sta cambiando il mondo della salute

Nono appuntamento con i Webinar PRO targati Ninja: tutti gli insight, trucchi, trend, dietro le quinte sui temi caldi del momento, condivisi con voi.

Tema della puntata: Digital health ecosystem, ne abbiamo parlato con Roberto Ascione, Ceo & Founder di Healthware Group, company di digital health che da quasi 25 anni offre alle grandi aziende dei settori life sciences e insurance un insieme unico di servizi e competenze in consulenza strategica, comunicazione, tecnologia e innovazione per guidare la trasformazione digitale della salute.

Non perderti i punti salienti dell’intervista:

  • Le applicazioni della Digital Health: min 1,20
  • Come migliorare la gestione della salute: min 16,55
  • I benefici dell’adozione dei sistemi digitali: min 26,40
  • Le principali applicazioni della telemedicina: min 31,20
  • I dati della trasformazione digitale: min 34,05
  • Come sta cambiando il mondo della salute: min 36,00
  • Il prossimo futuro della Digital Health: min 40,00

connected tv

Come le Connected TV stanno cambiando il settore della pubblicità televisiva

Così come il cambiamento dei gusti e delle abitudini dei consumatori è da sempre il punto di partenza del marketing, intento a monitorare e anticipare le innovazioni della società, allo stesso modo il terremoto che sta per avvenire nell’ambito della pubblicità televisiva non può certo passare inosservato agli occhi dei marketer.

La diffusione della televisione ha rappresentato uno step importante nella nostra cultura, è entrata a far parte dell’ambiente domestico, e come sottolineato dal sociologo Joshua Meyrowitz, ha svolto il compito di far entrare la società esterna all’interno delle case, diventando un grande potenziale da sfruttare per la pubblicità.

Dal 1941, anno del primo spot televisivo, l’industria pubblicitaria della tv è stata inarrestabile e in continua crescita, fino ad ora, momento nel quale lotta per mantenere il proprio posto privilegiato accanto ai media digitali.

connected tv CTV

La diffusione delle Connected TV

La televisione rimane a tutt’oggi il device più utilizzato, seppur con delle sostanziali differenze di fruizione da parte del pubblico, che mostra necessità e gusti diversi rispetto al passato.

Accanto al termine di tv generalista si sente ora sempre più parlare delle connected tv.

Quali sono le differenze?

  • La tv lineare, la cosiddetta televisione tradizionale, permette allo spettatore di guardare un programma nel momento in cui viene trasmesso, o di registrarlo per visualizzarlo in un secondo momento;
  • la connected tv (CTV), è un dispositivo che consente alla tv di connettersi ad Internet per visualizzare contenuti video in streaming. Il dispositivo può essere interno, come nel caso delle Smart Tv (già predisposte per la distribuzione di contenuti video streaming), o esterno, ad esempio le console di gioco come Xbox, Playstation, o dispositivi come Apple Tv, Roku).
    La CTV non è dunque una sostituzione del precedente media, ma un’evoluzione dello stesso, a sottolineare la continua validità del concetto di “Remediation” coniato da Jay David Bolter e Richard Grusin, nato da una definizione di Marshall McLuhan, il contenuto di un medium è sempre un altro medium.
    I media interagiscono continuamente tra loro, per cui un media non viene soppiantato da una nuova tecnologia ma si adatta a nuovi formati, proprio come accade nel passaggio dai media analogici a digitali;
  • l’over the top (OTT) è invece il meccanismo di distribuzione dei contenuti video tramite i meccanismi di CTV. I contenuti vengono distribuiti online in modalità streaming gratuiti grazie alla pubblicità, come nel caso di Youtube, o in modalità video on demand (VOD), tramite abbonamento, come nel caso delle piattaforme Netflix, Amazon Prime, e così via.

streaming media players

A partire dallo scorso anno, ed in particolare in questi primi mesi del 2021, stiamo assistendo ad un boom dello sviluppo dei dispositivi CTV e dei meccanismi OTT, complice anche la pandemia, che ci ha costretti a restare in casa e ad occupare anche quella parte di tempo libero che generalmente avremmo trascorso all’aperto.

Si tende a privilegiare la scelta del contenuto, rispetto ad una fruizione passiva.

Se la tv tradizionale è vista come un’abitudine, la CTV è definibile come una scelta, effettuata con consapevolezza dal consumatore, che esige per questo un contenuto originale, di qualità, che consenta un’esperienza personalizzata e non più lineare.

Siamo più lontani dalla “Teoria del proiettile magico” degli anni ’40, che considera la comunicazione del media come un processo diretto di stimolo-risposta, in grado di colpire la massa passiva, che reagirà nella stessa maniera. Oggi sappiamo che il pubblico è tutt’altro che inerme, e gli studi di marketing sono concentrati proprio sull’analisi delle differenze del target.

adoption of connected tv devices

Secondo la ricerca di Parks Associates, nel dicembre 2020 il 56% delle famiglie statunitensi possedeva una smart Tv, e il 43% un lettore multimediale, in aumento rispettivamente del 50% e 39% rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente.

La pubblicità del futuro sarà sulle CTV

Storicamente, la televisione detiene la quota dominante della spesa pubblicitaria, iniziata nel 1940 con le concessioni di licenze della Federal Communication in Usa alle varie stazioni televisive, dando il via a quello che è poi diventato il colosso dell’industria pubblicitaria.

Con le nuove tecnologie digitali lo scenario va però modificandosi: oggi il pubblico consuma una più ampia alternativa di contenuti, cosa che gli operatori del marketing non possono ignorare. Sulla base dei dati Oracle ID Graph in USA, ogni consumatore utilizza fino a 6 diversi device, anche per una questione lavorativa, accentuata ancora una volta dalla situazione pandemica.

La ricerca pubblicata da SpotX a Luglio 2020 evidenzia che nel Regno Unito e in Italia il 60% degli spettatori guarda tv connessa almeno una volta al mese, e in Spagna il 56% dichiara di guardarla regolarmente.

La stessa ricerca sottolinea inoltre che in Italia 86% degli spettatori ha un’età compresa tra 18-24 anni, ma il trend sembra in crescita anche tra i soggetti di maggiore età, considerando l’accelerazione massiccia dei media digitali causato nell’ultimo anno dal lockdown dovuto al Covid-19, che ci ha reso tutti un po’ più connessi.

Diminuisce dunque il numero di consumatori che fruiscono della pubblicità tradizionale, secondo un sondaggio IAB Europe Attitudes to digital video advertising, le tv connesse sono la chiave per la pubblicità del futuro.

I sistemi CTV e i meccanismi OTT stanno portando ad un minor numero di sottoscrizioni degli abbonamenti via cavo, definito come il fenomeno “cord-cutting”, entro il 2023 si prevede un aumento degli abbonati OTT da 133 milioni del 2019 fino a 159 milioni.

La pubblicità televisiva rimane sempre un ottimo mercato, ma bisogna lavorare per innovarla: utilizzando i dati del pubblico connesso è possibile indirizzare i messaggi pubblicitari solo agli interessati. Il mercato tv della pubblicità tradizionale si restringe per lasciare spazio a quella del digitale, un mercato ancora giovane e da esplorare.

Con le CTV, gli advertiser hanno la possibilità di rivolgersi in modo personale e più coinvolgente nei confronti dei telespettatori, di adattare il messaggio pubblicitario al pubblico e sfruttare quindi la possibilità di ottenere un maggior ritorno sulla spesa pubblicitaria stessa.

Se l’advertisement della tv tradizionale si riferisce alla massa perché non prevede un lavoro a monte di profilazione del target, la pubblicità delle tv connesse parte proprio dalla capacità di analizzare e comprendere il target, grazie ai dati ottenuti dalla rete.

Se partiamo dal presupposto che il pubblico connesso è più attivo rispetto alla massa tradizionale, dobbiamo presupporre che sarà anche più attento ai messaggi pubblicitari: di solito si guardano i contenuti OTT in modo più attento, senza distrazioni, come invece spesso accade con i contenuti della tv generalista, soprattutto nei momenti in cui viene trasmesso l’annuncio pubblicitario.

I brand individuano ora la possibilità di interagire con il pubblico al momento giusto.

La pubblicità sulle CTV viene indicata come il futuro della pubblicità televisiva, la naturale evoluzione di quella tradizionale, in quanto risulta essere mainstream, fruibile da un pubblico più ampio, anche in considerazione del fatto che può migliorare l’aspetto social dell’utente, consentendo la nascita di conversazioni online sulle stesse.

Favorisce il coinvolgimento con il brand ma anche tra gli utenti stessi, e sappiamo bene che il passaparola online positivo è la migliore arma che un’azienda possa avere dalla sua parte.

linear tv

Come cogliere questa opportunità

Ad avvantaggiarsi di questo trend in crescita saranno senza dubbio, oltre i fornitori di intrattenimento (Netflix è diventato un colosso che sta conquistando il panorama tv), anche i produttori di hardware.

Secondo i dati degli analisti di IHS Markit, negli ultimi tre anni l’acquisto di dispositivi connessi e degli adattatori per supporti digitali ha avuto una costante crescita. La chiave del successo, probabilmente, è la collaborazione, anche a livello europeo, tra produttori hardware ed emittenti, al fine di condividere costi, tecnologie, e dati del target, realizzando in tal modo una maggiore trasparenza.

Come realizzare una campagna pubblicitaria vincente sulle CTV

Per alcuni aspetti le tv connesse appaiono simili alle televisioni tradizionali, per tale motivo la costruzione di una campagna può rispettare, almeno in partenza, alcuni punti salienti, ai quali si aggiungono elementi particolari, tenendo presente che la CTV advertising è pensata essenzialmente per lo schermo televisivo:

  • Determinare l’obiettivo di marketing è il primo fondamentale passo. Per farlo è opportuno seguire dei criteri che ci aiutino a visualizzarlo con chiarezza: ogni obiettivo deve indicare espressamente ciò che ci si aspetta di ottenere; deve essere misurabile per permettere di valutare la campagna stessa; deve essere rilevante, cioè correlato direttamente alla funzione principale dell’azienda; e deve rispettare un limite di tempo per il suo raggiungimento.
  • Determinare il target di riferimento è elemento prioritario di ogni attività di marketing, individuare il giusto segmento di mercato permette di incrementare le vendite in modo sostanzioso. Nello specifico, la connessione Internet permette di raggiungere un audience curated di massa, estremamente dettagliato. Altrettanto fondamentale è mantenere un attento monitoraggio del comportamento online/offline del pubblico di riferimento.
  • Raccontare una storia avvincente, trovare la propria voce e continuare con lo stesso tono lungo l’intero periodo della campagna, perché la coerenza è la caratteristica necessaria per costruire la fiducia nel cliente. Il posizionamento del brand va mantenuto nel tempo, possono innovarsi le tattiche a breve termine ma non le strategie di lungo termine, come spiegano Al Ries e Jack Trout, coniatori dell’idea stessa del positioning.
  • Scoprire come coinvolgere il pubblico, in quanto molti stanno abbandonando la tv lineare proprio perché alla ricerca di un maggiore coinvolgimento. A tal fine è necessario creare video di alta qualità, espressi in una varietà linguistica tale da permettere una visione globale.
  • Misurare come il pubblico reagisce e interagisce con gli elementi della campagna, tramite le metriche. Se non si conosce l’esatto rendimento della campagna non si è in grado di apportare miglioramenti e sviluppi per il futuro. Potrebbe risultare utile, ad esempio, ottimizzare il canale, o la piattaforma, o migliorare la creatività, o ancora modificare il pubblico stesso.
    Tra le principali metriche standard di misurazione troviamo il numero di clic per annuncio e il numero di conversazioni generate; quelle avanzate riguardano l’analisi del traffico non valido (generato da bot), la visibilità (se l’annuncio viene visualizzato e per quanto tempo), e l’analisi del ROI (return of investiment) sulle vendite.

Per creare una buona campagna pubblicitaria occorre farsi due domande puntuali:

  • Quali dispositivo copre la tua misurazione?
  • Riesci ad individuare esattamente il traffico umano e il traffico non valido?
    Non ha senso misurare l’impatto di un annuncio su un bot, è necessario assicurarsi che raggiunga persone reali. Solo a quel punto sarà utile misurare la quantità di persone che ha guardato l’annuncio e il totale del numero di ore della visualizzazione

Il ruolo degli advertiser

Nella vasta giungla di possibilità offerte dalla pubblicità connessa, il marketer dovrà prestare particolare attenzione al termine della sicurezza, relativa al proprio brand e al consumatore.

In primis, sarà necessario monitorare che il proprio brand pubblicizzato non compaia associato ad altri contenuti definiti indesiderati che potrebbero influenzare negativamente gli utenti e di conseguenza ledere l’immagine del marchio stesso.

In secondo luogo, occorrerà prestare particolare premura nella difesa della privacy dei consumatori. Per molti utenti della grande rete, infatti, l’idea che i propri comportamenti online vengano studiati dalle aziende è ancora fonte di reale preoccupazione.

Sebbene un ricerca di Magnite abbia dimostrato che il 77% degli spettatori di CTV advertisement ha poi intrapreso materialmente un’azione tangibile successivamente alla fruizione del messaggio pubblicitario, bisogna tenere presente che l’utilizzo delle tv connesse, anche se in crescita, avviene comunque senza abbandonare definitivamente la tv tradizionale, quindi è opportuno che gli advertiser continuino a prestare attenzione ad entrambi i settori.