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  • Canapa alimentare: il mercato italiano continua a crescere

    La canapa è una coltura sostenibile su cui puntare con farina ed olio ad alto valore nutrizionale

    5 Gennaio 2022

    Giunta in Italia in attorno al VII secolo a.C., grazie agli scambi commerciali e culturali tra i popoli pre-romani e balcani, la canapa – Cannabis Sativa L. – è stata inizialmente “domesticata” dagli Etruschi, che l’hanno portata fino alle valli del Po, per sfruttarne le proprietà azoto-fissatrici durante l’antica pratica della rotazione colturale, alternando campi di grano e di canapa.

    Agli inizi del 900’ l’Italia era fra i principali produttori di canapa al mondo

    Coltivazione di piante di cannabis
    Source: https://alpacannabis.com/how-long-does-thc-stay-in-saliva-glands

    Eppure non sono state le conoscenze agricole del popolo etrusco a decretarne la diffusione su larga scala bensì la corretta intuizione dei Romani sul valore della fibra ricavata dal suo stelo. A partire da quest’ultima, infatti, si otteneva un tessuto molto resistente, che trovava impiego in vari settoriin primis quello navale, dove veniva utilizzato per la realizzazione di corde, funi e reti da pesca. La canapa si è adattata così bene alle caratteristiche pedoclimatiche della nostra Penisola che, fino agli inizi del 900’, eravamo tra i principali produttori a livello mondiale; un passato glorioso, il cui ricordo ancora vive all’interno di alcuni musei, con sede a Padova e Bologna.

     

    Le leggi che hanno frenato la coltivazione della Cannabis Sativa L. nel nostro Paese

    Il declino della canapicoltura in Italia iniziò nel 1961, quando il possibile contenuto di tetraidrocannabinolo – meglio noto come THC – portò all’inserimento della Cannabis Sativa nella Single Convention on Narcotic Drugs – un trattato internazionale che vieta la produzione e la fornitura di specifiche sostanze stupefacenti, eccetto che per determinati scopi (cure mediche e altri). In particolare, in Italia, due leggi ne proibirono la coltivazione: la legge n. 412 del 05.06.1974 e la legge n. 685 del 22.12.1975. Un divieto che venne approvato dalla Camera dei Deputati e dal Parlamento, senza distinzioni di varietà.

    Dall’abrogazione delle leggi di repressione, ad una parziale regolamentazione del mercato

    E solo, in seguito, con la legge 162/1990 e DPR 309/1990 si arrivò ad una distinzione fra la canapa ad uso industriale e quella ad uso ricreativo, con livelli di THC > 2. Si è passati, dunque, da un regime di totale repressione ad una regolamentazione parziale, a causa di una mancata armonizzazione delle normative internazionali per il commercio dei prodotti canapicoli – soprattutto per quanto riguarda i prodotti alimentari, per cui non è ancora stato stabilito il livello ammissibile di THC. Attualmente, in Europa, solo Germania ed Italia hanno una legge in tal senso. Nel nostro Paese, il Ministero della Salute – con il decreto del 4 Nov. 2019 – ha fissato il contenuto di THC a 2 mg/kg in semi e farina, 5 mg/kg nell’olio e 2 mg/kg negli integratori alimentari, favorendo la stesura del Catalogo Comune delle Specie Consentite, che oggi contano ben 68 varietà certificate, provenienti da tutto il mondo. Ed è proprio grazie a queste linee guida che, negli ultimi anni, la canapa è rifiorita legalmente anche in Italia, coinvolgendo circa una sessantina di canapicoltori – dato in costante aggiornamento su Federcanapa. Ad aver attirato l’attenzione degli agricoltori – al di là dell’affezione, in taluni casi, per la pianta – sono le incoraggianti prospettive di profitto, superiori a molte altre e comuni colture. Cannabis Sativa L.

    La canapa come coltura sostenibile

    La canapa, infatti, è tra le poche piante utilizzabili al 100% – se ne utilizzano le inflorescenze, le sementi, le foglie e lo stelo, con uno spreco che è prossimo allo zero – e le risorse impiegate per la sua coltivazione sono minime, grazie alla sua rusticità e rapida capacità di propagazione, anche su terreni “difficili” – aridi e scheletro prevalenti; caratteristiche che la rendono adatta anche al ripristino – e alla valorizzazione – di aree rurali, in pianura così come in alta montagna.

    Semi di canapa: tra i superfood più apprezzati del momento

    In particolare, tra i prodotti canapicoli più richiesti dal mercato, figurano i semi di canapa: autentici superfood, il cui sapore gradevole e dolciastro ricorda quello delle nocciole. Stando all’analisi chimico-nutritiva condotta dall’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria di Milano, i semi della Cannabis Sativa L. contengono proteine ad alto valore biologico – ovvero, facilmente assimilabili dal nostro corpo – e acidi grassi polinsaturi (65% del totale), come l’acido linoleico e quello oleico, utili alla “lubrificazione” delle membrane cellulari. Il loro utilizzo, dunque, può riguardare sia la sfera animale – per la preparazione di mangimi – sia quella umana. I semi, infatti, possono essere consumati come tali – previa decorticazione – oppure sotto forma di farina, per arricchire impasti di focacce e pizze artigianali. Inoltre, dalla loro molitura si estrae l’olio di CBD che può essere adoperato come integratore alimentare, per sfruttarne le benefiche proprietà Semi di Canapa

    Il mercato della canapa industriale potrebbe raggiungere i 27.7 miliardi di dollari entro il 2028

    Attualmente, il mercato globale della canapa industriale – coinvolgente i settori alimentare, personal care, tessile e farmaceutico – ha abbondantemente superato i 5 miliardi di dollari in valore e, secondo il tasso composto di crescita annuale (CAGR) – valutato al 25,17% – potrebbe raggiungere i 27.7 miliardi di dollari entro il 2028, come sottolineato nel report recentemente pubblicato da Verified Market Research. Nonostante l’impatto del covid, che ha avuto effetti devastanti sull’economia mondiale, la segmentazione dei settori e l’aumento della richiesta di prodotti sostenibili (anche dal lato del pack), il mercato continua a crescere, tanto che in Italia gli ettari coltivati a canapa sono aumentati del 200% dal 2014 ad oggi. Un trend positivo che non accenna a fermarsi, anche grazie all’intensa attività di promozione – e di tutela – che le principali associazioni canapicole – FederCanapa, Assocanapa e ItalCanapa – stanno portando avanti, con l’obiettivo di offrire un contributo concreto alla regolamentazione nazionale del mercato della canapa. Considerando dunque la versatilità d’impiego e la crescente domanda di prodotti canapicoli, soprattutto dal lato alimentare, la canapa continua a rappresentare una coltura interessante su cui investire, anche in ottica di sostenibilità. E, in un futuro non molto lontano, l’Italia potrebbe tornare ad essere uno dei più importanti player mondiali nel mercato della canapa industriale – appurato che le resistenze, dettate perlopiù dall’ignorante consuetudine di associare la Cannabis Sativa L. alla droga, vengano definitivamente rimosse.