Siamo stati al 4.20 Hemp Fest, la fiera internazionale dedicata alla Canapa presso gli East End Studios di Milano. Una location di 8 mila metri quadrati divisa in 6 aree espositive, per l'evento tra i più importanti in Europa dedicati alla cannabis legale.
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Tantissime le aziende del settore, 150 espositori internazionali, che per l’occasione hanno presentato le loro linee al CBD (il principio attivo non psicoattivo, indicato per il relax) e i loro prodotti a base di canapa: dagli oli terapeutici per uso alimentare ai lecca lecca, dalla birra ai distributori automatici di infiorescenze, fino ai cosmetici naturali.
Tre giorni di conferenze, workshop e tavole rotonde sugli aspetti terapeutici, industriali e legislativi del mondo della canapa.
Nell’area outdoor sono stati allestiti spazi e un palcoscenico per concerti live e dj set, food truck e zona gaming.
La fiera è anche l’occasione ideale per dare visibilità ad aziende, startup, magazine di settore, associazioni, organizzazioni e istituzioni la cui etica si avvicina ai temi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, green marketing e prodotti ecosostenibili.
Le polemiche sulla fiera della canapa
L’evento ha attirato l’attenzione sin dall'inizio finendo al centro delle polemiche per la sua campagna pubblicitaria che sulle affissioni riportava una foglia di marijuana dentro al Duomo di Milano stilizzato con lo slogan “io non sono una droga”.
Un claim pensato per sottolineare la versatilità della canapa e i suoi molteplici utilizzi legali, un messaggio forte che aveva tutta l’intenzione di provocare.
L’iniziativa promozionale è stata sostenuta da una massiccia campagna di guerriglia marketing: 7000 mila piantine di cannabis sativa sono state distribuite con delle cargo-bike in giro per la città.
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Qualche giorno fa a questo proposito l’onorevole Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia aveva chiesto al ministro dell’Interno e al Comune di Milano di fermare la manifestazione.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala era intervenuto sulla faccenda criticando la campagna e non il festival in sé: “È sbagliato, odioso, pericoloso perché un ragazzo giovane non distingue, vede una foglia di canapa, e può arrivare a pensare che la marijuana sia legale”.
L'esposto in procura e la segnalazione all'Antitrust
Sull’expo della cannabis è intervenuto anche l'Assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Riccardo De Corato, il quale ha dichiarato che la kermesse è un inaccettabile incitamento all’uso di droghe leggere, depositando un esposto in procura a un giorno dall’apertura dell'evento.
«La definisco una vera e propria fiera per addetti al settore ma aperta anche al pubblico» spiega Marco Russo, tra gli organizzatori di 4.20 Hemp Fest. «Mi è sembrata una critica poco costruttiva: si è colpito un claim che voleva solo spiegare gli altri in giro per la città, tipo “Io posso essere alimento”, “Io posso essere bioplastica”, “Io posso curare”: ovvero la canapa può essere cosmesi, bioedilizia, fibra, cibo e tante altre cose ancora», continua Russo.
La segnalazione arriva fino all’Antitrust, che come testimonia un documento ufficiale “ha ritenuto che il messaggio concernente la quarta edizione dell’Hemp Festival non appare idoneo ad indurre in errore i consumatori, posto che esso si limita a promuovere la mera partecipazione a un evento (autorizzato dalle competenti autorità), senza alcun diretto riferimento alla commercializzazione di prodotti in contrasto con la legge”.
Pertanto il manifesto non è ingannevole, come dichiarato dal verdetto dell’autorità garante e per questa ragione il festival è andato tranquillamente in scena fino a domenica.
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Un successo di pubblico, migliaia di appassionati (giovani e meno giovani) si sono recati in fiera per acquistare i prodotti alla canapa e provarne di nuovi, lasciandosi coinvolgere dalle varie attività proposte dagli espositori.
Il sequestro e la denuncia di due espositori
Tutto bene fin quando domenica sera, in chiusura, la polizia di Milano ha sequestrato 1 kg di marijuana e 100 gr di hashish, che riportavano una percentuale di THC superiore allo 0,5%, quindi non consentita dalla legge.
La denuncia è scattata per due espositori, un 35enne e un 34enne con precedenti per spaccio. Una notizia che non fa bene alla reputazione della Fiera e che in qualche modo dà ragione ai sospetti avanzati dal mondo politico nelle precedenti settimane.
Se l'episodio avrà degli effetti negativi sulle edizioni future dell'evento lo scopriremo nei prossimi giorni.
Un vero peccato se pensiamo che per qualche zero virgola in più si alzi un polverone e ancora una volta si getti del fango su un business assolutamente legale, che da qui al 2021 (con fatica) arriverà a valere, secondo le stime, quasi 36 miliardi di euro.