• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • I luoghi hanno sviluppato un’identità social e ora influenzano i nostri stili di vita

    È pensabile che siano i posti in cui ci si "geolocalizza" regolarmente ad essere i veri influencer e non viceversa?

    25 Febbraio 2020

    • Personalità, intelligenza e memoria storica: sono le nuove qualità apprese grazie alle continue geolocalizzazioni
    • I luoghi scelti per trascorrere la vacanza oggi influenzano lo stile di vita e la valigia, al di là dell’influencer
    ___ È possibile che si sia sovvertito completamente lo schema dell’influencer marketing? È pensabile che siano i posti in cui ci si “geolocalizza” regolarmente ad essere i veri influencer e non viceversa?

    Da luogo a Place-influencer

    Proprio come avviene con le teorie di machine learning, i luoghi, dopo essere stati chiamati continuamente in causa dalle geolocalizzazioni, potrebbero aver indirettamente sviluppato una propria identità social. Un esempio potrebbe tornare utile: se nel 2007 sembrava necessario educare una community social ad un determinato dress code per un ipotetico viaggio verso la meta vacanziera scelta per l’estate, proponendo consigli per gli acquisti e luoghi culto da visitare, non è assurdo asserire che ad oggi dopo tanti anni di social ed influencer marketing, tale meta abbia esplorato i confini della personalità andandone a creare una propria. Non è scorretto dire che nel 2020 è la meta vacanziera a influenzare la valigia dell’utente viaggiatore e non l’utente a influenzare i costumi della meta vacanziera. I luoghi, grazie alle continue geolocalizzazioni, hanno acquisito un’intelligenza, una memoria storica e involontariamente una propria personalità. Gli utenti a loro volta inconsciamente imparano, si abituano e si adattano a tutto quello che la “memoria social” di un determinato luogo, impone. LEGGI ANCHE: Il London Eye compie 20 anni, si illumina di rosa e cambia main partner

    Gli UGC contano

    È quindi abbastanza corretto parlare di “place-influencer”: luoghi che influenzano le scelte dei visitatori, dei viaggiatori e degli utenti in generale. E se ci fossero dubbi, basterebbe chiudere gli occhi e pensare: la valigia per il weekend ad Amsterdam sarà necessariamente diversa dalla stessa valigia direzione Londra. Ci si lasciamo orientare dalla dimensione social-culturale del posto stesso, pur non avendolo ancora visitato! Se è vero che storicamente è stato l’uomo a conquistare i luoghi e a darne forma e caratteristiche, non si può dire lo stesso dell’ultimo decennio: i luoghi come non mai “influenzano” gli stili di vita. Milano diventa uno status symbol forse più di quando era “da bere”, grazie alla memoria dei contenuti generati negli ultimi anni da milioni di utenti che neanche si conoscono fra loro. Tutto a prova di smartphone. Tutto grazie agli UGC (User Generated Content, ovvero contenuti generati dalla creatività e dalle “braccia” degli utenti). LEGGI ANCHE: L’editoria (digitale e non) che comunica con i filtri di Instagram e crea campagne con i book influencer

    Un breve recap di un processo lungo

    Potremmo riassumere quello che abbiamo chiamato Place-influencer in pochi punti:
    • qualcuno scopre un posto e nota delle forti potenzialità in esso.
    • Decide di coinvolgere la propria community tramite un contenuto UGC da postare sui social.
    • La popolarità del luogo cresce fra le community.
    • Passa il tempo e il posto percepisce la propria identità grazie ai contenuti UGC.
    • Il posto consolida il proprio posizionamento diventando place-influencer.
    • Il place-influencer “influenza” la moda, lo stile e le scelte dei prossimi viaggiatori.
    D’altra parte se si eliminasse la possibilità di geolocalizzarsi, al momento del posting sulle piattaforme social, ci sarebbe una caduta in picchiata dell’interesse: la possibilità di attestarsi in un determinato luogo è anche una delle vere leve dell’engagement dei contenuti, al pari della qualità dello storytelling e dell’originalità del copy. Una potenza ben nota a chi “influenza” per mestiere: insomma se non esistesse la possibilità di taggarsi e contestualizzarsi, ci sarebbero una miriade di contenuti privi di significato. Ora bisogna solo scegliere: scopritori o guidati dai place-influencer?