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  • La narrazione è un habitat dove abitiamo, viviamo, competiamo: Storytelling for dummies di Andrea Fontana

    Sapere di essere stati letti, si sa, è la massima ricompensa per ogni autore. Vale anche per Andrea Fontana che, all’interno del manuale, invita il lettore a contattarlo al suo indirizzo di posta elettronica e a seguirlo sui contatti social

    17 Giugno 2019

    Tutti oggi ne parlano, qualcuno a torto; basta fare una piccola ricerca su Google riguardo agli articoli dedicati allo storytelling per rendersi conto del successo di assimilazione del termine, nonché del cambiamento di reputazione di questa scienza, in Italia, nel corso degli ultimi anni. Tra il 2013 e il 2014, negli articoli apparsi in Rete, si parla della materia sempre come qualcosa di passeggero e vacuo, la solita moda manageriale che, dopo essere nata oltreoceano e aver investito il Belpaese, è già pronta a finire nel dimenticatoio sostituita da una nuova management fad. Il blog Wittgeinstein, addirittura, lo liquida malamente ingiuriandolo come «Fottuto storytelling» e additandolo tra le cause del cattivo giornalismo. Già tra il 2015 e il 2017, sebbene si continui ancora a confondere le tecniche per «comunicare attraverso i racconti» con il fuorviante “raccontare storie”, finalmente avviene la consacrazione e l’accettazione definitiva, tanto che il Corporate storytelling sembra essere l’ingrediente magico del successo di tante operazioni promozionali, anche quando di storytelling vi è davvero ben poco. LEGGI ANCHE: Consigli per applicare lo storytelling alla tua non profit e creare un legame emotivo con chi dona Negli ultimi due anni, poi, la materia ha suscitato sempre più interesse e consensi; al desiderio di conoscere più approfonditamente le scienze della narrazione, per capire i tanti possibili campi di applicazione, sono seguiti persino gli opportuni distinguo, necessari a fare chiarezza e a comprendere cosa sia veramente lo storytelling da cosa non lo sia. Tutto merito di Andrea Fontana che alla docenza, svolta anche online per Ninja Academy, e all’attività imprenditoriale legata a Storyfactory, la prima società di consulenza italiana di corporate storytelling, ha allineato una costante e prolifica attività di divulgazione svolta in qualità di studioso e direttore dell’Osservatorio di Storytelling. Mentre, proprio da pochi mesi, tra gli scaffali delle librerie, ha fatto la sua comparsa il volume Regimi di verità che disserta sulla fiction economy in quest’epoca di post-verità, confermando ancora una volta Andrea Fontana come il guru italiano dello storytelling, fanno ancora parlare di sé gli ultimi volumi dal taglio puramente manualistico Storytelling d’Impresa. La guida definitiva e Storytelling for dummies, entrambi editi da Hoepli. Se La Guida definitiva è un superbo manuale, dedicato ai professionisti della corporate communication, che riesce finalmente a fare chiarezza fornendo teorie e processi narrativi di progettazione ed esecuzione chiari e accessibili, Storytelling for dummies amplia talmente tanto il pubblico dei lettori da essere rivolto all’uomo qualunque, a chi non ricopre compiti professionali specifici, al quale fornisce conoscenze, abilità e competenze basilari ma necessarie per orientarsi nel mondo di oggi con un approccio narrative oriented. L’intento del manuale conferma la curiosità del grande pubblico verso le tecniche del racconto e, inoltre, ribadisce che «la narrazione» – come asserisce Fontana nell’introduzione all’opera – «è diventata un habitat, un ambiente dove abitiamo, viviamo, competiamo» non solo nei mercati ma persino nella vita.

    Prop design di Arcangela Trimarchi.

    Viviamo in un habitat narrativo

    Viviamo sempre più in un “habitat narrativo”. I nostri profili social, d’altronde, che cosa sono se non rappresentazioni narrative? In questi spazi virtuali, infatti, comunichiamo le piccole e grandi imprese alle quali adempiamo giornalmente nei tanti e diversi ruoli che incarniamo offline. LEGGI ANCHE: Cerca influen Come monetizzare il proprio Personal Branding grazie alle regole dell’Influencer Marketing Sempre iperconnessi e immersi nel content continuum, siamo fruitori e, allo stesso tempo, propagatori di informazioni sia quando ne creiamo di nuove, sia quando condividiamo i contenuti di altri, selezionandoli sulla scia dei nostri interessi. Quale filo conduttore lega questo materiale tanto vario che condividiamo nella Rete in una trama unica, se non il racconto virtuale che facciamo agli altri di noi stessi? E, in fondo, passando dal virtuale al reale, non offriamo un racconto di noi anche quando comunichiamo idee e passioni, lavoro e la carriera, amicizie e amori a chiunque ci gironzoli intorno? E non viviamo anche nei racconti di chi ruota attorno alla nostra sfera personale e professionale? Che siano colloqui di lavoro o eventi, presentazioni e report, conferenze e attività didattiche, oppure semplicemente un post su Facebook e una foto su Instagram, «sul lavoro e nella vita è una richiesta continua di narrazioni», spiega nell’introduzione Andrea Fontana. LEGGI ANCHE: Il body shaming raccontato con l’esempio dell’ultima campagna di Calvin Klein

    Più che un manuale, una scorta

    Nella società odierna, infatti – dove non esistono stili di vita ben delimitati e netti, oltretutto totalmente ormai slegati da carriere e classi sociali – raccontarsi è irrefrenabile, necessario, forse persino salutare, per dare senso al nostro essere e per definire le nostre identità. La pulsione che ci spinge a esprimere le nostre personalità e talenti, però, «richiede costantemente: scrittura, ri-scrittura, lettura, dialogo, processi narrativi che sappiano intrattenere ed emozionare […], competenze narrative ormai indispensabili per il vivere quotidiano». Il “manuale per negati” è ideato come una scorta allo storytelling on life, non insegna a scrivere romanzi ma a sapersi raccontare in modo efficace e, soprattutto, mirato. Il lettore ideale del libro, come ben esplicitato in un apposito paragrafo iniziale, è chiunque, avendo poco tempo da investire nello studio di complicate teorie e poca voglia di frequentare corsi professionalizzanti, desideri avere subito indicazioni chiare e semplici che gli permettano di comprendere velocemente le basi, così da mettersi alla prova in esercizi concreti e facili da eseguire, fino a essere in grado di vagliare se quanto fatto finora sia dotato di “raccontabilità” e di creare curricula originali o contenuti social emozionanti, ottenendo così anche una marcia in più sul lavoro, dal giornalismo ai compiti manageriali. Tuttavia, nonostante l’avvertimento che invita chi è già provetto della materia a passare oltre, Storytelling for dummies costituisce un’utile chiave per accedere alla comprensione di testi ben più settoriali, ad opera dello stesso autore, tra i quali, appunto, Storytelling d’Impresa. La guida definitiva.
    Prop design di Arcangela Trimarchi.

    Lo Storytelling spiegato ai negati

    Storytelling for dummies corona la famosa serie di “manuali per negati” di una nuova gemma. Dalla copertina verde, gialla e nera, nella quale fa capolino la celebre icona del “negato” dalla testa triangolare e gli occhialoni, ai simboli interni che affiancano – ai margini – le indicazioni più importanti presenti nei sottoparagrafi, così da rendere più immediata la lettura e l’apprendimento, avvertendo il lettore con Ricorda, Consiglio, Attenzione, Per i più curiosi. Rispettata anche l’organizzazione in sezioni, sei in questo caso, tra le quali figura, per chiudere in bellezza, anche l’ormai proverbiale Sezione dei Dieci, ovvero dieci consigli riguardanti «errori da evitare e regole di successo da seguire». Gli argomenti trattati sono ricchi di elenchi puntati ed esempi di riscritture che facilitano la comprensione, mostrando come un testo puramente informativo possa essere rielaborato in narrativo. Completano il volume, gli esercizi da svolgere alla fine di ogni sezione con tanto di esempio da emulare – così da favorire la perfetta esecuzione dello svolgimento – case study, immagini, link di approfondimento e schemi. Meritevole e prezioso all’interno del manuale è la presenza dello storytelling canvas, strumento utile per avere sotto controllo e pianificare tutti i processi per fare, progettare e imbastire dei racconti in linea con i vissuti dei propri pubblici. La presenza del canvas a inizio del libro, tuttavia, potrebbe far sorgere nel lettore il sospetto che lo schema non sia spiegato così esaustivamente da poter essere utilizzato; è una falsa sensazione dovuta solo alla sua comparsa nel libro a viaggio appena iniziato; occorre riprenderlo a fine lettura e, soprattutto, tentarne l’utilizzo memori di quanto letto e testato, per capire quanto lo storytelling canvas rappresenti il degno riassunto di ciò che è stato appreso a conclusione dell’esperienza di studio. Lo stile è diretto, contraddistinto da un registro volutamente colloquiale; questa scelta non solo è perfettamente in linea con il media franchise ma permette a Fontana di usare un approccio narrativo per spiegare teoria, pratica e strumenti dello storytelling.

    Il viaggio dell’apprendista storyteller

    A farci da guida in questa giungla narrativa è proprio l’autore in prima persona, quasi vestisse i panni di un Virgilio nell’Inferno dei racconti o di Saggio della tribù dei Dummies. Alle tipologie regolativa, espositiva e descrittiva si affianca quella narrativa, tanto che sembrerebbe di seguire, sezione dopo sezione, un vero e proprio intreccio. Il lettore, infatti, è chiamato a incarnare diversi ruoli necessari a imbastire quasi un vero e proprio sistema dei personaggi che non produce dissonanza, ma finisce per rendere più accattivante la lettura e, quindi, assimilabile l’intento didascalico. E così – in linea con i cinque passaggi in cui sono suddivisi i processi di problem setting e problem solving necessari per costruire contenuti narrativi, sia testuali che visivi, d’impatto – proseguendo la lettura, via via, incarneremo sarti, supereroi, conquistadores, cercatori d’oro, alchimisti, condottieri, scienziati pazzi, esploratori dello spazio profondo. Questo approccio narrativo è presente anche in una pietra miliare della manualistica per scrittori e sceneggiatori Il viaggio dell’Eroe, sebbene nell’opera di Christopher Vogler, ciò compaia in maniera meno incisiva; è infatti presente solo in alcuni punti cruciali del leggendario manuale più amato da Hollywood, quelli nei quali lettore è invitato a calarsi nei panni di un cacciatore di una tribù, pronto a compiere un’impresa decisiva per la sopravvivenza della propria gente. I parallelismi tra Storytelling for dummies e Il viaggio dell’eroe riguardano anche le aspirazioni salvifiche; infatti, il fine ultimo, sia del leggendario manuale di Vogler sia di quello di Fontana, potrebbe essere interpretato con valenze di salvezza – esaltazione di ogni proponimento didascalico – cioè per cogliere preziose istruzioni, utili a rendere il cammino della vita meno doloroso o, perlomeno, più comprensibile.

    La comunità dei dummies

    Sapere di essere stati letti, si sa, è la massima ricompensa per ogni autore. Vale anche per Andrea Fontana che, all’interno del manuale, invita il lettore a contattarlo al suo indirizzo di posta elettronica e a seguirlo sui contatti social. Le occasioni di approfondimento, però, non si esauriscono qui; il manuale dedicato allo storytelling on life, per un gruppo di dummies accomunati dalla bruciante passione per la narratività, è divenuta opportunità di incontro e confronto sulle tecniche illustrate nel volume. Da questi dibattiti – sotto l’esperta guida dell’autore, sempre prodigo di consigli e insegnamenti – è nata una vera e propria comunità narrante che, alla luce degli esercizi presenti nel libro, crea narrazioni testuali e visive sulla fanpage di Facebook Storytelling for dummies, utilizzata come fosse una fanzine.
    Prop design di Arcangela Trimarchi.

    La guida pratica per lo storytelling onlife

    «Oggi, sul lavoro e nella vita» – asserisce l’autore – «o sai raccontare o sei fuori. E subisci quello che altri decidono, pensano, raccontano». Storytelling for dummies di Andrea Fontana, edito da Hoepli, impartisce al lettore le basi teoriche per comprendere cosa sono lo storytelling di marca, di prodotto e, soprattutto, di vita. Al termine del percorso – seguendo le strategie consigliate e utilizzando gli strumenti forniti dal manuale – è effettivamente possibile creare contenuti narrativi d’impatto, sia testuali che visivi, come dimostrano le pubblicazioni sulla fanzine omonima, nata spontaneamente su Facebook ad opera di “negati” che hanno aumentato così le proprie abilità e competenze narrative.