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  • Non chiamatelo paradiso fiscale, ecco perché le Canarie sono una valida alternativa per gli imprenditori italiani

    Il CEO di Ninja Mirko Pallera è andato in avanscoperta, per permetterci di analizzare e valutare gli effettivi vantaggi di un trasferimento del proprio business in questo paradiso naturale

    9 Maggio 2019

    Lo immaginiamo in genere così, mentre si sveglia ogni mattina nel suo appartamento a Milano e sa già che dovrà correre più del traffico della mattina nel capoluogo meneghino, per riuscire a non arrivare in ritardo alla prima riunione della giornata; sa che si scontrerà più volte con lentezze e costi burocratici, che ostacoleranno la sua attività; e sentirà, nel profondo del suo cuore, di non essere davvero supportato dal contesto in cui vive nella gestione del suo business. Eccolo, il ritratto dell’imprenditore italiano nell’immaginario collettivo. E se ti dicessimo, che ogni mattina un altro imprenditore si sveglia nella sua casa alle Canarie sapendo di dover correre anche lui, ma più del vento, per riuscire nel suo rituale mattutino prima di andare al lavoro: una corsetta sulla spiaggia, o una mezz’ora di surf? Arriverà in ufficio in infradito, a dicembre, e saprà che per svolgere la sua attività potrà contare su una serie di agevolazioni che gli renderanno più semplice e meno costosa la giornata. E che in ultima analisi, se farà tutto bene, potrà portare a casa abbastanza da reinvestire sia nella sua società che nell’ecosistema che lo ospita. Eccolo, il ritratto dell’imprenditore alle Canarie.

    Benvenuti nella ZEC: la Zona Especial Canaria

    Stereotipi? Forse. L’erba del vicino è sempre più verde? Può darsi. Ma visitando le Canarie con un’ottica imprenditoriale, il colore sembra davvero nettamente differente. È quello che succede a molti imprenditori. Vengono qui per una vacanza più o meno lunga, magari con la famiglia al seguito, attirati dal sole, dal mare, dal meraviglioso paesaggio naturale. E sì, anche dalle voci di corridoio nell’ambiente. Sussurri di una zona a tassazione speciale, davvero conveniente dal punto di vista economico. Di una serie di isole, lontane ma mai così vicine come oggi, con decine di voli al giorno per tutte le destinazioni. Esotiche, ma europee fin nel midollo. Di un paradiso, insomma. Arrivano, si tolgono la giacca pesante dell’inverno italiano e mettono le infradito. Si avviano per calette e scorci pazzeschi sull’Oceano Atlantico. E poi fanno un giro nelle città, vanno a parlare con imprenditori e interlocutori di rilievo, e rimangono a bocca aperta: è tutto vero. È quello che è successo a me, quando per la prima volta l’anno scorso ho visitato Lanzarote come Nomade Digitale, e sono rimasta totalmente affascinata dal suo vibe. È quello che ha fatto come imprenditore Mirko Pallera, il nostro CEO, pochi mesi fa, quando ha visitato tutte le isole con occhio curioso ma anche critico, e dall’incontro con la realtà locale è stato rapito. E ciò che ha portato a casa, sotto forma di interviste, esperienze, racconti e immagini, valeva la pena di essere condiviso con i lettori di Ninja.

    Un luogo privilegiato dalla natura

    Le Canarie sono state baciate da una serie di “fortune”, diventando sempre di più nel corso del tempo un luogo di interesse nelle mappe mentali di chi ha voglia di fare. Work life balance Canarie La natura le ha donato un clima mite e piacevole tutto l’anno, che ha contribuito a portare qui orde di vecchietti desiderosi di godersi la pensione. Più vicine al centro Africa che all’Europa, hanno un clima invidiabile che non è mai troppo freddo (difficilmente si scende sotto i 15 gradi anche in pieno inverno) né troppo caldo, grazie all’influenza dell’Oceano e al vento.

    Economia, fiscalità e possibilità di crescita per le imprese

    Poi si è aggiunto l’elemento economico: in quanto comunità autonoma, e in virtù della sua posizione estremamente periferica, sono un territorio che è stato sempre protetto e avvantaggiato dalla madrepatria spagnola. Fa comunque parte dell’Unione Europea e gode perciò di finanziamenti a condizioni fiscali privilegiate. Insomma, si tratta di un luogo in cui il costo della vita è equiparabile al Sud Italia – anche più economico – che offre indubbi vantaggi fiscali. Le aziende che si registrano nella ZEC, infatti, devono pagare un’imposta fissa del solo 4%, contro il 23% in media del resto d’Europa. In più, non c’è l’IVA, ma solo l’IGIC (Impuesto General Indirecto Canario), ovvero la tassa indiretta regionale sui consumi, che le aziende non sono tenute a pagare nelle transazioni tra imprese. Questa comunque è solo del 7%. Ma non è finita: le aziende che fanno parte della ZEC beneficiano di accordi con la Spagna per evitare la doppia tassazione, e i dividendi distribuiti su eventuali altre sedi in Unione Europea non vengono tassati. Le aziende poi, grazie alla RIC (Reserva para inversores en Canarias), possono avere anche un’agevolazione fino al 90% sul profitto non distribuito se investito localmente in:
    • acquisizione di nuove risorse
    • spese di ricerca e sviluppo
    • creazione di posti di lavoro
    • azioni o partecipazioni in società delle Canarie o venture capital, fondi di investimento, etc.
    E ancora: le Canarie, in particolare a Tenerife, sono particolarmente convenienti fiscalmente per l’industria audiovisiva; questo, combinato con il clima prevalentemente bello, rende queste isole uno dei posti dove è più conveniente fare shooting e riprese in tutta Europa. Anche le tasse sugli investimenti in R&D e innovazione tecnologica sono deducibili per il 45% (persino lo sviluppo di videogame rientra in questa categoria), purché sostenuti sempre all’interno del territorio delle Canarie. Anche sulla vendita di beni fisici prodotti in loco si può ottenere un rimborso fiscale fino al 50%, per incentivare l’industria. Se ci aggiungiamo che Tenerife è anche una Free Trade Zone, il quadro della convenienza delle Canarie è abbastanza completo. LEGGI ANCHE: La top 5 delle città in cui lavorare da nomadi digitali

    Una posizione geografica invidiabile

    In virtù del loro DNA spagnolo, tutte le isole sono collegate all’Europa in maniera impeccabile e relativamente economica; ma anche all’Africa, con cui ci sono stretti rapporti commerciali, al Sud America, compagno di lingua, e al resto del mondo. Insomma, un luogo del globo che si trova casualmente al centro di una congiuntura positiva climatico-economico-sociale-culturale. Una gran fortuna, no? No. Perché se la fortuna fosse l’elemento fondamentale dell’equazione, allora l’Italia sarebbe un paradiso anche migliore delle Canarie. Se bastassero una buona posizione geografica e i bassi costi della vita per rendere una destinazione attraente per imprenditori e nomadi digitali allora si trasferirebbero tutti in Sicilia.

    Non si diventa un paradiso per caso

    Quello che fa la differenza, qui, è la visione. Una vision chiara di dove si vuole andare e di come raggiungerlo, pervasiva a tutti i livelli della società e degli organi di governo. Una vision che si può riassumere in una domanda: “Why Tenerife?”. Una domanda che è anche un brand. Un brand di marketing turistico, di attrazione di talenti, di economia collaborativa, di rete territoriale. Un network formato da istituzioni di varia natura: dalla Camera di Commercio all’Istituto di Energie Rinnovabili, dall’Autorità portuale e dal governo dell’isola. Un progetto nato sei anni fa con lo scopo di identificare, valorizzare e migliorare tutti i servizi rivolti alle aziende, ma che in definitiva ha due obiettivi ultimi di tutto rispetto: diminuire la disoccupazione e al contempo attirare investimenti stranieri. Mica da ridere, insomma. Quale Stato non ci sta provando? Quale Paese europeo non è impegnato in una lotta all’ultimo sangue per risolvere gli stessi identici problemi? Ma dall’altra parte, quale altro Paese ha avuto la forza e la lungimiranza di creare una realtà come Why Tenerife? O come il sotto-brand Tenerife Work & Play, dedicato nello specifico ai nomadi digitaliDi sedersi a tavolino e riflettere su quali siano le maggiori sfide e opportunità del futuro, e di come coglierle? Perché è questo ciò che è avvenuto in questi due casi, come ci racconta Andreas Fischer, il cui lavoro è proprio la promozione economica delle Canarie in relazione al progetto: «Le previsioni parlano da anni e con insistenza di sempre più persone che lavoreranno da remoto, che sposteranno la propria casa e la propria attività dove è più conveniente e la vita è migliore. Noi volevamo metterci al pari con città come Shanghai, che stanno cercando di attirare questa fetta di lavoratori, e prenderci di diritto la nostra parte». E così hanno unito le forze. Hanno fatto uno scouting di tutti i servizi presenti sull’isola utili a imprenditori e nomadi digitali, dai co-working agli alloggi, agli hotspot wifi; li hanno raccolti e organizzati, messi su una piattaforma bella e di facile utilizzo; li hanno conditi con tutte quelle informazioni importanti per chi si sta chiedendo se spostare una vita e un business, e hanno aggiunto l’elemento community per potersi integrare al meglio nella nuova realtà. Et voilà, i risultati hanno cominciato a fioccare. In pochi mesi sono riusciti ad attirare l’interesse di Nomad Cruise, l’incredibile crociera che trasporta centinaia di nomadi digitali in giro per i mari, e che quest’anno passerà di qui per la seconda volta consecutiva; e di NomadList, il sito di riferimento per le location migliori per i lavoratori da remoto in base a una serie di parametri (costo della vita, connettività, clima, cultura, etc.), sul quale sono riusciti a posizionarsi tra le prime 30. E molto, molto altro. LEGGI ANCHE: L’Italia non è abbastanza attraente per i nomadi digitali ed è una grande opportunità persa Il tema è talmente ampio e complesso, che non basta un solo articolo per raccontarlo. Nell’articolo “Speciale Canarie per Nomadi Digitali e imprenditori, entreremo nel dettaglio di quelli che sono i requisiti per le aziende e i professionisti per accedere ai vantaggi di questa zona del mondo, e racconteremo tutte le informazioni e le storie che abbiamo raccolto su questa destinazione. Per capire se, come ci ha detto Andreas, davvero «le Canarie non sono un paradiso fiscale, ma un paradiso vero».